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INFORMAZIONE E LIBERTÀ DI MANIFESTAZI0NE DEL PENSIERO

COMUNICAZIONE:
In greco à rendere comune e partecipare= concetto di comunità
In latino à condividere
Come scambio di significati à c’è un mittente, un destinatario e un messaggio (= INFORMAZIONE, il
contenuto veicolato)

• Art 3 Cost: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale (dignità, onore, reputazione…)

• Art. 15 Cost: «La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono
inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria con le
garanzie stabilite dalla legge.»
- La libertà di espressione è tutelata nella sua forma essenzialmente riservata.
- Tutela la libertà di esprimere una comunicazione che per le modalità con le quali viene espressa deve
rimanere segreta.
- Es. mailing list
- Sia nell’art 15 sia nel 21 bisogna distinguere 3 fasi del messaggio: emissione, trasmissione, ricezione.
- La ricezione del messaggio deve poter avvenire per volontà del mittente al riparo della curiosità dei
terzi. Quindi il mittente deve preoccuparsi di porre al riparo della curiosità dei terzi anche le fasi
dell’emissione e della trasmissione.

• Art. 17: libertà di riunione.


• Art. 18: libertà di associazione.

• Art. 21 Cost: libertà di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di
diffusione. à base della democrazia
- La libertà di espressione del pensiero è protetta nella sua dimensione pubblica.
- Tutela la libera circolazione delle idee e del diritto d’autore, delle opinioni, notizie, informazioni, stati
emotivi o passionali (propaganda, apologia), satira
- Tutela anche il diritto al silenzio (al non esprimere nessuna opinione)
• Es. blog, forum, siti di discussione online
• 3 momenti importanti: informazione e cronaca, critica dell’esistente, proposta e programma di
mutamento

• I comma: i giornalisti hanno il diritto di utilizzare i mezzi di diffusione del pensiero

• Dal II al V comma: disciplina della stampa.


La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure (controllo preventivo sulla stampa) à
si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per
i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la
legge stessa prescriva. Nel caso di assoluta urgenza il sequestro della stampa periodica può essere
eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria che devono entro 24 ore fare denuncia

• V comma: la legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di
finanziamento della stampa periodica.

• VI comma: sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni
contrarie al buon costume (sentenza Cost. n. 293 del 2000)
• L’art 21 non tratta di radio e televisione à nel 2018 c’è stata proposta di legge per cui non devono
esserci leggi o comportamenti dei poteri pubblici che ostacolano l’accesso a internet.
Bisogna interpretare: la Repubblica interviene in caso di discriminazioni.

• Non abbiamo il diritto a ricevere le informazioni= perché se ci fosse questo diritto, significherebbe che
dall’altra parte, chi scrive l’informazione avrebbe l’obbligo di trasmettermi quell’info. Ma l’informazione
è una libertà à servizio di distribuzione (es. poste)

Art. 51 codice penale: l’esercizio di un diritto esclude la punibilità: configurazione della professione
giornalistica come esercizio di un diritto.
Quando vengono rispettati i tre limiti al diritto d’informare, vuol dire che il diritto di informare è stato
esercitato bene e non può esserci diffamazione

Art. 656 codice penale: punisce la diffusione di notizie false, esagerate e tendenziose atte a turbare
l’ordine pubblico.
Il giornalista che diffonde una notizia falsi risponde all’ordine dei giornalisti (correttezza professionale).
Se la notizia non reca danno a nessuno, il falso non va punito perché non viola i diritti fondamentali à es.
si ricorre all’art 3 Cost.

Art. 19 Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni
Unite il 10 dicembre 1948): «Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il
diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere
informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere».

• Art. 33 Cost: L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.


• Art. 49 = diritto di associarsi liberamente in partiti politici per concorrere con metodo democratico a
determinare la politica nazionale.

• Evoluzione tecnologica dei mezzi di comunicazione ha generato un ampliamento delle dimensioni del
fenomeno informativo
• Fenomeno della convergenza multimediale = un unico mezzo consente la realizzazione di svariati servizi
comunicativi e informativi
• Uno stesso tipo di comunicazione presenta talvolta i connotati di entrambe le libertà (determinatezza dei
destinatari e diffusività del messaggio)
• Social network, chat, social group = l’utente a volte non sa se la conversazione alla quale partecipa è una
comunicazione chiusa al pubblico o meno
• Servizi televisivi su richiesta (Video on Demand) = l’utente richiede al fornitore la trasmissione di un
programma nell’orario desiderato. L’utente interagisce con il gestore del servizio. Però non si applica l’art. 15
Cost. perché la persona del destinatario è irrilevante per l’emittente: la comunicazione ha un carattere
originariamente non riservato e comunque non personalizzato in funzione dei soggetti riceventi
individualmente considerati
• Quindi, per il video on demand si applica l’art. 21 della Costituzione e non l’art. 15, perché non è
comunicazione riservata
CORTE COSTITUZIONALE SUI PROBLEMI DELLA PRATICA GIORNALISTICA

• Sent. n. 11/1968 sull’art. 29: richiede per l’iscrizione dei professionisti, fra l’altro, l’iscrizione nel registro dei
praticanti e l’esercizio della pratica per almeno 18 mesi. Pericolo che l’accesso al registro dei praticanti e,
mediatamente all’albo sia rimesso alla completa discrezionalità degli editori, dei direttori e degli altri
giornalisti già iscritti

Art. 36: i giornalisti di nazionalità straniera possono iscriversi in un elenco speciale se hanno compiuto 21 anni
e sempre che lo Stato di cui sono cittadini pratichi il trattamento di reciprocità. Deve poter godere almeno in
Italia di tutti quei fondamentali diritti democratici che non siano strettamente inerenti allo status civitatis

• Fotoreporter svolge attività giornalistica quando organizzando le foto secondo uno sviluppo concettuale le
rende omogenee con titoli e commenti in modo che l’insieme risulti idoneo a svolgere le funzioni di
concettualizzazione dell’evento e a descrivere il fatto per fornire la notizia o il commento
• Il regolamento governativo n. 137/2012 interviene su due profili: 1) formazione continua; 2) revisione del
sistema disciplinare.
• Non incide invece sui contenuti della deontologia o sulla sottoposizione degli iscritti all’esercizio del potere
disciplinare interno alla categoria
• Non interviene sul titolo di studio di accesso e sulla composizione e sulle funzioni del Consiglio nazionale.

• Decreto legislativo n. 67/2017 modifica la composizione del Consiglio nazionale dell’Ordine.


Il Consiglio nazionale è composto da non più di sessanta membri di cui due terzi professionisti e un terzo
pubblicisti, eletti dagli iscritti agli Ordini regionali e interregionali, prevedendo in ciascuna categoria almeno
un rappresentante delle minoranze linguistiche riconosciute

LIMITI DEL DIRITTO DI INFORMARE:


• Limiti sostanziali o impliciti: onore (dimensione soggettiva), reputazione (dimensione oggettiva), riservatezza
(la relazione tra la protezione dei dati sensibili e l’attività informativa), identità personale… (violazione della
reputazione à reato di diffamazione a mezzo stampa)
1. Interesse pubblico: il fatto che quella notizia abbia interesse pubblico a conoscerla, interessa alla collettività,
perché conoscere quella notizia è fondamentale per permetterci di esercitare in modo compiuto i nostri
diritti fondamentali di persona. Es. diritti politici (per diritto di voto, per conoscere i programmi dei politici, la loro vita privata…
es. gossip: c’è consenso delle persone anche per info private)
2. Verità: bisogna che ci sia la buona fede (chi scrive pensa che quello che scrive è vero). Deve sempre esserci il
controllo sulla fonte. Per la giurisprudenza = inesistenza di fonti privilegiate che dispensino il giornalista
dall’onere dell’esame, del controllo e della verifica dei fatti. La notizia deve riportare tutti i fatti, non solo una
parte
3. Continenza: nell’esporre la notizia venga usato un linguaggio civile, educato e consono

• Criteri o limiti modali: regolano il bilanciamento tra diritto di informare e diritti della personalità: interesse
pubblico (alla notizia), verità (dei fatti narrati) e continenza
• Non sono ammissibili limiti alla libertà di manifestazione del pensiero diversi da quelli fondati sulla
Costituzione
• Il direttore responsabile (tutela i lettori) risponde per mancato controllo se l’articolo è diffamatorio insieme al
giornalista 1/3 della sua pena
• Se manca il direttore responsabile: reato di stampa clandestina
Art. 595 codice penale: Diffamazione
Chiunque, fuori dei casi indicati nell'articolo precedente, comunicando con più persone, offende l'altrui
reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1.032.
Se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero
della multa fino a euro 2.065.
Se l'offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la
pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a euro 516.
Se l'offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, o ad una sua rappresentanza o ad una
autorità costituita in collegio, le pene sono aumentate.
• Bisogna dimostrare il dolo in tribunale: se veniamo diffamati a mezzo stampa possiamo rivolgerci sia al
giudice penale sia al giudice civile: a quest’ultimo possiamo richiedere solo un risarcimento in denaro
adeguato al danno e basta la colpa (il giornalista è stato negligente, non attento, non ha verificato la fonte...),
non serve il dolo.
• Art. 2043 codice civile: qualunque fatto doloso o colposo che causa un danno ai diritti altrui obbliga chi l’ha
compiuto a risarcire il danno
• Internet non è stampa quindi si applica un’altra legge sulla diffamazione: non si applica la diffamazione a
mezzo stampa (art. 13 n. 47 del 1948), perché non c’è distribuzione concreta
• Art. 223 del 1990: legge Mammì= la legge n. 47 del 1948 si applica alla televisione (sia canali privati sia Rai) e
alla radio
• In tv: c’è il delegato al controllo (stessa funzione del direttore responsabile della stampa cartacea)

CRITERIO DI CONTINENZA
• Il rispetto della continenza va verificato in aderenza al contesto nel quale l’informazione si colloca. La
scorrettezza nella forma civile dell’esposizione dei fatti sarà sanzionata laddove emerga che la volontà del
giornalista eccede lo scopo informativo, va al di là del fine di dare informazioni alle persone, non rivolgendosi
alla mera diffusione delle informazioni e quindi all’appagamento del pubblico interesse alla conoscenza, bensì
ad un’aggressione personale nei confronti di uno o più individui, alla violazione della dignità umana delle
persone.
• Non devono esserci dei sottintesi e delle insinuazioni: non deve far nascere l’idea nel lettore che ci sia
qualcosa tra le righe, di non detto
• Esposizione civile del linguaggio e chiarezza dell’esposizione dell’articolo, che non dovrebbe mai essere
subdolo
1. Sottinteso sapiente: vengono usate parole che i lettori intenderanno in modo diverso o contrario al
significato letterale
2. Certi usi delle virgolette per far intendere che il significato è altro rispetto alla parola usata (es. “simbolo di
onestà”, in chiave ironica per suscitare reazione sfavorevole nei confronti della persona da parte del lettore)
3. Accostamenti suggestionanti: per mettere in cattiva luce una persona parlando di fatti passati negativi che
non hanno collegamenti al fatto di cui si parla
4. Anche uso di certi aggettivi può andare contro principio di continenza (es. uso “impressionante” o “strano”)
5. Insinuazioni: uso di espressioni (senza basarsi su fatti) per far sospettare che la persona di cui si parla abbia
fatto cose non giuste senza basarsi su fatti o fonti
6. Linguaggio offensivo

