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15/2/2019 Art. 527 codice penale - Atti osceni - Brocardi.

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contro la moralità pubblica e il buon costume > Capo II - Delle offese al pudore e all'onore sessuale >
Articolo 527
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Articolo 527 Codice penale


(R.D. 19 ottobre 1930, n.1398)

Atti osceni

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Dispositivo dell'art. 527 Codice penale


Chiunque, in luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico (1), compie atti osceni (2) e' soggetto alla
sanzione amministrativa pecuniaria da euro 5.000 a euro 30.000.
Si applica la pena della reclusione da quattro mesi a quattro anni e sei mesi se il fatto è commesso
all’interno o nelle immediate vicinanze di luoghi abitualmente frequentati da minori (3) e se da ciò deriva il
pericolo che essi vi assistano (4).
Se il fatto avviene per colpa, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da cinquantuno euro a
trecentonove euro.
Art. prec. Art. succ.

Note
(1) Il d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 8 ha depenalizzato il reato in commento.
La giurisprudenza ritiene che l'offesa al pudore sia strettamente connessa con il requisito della pubblicità
degli atti osceni, che deve intendersi dunque come la possibile percezione degli stessi da parte di un
numero indeterminato di persone.
(2) La dottrina maggioritaria ritiene che l'espressione "atti" indichi la volontà di punire solo le condotte
attive e non anche quelle omissive. Quale presupposto necessario per l'applicabilità della disposizione in
esame è richiesto che il carattere di oscenità degli atti, i quali dunque devono violare, turbare o ferire il
naturale senso del riserbo a riguardo dei fatti e delle manifestazioni che si riferiscono alla sfera sessuale.
La dottrina a tal proposito distingue tra atti assolutamente osceni, se l'oscenità è indubitabile, e atti
relativamente osceni, che dipendono da condizioni o circostanze di fatto esterne.
(3) Per luoghi abitualmente frequentati da minori si intendono quei luoghi che si caratterizzano in tal
senso per le proprie caratteristiche strutturali, per la stabile destinazione funzionale, nonchè per la loro
conoscibilità alla generalità dei consociati. Quindi non si fa riferimento all'ipotesi in cui il minore assista
ad atti osceni, quanto al caso in cui questi vengano posti in essere in un luogo in cui è prevedibile che
siano presenti dei minori perchè abituati a frequentare quei luoghi.
(4) Tale comma è stato inserito dall’art. 3, comma 22, della l. 15 luglio 2009, n. 94 e prevede una
circostanza aggravante speciale di natura oggettiva.

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Ratio Legis
Con la disposizione in esame viene tutelato il bene collettivo del pubblico pudore, da intendersi quale
sentimento di riservatezza, in ordine a ciò che attiene alla morale sessuale.

Brocardi

“ Contra bonos mores


Contrario al buon costume
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Spiegazione dell'art. 527 Codice penale

Il bene giuridico oggetto di tutela è la moralità pubblica ed il buon costume.

Per moralità pubblica va definita come la coscienza etica di un popolo in riferimento alla sfera sessuale,
ovvero il modo collettivo di intendere ciò che è bene da ciò che è male nell'ambito sessuale.

Per buon costume si intende invece il modo di vivere in adesione alle regole sociali in tema di morale,

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decenza, etichetta e, per quanto riguarda più da vicino i delitti in esame, le abitudini che attengano alle
manifestazioni sessuali.

La condotta di cui al presente articolo non richiede un evento in senso naturalistico (ad esempio lo
sconcerto di chi assista), e dunque configura un'ipotesi di reato di pericolo astratto, in cui è sufficiente
che vi sia la mera possibilità che altri scorgano ciò che si sta compiendo. La visibilità degli atti va quindi
valutata ex ante, in relazione al luogo, all'ora ed alle modalità del fatto.

Tale forte anticipazione della soglia del penalmente rilevante si compensa con la necessità di un rigoroso
accertamento, da parte del giudice, dell'oscenità dell'atto.

