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Fonti e metodologia della storia moderna 1

05\10


• La storia come testimonianza


ἱστορία (historia) signi ca conoscenza per visione, indagine, narrazione (οἶδα- radice id da
orào). Oida in greco non signi ca soltanto “io ho visto”, ma anche “io so”

Οἶδα è infatti il tempo equivalente al perfetto latino di orào che signi ca “io vedo”. Nella
lingua greca “sapere” equivale quindi ad “aver visto” (“so” in conseguenza del fatto che
“ho visto”).

Istorikós è colui che sa, ma anche il testimone (ha visto) —> conoscenza per visione 

Le istoríes sono il frutto delle indagini, le notizie attestate in modo degno di fede.


Con Erodoto (484-430 a.C) abbiamo una distinzione dalla mitologia, ma ancora non del
tutto netta

Il mito è un racconto che non ha una colazione cronologica —> gli Dei svolgono la loro
azione in una dimensione priva di tempo e di spazio; come se fosse una dimensione
“fantastica” —> “C’era una volta”

Con la storia queste categorie di tempo e di spazio iniziano a de nirsi. La storia non può
prescindere dalla geogra a e dalla cronologia—> la storia non può esserci al di fuori del
contesto, anzi è essa stessa il contesto. 


Non è vero che la storia si ripete perché ogni “evento” per quanto ripetitivo ha una
dimensione temporale diversa. Nè tanto meno dobbiamo pensare che la storia sia lineare 


Erodoto si pone il problema delle fonti e distingue:

• Opsis: osservazione diretta

• Gnome: notizie che si raccolgono dalla tradizione orale 


L’importanza di Erodoto sta nel suo interesse a un preciso “evento”, quale le Guerre
persiane. Quando parla delle guerre persiane è molto attento ai popoli, agli usi, i costumi
—> attento alla dimensione “antropologica”. Erodoto si serve di studi etnogra ci e
costituzionali per spiegare la guerra: geogra a, riti, usanze, ordinamenti e leggi dei popoli. 


Tucidide (460-404 a.C), essendo testimone diretto, si dedica alla guerra del Peloponneso
(431-404 a.C). La testimonianza come testimonianza diretta.

Con Tucidide il modello si perfeziona: lo storico si basa sull’osservazione diretta, ma
utilizza anche materiale diplomatico. Con questa “apertura” al materiale diplomatico la
sua modalità di scrittura è di tipo politico e non antropologico e sociale quale poteva
essere quello di Erodoto. L’oggetto dello storico è la verità dei fatti: ricerca della verità e
previsione dei fatti. Il “si dice, si tramanda” non è su ciente, ma la tradizionale deve
essere veri cata. Tutto deve essere spiegato e trovare un posizionamento nel tempo e
nello spazio. 


Cos’è la storiogra a?
Storia e storiogra a vengono spesso vengono utilizzati come sinonimi. 

Da un lato abbiamo la storia come evento in sé, come eventi passati e dall’altra parte la
ri essione, l’indagine, la conoscenza dell’evento che accade. 

Quando parliamo della storiogra a parliamo della scrittura, del racconto, della narrazione
oltre che l’indagine critica che si basa sull’utilizzo di principi metodologici (criteri che
fanno sì che la storia sia una scienza umana). 


Questa è una “distinzione” fondamentale per capire ad esempio la distinzione tra la storia
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e il romanzo storico, ad esempio. La distinzione tra ciò che storia è e ciò che storia non è.

Ad esempio che cos’è che fa dei Promessi Sposi un’opera letteraria? L’opera letteraria
risponde ad altri requisiti tra i quali l’invenzione che può avere un ruolo fondamentale —>
l’opera letteraria non è vincolata all’indagine critica e ai principi metodologici che sono
propri del lavoro dello storico. La scrittura della storia da parte di storici che sono
testimoni diretti o indiretti è frutto di indagini e di conoscenze. Per questo noi
distinguiamo la storia come evento e la storia come scrittura.


Con il termine storiogra a noi intendiamo il complesso delle opere storiche secondo
determinate categorie:


• Possiamo intendere la storiogra a nel senso delle opere storiche scritte in un


determinato periodo ( la s. greca, romana ecc). Abbiamo parlato di Erodoto e Tucidide
della storiogra a greca o ad esempio Cesare, Tito Livio riguardanti la storiogra a
romana

• O relative a un determinato argomento ( la s. sulla Rivoluzione francese, la s. Sulla


Riforma, la s. Sulla nascita dello stato moderno) —> mettere insieme tutte le opere
storiche che sono state scritte dal tempo in cui, ad esempio, la rivoluzione francese è
iniziata sino alle opere sulla rivoluzione francese scritte nei nostri giorni e osservare
come nel corso del tempo e in relazione ad ambianti culturale diversi come questo
“evento” è stato trattato come uno stesso “evento”. Mettere in luce aspetti diversi che
possono portare a conclusioni anche in contrapposizione tra di loro —> non c’è una
storia unica, un modo unico di raccontare gli eventi. A seconda delle indagini che si
fanno si può approdare ad argomentazioni di erenti (esempio sull’incidente stradale:
nessuno nega che sia avvenuta la collisione in un determinato luogo e tempo, ma
diversi sono i punti di vista dei testimoni)

La storiogra a come analisi critica che risponde a dei principi metodologici ma che può
portare a interpretazioni di tipo diverso —> questo non signi ca negare l’evento in sé,
ma sono piuttosto diverse le interpretazione che si da dell’evento pur rimanendo
ancorati alla realtà —> nessuno mette in dubbio che nel 600 ci fu una crisi generale, ma
dobbiamo capire e valutare il senso della crisi o come decadenza o come “cerniera” tra
fasi in crescita. 

Un determinato fatto storico può essere studiato, indagato, letto e dunque anche scritto
a seconda dei diversi punti di vista in cui ci poniamo —> posso scrivere la storia di una
rivolta dal punto di vista delle istituzioni o dei rivoltosi. 

Ad esempio c’è una storiogra a marxista sulla rivoluzione (pone l’attenzione e interpreta
la rivoluzione sul terreno sociale sostenendo che è la società ad entrare in un
atteggiamento di con ittualità—> aristocrazia contro la borghesia, del povero contro il
ricco), una storiogra a anarchica (da un’interpretazione guardando la rivoluzione dal
punto di vista della monarchia), una storiogra a liberale e così via.

• O basate su un determinato metodo ( la s. Positivista, marxista, de Les Annales):


analizzando la storiogra a marxista, positivista si fa capire quali sono i principi
metodologici che queste storiogra e utilizzano.

Diversi possono essere gli approcci:

• Storia politica

• Storia sociale

• Storia economica

• Storia delle idee e della cultura

• Storia religiosa

• Storia urbana

• Storia demogra ca

• Storia delle donne

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• Storia del diritto

• Storia del lavoro

Noi- La fonte- Il passato


Se la testimonianza è nel contempo parliamo di storia contemporanea e dunque di
testimonianza diretta (si tratta di un lavoro molto di cile perché non c’è la distanza
necessaria rispetto all’evento). Contrariamente la nostra conoscenza è mediata tramite la
fonte, ovvero la traccia “coeva” (prodotta nella stessa epoca) di cui lo storico si serve per
poter conoscere e indagare. Lo storico lavorando sulle testimonianze deve mettere
insieme quest’ultime, alla luce di altre fonti, cercando di restituire più possibile un quadro
che lui appare più conforme alla “verità”. 

Ecco perché dobbiamo porci alcune domande: la fonte è lo specchio della realtà? Le fonti
sono lo specchio delle diverse letture di uno stesso avvenimento

La riproduce perfettamente? Attraverso la fonte possiamo conoscere la realtà quale essa


è? Che conoscenza possiamo avere del passato?

Di uno stesso fatto incontrovertibile, quali ad esempio le elezioni del governo, vediamo
come le testate giornalistiche possono dare molteplici interpretazioni.

La storiogra a tedesca
• Nella seconda metà dell’Ottocento la Germania si a erma come un grande potenziale
mondiale.

• Dal 1871 compi l’uni cazione politico del suo territorio

• Ripensamento straordinario teorico e metodologico della storia

• La storia viene riconosciuta come disciplina autonomia

• Protagonisti di questo processo sono:



Leopold von Ranke (1795-1886)

Theodor Mommsen (1817-1903)

Johan Gustav Droysen (1808-1884)

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Nonostante parliamo di autori (Ranke, Mommsen, Droysen) tra loro contemporanei, in
realtà esprimono linee di pensiero di erenti. 


Leopold von Ranke professore di storia all’università di Berlino dal 1823 alla morte, è il
maggior storico tedesco dell’ottocento. 

La sua lezione metodologica si basa sul precetto secondo cui la storiogra a “scienti ca”
deve poggiare innanzitutto sulle fonti primarie, ossia sulle fonti d’archivio, più che su
quelle secondarie, ossia sulla bibliogra a. 


A livello loso co possiamo parlare di storiogra a positivista (File sul positivismo) —> una
storiogra a per così dire scienti ca in cui la storia è vista come disciplina equiparabile alle
discipline naturalistiche. 

Lo scopo della storiogra a è quello di mettere in luce la verità, ricostruire “la cosa in sé”—
> la storia come scienza che si ritaglia dei campi di indagine netti e de niti muovendosi
entro un metodo storico\scienti co (metodo lologico). 


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La storia oggettiva 


• Mostrare le cose come sono realmente andate —> l’idea che la storia non possa avere
versioni diverse

È interessante come Ranke, nonostante sia un protestante, scrisse la Storia dei papi
(rapporto tra la Chiesa e lo Stato religione e politica nel XVI secolo, il ruolo della Riforma
protestante in Germania) —> si occupa della storia della chiesa in maniera
assolutamente neutra, oggettiva (in realtà noi sappiamo che la storia non è mai
de nitiva —> infatti noi possiamo integrare anche le nostre conoscenze o provare ad
avere uno sguardo più ampio su una determinata realtà—> ad esempio la storia dei
papi può essere scritta dal punto di vista di un protestante, mettendo in luce determinati
punti o da un gesuita\uomo di chiesa o da un laico)

• Una storia de nitiva come ducia nell’oggettività dei fatti storici come successioni di
eventi —> Lord Acton ebbe l’incarico di curare l’edizione enciclopedica della
Cambridge modern History ( siamo in Inghilterra) e nella sua introduzione scrive una
sorte di manifesto “positivistico” del modo di concepire la storia —> l’idea è quella che
la battaglia di Waterloo sia un evento unico e che esista un unico modo di raccontarla
proprio perché bisogna distinguere l’io.

