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ARTICOLO 21

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto
e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso
di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di
violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.

In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento
dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da
ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro
ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro
ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo d'ogni effetto.

La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di
finanziamento della stampa periodica.

Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni


contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a
reprimere le violazioni.

La libertà di pensiero è il diritto a coltivare e a sviluppare il proprio modo di pensare, non


condizionato e non soggiogato dalla volontà di chi detiene il potere. Alla libertà di
pensiero si accompagna la libertà di parola e la libertà di stampa, che permette ai
cittadini di avere presente l’operato del potere.

La libertà di pensiero è un diritto costituzionale assoluto sulla quale si basa la


democrazia, mentre la libertà di stampa, pur essendo anch’essa un diritto
costituzionale, prevede diverse regole dettagliate riguardo al modo in cui deve essere
esercitati in alcuni casi particolari. Per proteggere i diritti altrui sono, quindi, presenti dei
limiti nei casi di offesa, calunnia, diffamazione, istigazione a delinquere, pornografia e
mancanza di buon costume. Una considerazione importante da tenere a mente è quella
per cui, il comma riguardante la libertà di stampa sconta un mancato aggiornamento, in
quanto sono nate nuove forme di manifestazione del pensiero come, ad esempio,
internet.
Questo traguardo è stato raggiunto con la Costituzione italiana del 1948 che supera la
ristretta visione fornita un secolo prima dallo Statuto Albertino, che all'art. 28 prevedeva
che “La Stampa sarà libera, ma una legge ne reprime gli abusi”. Durante il periodo
fascista queste leggi dello Stato diventarono delle censure, tipiche dei regimi totalitari.

Sebbene l’Italia si sia evoluta sotto questo punto di vista, molti paesi nel mondo
possono essere considerati arretrati.

Secondo un articolo di Antimafia Duemila stilato da Karim El Sadi, nella classifica dei 10
paesi dove regna maggiormente la censura e la persecuzione dei giornalisti, ai primi tre
posti si trovano Eritrea, Corea del Nord e Turkmenistan. I media, qui, sono un
“megafono” dello Stato e i giornalisti stranieri sono attentamente monitorati.

A questi paesi seguono Arabia Saudita, Cina, Vietnam, Iran, Guinea Equatoriale,
Bielorussia e Cuba.

Sempre attraverso internet, abbiamo avuto modo di informarci su fatti accaduti in


Afghanistan nel 2020, dove sono stati uccisi più di 10 giornalisti e nessuno di questi
omicidi è stato approfondito, proprio a causa della mancanza di questa libertà
fondamentale

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