• Tutti e 5 sono casi di attività informativa illecita


• Es. Giornalista che chiama “bastardi” ragazzi accusati di omicidio di un tredicenne (non c’era ancora condanna definitiva= non si era certi
che fossero stati loro: presunzione di innocenza)

• Dovremmo seguire queste regole anche quando scriviamo sui social un contenuto informativo (di interesse
pubblico)
• Quando non si rispetta la continenza non viene fornita informazione degna (info deve fornire conoscenza dei
fatti)
• Anche libri, romanzi che hanno esigenza informativa devono seguire tutte le regole

FAKE NEWS
Giovanni Sartori: Analisi pessimistica del passaggio da Homo sapiens a homo videns. Colui che acquisisce il proprio sapere grazie alle immagini
• Lui critica il momento in cui la tv diventa canale principale di informazione
• Sotto-informazione: informazione del tutto insufficiente che impoverisce troppo la notizia che dà, o altrimenti il non informare affatto
(omissione informativa o silenzio di fatto), la pura e semplice eliminazione di nove notizie su dieci, ridurre troppo.
• Disinformazione: manipolazione dell’informazione, costruzione di notizie false con obiettivo di ingannare gli utenti. Inducono
consapevolmente la società all’inganno
• Informazione: trasformazione del fatto grezzo in notizia = la trasformazione non permette al destinatario di disporre degli elementi
essenziali del fatto avente rilievo pubblico (verità e interesse pubblico, mediante l’indice dell’essenzialità, risultano nella sotto-
informazione carenti)
• Anche la sotto-informazione è fake news: impoverisce la notizia (es. ridurre troppo la notizia)
• Riferimento alla società digitale ma spiega che in realtà c’è sempre stata
Nel 1990 si è estesa l’aggravante per mezzo stampa anche a radio e televisione, oltre alle riproduzioni tipografiche
ottenute con mezzi meccanici o fisico-chimici destinati alla pubblicazione.

• Il giornalista è iscritto all’ordine/albo dei giornalisti (istituito nel 1963) e svolge il lavoro in maniera
continuativa ed esclusivaà chi non è iscritto svolge atti giornalistici
• Pubblicista: svolge il lavoro in maniera continuativa ma non esclusiva (e non deve fare l’esame di stato)

Sentenza 2 aprile 2009 Kydonis c. Grecia la Corte EDU ha ritenuto che le pene detentive non siano compatibili con
la libertà di espressione, perché il carcere ha un effetto deterrente sulla libertà dei giornalisti di informare con
effetti negativi sulla collettività che ha a sua volta diritto a ricevere informazioni.
Corte europea (Strasburgo) può anche decidere se la pena detentiva è eccessiva per il giornalista: il carcere si usa
solo per discorsi di odio e istigazione concreta alla violenza
Es. caso Belpietro (campagna di stampa diffamatoria nei confronti della Magistratura). Fece ricorso alla Corte EDU sostenendo che la
condanna violasse la sua libertà di pensiero: gli diede ragione (violazione art 10 della carta dei diritti dell’uomo)
• Caso Sallusti: Cassazione 26 sett. 2012, V Sezione penale, sent. n. 41249/2012: ha confermato la condanna a 14 mesi di carcere nei
confronti di Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, colpevole di avere diffamato un magistrato della Repubblica nel caso della
ragazza incinta. Direttore chiamato a rispondere per culpa in vigilando rispetto ad un articolo anonimo pubblicato sulla testata da lui
diretta, ma soprattutto per concorso nel reato di diffamazione a mezzo stampa avendo egli approvato e modificato il testo dell’articolo
oggetto di contestazione. Intervento di Napolitano = carcere come extrema ratio per i reati di opinione à nel 2012 muta la pena
detentiva in pena pecuniaria

• Maggio 2013 sono state presentate alle Camere svariate proposte di legge che puntano a modificare la disciplina della diffamazione a
mezzo stampa eliminando la pena detentiva per i delitti contro l’onore (come ingiuria e diffamazione)
• Disegno di legge Costa composto di tre articoli: i reati di ingiuria e diffamazione sono conservati come delitti e quindi non sono
depenalizzati; ad essi non si applicherebbe più la pena detentiva ma solamente una sanzione pecuniaria
RETTIFICA

• In caso di pubblicazione di notizie diffamatorie, per tutte le testate sia cartacee sia online, deve avvenire
entro 48 ore e senza commento (senza le code: lettera in cui si afferma che l’articolo precedente era giusto)
ed eviterà anche le sanzioni pecuniarie
• I blog non hanno obbligo di rettifica

COME DEVE ESSERE ESERCITATO IL DIRITTO DI CRONACA?


Utilità sociale dell’informazione, verità della notizia narrata, oggettiva o anche soltanto putativa, purché in
questo caso, frutto di un serio e diligente lavoro di ricerca; forma civile della esposizione dei fatti e della loro
valutazione (continenza)
• Utilità sociale dell’informazione= rilevanza oggettiva del fatto narrato, divulgazione di ogni informazione che
risponda all’interesse della collettività a essere tenuta al corrente su particolari aspetti dell’organizzazione
sociale
• Interesse pubblico è diverso dall’interesse del pubblico
• Allorquando una persona riveste una funzione socialmente rilevante anche il suo operato come soggetto
privato interessa il pubblico nella misura in cui esso possa avere attitudine a incidere pregiudizievolmente
sull’esercizio delle sue funzioni e sull’istituzione che egli rappresenta (Tribunale di Roma 1993)

Art. 136: finalità giornalistiche e altre manifestazioni del pensiero


«Prevede misure ed accorgimenti a garanzia degli interessati rapportate alla natura dei dati, in particolare per
quanto riguarda quelli idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale (dati sensibili)»
• Serve consenso del titolare per dati sensibili
• Comunicazione giornalistica non è soggetta a queste regole: può divulgare dati senza consenso del titolare,
quando i dati vengono usati per motivi di informazione giornalistica
• Dal 2016: testo unico dei doveri del giornalista (compreso codice deontologico)

Art. 5: Diritto all’informazione e dati personali

1. Nel raccogliere dati personali atti a rivelare origine razziale ed etnica, convinzioni religiose, filosofiche o
di altro genere, opinioni politiche, adesioni a partiti, sindacati, associazioni o organizzazioni a carattere
religioso, filosofico, politico o sindacale, nonché dati genetici, biometrici intesi a identificare in modo
univoco una persona fisica e dati atti a rivelare le condizioni di salute e la sfera sessuale, il giornalista
garantisce il diritto all’informazione su fatti di interesse pubblico, nel rispetto dell’essenzialità
dell’informazione, evitando riferimenti a congiunti o ad altri soggetti non interessati ai fatti.
2. In relazione a dati riguardanti circostanze o fatti resi noti direttamente dagli interessati o attraverso
loro comportamenti in pubblico, è fatto salvo il diritto di addurre successivamente motivi legittimi
meritevoli di tutela.

Modifiche al testo unico dei doveri del giornalista. Entrata in vigore il 1° gennaio 2021
Art. 5-bis: Rispetto delle differenze di genere
Nei casi di femminicidio, violenza, molestie, discriminazioni e fatti di cronaca, che coinvolgono aspetti
legati all’orientamento e all’identità sessuale, il giornalista:

a) presta attenzione a evitare stereotipi di genere, espressioni e immagini lesive della dignità della
persona;
b) si attiene a un linguaggio rispettoso, corretto e consapevole. Si attiene all’essenzialità della notizia e
alla continenza. Presta attenzione a non alimentare la spettacolarizzazione della violenza. Non usa
espressioni, termini e immagini che sminuiscano la gravità del fatto commesso;
c) assicura, valutato l’interesse pubblico alla notizia, una narrazione rispettosa anche dei familiari delle
persone coinvolte.

Art. 6: Essenzialità dell'informazione

1. La divulgazione di notizie di rilevante interesse pubblico o sociale non contrasta con il rispetto della
sfera privata quando l'informazione, anche dettagliata, sia indispensabile in ragione dell'originalità del
fatto o della relativa descrizione dei modi particolari in cui è avvenuto, nonché della qualificazione dei
protagonisti.
2. La sfera privata delle persone note o che esercitano funzioni pubbliche deve essere rispettata se le
notizie o i dati non hanno alcun rilievo sul loro ruolo o sulla loro vita pubblica.
3. Commenti e opinioni del giornalista appartengono alla libertà di informazione nonché alla libertà di
parola e di pensiero costituzionalmente garantita a tutti

Garante della privacy= autorità amministrativa indipendente: soggetto pubblico indipendente nei confronti del potere
politico (governo e parlamento) che svolge attività amministrativa sul campo della privacy.
Es. Le iene bloccavano i parlamentari per un’intervista. Poi venivano obbligati a sottoporsi ad un’attività di trucco (in realtà tampone per verificare
positività alla cocaina). Politici fecero richiamo al garante, il garante della privacy blocca la trasmissione (perché attività giornalistica di quella
trasmissione ha violato privacy ed essenzialità) à dei 50 intervistati, 25 erano positivi e anche se non venivano nominato si poteva capire chi erano

Es. Caso AIDS: pubblicati tutti i dati della persona


• Dignità persona / privacy / salute / diritto di informare / diritto ad essere informati
• Dati pubblicati per avvertire le persone con cui questa donna era stata a letto a fare il test
• Il garante chiese se il diritto ad essere informati (pubblicazione dati, erano tutti indispensabili?) poteva essere fatto in maniera meno invasiva: si,
l’informazione poteva avvenire in maniera diversa (es. mettere a disposizione un numero verde)
• Interesse pubblico, verità, continenza: tre regole da rispettare sempre quando si scrive un articolo di tipo informativo

Giornalismo d’inchiesta:
l’acquisizione della notizia avviene autonomamente, direttamente, attivamente da parte del giornalista e non mediata
da fonti esterne mediante la ricezione passiva di informazioni.
Caso di mala sanità: caso del laboratorio che non si accorge che il the non è liquido organico
• Il laboratorio clinico denuncia i giornalisti per violazione d’immagine, perché hanno creato artificio (menzogna) e non hanno detto che era the
invece che liquido organico e perché i giornalisti non si sono qualificati
• Molto forte l’interesse pubblico a sapere dell’inefficienza del laboratorio
• Cassazione dice che giornalisti si sono comportati in modo corretto

Fanpage filmò un assessore in un luogo aperto al pubblico, mentre parlava di appalti e percentuali di tangenti sugli appalti. Ma lui parlava con una
persona mandata da fanpage (ex boss della camorra), con una busta di soldi per vedere se l’assessore li accettava o no
• Non è ammesso perché il giornalista non può trasformarsi in agente provocatore (causare la commissione di un reato)
• Fanpage venne accusata di non aver correttamente esercitato l’attività giornalistica da parte della Cassazione
• Giornalista deve sempre essere un testimone

CRITERIO DI VERITÀ
• Bisogna sempre controllare le fonti (anche se la notizia è stata pubblicata dal Corriere, Rai ecc.)
• Ma ci sono delle eccezioni (agenzie giornalistiche, di stampa… imprese che hanno come attività quella di cercare e
trasmettere informazioni per i propri clienti, come imprese, governi…)
• Grandi agenzie di stampa pubblicano info. molto importanti
• Se la notizia viene da questa grande agenzia giornalistica la notizia viene considerata fonte di particolare
autorevolezza (come farebbe una piccola impresa giornalistica locale a indagare sulle fonti di materia internazionale?)
à presunzione di verità
STAMPA

Art. 2: Indicazioni obbligatorie sugli stampati:

Ogni stampato deve indicare il luogo e l'anno della pubblicazione, nonché il nome e il domicilio dello stampatore e,
se esiste, dell'editore.
I giornali, le pubblicazioni delle agenzie d'informazioni e i periodici di qualsiasi altro genere devono recare la
indicazione: del luogo e della data della pubblicazione; del nome e del domicilio dello stampatore; del nome del
proprietario e del direttore o vicedirettore responsabile.
All'identità delle indicazioni, obbligatorie e non obbligatorie, che contrassegnano gli stampati, deve corrispondere
l’identità di contenuto in tutti gli esemplari.

