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Le lingue romanze
I confini linguistici non corrispondono con quelli geopolitici.
Franco-provenzale: lingua ben definita dal punto di vista linguistico, non è ibrida
Franco-occitano
Francese
Portoghese
Gallego
Castigliano
Catalano
Italiano
Romancio
Ladino (alto Adige)
Friulano
Dalmatico
Isole linguistiche vicino all’area balcanica
Rumeno
Trattate in ottica comparativa.
Latino rota
Italiano ruota
Siciliano ruota
Napoletano rota
Rumeno roata
Sardo rota
Abbiamo una grande attestazione scritta della lingua di partenza, cioè il latino scritto.
= evoluzione d>t>ø, eccetto in francese, dove abbiamo il dileguo.
Quando una consonante si trova tra due vocali o una vocale e vibrante seguita da consonante, la
consonante si indebolisce.
In alcune lingue si manifesta un’innovazione, cioè passaggio evoluzione, e in altre si manifesta una
conservazione.
Nelle lingue romanze occidentali (francese, spagnolo, portoghese, provenzale…) abbiamo
un’innovazione, con indebolimento dei suoni consonantici, mentre in italiano, siciliano, sardo e
napoletano abbiamo una conservazione.
Divisione tra ròmania occidentale e orientale segnato dalla linea di La Spezia e Rimini.
Latino feminas
Provenziale femnas
Catalano femnas
Castigliano hembras
Francese femmes
Portoghese femeas
Sardo feminas
Italiano femmina
Siciliano fimmini
Napoletano femmene
Rumeno femelele
Le lingue della romania occidentale osservano il mantenimento della S finale, mentre in quella
orientale la S cade. Le prime conservano, le seconde perdono. Il confine è rispettato, nonostante
quella non sia una sola linea, ma più linee. Il confine presenta diversi fenomeni linguistici.
Isoglossa: linee di confine dove si verifica lo stesso fenomeno.
Qui ne abbiamo di più.
Castigliano gato
Portoghese gato
Veneto gato
Italiano gatto
Siciliano gattu
Primo fenomeno: caduta della sillaba finale. Cat-tum: accento sulla prima sillaba, parola piana.
Nella romania occidentale abbiamo la caduta della vocale atona; nelle lingue gallo-romanze
abbiamo caduta di vocale atona di sillaba finale nel momento in cui è vocale diversa da A.
Motivo per cui il francese ha molte parole tronche.
Non si osservano nel secondo e terzo gruppo, dove si mantiene la sillaba atona finale.
Ogni classificazione linguistica non è mai l’unica possibile, perché deve tracciare confini, ma
difficilmente si hanno delle classificazioni rigide e inopinabili.
La catalogna è legata alla spagna culturalmente, ma linguisticamente è affine alle lingue gallo-
romanze.
Nelle classificazioni delle lingue romanze, si usano queste categorie:
Romania occidentale:
Ibero-romanze
o Portoghese
o Gallego
o spagnolo
Gallo-romanze
o Catalano (lingua ponte tra area ibero e gallo romanza)
o Dialetti gallo-italici (lingua ponte tra area gallo e italo romanza)
o Francese
o Occitano
o Franco-provenzale
Romania orientale:
italo-romanze
o italiano
o sardo
o corso
o dialetti centro-sud italia
retroromanze
o romancio
o ladino
o friulano
balcanoromanze
o dalmatico
o rumeno
i primi poeti della catalogna hanno scritto testi poetici in provenzale, perché aveva una tradizione
letteraria molto forte; in Italia settentrionale si utilizzava il provenzale, come lingua di cultura. Sono
lingue che fungono da ponte dal punto di vista culturale e letterario.
Nel medioevo, per scrivere in volgare si faceva riferimento all’alfabeto latino, di cui avevano
conoscenza e cultura. Seguivano le norme ortografiche latine. L’adattamento di questo alfabeto a
delle nuove lingue diventa complesso a causa dei nuovi suoni, che non esistevano in latino.
Col tempo, una grafia si impone e diventerà norma ortografica.
Prima di capire il fenomeno, bisogna capire il simbolo.
Fenomeni dal latino parlato alle nuove lingue romanze
Calidum > chaud
Le due parole non hanno in comune nemmeno un suono.
‘kalidum > ‘kalidu > ‘kaldu > ‘kald > ‘kalt > ‘tchalt > ‘tschaut > ‘shaut > ‘shot > ‘sho
Il mutamento linguistico è talmente lento, e per avvenire deve esserci una intercomprensibilità tra
parlanti. L’unico mutamento che può essere percepito all’interno di una stessa generazione è il
lessico, ma quelli fonetici sono spesso impercettibili.
In realtà non ha senso parlare di lingua latina e lingua francese, ma si tratta di un’evoluzione. È un
latino evoluto, parliamo latino di francia del ventunesimo secolo.
Queste differenze diatopiche erano già presenti nel latino imparato dalle popolazioni conquistate dai
romani. Il latino di ciascun’area geografica aveva accenti diversi rispetto alla lingua originale. Le
differenze diatopiche già esistevano ai tempi.
Il latino vero e proprio non è mai esistito, ma sono esistite delle realizzazioni della lingua latina.
Altro fenomeno è la conservatività delle grafie rispetto all’evoluzione fonetica.
Chaud, graficamente, risale allo stadio fonetico [taut], che però è poi evoluto, mantenendo la grafia.
Il latino parlato
Quando non è più latino o non è più francese? Quando la lingua non è più compresa quando parlata.
La frattura è avvenuta intorno al sesto e settimo secolo.
Le lingue romanze derivano da un latino, ma specifico: bisogna introdurre altri assi di distinzione
linguistica, quello diastratico (livello di istruzione del parlante), diafasico (registro) e diamesico
(mezzo di comunicazione).
Facendo riferimento alla lingua latina, dove si situa all’interno di questi assi? Ad un livello basso, è
un registro linguistico parlato dagli incolti e, da un punto di vista diafasico, non è un latino delle
situazioni ufficiali: è colloquiale.
La qualità linguistica dello scritto e parlato è rappresentata da due linee: andando verso il basso, la
“qualità” peggiore, si allontana dallo standard. Dal latino antico, si notano mutamenti e
allontanamenti sia nello scritto che nel parlato.