• (Dal momento che parliamo di una storia de nitiva, il compito dello storico non è quello
di ripensare al passato anche alla luce di documenti nuovi che possono essere
rinvenuti, ma scoprire “nuove cose” —> scoperta\novità—> in realtà oggi sappiamo che
il compito dello storico non è di scoprire cose nuove (anche questo) ma è di passare
attraverso la ri essione critica di ciò che si conosce —> ad esempio guardare alla
rivoluzioni francese ponendo l’accento su alcuni aspetti —> storiogra a marxista,
liberale)

• Quali sono i metodi utilizzati dallo storico positivista? un’analisi molto accurata dal
punto di vista lologico dei documenti u ciali conservati negli archivi: metodo storico-
lologico, culto del dato.

La storia si avvale del metodo lologico, ma si tratta di discipline di erenti —> la storia
non si ferma alla lettura lologica del documento. Ad esempio della donazione di
Costantino un lologo mette in evidenza elementi di analisi testuale, mentre uno storico
(sicuramente farà propria l’analisi lologica) cercherà di capire quale sono le implicazioni
che questo documento ha determinato, il perché è stato prodotto in quel periodo.
Dunque di erente è il lavoro dello storico rispetto al lologo.
• Attenzione alla storia politica: personaggi e fatti politici, specie riguardo ai rapporti di
forza internazionali soprattutto sulla base di relazioni diplomatiche. 

Se si fa storia utilizzando le fonti di archivio, è chiaro che nella maggior parte dei casi ci
troviamo dinanzi a delle fonti u ciali—> fonti di stato, ovvero dalle cancellerie e dunque
prodotti dagli organi che rappresentano il punto di vista del potere centrale. 

Questo non signi ca non conoscere il punto di vista delle “periferie” —> esistono gli
archivi locali. È possibile fare una storia che sia anche sociale e che non si limita ai
grandi eventi storici


Il modo di concepire la storia ottocentesca si limitava alle guerre, all’aspetto belligerante
—> non interessava tanto l’interpretazione dei fatti perché la storia è scienza —> una
storia rigida —> ci si attiene al documento e quanto questo a erma “è vero” ed è
indiscutibile.

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Theodor Mommsen

• Storico del diritto romani

• Storia di Roma e del suo impero, tutta intesa a rappresentare realisticamente la storia e
i suoi protagonisti

• Premio nobel 1902

• La storia è critica, dve rispondere a una esigenza lologica: il metodo ha un’importanza


primaria

• Storia, lologia, dottrina giuridica

• Ha aperto la strada all’epigra a (raccolta di iscrizioni latine) 


Caratteri della storiogra a positivista

• Ottimismo, ducia nel futuro e nel progresso

• Applicazione del metodo positivo e scienti co nella soluzione dei problemi

• Modelli attinti dalle scienze siche e naturali (Darwin, Spencer): modello evoluzionistico
e idea di progresso nel processo storico

• Criteri di oggettività

La scoperta della soggettività 



Storicismo e idealismo

• Irriducibili della conoscenza storica a leggi universali e necessarie

• Antideterminismo

• Libertà di ricerca e di pensiero

• Molteplicità delle visioni del mondo. Intuizione. Interpretazione. Soggettivismo


dell’opera e conoscenza

• Culto del particolare

• Verità probabile non assoluta

John Gustav Droysen (si “distacca" dal modello della storiogra a positivista —> non
pensare una linea di pensiero come unitaria perché ci sono processi di cambiamento)
Professore di storia all’università di Jena dal 1851 al 1859 e a Berlino dal 1858 al 1882 è il
maggiore storico ottocentesco del mondo ellenistico (a lui dobbiamo la de nizioni di
ellenismo)

Mente per i positivisti il documento era lo specchio della realtà —> ciò che dice il
documento (attraverso l’analisi lologica e dunque l’attestazione della falsità o meno) è
vero, mentre per G. Droysen lo scopo del racconto storico non è quello di fotografare
(sono gli anni in cui nasce la fotogra a ecco perché utilizza questa “metafora”—> si
pensava che la fotogra a fosse la realtà e non la sua rappresentazione) gli eventi del
passato —> per Droysen sostiene che la storia non è una riproduzione esatta della realtà.

Al cuore della ri essione di Droysen sta il problema dell’ermeneutica storica (esegesi,
interpretazione dei testi scritti), ossia la tematizzazione dell’analisi generale della storia,
del metodo e del compito dello storico. Le due idee furono poi pubblicate sotto il titolo di
Istorica (1868) 





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Metodica dell’ermeneutica:

1. Euristica: ricerca del materiale —> avanzi, fonti, monumenti. Importanza del problema

2. Critica: appura l’autenticità del materiale, lo ordina criticamente

3. Interpretazione: l’indagine storica 



Droysen distingue tra la scienze della natura (che spiegano e che utilizzano il metodo
scienti co-sperimentale) e le scienze dello spirito (che comprendono)

“Due cose dovevano risultare particolarmente chiare:



La prima è che noi non disponiamo, come le scienze naturali, del mezzo dell’esperimento;
che indaghiamo e che non possiamo far altro che andare.

l’altra, che l’indagine più approfondita, non può contenere se non un immagine
frammentaria del passato; che la storia e la nostra conoscenza di essa di eriscono
immensamente… otteniamo così non un’immagine dell’accaduto in sé, ma della nostra
concezione ed elaborazione intellettuale di esso. E il nostro surrogato” [Droysen]

—> un conto è il passato quale è stato vissuto da uomini che non ci sono più, e una Cisa
è ciò che di quel passato possiamo conoscere —> non possiamo prendere di conoscere
tutto il passato, ma abbiamo una conoscenza frammentaria, per l’appunto per traccia. 


Droysen distingue attentamente tra “ricerca storica” e “speculazione sulla storia”: la storia
non è loso a della storia —> compito proprio dello storico non è “speculare”; egli deve
piuttosto “comprendere indagando”

La storia non è scienza che mira a una ricostruzione impossibile di un passato ormai
tramontato, ma una scienza che ci aiuta a comprendere la società del presente. 

La storia è valutativa perché sempre a comprendere e nel momento in cui comprendo,
valuto.

• L’illusione positivista di poter ricercare il passato è de nitivamente tramontata

• La scienza sociale (compresa quella storica) non individua regolarità e modelli assoluti,
ma è sempre scienza del particolare, da elaborare in concetti costruiti di volta in volta.

Droysen va oltre la prospettiva del positivismo —> nuove esigenze —> una soggettività
che vuole emergere.

L’idealismo crociano 

punto di partenza: distinzione tra scienze della natura o nomotetiche e scienze dello
spirito o umane o della cultura ideogra che

Distinzione netta tra storia e scienza:

• La storia guarda al particolare, all’individuale, non isola delle leggi

• Il processo di conoscenza storica proceder per intuizione ( a partire da singoli casi


concreti) non per induzione

Il lavoro dello storico si svolge in due frasi: 



1) ricerca (raccolta e preparazione del materiale, fase propedeutica) 

2) interpretazione ed esposizione dei risultati (facoltà intuitive, narrazione)

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Mercoledì 19\10

Uno degli snodi del pensiero di Croce è (mettere in discussione la scienti cità dello storia
—> la storia è scienza, ma non nel senso delle scienze esatte ma delle scienze dello
spirito (ideogra che)) la contemporaneità della storia —> la storia è legato al presente e lo
storico nel scegliere l’oggetto di cui si occupa molto spesso è condizionato da interessi
che riguardano l’attualità. Un processo che non va dal passato verso il presente, ma
quasi inverso —> dal presente verso il passato. L’idea che il passato è presente nel
presente ma non in maniera deterministica. Non dobbiamo considerare il rapporto tra
presente e passato in maniera consequenziale —> il passato illumina il presente. Partire
dal presente per ricercare nel passato delle risposte che in un certo senso possono
spiegarci “come siamo diventati quello che siamo”.


Giuseppe Galasso- Storiogra a e Storici europei del novecento 


Galasso pone il problema dell’historia magistra vitae (relazione consequenziale) che ci
riporta al rapporto tra passato e presente.


Croce sostiene che la storia illumina il presente ma non lo determina —> osservazione
ripresa dall’Arendt in maniera assertiva —> non c’è un rapporto deterministico tra
presente e passato. 

“In ultima analisi non è dunque il passato a illuminare il presente, è vero il contrario” —> il
presente che illumina il passato. Dunque non partire dal passato per arrivare al presente,
ma provare a guardare la contemporaneità della storia partendo dal presente. 


• La storia è sempre contemporanea, nel senso che essa è legata al presente, nella
persona e nell’ambiente dello storico, che muove sempre nell’opera sua da propri
interessi attuali

• Il passato prepara il presente, ma non lo determina.

• Continuità storica: il passato non passa mai


Galasso è imbevuto di contemporaneità, è uno storico del suo tempo —> il suo impegno
politico ci dimostra che fosse interessato alla contemporaneità, considerando la politica
come uno strumento per agire sulla realtà e lasciare un segno—> intellettuale attivo —>
quando lui si interessa del Mediterraneo, lo fa sempre guardando il Mediterraneo per
quello che è nel presente. 

È interessante come Galasso a partire da Croce, porti a ri ettere sul rapporto tra passato
e presente invertendo i termini della massima Istorie magistra vitae —> partiamo dal
presente per riconnetterci con il passato —> illuminare la conoscenza del passato a
partire dall’istanze del presente. 