Art.3: Direttore responsabile

• Ogni giornale o altro periodico deve avere un direttore responsabile. Il direttore responsabile deve essere
cittadino italiano e possedere gli altri requisiti per l'iscrizione nelle liste elettorali politiche. Può essere direttore
responsabile anche l'italiano non appartenente alla Repubblica, se possiede gli altri requisiti per la iscrizione nelle
liste elettorali politiche.
• Quando il direttore sia investito di mandato parlamentare, deve essere nominato un vicedirettore, che assume la
qualità di responsabile.
• Vedi l'art. 9, l. 6 febbraio 1996, n. 52, che, agli effetti del presente articolo, ha equiparato i cittadini degli stati
membri della Comunità europea ai cittadini italiani.

Art.4: Proprietario

• Per poter pubblicare un giornale o altro periodico, il proprietario, se cittadino italiano residente in Italia, deve
possedere gli altri requisiti per l'iscrizione nelle liste elettorali politiche.
• Se il proprietario è cittadino italiano residente all'estero, deve possedere gli altri requisiti per l'iscrizione nelle
liste elettorali politiche.
• Se si tratta di minore o di persona giuridica, i requisiti indicati nei commi precedenti devono essere posseduti dal
legale rappresentante.
• I requisiti medesimi devono essere posseduti anche dalla persona che esercita l'impresa giornalistica, se essa è
diversa dal proprietario.

Art. 5: registrazione

«Nessun giornale o periodico può essere pubblicato se non sia stato registrato presso la cancelleria del tribunale,
nella cui circoscrizione la pubblicazione deve effettuarsi.
Per la registrazione occorre che siano depositati nella cancelleria:
1) una dichiarazione, con le firme autenticate del proprietario e del direttore o vicedirettore responsabile, dalla
quale risultino il nome e il domicilio di essi e della persona che esercita l'impresa giornalistica, se questa è diversa
dal proprietario, nonché il titolo e la natura della pubblicazione;
2) i documenti comprovanti il possesso dei requisiti indicati negli artt. 3 e 4;
3) un documento da cui risulti l'iscrizione nell'albo dei giornalisti, nei casi in cui questa sia richiesta dalle leggi
sull'ordinamento professionale;
4) copia dell'atto di costituzione o dello statuto, se proprietario è una persona giuridica.
• Il presidente del tribunale o un giudice da lui delegato, verificata la regolarità dei documenti presentati, ordina,
entro quindici giorni, l'iscrizione del giornale o periodico in apposito registro tenuto dalla cancelleria.
• Il registro è pubblico»

Altri:

Art. 1 r.dlgs. n. 561/46: prevede il sequestro da parte dell’A.G. di non oltre tre esemplari di giornali, pubblicazioni o stampati offensivi del buon
costume o della pubblica decenza (questi ultimi non sono delitti ma contravvenzioni = dubbio di legittimità costituzionale).

Art. 161 l. n. 633/41: consente all’A.G. di ordinare il sequestro di stampati che violino il diritto d’autore.

Art. 8 l. n. 645/1952: prevede il sequestro della stampa periodica che faccia apologia di fascismo.
Legge n. 416/1981 sull’editoria:

1) obbligo per le imprese giornalistiche per motivi di trasparenza della titolarità a persone fisiche o a società
riconducibili a persone fisiche;
2) istituzione del Registro nazionale della stampa, al quale devono iscriversi obbligatoriamente gli editori dei
giornali quotidiani e periodici;
3) prescrizione dell’obbligo di pubblicare annualmente sulla base di uno schema tipico i bilanci delle imprese
editrice di giornali quotidiani;
4) obbligo di conoscenza degli investimenti pubblicitari da parte delle società concessionarie di pubblicità.

CEDU (CONVENZIONE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO)


ART. 10

1. Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere
o di comunicare informazioni o idee senza ingerenza alcuna da parte delle autorità pubbliche e senza
considerazione di frontiera. Il presente articolo noti impedisce che gli Stati sottopongano a un regime di
autorizzazione le imprese di radiodiffusione, di cinema o di televisione.
2. L’esercizio di queste libertà, comportando doveri e responsabilità, può essere sottoposto a determinate
formalità, condizioni, restrizioni o sanzioni previste dalla legge e costituenti misure necessarie in una società
democratica, per la sicurezza nazionale, l’integrità territoriale o l’ordine pubblico, la prevenzione dei reati, la
protezione della salute e della morale, la protezione della reputazione o dei diritti altrui, o per impedire la
divulgazione di informazioni confidenziali o per garantire l’autorità e la imparzialità del potere giudiziario.

CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UE ALLEGATA AL TRATTATO DI UE


Articolo 11: Libertà di espressione e d'informazione

1. Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere
o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza
limiti di frontiera.
2. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati.
ORDINAMENTO DEI GIORNALISTI

• Giornalisti = coloro che prestano la loro opera di pensiero a favore di un giornale o di un altro mezzo
d’informazione periodica
• Ordine dei giornalisti: associazione pubblica per esercitare in modo professionale il giornalismo (punisce chi si
comporta scorrettamente)
Legge n. 69 del 1963 «Ordinamento della professione di giornalista» à Legge ispirata e progettata da Guido
Gonella:
• «Non lo Stato, ma i giornalisti sono delegati ad abilitare i giornalisti alla loro professione. Questo è il
carattere peculiare del nostro esame che è di Stato, ma che è, per volontà dello Stato, affidato alla
professione».

Art. 2: diritti e doveri


• È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di critica, limitata dall'osservanza delle
norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della
verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede.
• Devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte, e riparati gli eventuali errori.
• Giornalisti e editori sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte delle notizie, quando ciò
sia richiesto dal carattere fiduciario di esse, e a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la
cooperazione fra giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori.

• La creatività: l’attività non si esaurisce nella raccolta della notizia e dunque nella sua prospettazione asettica.
La notizia viene sempre selezionata, elaborata e commentata. Il giornalista è un filtro tra il fatto e il pubblico
che di esso viene portato a conoscenza. Si tratta di un’attività intellettuale.
• FNSI = sindacato unico e unitario.

1. Albo professionisti: lavorano in modo esclusivo e continuato


2. Albo pubblicisti: deve dimostrare di aver pubblicato per almeno 2 anni
3. Praticanti: aspiranti professionisti (legge del 63 li disciplina): deve avere 18 anni, non deve essere indagato
per reati dolosi, deve avere un titolo di studio minimo scuola superiore, altrimenti deve sostenere prova di
cultura generale.
• Praticantato: per 18 mesi presso radio, tv o stampa, siti internet... se la redazione è locale devono esserci
almeno 4 professionisti redattori ordinari. Se invece è a livello nazionale, almeno 6 giornalisti
professionisti
• la legge impone un’assunzione presso un’azienda editoriale, capovolgendo la prospettiva per la quale
l’assunzione dovrebbe rappresentare il punto di arrivo della pratica e non la condizione preliminare per il
suo svolgimento
• l’esame di idoneità professionale interviene al termine di un periodo di praticantato che rappresenta un
vero e proprio esercizio professionale
Art. 32. Prova di idoneità professionale legge professionale n. 69/1963

- L'accertamento della idoneità professionale, di cui al precedente art. 29, consiste in una prova scritta e
orale di tecnica e pratica del giornalismo, integrata dalla conoscenza delle norme giuridiche che hanno
attinenza con la materia del giornalismo.
- L'esame dovrà sostenersi in Roma, innanzi ad una Commissione composta di sette membri, di cui
cinque dovranno essere nominati dal Consiglio nazionale dell'Ordine fra i giornalisti professionisti
iscritti da non meno di 10 anni.
- Gli altri 2 membri saranno nominati dal presidente della Corte di Appello di Roma, scelti l'uno tra i
magistrati di tribunale e l'altro tra i magistrati di appello; quest'ultimo assumerà le funzioni di
presidente della Commissione di esame.

• Prove scritta (sintesi di un articolo, Max 1800 caratteri spazi inclusi), questionario, redazione articolo su
argomento a scelta (Max 2700 caratteri)
• Prova orale (elementi storia del giornalismo, sociologia, psicologia, pratica e tecnica del giornalismo,
conoscenza delle norme dell’attività giornalistica
• Esame cultura generale (per chi non ha scuola superiore)
Per svolgere la pratica devo limitare la mia linea di pensiero per aderire a quella seguita dall’azienda per cui svolgo la
pratica?
• Inizio e svolgimento del praticantato dipendono dalla volontà e dalla disponibilità dell’editore. Rischio di
omologazione ideologica: il filtro professionale potrebbe legarsi al rischio di controllo ideologico
• Obbligo di iscrizione all’albo ai fini dell’esercizio della professione giornalistica è in contrasto con l’art. 21
Cost. che consente a tutti di manifestare liberamente il proprio pensiero?
• Art. 45 l. n. 69/1963 = nessuno può assumere il titolo né esercitare la professione di giornalista se non è
iscritto all’albo professionale. La violazione di tale disposizione è punita a norma degli artt. 348 e 498 del
c.p. ove non costituisca reato più grave

Questi sono i problemi della legge 69 del 1963, per cui è intervenuta la Corte Costituzionale con la sentenza n. 11 del
1968, dicendo che:
• C’è una differenza sostanziale tra l’esercizio della libertà di stampa da parte di un soggetto comune, cosa
sempre ammessa, e l’esercizio della libertà di stampa da parte di un soggetto professionalmente
qualificato come giornalista
• La legge n. 69 del 1963 disciplina solamente la professione giornalistica, non disciplina affatto l’uso del
giornale come mezzo di manifestazione e di diffusione del pensiero
• Mentre l’art. 21 Cost. disciplina l’uso dello scritto come mezzo della libera espressione, la legge
professionale disciplina l’esercizio della professione giornalistica: le due discipline si pongono su piani
diversi

