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eFacile

Come fare...
Il modello organizzativo
D.Lgs. 231/01
di Gabriele Giacoma,
Ottorino Capparelli,
Caleb Procopio

Il D.Lgs. 8 giugno 2001,


n. 231/01
I reati
Il modello organizzativo
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PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA

© 2012 Wolters Kluwer Italia S.r.l Strada I, Palazzo F6 - 20090 Milanofiori


Assago (MI)

ISBN: 978-88-217-4069-5

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elettronica, di adattamento e di riproduzione totale o parziale con qualsiasi
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tuttavia ogni responsabilità per eventuali errori o inesattezze.
Profilo degli autori

PROFILO DELL’AUTORE

Gabriele Giacoma
In qualità di Managing Director, Gabriele Giacoma è responsabile della
practice italiana di Resources Global Professionals. Prima di unirsi a Re-
sources, Gabriele è stato rispettivamente socio di Corporate Financial
Services e Director in Ernst & Young Financial Business Advisors. In
entrambe le società si é occupato prevalentemente di consulenza in am-
bito di: Corporate Finance (M&A advisory, valutazioni d’azienda, busi-
ness planning), Transaction Support (accounting and tax due diligence),
Risk Management (Sarbanes Oxley, D.Lgs. 231/01, Legge 262), corpora-
te governance ed internal auditing. Laureato in Economia e Commercio
presso l’Università di Pavia, svolge attività di relatore in corsi e seminari
su tematiche di finanza straordinaria e risk management.

Ottorino Capparelli
In qualità di Client Service Manager, si occupa del coordinamento dei
progetti seguiti dalla sede italiana del Gruppo, a livello locale e interna-
zionale, rappresentando il punto di riferimento di Resources sia per i
consulenti che per i clienti.
In precedenza, Ottorino ha lavorato come consulente in Nike e Miout,
gestendo numerosi progetti di financial management, risk management e
audit management.
Dottore Commercialista dal 2007, Ottorino si è laureato in Economia
all’Università Bocconi di Milano e ha conseguito l’MBA all’Università di
Oxford.

Caleb Procopio
Ha iniziato la sua carriera professionale in Reconta Ernst & Young a Mi-
lano, dove ha partecipato e gestito incarichi di revisione, per poi entrare
in ACNielsen Italia, quale Group Financial Controller responsabile delle
legal entities italiane. Successivamente, è stato a Dublino in qualità di Bu-

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Profilo degli autori

siness Development Executive per il Gruppo agro-alimentare IAWS-


ARYTZA, impegnato in operazioni di M&A in Sud Europa. Si è infine
unito a Resources Global quale Consultant principalmente impegnato in
consulenza in ambito Risk Management (Sarbanes Oxley, D.Lgs.
231/01), Accounting e Transaction Support (Due Diligence).
Laureato in Economia e Commercio presso l’Università Cattolica di Sa-
cro Cuore di Milano, ha conseguito un Master of Business Administra-
tion (M.B.A.) presso la Edinburgh Business School in Scozia.
Resources Global Professionals
Resources Global Professionals è una società di consulenza americana quotata al Na-
sdaq che, con 85 uffici in 66 Paesi, supporta più di 2.400 clienti in tutto il mondo.
Il nostro approccio alla consulenza è innovativo: Resources, infatti, è l’unica società
di servizi professionali nata per aiutare i clienti a cambiare il proprio business
dall’interno.
Lavorando con i nostri clienti come parte integrante dei loro team, oltre a risolvere le
problematiche, trasferiamo know-how all’organizzazione aziendale, perché tutti i
consulenti Resources sono professionisti senior che vantano un’esperienza media
di quindici anni e che lavorano direttamente "sul campo“, senza l'ausilio di consulenti
junior.
Avvalendoci dell’expertise della nostra comunità globale e puntando su una stretta col-
laborazione tra le diverse aree funzionali e di business, per ogni nuovo progetto riu-
sciamo a strutturare team multidisciplinari di consulenti, rispondenti alle esigenze
dei nostri clienti, offrendo pieno supporto in varie aree, fra le quali:
- Finance & Accounting
- Internal Auditing & Compliance
- Information Management
- Supply Chain
- Human Capital