La distanza tra scritto e parlato, in origine, si presuppone fosse poca, che una modlaitò
corrispondeva all’altra; ma intorno all’anno zero, già si notano differenze morfo-sintattiche tra le
due, ampliandosi sempre di più. Dal terzo secolo fino alla riforma carolingia, il livello di
corrispondenza e correttezza tra scritto e parlato, in riferimento allo standard repubblicano, va via
via degradando, in modo parallelo. In corrispondenza della riforma carolingia abbiamo una rottura,
che denotiamo in due fenomeni: questa è attuata da Carlo Magno a livello cultura, mirando a
ristabilire una maggiore correttezza della lingua latina, volta a migliorare la gestione dell’impero; in
precedenze, nel regno dei merovingi, dotata di cancelleria reale, veniva usato un latino vicino alle
future realizzazione volgari (un “latino scorretto”, anche se d’Arco Silvio Avalle ha notato che è
improprio definirlo in quei termini, perché la presenza di elementi volgari era funzionale al fine di
essere compreso anche dagli incolti: è un consapevole avvicinamento a chi non possedeva tali
conoscenze). Non solo, Carlo Magno voleva anche agevolare una comprensione, una lingua franca,
tuttavia la mutua influenza tra latino scritto e lingue proto-romanze si incrina: migliora la qualità del
latino, ma questo non verrà più compreso.
La frattura tra lingua latina e lingue romanze avviene tra sesto e settimo secolo.
Le caratteristiche
Presentava differenze di tipo diatopico.
Con riferimento all’espansione dell’impero romano, il latino è parlato nelle sue zone. Cosa influì
sull’adozione di latino come lingua madre, radicandosi per dare vita alle lingue romanze? dipende
dalle culture precedenti. In Grecia, i romani dovettero competere con una cultura ormai radicata; lo
stesso potremmo dire della Gran Bretagna, dove la romanizzazione non aveva avuto la stessa
efficacia che in spagna e Romania.
In africa settentrionale, per qualche secolo si è parlato latino, ma con la conquista araba portò la sua
scomparsa.
Difficilmente si riesce a datare i passaggi con buona approssimazione. Possiamo capire quale sia
venuto prima e quale dopo. Nell’appendix probi il passaggio -TL>-CL è avvenuto, ma la
palatalizzazione no. La riscontriamo in documenti successivi al V secolo, quindi il redattore di
questo elenco ha utilizzato un fonte del V secolo.
Un grande cambiamento è portato dalla religione cristiana, che si fonda su principi antitetici rispetto
alla società romana del tempo. Era fortemente classista, con classi definite, ma permeabili,
fondandosi sull’ostentazione dell’appartenenza ad una classe sociale; mentre il cristianesimo su
fondava sull’humilitas.
L’altra caratteristica è che la società classista crea diseguaglianza tra classi, motore sociale che
spingeva alle classi subalterne ad attivarsi per arrivare ad una classe superiore. Il cristianesimo si
fondava sull’eguaglianza.
La religione cristiana ebbe successo nelle classi subalterne, comportando ad una predicazione
rivolta a persone che, dal punto di vista diastratico, si collocano ad un livello basso. Le origini
popolari della religione costringono a trovare nuovi modi di comunicazione: si devono interfacciare
con persone di lingua latina semplice: viene adottato un latino più semplificato e meno sorvegliato
grammaticalmente.
Un fautore di questo abbassamento è Agostino d’Ippona, padre della chiesa, originario del nord
africa. In Enarrationes in Psalmos dice che è meglio essere rimproverati dai grammatici che non
essere capiti dal popolo.
Non lo fa solo dal punto di vista della grammatica, ma anche dal punto di vista letterario: la
lunghezza o brevità delle vocali dà alla sillaba un valore lungo o breve nel latino classico; ne deriva
che la metrica latina si basa sulla successione della lunghezza delle sillabe, definendone una
modulazione ritmica. Le figure foniche su cui si basa cambiano da lingua a lingua.
Nella poesia latina abbiamo il giambo, ritmo binario, breve e lunga; dattilo con due brevi e una
lunga; la seconda versificazione è percepibile fino a quando i parlanti riconoscono la differenza
delle due sillabe.
Nelle nuove lingue, si passa da un sistema vocalico quantitativo ad uno qualitativo della sillaba,
perché i parlanti incolti non percepivano la differenza delle sillabe.
Quella tipologia di metrica è fruibile per chi la capisce, ma Agostino sapeva che gran parte della
popolazione non la percepiva, quindi adotta una metrica qualitativa e non quantitativa: non c’è
l’alternarsi della quantità, ma la qualità, con l’alternanza di sillabe accentate e atone.
In Psalmus contra partem Donati , testo poetico per controbattere i donatisi, setta eretica. Adotta
una metrica qualitativa e adotta la poesia perché più fruibile e piacevole, piuttosto che scrivere in
prosa.
I cambiamenti linguistici hanno anche conseguenze nella produzione letteraria.
Le innovazioni panromanze
Si sono verificate quando ancora sussisteva una possibilità di intercomprensione tra i parlanti
dell’impero.
Sincope
Caduta M finale
-TL>-CL
Sistema vocalico quantitativo > qualitativo
Palatalizzazione -CL
Fino al V secolo, quando l’impero ancora c’era.
Dalla fine del V secolo, si verificarono fenomeni centrifughi in cui le lingue romanze cominciano a
separarsi le une dalle altre.
Le cause si collocano in diversi ambiti (politico, culturale, sociale).
476: deposizione di Romolo Augustolo da parte di Odoacre (Ostrogoto) con spedizione delle
insegne imperiali all’imperatore d’Oriente.
A Occidente la deposizione dell’imperatore porta alla fine l’amministrazione centralizzata di Roma.
Le popolazioni barbariche formeranno i regni romano-barbarici:
È un periodo politicamente instabile, i regni durano poche decine d’anni; la frammentazione politica
porta ad una frammentazione di tipo culturale. Le città diventano luoghi poco frequentabili, poiché
impoverite dalla devastazione, portando spopolamento delle città in favore della campagna. Dal
concetto di urbanitas (atteggiamento urbano significava essere prestigiosi, parlare bene) emerge la
rusticitas, letto insieme all’humilitas cristiana, privilegiando la semplicità.
L’alfabetizzazione viene riservata a strati più piccoli e appannaggio esclusivo degli ecclesiastici.
Le popolazioni nuove avevano leggi orali, che si cerca di integrare con quelle scritte precedenti.
Molti aspetti del diritto barbarico avranno, però, una lunga permanenza, fino all’epoca feudale
(dono dell’anello, consegna del guanto…). A maggior ragione le popolazioni barbariche
diventeranno nobili ed è da questo momento qui che il concetto di nobiltà nasce. La donna amata
dai poeti ha cartteristiche nordiche e saranno segno di nobiltà.
Dopo la deposizione, l’impero bizantino riuscirà a conquistare la penisola per alcuni decenni, con la
guerra greco-gotica. I Longobardi riconquistano gran parte dell’Italia, ma saranno sconfitti dai
Franchi.
La zona di Ravenna rimase un esarcato.
La stessa instabilità politica avviene nella penisola iberica: nonostante i visigoti cerchino di dotarsi
di una stabilità politica, nel 711 verranno invasi da arabi, lasciando libera solo la parte
settentrionale. La penisola rimarrà sotto dominio arabo fino alla riconquista.
Anche le invasioni barbariche hanno avuto influenze sulle lingue romanze, anche se riguardano solo
il lessico, i domini non durando ché una decina di anni.