Il pericolo potrebbe essere un anacronismo (interpretare il passato utilizzando delle
categorie che appartengono al presente), ma Galasso è uno storico troppo ra nato per
cadere in questo tranello.

La nostra esperienza del presente costituisce una ricchezza del nostro modo di leggere il
passato —> è evidente che la lettura del passato che veniva fatta nell’ottocento o
novecento è diversa rispetto a quella nostra (i libri di storia sono diversi). Questo non
signi ca andare alla scoperta di novità, ma guardare alle cose del passato, non in maniera
anacronistica, con delle chiavi che possono illuminare. 



Non c’è un rapporto deterministico di causa ed e etto tra passato e presente —> una
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cosa è avere coscienza storica del passato, mentre un’altra è quel passato che determina
il presente. 

“Ma il condizionamento non signi ca, come abbiamo detto, determinazione"

Va al di là di qualsiasi condizionamento deterministico —> noi costruiamo il presente. 




Storicismo

• Movimento loso co che, a partire dalla metà del diciannovesimo secolo no agli anni
fra le due guerre mondiali, ha posto l’accento sull’irriducibilità della conoscenza
storica a leggi universali e necessarie, come quelle tipiche delle scienze naturali,
giungendo, nei suoi esiti più rappresentativi, a proclamare la superiorità della
conoscenza storica su quella delle altre discipline, in quanto soltanto tale conoscenza
sarebbe capace di cogliere gli aspetti individuali e i valori che costituiscono l’essenza
più profonda della vita e della realtà spirituale, e, in particolare, il suo continuo
maturare, il suo irriducibile dinamismo. Lo storicismo si è a ermato soprattutto in
Germania e in Italia, ma secondo linee di sviluppo piuttosto di erenti. 


Il concetto di dinamismo sostiene che non ci siano delle fratture, come ad esempio tra
l’età medievale e l’età moderna, ma dei nessi continui.

Sbocco dello storicismo:

• soggettivismo, intuizione e interpretazione

• Prevalente relativismo dei valori

• s ducia nella storia


Decostruzionsimo: che cosa ci rimane di questa storia? Assolutamente nulla—>


soggettività della fonte, dello storico, della ricostruzione storica. La storia sembra perdere
qualsiasi possibilità di poter arrivare alla verità.

Il marxismo (storiogra a marxista)



Parliamo di una storiogra a che si ispira sul piano ideologico al pensiero di Marx e che ha
tradotto in ricerche e ettive quello che Marx diceva e pensava della storia. 


• Rappresenta un’alternativa al soggettivismo proprio dello storicismo e dell’idealismo


O rì una base teorica per un ordinamento razionale dei fatti complessi della storia
umana: attenzione alle forme permanenti o ricorrenti dello sviluppo storico, le
strutture

La storiogra a marxista ci riporta alla storia oggettiva, all’oggetto, ai modelli, alle strutture
(le leggi universali che regolano il comportamento umano tanto da individuare un modello
—> isolo le ricorrenze e creo un modello con cui ci confronta —> il lavoro che molto
spesso fanno i sociologi). La storia vista come una serie di tappe.

1) No alla descrizione di eventi isolati. Sì all’indagine dei processi sociali ed economici


complessi di lunga durata, impiegando un complesso schema concettuale (proprio
dell’ideologia marxista che si basa sulla separazione tra struttura e sovrastruttura)
2) Studio delle condizioni materiali, sviluppo della tecnica e dell’economia (partire dai
bisogni primari (mangiare, vestirsi) —> dalle strutture). Il pensiero, la cultura, la
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Fonti e metodologia della storia moderna 9
politica, l’arte vengono dopo e come conseguenza delle strutture —> data una
determinata struttura ne conseguenza una determinata sovrastruttura (rapporto
deterministico)


3) Studio del ruolo giocato dalle masse, soprattutto nei periodi di agitazione sociale e
politica. Struttura di classe della società, lotta di classe 



Si tratta di una storiogra a dirompente perché le storiogra e nora viste facevano
essenzialmente storia politica, mentre che questi storici pongano l’attenzione ad
aspetti non politici ma sociali, è di un importante rilevante.

Molti di questi aspetti li ritroveremo nella storiogra a delle Les Annales, ma si tratta di
una storiografa sganciata dall’ideologismo marxista, mentre la storia marxista è
condizionata da una lettura che è quella marxiana della storia.

Gli storici marxisti hanno rappresentato un rinnovamento nel modo di raccontare la
storica con cui gli altri storici hanno dovuto necessariamente confrontarsi —> in un
quadro in cui, la storia sociale non era particolarmente rilevante. 


Nel pensiero marxista la rivoluzione per eccellenza, ovvero quella bolscevica, diventa
l’esito e lo sbocco della rivoluzione francese —> la rivoluzione francese rompe con la
realtà feudale e pone le premesse per una società liberale-capitalistico. 

Dunque la rivoluzione socialista diventa il modello delle rivoluzioni ottocentesche —>
queste rivoluzioni vengono interpretate come lotta di classe. Se tutto deve essere
interpretato come lotta di classe, l’idea è di andare a cercare queste “classi” nel
passato —> se la rivoluzione bolscevica vede il proletariato contro la borghesia, la
rivoluzione francese vede l’emergere della borghesia contro la classe feudale. Anche
le rivoluzioni inglesi (nonostante nel seicento non esistevano le classi, ma piuttosto i
ceti con i suoi privilegi) vengono lette come lotta di classi —> la gentry (dove il
marxismo rintraccia la borghesia) è motore di questa rivoluzione contro un’aristocrazia
tradizionale

La storiogra a marxista a partire dal presente legge il passato però utilizzando delle
categorie che appartengono al suo presente e va cercando la borghesia —> legge
tutto in termini di rivolta sociale, di “borghesia” contro l’aristocrazia feduale. 

Utilizza uno schema interpretativo, proprio della visione marxista della storia,
utilizzandolo per interpretare il passato. Tutte le rivolte sono rivolte sociali con
conseguenze politiche.


Una storiogra a che supera questo schema ideologico prova a guardare le cose in
maniera diversa: nelle rivolte c’è una faccia sociale e una politica anche se comunque
è di cile dire se la rivolta scoppia per motivi politici o per motivi sociali. 

Una storiogra a ad esempio liberale pone l’accento più sul 1789 e sul tema della
libertà, laddove invece la storiogra a marxista si è interessata al 1793 dove l’elemento
sociale esplode in modo più forte. 

È chiaro che le ideologie (il modo di guardare la realtà) condizionano le letture della
storia. 


4) Predilezione di temi speci ci come la formazione delle classi, la schiavitù, la servitù


della gleba, il feudalesimo e la transizione al capitalismo (tutto ciò che riguarda le
strutture, i bisogni primari)

5) Obiezioni: lo sviluppo della storia non è mai schematico, rettilineo, uniforme. Non
esistono dei modelli allo stato puro. Rischio di ricondurre i processi esclusivamente a
fattori economici. 

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Fonti e metodologia della storia moderna 10
il quadro interpretativo che utilizziamo per la rivoluzione bolscevica, non è detto che
possa andare bene per interpretare dei processi di rivoluzione che si svilupparono
sempre nell’ottocento in America Latina.

Gli autori

• Marx ed Engels: i fondatori del materialismo storico

• Teorici marxisti che scrivono e ri ettono sulla storia Georg Lukàcs, Leon Trotsky,
Antonio Gramsci

• Albert Soboul, Claude Mazauric, Michel Vovelle elaborano una storiogra a marxista
della rivoluzione francese

• Nel Regno Unito, Eric Hosbawn, Christopher Hill, E.P. Thompson, rivisitano la storia
della Rivoluzione inglese e della Rivoluzione industriale, riscoprono la cultura operai e
ripensano il concetto di classe

• Il dibattito sulle origini del capitalismo: Dobb, Sweezy, Brenner, Witold, Aula, Jerzy
Topolski 


• La “nouvelle historie” rivista Annales (fondata nel 1929 da M. Bloch e L. Febvre)

• Avversione nei confronti dei paradigmi tradizionali (si critica lo storicismo, il positivismo)
Les Annales 1929 (M. Bloch, L. Febvre) 1956 (F. Braudel)

• Anni ’70\’80: svolta socio-antropologica, microstorie

• Rivoluzione documentaria: diventano fonti tutte le innumerevoli tracce dirette e indirette


della presenza umana. Per lo storico tutto è importante.

Molte fonti dell’età medievale sono andate perdute e tipico di questa storiogra a era
l’archeologia medievale —> prova a individuare delle fonti diverse.

• Le fonti non sono neutre: vanno interrogate e integrate. Non rappresentano con
immediatezza il fatto


La fonte non è neutra nel senso che c’è sempre qualcuno che l’ha prodotta. La fonte va
intesa sempre a partire dal punto di vista che vuole esprimere. 

Ad es. invece, il positivismo considerava le fonti come neutre —> se fonte proviene
dall’archivio di stato allora è vera. 

In realtà noi sappiamo che le fonti dell’archivio di stato esprimono il punto di vista delle
istituzioni.


Le fonti non vanno mai isolate, considerate per se stesse. Laddove possibile, dal punto
di vista metodologico, è bene che lo storico cerchi diversi agganci e non fermarsi
soltanto a una tipologia di fonte —> allo storico interessa trovare altre fonti di tipo
diverso che possano fornirli uno sguardo su altri punti di vista. 

Cercare di recuperare tanti frammenti che messi insieme possono fornirci un quadro
non completo, oggettivo ma almeno parziale.

Lo storico storico va al di là della memoria la quale è legata a un ricordo soggettivo e\o
collettivo (lo capiremo meglio con Bloch). 

La storia e la memoria non sono la stessa cosa: la memoria appartiene al ricordo, è una
funziona del ricordo, mentre la storia non è soltanto il ricordo ma anche e soprattutto il
lavoro critico dello storico. Lo storico non tiene conto solo della testimonianza orale (il
ricordo, il quale è personale), ma metto a confronto diverse fonti. 