4 IPSOA – Il Modello organizzativo D.Lgs. 231/2001


Presentazione

PRESENTAZIONE
La responsabilità diretta delle aziende, nella commissione di specifici reati, è ormai di-
ventata una realtà del nostro ordinamento giuridico, grazie all’introduzione del Decre-
to Legislativo 231 del 2001, che ha messo in dubbio uno dei principi cardine del no-
stro Diritto, secondo cui societas delinquere non potest. Infatti, sono ormai sem-
pre più numerose le sentenze di tribunali che sanzionano enti e società per reati penali
commessi dai propri dipendenti, grazie ai quali gli stessi enti e società hanno tratto un
beneficio. Da parte loro, gli enti e le società possono tutelarsi dai rischi di incorrere in
sanzioni che potrebbero essere significativamente severe, introducendo Modelli Orga-
nizzativi per la gestione di questi rischi.
Questo eBook, a cura di Resources Global Professionals, si pone l’obiettivo di indivi-
duare i tratti salienti delle metodologie operative che hanno contraddistinto
l’applicazione del Decreto all’interno delle aziende Italiane. Identificando come mo-
mento chiave la gestione complessiva del Modello Organizzativo, i contributi degli au-
tori tendono a definire in maniera chiara gli strumenti pratici da utilizzare sul campo.
Partendo da un’analisi delle fattispecie di reato previste dal Decreto, l’opera identifica
le caratteristiche fondamentali dei Modelli Organizzativi, utilizzando come base di
partenza i requisiti prescritti da Confindustria e vengono affrontati, secondo un’ottica
prettamente operativa, l’implementazione e la gestione successiva del Modello Orga-
nizzativo, in modo da fornire al lettore un approccio diretto all’applcazione del Decre-
to all’interno della propria organizzazione.

IPSOA – Il Modello organizzativo D.Lgs. 231/2001 5


1. Il D.LGS. 8 giugno 2001, n. 231

1. Il D.LGS. 8 GIUGNO 2001, n. 231

1.1 Introduzione
Il Decreto legislativo 8.6.2001 n. 231, che detta la “disciplina (della) respon-
sabilità degli enti per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato” introduce una
forma di responsabilità diretta della società in dipendenza della
commissione di taluni reati da parte di soggetti funzionalmente legati alla
società e prevede l’applicabilità nei confronti di quest’ultima di una serie
di sanzioni, alcune delle quali possono avere serie ripercussioni sullo
svolgimento della sua attività.
Come risulta dall’impianto del D.Lgs. 231/01, la responsabilità “am-
ministrativa” dell’ente per la realizzazione di uno dei reati per i quali è
prevista tale responsabilità si aggiunge e non si sostituisce a quella della
persona fisica che ne risulta l’autore ed è, sostanzialmente, dipendente da
quest’ultima.
In linea di principio, cioè, non vi può essere responsabilità dell’ente,
se non vi è stata (a monte) la commissione di uno dei reati previsti
dal Decreto da parte di una persona fisica, che rivesta una delle
qualifiche funzionali indicate all’art. 5.

Ad oggi, risultano i seguenti reati


9 24 (Reati commessi nei rapporti con la Pubblica Amministrazione)
9 24bis (Delitti informatici e trattamento illecito di dati)
9 24ter (Delitti di criminalità organizzata)
9 25 (Reati commessi nei rapporti con la Pubblica Amministrazione)
9 25bis (Falsità in monete, in carte di pubblico credito, in valori di bollo e
in strumenti o segni di riconoscimento)
9 25bis (Falsità in monete, in carte di pubblico credito, in valori di bollo e
in strumenti o segni di riconoscimento)
9 25bis-1 (Delitti contro l’industria e il commercio)
9 25ter (Reati societari)
9 25quater (Reati con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine de-
mocratico previsti dal codice penale e dalle leggi speciali)
9 25quater-1 (Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili)

6 IPSOA – Il Modello organizzativo D.Lgs. 231/2001


Il D.LGS. 8 giugno 2001, n. 231 1.