Balcone e palco derivano da una stessa radice germanica, *balk.
Balcone è entrata prima, dall’Ostrogoto, mentre palco è evoluzione secondo legge di Grimm.
Abbiamo anche parole appartenenti ad una lingua romanza che entrano a far parte di un’altra lingua
romanza.
Zendraglie (napoletano; negozi dove vendono la trippa), sono le interiora degli animali. Deriva dal
francese les entrailles. A Napoli ci fu una dominazione angioina, che scartava le interiora animali:
la servitù francofona gridava les entrailles e la popolazione accorreva.
La catena fonosintattica è stata scissa in Le Sendrailles, a seconda della loro competenza linguistica.
Per avere il suffiso -GLIE, nel francese antico si pronunciava anche la S finale.
I carolingi VIII-IX
Carlo magno è il primo a riunire, dopo tanto tempo, sotto una sola persona un vasto territorio.
Serviva una lingua stabile, chiara e univoca per l’amministrazione; viene identificata nel latino, ma
non merovingico, perché troppo vicino al volgare, quindi marcato diatopicamente. Alcuino e Carlo
Magno scelsero il latino classico, su cui basarvi una riforma grammaticale, al fine di comunicare
con la sede centrale.
Viene poi elaborata una grafia che viene diffusa poi in tutto il Sacro Romano Impero: la grafia
carolina. Da questa verrà ricavata la grafia umanistica e successivamente la grafia stampata.
Vi è anche un tentativo di istruire l’apparato ecclesiastico: anche gli esponenti religiosi avevano un
grado di istruzione abbastanza basso, arrivndo a non comprendere il latino, a parlarlo
sufficientemente e imbastardirlo con la lingua volgare.
L’azione di rinnovamento culturale e il ritorno ad un latino ancorato alla forma classica, lo
condannò a diventare lingua morta. Causò una frattura insanabile tra il latino scritto e le lingue
volgari. Emerge una consapevolezza tra i dotti di questa frattura, di cui abbiamo espliciti
documenti. Nello specifico, il primo testo è una deliberazione del concilio di Tours, svolto nell’813,
voluto da Carlo Magno al fine di normane e rinvigorire la vita e cultura ecclesiastiche. La
deliberazione riguarda soprattutto l’attività della predicazione.
Rusticam romanam lenguam: percezione della contrapposizione tra la lingua degli abitanti
dell’Impero romano (i latini) e la lingua thiotiscam, tedesca. Si ha un confronto linguistico tra
vescovi latini e non. Le prime prese di coscienza avvengono in contesti in cui possono essere
facilmente messe a confronto le diverse lingue.
Romanam: nel medioevo non si aveva la percezione che le lingue romanze derivassero da quella
latina, non percepivano la filiazione. Danti ci fornisce il punto di vista del suo tempo: traccia una
storia delle lingue mondiali, concentrandosi poi solo su tre; all’inizio si parlava una sola lingua,
l’aramaico; Dio confonderà le lingue come punizione per la costruzione della torre di Babele. Dante
si concentrerà sulle lingue parlate in europa, distinguendole in due famiglie, il cui nome prende
dalla parola “sì”:
Lingua di yo (tedesco)
Linguaggio tripharium (diviso in tre) = fa un confronto tra parole, si accorge della
somiglianza. Confronta la parola Amore. Non le riconduce alla lingua latina, che sostiene
artificiale, affinché gli uomini potessero comunicare tra loro, pur provenendo da paesi
diverse. Il latino veniva chiamato anche Grammatica.
o Lingua del sì
o Lingua d’Oc
o Lingua d’Oil
È lingua rustica parlata da popolazioni appartenenti all’impero romano.
Transferre: le omelie sono prima scritte in latino e poi tradotte in volgare in un secondo momento.
Per chi conosceva il latino, era più facile scrivere in quella lingua piuttosto che la lingua volgare,
che non possedeva alcuna codificazione grammaticale e tradizione scritta.
Mutamento linguistico
Segue due direttrici:
Maggiore economia: una lingua che evolve cercherà sempre di più di economizzare il suo
sistema, sia fonetico che morfologico e sintattico. (lenizione, caduta M)
Fa sì che i mutamenti elimino ambiguità: se l’economia lo semplifica, l’eliminazione
ambiguità può arricchirlo o meno.
Il fatto che in francese cadano determinati elementi finali nella frasi ha fatto sì che ci sia l’obbligo
di esprimere sempre il soggetto. Maggior economicità fonetica, ma arricchimento grazie
all’espressione del soggetto.
Il mutamento è sempre casuale, non predicibile.
Fonetica
Lenizione
Indebolimento in cui il luogo di articolazione rimane più o meno lo stesso, ma cambia la modalità.
Può arrivare a grado avanzato o restare a grado intermedio.
Dentali: T > D > đ > 0
Potere > podir > grado sonoro
Aiutum > In aiudha > -dh ci sta ad indicare un grado fricativo (ipotesi). Lo stesso grado
fricativo può essere indicato da cadhuna, che viene da Kata + Una, e da Lodhari > Lotario.
Fratrem > Fradre > Frère. Può avvenire un dileguo consonantico
Labiali P > B > V (niente dileguo)
Popolum > poblo = occ. bilabiale sorda che passa a sonora.
Fenomeni:
o Primo: caduta della M
o sincope. Poplu. La P non può lenire perché non è intervocalica. È un passaggio
successivo
o Secondo: lenizione. Pobolu
o Terzo: poblu (nesso consonantico secondario)
o Quarto: mutamento vocale atona finale in vocale indistinta in virtù del nesso
consonantico.
Dift > debet: lenizione intervenuta prima che cadesse vocale atona finale.
o Dèbet > difet > dift [dèft]
Velari K > G: evoluzione più complessa rispetto alle dentali. Il grado 3 della lenizione
coincide con una semivocale palatale, yod. È un suono che causa diversi mutamenti, come
palatalizzazione. Per ora ci fermiamo al passaggio da grado sordo a sonoro, che sono
attestati. Sagrament > sacramentum
Morfologia
In latino abbiamo un sistema a sei casi.
Abbiamo morfemi che indicano i diversi casi sia per il singolare che per il plurale.
Le declinazioni più produttive erano le prime tre, mentre la quarta e la quinta lo erano meno. La
loro debolezza fa si che confluiscano nelle prime tre nel parlato: la quarta nella seconda e la quinta
nella terza.
Gli aggettivi maschili seguivano la seconda declinazione, mentre quelli femminili seguivano la
prima. Gran parte delle parole maschili è confluita all’interno della seconda declinazione, mentre
quelle femminili nella prima.
Nel passaggio al francese, si è avuto una semplificazione del sistema delle declinazioni. Si passa da
sei casi a due casi, quindi bicasuale:
il nominativo indica il soggetto
accusativo:
o assoluto (no prep.) complemento oggetto; con preposizioni, altri complementi.
