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L’impostazione di lologia romanza è molto più lologica di quella germanica; mira a spiegare

anche tutto quello che riguarda la critica del testo e la creazione di un’edizione critica di un testo.
In lologia germanica l’ottica è storico-linguistica poiché le lingue germaniche, essendo di un
ramo diverso dall’indoeuropeo, non sono direttamente collegate alla nostra lingua e, di
conseguenza, è molto importante sapere quali sono le isoglosse che hanno provocato dei
cambiamenti all’interno del germanico, che non sono paralleli a quelli avvenuti in ambito romanzo,
ma anzi alle volte sono in opposizione o sono fenomeni interamente diversi e fanno sì che
l’aspetto delle lingue germaniche a partire dal germanico comune sia molto diverso da quello del
ramo italico da cui poi deriverà il latino.
L’altra di erenza enorme, rispetto alla lologia romanza, è che in quest’ultima si trova il latino
classico, il latino tardi, il barbarico e si ha quindi la prova delle tendenze che andavano cambiando
nel passare del tempo. Il germanico comune non è una lingua attestata, ma riconosciuta, e se si
usa spesso l’asterisco anche per le parole del latino volgare, lo si fa perché la lingua riportata è
diversa da quella dei documenti scritti.
Per quanto riguarda il germanico, si ha qualche testimonianza di scrittura runica; le rune riportate
sono simili al nostro alfabeto poiché sono caratteri a ciascun dei quali corrisponde un fonema; un
rapporto tendenzialmente biunivoco tra lettera e suono. La di erenza sta nel fatto che le rune
hanno preso ispirazione dal mondo classico, anche se non sappiamo da quale lingua (greco,
latino o etrusco).
Dal momento che non abbiamo una grande documentazione, dobbiamo ricostruire il germanico
comune tramite il metodo comparatistico, comparando quindi le testimoniante più antiche delle
diverse lingue germaniche attestate e scoprendo le similitudini esistenti. Per questo, quando si
studia il germanico, si studia una lingua per la quale è molto importante l’origine indoeuropea.
Essendo l’indoeuropeo una lingua ancestrale non ben de nita geogra camente, gli studiosi
dell’800 pensavano che questa lingua originasse dal Caucaso e che l’origine di questa lingua
fosse non solo linguistica, ma anche etnica. Nell’ottocento c’era l’idea che un popolo è la sua
lingue e quindi il sangue e la lingua si mescolano. La teoria dell’origine indoeuropea nella regione
del Caucaso spiega perché Caucasian era ancora utilizzato in ambito statunitense per indicare la
razza bianca, distinzione razziale che con il tempo si sta di ondendo anche in Europa. Tutto ciò si
basava peraltro sull’idea che gli indoeuropei fossero la razza ariana e che la razza ariana fosse
bianca. Quando si parla della nascita dell’indoeuropeo non si può non parlare di questi studi tinti
di razzismo, poiché all’ora, tra ottocento e novecento si era scoperto che c’era stata una lingua
sola, di usa poi per gran parte dell’ecumene e che era di un popolo di dominatori che avevano
conquistato ovunque fossero andati. In alcuni casi gli indoeuropei arrivati nell’area hanno imposto
la propria cultura sugli altri (come successo nel subcontinente indiano). In alcuni casi si sono
stanziati anche nella Cina occidentale per un certo periodo creando delle entità politiche anche
importanti, essendo poi assorbiti dai popoli asiatici, lasciandoci quindi svariate tracce
archeologiche della loro presenza (molte attestazioni scritte). Per quanto non abbiano esercitato
un egemonia nel continente orientale, questo è molto evidente nel continente occidentale.
Non si parla esclusivamente di egemonia politica, ma potrebbe essere stata anche culturale;
potrebbero essere arrivati con una lingua talmente compatta da essere assorbita da una
molteplicità di popoli diversi o potrebbero essere arrivati conquistatori di lingua straniera che
tuttavia sono stati assorbiti dagli indoeuropei.