Come ha infatti chiarito la Corte di Cassazione nel 2012, la mera esposizione della nudità integrale non
integra necessariamente il reato di atti osceni, dato che, quando l'atto non è espressione di concupiscenza
e dimostrazione di libido, non può dirsi che esso sia osceno, ledendo perlopiù il sentimento della
compostezza.

Dunque, per unanime giurisprudenza, l'atto deve avere un'inequivoca attinenza con la sfera sessuale.
Qualora tale attinenza non vi sia, sarà configurabile il meno grave reato atti contrari alla pubblica
decenza (art. 726).

Per luogo pubblico è da intendersi quello continuamente libero, di diritto o di fatto, a tutti.

Luogo aperto al pubblico è quello a cui può accedere il pubblico, ma soltanto in certi momenti, mentre
esposto al pubblico è il luogo che, quantunque non aperto o pubblico, è comunque situato in modo tale
che chiunque possa vedere all'interno di esso (anche la commissione di atti osceni in luogo privato può
integrare il delitto in esame qualora si lasci volontariamente aperta la finestra, di modo che chiunque possa
vedere).

Da ultimo, va dato atto dell'inconfigurabilità del tentativo, dato che se manca la possibilità di offesa al
pubblico pudore, viene meno l'oggettività giuridica del reato.

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Massime relative all'art. 527 Codice penale


Cass. pen. n. 29239/2017
Ai fini della configurabilità del reato cui all'art. 527, comma secondo, cod. pen., i luoghi abitualmente
frequentati da minori - al cui interno o nelle cui immediate vicinanze deve essere commesso il fatto - sono
quelli riconoscibili come tali per vocazione strutturale (come le scuole, i luoghi di formazione fisica e
culturale, i recinti creativi all'interno dei parchi, gli impianti sportivi, le ludoteche e simili), ovvero per
elezione specifica, di volta in volta scelti dai minori come punto di abituale di incontro o di
socializzazione, ove si trattengono per un termine non breve (come un muretto sulla pubblica via, i piazzali
adibiti a luogo ludico, il cortile condominiale). (In applicazione del suddetto principio, la S.C. ha annullato
la sentenza che aveva ritenuto configurabile il reato di atti osceni in luogo pubblico alla presenza di un
minore nella condotta di un automobilista che si masturbava all'interno dell'auto sulla pubblica via, per la
presenza occasionale di minori al momento del fatto).
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 29239 del 13 giugno 2017)

Cass. pen. n. 19178/2015


Integra il delitto di cui all'art. 527 c.p. il toccamento lascivo di parti intime del corpo, sia pure al di sopra
degli abiti, in quanto la nozione di atti osceni non si limita alla sola rappresentazione di un atto sessuale,
comprendendo anche l'oscenità insita in azioni e comportamenti che richiamino tale atto, come nel caso di
atteggiamenti licenziosi che offendono ugualmente in modo grave il senso di riservatezza che deve
presiedere alle manifestazioni in luogo pubblico. (Fattispecie di abbassamento della chiusura lampo dei
pantaloni e di toccamento dei genitali dall'esterno).
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 19178 del 8 maggio 2015)
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Cass. pen. n. 5478/2014


La distinzione tra gli atti osceni e gli atti contrari alla pubblica decenza va individuata nel fatto che i primi
offendono, in modo intenso e grave, il pudore sessuale, suscitando nell'osservatore sensazioni di disgusto
oppure rappresentazioni o desideri erotici, mentre i secondi ledono il normale sentimento di costumatezza,
generando fastidio e riprovazione. (Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto configurabile il reato di cui
all'art. 527 cod. pen. nel comportamento di un soggetto che mostrava e si toccava i genitali su una spiaggia
affollata di bagnanti).
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 5478 del 4 febbraio 2014)

Cass. pen. n. 46184/2013


Ai fini della configurabilità del reato di cui all'art. 527 cod. pen., è qualificabile come luogo aperto al
pubblico lo studio, anche privato, ove viene effettuata la visita medica, in quanto funzionalmente destinato
all'accesso di determinate categorie di persone quali medici, personale ausiliario e pazienti.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 46184 del 18 novembre 2013)