L’accusativo ha inglobato tutti gli altri casi.
Murus (nom. s.) > fr. murs = caduta vocale atona finale diversa da A. la S finale è rimasta.
Murum (acc. s.) > fr. mur = caduta vocale atona finale diversa da A e caduta della M.
Conservazione della S finale: evoluzione che ha fatto sì che accusativo e nominativo potessero
rimanere marcati.
Muri > mur = caduta vocale atona finale
Muros > murs = caduta di O e conservazione S (in romania occidentale si conserva, mentre in
quella orientale si verifica lenizione, ma mantiene la vocale atona).
La -S finale ha assunto il ruolo di distinzione morfologica.
Non sappiamo quanto fosse diffuso questo sistema bicasuale: nei dialetti settentrionali, della
romania occidentali, sappiamo che la -S finale cade nella pronuncia in età molto antica, nell’ottavo
secolo. Nell’area francese avviene più lentamente: la -S finale si indebolisce e non è più pronunciata
solo nel 1200. La conseguenza è che il sistema bicasuale entra in crisi. I copisti utilizzeranno la -S
in modo irrazionale. Nel quattordicesimo la -S è già stata abbandonata.
Nominativo: caso retto (cas sujet)
Accusativo: caso obliquo (cas régime)
Adozione di un futuro perifrastico: nel latino classico è di tipo sintetico, (salvabo: salvare habeo);
nel latino parlato prende piede un futuro perifrastico, quindi si impiegano più verbi: salvare +
habeo: infinito e indicativo di avere. La perifrasi sarà soggetta a leggi di mutamento fonetico: habeo
> -abjo > -ajo (caduta per lenizione) > -aj (caduta O finale). = salvarai.
Prendrere > prendrai (sincope).
Sintassi
L’accusativo esprimeva, in francese, più di un solo complemento.
Quando è assoluto può esprimere anche un dativo di possesso/genitivo alla francese. Si
prende la parola che specifica (Deo) conougata all’accusativo, anteponendola al sostantivo
che viene specificato (amour) = pro Deu amur; christian poblo salvament. Diventerà poi
arcaico e sarà usato soprattutto per i rapporti di parentela
L’accusativo assoluto può anche esprimere il dativo di termine: cist meon fradre karlo in
damno sit “possa essere di danno a questo mio fratello carlo”.
Quando ha preposizioni ha tutti i complementi, quando è assoluto ne esprime due, + la funzione di
oggetto.
Lessico
Uso di om come impersonale, da HOMO.
Avant > ab + ante = nascita di nuove preposizioni a partire da due preposizioni latine
(agglutinamento). = lenizione della B in V.
I giuramenti non sono ancora un testo letterario, la cui funzione nell’opera storiografica è quella
documentaria.
Sequenza di sant’Eulalia
881-882.
Opera letteraria, nello specifico poetica di tipo religioso: la disposizione delle parole sottende ad
una regola metrica. Viene narrato il martirio di sant’Eulalia: viene buttata dentro un fuoco, da cui
esce illesa. Quando un martire non moriva, venivano finiti per decapitazione o trafitti alla gola.
È attestato in un manoscritto in forma di traccia, cioè non è un manoscritto creato per ospitare
questo testo. È stato trascritto nelle carte finali di un manoscritto che erano rimaste bianche. È
conservato a Valenciennes, Bibliothèque municipale.
Il manoscritto ospita i sermoni teologici di Gregorio di Nazianzo, di cui abbiamo una traduzione
latina qui. I contenuti sono stati copiati all’inizio del nono secolo, ma la sequenza alla sua fine.
È stato copiato in area tedesca ed è arrivato a Saint-Amand, confine col Belgio. È un’area
francofona, ma è area di confine: la prima opera letteraria si trova in una zona linguistica di confine,
con confronto di lingue diverse, con uso scritto della lingua; proprio come i giuramenti sono un
confronto tra lingua romanza e lingua germanica.
Ci furono molte incursioni da parte di Normanni attorno all’850. Le devastazioni durarono fino
all’881, finché Ludovico il Germanico riuscì a contenere le incursioni.
Nota è la battaglia di Saocourt.
Le incursioni attaccavano anche i monasteri, al punto in cui i libri furono trasferiti in monasteri più
lontani, ed è il caso di questo manoscritto, che fu copiato a Saint-Amand.
Nelle carte finali abbiamo tre testi:
Sequenza di sant’eulalia in latino
Sequenza di sant’eulalia in volgare
Testo in lingua germanica = rithmus teutonicus de piae memoriae Hluduuico Rege. = poco
dopo la morte di Ludovico il Germanico.
Chi ha scritto in latino è una persona diversa da chi ha scritto il testo in volgare e il rithmus.
Conferma che la prima attestazione ha giovato del fatto che si trovasse in situazione
linguisticamente di confine: il copista comprendeva tanto il francese quanto il germanico.
Perché sempre in Francia?
L’area francese era linguisticamente più a contatto con un’altra lingua, quella germanica; i loro
confini erano più estesi e lo scambio era diretto. La seconda possibilità è data dal fatto che i è presa
consapevolezza linguistica: si sono accorti che l’evoluzione dal latino è marcata ed è avvenuta in
modo veloce; si è arrivati prima alla perdita di comprensione di un latino, ancor degradato, da parte
dei rustici. Dunque, si comincia ad attestare in lingua scritta.
Perché datato 881-882?
Lo datiamo sulla base di due avvenimenti:
il primo la rinascita del culto di Sant’Eulalia: prima non era venerata. Il vescovo di Toulouse
vuole dedicare una chiesa a sant’Eulalia. Secondo la leggenda è morta a Barcellona: il
vescovo reliquie di Sant’Eulalia. Non si sapeva dove fosse sepolta, ma viene ritrovata,
portata a Tolosa e poi richiesta da altri centri religiosi, tra cui anche Saint-Amanda. Il
ritrovamento delle reliquie intorno al 881 ci fornisce un termine post quem.
Altro termine circa quem è fornito dalla morte di Ludovico, nell’ 882.
il testo latino manca del martirio in sé, è quindi molto più ascetico; anche molto metapoetico,
riprendendo molto spesso l’elemento del canto.
Fino al verso 24 nel testo volgare abbiamo il martirio, in quello latino è riassunto in due versi.
Le differenze contenutistiche sono contenute nei destinatari:
Chi sapeva il latino conosceva già il martirio e il testo era una sorta di preghiera meditativa
Il fine di quello volgare è di offrire un esempio concreto a cui rapportarsi
Il testo latino richiama molto melodia e canto; nella poesia romanza musica e testo sono
inscindibili.
Entrambe sono comunque sequenze. Cos’è?
Nel medioevo, la liturgia era cantata al 90%, inclusa la lettura del vangelo (salmonia). Quello che
non era cantato era l’omelia.