Questo è un avvenimento accaduto spesso; basti pensare a quando i Goti, e poi i longobardi,
invasero l’Italia (ad oggi non c’è nessuna in uenza gotica o lombarda nella lingua e cultura
italiana). Ci saranno sicuramente state migliaia di lingue che si sono perse nel mondo senza
essere state mai registrate e che non conosciamo; siamo a conoscenza solo di una frazione di
tutte le lingue che sono state parlate nel mondo e per questo ricostruire la storia del linguaggio nel
genere umano è qualcosa di complicatissimo.
Anche con gli stessi indoeuropei riscontriamo lo stesso problema, che si vanno a rami care in
tantissime lingue diverse; questa branca della lologia si concentra tuttavia solo su un unico
ramo, il Germanico. Possiamo vedere tuttavia il germanico a confronto con i rami con cui il
germanico ha avuto un qualche rapporto; il ramo italico, soprattutto per il latino, in quanto,
quando i germanici si a acciarono all’impero romano il latino aveva ormai superato tutte le lingue
italiche esistite no ad allora (in Italia vi erano diverse lingue italiche appartenenti allo stesso ramo
del latino ma sensibilmente diverse che furono facilmente assimilate dall’egemonia Latina).
Un altro ramo di contatto importante fu quello Celtico; popolazione che per molto tempo furono
un cuscinetto tra l’impero romano e il mondo barbarico germanico, e molte innovazioni arrivarono
dal mondo romano ai germani tramite i celti. Questo avvenne nel periodo imperiale romano più
orido. Nel periodo tardo i germani cominciarono ad avere contatti diretti con il mondo romano e
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da allora non hanno più avuto bisogno del tramite celtico. I celti stessi assorbirono l’indoeuropeo
e sostituirono la loro lingua quasi sempre con il latino (più raramente con il greco in quanto
risultava essere una lingua più pura e complessa, laddove invece il latino tendeva ad ibridarsi
molto più facilmente.
Possiamo fare un facile confronto tra il latino e il greco da una parte e le due principali lingue
germaniche studiate (inglese e tedesco), le quali hanno avuto un atteggiamento che può essere
comparabile. L’inglese assomiglia di più al latino naturalmente; è una lingua che si ibrida, cambia,
si sempli ca, può essere adattata e può essere parlata anche molto male, però viene comunque
sempre apprezzato anche uno sforzo minimo; dall’altra parte il tedesco può essere comparato al
greco: una lingua estremamente complessa grammaticalmente, estremamente meticolosa, molto
di cile da assorbire e che si mantiene piuttosto unitaria, tendendo a di ondersi molto poco al di
fuori dei con ni naturali dei parlanti. Nonostante quindi il tedesco abbia avuto il ruolo di lunga
veicolare in gran parte d’Europa, non ha avuto la duttilità di adattarsi che ha invece avuto
l’inglese. Come il greco, il tedesco è una lingua estremamente complessa che si mantiene
talmente legata alle sue radici da essere di cile da assorbire. Anche molti madrelingua inglese
parlato l’inglese in maniera rudimentale; basti pensare all’inglese del ghetto, che un tempo era
limitato ad alcuni quartieri degli Stati Uniti, diventando poi, tramite la televisione, l’inglese di ogni
giorno.
Quando si studia il germanico è quindi necessario ripartire sempre dall’indoeuropeo, e tener
presente di questo rapporto con il gruppo italico (quindi il latino), con il gruppo celtico che ha fatto
per molto tempo da cuscinetto con il rampo balto-slavo.
La di erenza delle lingue centum e le lingue satem riguarda la di erenza tra lingue che
mantengono le consonanti occlusive anche quando sono palatali e quelle che invece le
trasformano in fonemi palatalizzati. L’isoglossa centum-satem è una semplice isogloss di
palatalizzazione e spacca alcune lingue indoeuropee occidentali (germanico, celtico, italico e
greco) con lingue come il Tocario (lingua degli indoeuropei che s spostarono in zone che oggi
sono in gran parte comprese nel King Yang cinese. Ci interessa ricordare il Tocario come esempio
di lingua centum in area orientale e che ci fa capire che questa palatalizzazione, che unisce tra
loro gruppi diversissime come balto-slavo da una parte e l’indo-iranico dall’altra.