9 25quinquies (Delitti contro la personalità individuale)


9 25sexies (Reati di abuso di mercato)
9 25septies (Reati di omicidio colposo e lesioni colpose gravi o gravissi-
me, commessi con violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tu-
tela dell’igiene e della salute sul lavoro)
9 25octies (Ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di
provenienza illecita)
9 25novies (Delitti in materia di violazione del diritto d’autore)
9 25decies (Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiara-
zioni mendaci all’autorità giudiziaria)
9 25undecies (Reati ambientali)

Vale peraltro la pena di rilevare che, ferma la dipendenza della responsa-


bilità dell’ente dalla commissione di un reato da parte di una persona fisi-
ca funzionalmente legata ad esso, l’art. 8 del Decreto sancisce
l’autonomia della responsabilità dell’ente rispetto alle vicende perso-
nali riguardanti la punibilità di colui che abbia commesso il reato.
La responsabilità dell’ente, infatti, continua a sussistere, anche se l’autore
del reato non è stato identificato, ovvero quando il reato si estingue nei
confronti del reo per una causa diversa dall’amnistia (prescrizione, per-
dono giudiziale, morte del reo).

1.2 Fattispecie di reato individuate nel decreto


Nell’accingersi ora ad esaminare i presupposti ai quali il Decreto subor-
dina la responsabilità dell’ente, merita preliminarmente sottolineare che,
esattamente come avviene nel diritto penale, la responsabilità dell’ente è
circoscritta nei limiti fissati dal principio di legalità (art. 2 del Decreto):
l’ente, cioè”on può essere ritenuto responsabile per un fatto costi-
tuente reato, se la sua responsabilità [...] in relazione a quel fatto e
le relative sanzioni non sono espressamente previste da una legge”
anteriore alla realizzazione di quel fatto.
Ciò posto, va osservato che l’ente non può essere chiamato a rispon-
dere della realizzazione di qualsiasi fatto costituente reato, ma solo
della commissione (da parte di uno dei soggetti indicati all’art. 5)

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1. Il D.LGS. 8 giugno 2001, n. 231

di determinati reati: quelli, per la precisione, indicati agli artt. 24, 24-bis, 24-
ter, 25, 25-bis, 25-ter, 25-quater, 25-quarter-1, 25-quinquies, 25-sexies,
25-septies, 25-octies, 25-novies, 25-decies e 25-undecies.
Al momento della stesura di questo scritto, il Parlamento sta discutendo
l’inclusione nel perimetro del D.Lgs. 231/2001 di ulteriori due reati:
• induzione a dare o promettere utilità, reato previsto dall’art. 319quater
del codice penale, e
• corruzione tra privati, che sostituisce nel titolo e, in parte, nella nor-
ma, l’attuale reato di “infedeltà a seguito di dazione o promessa di uti-
lità” previsto dall’art. 2635 del codice civile.
L’impatto di questi due reati sarà senza dubbio rilevante e spingerà le so-
cietà ad un significativo sforzo di analisi interna e sforzo di adeguamento
delle procedure. D’altra parte, l’inclusione di questi due reati rappresenta
un atto dovuto da parte del Legislatore Italiano, che di fatto recepisce le
indicazioni della Convenzione dell’ONU contro la corruzione, emanate
ormai nel 2003 e della Convenzione penale sulla corruzione, approvata
dal Consiglio d’Europa nel 2009.