La sequenza è un particolare momento della liturgia: prima del vangelo si declama l’alleluia, viene
letto un versetto alleluiatico veterotestamentario, collegato al passo del vangelo che andrà letto (si
specifica che il disegno di Dio e l’opera di Gesù era già predetto prima).
I primi due alleluia erano cantati sulla stessa melodia, mentre il coro, nella ripetizione, eseguiva un
melisma (melodia particolarmente fiorita: vengono cantate più note su una sillaba). Questa fase
viene chiamata iubilus. Col tempo diventerà di lunga estensione.
Per molto tempo, le melodie liturgiche venivano insegnate oralmente, dopodiché saranno scritte, ma
rimarranno tracce mnemoniche (trascrizione su carta del movimento della mano del direttore del
coro).
Gli iubili diventano così estesi che sono difficili da memorizzare; quindi, viene creato un testo sotto
quelle note, trasformandolo in melodia sillabica con testo. Il testo prende il nome di versus ad
sequentiam, sequentiam cum prosa, prosa.
Col tempo i testi diventeranno autonomi rispetto all’alleluia, circolando di monastero in monastero
per essere inseriti nello iubilus. Ben presto diventarono testi autonomi.
È un genere paraliturgico, perché non fa parte della liturgia ufficialmente, ma si è sviluppato in
modo imprevisto.
Nell’edizione abbiamo due numerazioni: i versi sono appaiati a due a due da assonanze toniche. Il
secondo livello prevede l’appaiamento dei versi a due a due: scrive la coppia di versi su un’unica
riga e quando non ha spazio lo scrive nell’interlinea. Nell’edizione diplomatica si rispecchia
l’impostazione data dal copista.
È importante farvi riferimento perché la struttura è strettamente legata al modo in cui veniva
eseguito il brano.
Questi melismi diventano tanto complessi che vengono divisi in due cori, che si alternano
(alternatim). Il primo verso veniva cantato dal coro 1, con melodia A; il secondo coro cantava il
secondo verso sulla stessa melodia A. Strofe: cantato da coro 1, melodia A; antìstrofe: coro 2,
melodia A, testo diverso. L’unione di strofe e antistrofe è detta clausola. Ogni clausola ha melodia
differente (AA, BB, CC, DD…). La melodia di un testo influenza le sue caratteristiche metriche:
sono aspetti che vanno analizzati insieme: la poesia romanza era fortemente legata ad una
performance esecutiva, era più ascoltata che letta silenziosamente. Era una fruizione intonata, cioè
in musica.
Una stessa melodia comporta l’uso di uno stesso numero di sillabe, circa. Nella sequenza, anche se
non ha una metrica rigorosa, si può osservare che strofe e antistrofe hanno più o meno lo stesso
numero di sillabe. È una poesia di tipo sillabico accentuativo.
Analogamente la suddivisione del testo latino è identica: possiamo osservare una strofe e
un’antistrofe, ma cambia il copista: non rispetta le unità metriche. Scrive un testo poetico a mo’ di
prosa.
Motivo pratico: la pergamena costava.
Modalità di fruizione del testo: l’approccio del lettore contemporaneo è un approccio
immediato, cioè capiamo immediatamente il ritmo e la sintassi di un testo, provvisto di
punteggiatura; nel medioevo, quando un testo veniva letto fino ad essere interiorizzato e
memorizzato. Questo perché avevano una capacità mnemonica straordinaria e grazie a
questo riusciva a riconoscerne la struttura metrica: non serviva che fosse esplicitato nel
testo.
Tanto nel testo latino che in quello volgare non abbiamo la melodia, tramandata per via orale. Chi si
approcciava al testo già conosceva la melodia.
La melodia del testo latino sarebbe la stessa di quella volgare: il testo volgare è un contrafactum di
quello latino (prendere una melodia per un testo diverso). La pratica del contrafactum è molto
diffusa, che crea legami intertestuali, garantito dalla stessa melodia. Alcuni trobadori facevano
contrafacta per controbattere ad un collega poeta, oppure in chiave parodica.
L’edizione di Avalle ci fa capire che si tratta di un testo poetico e ci fornisce le modalità in cui
veniva eseguita; prima strofa della prima clausola sotto numerazione Ia e la seconda, accanto, IIb.
Alla terza clausola, va a capo e spezza in verso in due, sia nella strofe che nell’antistrofe, agendo
sulla base dell’assonanza. Sono anche divisi dal punto di vista sintattico.
Analisi linguistica
Fonetica
Vocalismo tonico
o Grand < Grandem = stessa vocale, A latina.
o Argent < argentum
o Dis < dīes
o Morte < mōrtem
o Nonque < numquam = abbiamo una U breve, che diventa una O
o Colpes < culpam
o Figure < figuram (U lunga) = quando la U è lunga, si conserva.
o Kose < causa = chiusura del dittongo in O. in italiano abbiamo sia causa che cosa,
entrambi da CAUSA. Causa è stato introdotto dopo (cultismo).
Il sistema vocalico panromanzo è seguito dalla stragrande maggioranza delle lingue
romanze, tranne il sardo, il rumeno e siciliano. Da 10 vocali latine si passa a 7 vocali. Si
passa da sistema quantitativo a sistema qualitativo. Dev’essere avvenuta in una fase più
antica, quella panromanza, prima del V secolo.
Āă > A
Ĕ > E aperta
Ŏ > O aperta
ī > I breve
Ū > U breve
Ōŭ > O chiusa
ĒĪ> E chiusa
La lunghezza e brevità non sono più tratti distintivi, ma è diventato tratto fonologicamente
marcato l’apertura e la chiusura della vocale.
Con i merovingi abbiamo già avuto quest’evoluzione, quindi prevedeva la pronuncia della I
come E chiusa, la U breve come O chiusa.
italiano fr. antico
MĪLLE > mille mil
VĬRIDEM > verde [ˈverde] vert [vert]
DĒBITA > debito [ˈdebito] dette [ˈdettə]
FĔRRUM > ferro [ˈfɛrːo] fer [fɛr]
PARTEM > parte part
MŎRTEM > morte [ˈmɔrte] mort [mɔrt]
CŌRTEM > corte [ˈkorte] cort [cort] > court [kurt]
CŬLPAM > colpa [ˈkolpa] colpe [ˈkolpə]
NŪLLUM > nullo nul [nyl]
Sistema siciliano
italiano siciliano
MĪLLE > mille milli
VĬRIDEM > verde [ˈverde] virdi
DĒBITA > debito [ˈdebito] dibitu
FĔRRUM > ferro [ˈfɛrːo] ferru
PARTEM > parte parti
MŎRTEM > morte [ˈmɔrte] morti
CŌRTEM > corte [ˈkorte] curti
CŬLPAM > colpa [ˈkolpa] culpa
NŬLLUM > nullo nullu
È identico per quanto riguarda la A, E breve e U breve. Cambia che ha cinque esiti vocalici,
dove non si opera distinzione per l’esito in U breve e I breve.