Cass. pen. n. 15676/2010


Integra il delitto di atti osceni in luogo pubblico, e non la contravvenzione di atti contrari alla pubblica
decenza, la condotta consistente nello sbottonarsi i pantaloni ed esporre in pubblico i genitali, toccandoli,
in quanto l'intenzionalità di tali gesti ha inequivoca attinenza con la sfera sessuale piuttosto che con il
comune senso di decenza.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 15676 del 23 aprile 2010)

Cass. pen. n. 12988/2009


In tema di reato d'atti osceni in luogo pubblico, il pronto soccorso di un ospedale deve considerarsi come
luogo aperto al pubblico, in quanto accessibile liberamente a tutti coloro che richiedono un'assistenza
sanitaria urgente.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 12988 del 25 marzo 2009)

Cass. pen. n. 46356/2008


Integra il delitto d'atti osceni e non quello d'ingiuria l'esibizione dell'organo genitale maschile con
palpeggiamento simulatorio di una masturbazione, in quanto tale condotta lede palesemente il comune
sentimento del pudore attinente alla verecondia sessuale.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 46356 del 17 dicembre 2008)

Cass. pen. n. 6434/2008


Il reato di atti osceni in luogo pubblico è configurabile anche nel caso in cui il fatto si verifichi nelle parti
comuni di un edificio condominiale, le quali devono qualificarsi come «luogo aperto al pubblico» in
quanto la possibilità di accedervi è consentita non solo a tutti i condomini che abitano nell'edificio, ma
anche agli estranei che si recano a trovare i condomini.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 6434 del 11 febbraio 2008)

Cass. pen. n. 45025/2007


Il compimento di atti osceni in luogo pubblico o esposto al pubblico, punibile ai sensi dell'art. 527 c.p.,
non comporta anche la configurabilità del reato di violenza privata in danno dei soggetti che si trovino ad
assistere agli stessi, senza esservi in alcun modo costretti.
(Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 45025 del 4 dicembre 2007)

Cass. pen. n. 4701/2005


Non configura il reato di cui all'art. 527 c.p. (atti osceni) l'attività della ballerina che denudandosi mimi atti
sessuali allorchè la condotta sia destinata alla visione di persone adulte cha abbiano richiesto di assistervi
previa conoscenza della natura dello spettacolo in locale pubblico destinato allo svolgimento di tale tipo di
esibizione ed al quale si accede previo pagamento di un biglietto di ingresso.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 4701 del 9 febbraio 2005)

Cass. pen. n. 48532/2004


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Non è configurabile il reato di atti osceni nel caso di uno spettacolo di lap dance consistente nell'esibizione
di ballerine che in un locale pubblico, denudandosi, si toccano e mimano rapporti sessuali coinvolgendo
anche gli spettatori presenti, difettando in concreto l'offensività della condotta. (La Corte ha osservato che,
nella specie, correttamente il giudice di merito aveva evidenziato il rispetto di particolari modalità di
riservatezza e di cautela finalizzate ad assicurare l'accesso al locale ad un pubblico adulto informato).
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 48532 del 17 dicembre 2004)

Cass. pen. n. 26388/2004


Il criterio di distinzione tra il reato di atti osceni e quello di atti contrari alla pubblica decenza va
individuato nel contenuto più specifico del delitto di atti osceni che si richiama alla verecondia sessuale,
rispetto al contenuto del reato di cui all'art. 726 c.p. che invece sanziona la violazione dell'obbligo di
astenersi da quei comportamenti che possano offendere il sentimento collettivo della costumatezza e della
compostezza. (Nella fattispecie la Corte ha qualificato atti contrari alla pubblica decenza il palpeggiamento
dei genitali davanti ad altri soggetti in quanto appariva manifestazione di scostumatezza e di scompostezza
più che concupiscenza e dimostrazione di libido).
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 26388 del 11 giugno 2004)