La responsabilità amministrativa da reato


La responsabilità amministrativa da reato è prevista:
9 per i delitti di malversazione a danno dello Stato (art. 316-bis c.p.), di in-
debita percezione di erogazioni (art. 316-ter c.p.), di truffa in danno dello
Stato o di un ente pubblico (art. 640, comma 2 n. 1) c.p.) di truffa per il
conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640-bis c.p. ), di frode in-
formatica in danno dello Stato o di un ente pubblico" (art. 640-ter c.p.),
nonché per i delitti di concussione, corruzione, corruzione in atti giudi-
ziari e istigazione alla corruzione (artt. 317, 318, 319, 321, 322 c.p. ) (artt.
24 e 25 del D.Lgs. 231/01);
9 per i delitti previsti dal codice penale in materia di falsità in monete, in
carte di pubblico credito e in valori di bollo (artt. 453, 454, 455, 457,
459, 460, 461, 464 c.p.) (art. 25-bis del D.Lgs. 231/01, come introdotto
dal D.L. 25.9.2001 n.350, convertito con modificazioni in Legge
23.11.2001 n. 409);
9 per i reati di false comunicazioni sociali (artt. 2621 e2622 c.c.), falsità
nelle relazioni o nelle comunicazioni delle società di revisione (art. 2624

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Il D.LGS. 8 giugno 2001, n. 231 1.

c.c.), impedito controllo (art. 2625 c.c.), formazione fittizia del capitale
(art. 2632 c.c.), indebita restituzione dei conferimenti ( art. 2626 c.c.), il-
legale ripartizione degli utili e delle riserve (art. 2627 c.c.), illecite opera-
zioni sulle azioni o quote sociali o della società controllante (art. 2628
c.c.), operazioni in pregiudizio dei creditori (art. 2629 c.c.), omessa co-
municazione del conflitto d’interessi (art. 2629 bis c.c.), indebita riparti-
zione dei beni sociali da parte dei liquidatori (art. 2633 c.c.), illecita in-
fluenza sull’assemblea (art. 2636 c.c.), aggiotaggio (art. 2637 c.c.) e di
ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza
(art. 2638 c.c.), che siano stati commessi, nell’interesse della società, da
amministratori, direttori generali, liquidatori o da persone sottoposte al-
la loro sorveglianza (art. 25-ter D. Lgs 231/01, come introdotto dal
D.Lgs. 11.4.2002 n. 61);
9 per i delitti in materia di terrorismo o di eversione dell’ordine democra-
tico;
9 per i delitti contro la personalità individuale;
9 per i delitti contro la personalità dello Stato (legge 146 del 16 marzo
2006), nello specifico riguardanti i reati di associazione per delinquere
(art. 416 c.p.), associazione di tipo mafioso (art. 416 bis c.p.), associa-
zione per delinquere finalizzata al contrabbando di tabacchi lavorati e-
steri (art. 291-quater D.P.R. 43/1973), associazione per delinquere fina-
lizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope (art. 74,
D.P.R. 309/1990);
9 per i reati in materia di sicurezza sul lavoro, in particolare per il reato di
omicidio colposo e lesioni colpose gravi o gravissime, commesse con la
violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela dell’igiene e della
salute sul lavoro (artt. 589 e 590, terzo comma c.p.) (art. 25-septies
D.Lgs. 231/01 così come modificato dalla legge 123/2007);
9 per i reati in materia di riciclaggio e ricettazione (artt. 648 c.p., 648 bis
c.p. e 648 ter c.p.) (art. 25-octies del D.Lgs. 231/01 come modificato
dal D.Lgs. del 16 novembre 2007).
9 per i delitti contro l’industria e il commercio, nello specifico riguardanti
i reati di contraffazione, alterazione o uso di segni distintivi di opere
dell’ingegno o di prodotti industriali (art. 473 c.p.), introduzione nello
Stato e commercio di prodotti con segni falsi (art. 474 c.p.), turbata li-
bertà dell’industria o del commercio (art. 513 c.p.), illecita concorrenza
con minaccia o violenza (art. 513-bis c.p.), frodi contro le industrie na-
zionali (art. 514 c.p.), frode nell’esercizio del commercio (art. 515 c.p.),
vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine (art. 516 c.p.),