Il sistema atono ha solo tre vocali, A, I e U.
Le poesie siciliane ci sono state tramandate non da copisti siciliani, ma toscani; non abbiamo
altri testimoni. Il toscano ha il vocalismo panromanzo, quindi vi hanno sovrapposto il loro
sistema fonetico. La vocale tonica era importante in poesia; viso = deriva da ī esito in i;
preso = deriva da ē > esito in i => visu e prisu. In toscano, visu viene trascritto viso,
priso viene trascritto preso, guastando la rima.
Da un errore di copia, diventa regola metrica, secondo l’abitudine di apprendere la metrica
imparando a memoria. Diventano rime legittime.
Sono lingue nate da compromesso tra diversi sistemi linguistiche: sono sempre ibridate da
caratteristiche linguistiche di diverse aree.
Sistema sardo
Nel caso delle velari, abbiamo il grado in yod, che induce palatalizzazione.
La A preceduta da palatale dittonga in JE. Abbiamo lenizione e palatalizzazione.
Velari [k] > [g] > 0
V + [k] + [e]/[i] > [jz]
Nella lenizione delle velari si passa da grado sordo a sonoro e poi dileguo.
PLICARE > pleier = occlusiva velare sorda intervocalica > lenizione: pligare > plejare >
l’elemento approssimante palatale fa sì che la vocale dittonghi in JE: plejjere > plejjer
caduta finale > pleier (grado 0)
PRECARE > preier = pregare > prejare > prejjere > prejjer > preier.
Consonanti finali latine cadono tutte tranne:
o -S, indebolita in francese già nel 13 secolo
o -T rimane, ma comincia già a dileguarsi
Consonanti finali romanze diventano o sorde o dileguano:
o NUDUM > nut > nu = la T era la D trovatasi in posizione finale dopo caduta della U.
quindi finale romanza perché avvenuta in seguito ad altri fenomeni
=cadono quasi tutte, ma quelle che persistono di più sono le fricative.
NAVEM > nef
CAPUT > cabu > cavu > chief
PRATUM > pradu > prad > pret > pré
Morfologia
Declinazione bicausale
Rex pagiens sing.
Cristus sing.
Li inimi pl.
Tuit pl.
Lo menestier = accusativo sing.
Les mals conselliers = accusativo pl.
Sintassi
Complementi: accusativo assoluto/preposizione + accusativo
Complemento specificaione: genitivo alla francese / de+accusativo
o Li deo inimi
o Lo deo menestier
o De colomb
Stato in luogo: en + accusativo
o En ciel
o Enl fou
Complemento di mezzo: por+accusativo
o Por manatce regiel
o Por or ned argent ne paramentz
Uso dell’articolo
Articolo determinativo si associa a qualcosa che è già stato presentato o reso noto all’ascoltatore.
Il pronome dimostrativo latino ILLI, ILLA, ILLUM, ILLI comincia ad essere usato per determinare
qualcosa già reso noto nel discorso (orale). Col tempo, perse il suo valore e fu integrato come
articolo.
Aferesi: caduta della sillaba iniziale.
Illi > li
Illum > lo, le
Illos > les
Illa > la
Illas > les
Li deo inimi
Les mals conseilliers
La polle
Lo deo menestier
Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti.
Vocalismo tonico
Quattro sistemi nelle lingue romanze, ma in questo caso è di tipo panromanzo.
fini < FĪNE(M)
kelle [ˈkelle] < (EC)CU(M) ĬLLU(M)
tebe [ˈtebe] < TĬBĬ
debito [ˈdebito] < DĒBITA
terre [ˈtɛr:e] < TĔRRA(M)
anni < ANNU(M)
foro [ˈforo] < *FŎRUNT
corte [ˈkorte] < CŌRTE(M)
nullo < NŪLLU(M)
Vocalismo atono
Uguale al sistema panromanzo, senza distinzioni di apertura.
tebe [ˈtebe] < TĬBĬ
foro [ˈforo] < *FŎRUNT
corte [ˈkorte] < CŌRTE(M)
nullo < NŪLLU(M)
trenta < TRIENTA
posset
possette
Consonantismo
Assenza di lenizione: i dativi tebe bobe rimangono tali e quali.
Conservazione delle geminate
Sintassi
Conserva sintassi latina, perché dietro a questi testi ce n’è uno latino che è stato tradotto.
Genitivo: parte Sancti Benedicti
Assenza di articoli
Prima: relativa ad una slogatura del polso, pronunciata immergento l’arto dentro l’acqua.
Sono entrambe formule di tipo omeopatico.
Come il pesce in acqua ruppe la sua pinna e si risaldò,
così risaldi in questa [acqua] la mano che si slogò.
Continuità con la natura; per mezzo di proprietà transitiva
La seconda: “Una donna gonfia sedeva in una strada gonfia; teneva in grembo un bambino gonfio;
gonfie le mani e gonfi i piedi,
gonfie le carni che riceveranno questo colpo; gonfio il legno e gonfio il ferro che daranno questo
colpo. Ne escono i
dolori d’osso in polpa, [di polpa in pelle], di pelle in pelo, di pelo in erba. La terra madre si prenda i
dolori”.
Con la rievocazione del gonfiore, bisogna con un bastone colpire il luogo in cui si era fatti male,
così da liberare il dolore dall’osso, affinché trasmigrasse alla carne, alla pelle, ai peli e all’erba.
Vocalismo tonico
Sistema panromanzo
femina < FĒMINA(M)
fer < FĔRRU(M)
infant < INFANTE(M)
colbe < CŎLAPHU(M)
tomida < TŬMIDA(M)
polpa < PŬLPA(M)
fust < FŪSTE(M)
Vocalismo atono
Sistema panromanzo
conservazione della A finale, ma caduta di diverse da A
evoluzione in E atona, no in vocale indistinta > colbe, che deriva da COLAPHUM
attraverso COLBUM:
o caduta M; P > B per lenizione: colabu; sincope della A: colbu; evoluzione della
vocale atona finale in E perché abbiamo il nesso consonantico secondario: colbe.
Consonantismo
lenizione
colbe < CŎLAPHU(M) attraverso COLBU(M)
Madre > matrem; caduta M, lenizione, resta la E per nesso consonantico primario;
sedea < SEDEBAT
tenea < TENEBAT
Nodicia de kesos
prima attestazione in lingua castigliana.
Sempre una traccia.
Elenco di formaggi che si trova nel retro di un atto di donazione, conservato a Leon, datato 959; la
lista è stata redatta un ventennio dopo.
Elenco di formaggi che comprò fratello Semeno, nei campi di lavoro dei frati. Nel vicino a san
giusto: cinque formaggi. Nell’altro [campo] dell’abate: due formaggi. In quello che piantarono
quest’anno: quattro formaggi. Quello vicino a Castello: uno. Nella vigna maggiore: due. Quando
hanno preso servizio nel fossato presso la torre: due.