FOTOGRAFIA

• Le foto possono anche avere connotazioni artistiche ma anche trasmettere notizie, fatti di interesse pubblico,
opinioni e punti di vista, critiche
• Possono stimolare le coscienze su determinati fatti, produrre mobilitazioni
• La fotografia deve sostituire o completare l’informazione scritta: se la sostituisce deve essere accompagnata
da didascalie
• Fotoreporter organizza le foto dandogli uno sviluppo concettuale e logico che ci permette di comprendere il
fatto: è quindi considerato a tutti gli effetti giornalista per attività selettiva e creativa
• Nel 1965 regolamento del governo n. 115 (che diede esecuzione alla legge n. 69): introdusse nell’elenco i
cine-foto-operatori
• Es. Bambina nuda che fugge dalla guerra bannata da Facebook, poi considerata foto informativa

• Regolamento n. 127 del 2012: formazione continua per i giornalisti, anche dal punto di vista giuridico. Chi
non partecipa compie illecito professionale. È un obbligo di correttezza ed etica professionale
• Modificato sistema disciplinare: organi dell’ordine dei giornalisti a livello regionale
• Carta di Treviso: regola come deve comportarsi il giornalista quando tratta di minori (anonimato, non si
pubblicano i dati personali del minore, la foto o video deve essere pixellata)
Art. 6 RIFORMATO

Doveri nei confronti dei soggetti deboli. Informazione scientifica sanitaria

Il giornalista:
a) rispetta ì diritti e la dignità delle persone malate o con disabilità siano esse portatrici di menomazioni fisiche,
mentali, intellettive o sensoriali, in analogia con quanto già sancito per i minori dalla «Carta di Treviso»;
b) evita nella pubblicazione di notizie su argomenti scientifici un sensazionalismo che potrebbe far sorgere timori o
speranze infondate avendo cura di segnalare i tempi necessari per ulteriori ricerche e sperimentazioni; dà conto,
inoltre, se non vi è certezza relativamente ad un argomento, delle diverse posizioni in campo e delle diverse analisi
nel rispetto del principio di completezza della notizia;
c) diffonde notizie sanitarie e scientifiche solo se verificate con fonti qualificate sia di carattere nazionale che
internazionale nonché con enti di ricerca italiani e internazionali provvedendo a evidenziare eventuali notizie
rivelatesi non veritiere;
d) non cita il nome commerciale di farmaci e di prodotti in un contesto che possa favorirne il consumo e fornisce
tempestivamente notizie su quelli ritirati o sospesi perché nocivi alla salute.

Art. 10 – tutela della dignità delle persone malate

1. Il giornalista, nel far riferimento allo stato di salute di una determinata persona, identificata o identificabile,
ne rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza e al decoro personale, specie nei casi di malattie gravi o
terminali, e si astiene dal pubblicare dati analitici di interesse strettamente clinico.
2. La pubblicazione è ammessa nell'ambito del perseguimento dell'essenzialità dell'informazione e sempre nel
rispetto della dignità della persona se questa riveste una posizione di particolare rilevanza sociale o pubblica.

Art. 11 – tutela della sfera sessuale della persona

1. Il giornalista si astiene dalla descrizione di abitudini sessuali riferite ad una determinata persona, identificata o
identificabile.
2. La pubblicazione è ammessa nell'ambito del perseguimento dell'essenzialità dell'informazione e nel rispetto
della dignità della persona se questa riveste una posizione di particolare rilevanza sociale o pubblica.

• Secondo il Garante il principio di essenzialità dell’informazione comporta una particolare attenzione circa la
reale necessità di divulgare dati, immagini e dettagli non strettamente necessari per dare conto di fatti di
cronaca e vicende giudiziarie.
• Necessità di assicurare un’adeguata tutela dei diritti di soggetti coinvolti dalla utilizzazione o dalla diffusione
di immagini relative a comportamenti strettamente personali raccolte con tecniche intrusive all’interno di
luoghi di privata dimora, all’insaputa degli interessati e comunque senza il loro consenso.
• Non costituisce invece violazione della privacy la raccolta di immagini, realizzate con artifizi o raggiri
effettuata in un luogo aperto al pubblico come il ristorante o una spiaggia dove chiunque avrebbe potuto
fotografare o filmare persone note senza ricorrere all’uso scorretto di tecniche invasive.
• L’utilità sociale non pare definibile a priori.
• Il giornalista e poi il giudice dovrà valutare la presenza di questo requisito in base alle circostanze oggettive e
soggettive che di volta in volta qualificano un evento.
• L’atto di portare a conoscenza del pubblico dati medici sullo stato di salute di una persona potrebbe rappresentare una violazione della
riservatezza personale o all’opposto una manifestazione legittima del diritto di cronaca seconda che la persona in questione sia un noto
attore o un Capo di Stato.
• Per l’attore questa conoscenza soddisfa solamente una mera curiosità del pubblico; per il Capo di Stato, invece, la conoscenza può
contribuire alla formazione di una pubblica opinione su fatti oggettivamente rilevanti per la collettività quali per esempio la stabilità di
un governo.
Es. il caso AIDS
• è intervenuto il Garante per la protezione dei dati personali: la pubblicazione da parte degli organi di informazione, locali
e nazionali, dei dati personali di una prostituta affetta da AIDS, pubblicazione autorizzata dalla polizia giudiziaria al fine di
allertare tutti coloro che avevano avuto rapporti senza precauzione con la donna
• Si tratta di un caso assai significativo perché si è realizzata una singolare sinergia tra autorità giudiziaria, polizia giudiziaria
e operatori dell’informazione per supposti fini sociali di salute pubblica. Infatti, detti soggetti avevano invocato la salute,
in quanto interesse della collettività (art. 32, comma 1 Cost.) e, quindi, un valore costituzionale suscettibile di limitare i
diritti individuali. La sinergia ha operato in questo modo: diffusione alla collettività dei dati personali (fotografia e
informazioni anagrafiche) e sensibili (pubblicazione della notizia della malattia e del luogo nel quale la donna era
ricoverata), affinché le persone che hanno avuto frequentazioni con la donna si allertassero sottoponendosi ad
accertamenti sanitari
• Alla finalità informativa della diffusione dei dati personali (dati anagrafici, fotografia ecc.) e sensibili (diffusione della
notizia sulla malattia e indicazione dell’ospedale nel quale la donna è stata ricoverata) il Garante pone precisi paletti
entro i quali i diritti in conflitto possono trovare un equilibrio. Come si sarebbe potuto tutelare adeguatamente il diritto
ad essere informati dei clienti a rischio infezione nel rispetto della riservatezza e della dignità della donna?
• Sarebbe stato sufficiente, come del resto è avvenuto in casi di cronaca successivi, un ricorso da parte dei media a
procedure informative più selettive quali “la divulgazione della notizia della sieropositività di una persona che si
prostituiva abitualmente in una determinata zona” accompagnata dall’istituzione di numeri verdi o di altri servizi di
informazione e assistenza».

Art. 2: Banche dati di uso redazionale e tutela degli archivi personali dei giornalisti. Adeguamento del codice
deontologico al Regolamento europeo n. 679 del 2016 secondo il dlgs. n. 101 del 2018

1. Il giornalista che raccoglie notizie per una delle operazioni di cui all’art. 4, n. 2, del Regolamento rende note la
propria identità, la propria professione e le finalità della raccolta salvo che ciò comporti rischi per la sua incolumità
o renda altrimenti impossibile l’esercizio della funzione informativa; evita artifici e pressioni indebite. Fatta palese
tale attività, il giornalista non è tenuto a fornire gli altri elementi dell’informativa di cui agli artt. 13 e 14 del
Regolamento.
2. Se i dati personali sono raccolti presso banche dati di uso redazionale, le imprese editoriali sono tenute a
rendere noti al pubblico, mediante annunci, almeno due volte l á nno, l’esistenza dell’archivio e il luogo dove è
possibile esercitare i diritti previsti dal Regolamento. Le imprese editoriali indicano altresì fra i dati della gerenza il
responsabile del trattamento al quale le persone interessate possono rivolgersi per esercitare i diritti previsti dal
Regolamento.
3. Gli archivi personali dei giornalisti, comunque funzionali all’esercizio della professione e per l é sclusivo
perseguimento delle relative finalità, sono tutelati, per quanto concerne le fonti delle notizie, ai sensi dell’art. 2
della legge n. 69/1963 e dell’art. 14, par. 5, lett. d), del Regolamento, nonché dell’art. 138 del Codice.
4. Il giornalista può conservare i dati raccolti per tutto il tempo necessario al perseguimento delle finalità proprie
della sua professione.
RAPPORTO TRA SEGRETO E INFORMAZIONE GIORNALISTICA

• Il segreto professionale del giornalista sulla fonte


• Il segreto professionale sul contenuto della notizia
• Il segreto di Stato
• Il segreto investigativo
• Il segreto di fatto (silenzio di fatto e l’autocensura)

1. Il segreto professionale del giornalista sulla fonte


• Opponibilità al giudice del segreto professionale dei giornalisti in cui si devono bilanciare l’interesse
all’informazione e l’interesse alla realizzazione della giustizia
• Problema del contrasto tra l’art. 2, comma 3, legge professionale n. 69 (1963) che pone a carico dei
giornalisti e degli editori l’obbligo di rispettare il segreto sulla fonte delle notizie fiduciarie
• Un tempo il nostro ordinamento giuridico non contemplava i giornalisti fra le categorie di professionisti
che hanno il diritto di astenersi dal testimoniare a causa del segreto, ma è costituzionale?
• Sotto il profilo funzionale non ha consistenza il paragone del segreto giornalistico con il segreto
professionale sulla notizia (medico, avvocato, ecc.)

• Sentenza della CC n.1 del 1981: nel conflitto tra tali due istanze deve essere il legislatore nella sua
discrezionalità valutare se il segreto giornalistico sia talmente essenziale o di effettiva utilità strumentale
alle esigenze dell'informazione al punto da prevalere e in quali limiti sugli interessi della giustizia
• La CC non annulla la legge che non permette al giornalista di avvalersi del segreto verso il giudice. Deve
essere il Parlamento ad intervenire sulla materia

Art. 200 codice penale:

1. Non possono essere obbligati a deporre su quanto hanno conosciuto per ragione del proprio ministero, ufficio o
professione, salvi i casi in cui hanno l'obbligo di riferirne all'autorità giudiziaria:
a. i ministri di confessioni religiose, i cui statuti non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano
b. gli avvocati, gli investigatori privati autorizzati, i consulenti tecnici e i notai
c. i medici e i chirurghi, i farmacisti, le ostetriche e ogni altro esercente una professione sanitaria
d. gli esercenti altri uffici o professioni ai quali la legge riconosce la facoltà di astenersi dal deporre
determinata dal segreto professionale

2. Il giudice, se ha motivo di dubitare che la dichiarazione resa da tali persone per esimersi dal deporre sia
infondata, provvede agli accertamenti necessari. Se risulta infondata, ordina che il testimone deponga

3. Le disposizioni previste dai commi 1 e 2 si applicano ai giornalisti professionisti iscritti nell'albo professionale,
relativamente ai nomi delle persone dalle quali i medesimi hanno avuto notizie di carattere fiduciario
nell'esercizio della loro professione. Tuttavia, se le notizie sono indispensabili ai fini della prova del reato per
cui si procede e la loro veridicità può essere accertata solo attraverso l'identificazione della fonte della notizia,
il giudice ordina al giornalista di indicare la fonte delle sue informazioni.