L’italiano, derivante dal latino, appartiene al ramo italico e di conseguenza risulta essere una
lingua centum come lo stesso germanico. Il gruppo satem di conseguenza lo troviamo dal lato
opposto, per il mondo slavo. Il confronto tra il greco e il latino è stato uno dei fondamenti
dell’indoeuropeistica, ovvero il cercare di ricondurre il greco al latino, poiché erano evidenti
determinate somiglianze (pàter latino e patèr greco). Quando poi gli anglosassoni, nel corso delle
loro espansioni colonialiste, hanno scoperto il sanscrito, hanno trovato conferma a tante loro
teorie (in sanscrito infatti la parola padre si dice pytàr, evidentemente legata in qualche modo alle
parole di derivazione greca e latina. I germani presentano invece la forma ‘fader’.
L’isoglossa centum-satem ci permette quindi di stabilire già che ci sono un certo gruppo di lingue
indoeuropee che hanno avuto dei rapporti preferenziali tra di loro, in quanto condividono
un’isoglossa di innovazione ed esse indicano in genere un contatto forte tra le lingue, laddove
invece ci sono altre lingue che condividono un’isoglossa di conservazione che non indica
contatto ma solo che il gruppo balto-slavo e quello indorato (o indo-iranico) devono essersi trovati
vicini in un certo momento. Alcune lingue particolarmente antiche non ci permettono neanche di
capire se sono centum o satem, perché potrebbero essere addirittura precedenti alla creazione di
questa isoglossa.
La cerchia nordica è l’area riguardante i primi territori in cui i germani hanno assunto la loro
attuale conformazione linguistica, un fenomeno di unità germanica ormai separata dall’unità
indoeuropea e in cui i germani a poco a poco hanno sviluppato dele isoglosse di innovazione
molto numerose (sia dal punto di vista fonetico che dal punto di vista morfologico e lessicale),
creando la base per quello che sarà il germanico comune, questa lingua ricostruita che non si ha
esattamente idea di come fosse.

La mappa sulla cerchia nordica ci permette di vedere che il germanico acquista le sue
caratteristiche particolari all’interno dell’indoeuropeo, quando le popolazioni che lo parlavano si
trovavano in questa area intorno al mar Baltico, e risulta molto complesso stabilire dove e come si
parlasse e quale fosse l’estensione di questa cerchia (si chiama cerchia poiché tutte le coste
intorno al Baltico sono interessate, ma riguardante anche le coste del Mare del Nord). Più ci si
sposta a est e più la cosa diventa pesante, poiché per nlandesi, estoni, lettoni, lituani, polacchi e
russi di Stalingrad è sempre molto di cile pensare che il loro territorio per un certo periodo sia
stato abitato da popolazioni germaniche. Essendo queste nozioni di storia, un tempo erano la
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giusti cazione per politiche aggressive imperialiste che rendono di cile ricostruire esattamente
come fossero tali insediamenti.
Studiare le antichità germaniche risulta essere un po’ un campo minato e per questo bisogna
rassegnarsi a non sapere esattamente dove il germanico sia sorto. È sicuramente solo più
tranquillo dire che sia sorto nel sud della Scandinava, nel nord della Germania e nell’odierna
Danimarca. Quando ci si inizia a spostare verso est si rischia di incappare in con itti di opinione;
ci basti sapere che storicamente ci sono ottime ragioni per pensare che gran parte delle coste
meridionali del Baltico siano state percorse da popolazioni germaniche nomadi, senza perciò
rivendicare alcun diritto sul territorio non essendo popolazioni stanziali.
Questo è evidente analizzando la parola “gostis” che portò alla parola germanica “gasti” da una
parte e alla parola latina “hostis” dall’altra, con il signi cato di ‘ostile, nemico’. La stessa radice
esatta in germanico vuol dire ‘ospite’. La di erenza tra una popolazione stanziale e una
popolazione nomade stava proprio nell’interpretazione di tale situazione.