Cass. pen. n. 41735/2001


La esibizione degli organi genitali maschili integra il reato di atti osceni, di cui all'art. 527 c.p., e non
quello di atti contrari alla pubblica decenza, di cui all'art. 726 stesso codice, stante la inequivoca attinenza
di tale gesto, allorché sia intenzionale, alla sfera sessuale. (Nell'occasione la Corte ha altresì affermato che
al fine della configurabilità del reato de quo non è necessario il turbamento subito da chi sia stato
destinatario del gesto, non essendo tale elemento ricompreso nella fattispecie tipica del citato art. 527 c.p.).
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 41735 del 22 novembre 2001)

Cass. pen. n. 9786/2000


L'esibizione in pubblico degli organi genitali al fine di soddisfare la libido dell'esibente integra il delitto di
atti osceni e non la contravvenzione di atti contrari alla pubblica decenza, in quanto, attese le finalità e
modalità che la caratterizzano, si configura come offensiva del sentimento collettivo della più elementare
costumatezza.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9786 del 19 settembre 2000)

Cass. pen. n. 366/2000


La condotta consistente nel masturbarsi davanti ad una donna in luogo aperto al pubblico non costituisce
atto contrario alla pubblica decenza, bensì un atto osceno, contrario ai principi della morale sessuale
perché offensivo del comune senso del pudore.
(Cassazione penale, Sez. III, ordinanza n. 366 del 5 giugno 2000)

Cass. pen. n. 11541/1999


Il reato di atti osceni in luogo pubblico o aperto al pubblico è un reato di pericolo presunto per la cui
realizzazione è sufficiente - a differenza di quel che accade nell'ipotesi di atti osceni in luogo esposto al
pubblico - l'astratta visibilità degli atti medesimi da parte di terzi non consenzienti.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 11541 del 11 ottobre 1999)

Cass. pen. n. 7234/1998


Non possono considerarsi oscene quelle manifestazioni di reciproco affetto, visibili in pubblico, che non
turbano la sensibilità dell'uomo di media moralità, il quale rimane indifferente alla visione di baci ed
abbracci tra soggetti consenzienti, mentre atti che sono brutale espressione dell'istinto sessuale, quali baci
sulla bocca e il toccamento di parti intime, compiuti su persona non consenziente, integrano il reato di cui
all'art. 527 c.p.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 7234 del 17 giugno 1998)

Cass. pen. n. 6302/1998


L'antigiuridicità penale dei comportamenti osceni posti in essere all'interno di una autovettura in sosta
lungo la pubblica via non è esclusa dal fatto che essi vengano compiuti in ora notturna o su strada non
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frequentata, in quanto siffatte circostanze non eliminano in modo assoluto la evenienza che gli atti osceni
siano percepiti da occasionali passanti, a meno che l'autore del fatto non abbia adottato specifiche cautele,
come l'appannamento o la copertura dei vetri della vettura, idonee ad impedire in modo assoluto tale
evenienza.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 6302 del 29 maggio 1998)

Cass. pen. n. 10657/1997


Il toccamento di parti intime del corpo (nella specie: seni e glutei), sia pure al di sopra degli abiti, sono
caratteristiche espressioni di concupiscenza su minori (non ancora pervenuti alla maturità sessuale e
dunque non in grado di autodeterminarsi) che, se realizzate in luogo aperto al pubblico, integrano il profilo
soggettivo e subiettivo (oltre al reato di atti di libidine violenti ravvisato nella specie) del reato di atti
osceni, di cui all'art. 527 c.p., in quanto offendono il pudore secondo il comune sentimento dell'uomo
normale, intendendosi per tale l'individuo che, avendo raggiunto la maturità sul piano etico, è alieno dalla
fobia e dalla mania per il sesso, anche se accetta il fenomeno sessuale come dato fondamentale della
persona umana. Né può trattarsi del reato di atti contrari alla pubblica decenza, di cui all'art. 726 c.p., che
ha ad oggetto regole etico-sociali relative al normale riserbo e alla elementare costumatezza, essendo la
condotta sopra descritta offensiva della verecondia sessuale e quindi non più soltanto indecente, ma
oscena.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 10657 del 24 novembre 1997)