Es: gli storici della ma a guardano alla documentazione processuale, sapendo
benissimo che la documentazione processuale non basta (metodo storico- lologico)

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Fonti e metodologia della storia moderna 11
• Lo storico decide quali fatti prendere in considerazione, in quale ordine e in quale
contesto, e procede per problemi. Contro il “feticismo del fatto”. Il dato non esiste in sé
stesso, ma in rapporto alle serie, al sistema

• No alla storia événementielle (la ricerca prevalentemente incentrata sulle vicende


politiche e militari e limitata alla registrazione dei singoli avvenimenti piuttosto che
all’analisi dei processi che li provocano) che punta alla narrazione di fatti, eventi,
battaglie, al dato individuale. Svalutazione della storia politica

• Si a una storia totale, senza con ni, a tutto campo, interdisciplinare (antropologia,
psicologia, sociologia). Predilezione per la storia economica e sociale 



recupera la storia oggettiva, la storia come scienza

Strutture - modelli - quantità

• La nouvelle histoire è fortemente in uenzata dallo strutturalismo in opposizione a


storicismo e idealismo (R. Jakobson, Saussure, Levi-Strauss)

• No all’interpretazione soggettiva e alla ducia nelle intuizioni inver cabili

• Si al carattere scienti co della storia, la storia è scienza dell’uomo, non dell’uomo come
individuo, ma dell’uomo in società, è scienza sociale (dialogo con la storiogra a
marxista)

La storiogra a delle Les Annales ha un forte legame con l’antropologia e la sociologia
—> è una storiogra a interdisciplinare che si apre alle sollecitazioni e alle metodologie
di lavoro che possono provenire da altre discipline: l’antropologia, la sociologia ma
anche il diritto (provare a leggere le carte giudiziarie)

• Costruire modelli, trovare le leggi del corso storico: generalizzare e modernizzare il


passato

• Cercare le costanti, le tendenze, non ciò che è unico, ma ciò che si ripete = historia
sèrielle, climaterio, quantità
• studiare le strutture, le permanenze, ciò che cambia poco e lentamente, la storia
immobile ( es: mentalità, proprietà, stato, chiesa, popolazione, struttura feudale)

• Predilezione per lunga e media durata, le onde lunghe della storia, le congiunture (es:
la storia dei prezzi, popolazione, clima, mortalità ). La storia come scienza del
cambiamento.


Alla storiogra a delle Les Annales non interessa l’evento, ma piuttosto le strutture e
congiunture —> fenomeni di lunga durata, le crisi economiche, il clima, il periodo medio e
lungo, le realtà politico-sociali, le realtà economiche, le realtà feudali, capitalistiche, la
struttura della popolazione, la struttura della famiglia e come questa cambia nel corso del
tempo, la relazioni tra le varie tipologie di famiglie. 


Quando parliamo delle strutture è come se entrassimo in un tempo quasi immobile —>
che muta nel tempo in maniera molto lenta, quasi impercettibile. La storia strutturale ci
riporta a qualcosa in cui il tempo sembra fermarsi e il cambiato è molto lento. 


C’è una maggiore tendenza a commettere errori anacronistici —> la sociologia nel creare
dei modelli tende un po’ a generalizzare e a voler applicare i vari modelli per interpretare
la realtà —> ma non si può modernizzare troppo perché ogni realtà vive in determinati
contesti.


Mercoledì 26\10
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Fonti e metodologia della storia moderna 12
Autori delle Les Annales:

• M. Bloch e L. Febvre

• F. Braudel

La nuova impostazione metodologica è innovativa: rispetto agli storici precedenti, ciò
che Braudel, M. Bloch e L. Febvre introducono è la concezione della storia non come
un racconto cronologico di fatti e avvenimenti passati, ma come uno strumento per
conoscere e comprendere la società umana.


Uno dei saggi più importanti è “Civiltà e imperi del mediterraneo nell’età di Filippo II”
(una pietra miliare per gli storici sia per il metodo storiogra co sia per il contenuto):
Braudel si convince che il Mediterraneo è un mare ancora “attivo” anche dopo la
scoperta dell’America —> la scoperta dell’America non ha determinato la crisi del
Mediterraneo nel corso del cinquecento. La prova di questo è la pirateria e la corsa. 

Secondo Braudel potremmo parlare di una crisi della centralità del mediterraneo negli
anni 20-30 e 40 del seicento, determinata dal ribaltamento degli equilibri —> arrivo dei
navigli inglesi e novaresi nel Mediterraneo (questo non deriva dal commercio atlantico).


L’importanza delle geogra a —> pensare geo-storicamente diviene quindi possibile se
si fa propria la ri essione di Braudel per cui: “[…] non esiste un problema sociale che
non sia da inserire nel suo quadro geogra co, in uno spazio in cui estendersi e con cui
confrontarsi. […] La società vive di spazio, utilizza lo spazio, lo sistema e per no lo
consuma.”.

Il termine nasce come approccio metodologico che permette di analizzare e dare conto
dei fattori sici e biologici che passamano la vita sociale, culturale, economica e che
consentono di problematizzarla in maniera più ampia e complessa. 


• dopo il 1969, da un comitato direttivo di cui hanno fatto parte tra gli altri M. Ferro, J. Le
Go , E. Le Roy Ladurie, J. Revel e L. Valensi


(1975 Montaillou, village occitan de 1294 a 1324)

È interessante la gura di E. Le Roy Ladurie perché si occupa di una piccolissima


comunità e svolge un lavoro che fa da ponte alla microstoria —> la storia sociale. 

Ricostruisce la vita quotidiana di questo piccolo villaggio della Francia meridionale
mettendo insieme etnologia, antropologia, linguistica (dialogo interdisciplinare) —>
metodo tipico della scuola delle Les Annales 


Prendere come punto di riferimento uno studio che è stato fatto su un villaggio messicano
e provare a trasferire quel metodo di lavoro a uno studio che riguarda una realtà distante
che è quella del villaggio francese. 


Nell'anno 1320 il vescovo di Pamiers, cittadina dell'Occitania, apre un'inchiesta
d'Inquisizione sugli abitanti di un piccolo paese dell'Alta Ariège a 1300 metri d'altezza:
Montaillou, 250 abitanti, piccola comunità occitanica e pirenaica di contadini e di pastori.

Si è parlato di «storia totale», cioè di un modo integrale di rendere la vita di una
determinata epoca, le sue ideologie e le sue azioni, avvalendosi dell'etnogra a,
dell'etnologia, della linguistica, dell'ecologia, tutte scienze, per così dire, «nuove». Ma
nuovo è anche l'oggetto dello studio: non già la vita dei potenti e delle classi dominanti,
delle città, ma la vita degli umili, del popolo, della provincia, dei paesi e di un piccolo
villaggio, che non ha minore dignità, ne meno da dire, ma anzi dimostra una ricchezza di
tematiche, di informazioni e di azioni che gli storici u ciali hanno nora trascurato.

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Fonti e metodologia della storia moderna 13
Crisi paradigma Annales: rivalutazione storia politica, riconsiderazione del soggettivismo
e limiti della cliometria 


Il decostruzionsimo 


Il decostruzionsimo smonta i testi e smaschera gli elementi di oggettività presunta della
storia attraverso tre strumenti:

• la soggettività delle fonti: chiedersi chi produce la fonte, se la fonte vuole nascondermi
una parte della realtà, se si vuole fare propaganda, qual è lo scopo, se ha un interesse
nel propormi le cose in un determinato modo 

(in una dichiarazione dei redditi fatta nel cinquecento ci possono essere degli interessi
nell’occultare determinate informazioni\numeri)

• la soggettività della conservazione del documento: non tutti i documenti vengono


conservati per cui ci possono essere degli interessi nel bruciarli o nel non conservarli.
Tra gli archivisti l’operazione di scarto non è arbitraria, ma riguardo ad esempio duplicati
di documenti. 

Nell’età moderna chi aveva delle cariche pubbliche tendeva a portarsi i documenti a
casa —> Il pretore portava i documenti nell’archivio di famiglia

• la ricostruzione operata dallo storico —> non è mai neutra perché lo storico sulla base
delle domande che si pone, le questioni interroga le fonti

• Esaltare la pluralità dei punti di vista —> questo porta a un’eccessiva frammentazione,
quasi frantumazione del concetto stesso di verità della storia (la soggettività portata alle
estreme conseguenze)

• Mettere in luce le contraddizioni

• Mettere in evidenza come la conoscenza storica sia imperfetta, frammentaria, per


tracce (dire che la verità storica non esiste signi ca demolire il concetto stesso di storia
nonostante la consapevolezza che non avremo mai un quadro completo)

• Lo storico che ricostruisce punti di vista, emozioni, intenzioni

• Paul Vayne —> padre del decostruzionismo: smontare il testo, analizzare la fonte,
ricordarsi dei documenti scartati ed eliminati dall’archivio ( l’importanza degli archivi
ecclesiastici solitamente molto meglio conservati rispetto a quelli comunali, soprattutto
dopo il concilio di Trento).

• La verità storica è frantumata, imperfetta, nché il metodo diventa interpretazione: la


storia come narrazione, in quanto la ricostruzione è arbitraria così come
l’interpretazione.

• Vayne inaugura il linguist turn: lo storico è innanzitutto uno scrittore e deve costruire un
intreccio, ma non è per questo un romanziere in quanto la storia è un racconto di fatti
veri, non solo verosimili o fantastici. 


La microstoria

La microstoria non è la storia locale, il guardare il piccolo villaggio per stesso —> la
microstoria piuttosto è guardare al microscopio quello che non è possibile vedere
all’occhio nudo. Guardare con lo zoom la fotogra a —> quelle cose che io vedo con lo
zoom mi possono portare a cambiare anche la mia percezione generale della foto. 


La microstoria è partire da una domanda di carattere generale ma guardarla nel micro,
accorgendomi di cose che se guardate in grandi linee (macro), non verrebbero alla luce.