La storiogra a dei popoli germanici era una storiogra a orale e quindi ancora più facilmente
manipolabile di quella scritta, perciò i nomi di popoli e regioni lasciano il tempo che trovano,
essendo nomi messi sulla cartina in maniera più o meno approssimativa.
È importante sapere, riguardo popolazioni galliche e popolazioni germaniche, che tra l’epoca di
Cesare e l’epoca di Tacito ci fu qualche cambiamento e che quindi il rapporto tra celti e germani
cambiò. Cesare ebbe il pregio di distinguere per primo i germani dai celti, non parlando più di
‘barbari’ in generale, ma de nendoli ‘barbari celti’, trasmettendoci anche nomi di Re e sovrani di
tali popoli che ci permettono di riconoscere elementi linguistici più germanici che celtici. Cesare
dei germani sa molto poco, Tacito oltre un secolo dopo risulta saperne molto di più; nel frattempo
la situazione è infatti cambiata drasticamente poiché naturalmente l’impero romano continuava a
espandersi e di conseguenza il celti vennero presto inghiottiti nel mondo romano e con questo
popolazioni celtiche si trovarono a vivere in territorio romano con, di conseguenza, usi e costumi
degli invasori (come le stesse infrastrutture tipicamente romane). In ambito celtico possiamo dire
che furono i celti stessi a voler essere assimilati, in quanto ne bene ciarono enormemente. Si
instaura quindi un’ottica imperiale dove le grandi potenze pretendono che gli altri si adattino e gli
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altri popoli niscono per assoggettarsi volontariamente. L’immagine della Germania di tacito era
del tutto parziale ed ipotetica e non poteva bloccare in un periodo di tempo popolazioni che si
sono spostate nei secoli o in periodi di tempo persino più brevi.
È importante inquadrare i due grandi con ni tra il mondo romano e il mondo barbaro, ovvero i due
grandi fumi, entrambi ad oggi legati al mondo di lingua tedesca anche se uno si lega ai tedeschi di
Germania e l’altro a quelli non di Germania. Il reno è il ume identitario tedesco ( ume che
originariamente è il con ne tra mondo romano e mondo germanico e barbarico in generale,
diventa poi ume pienamente tedesco nel momento in cui, dopo la caduta dell’impero romano
d’occidente, i germani si stanziano anche sull’altra sponda), originariamente ume di con ne,
de nito con la parola limes, che signi ca ‘limite’ che marcava il con ne a Nord. Il Danubio è
l’altro ume identitario, che segna il con ne tra mondo roano e mondo barbarico ad Est, ume
prettamente germanico. Essendo i barbari prettamente germani, per l’esattezza quelli che furono i
germani più importanti del periodo tardo antico, ovvero i Goti; molto particolari in quanto
parlavano lingue di un ramo che successivamente si estinse con loro.
Mentre i Goti arrivarono in Occidente, gli ostrogoti in Italia i visigoti nella penisola iberica; vennero
poi assorbiti dalle popolazioni che conquistarono e della loro lingua non rimase più nulla.
Successivamente le lingue germaniche orientali scomparirono completamente. I germani del Mare
del Nord (che diventeranno poi i tedeschi del nord, gli olandesi, i frisoni e gli anglosassoni) furono i
più importanti in quanto, una volta insediati nel continente, si separarono fortemente dai germani
emigrati in Inghilterra, poiché questi ultimi costruirono una serie di dialetti più o meno coesi tra di
loro e crearono una loro identità separata dalle popolazioni germaniche continentali e sempre più
lontana. Le isole conservarono infatti tratti che a volte scomparvero altrove, e questo ci permette
di vedere che molto spesso le isoglosse per contatto possono di ondersi tra lingue di gruppo
diverso. Italiano e tedesco, seppur lingue di gruppi diverso, sono lingue che possono avere delle
isoglosse in comune, come per esempio lo sviluppo della ‘W’ in ‘V’. Ci sono numerosi tratti più
radicali che vengono in maniera parallela tra mondo germanico e romanzo, come per esempio lo
sviluppo degli articoli; né l’articolo determinativo né quello indeterminativo sono particelle che
derivano dall’indoeuropeo; l’indoeuropeo infatti non aveva gli articoli, tant’è vero che esistono
lingue indoeuropee che non hanno mai sviluppato un articolo.