Cass. pen. n. 8959/1997


Ai fini della distinzione tra i reati di cui agli artt. 527 e 726 c.p. le nozioni di osceno e di pudore non sono
riferite ad un concetto considerato in sè, ma al contesto ed alle modalità in cui gli atti o gli oggetti sono
compiuti o esposti ... Il criterio discretivo va individuato nel contenuto più specifico del delitto di «atti
osceni», che si richiama alla «verecondia sessuale», rispetto a quel complesso di regole etico-sociali, che
impongono a ciascuno di astenersi da tutto quanto possa offendere il sentimento collettivo della più
elementare costumatezza. Ne consegue che il nudo integrale - considerando il sentimento medio della
comunità ed i valori della coscienza sociale e le reazioni dell'uomo medio normale - assume differenti
valenze. Può essere incluso nella speciale causa di esclusione dell'oscenità (art. 529 c.p.) - come ad
esempio per le lezioni di educazione sessuale o per le opere cinematografiche o teatrali - ovvero essere
espressione della libertà individuale o derivare da convinzioni salutiste o da un costume particolarmente
disinibito. Esso, se praticato in una spiaggia appartata, frequentata da soli naturisti, è penalmente
irrilevante; mentre non è tale in una località balneare affollata da soggetti variamente abbigliati. In
particolare, l'esibizione degli organi genitali (diversamente da quella del seno nudo, che non integra più
alcuna ipotesi di reato) - al di fuori delle eccezioni ricordate - configura il delitto di atti osceni, poiché mira
al soddisfacimento della «libido». (Nella specie trattavasi di soggetto, che si era denudato in uno
scompartimento ferroviario. Il pretore aveva ravvisato la contravvenzione di cui all'art. 726. La Corte ha
annullato la sentenza, affermando il suddetto principio).
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8959 del 3 ottobre 1997)

Cass. pen. n. 3855/1997


Ai fini della configurabilità del reato di atti osceni è luogo esposto al pubblico anche un'auto in
movimento. Deve perciò rispondere del delitto contestato il guidatore di un'autovettura che, mostrando i
propri organi genitali, si affianchi anche per un breve tratto di strada ad una donna che procede in bicicletta
stringendola sul ciglio della strada.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3855 del 24 aprile 1997)

Cass. pen. n. 7786/1996


È ravvisabile il delitto di atti osceni, di cui all'art. 527 c.p., nel fatto di chi sosti con un'auto in luogo
pubblico, in posizione visibile ed illuminata da lampioni e con transito fitto di auto e di persone,
indossando un «miniabito» che lasci in mostra gli organi genitali. (Nella specie, relativa a rigetto di ricorso
di imputato il quale denunciava come apodittica l'affermazione circa la manifestazione di libido desunta
dagli abiti femminili indossati, dal luogo e dall'orario, pretendendo, invece, la sussistenza del reato di cui
all'art. 726 c.p. o dell'ipotesi colposa di cui al secondo comma dell'art. 527 stesso codice, la S.C. ha
osservato che l'imputato teneva la gonna non casualmente alzata, ma ben arrotolata in vita, e che

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l'affermazione di non rientrare nella schiera di coloro che si prostituiscono evidenzia ancor più la
configurabilità del reato di cui all'art. 527, poiché conferma che il nudo era pura espressione di libido).
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 7786 del 8 agosto 1996)

Cass. pen. n. 1901/1996


Il reato di atti osceni in luogo pubblico è reato di pericolo concreto e richiede perciò che la visibilità del
luogo in cui gli atti vengono compiuti sia valutabile ex ante tenendo conto della natura del luogo, del
momento del fatto e delle condizioni oggettive mentre l'ipotesi colposa è ravvisabile qualora l'agente per
negligenza o imprudenza abbia tenuto la sua condotta in un luogo che possa assumere in concreto il
carattere di visibilità. Non è perciò corretto ravvisare ex post l'ipotesi colposa deducendo la negligenza dal
fatto stesso che l'atto sia stato visto da qualcuno. (Nel caso di specie la Corte ha annullato senza rinvio,
prosciogliendo l'imputato perché il fatto non costituisce reato, la sentenza con cui il pretore aveva
derubricato la contestazione di atti osceni nell'ipotesi colposa e condannato l'imputato che era stato
sorpreso appartato con una donna in una autovettura a cento o duecento metri dalla strada, in ora notturna,
in luogo generalmente non frequentato e controllato casualmente dalla polizia giudiziaria nel corso di
attività finalizzata a prevenire altre forme di reato).
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1901 del 24 maggio 1996)