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1. Il D.LGS. 8 giugno 2001, n. 231

vendita di prodotti industriali con segni mendaci (art. 517 c.p.), fabbri-
cazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà in-
dustriale (art. 517-ter), contraffazione di indicazioni geografiche o de-
nominazioni di origine dei prodotti agroalimentari (art. 517-quater);
9 per i delitti in materia di violazione del diritto d’autore (artt. 171, 171-
bis, 171-ter, 171-septies, 171-octies Legge n. 633/1941); per il reato di
induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni menda-
ci all’autorità giudiziaria (art. 377-bis c.p.);
9 per i reati ambientali, nello specifico riguardanti il reato di uccisione, di-
struzione, cattura, prelievo, detenzione di esemplari di specie animali o
vegetali selvatiche protette (art. 727-bis c.p.), distruzione o deteriora-
mento di habitat all’interno di un sito protetto (art. 733-bis c.p.), reati
relativi all’applicazione in Italia della convenzione sul commercio inter-
nazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione (artt. 1 - c. 1
e 2, 2 - c.1 e 2, 3bis - c.1, 6 – c.4 Legge 150/1992), scarichi di acque re-
flue industriali contenenti sostanze pericolose (art. 137, c.2, Legge
152/2006), scarichi di acque reflue industriali contenenti sostanze peri-
colose in difformità da prescrizioni (art. 137, c.3, Legge 152/2006), sca-
richi di acque reflue industriali contenenti sostanze pericolose oltre i
valori limite (art. 137, c.5, Legge 152/2006), scarichi di acque reflue in-
dustriali contenenti sostanze pericolose oltre i valori limite (art. 137,
c.5, Legge 152/2006), scarichi su suolo, sottosuolo e acque sotterranee
(art. 137, c.11, Legge 152/2006), scarico da navi o aeromobili di so-
stanze vietate (art. 137, c.13, Legge 152/2006), attività di gestione di ri-
fiuti non autorizzata (art. 256, c.1, Legge 152/2006), attività di gestione
di rifiuti non autorizzata (art. 256, c.1, Legge 152/2006), discarica non
autorizzata (art. 256, c.3, Legge 152/2006), discarica non autorizzata
(art. 256, c.3, Legge 152/2006), miscelazione di rifiuti (art. 256, c.5,
Legge 152/2006), deposito temporaneo rifiuti sanitari pericolosi (art.
256, c.6, Legge 152/2006), bonifica dei siti (art. 257, c.1, Legge
152/2006), bonifica dei siti da sostanze pericolose (art. 257, c.2, Legge
152/2006), violazione degli obblighi di comunicazione, di tenuta dei
registri obbligatori e dei formulari (art. 258, c.4, Legge 152/2006), traf-
fico illecito di rifiuti (art. 259, c.1, Legge 152/2006), attività organizzate
per il traffico illecito di rifiuti (art. 260, c.1, Legge 152/2006), attività
organizzate per il traffico illecito di rifiuti ad alta radioattività (art. 260,
c.2, Legge 152/2006), superamento valori limite di emissione e di quali-
tà dell’aria (art. 279, c.5, Legge 152/2006), misure a tutela dell’ozono
stratosferico e dell’ambiente (art.3, c.7, Legge 549/1993), inquinamento

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Il D.LGS. 8 giugno 2001, n. 231 1.

doloso e colposo provocato da navi (art.8 – c.1 e 2, art. 9 – c. 1 e 2,


D.Lgs. 202/2007).
La responsabilità amministrativa dell’ente si estende, peraltro, anche alle
ipotesi in cui uno dei delitti previsti dagli articoli precedenti come fonte di
responsabilità sia commesso nella forma del tentativo (art. 26 D.Lgs.
231/01).