Quando ha preso servizio a Segia: due; quando la devastarono [la mensa] nella mensa, due.
Quando presero servizio a Leone: uno.
Un altro che prese dal cugino di Gomi de do […]. Quattro che comprarono quando il re venne a
rocola [permette di datare il documento: il re Ramiro III si recò ad un paese a Leon, nel 974.]
quando salvatore venne. [rodriguez ha ragione, Salvatore portò un formaggio, quella di Pidal non la
segna]
Vocalismo tonico
Sistema panromanzo.
Bacelare > *BACILARIUM; dovrebbe essere un campo di bacilli. In medicina, sono virus a forma
di bastoncino. Da BACILLUM a BACILARIUM: è una vigna piantata a nuovo, con bastoncini. Si
trova solo in questa di Leon.
O breve e E breve dittongano sempre, tanto in posizione chiusa, tanto in posizione aperta.
Ma nel testo non abbiamo dittongamento.
Vocalismo atono
Sistema panromanzo.
Conservazione vocale atona finale
Consonantismo
Lenizione
nodicia < NOTITIAM
ogano < HOC ANNO
fosado < FONSATU
In due casi non abbiamo lenizione dove ce l’aspetteremmo.
Rege > regem
Salbatore > salvatorem
(scripta latineggiante)
Ipercorrettismo
Apate > abatem : dovremmo avere doppia lenizione. B > P; pressione latina, ma per le labiali
siamo di fronte ad una reazione a fenomeni fonetici, ossia ipercorrettismo: quando una persona
ha coscienza di vizio linguistico e presta attenzione a quel suono, va a correggere laddove non
dovrebbe.
In questo caso, Jimenio è parlante della romania occidentale; in corrispondenza di P latina, si fa
influenzare dalla sua lingua, che vuole la B. Scrivendo la parola ABATE, crede di fare un errore
e pone una P, per influsso latino. L’incertezza si nota dalla scrittura di sopbrino.
Uso dell’articolo
Uso abbastanza scisso rispetto alla preposizione. Non abbiamo caduta della prima vocale, ilo, ila…
è latineggiante.
Allo stesso modo vengono formati i pronomi.
Modulo II
Cenni di critica testuale
Siamo abituati ad una concezione statica del testo. Nel medioevo i testi non erano tramandati dalla
stampa, ma o per via orale o tramite manoscritti. Questo comporta problemi, dalla disposizione
grafica fino al loro senso.
Di Madonna, dir vo voglio non abbiamo un solo testimone, manoscritto o stampa, che tramandi il
testo, ma abbiamo un’edizione. Antonelli ha seguito un metodo.
Abbiamo sei testimoni che tramandano la poesia di Da Lentini.
Una fonte può essere un manoscritto o stampa, che siano concepiti per citare un’opera in modo
indiretto, o tramandarla per intero.
Il manoscritto vaticano è la fonte più importante della letteratura italiana, databile a inizio
‘300. È probabilmente copiato da un mercante per uso personale, con solo decorazioni
colorate iniziali, e il testo è disposto a modo di prosa. Le unità evidenziate iniziano con una
maiuscola.
Ogni manoscritto lo si indica con una sigla.
Manoscritto Palatino: si apre con una miniatura ed è miniato. Disposizione in prosa, ma va a
capo in base alle partizioni interne della strofa. (200 testi)
Ogni manoscritto è concepito secondo un criterio editoriale: il manoscritto palatino è un
manoscritto orientato ai poeti toscani, recando i testi in ordine alfabetico; quello vaticano è di tipo
autoriale.
Ms. Laurenziano: disposizione prosastica, vengono evidenziati gli inizi delle strofe e le
partizioni interne con una toccatura d’oro. L’organizzazione dei testi è incentrata su
Guittone d’Arezzo (400 testi).
Memoriali bolognesi: documenti notaril, nei cui spazi bianchi i notai hanno copiato delle
poesie d’amore:
o Noia
o Impedire manomissioni del documento: riempiendo gli spazi vuoti, impedivano
l’aggiunta e la modifica del testo notarile
Tutti e quattro i testimoni sono testimoni manoscritti. [testimone è qualsiasi supporto che testimonia
un testo].
Sonetti e canzoni di diversi antichi autori toscani: prima stampa che raccoglie i poeti toscani.
Chi ha pubblicato il testo ha usato un ms. andato perso, quindi la testimonianza vale quanto
un ms. Disposizione in versi, 1500.
Con questa terminano i testimoni di tradizione diretta, cioè creati per ospitare quel testo per intero, o
nella sua forma più estesa conosciuta.
Testimone di tradizione indiretta: il testo è presente in un testimone in virtù del fatto che è stato
citato all’interno di un altro testo.
Poetica di Messer Giovanni Giorgio Trissino: manuale di metrica italiana; testi poetici per
esemplificazione.
Per decidere la disposizione di un testo, serve un criterio, per renderlo fruibile.
Per quanto riguarda la lezione del testo, si prende un manoscritto di riferimento, quello più
concreto; si trascrive il testo.
Si mette in colonna i vari versi e, se negli altri manoscritti è uguale, non si mette nulla, ma se c’è
una variazione, la si nota.
Alcuni copisti confrontavano due manoscritti, segnando a margine una delle lezioni non adoperate.
Questo fatto fino a Karl Lachmann (1793-1851), che elabora un metodo scientifico di edizione.
Pubblica un’edizione critica di De Rerum Natura di Lucrezio, tramandata da vari manoscritti.
Nell’introduzione spiega la sua metodologia. Il metodo scientifico è stato poi applicato a un testo
volgare da Gaston Paris, nel 1872. È fondatore della filologia romanza, studiando in modo
scientifico un testo in volgare romanzo. Il testo è La Vie de Saint Alexis.
Il passaggio da testo latino a testo volgare non è privo di conseguenze per quanto riguarda la
metodologia.
Nell’introduzione parla dello scopo del filologo.
I testimoni ci tramandano il testo, ma essendo copie, i copisti intervengono sul testo tramandato. Il
fine è arrivare alla verità del testo quando è uscita dalle mani dell’autore. È un limite a cui
dobbiamo tendere. Si riuscirà ad arrivare all’originale in base all’applicazione del metodo, lo stato
della tradizione e la nostra conoscenza in materia.
Il metodo Lachmann prevede 6 fasi:
1. Censimento dei testimoni: individuare i testimoni conservati che tramandano l’opera di cui
vogliamo fare l’edizione critica. L’operazione consiste nel fare ricerche nei cataloghi delle
biblioteche.
2. Confronto dei testimoni, ossia la collatio/collazione. In base al manoscritto di riferimento,
quello con testo più esteso, si confrontano i testimoni segnalando tutte le varianti.
3. Classificazione dei testimoni; sulla base di determinati criteri, si riesce a capire le parentele
dei manoscritti, cioè copiati da uno stesso manoscritto, o se sono l’uno la copia dell’altro,
classificando la tradizione.