Cass. pen. n. 9435/1995


L'esibizione ostentata verso una donna del pene maschile, avente il fine di un soddisfacimento erotico
dell'agente, integra il reato di atti osceni, di cui all'art. 527 c.p., e non già quello di atti contrari alla
pubblica decenza, di cui all'art. 726 stesso codice, perché l'azione compiuta si riferisce tipicamente alla
sfera sessuale e si presenta chiaramente lesiva del comune senso del pudore.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9435 del 7 settembre 1995)

Cass. pen. n. 4486/1992


In tema di atti osceni, la sagrestia deve considerarsi come luogo aperto al pubblico; infatti, quale che sia il
regime giuridico di essa secondo il diritto canonico, in quanto bene appartenente alla Chiesa, unicamente
rilevante per l'ordinamento statuale è la situazione di fatto a cui sono concretamente esposti i beni
ecclesiastici. Pertanto, anche se i parroci hanno giurisdizione esclusiva sulle sagrestie ed i fedeli non
possono disporre liberamente delle cose ivi custodite, il dato di fatto rilevante è che non è interdetto
assolutamente l'accesso del pubblico, non è, cioè, vietata la frequenza, pur se occasionale, ma attuabile
senza particolari condizioni, del pubblico.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 4486 del 11 aprile 1992)

Cass. pen. n. 13316/1989


Tra il delitto di atti osceni in luogo aperto al pubblico e quello di violazione di domicilio, e cioè di luogo
privato, non sussiste incompatibilità logica, dato che i luoghi aperti o esposti al pubblico sono di norma
luoghi privati, tra i quali possono essere annoverati quelli di domicilio; invero, deve considerarsi luogo
aperto al pubblico anche un ambiente privato, l'accesso al quale sia escluso alla generalità delle persone,
ma consentita a una determinata categoria di aventi diritto. (Fattispecie di atti osceni commessi in una
autorimessa condominiale annessa e sottostante ad abitazioni private, di libero accesso solo agli occupanti
gli appartamenti).
(Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 13316 del 10 ottobre 1989)

Cass. pen. n. 14243/1986


L'esposizione di un membro virile da breve distanza verso una bambina di undici anni, dopo che è stata
attirata la sua attenzione più volte con ampi gesti, travalica il limite della decenza per l'esplicito richiamo
alla sfera sessuale e per il fine di soddisfacimento erotico dell'agente e integra perciò il reato di atti osceni
e non quello di cui all'art. 726 c.p.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 14243 del 18 dicembre 1986)

Cass. pen. n. 11864/1986


Le proiezioni di films inverecondi e persino pornografici, eseguite nei cinema «a luci rosse», non
degradano il carattere oggettivamente osceno di pratiche sessuali (nella specie un coito orale omosessuale)

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poste in essere da spettatori nel corso della rappresentazione. Né è dato superare, per escludere l'illiceità di
tali atti penalmente vietati nei luoghi indicati dall'art. 527 c.p., (atti osceni) la (irrinunciabile) distinzione
tra finzione e realtà, poiché il pubblico, accedendo nelle predette sale cinematografiche, prevede di
assistere alla proiezione di scene erotiche, ma non, certamente, di essere messo a contatto di pratiche
oscene.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 11864 del 28 ottobre 1986)