• Se ci sono altri mezzi il giudice non può obbligare il giornalista a rivelare la fonte
• Ma la norma esclude i pubblicisti e i praticanti (se il giudice chiede loro di rivelare la fonte loro devono farlo)
à dubbio di costituzionalità rispetto al principio di eguaglianza-ragionevolezza dell’art.3
Es. omicidio Pasolini
• Oriana Fallaci qualche mese dopo scrive un reportage sul settimanale l’Europeo di aver avuto delle fonti (si capiva da dove
venivano le fonti (idroscalo di Ostia)
• Pasolini fu ucciso tra 3 persone oltre a Pelosi
• Omicidio premeditato
• La corte le chiede di rivelare le fonti, lei si rifiuta
• La Fallaci viene incriminata per falsa testimonianza e testimonianza reticente

Es. Scialoia e Bultrini, due giornalisti dell’espresso


• 1981 arrestati perché pubblicarono i documenti dell’interrogatorio di un magistrato (Giovanni d’Urso) rapito dalle brigate rosse
• Era un vicedirettore dell’amministrazione italiana delle carceri
• Le brigate lo interrogano è un giornalista riesce ad avere i documenti da un emissario delle brigate rosse
• Giornalisti convocati dal giudice per chiedere chi fosse l’emissario
• Giornalisti condannati per favoreggiamento e testimonianza reticente
• Alla fine, si scoprì che l’emissario era il criminologo Giovanni Senzani

• Segreti professionali: opponibilità al giudice del segreto mira alla tutela di interessi coperti da garanzia
costituzionale individuale (libertà di coscienza, il diritto alla salute, il diritto alla difesa ecc.), i quali
prevalgono sull’interesse generale alla realizzazione della giustizia = segreto professionale di medici,
avvocati, sacerdoti, farmacisti ecc.
• Il segreto professionale del giornalista, invece, è statuito dalla legge a garanzia della sua libertà di
informazione e conosce, a differenza degli altri segreti professionali, tutti i limiti legislativamente disposti
e costituzionalmente giustificati che siano legati all’interesse di giustizia
• Due limiti nei confronti del segreto giornalistico:
1. deve trattarsi di notizie di carattere fiduciario
2. il soggetto interessato deve rivestire la qualifica di giornalista professionista
• La tutela processuale del segreto giornalistico non è riconosciuta in via assoluta, poiché può cedere di
fronte alle esigenze processuali quando la conoscenza della fonte risulti indispensabile ai fini della prova
del reato

• Evoluzione verso forme più liquide di giornalismo partecipativo quali blog, social networks ecc. rende la
demarcazione dei confini fra giornalismo professionale e occasionale sempre più sfuggente e fluttuante
• In Europa la tendenza pare essere di estendere le categorie di beneficiari operando in via legislativa o
interpretativa sulla nozione di giornalisti, opzione preclusa al giurista italiano, in quanto la lettera della
legge e la previsione dell’obbligo di iscrizione all’albo impediscono una interpretazione estensiva della
categoria dei giornalisti professionisti ai quali solo è attribuito lo jus tacendi ovvero il diritto di non
indicare la fonte al giudice
• In Italia solo i giornalisti professionisti sono titolari della facoltà di opporre al giudice il segreto
professionale al giudice

Es. Sentenza Goodwin 27 marzo 1996 Corte Edu


- Il giornalista ricevette da una fonte fidata alcune informazioni su una società di programmi elettronici, la Tetra Ltd. Il giornalista rivelò
che tale società aveva accumulato numerosi debiti e perdite di gestione
- La Società Tetra, paventando il rischio che la divulgazione di tali notizie pregiudicasse la sua immagine e l’andamento dei bilanci chiese
all’Alta Corte di giustizia inglese che fosse vietata la pubblicazione di quelle informazioni e che il giornalista venisse condannato a rivelare
la fonte delle informazioni ricevute, al fine di evitare nuove fughe di notizie. Secondo l’Alta Corte di giustizia e la Corte di appello inglesi il
diritto alla protezione delle fonti giornalistiche può incontrare limiti insuperabili nell’interesse della giustizia, della sicurezza nazionale
nonché ai fini di prevenzione di disordini o di delitti
- Secondo la Corte di Strasburgo il ricorso di Goodwin è fondato ai sensi dell’art. 10 CEDU, qualificando il diritto alla protezione delle fonti
giornalistiche come parte integrante del diritto di ogni giornalista a ricercare le notizie, argomentando che l’assenza di tale protezione
potrebbe dissuadere le fonti non ufficiali dal fornire notizie importanti al giornalista, con al conseguenza che quest’ultimo correrebbe il
rischio di non ottenere quelle informazioni indispensabili all’esercizio del diritto di cronaca e al soddisfacimento del diritto ad essere
informati da parte dei cittadini. L’interesse del giornalista a preservare la confidenzialità delle proprie fonti è collegato alla volontà di non
scoraggiare fonti future e quindi di non ostacolare il proprio futuro lavoro
Corte europea dei diritti dell’uomo sul segreto professionale del giornalista.

Es. caso Nordisk Film & TV A/S del 2005


- la Corte ritenne proporzionata e giustificabile un’ingiunzione di una Corte danese ad un giornalista a consegnare materiale ottenuto da
un’associazione pedofila ove si era infiltrato per un’inchiesta

Es. caso Tillack c. Belgio del 2007


- Un giornalista sospettato di aver corrotto un funzionario dell’Ufficio europeo contro le frodi, per ottenere informazioni riservate aveva
subito perquisizioni presso il domicilio e la redazione ed il sequestro di numerosi documenti ed oggetti tra i quali archivi, computer e
cellulari
- Per la Corte, le perquisizioni avevano appunto come scopo quello di svelare la provenienza delle informazioni e dunque rientravano nel
campo della protezione delle fonti giornalistiche. Così, sul presupposto che il diritto a non rivelare le fonti non è un “privilegio” da
riconoscere o non a seconda del carattere lecito o illecito della fonte stessa, ma costituisce parte essenziale della libertà di stampa, la
Corte ritenne che le ragioni addotte dall’autorità belga non fossero sufficienti a giustificare la lesione della libertà di espressione

Es. Sentenza Gormus e altri c. Turchia 19 gennaio 2016


- La Turchia viene condannata a seguito del ricorso presentato da un direttore e da cinque giornalisti di un magazine turco che aveva
pubblicato un articolo nel quale davano conto dell’esistenza di una sorta di lista di giornalisti buoni e cattivi stilata dalle autorità militari a
seconda che i cronisti fossero favorevoli o contrari alle forze armate e questo al fine di invitare a determinati eventi solo i giornalisti
ritenuti buoni
- La lista era contenuta in un dossier confidenziale presumibilmente consegnato ai giornalisti da una fonte interna che voleva denunciare
questi comportamenti arbitraria all’opinione pubblica con la garanzia dell’anonimato.
- Il Tribunale militare aveva ordinato una perquisizione su larga scala all’interno del giornale che aveva portato al sequestro di cd,
materiale cartaceo e informatico e oltre 40 computer. Non ottenendo giustizia sul piano nazionale, i giornalisti si sono rivolti alla Corte
europea che ha condannato la condotta delle autorità turche che con l’adozione di provvedimenti giudiziari abnormi avevano messo
sotto scacco la libertà di stampa

Art. 9 del Testo unico dei doveri del giornalista:


«Il giornalista:
e) rispetta il segreto professionale e dà notizia di tale circostanza nel caso in cui le fonti chiedano di rimanere
riservate; in tutti gli altri casi le cita sempre e tale obbligo persiste anche quando si usino materiali – testi,
immagini, delle agenzie, di altri mezzi d’informazione o dei social network».

• Questa disposizione serve per evitare la cannibalizzazione delle notizie= quando notizie date da altri
vengono diffuse come se fossero notizie proprie (ma la fonte vuole e deve essere citata)
• Giornalista ha il dovere deontologico di far conoscere ai lettori l’origine delle notizie
• Lealtà professionale nei confronti dei colleghi: altrimenti è impossessarsi del lavoro degli altri (etica
professionale)
GIORNALISMO ONLINE

• Lo scopo dell’art. 21 è di non delimitare in modo netto l’individuazione dei mezzi idonei ad un corretto
esercizio della libertà di manifestazione del pensiero
• Internet non ha barriere di accesso ed è in grado di garantire un’offerta informativa di immediata fruizione,
all’insegna dell’enorme velocità, della transnazionalità, di una eccezionale interattività, di una diffusività
massima
• Al world wide web si applicano sia l’art. 21 Cost. sia l’art. 10 CEDU

Problematiche giuridico-costituzionali:
• Rapporto tra media tradizionali e media digitali:
Noam Chomsky = tre meccanismi con i quali nel corso della seconda metà del secolo scorso viene prima
monopolizzato e poi orientato il potere di informare l’opinione pubblica.
1. Dimensione, proprietà (dei mezzi) e orientamento al profitto dei media
2. Filtro di controllo sui media sta nella pubblicità
3. Scelta delle fonti
- Su internet chiunque ha la possibilità di divulgare informazioni (internet ha aumentato il pluralismo)
- Ogni cittadino può, infatti, partecipare all’incessante processo di elaborazione dei contenuti informativi,
mediante proprio il ricorso ai mezzi della società delle reti quali computer, telefono, tablet ecc.
- Ramonet: «passiamo dall’era dei media di massa a quella della massa di media»
- Disintermediazione: è in crisi il mediatore tradizionale delle notizie (chi mediava tra la fonte e la massa di
individui)
- I media-tradizionali (stampa e televisione) sono media-centrici, cioè basati sulla centralità e sulla supremazia
del mezzo di comunicazione e dei suoi titolari che elaborano integralmente il contenuto informativo e lo
diffondono in senso verticale ai destinatari i quali da quel contenuto attingono, da una posizione ‘passiva’, le
proprie conoscenze
- I media digitali (blog, social media, siti internet...) sono io-centrici: ognuno può comunicare, mescolare e
ricreare informazioni formando una rete di comunicazione: il rapporto informativo è orizzontale
- Disintegrazione del giornalismo tradizionale, data da due fenomeni fra loro legati:
1. l’esplosione della massa di informazioni
2. la competizione continua fra fonti di contenuti
3. eventuale carenza di autorevolezza della fonte
4. statuto professionale del giornalista in crisi, perché in crisi sono le figure di mediazione professionale tra
fonte e società