4. Le parentele vengono sintetizzate nello stemma codicum, uno schema che le pone in
relazione
5. Costituzione del testo, ope codicum, ossia fatta attraverso i codici. Usando le varianti
presenti, si scelgono quelle che hanno maggior probabilità di risalire all’originale.
6. Ope ingenii: il filologo corregge, andando oltre i testimoni.
Le prime quattro fasi si chiamano recensio. Sono un’operazione preliminare alla costituzione del
testo. Prima si studia la tradizione, poi applico lo studio nella costituzione del testo, stabilendo quale
sia più vicino a quello originale.
Gli snodi principali sono il punto 3 e il punto 4.
Il metodo ha avuto grande impatto nella classificazione delle parentele.
Le varianti sostanziali sono di due tipi; la classificazione dei testimoni si basa esclusivamente sugli
errori, e servirà per basarsi su quale testimone scegliere; quindi, quali varianti non erronee sono più
vicine.
Gli errori che ci guidano a capire le parentele sono di due tipi:
Errore congiuntivo: prova la connessione di due o più testimoni che lo condividono, e deve
essere monogenetico, cioè tale che. Secondo probabilità, due o più copisti non possano
esservi incorsi indipendentemente l’uno dall’altro. Quali sono le probabilità che i due
abbiano messo la stessa porzione di testo? È bassa. Se i due testimoni contengono la stessa
lacuna, è probabile che ci sia parentela tra i due.
o Monogenetico: origine di uno solo, ossia non può essersi prodotto in modo
indipendente nei due. Lacune più o meno estese (singola parola, parti di verso, parti
di strofe, strofe intere); incomprensioni e lezioni erronee non poligenetiche
o Errori poligenetici:
saut du meme au même = il copista potrebbe aver copiato la fine della prima
riga e saltando una porzione di riga. Le cause scatenanti dell’omissione
possono presentarsi ai copisti, indipendentemente l’uno dell’altro.
Sviste paleografiche: f per s, u per n, ui iu in ni per m, c per t…
Lacune delle strofe finali
Lacune dovute a omoteleuto
Banalizzazioni
Il manoscritto A ha errore congiuntivo con B. Le possibilità:
B ha copiato da A, dove si è prodotto l’errore, che B ha ereditato. Ma è possibile il contrario.
In B si è prodotto l’errore, che A ha ereditato. La terza possibilità è che entrambi hanno
copiato da un manoscritto perduto. Nelle dipendenze può non esserci copia diretta,
potrebbero esserci un numero di copie che hanno ereditato l’errore del progenitore.
Per capire quale delle tre è più veritiera, si usa l’errore separativo.
Errore separativo: prova l’indipendenza tra due testimoni e la caratteristica di questo errore
è che deve essere non correggibile per congettura da parte di un copista. Secondo
probabilità, dev’essere tale che il copista non debba essere stato in grado di correggere
autonomamente. Dichiara che il testimone che non contiene l’errore non può dipendere dal
testimone che lo contiene. non possiamo presuppore che il copista abbia potuto correggere,
o verrebbe meno il grado separatista.
Nelle tre possibilità:
Nel primo caso: se A e B hanno errore congiuntivo e B contiene un errore
separativo non presente in A, A non dipende da B, ma B che dipende da A
Se A contiene un errore separativo non presente in B, nel passaggio tra A e B, A
dipende da B. bisogna ricordare che tra A e B si verificano ulteriori copiature,
che portano poi all’errore separativo.
A e B condividono errore congiuntivo, ma A ha errore separativo che non c’è in
B; quindi, non dipende da A; B ha errore separativo che non troviamo in A,
quindi non dipende da B; ne consegue che vengono da testimone perduto.
Esempio: A e B hanno alcuna estesa, non imputabile a cause poligenetiche. C non la
presenta.
I manoscritti che non hanno questo errore non dipendono da quelli che l’hanno. C non ha la
lacuna, quindi in nessuna ipotesi può dipendere da A e da B, che ce l’hanno.
Quindi:
C>A>B
C>B>A
C > manoscritto perduto, che commette lacuna > A > B
Originale > C > copia alfa da sé, commettendo lacuna > A e B
Esempio: A ha errore separativo non presente in B e C.
Se A ce l’ha, ma B no, allora non dipende A
A commette negli altri tre casi un errore separativo da sé
Può accadere che un manoscritto contenga tutti gli errori separativi di un ms., più altri errori
separativi suoi propri. Quindi, quel ms. è già stato copiato da un ms. conservato.
Se B ha errori suoi e di altri ms., D non serve, perché peggiora la situazione. Ai fini della
ricostruzione non è utile.
La definizione delle parentele tra i testimoni, sintetizzata graficamente nello stemma codicum, si
basa sugli errori significativi (congiuntivi e separativi) e serve per decidere quali varianti non
erronee risalgano all’originale.
Esempio 1:
A il gatto è rosso
B il gatto è grigio
D il gatto è grigio
C il gatto è grigio
E il gatto è grigio
= il gatto è grigio. È probabile che l’originale abbia avuto rosso come lezione e il resto ha cambiato,
oppure il contrario, ossia che A ha cambiato?
B, C e E non hanno in comune nulla tra loro, se non l’archetipo. Solo A ha innovato, quindi la
lezione più probabilmente originale.
Esempio 2
A il gatto dorme
B il gatto dorme
D il gatto dorme
C il gatto corre
E il gatto corre
C e E hanno ragione; l’innovazione si è verificata in alfa. Accordo della maggioranza. C ed E vanno
in accordo con alfa.
Esempio 3
A il cane mangia un osso
B il cane mangia un pane
D il cane mangia un pane
C il cane mangia una bistecca
E il cane mangia un osso
È osso. È un accordo tra rami della tradizione: quando un ramo si accorda con un altro ramo, quella
lezione, presente in due, ha maggior probabilità di venire dall’originale.
Sono state apportate correzioni al metodo di Lachmann. Ci sono casi in cui il filologo può derogare
ai criteri meccanici e scegliere varianti che potrebbe scartare (??)
Usus scribendi: modo di scrivere dell’autore
[slide]
Quell’autore potrebbe non aver usato topo, ma solo sorcio. Secondo lo stemma
dovremmo scartarlo, ma se scopriamo che un autore usa un lessico arcaicizzante, è
probabile che gli altri abbiano ammodernato il testo. Per capire la lingua di un
tempo, si usano le concordanze.
Lectio difficilior o diffrazione: il filologo è autorizzato a scegliere lezioni minoritarie,
quella più difficile e rara. La lezione difficile entra nel testo, ma la tradizione lo
frange, generando molteplicità di lezioni differenti, generate dalla difficoltà di
comprensione della lezione originale.
Banalizzazioni, o lectiones faciliores: la tradizione è talmente innovativa, che non
viene conservata quella difficilior.