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Fonti e metodologia della storia moderna 14

• Interesse per il contesto, per il caso per caso

• Interesse per l’eccezione, per l’irregolarità, le incongruenze, le anomalie, il mutamento al


di là dei sistemi normativi (prassi)

Mettendo sotto la lente del microscopio  biogra e minori, ricordi, comportamenti,


credenze o paure, lo storico potenzia il proprio sguardo raggiungendo così snodi di realtà
invisibili a occhio nudo. La microstoria è talmente e cace e suggestiva da avere ricadute
sugli stessi  metodi della ricerca letteraria, anche il critico, infatti, attraverso
dettagli  all’apparenza di scarso rilievo, può superare la pagina e mettersi sulle tracce
di  qualcosa di più grande. Tra gli esponenti maggiormente rappresentativi di  questo
ambito si annovera Carlo Ginzburg, con i suoi studi sulla storia della  mentalità e della
cultura popolare, di cui è espressione la sua prima opera,  scritta a ventisette anni e
diventata un classico della storiogra a, I benandanti. Ricerche sulla stregoneria e sui culti
agrari tra Cinquecento e Seicento. Ma anche le successive, come Il formaggio e i vermi
(1976) e Storia notturna. Una decifrazione del sabba

Mercoledì 02\11


I benandanti. Stregoneria e culti agrari tra Cinquecento e Seicento
I benandanti erano dei guaritori contadini che furono accusati in Friuli di stregoneria.
L’attività dei benandanti non è qualcosa che nasce come eresia —> avevano la capacità
di liberare dal male che intralciava la fertilità dei campi. 


Ginzburg recupera le tracce di questi antichi culti e pone l’accento sull’aspetto “negativo”
—> nel momento in cui quest’attività dei benandanti entra sotto l’occhio di ingrandimento
dell’inquisizione romana, l’inquisitore fa delle domande ai benandanti e l’elemento di
positività dell’opera di cura si trasforma in qualcosa di negativo. Quello che viene fatto
emergere è il legame con il diabolico, maligno e che deve essere condannata in quanto
operazione pagana. Il benandante nisce così col diventare non un guaritore bene co ma
una gura legata al demonio. Questo è quello che emerge se dovessimo a darsi alle
carte inquisitoriali, ma da altre fonti sappiamo che ciò che svolgevano i benandanti erano
dei riti popolari con una valenza positiva.


(L'inquisizione spagnola dipendeva da un inquisitore generale, nominato dal Papa su
proposta del Re, a di erenza dell'Inquisizione romana che dipendeva direttamente dal
papa. L’Inquisizione spagnola è stata istituita nel 1478 per desiderio di Ferdinando
d’Aragona e Isabella di Castiglia)


Pubblicato per la prima volta nel 1976, Il formaggio e i vermi ritorna arricchito da una
postfazione. Nel frattempo, tradotta in ventitré lingue, la vicenda del mugnaio friulano
Domenico Scandella detto Menocchio, messo a morte dall'Inquisizione alla ne del '500,
ha fatto il giro del mondo, mostrando come sia possibile, attraverso gli archivi
inquisitoriali, cogliere le voci di individui che spesso non compaiono, o compaiono solo in
maniera indiretta, nella documentazione storica: dai contadini alle donne.


Menocchio elabora una teoria del tutto singolare: pensa che ci sia un caos primordiale,
una massa che somiglia a un formaggio, in cui c’è un miscuglio di aria, fuoco, terra e
acqua —> l’eresia sta nel fatto che ci sia quasi un’entità superiore dalla quale lo stesso
Dio viene fuori. 

Ginzburg prova, attraverso le carte processuali, di ricostruire l’universo mentale di
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Fonti e metodologia della storia moderna 15
Menocchio (quello che si poteva pensare a quell’epoca, la cultura popolare), ma anche
come l’inquisitore elabora queste teorie nella direzione dell’eresia. 


Le fonti giudiziarie sono fonti importanti perché troviamo i “reati” che vengono commessi
a livello sociale, comportamenti che escono fuori dalla norma —> sono degli indizi. 

Le carte giudiziarie sono importanti per la storia sociale —> un reato è qualcosa che esce
fuori dalla “norma”. L’anomalia ci consente di ricondurre alla “norma”.

La storia sociale passa anche attraverso documenti che non sono “u ciali”—> molto
spesso le ricerche muovo dalla casualità.

Dallo studio di una fonte che può essere istituzionale-tecnico (quali ad esempio i
documenti del parlamento), possono emergere altre problematiche: studio sulla nobiltà
feudale, studio sul clero (coloro che sono convocati in parlamento), questioni di carattere
scale e nanziario. Da un nucleo originario, quale può essere quello dei parlamenti,
possono derivare diversi aspetti: questioni di carattere demogra co (meccanismo dei
censimenti legato a quello scale), politico, sociale (le comunità, i rapporti tra le comunità,
tra i ceti. Perché le comunità decidono di imporre le imposte dirette o quelle indirette?
Quale imposte dirette decidono di applicare? Le imposte sul commercio, sui consumi e
così via. Vengono sollecitate diverse questioni: una fonte è una ricerca che nasce in un
modo ma che rileva mondi diversi. 



Mercoledì 16\11
(Non fare Giarrizzo; concentrarsi su Ginzburg e la microstoria, senza de nirla come storia
locale)



Carlo Ginzburg 

Storico italiano, si è occupato prevalentemente di storia della mentalità e della cultura
popolare tra il 16º e il 17º sec., con particolare attenzione ai problemi metodologici e ai
rapporti tra ricerca storica e altri ambiti disciplinari(elemento che ritorna anche in Bloch)
Lo storico come giudice, ma non nel senso che Lo storico si deve ergere a giudice della
storia —> mai pensare che la storia debba ergersi a tribunale (dire chi sono i buoni e chi
sono i cattivi), ma dal punto di vista metodologico lo storico come colui che raccoglie le
prove, uta, cerca di capire, considerare le tracce e gli indizi, i testimoni (non è detto che
tutto ciò che il testimone dice è vero).


Metahistory di White


• Distinguere tra gli eventi, ciò che accade e la loro descrizione linguistica

• Storia come genere letterario

• Avvicina la storia al romanzo e allontana le ricostruzioni del passato dalla veri ca del
passato

• Preminenza della forma sul contenuto

Dalla sua prima pubblicazione nel 1973,  Metahistory  è stato subito acclamato come un
testo fondamentale per la comprensione della storiogra a. Diventato presto un classico, il
saggio di White si addentra nei meandri dell’opera storica, svelandone le tecniche
retoriche, le strategie linguistiche, tutti quegli elementi di costruzione del discorso che lui
per primo colloca sotto l’etichetta di ˮmetastoriaˮ.

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Fonti e metodologia della storia moderna 16
Per White la storia esiste soltanto nella dimensione della scrittura —> tutto ciò che non
diventa “racconto” è come se non fosse mai accaduto, lo abbiamo perso. 

Lo storico costruisce il suo passato in quanto la descrizione degli eventi è cosa ben
diversa dagli eventi stessi —> la storia come costruzione culturale. White si de nisce un
costruttivista: in quanto chi indaga sceglie le fonti e le taglia in base a come ritiene di
dover fare. Soggettivismo estremizzato

La storia per White è solo un discorso, allora la storia non esiste al di fuori di esso —> è
solo un discorso che viene architettato caratterizzato da una serie di strutture retoriche.
Le prove del passato vanno costruite in un discorso storico —> il passato è costruzione
di indaga visto che gli eventi sono già passati e non li possiamo conoscere, ci restano
solo macerie e resti, ma ogni ricostruzione è già una costruzione 


Ovviamente Ginzburg contesta questa visione di White —> per Ginzburg la verità storica
esiste. Sì il passato è il passato, è stato vissuto, ma questo non signi ca che possiamo
sminuire il passato.

Per White, invece, il passato è una costruzione di chi indaga —> White potenzia in questo
modo la soggettività alle estreme conseguenze. Il passato non è conoscibile, noi non
potremmo mai arrivare a una conoscenza esatta dei fatti che sono accaduti se non nella
misura in cui qualcuno attraverso le fonti trova delle tracce, le taglia e costruisce sulla
base della sua conoscenza, della sua idea questo passato facendola ria orare in modo
assolutamente soggettivo. 

“Lo storico come antropologo” —> deve utilizzare le fonti che ha

Risposta di A. Momigliano
• La storia non può essere ridotta alla dimensione narrativa —> quindi la narrazione come
strumento del lavoro dello storico, ma non come ne (strumento per la ricostruzione
oggettiva). Lo storico non può concentrare l’attenzione solo sulla scrittura

• Il fondamento della storia è una ricerca grazie a un metodo e tradizione lologica

• Dimensione oggettiva di riferimento: il passato è passato e sui fatti non si discute,


elementi che non possono essere messi in discussione (lo dice anche Galasso pag 194:
Dunque l’obiettivo è la verità storica da raggiungere, la quale viene raggiunta per mezzo
del metodo storico —> per Galasso non può prescindere né dal documento né
dall’indagine lologica)


Riposta di Ginzburg a White : il presupposto narrativo di White porta all’annullamento


della distinzione tra racconto storico vero e racconto immaginario. 

Ginzburg interpreta in modo negativo la tesi di White secondo il quale non sarebbe più
possibile distinguere tra il vero e il falso e dunque non esiste e non è conoscibile la verità
storica —> dunque la storiogra a sarebbe in balia delle più disparate teorie revisioniste
persino nei confronti del negazionismo sull’olocausto (nel momento in cui la storia è
ction, è romanzo e non è possibile veri carne la verità, Ginzburg sostiene che la verità
storica esiste, è raggiungibile, magari in maniera imperfetta procedendo per tracce).


Che poi la lettura di uno stesso argomento non sia dato una volta e per tutte, ma che la
storia sia soggetta a un processo di revisione continua -> il revisionismo è mettere in
discussione la vulgata corrente. È revisionista che mette in discussione quella vulgata —>
tutto ciò è accettabile, ma si deve argomentare. Questo è diverso dal lavorare su un
argomento secondo punti di vista diversi.