1.3 La punibilità degli enti


Il Decreto stabilisce due condizioni secondo cui l’ente è punibile.
La prima condizione è che il reato sia stato commesso da parte di un
soggetto legato all’ente da un rapporto di lavoro o da un contratto di
prestazione.
Inoltre, viene definita una distinzione tra:
• soggetti c.d. “apicali”, che rivestono posizioni di rappresentanza e di-
rezione dell’ente, quali, ad esempio, il legale rappresentante,
l’amministratore, il direttore generale o il direttore di un’unità organiz-
zativa autonoma. Si tratta delle persone che effettivamente hanno un
potere autonomo di prendere decisioni in nome e per conto della so-
cietà;
• soggetti “subordinati”, ovvero tutti coloro che sono sottoposti alla di-
rezione ed alla vigilanza dei soggetti apicali (lavoratori dipendenti e
fornitori di beni e servizi). In questo caso, viene data particolare rile-
vanza all’attività svolta in concreto, piuttosto che all’esistenza di un
contratto di lavoro subordinato, per evitare che l’ente possa aggirare la
normativa delegando all’esterno attività che possono integrare fatti-
specie di reato.
Se la realizzazione di uno dei reati previsti dal Decreto costituisce un pre-
supposto ineliminabile per l’applicabilità della disciplina dettata dal De-
creto 231/01, essa ovviamente non basta per imputarne la responsabilità
all’ente.

IPSOA – Il Modello organizzativo D.Lgs. 231/2001 11


1. Il D.LGS. 8 giugno 2001, n. 231

Infatti, come seconda condizione, perché l’ente ne risponda, occorre che


il fatto sia stato commesso “nel suo interesse o a suo vantaggio”, da
parte di uno dei soggetti qualificati indicati all’art. 5.
La responsabilità amministrativa dell’ente, dunque, postula in primo
luogo che il fatto sia stato commesso (anche solo parzialmente)
“nel suo interesse” o comunque ridondi a “suo vantaggio”.
Il richiamo all’interesse dell’ente caratterizza in senso soggettivo la con-
dotta della persona fisica che è autore del fatto: basta cioè che il fatto sia
stato commesso per favorire l’ente, affinché questo ne risponda, indi-
pendentemente dalla circostanza che quell’obiettivo sia stato conseguito.
Il criterio del vantaggio guarda, invece, al risultato che l’ente ha obietti-
vamente tratto dalla commissione dell’illecito, a prescindere dalla sogget-
tiva intenzione di chi l’ha commesso.
L’ente, invece, non risponde se il fatto è stato commesso da uno dei
soggetti indicati nell’art. 5 “nell’interesse esclusivo proprio o di terzi”
(art. 5, comma 2 del Decreto).

1.4 Il modello organizzativo e il sistema sanzionatorio


La realizzazione di uno dei reati espressamente previsti dal Decreto,
commesso “nell’interesse o a vantaggio dell’ente” da uno dei soggetti in-
dicati nell’art. 5, non è però ancora sufficiente per fondare la responsabi-
lità dell’ente.
Occorre ancora che il fatto sia anche, per così dire, “rimproverabile”
all’ente, nel senso che costituisca espressione di una politica azienda-
le o, perlomeno, di un deficit di organizzazione.
Questo è il senso delle disposizioni contenute negli artt. 6 e 7 del Decre-
to, che costituiscono il nucleo dell’intero intervento normativo, che e-
scludono la responsabilità dell’ente, nel caso in cui questo, prima del-
la commissione del reato, abbia adottato ed efficacemente attuato un
modello di organizzazione idoneo a prevenire la commissione di reati
della specie di quello che è stato realizzato.
La responsabilità dell’ente finisce così per essere ricondotta alla “manca-
ta adozione ovvero al mancato rispetto di standards doverosi”, atti-

12 IPSOA – Il Modello organizzativo D.Lgs. 231/2001

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