Cass. pen. n. 1567/1986


È luogo pubblico quello continuamente libero, di diritto o di fatto, a tutti o ad un numero indeterminato di
persone, ed è certamente tale il cunicolo di collegamento di due gallerie di autostrada cui possono accedere
sia il personale delle autostrade sia viaggiatori che per ventura debbano sostare. (Fattispecie relativa a
violenza carnale e connesso delitto di atti osceni).
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1567 del 20 febbraio 1986)

Cass. pen. n. 8159/1985


Ai fini della sussistenza del delitto di atti osceni, di cui all'art. 527 c.p. non è necessaria la prova
dell'effettiva masturbazione, ma è sufficiente, invece, la prova di una masturbazione ostentata, già come
tale costituente manifestazione di pubblica oscenità offensiva del comune senso del pudore. Infatti, la
norma incriminatrice, di cui all'art. 527 c.p., correlata a quella definitoria di cui all'art. 529 c.p., colpisce
ogni comportamento anche meramente esibizionistico, attinente alla sfera della sessualità, idoneo a
determinare, secondo l'apprezzamento comune, offesa al pudore. (Fattispecie relativa a ritenuta
insussistenza del vizio di travisamento del fatto denunciato avverso sentenza che aveva ritenuto il delitto di
atti osceni, pur giudicando apparente, e non reale come indicato nel capo d'imputazione, l'episodio di
masturbazione addebitata all'imputato).
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8159 del 25 settembre 1985)

Cass. pen. n. 7817/1985


La «pubblica decenza» riguarda quel complesso di regole etico-sociali che impongono a ciascuno di
astenersi da ciò che può offendere il sentimento collettivo della più elementare costumatezza; la
«oscenità», invece, ha un suo ambito specifico, riferibile soltanto alla verecondia sessuale. Ne consegue
che la masturbazione integra il reato di cui all'art. 527 c.p. e non già quello di cui all'art. 726 c.p. in quanto
l'azione compiuta si riferisce tipicamente alla sfera sessuale e si presenta chiaramente lesiva del comune
senso del pudore.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 7817 del 4 settembre 1985)

Cass. pen. n. 9132/1984


L'ospedale rientra fra i luoghi pubblici o aperti al pubblico, a seconda dei casi, per la presenza del
personale dipendente, medico e paramedico, nonché del pubblico. Ciò anche nelle ore notturne, per le
visite di controllo e di necessità degli infermi, per cui quanto vi si opera è pur sempre percepibile o da
estranei o dal personale stesso. Pertanto, ogni camera del nosocomio, in cui sono ricoverati e distribuiti i
malati, rientra in tale ambiente. (Fattispecie relativa a ritenuta perseguibilità degli atti di libidine violenti,
commessi all'una di notte in una camera di ospedale, ravvisata la sussistenza del delitto di atti osceni).
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9132 del 25 ottobre 1984)

Cass. pen. n. 8104/1984


Deve ritenersi luogo aperto al pubblico un locale abbandonato, privo di porta, accessibile da parte di
chiunque. (Fattispecie in tema di atti osceni).
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8104 del 5 ottobre 1984)

Cass. pen. n. 7227/1984


In tema di delitto di atti osceni, un “capanneto” ed un campo di grano non recintato ed adiacente una
pubblica strada debbono essere qualificati luoghi aperti al pubblico. Infatti rientrano in tale categoria tutti
quei luoghi, ancorché appartenenti a privati, nei quali terze persone, anche se in numero limitato, possono
accedere sia pure solo in certi momenti ed a certe condizioni.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 7227 del 6 settembre 1984)
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Cass. pen. n. 8616/1983


Ai fini della sussistenza del delitto di atti osceni, di cui all'art. 527 c.p., deve essere considerato luogo
aperto al pubblico non solo quello al quale chiunque può accedere, ma anche quello aperto ad una sola
categoria di persone che abbiano determinati requisiti. (Fattispecie relativa a gabinetto di radiologia di un
ospedale pubblico, cui poteva accedere solo il personale infermieristico e medico).
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8616 del 20 ottobre 1983)