Es: una delle letture più a ermata delle rivolte è stata quella marxista, ovvero la rivolta
come rivoluzione sociale e tutte le rivolte venivano interpretate sotto l’elemento sociale.
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Fonti e metodologia della storia moderna 17
Nel momento in cui è arrivato Furet (storico della rivoluzione francese) che ha fornito
un’interpretazione più in chiave politica che sociale, questa lettura è stata considerata
revisionista dando luogo ad altre interpretazioni.

Punti di Francesco Benigno: il nostro lavoro da storici si basa sulle fonti e che White non
considera, non solo non considera le fonti ma la loro capacità ermeneutica (sulle fonti
possono emergere diverse questioni). Proviamo a leggere quello che noi non ci
aspettiamo che le fonti ci dicano.

“Le fonti non sono nestre aperte che permettono di vedere il paesaggio” —> il lavoro
dello storico, l’interpretazione. Non dobbiamo considerare in maniera avalutativa e
acritica rispetto a quello che la fonte descrive.

L’interpretazione però non è arbitrio (pag 518) —> lo storico ha diritto di proporre
un’interpretazione, nel rispetto del dicibile. 


Intervista a Ginzburg: storiogra a come aeroporto e le varie rotte sono argomenti guidati
da compagnie-scienze diverse. Lo storico come il medico che analizza, studia, presume
in base alle prove. 



Mercoledì 23\11


Punto di partenza: l’oggettività della storia e l’obiettività dello storico. Dal momento che
non sempre la narrazione storiogra ca è oggettiva, dovremmo puntare sull’obiettività
dello storico: il metodo dello storico si deve basare sul ri uto del preconcetto, pregiudizio
ed essere più possibile privo di distorsioni e omissioni. Il metodo deve essere scienti co,
oggettivo, rigoroso, lologico, documentale basato sulla fonte, ovvero la materia prima
dello storico. 

La fonte rientra all’interno di questa attività che è l’obiettivo che lo storico deve
raggiunger per pervenire ai suoi risultati.

In assenza della possibilità dell’autopsia dal punto di vista letterale del termine (guardare
con il proprio occhio), gli storici devono a dare alle fonti l’onere delle proprie asserzioni. 


De nizione della Treccani: nelle discipline storiche sono chiamate fonti le testimonianze
scritte più o meno coeve agli avvenimenti o ai problemi che si studiano, che costituiscono
per lo storico la documentazione necessaria alla sua ricostruzione.

Questa de nizione della Treccani è attaccabile su diversi punti: la fonte deve essere
coeva al fatto altrimenti ci imbocchiamo nelle falsi cazioni.


De nizione di Francesco Senatore (storico medievista): le fonti sono tutti i resti del
passato, materiali e immateriali, scritti e non scritti, prodotti intenzionalmente da chi ci ha
preceduto per lasciare memoria di sé e delle proprie azioni o come risultato meccanico
delle varie attività umane. 

Questa de nizione non è perfetta perché utilizza il termine “intenzionalmente”. Non è
l’intenzione di lasciare memoria di sé: ad esempio il certi cato di nascita non è prodotto
per lasciare memoria di sé, ma semplicemente è prodotto per ragioni pratiche. 


Dunque la fonte è qualsiasi elemento materiale, immateriale, scritto, non scritto,
intenzionale, non intenzionale, che lo storico individua come adatto a fornire risposte ai
problemi che si è posto (storico Walter Pancera). 

La fonte è una traccia, un residuo di un’attività del passato, è un resto o avanzo (Droysen)
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Fonti e metodologia della storia moderna 18
che diventa fonte nel momento in cui è interrogato dallo storico —> dunque la fonte non è
tale di per sè, ma solo se interrogata dallo storico.

Classi cazione delle fonti storiche (Droysen metà ottocento XIX secolo)

Abbiamo due grandi gruppi

• Fonti in senso proprio: testimonianze redatte o commissionate da parte di chi intendeva


lasciar memoria. C’è un’intenzionalità intrinseca. È possibile annoverarvi la storiogra a
(fonti indirette: già elaborate da qualcuno), la cronachista, la geogra a, i monumenti e
alcuni documenti. Fonti narrative

• Gli avanzi o resti del passato: questi possono essere senza intenzione di lasciare
memoria che nascono per esplicare le proprie esigenze materiale, sociali e culturali.
Questa categoria può includere tutto e si può allargare a tal punto che si potrebbe
confondere con la prima.

I documenti archivistici si inseriscono nella seconda categoria, quindi li considera degli


avanzi del passato.


Il merito di Droysen è di aver teorizzato la divisione tra le fonti documentarie e le fonti
narrative. Tuttavia questa distinzione in tempi più recenti ha preso il nome di fonti dirette e
indirette: le fonti dirette sono i documenti (l’epigra a, i diari) e le fonti indirette (quelle fonti
che hanno ricevuto il “trattamento da qualche altro storico”). O ancora potremmo parlare
di fonti primarie (dirette) e secondarie (indirette). 


Non dobbiamo considerare questa classi cazione come rigida, ma c’è una certa uidità
tra le diverse tipologie di fonti e non tutto è classi cabile. Ci possono essere delle
fattispecie del tutto trasversali a queste categorie appena viste, ovvero dirette-primarie e
indirette-secondarie.

Se consideriamo la dicotomia tra fonti intenzionali e preterintenzionali —> possono


essere sia primarie che secondarie. Se io scrivo un diario privato parleremo di una fonte
primaria che può essere intenzionale o preterintenzionale a seconda di come viene letta.
Dunque le fonti possono essere intenzionali o preterintenzionali, scritte o non scritte
indipendentemente dal fatto che sono dirette o indirette —> un libro che è una fonte
secondaria (se parliamo di storiogra a, non è una fonte primaria), è una fonte scritta.

Le fonti archivistiche non parlano degli eventi, ma rappresentano esse stesse un fatto.
Fanno intrinsecamente parte degli eventi —> strumenti per scopi di quotidiana prassi
politica, amministrativa, giuridica o economica nell’espletamento di una certa funzione o
competenza. Le fonti archivistiche sono il residuo di un’attività. 

Materia prima per l’attività dello storico. 


Esempi di fonte documentaria\diretta\primaria: documenti scritti, la cartogra a
(mappe), l’iconogra a, l’epigra a, l’audio-visivo che può essere o solo audio o solo video
o insieme. 

Tra i documenti scritti possiamo individuare le scritture giudiziarie (le sentenze), scritture
notarile (compravendite, i testamenti), scritture contabili (i registri, bilanci), le epistole, i
diari, documenti formali in genere (decreti, ordinanze).


Sopratutto nel caso delle fonti primarie e archivistiche —> lo storico non utilizza il corpus
di fonti in maniera a-critica, ma opera delle scelte in base alle quali lo storico valuta se la
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Fonti e metodologia della storia moderna 19
fonte è attendibile per il su lavoro. 

Tendenzialmente questo esame critico viene svolto in quattro fasi:

• Le fonti vanno decifrate perché o scritte in altre lingue o perché ad esempio in età
moderna e medievale si usava un sistema di abbreviature che non è di immediata
comprensione

• Le fonti vanno studiate: di che cosa parla la fonte?


• La prova dell’autenticità: non tutti i documenti sono autentici. Le fonti possono essere
vere, false, autentiche e non autentiche. Il vero non corrisponde all’autentico 

Per provare l’autenticità delle fonti, lo storico si serve di altre discipline come la
diplomatica (studio del documenti dal punto critico studiandone soprattutto della forma:
ad esempio un documento legislativo segue sempre delle “forme” come “visto che”,
“considerando che”, “segue che”), la chimica, la numismatica, la sfragistica, la lologia.

• Dopodiché lo storico deve individuare il grado di attendibilità che non è la stessa cosa
dell’autenticità: una fonte può essere anche autentica, ma il contenuto può essere falso.
Questo è particolarmente evidente nei tempi contemporanei per la di usione istantanea
della notizie che si con gurano alcune come fake news, ovvero notizie false all’interno
di articoli autentici pubblicate da testate giornalistiche accreditate. 

Come si prova l’attendibilità di una fonte? Considerando il contesto di produzione e con
la comparazione e il confronto di fonti coeve.

Conosciamo gli esiti della donazione di Costantino, ma ancora più interessante è la


volontà che ci sta dietro la donazione che corrisponde di fatto alle mire temporali del
papato. 

Il protocollo dei Savi di Sion è un documento che viene costruito nella Russia zarista
imperiale nei anni del novecento attribuito al popolo ebraico in cui emerge una certa
cospirazione ebraica nei confronti del potere mondiale. Questo documento viene prodotto
dall’intelligenza zarista e viene dato per “buono” per qualche decennio.

VERO-FALSO-AUTENTICO-NON AUTENTICO
Storicamente vero è ciò che realmente è accaduto, contrariamente parleremo di
storicamente falso.

Ciò che è diplomatisticamente vero viene chiamato autentico, ovvero quel documento
che segue una determinate serie di forme e di regole; viceversa parleremo di
diplomatisticamente falso viene chiamato inautentico. 


Va considerato il rapporto tra la forma e la sostanza. La forma è studiato dalla
diplomatica: un documento può essere autentico o non dal punto di vista formale.

La sostanza, invece, è vero o falsa.

Un esempio di legge può essere autentica perché segue determinate formule, ma le
informazioni contenute possono essere storicamente false —> in questo caso parleremo
di un falso, nonostante sia autentico.

L’altro elemento che deve essere considerato è l’attendibilità, la quale viene valutata dallo
storico, non è intrinseca. Es —> una fonte che registra una compravendita, può essere
attendibile per la ricostruzione dei livelli dei prezzi in cui è stata prodotta? È lo storico che
stabile se si o se no, sulla base della comparazione di altre fonti coeve e lo studio del
contesto di produzione. 