• Differenze tra mezzi informativi


• Inquadramento giuridico-costituzionale del giornalismo online:
- Dubbia la riconducibilità all’art. 15 (libertà delle comunicazioni) o all’art. 21 Cost. (libertà di manifestazione
del pensiero)
- La Rete ha contribuito a rendere molto più effettiva l’applicazione dell’art. 21 Cost., primo comma, dal lato
attivo di chi intende informare, più di quanto abbiano fatto la stampa cartacea e la radiotelevisione
- Siti web e blog personali trattano temi di attualità, politici, sociali ed economici
- Problemi interpretativi: Art. 1 legge n. 47/1948 considera stampa tutte le produzioni tipografiche o
comunque ottenute con mezzi meccanici o fisico-chimici in qualunque modo destinati alla pubblicazione (=
per diffonderli è necessario un servizio di distribuzione) à il modo di comunicare è diverso
- Il tema della parificazione del Web alla stampa cartacea è stato esaminato dalla legge n. 62 del 2001
sull’editoria elettronica: definizione di prodotto che prescinde dal tipo di supporto per basarsi esclusivamente
sul contenuto

La legge n. 62 del 2001 all’art. 1 comma 1 estende la nozione di prodotto editoriale, precisando che tale deve
intendersi quello «realizzato su supporto cartaceo, ivi compreso il libro, o su supporto informatico, destinato alla
pubblicazione o, comunque, alla diffusione di informazioni presso il pubblico con ogni mezzo, anche elettronico, o
attraverso la radiodiffusione sonoro o televisiva, con esclusione dei prodotti discografici o cinematografici.
- Art. 2 legge n. 47/1948 = tutti i prodotti editoriali ai sensi della legge n. 62/2001 per l’applicazione della legge
sulla stampa devono recare il luogo e la data della pubblicazione, il nome e il domicilio dello stampatore, nel
caso dell’editoria on line il riferimento va inteso alla collocazione del server, il nome del proprietario e del
direttore responsabile. Nel caso di pubblicazioni diffuse al pubblico con periodicità regolare e contraddistinte
da una testata viene previsto anche l’obbligo di registrazione presso il Tribunale à Attraverso la registrazione
può accedere al finanziamento pubblico per l’impresa editoriale (erogati dal governo sulla base di un fondo
per l’editoria gestito dal consiglio dei ministri)
- Tutte le leggi (se non c’è registrazione) non sono applicabili all’informazione online
- Non si possono applicare le leggi previste per la carta stampata perché manca legge specifica per i siti
internet
- Un giornale di carta non registrato è reato (stampa clandestina), mentre un sito non registrato non è reato
(perché serve legge penale specifica)

• Casi giurisprudenziali
Es. Interlex
- Il Tribunale di Roma il 6 novembre 1997 ha ritenuto che un periodico telematico, Interlex, dovesse essere registrato ai sensi dell’art. 5
della legge sulla stampa
- Il periodico telematico possiederebbe secondo i giudici sia il requisito ontologico sia quello finalistico relativo alla diffusione delle notizie,
pur con una tecnica di diffusione diversa dalla stampa. Altre decisioni si allineano

Es. caso Ruta


- Spartiacque è il caso Ruta. Il Tribunale di Modica l’8 maggio 2008 dopo l’entrata in vigore della legge n. 62 del 2001 ha condannato per
violazione dell’art. 5 della legge n. 47 del 1948 sull’obbligo di registrazione della testata Carlo Ruta, curatore del blog accadeinsicilia.net,
blog antimafia in cui lo scrittore giornalista condensava un grande lavoro di inchiesta e di ricostruzione di fatti di cronaca. Il blog viene
chiuso perché considerato stampa clandestina ai sensi dell’art. 16 l. n. 47 del 48
- La decisione del Tribunale di Modica si basa sull’equiparazione tra carta stampata ed editoria on line in considerazione della regolare
periodicità delle notizie pubblicate sul blog, contraddistinto da una testata e quindi prodotto editoriale per il Tribunale a tutti gli effetti in
base alla legge n. 62 del 2001
- Non teneva conto della legge del 2001
- Gli altri gradi di giudizio diedero ragione al giornalista: Cassazione senza rinvio à i blog non sono testate giornalistiche e non hanno
obbligo di registrazione a meno che non intendano ricevere pubblici finanziamenti

Es. caso Repubblica


- Corte di Appello di Roma l’11 gennaio 2001 = nega la possibilità di estendere in malam partem all’edizione telematica del quotidiano la
Repubblica le responsabilità previste dalla legge penale per il direttore responsabile dell’edizione cartacea: «è impossibile estendere la
qualifica di direttore responsabile del quotidiano la Repubblica anche al notiziario telematico la Repubblica.it perché non costituente
stampato e non assoggettato a registrazione».

- Parte della giurisprudenza ha ritenuto che all’informazione via internet sia applicabile l’aggravante dell’art.
595 comma 3 codice penale che riguarda l’offesa arrecata con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, in quanto
essa risulterebbe applicabile in via diretta, senza dovere ricorrere all’analogia e si attaglierebbe alla
perfezione ai contenuti diffamatori diffusi attraverso internet (Giudice Udienza preliminare Tribunale
Oristano 25 maggio 2000)

Es. Responsabilità del blogger, Tribunale di Aosta 26 maggio 2006 sentenza n. 553
- Il Tribunale di Aosta ha ritenuto che il gestore di un blog abbia una posizione identica a quella di un direttore di testata giornalistica. Il
medesimo ha infatti il totale controllo di quanto viene postato e, per l’effetto, allo stesso modo di un direttore di giornale, ha il dovere di
eliminare gli scritti offensivi, anche se pubblicati in forma anonima
- Il gestore del blog risponde anche di diffamazione insieme al direttore responsabile, all’editore e allo stampatore nel caso in cui il delitto
venga commesso mezzo stampa
- Il gestore del blog risponderà del reato di diffamazione per non aver impedito la pubblicazione o disposto la rimozione degli scritti
contenenti espressioni diffamatorie, permettendo o agevolando la diffusione delle espressioni lesive dell’altrui onore e reputazione
- La Corte di Appello di Torino, invece, ha ritenuto che tale parificazione tra il gestore di un blog e il direttore di un giornale non fosse
giuridicamente sostenibile ed ha assolto il gestore del blog in relazione ai post da lui non firmati, quindi non riconducibili a lui, pur
confermando la condanna per i soli post scritti direttamente dal gestore. Il titolare del blog è stato assolto dal reato di omesso controllo
poiché tutti i post che non sono scritti dal gestore del blog devono essere considerati anonimi
• Sentenza n. 31392 del 25 luglio 2008 V sezione penale Cassazione ha affermato che i requisiti della rilevanza
sociale, verità obiettiva e continenza della forma espositiva, dettati dalla sentenza decalogo n. 5259 del 18
ottobre 1984 devono essere osservati anche da chi diffonde informazioni tramite Internet

Nuovo orientamento interpretativo:


• V sezione penale Cassazione 11 gennaio 2019 n. 1275: assimilazione anche sotto il profilo delle responsabilità
penali tra giornale telematico e giornale cartaceo
• Superamento del concetto di stampa nella sua accezione tecnica di riproduzione tipografica o comunque
ottenuta con mezzi meccanici o fisico-chimici
• Alla luce di tale interpretazione evolutiva del concetto di stampa si è riconosciuta la responsabilità per
omesso controllo ex art. 57 codice penale del direttore della testata telematica

SISTEMA RADIOTELEVISIVO

• Fine degli anni 20: in Europa: monopolio pubblico della radiodiffusione. Ragioni del monopolio pubblico:
l’etere è un bene scarso, esigenze militari e di sicurezza nazionale (solo enti dello stato trasmettevano
informazioni)
• USA: la radiodiffusione viene lasciata al mercato
• Servizio pubblico radiofonico nasce in Italia per tre ragioni:
1. Tecniche: limitata disponibilità dell’etere e delle frequenze
2. Economiche: se la trasmissione andava nelle mani dei privati, andava nelle mani di pochissimi privati
rischiando la formazione degli oligopoli privati, perché non c’erano ripetitori sufficienti per poterlo
garantire a più persone
3. Politiche: per formare il consenso
4. Militari: guerra
• Televisione generalista con palinsesto predefinito (broadcast) e aperto alla fruizione gratuita degli utenti
(free-to-air) con due eccezioni: acquisto dell’apparecchio ricevente e il versamento del canone

• 1910 = lo Stato italiano riserva a sé stesso lo sfruttamento dei servizi radiotelegrafici, con la facoltà di
rilasciare concessioni e licenze a operatori privati o pubblici (art. 43 Cost. su servizi pubblici di interesse
generale lo stato ha diritto ad avere il monopolio)
• Il servizio radiofonico viene affidato con licenza esclusiva all’URI, Unione radiofonica italiana, che nel 1927
viene trasformata in EIAR, Ente italiano audizioni radiofoniche
• Nel 1929 l’EIAR ottiene la concessione esclusiva di trasmissioni per 25 anni
• D.LT. N. 457/1944 l’EIAR assume la denominazione sociale di RAI, Radio audizioni italiane e in piena
occupazione tedesca viene confermato il sistema monopolistico
• Nel 1954 dopo due anni di sperimentazioni viene avviato il servizio televisivo nazionale: la concessione per la
trasmissione è affidata dallo Stato in via esclusiva alla RAI per conto dello Stato
• Linea editoriale della RAI sul modello della BBC: INFORMARE, EDUCARE, INTRATTENERE (ma l’assetto
istituzionale della RAI è vincolato al Governo a prevalenza democristiana= tentativo di allineare la società ad
una cultura cattolica)
• CC cercava di convincere il parlamento ad approvare leggi che garantiscono pluralismo del sistema radio
televisivo: non possono esserci monopoli privati: devono circolare più idee, ma il parlamento non ha mai
rispettato le indicazioni della CC
• La lingua italiana inizia ad essere un collante nazionale con la Rai e con Mike Bongiorno con la trasmissione
“lascia la doppia”: Rai ha compito di acculturare il paese divulgando opere teatrali, culturali…
• Anni 70: spinte per rompere monopolio pubblico (il benessere economico aumenta), iniziano domande di
partecipazione, si sviluppa mercato pubblicitario e inizia esigenza di radio private (es. radio pirata)
• Trasmissioni via cavo private illegali (cavo nato negli Stati Uniti, dove si accorsero che in alcuni paesi non
arrivavano i ricevitori, allora installarono antenne sulle colline per amplificare il segnale attraverso cavo
elettrico)
• La CC interviene con due sentenze:

1. Corte cost. sent. n. 225/1974 = incostituzionalità della riserva statale per la ritrasmissione dei programmi
esteri sul territorio nazionale.
à Per ritrasmettere programmi esteri lo può fare solo la Rai o anche società private? Le tv via cavo
private possono inserirsi nel mercato radio televisivo? Il monopolio pubblico si giustifica ancora?
- La CC con questa sentenza dice no, perché il fatto che lo stato abbia il controllo sulla ritrasmissione dei
programmi esteri viola art. 21 Cost.
- Corte rompe il monopolio, per ragioni ecologiche e ostacolo alla libera circolazione delle idee (che in questo
caso provengono dall’estero) e mette in pericolo la democrazia
- Possono inserirsi le trasmissioni private: primo esempio capo d’Istria che trasmetteva sport dei campionati
esteri

I 7 comandamenti della CC:

1. che gli organi direttivi dell'ente gestore (si tratti di ente pubblico o di concessionario privato purché
appartenente alla mano pubblica) non siano costituiti in modo da rappresentare direttamente o
indirettamente espressione, esclusiva o preponderante, del potere esecutivo e che la loro struttura sia
tale da garantirne l'obiettività;
2. che vi siano direttive idonee a garantire che i programmi di informazione siano ispirati a criteri di
imparzialità e che i programmi culturali, nel rispetto dei valori fondamentali della Costituzione,
rispecchino la ricchezza e la molteplicità delle correnti di pensiero;
3. che per la concretizzazione di siffatte direttive e per il relativo controllo siano riconosciuti adeguati
poteri al Parlamento, che istituzionalmente rappresenta l'intera collettività nazionale
4. che i giornalisti preposti ai servizi di informazione siano tenuti alla maggiore obbiettività e posti in
grado di adempiere ai loro doveri nel rispetto dei canoni della deontologia professionale
5. che, attraverso una adeguata limitazione della pubblicità, si eviti il pericolo che la radiotelevisione
inaridendo una tradizionale fonte di finanziamento della libera stampa, rechi grave pregiudizio ad una
libertà che la Costituzione fa oggetto di energica tutela
6. che, in attuazione di un'esigenza che discende dall'art. 21 della Costituzione, l'accesso alla
radiotelevisione sia aperto, nei limiti massimi consentiti, imparzialmente ai gruppi politici, religiosi,
culturali nei quali si esprimono le varie ideologie presenti nella società
7. che venga riconosciuto e garantito - come imposto dal rispetto dei fondamentali diritti dell'uomo – il
diritto anche del singolo alla rettifica

2. Sent. n. 226 del 1974:


- è legittima costituzionalmente l’esclusiva statale per la radiodiffusione in ambito nazionale
- è illegittima la riserva statale dei servizi televisivi via cavo su scala locale
- i canali realizzabili con cavo sono illimitati e di costo esiguo almeno in ambito locale

Parlamento risponde alle direttive della CC con:


Legge n. 103 del 1975:

1. l’attività radio-diffusiva a livello nazionale viene qualificata come servizio pubblico essenziale e a carattere
di preminente interesse generale
2. principi di obiettività, indipendenza e apertura alle diverse tendenze politiche, sociali e culturali
3. limitazione al ricorso alla pubblicità come fonte di provento per il sistema radiotelevisivo pubblico con un
tetto di affollamento pubblicitario (5% giornaliero)
4. limite sui proventi derivanti dalla pubblicità
5. canone di abbonamento come mezzo principale di finanziamento
6. la RAI è sottoposta all’indirizzo e alla vigilanza di una commissione parlamentare
• Introdotta rettifica: legge stabilisce che i direttori dei giornali radio e tv, sono direttori responsabili (come dei
giornali) e rispondono dell’art. 56 del codice penale (responsabilità del direttore responsabile per mancato
controllo sui contenuti diffusi)

Sentenza n. 202 del 1976:


- incostituzionalità del monopolio statale su tutti i servizi di radiodiffusione radiofonica e televisiva su scala
locale via etere. Vi è una violazione dell’art. 21 Cost.
- A livello locale esistenza di una disponibilità di frequenze utilizzabili sufficienti a scongiurare la formazione di
monopoli od oligopoli privati
- Apertura ad operatori privati per le trasmissioni via etere ma in ambito locale
- Il problema dell’interconnessione funzionale: registrazione di un programma su videocassette che sono
recapitate alle varie emittenti locali sparse sul territorio, mandando in onda la stessa trasmissione al
medesimo orario. Però vi è il divieto di trasmettere per i privati in ambito nazionale

Es. Berlusconi
- Fine anni 70 inizio 80: un imprenditore privato (Berlusconi) fonda canale 5 (era una tv via cavo di Milano), si impone sulla scena perché
ha molto potere, cosa succede coi diritti televisivi?
- Nel 1980 Berlusconi compra diritti televisivi di una cooperazione (Mondialito= torneo di calcio per nazionali e club) da un privato (diritto
di trasmettere, poteva trasmettere solo su scala locale) per 900.000 dollari. Vende i diritti alla Rai (Rai acquista da un privato il diritto di
trasmettere le partite della nazionale italiana che partecipava a questa competizione Mondialito e i diritti della finale)
- Primo esempio di diritti tv che vengono acquistati da un privato con tv via cavo, venduti a un altro privato e poi alla Rai

- Viene violata la legge: occupazione dell’etere da parte dei privati anche su scala nazionale
- Locale trasmesso su scala nazionale
- Entrano molti privati che si organizzano in network: un privato via cavo inizia a costruire rapporti e contratti con altri privati via cavo di
altre regioni italiane. C’è poi un emittente più grande e potente che si accorda con altre tv di altre regioni italiane per trasmettere le
stesse trasmissioni su scala nazionale= nascita del FENOMENO DELLA INTERCONNESSIONE FUNZIONALE
- Berlusconi controlla 3 canali nazionali (Canale 5, Italia 1, Rete 4)

- INTRCONNESSIONE STRUTTURALE: impresa pubblica Rai aveva controllo dei ripetitori trasmetteva su tutto territorio nazionale
- Le tv via cavo formano network tra tv via cavo di varie regioni italiane, e canale 5 registra programma su cassetta VHS, viene inserita
pubblicità, e inviata alle altre emittenti affiliate in tutta Italia (tv locali trasmettono stesso programma a livello nazionale), con logo di
canale 5
- Primo caso in cui tv provata trasmette a livello nazionale (modo per aggirare la sentenza della CC)

- Giudici sequestrano impianti della Fininvest di Berlusconi e viene oscurata


- 1984 à Il governo del tempo, di Peppino Craxi, che era a Londra, torna in Italia e convoca il consiglio dei ministri e fa decreto-legge
(=atto normativo del governo), che prevede norma transitoria (temporanea) che prevede che le emittenti private via cavo possano
consentire questa attività di interconnessione funzionale (trasmissione stessuto programma su scala nazionale) e questa attività viene
consentita
- Succede questo perché la tv dell’epoca era frutto di un grosso scontro politico: partiti che sostengono monopolio pubblico su scala
nazionale e partiti che vogliono liberalizzare la radio televisione inserendo i privati (Craxi era uno di questi, era su sponda politico di
Berlusconi)

- Berlusconi si laurea a Milano in giurisprudenza con una tesi sul contratto pubblicitario: bisognava convincere le imprese private a
investire sugli spot pubblicitari televisivi
- La Fininvest offriva ai privati dati dell’esclusiva: lo spot pubblicitario lo trasmetteva solo un privato, le imprese non dovevano rivolgersi e
pagare imprese pubblicitarie esterne, ma si rivolgevano alla Fininvest che aveva grafici pubblicitari che costruivano gli spot
gratuitamente
- I privati dovevano dare una percentuale su ciò che vendevano: nasce tv commerciale, tv di pubblicità

Corte cost. n. 148 del 1981:


- legittimità della permanente riserva allo Stato della radiotelevisione via etere a livello nazionale per l’assenza
di una disciplina idonea a contrastare i fenomeni concentrazionisti in atto e gli effetti negativi sul tasso di
pluralismo delle fonti di informazione che essi producono
- Sistema misto a concorrenza generalizzata senza aree o funzioni riservata nel quale la garanzia del pluralismo
è essenzialmente affidata alla predisposizione di efficaci norme antitrust

Legge n. 10 del 1985:

si rinvia ad una legge futura di riforma la predisposizione delle norme dirette a evitare situazioni di
oligopolio e ad assicurare la trasparenza degli assetti proprietari delle emittenti radiotelevisive private
nonché le norme volte a regolare la pubblicità nazionale e quella locale.
Si estendono alle emittenti private alcuni obblighi analoghi a quelli gravanti sull’emittente pubblica:
• obbligo di riservare almeno il 25% del tempo dedicato alla trasmissione di opere cinematografiche ai film di
produzione nazionale o di paesi membri della CEE
• obbligo di rispettare nella trasmissione di messaggi pubblicitari la soglia massima del 16% del totale delle ore
settimanali dedicate alla trasmissione di programmi nonché quella del 20% di ciascuna ora di trasmissione

• Corte cost. n. 826 del 1988: minaccia di dichiarare l’incostituzionalità della legge n. 10 del 1985 perché priva
di garanzia di pluralismo
• Non vi è pluralismo se vi sono due monopoli, l’uno pubblico l’altro privato
• La Corte cost. sollecita il Parlamento entro un termine non fissato ad approvare una legge di
regolamentazione del settore radiotelevisivo

Principio del pluralismo, 3 declinazioni:


1. Esterno: presenza attiva del maggior numero possibile di fonti, in relazione alla disponibilità dei mezzi tecnici
necessari
à Emittenza privata = funzione volta al perseguimento delle finalità generali cui deve rispondere il sistema
informativo, funzione in cui le esigenze connesse all’esercizio della libertà di iniziativa economica assumono
un rilievo particolare e tale da rendere prevalente, se non esclusivo, il profilo legato al pluralismo esterno
2. Interno: espressione nel mezzo del maggior numero possibile di opinioni, tendenze politiche, ideologiche e
culturali presenti nel tessuto sociale (anche all’interno di ogni singola emittente)
à Emittenza pubblica: funzione volta alla promozione dello sviluppo sociale e culturale dei cittadini
3. Concreta possibilità di scelta per il cittadino tra una molteplicità di fonti informative fra loro differenziate nei
contenuti culturali ecc.

Direttiva europea n. 552 del 3 ottobre 1989 sul «coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari
e amministrative degli Stati membri concernenti l’esercizio delle attività televisive» meglio nota come direttiva
«Televisione senza frontiere»:

Art. 16: divieto di trasmissione di messaggi pubblicitari che offendano la dignità umana, che comportino
discriminazioni di sesso o di razza, che offendano convinzioni politiche o religiose, che rechino pregiudizio alla
salute o alla sicurezza dei cittadini o all’ambiente, così come prevede il divieto di trasmissione di messaggi
pubblicitari che tendano a sfruttare la credulità dei minori

Art. 13: divieto di ogni forma di pubblicità delle sigarette e degli altri prodotti del tabacco
Es. Pubblicità sigarette e tabacco prima avevano pubblicità nelle grandi gare sportive

Art. 14: divieto di pubblicità di medicinali per i quali sia obbligatoria la ricetta medica

Art. 15: previsione di restrizioni per la pubblicità di bevande alcoliche

Art. 10: divieto di pubblicità subliminale e clandestina. Obbligo di comunicare in maniera esplicita al telespettatore
che quello è un messaggio pubblicitario