L’inglese è una lingua germanica che ha subito un in usso romanzo enorme, per cui tutta una
serie di tratti che erano scostati da tutte le lingue germaniche non sono presenti in inglese. Questa
distinzione tra germani settentrionali, orientali e occidentali è molto importante, tenendo presente
che il rampo occidentale sarà poi quello più complesso (del ramo orientali ci basta ricordare che il
ramo orientale fu importantissimo nella tarda antichità, poiché i goti sono il popolo barbarico per
eccellenza: non è un caso che quando parliamo di scrittura e architettura gotica ci riferiamo
all’ultimo grande stile di scrittura e architettonico del medioevo). Gli uomini che volevano
ripristinare la classicità e che avevano quindi come modello direttamente il mondo classico,
bollarono come “barbarico” questo stile di scrittura che fu estremamente so sticato e bello. I
popoli gotici furono in realtà così importanti nell’età antica che non si può dimenticare che per un
certo periodo il gotico può essere stato la lingua franca dei popoli barbari, contrapposto al latino e
al greco dei romani d’occidente e d’oriente.
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Del ramo orientale dell’albero genealogico delle lingue germaniche è importante ricordare
che il gotico vi appartiene. I vandali migrarono in Spagna, dove crearono la “Vandalucia”, che poi
divenne l’attuale Andalusia, e poi nirono in Africa, dove poi vennero spazzati via e scomparvero. I
burgundi si insediarono prima lungo il Reno, poi furono annientati da Attila e furono presi dagli
ultimi generali romani e insediati lungo il ume Rodano, dove hanno dato origine alla nazione che
venne chiamata “Burgundia” in latino e “Borgogne” in francese. I goti invece andarono a nire in
Italia e nella penisola iberica, dove però furono assorbiti e le loro lingue scomparvero. Questo non
nega tuttavia che ci siano tratte molto consistenti di lingua gotica, unica lingua orientale di cui
abbiamo dei documenti importanti (come traduzioni bibliche); possiamo dire tuttavia molto poco
sulla sintassi.
Per quanto riguarda il germanico settentrionale, non abbiamo una lingua comune, ma troviamo
la lingua antica che parlavano tutte le popolazioni che ad oggi chiamiamo scandinave. Dall’altra
parte, il germanico nord occidentale prevede questo ramo occidentale così complesso, dove in
realtà un albero genealogico è uno schema troppo rigido che i linguisti ad oggi non apprezzano
poiché, ad esempio, crea grossi problemi nella collocazione dei dialetti tedeschi settentrionali, e
su tutte queste zone si parlava originariamente il sassone, lingua molto più legata all’inglese che
al tedesco (la distinzione quindi tra lingue nel ramo in rosso e quelle nel ramo in arancione
andrebbe in realtà sfumata a causa delle numero in uenze e mescolanze). Il Plattdeutsch, ad
esempio, dovrebbe essere un po entrambi i colori poiché metterla in un area o in un altra sarebbe
troppo limitativo e non pienamente corretto; nasce infatti più vicina alla comunità del Mare del
Nord, quindi più vicina all’anglo-frisio, ma ad oggi è più vicina al tedesco.
Il frisone oggi è parlato in alcune piccole isole linguistiche del nord dei Paesi Bassi e poco in
Germania. Dall’altra parte, nel ramo del tedesco, potremmo infatti mettere insieme il Plattdeutsch
e il Netherlandese, ma in realtà è un’operazione arti ciale poiché sappiamo che il Plattdeutsch è
derivato dalle pingue parlate dai sassoni, che erano molto vicini agli anglo-sassoni.

[Gli Alani non sono inclusi in quanto non furono una popolazione germanica ma barbarica; gli
Unni invece, nonostante importantissimi per la cultura tedesca, non erano germani ma uro-
altaici.]
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