Le fonti possono essere lette da molteplici punti di vista e secondo diverse chiavi di
lettura—> suggerendo informazioni di vario tipo

Esempio: i riveli sono dei documenti di tipo scale —> una sorta di autocerti cazione che
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Fonti e metodologia della storia moderna 20
il capofamiglia sulla base dei suoi averi, il numero dei familiari e così via, dichiarando alla
ne il reddito. Questi documenti si prestano anche a studi di tipo onomastico (venivano
descritti i nomi), toponomastico (dichiarare il nome della strada in cui si viveva),
demogra co, sociale. 


Secondo Benedetto Croce tutti i professionisti del documento (archivisti, diplomatici,
paleogra , sfragisti) venivano chiamati in blocco lologi in opposizione dello storico. 


I luoghi di ricerca dello storico sono prevalentemente l’archivio e la biblioteca. La ricerca


in quest’ultime si parte da informazioni già note come ad esempio l’autore o il titolo o per
oggetto. Quando i libri vengono catalogati vengono metadatati secondi alcuni chiavi di
accesso che sono appunto l’oggetto del libro —> esempio cercare “didattica della storia”

In archivio la ricerca può essere condotta presso gli studi di conservazione, ovvero archivi
centrale dello stato, centri di documentazione, archivi storici comunali oppure online (a
determinazione condizioni: i documenti rispetto alla biblioteca sono conservati secondo
un altro criterio che non è l’autore, ma l’istituzione che ha prodotto il documento (per
ricercare i documenti del sindaco Orlando non cercheremo per l’appunto Orlando, ma
sindaco). Allo stesso modo non si può cercare a partire dall’oggetto, ma si deve
comprendere in quale delle articolazioni delle attività del soggetto produttore corrisponde
quel documento: nelle ordinanze sindacali, non andremo a cercare “Via Maqueda” per
vedere quando questa è stata pedonalizzata , piuttosto una serie di documenti che si
chiamerà “pedonalizzazioni”. 


De nizione di documento su Treccani: il termine documento deriva dal latino docere che
signi ca testimoniare: ogni mezzo che permette di tramandare per la memoria un fatto.
Per documento si intende la rappresentazione memorizzata su un supporto (impressa su
un qualunque supporto: digitale, pellicola, pellicola, papiro, carta) e conservata da una
persona sica nell’esercizio delle sue funzioni. Un documento prima di diventare una
fonte, è la rappresentazione di un fatto o di un atto prodotto per esigenze pratica. 

La funzione storico-culturale interviene dopo e prima c’è una funzione pratico-
amministrativa —> solo quando lo storico interroga il documento, questo diventa una
fonte.


Per il diplomatista il documento ha un’accezione particolare, ovvero la testimonianza
scritta di un fatto di natura giuridica. Il diplomatista, ad esempio, non studia le fotogra e.
Per l’archivista il documento è tutto ciò che è residuale dell’attività del passato svolta da
chi l’ha prodotto. Gli appunti, la corrispondenza privata, un volantino, un ritaglio di
giornale, il manoscritto di una relazione ad un convegno. Non è documento solo ciò che è
scritto ma anche le foto, i video, le immagini. Se sono documenti per l’archivistica
signi ca che possono essere delle fonti per lo storico. 

Esempio: una bozza di iconostasi (apparato di immagini sacre che protegge l’altare e
viene posto prima) —> è un documento per l’archivistica ed è una fonte per lo storico. 


Mercoledì 30\11
(Pag 17 la biogra a di Bloch —> 1886-1944. Due eventi fondamentali: è un ebreo che
nasce a Lione, ma per lui il fatto di essere un ebreo non era mai stato un carattere
distintivo. Era ebreo più per nascita che per religione. 

Altro evento fondamentale —> la partecipazione alla prima guerra mondiale e nel 1939
sarà chiamato a gestire i rifornimenti delle truppe, di gasolio e così via. Nel periodo tra le
due guerre tra il 1919-39, lui insegnerà all’università di Strasburgo e poi nel 1939 passerà
alla Sorbona, università francese. 

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Fonti e metodologia della storia moderna 21
Una delle opere più importante che rivoluziona il modo di fare storiogra a è I re
taumaturghi: tema del libro è una "gigantesca notizia falsa": il rito della guarigione dalle
scrofole mediante il tocco delle mani da parte dei re cristiani di Francia e d'Inghilterra
durante il Medioevo.

La guerra e le fase notizie. Rircordi e ri essioni riferendosi ai racconti di guerra della prima
guerra mondiale. 

Bloch sente la guerra come un dovere e questo ci riporta all’impegno attivo di queste
grandi personalità —> scoprire la paura, il pericolo, il valore della vita e una scoperta di
sé. 

Nell’opera La guerra e le false notizie. Ricordi e ri essioni emerge il tema della memoria:
partendo dall’idea che i ricordi sfuggono, la memoria è labile. Lui stesso si rende conto
che nel momento in cui ssa i ricordi, lui fa una scelta. 

(pag XIII —> rapporto tra memoria e storia: la storia è un modo di ricordare
completamente nuovo perché i ricordi vengono sottoposti a un vaglio, una logica che è la
logica della scrittura. I ricordi si ssano ma anche si trasformano: ricordare in maniera
nuova perché contestualizzi i tuoi ricordi) 

L’opera si divide in due parti: nella prima parte Bloch ha raccolto i ricordi della prima
guerra mondiale trascritti nel proprio diario. Ed da una parte testimone, dall’altro storico
(noi possiamo guardare un cerchio sia come concavo, dall’interno, sia come convesso,
dall’esterno. Lui trova una certa di coltà nel guardare la guerra dall’esterno)

Nella seconda parte invece ri ette sulle false notizie che si di ondono durante la guerra.
Prima di analizzare dei falsi storici, Bloch rileva l’importanza di una scienza nuova, quale
la psicologia della testimonianza, la quale potrebbe aiutare gli storici nella ricostruzione
degli eventi.

Bloch sostiene che non esiste il buon testimone, proprio perché lui ha vissuto l’elemento
del ricordo —> la testimonianza può può essere viziata dalle limitazioni nelle quali ti trovi.
Gli psicologi danno una lezione di scetticismo: in una deposizione normale niente è più
inesatto di ciò che tocca tutti i piccoli particolari materiali, come se la maggior parte degli
uomini si muovessero con gli occhi socchiusi in un mondo esterno che non si degnano di
guardare. In base agli studi della psicologia della testimonianza, dice Bloch, sembrerebbe
impossibile dover credere a tutti quei brani descrittivi su episodi da guerra. Il compito
dello storico, qualora non avesse assistito agli eventi direttamente, sta nel cercare di
eliminare in tutti i modi questo errore.

Se c’è qualcosa che dobbiamo mettere in dubbio della testimonianza, questo mettere in
dubbio non riguarda l’essenza del lavoro dello storico e la possibilità che noi abbiamo di
conoscere la verità (anche se in maniera imperfetta). Lo scetticismo sì, ma lo scetticismo
tocca la storia in super cie, ma non la può toccare nella sua essenza più profonda. 


Le notizie false ci sono sempre state, la guerra è il momento in cui le notizie false, per vari
scopi (propaganda, in maniera volontaria, involontaria) corrono, si creano, si consumano
con grande velocità. 

Le false notizie hanno sempre fatto dell’umanità come leggende, imposture —> un
documento falso, solo perché falso dobbiamo considerarlo privo di valore?
Assolutamente no. A noi interessa sapere come, dove, come si propagano e perché
nascono. 

Non è detto che la falsa notizia nasca con dole, con malizia.

Importante è che queste false notizie, spesso, attecchiscono perché rispondo a bisogno
della società o dell’individuo —> è quello che vorremo sentirci dire. Le false notizie
mescolano elementi veri e falsi e ti conduce dove vuole (per risolvere il “problema” basta
confrontare tra loro le fonti)

Es. sulla base delle ideologie condivise dalle politiche editoriali, è possibile che una
stessa notizia, su vari giornali, può essere presentata con elementi messi in luce piuttosto
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Fonti e metodologia della storia moderna 22
che altri. 

attraverso lettere, i medici: possono essere viziati da mille racconti in buona fede o in
cattiva fede. 



Esempio: la terribile "accusa del sangue" origine di tante persecuzioni antiebraiche. 

L'accusa del sangue è un archetipo antisemita secondo il quale gli ebrei berrebbero
sangue umano, in particolar modo di bambini, durante la Pesach per scopi magici o
rituali; questa falsa accusa ebbe origine nel 1144 in Inghilterra e poi si di use durante il
Medioevo e in età moderna, causando processi e uccisione di ebrei.

Bloch è da una parte testimone, ma anche storico —> chi sta all’interno del fronte ha
delle percezioni particolari, vive le cose con un’ansia del tutto particolare perché non sa
cosa accade fuori (se c’è qualcuno che vuole aiutarlo, se i nemici stanno arrivando).
Questo può diventare anche un valore nella scoperta di sé e degli altri. Un limite ma
anche un valore. 


Pag 78 “non esiste testimone..

Pag 79 “Nient .. tutto avviene come se la maggior parte degli uomini. Come prendere sul
serio. Il ritratto dei costumi

Pag 80 “grazie alla psicologia della testimonianza. Ma l’opera .. per lui l’errore” non è
soltanto scoprirlo l’errore, ma diviene oggetto di studio. 

pag 93 in nota: la falsa notizia circa l’aereo di un aero francese che aveva bombardato
Norimberga. Bloch si chiede come questa falsa notizia abbia potuto avere origine. 


I genitori di M. Bloch sono ebrei alsaziani (Alsazia) che decidono di ritornare in Francia
dopo la guerra franco-prussiana. A 28 anni viene mobilitato come sergente di fanteria,
partecipando ai quattro anni della guerra ed esce come capitano. Bloch è stato citato 4
volte per atti di valore. 

Nel 1918 nisce la guerra e il capitano Bloch viene smobilitato —> si riporta un’artitre alle
mani compromettendo la sua attività principale, ovvero scrivere. 

Bloch in guerra si è guardato intorno, imparando come fragile è la memoria umana: non ci
può dare delle testimonianze perché si accorge che proprio i particolari sono ina dabili.
Un’altra professione, oltre lo storico, che ha lo stesso problema, sono i magistrati —>
psicologia della testimonianza. 