Art. 11: i messaggi pubblicitari vanno trasmessi tra le trasmissioni e non nel corso delle trasmissioni. Per meglio
precisare: l’inserimento dei messaggi pubblicitari è legittimo anche all’interno delle trasmissioni ma con un
articolato regime differenziato a seconda della natura delle trasmissioni stesse.
(legge 2010): limite 10 minuti all’ora per qualsiasi pubblicità e intervallo di almeno 20 minuti tra interruzioni
pubblicitarie e le trasmissioni
• Determinazione dell’indice massimo di affollamento pubblicitario: 18% del tempo di trasmissione quotidiano;
20 % di quello orario; la possibilità che il limite venga elevato al 20% quando la pubblicità televisiva assuma la
veste delle vendite dirette al pubblico di beni o servizi = il teleshopping
• Sponsorizzazioni = riconoscibilità della sponsorizzazione, attraverso l’indicazione dello sponsor all’inizio e – o
alla fine del programma; divieto di ogni forma di condizionamento da parte dello sponsor del contenuto del
programma, la cui responsabilità è affidata alle scelte autonome dell’emittente; divieto di sponsorizzazioni
per le trasmissioni, come tg e notiziari di carattere politico, in ordine alle quali la responsabilità dell’emittente
non deve subire condizionamenti di sorta; divieto di inserire nelle trasmissioni sponsorizzate di forme di
promozione diretta dei beni o dei servizi dello sponsor (limitare le sponsorizzazioni al mecenatismo
d’impresa, ossia una forma di contribuzione alla realizzazione di un programma in cambio della promozione
del solo nome o del solo marchio dello sponsor, con esclusione di ogni espresso invito all’acquisto di beni o
servizi
• Per le sponsorizzazioni vigono discipline diverse rispetto a quelle stabilite per la pubblicità ordinaria = se
valgono anche per le sponsorizzazioni i limiti relativi ai prodotti del tabacco e ai medicinali, non valgono
invece né gli altri limiti di contenuti né i limiti quantitativi relativi all’indice di sovraffollamento

Modifiche successive
• Oggi è in vigore la Direttiva 2010/13/UE nota come Servizi di media audiovisivi SMA che persegue il fine di
istituire un quadro moderno, flessibile e semplificato per i contenuti audiovisivi
• Differenza tra servizi audiovisivi lineari dai non lineari

Art. 1: pluralismo, obiettività, completezza e imparzialità dell’informazione, apertura alle diverse tendenze
politiche, sociali, culturali e religiose = sono i principi fondamentali del sistema radiotelevisivo che si realizza con il
concorso di soggetti pubblici e privati.
Art. 2: per la parte pubblica il regime di concessione ad una società a totale partecipazione pubblica = la legge
parla di società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo = scissione dell’impostazione unitaria di cui
all’art. 1 e vuole dare rilievo alla natura del soggetto titolare della concessione.

*** Legge n.223 del 1990 (legge Mammì)

- Assegnazione delle frequenze mediante concessione = precedenza alle imprese già operanti
- limite di concentrazione proprietaria di tre canali per impresa
- limite per la Rai: le trasmissioni pubblicitarie non devono superare il 4 % dell’orario giornaliero di
programmazione, 12% di ogni ora, per i privati il limite è del 15% per l’orario giornaliero, il 18 di ogni ora
- regime concessorio: il diritto a trasmettere può essere attribuito solamente dai pubblici poteri con un
provvedimento amministrativo discrezionale di concessione
- divieto di essere titolari contemporaneamente di una concessione di livello nazionale e di una di livello
locale
- divieto di rilascio di concessioni televisiva a livello nazionale a chi opera nel campo della stampa
quotidiana con una tiratura superiore al 16 % di quella complessiva sul territorio nazionale
- rapporti tra emittenti e concessionarie di pubblicità, la legge prevedeva che qualora esistessero situazioni
di controllo o collegamento tra titolari di concessioni radiotelevisive e imprese concessionarie di
pubblicità, queste ultime non potessero raccogliere pubblicità per più di tre reti televisive (25%), per più
di tre reti nazionali e tre locali ovvero per più di una rete nazionale e sei locali, comprese quelle di cui
sono i titolari i soggetti controllanti o collegati

La CC nel ’94 dichiara la legge Mammì incostituzionale perché l’effetto che la legge produce è un monopolio privato

Conflitto tra legge Mammì e direttiva tv senza frontiere:


• La legge Mammì non ha accolto il divieto di inserire nei programmi sponsorizzati momenti promozionali,
consistenti nell’invito diretto all’acquisto di beni o servizi dello sponsor.
• Legge Mammì = legge fotografia = fotografa l’assetto allora esistente basato sul duopolio RAI-Fininvest e non
determina affatto le condizioni per una più ampia tutela del pluralismo informativo = fissazione a 3 del
numero massimo di concessioni radiotelevisive di livello nazionale di uno stesso soggetto poteva essere
titolare, numero che coincideva esattamente con il numero di reti gestite dai due colossi televisivi,
cristallizzando una situazione.
Il potere politico in Italia ha preso atto della realtà e l’ha legalizzata
AGCOM: autorità per la garanzia nelle comunicazioni, autorità amministrativa indipendente (non dipende dal
potere politico), che ha il compito di garantire che il sistema radio televisivo rispetti la legge.
Svolge ruolo di controllo nei settori delle telecomunicazioni (anche telefonia), del sistema radio televisivo e
dell’editoria

Legge n. 66 del 2001: passaggio definitivo dal sistema di trasmissione analogico al sistema digitale entro la
fine del 2006 = switch off

• Corte costituzionale sentenza n. 466 del 2002 sulla legittimità della terza rete, Rete 4, in tecnica analogica del
gruppo Berlusconi-Mediaset
• Il sistema televisivo privato italiano trae origine dalla occupazione di fatto delle radiofrequenze, occupazione
legittimata dalle leggi successive
• La ristrettezza delle frequenze disponibili per la televisione in ambito nazionale si è aggravata con effetti
molto negativi per il pluralismo e per la concorrenza
• La protrazione di una situazione già ritenuta illegittima ed il mantenimento delle reti eccedenti impongono
che sia previsto un termine certo definitivo e non più eludibile

Art. 32:
- comma 5: i servizi di media audiovisivi prestati dai fornitori di servizi di media soggetti alla giurisdizione
italiana devono rispettare la dignità umana e con contenere alcun incitamento all’odio basato su razza,
sesso, religione e nazionalità
- Comma 6: i fornitori di servizi di media audiovisivi devono favorire la ricezione di dei servizi da parte delle
persone con disabilità sensoriali
- Art. 32 bis: protezione del diritto d’autore
- Art. 32 ter: diffusione su programmi in chiaro delle trasmissioni che abbiano ad oggetto eventi individuati
dall’AGCOM di particolare rilevanza per la società
- Art. 32 quater = trasmissione di brevi estratti di cronaca di eventi di grande interesse pubblico
- Art. 32 quinquies = diritto di rettifica degli utenti lesi nei propri interessi morali e patrimoniali
- Art. 33 = obbligo per le emittenti, per i fornitori di contenuti e per la concessionaria del servizio pubblico
radiotelevisivo di trasmettere gratuitamente comunicati e dichiarazioni ufficiali degli organi politici

Art. 34: Codice di autoregolamentazione TV e minori


- divieto di trasmissioni che anche in relazione all’orario di diffusione possono nuocere gravemente allo
sviluppo fisico, psichico o morale dei minori o che presentano scene di violenza gratuita o insistita o
efferata ovvero pornografiche

Art. 35 bis: promozione nelle trasmissioni sportive, soprattutto calcistiche, della diffusione tra i giovani dei valori di
una competizione sportiva leale e rispettosa dell’avversario, per prevenire fenomeni di violenza

Comunicazioni commerciali:
- sono prontamente riconoscibili come tali, sono proibite le comunicazioni commerciali audiovisive occulte
- non si devono usare tecniche subliminali (messaggi o segnali studiati per essere trasmessi sotto i limiti
normali della percezione = es. promuovere un prodotto concreto che per motivi legali o burocratici non può venire inserito nei
messaggi convenzionali
- non si deve pregiudicare la dignità umana
- non si si devono promuovere discriminazioni fondate su sesso, razza, origine etnica, nazionalità, religione
convinzioni personali, disabilità, età, orientamento sessuale
- non si devono incoraggiare comportamenti pregiudizievoli per la salute o la sicurezza
- divieto di pubblicità di sigarette ecc.
- imparzialità e parità di trattamento, veridicità e completezza, il cui rispetto è demandato all’Autorità per le
garanzie nelle comunicazioni
Decreto legislativo n. 177 del 2005:
- limite antitrust (art. 43 commi 9-10): 20 % del totale dei ricavi complessivi
- tale limite scende al 10% del sistema medesimo per quelle imprese i cui ricavi nel settore delle comunicazioni
elettroniche siano superiori al 40% rispetto al totale dello specifico mercato
- divieto per le imprese televisive a livello nazionale che esercitano l’attività attraverso più di una rete di
entrare nel settore dell’editoria anche tramite società controllate o collegate

PRINCIPI GENERALI SUI CONTRATTI

• Il contratto è un accordo creato dalle parti, di natura economica, fonte autonoma vincolante per le parti e
con forza di legge (art. 1372 codice civile)
• Costituisce (contratto costitutivo), modifica () o estingue (estintivo) rapporti giuridici di natura patrimoniale
• Art. 1326 del codice civile: il contratto è concluso quando chi ha fatto la proposta ha conoscenza
dell’accettazione dell’altra parte
• Art. 1322 codice civile: le parti sono libere di concludere contratti che ritengono conformi alla loro volontà,
determinandone il contenuto nei limiti della legge, e di adottare contratti non appartenenti ai tipi aventi una
disciplina specifica
• Art. 1322 codice civile: autonomia contrattuale
• L’accettazione deve giungere al proponente nel termine da lui stabilito o in quello ordinariamente necessario
secondo la natura del rapporto giuridico o secondo gli usi i sensi dell’art. 1326 comma 2 codice civile
• Distinzione contratti tipici (la legge detta una disciplina specifica) da quelli atipici (manca una disciplina di
legge)

1. Contratti ad efficacia obbligatoria: destinati a produrre effetti obbligatori. Le parti si obbligano ad eseguire la
prestazione
2. Contratti ad efficacia reale: determinano il trasferimento del diritto di proprietà o di altri diritti reali su beni
mobili, immobili o immateriali. La licenzia di un marchio ha efficacia obbligatoria, mentre la cessione del
marchio ha efficacia reale. La licenza di alcuni diritti d’autore ha efficacia obbligatoria, mentre la cessione
degli stessi ha efficacia reale

1. Consensuali: si perfezionano con il consenso delle parti legittimamente manifestato


2. Reali: si perfezionano con la consegna della cosa

1. Unilaterali: con prestazioni a carico di una sola delle parti


2. Bilaterali o sinallagmatici: con prestazioni a carico di entrambe le parti legate da un rapporto di
corrispettività in quanto ciascuna prestazione è causa dell’altra

1. Aleatori: quando al momento della conclusione del contratto le parti non sanno ancora quale sarà l’effettiva
entità del sacrificio economico derivante dalla loro prestazione
2. Commutativi: ciascuno dei contraenti conosce fin dall’origine del rapporto contrattuale quale sarà
l’ammontare del sacrificio economico derivante dalle obbligazioni a suo carico

1. Di durata: le prestazioni sono destinate per loro natura a durare nel tempo. Es. licenza dei diritti d’autore
2. Istantaneo: l’esecuzione delle prestazioni si esaurisce in un unico istante. Es. cessione dei diritti d’autore

1. Gratuiti
2. Onerosi

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