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Articolo 21 Costituzione

Il Diritto di Cronaca e il Diritto all’Oblio


Articolo 21

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la


parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure [...]”
*Fatto di Cronaca*
Sentenza Corte Cassazione SS.UU. del 22/07/2019 n.19681

Tizio presenta un ricorso alla corte di cassazione, lamentando una violazione del suo diritto all’oblio,
riguardo un articolo di giornale il quale rievoca un delitto da lui commesso anni addietro, nel frattempo
l’uomo aveva già scontato la propria pena e già si era reintegrato, svolgendo anche una professione,
denuncia dunque la testata giornalistica della sua città per aver cercato di ledere la sua immagine
violando il diritto precedentemente citato. Dopo la Sentenza di primo grado a favore della testata, Tizio
fa ricorso al secondo grado del giudizio, ma nuovamente la sua domanda viene rigettata. L’uomo come
ultima spiaggia fa ricorso alla Corte di Cassazione la quale emanando la propria sentenza ordina alla
Corte di Appello di rieffettuare il processo, ma con una nuova composizione di Magistrati.
*La Voce della Corte di
Cassazione*
“In tema di rapporti tra il diritto alla riservatezza (nella sua particolare
connotazione del c.d. diritto all’oblio) e il diritto alla rievocazione
storica di fatti e vicende concernenti eventi del passato, il giudice di
merito – ferma restando la libertà della scelta editoriale in ordine a
tale rievocazione, che è espressione della libertà di stampa e di
informazione protetta e garantita dall’art. 21 Cost. – ha il compito di
valutare l’interesse pubblico, concreto ed attuale alla menzione degli
elementi identificativi delle persone che di quei fatti e di quelle
vicende furono protagonisti. Tale menzione deve ritenersi lecita solo
nell’ipotesi in cui si riferisca a personaggi che destino nel momento
presente l’interesse della collettività, sia per ragioni di notorietà che
per il ruolo pubblico rivestito; in caso contrario, prevale il diritto degli
interessati alla riservatezza rispetto ad avvenimenti del passato che li
feriscano nella dignità e nell’onore e dei quali si sia ormai spenta la
memoria collettiva (nella specie, un omicidio avvenuto ventisette anni
prima, il cui responsabile aveva scontato la relativa pena detentiva,
reinserendosi poi positivamente nel contesto sociale)”.
*A cosa fa riferimento la questione?*
L’Importante è non sapere se l’uomo abbia ragione o meno, ma prima di tutto bisogna sapere a cosa ci
riferiamo con il Diritto all’Oblio che viene recentemente rinnovato da un’ordinanza del 2020 Cass.
Sez.I Civile Ordinanza 19/05/2020. N. 9147 la quale cita che il diritto all’oblio è: “il diritto del singolo
a non vedere pubblicata nuovamente una notizia in passato legittimamente divulgata”, andando di pari
passo con lo sviluppo tecnologico integrando il “diritto all protezione dei dati personali e alla
cancellazione dei dati che si ritengono lesivi della propria persona in quanto non più attuali”.
*La Rete e l’Articolo 21*

Con l’arrivo della Rete non è complesso fare in modo che cercando il proprio nome su Google, esso
appaia. Se per molti lati potrebbe essere positivo poter essere conosciuto da anche migliaia di persone,
di certo non è positivo quando si è conosciuti per un qualcosa di negativo. La Rete del Web può essere
come la ragnatela di un ragno, ovvero è facile farvi entrare qualcosa, ma difficilissimo uscirne o
cancellare per sempre qualcosa. Ma se ad essere nella Rete sia un qualcosa che lede la nostra
immagine?
*Dall’Articolo 21 ad oggi*
Nella storia della Costituzione, l’Articolo 21 nasce proprio a ridosso del ventennio fascista dove la libertà di
stampa non era ammessa. Nel lasso di tempo di nascita della Costituzione, i membri dell’Assemblea Costituente
fecero nascere l’Articolo 21 proprio per andare a dare ciò che era stato vietato per tanti anni, ovvero la libertà di
stampa e parola, difatti dalla nostra Costituzione viene difesa in modo assoluto. Nella Costituzione però non era
prevista l’epoca digitale e non tutti potevano aprire liberamente un giornale, ma come sappiamo ormai è
possibile fare tutto ciò con pochi click.
Nel momento in cui si dà voce ad una quantità elevatissima di persone, automaticamente bisogna tenere in
conto anche di quelle che sono le “fonti inattendibili”, ovvero che magari esprimono fake news, hanno
comportamenti non professionali o addirittura violenti e diffamatori, amplificati dalla sensazione di lontananza
e protezione che ci dà la rete. Tornando al caso di prima, nel momento in cui una persona che ha commesso un
illecito rimane stampato su un articolo di giornale nella rete, nel momento in cui è possibile risalire a ciò che è
accaduto attraverso una ricerca google, è ancora rispettato il nostro Diritto all’Oblio? Sembra innegabile che
ormai la Costituzione possa solo essere interpretata nei casi moderni, ci viene quindi in aiuto il lavoro
fondamentale che effettua la Corte di Cassazione e gli altri organi capaci di interpretare le norme.
*Shitstorm, Libertà o Libertinaggio?*
Un fenomeno comune sul Web che si ricollega a quanto detto in precedenza è quello della Shitstorm il
quale termine significa proprio tempesta di escrementi, è tipico dei social dove le persone possono
esprimersi senza filtri ed è un fenomeno dove una vittima viene tempestata online da insulti e
diffamazioni. Spesso chi diventa vittima di Shitstorm sono persone che sui social sono diventate
famose per un atto e che per questo motivo vengono perseguitate. Vittima di Shitstorm possono però
essere anche i ristoranti tempestati di diffamazioni sulle recensioni da persone che nemmeno ci sono
state, solo perché magari riguardo quel ristorante c’è stata una controversia. Lo Shitstorm come è
possibile notare è dunque un reato, ma può avere aggravanti varie come quello del reato di Stalking
quando le persone che “Shitstormano” perseguitano per un lungo periodo di tempo una persona,
rovinando completamente la sua immagine ed invadendo la sua vita. Bisogna infine educare per far
capire il limite tra libertà di parola e ciò che effettivamente è mancanza di rispetto che sfocia nel reato,
ma in questo solo la legge ed i casi ci possono aiutare.

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