Tra i soldati girano delle notizie assurde e molti ci credono —> ci credono perché
corrisponde a quello si aspettavano. Quando qualcosa quadra con i propri pregiudizi, ci si
crede. Bloch ragiona sulla psicologia collettiva. Lo storico racconta un’episodio
personale: dei soldati che scambiano il nome della città di provenienza di un soldato
tedesco, mettono in giro la voce che in una cittadina francese ci fossero delle spie
tedesche ma in realtà alla base c’è l’idea di aver confuso la cittadina francese di Bren con
la città tedesca di Brema. 


Nel 1929 Bloch e Febvre pubblicano la rivista delle Annales —> esprimere tutto quello
che c’è di nuovo nella storiogra a, come la storia economica. Lo storico deve anche
economica, sociologo, antropologo. 

Cosa vuol dire che Bloch si pone delle domande nuove? Es. Bloch si interessa del
momento in cui la marmellata entra a far parte dell’alimentazione invernale, si interroga
sul fatto che prima lo zucchero, con cui viene prodotta la marmellata, veniva importata
dalle Indie ed era più costosa. O, ancora, desidera inserire nella rivista delle Annales una
ricerca sul cinema, ai tempi odiato dagli intellettuali. 


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Fonti e metodologia della storia moderna 23
Bloch, dopo Strasburgo, cerca di ritornare a Francia e di inserirsi al Collège de France.
Spesso viene ri utato per il suo cognome, Bloch. Di fronte a questo ri ette sul fatto di
essere ebreo. “Sono ebreo, se non per la religione, almeno per nascita. Non ne traggo né
orgoglio né vergogna”. In Francia il clima politico è pesante. 

Una lettera di Bloch del 1935: “Non essendo profeta, non so dove sarà nell’agosto ’38. La
vita con i tempi che corrono non abbandona in certezze”; lettera del 1937 “Vorrei veder
impiccare Mussolini, Hitler”. In questo momento, fra le due guerre, Bloch si chiede cosa
sia possibile fare. Nel 1939 scoppia la guerra e Bloch viene chiamato per andare in guerra
—> gestire i rifornimenti di benzina dell’armata. Il capitano Bloch si impadronisce di
questo meccanismo e comincia a piacergli. Hitler attacca la Polonia, difesa dalla Francia
e dall’Inghilterra ma senza attaccare —> Bloch annota come l’umore dell’esercito si
guasta durante quei mesi in cui non si sa cosa aspettarsi. 10 maggio 1940 i tedeschi
attaccano, invadano la Francia —> Bloch viene condotto in Inghilterra per poi essere
imbarcato in Francia con l’idea di riprendere la guerra. Agli inizi di luglio, ritrova la famiglia
e si ritirano nella casa di campagna —> in quell’estate scrive La strana disfatta:
testimonianza del 1940. 

Bloch ad un certo punto va in clandestinità perché è un ebreo in una Francia occupata
dai tedeschi: lui insegna in un clima di antisemitismo crescente. Viene poi incitato a
nascondersi —> i due gli maggiori vanno in Spagna, Bloch si dirige a Lione
presentandosi all’interno del movimento di resistenza. Comincia a fare carriera nel
movimento e verso la ne diventa capo di tutti il direttivo di resistenza in tutta la Francia
meridionale. Passano i mesi e a Lione l’aria si fa più pesante —> Bloch con da a Febvre il
timore di morire. L’8 marzo 1944 viene arrestato dalla Gestapo —> il 6 giugno 1944 gli
americani sbarcano in Normandia, i tedeschi cominciano a fucilare i prigionerei. Bloch è
fra i primi ad essere ucciso e tra i prigionerei uccisi, ne sopravvivono due: uno di loro due,
testimonia che Bloch ha detto “viva la Francia” prima di morire. 


Mercoledì 07\12

Rosario Romeo è il massimo esponente della cultura liberale (anche Galasso: sono storici
liberali perché si rifanno a un lone storiogra co che non è quello marxista).

Romeo e Galasso hanno fatto esperienze molto simili, c’è una piattaforma comune degli
interessi, una concezione laica dello storia e dello stato, una passione civica e politica
molto forte (non furono soltanto degli storici ma anche degli intellettuali che si
impegnarono nella politica) —> Romeo arriva alla cattedra universitaria di storia moderna
giovanissimo. Entrambi hanno una formazione crociana —> anche se il suo riferimento
crociano non lo impegna tanto da non poter criticare il suo maestro. Ad esempio, Galasso
criticò di Croce l’espressione che con gli spagnoli il regno di Napoli discese a vice-regno
—> diminutio della carica del regno di Napoli. Per Galasso, invece, l’istituzione dei vice-re
non implicava una diminutio giuridica —> questo per farci capire che pur essendo loro
alunni, era comunque in grado di aspirare un senso critico. 


Entrambi hanno a rontato il tema della questione meridionale: le hanno a rontate sempre
nel quadro dell’a ermazione categorica della preminenza dello stato unitario, ovvero
l’importanza dell’unità di Italia e del processo rinascimentale come elemento trainante
nella storia d’Italia dal punto di vista culturale, politico ed economico. In particolare,
Romeo deve i suoi inizi storiogra ci all’opera Risorgimento in Sicilia. Per Romeo il
Risorgimento è un opportunità per la Sicilia: una sorta di passaggio dalla vecchia nazione
siciliana settecentesca alla nazione italiana. Non più la nazione siciliana in funzione
antiborbonica (la Sicilia era un regno e Napoli anche; dal punto di vista dei siciliani il regno
di Sicilia nasce prima e considerato storicamente anche più prestigioso. Nel momento in
cui si forma la dinastia borbonica a partire dal 1734, il re è un re che sta a Napoli e non
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Fonti e metodologia della storia moderna 24
più a Madrid com’era prima con la dominazione spagnola. Il re di Napoli e il re di Sicilia,
segue un percorso dinastico diverso rispetto al re che si trova a Madrid. 

Prima gli spagnoli governavano i loro domini con i vice-re. Nel 1814, durante il congresso
di Vienna, c’è l’uni cazione per cui si forma il regno delle due Sicilie. I siciliani dal punto di
vista di Palermo so rirono: era meglio avere il vice-re e dipendere da Madrid, piuttosto
che avere il re a Napoli. Questa so erenza si fece forte quando si vollero imporre in Sicilia
una serie di riforme (Caracciolo): a ermazione dell’autorità regia, della sovranità rispetto a
delle forze centrifughe presenti sul territorio sin dall’età medievale (aristocrazia). Il
settecento fu l’epoca d’oro in cui comincia a svilupparsi l’idea dell’identità siciliana
rispetto al centralismo borbonico. Nel corso tempo questo diventa separatismo (una
Sicilia autosu ciente) 

Romeo sbaraglia la tesi secondo cui i siciliani presero parte al movimento di costruzione
dell’Italia unita come reazione antiborbonica)


Nell’opera Risorgimento e capitalismo Romeo ri ette sulle origini del capitalismo
industriale in Italia: la rivoluzione agraria, mancata, di cui parla Gramsci non sarebbe
stata nemmeno accettata a livello europeo. Romeo è convinto che se si fosse
determinata la formazione della piccola proprietà terriera contadina, lo sviluppo
economico del paese nel suo insieme ne sarebbe risultato rallentato perché sarebbe stata
un’economica dell’autoconsumo. Il paese per svilupparsi, invece, doveva andare oltre. 

Qui viene ribaltato il modello marxista: la politica incide sull’economia. Nel modello
marxista è la struttura che incide e determina la politica. 


L’unità di Italia fu una grande opportunità per il paese. Pur riconoscendo che la questione
meridionale è una questione ancora aperte, si è voluto a ermare contro questa polemica
del nord che il sud non è stato una palla al piede, ma ha consentito al nord di svilupparsi.
Le politiche che sono state attuate in senso protezionistico hanno aiutato la crescita del
nord.

Un’analisi globale —> i vantaggi e i sacri ci del sud, considerando come lo stato italiano
unitario sia stato, da un punto di vista storica, una realtà dalla quale non si può rinunciare.
l’Italia per come era messa prima dell’Italia d’Italia, senza l’unità non sarebbe andata da
nessuna parte perché i dati ci dimostrano che anche l’Italia del nord era un paese
sottosviluppato (ci sono dei dati strategici che dimostrano tale osservazione). Boom
industriale prima della prima guerra industriale. 


Guido Pescosolido, alunno di Romeo, scrive una biogra a sullo storico. Opera: unità
nazionale e sviluppo economico in Italia —> il divario tra nord e sud era inferiore al divario
tra l’Italia centro settentrionale rispetto al resto d’Europa. 


La legge 8 agosto 1985 (nota come la legge Galasso) è una legge della Repubblica
Italiana, che ha introdotto a livello normativo una serie di tutele sui beni paesaggistici e
ambientali.

Opera importante di Galasso —> Potere e istituzioni in Italia.

Galasso e Romeo sono storici europeisti —> anche la storia del regno di Napoli è
costruita in una direzione europea, in un quadro ampio. 


De nizione del Falso: come alterazione totale o parziale del vero.

Apocrifo: un testo che non è riconosciuto come canonico (pensiamo ai vangeli apocri )

Il falso diplomatico e il falso storico: il primo è creato per attestare fatti giuridici mai
avvenuti (ha una valenza giuridica —> pensiamo alla donazione di Costantino, anche se in
realtà è un falso storico); il secondo è un documento che dal punto di vista formale è
autentico, ma che in realtà tramanda una falsa memoria, altera una realtà storica o può
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Fonti e metodologia della storia moderna 25
fabbricare, inventare. Il falso storico può ricordare tanto documenti pubblici quanto privati
(può anche essere un oggetto come un quadro, a di erenza del falso diplomatico)


Nel saggio di Preto: lui a ronta diversi casi. Il caso della patevella (la scoperta del codice
diplomatico arabo a cui far risalir al diritto siciliano. Si pone contro la tesi di un origine
comune normanna) , il caso delle lettere della madonna di Messina,
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