Cass. pen. n. 64/1983


L'oscenità di un comportamento è carattere intrinseco agli atti, di cui questo si compone, e che si
qualificano per la loro contrarietà obiettiva al comune sentimento del pudore, anche se abbiano la durata di
attimi e possano sfuggire alla percezione e alla valutazione di terzi. Queste ultime circostanze, infatti,
possono essere valutate solo ai fini della commisurazione della pena.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 64 del 6 gennaio 1983)

Cass. pen. n. 12877/1978


La toilette di un cinema, che non sia chiusa a chiave in modo da impedirne l'accesso, deve considerarsi ai
fini del delitto di atti osceni, luogo aperto al pubblico.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 12877 del 21 ottobre 1978)

Cass. pen. n. 6278/1978


Quando gli atti osceni sono commessi in luogo pubblico non ha rilevanza il grado di percettibilità di essi e
l'efficienza delle cautele impiegate per evitare l'indiscrezione altrui; ne è sufficiente per degradare il dolo a
colpa il fatto che l'autore abbia cercato di proteggerli da indiscrezioni, con mezzo, quale quello di porsi al
riparo di un cespuglio, inadeguato ad escludere la visibilità anche accidentale, stante la consapevolezza del
reo della possibilità dell'altrui percezione e l'accettazione del relativo rischio.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 6278 del 24 maggio 1978)

Cass. pen. n. 5513/1978


Ai fini del delitto di atti osceni la cella carceraria è luogo aperto al pubblico. Infatti, per luogo aperto al
pubblico deve intendersi quell'ambiente anche ad accessibilità non generalizzata e libera per tutte le
persone che vogliano introdurvisi, ma limitata, controllata e funzionalizzata ad esigenze non private,
sempre che sussista la possibilità giuridica e pratica per un numero indeterminato di soggetti, ancorché
qualificati da un titolo, di accedere senza legittima opposizione di chi sull'ambiente stesso eserciti un
potere di fatto o di diritto. Pertanto, la cella carceraria non può distinguersi, come luogo di privata dimora
del detenuto, da altre parti dello stabilimento carcerario destinata allo svolgimento della vita di relazione
della popolazione carceraria e del personale di custodia.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 5513 del 13 maggio 1978)

Cass. pen. n. 1702/1972


La esibizione di organi genitali maschili ad una donna, anche se compiuta al fine di offesa o disprezzo
anziché di soddisfacimento di impulso sessuale, è per sua natura offensiva del comune senso del pudore ed
integra il delitto di atti osceni. Il delitto di atti osceni è punibile a titolo di dolo generico, pertanto per la
sua configurazione è sufficiente la volontà cosciente di compiere l'atto obiettivamente idoneo ad offendere
immediatamente la verecondia sessuale, essendo irrilevante il motivo che ha determinato l'agente al
comportamento osceno.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1702 del 13 novembre 1972)

Cass. pen. n. 769/1972


Luogo aperto al pubblico è quello al quale chiunque può accedere a determinate condizioni, ovvero quello
al quale ha accesso una categoria di persone. Necessariamente debbono essere considerate luogo aperto al
pubblico le scale di un palazzo, in quanto esse sono percorribili dagli inquilini del palazzo stesso e da
quanti hanno necessità o volontà di recarsi nelle abitazioni dei primi.
(Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 769 del 6 ottobre 1972)

Cass. pen. n. 314/1971


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Nel reato di atti osceni non è configurabile il tentativo poiché, escludendosi la possibilità dell'offesa al
pubblico pudore — bene protetto dalla norma — verrebbe a mancare l'oggettività del reato.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 314 del 18 febbraio 1971)

Cass. pen. n. 1368/1970


Il delitto di atti osceni è un delitto di pericolo e non di danno; alla sua realizzazione concorrono l'oscenità
degli atti — ravvisabile nella loro idoneità oggettiva all'offesa della morale e del sentimento di pudore
altrui, in relazione alle condizioni di ambiente, di tempo e di persona, indipendentemente, quindi, dalla
loro effettiva visibilità e dalla loro concreta percezione e valutazione soggettiva della loro natura — e il
luogo pubblico, aperto o esposto al pubblico.
(Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1368 del 24 novembre 1970)

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