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Filologia romanza

Disciplina percepita slegata dalla realtà su due direttrici:


 disciplina ammuffita
 che non porta da nessuna parte
 chiusa in se stessa, settoriale
studia le lingue romanze, facenti parte della famiglia delle lingue europee.
Quella romanza è caratterizzata da un nutrito numero di lingue:
 francese
 provenzale, parlata assai poco
 italiano e suoi dialetti (chiamati così perché in posizione linguisticamente subalterni
all’italiano)
 spagnolo
 portoghese
 dalmatico
 rumeno
 romancio
si occupa:
 dell’aspetto linguistico, studiando l’evoluzione storica e comparata (diacronica e sincronica)
delle lingue romanze; non sono entità a sé stanti.
 dell’aspetto letterario, testi scritti in lingue romanze; a inizio Novecento detta studio delle
lingue e letterature neolatine comparate: nessun limite cronologico. Viene ristretto il campo
di interesse e nascono le filologie nazionali. l’orizzonte si restringe al periodo delle origini,
il medioevo, quando nascono sia le lingue che le relative letterature romanze. Le letterature
non erano separate per lingua, ma avevano circolazione europea; quindi, erano comprese
oltre i propri confini nazionali.
 il compito del filologo è quello di mediare culturalmente tra i suoi contemporanei e l’uomo
del medioevo. Lo studio della letteratura è finalizzato a comprendere questi testi e che
possano essere fruiti facilmente dal pubblico. Il filologo fornisce un testo critico fondato su
criteri scientifici.
 dell’aspetto critico-testuale, la filologia romanza studia la produzione dei testi medievali e l
loro trasmissione. Fa proprie le competenze di materie quali la codicologia e la paleografia.

Le lingue romanze
I confini linguistici non corrispondono con quelli geopolitici.
 Franco-provenzale: lingua ben definita dal punto di vista linguistico, non è ibrida
 Franco-occitano
 Francese
 Portoghese
 Gallego
 Castigliano
 Catalano
 Italiano
 Romancio
 Ladino (alto Adige)
 Friulano
 Dalmatico
 Isole linguistiche vicino all’area balcanica
 Rumeno
Trattate in ottica comparativa.

Latino rota

Dialetti settentrionali roda


Provenzale roda
Catalano roda
Castigliano rueda
Portoghese roda
Francese roue

Italiano ruota
Siciliano ruota
Napoletano rota

Rumeno roata
Sardo rota

Abbiamo una grande attestazione scritta della lingua di partenza, cioè il latino scritto.
= evoluzione d>t>ø, eccetto in francese, dove abbiamo il dileguo.
Quando una consonante si trova tra due vocali o una vocale e vibrante seguita da consonante, la
consonante si indebolisce.
In alcune lingue si manifesta un’innovazione, cioè passaggio evoluzione, e in altre si manifesta una
conservazione.
Nelle lingue romanze occidentali (francese, spagnolo, portoghese, provenzale…) abbiamo
un’innovazione, con indebolimento dei suoni consonantici, mentre in italiano, siciliano, sardo e
napoletano abbiamo una conservazione.
Divisione tra ròmania occidentale e orientale segnato dalla linea di La Spezia e Rimini.

Latino feminas

Provenziale femnas
Catalano femnas
Castigliano hembras
Francese femmes
Portoghese femeas
Sardo feminas

Italiano femmina
Siciliano fimmini
Napoletano femmene
Rumeno femelele
Le lingue della romania occidentale osservano il mantenimento della S finale, mentre in quella
orientale la S cade. Le prime conservano, le seconde perdono. Il confine è rispettato, nonostante
quella non sia una sola linea, ma più linee. Il confine presenta diversi fenomeni linguistici.
Isoglossa: linee di confine dove si verifica lo stesso fenomeno.
Qui ne abbiamo di più.

La forma veneziana è vastu/verras.


La regola generale era l’indebolimento consonantico, ma non si verifica in modo identico in tutte le
lingue: in alcune è maggiore (sordo>sonoro), in altre maggiore (si evolve fino al dileguo).
All’interno dell’area possono verificarsi a diversi gradi di intensità.
La conservazione della S finale non avviene in modo identico. La S finale del francese moderno è
un morfema che indica il plurale, nonostante non si pronunci. Maggiore conservazione nell’area
occidentale piuttosto che in quella orientale, ma all’interno della stessa può verificarsi un
cambiamento tardivo o precoce.
Nell’Italia settentrionale la caduta della S finale si verifica molto prima; alcuni relitti linguistici ci
permette di capire che prima la S era pronunciata, come nella forma veneziana vastu. Ha una
particolarità sintattica di inversione soggetto-verbo. L’espressione vastu si è cristallizzata e diventa
una parola sola. La fossilizzazione della forma è tanto antica che la S del verbo si conserva. Non si
è più ritrovata in posizione finale. Un’altra attestazione l’abbiamo nel De Vulgari Eloquentia di
Dante, dove passa in rassegna vari dialetti. Quando arriva al veneziano, cita un verso che contiene
“verràs”, verrai.
C’è una lingua romanza che non ha nessuno dei due tratti innovazione: il sardo nuorese. Rota non
osserva la lenizione, ma conserva la S in feminas. È la lingua più conservativa rispetto al latino,
perché è area isolata; un altro motivo è il substrato, lingua pre-romanizzazione.
Latino cattum

[dialetti gallo-italici a nord]


Cremonese gat
Piemontese gat
Provenzale gat
Francese chat
Catalano gat

Castigliano gato
Portoghese gato
Veneto gato

Italiano gatto
Siciliano gattu

Primo fenomeno: caduta della sillaba finale. Cat-tum: accento sulla prima sillaba, parola piana.
Nella romania occidentale abbiamo la caduta della vocale atona; nelle lingue gallo-romanze
abbiamo caduta di vocale atona di sillaba finale nel momento in cui è vocale diversa da A.
Motivo per cui il francese ha molte parole tronche.
Non si osservano nel secondo e terzo gruppo, dove si mantiene la sillaba atona finale.
Ogni classificazione linguistica non è mai l’unica possibile, perché deve tracciare confini, ma
difficilmente si hanno delle classificazioni rigide e inopinabili.
La catalogna è legata alla spagna culturalmente, ma linguisticamente è affine alle lingue gallo-
romanze.
Nelle classificazioni delle lingue romanze, si usano queste categorie:
Romania occidentale:
 Ibero-romanze
o Portoghese
o Gallego
o spagnolo
 Gallo-romanze
o Catalano (lingua ponte tra area ibero e gallo romanza)
o Dialetti gallo-italici (lingua ponte tra area gallo e italo romanza)
o Francese
o Occitano
o Franco-provenzale
Romania orientale:
 italo-romanze
o italiano
o sardo
o corso
o dialetti centro-sud italia
 retroromanze
o romancio
o ladino
o friulano
 balcanoromanze
o dalmatico
o rumeno
i primi poeti della catalogna hanno scritto testi poetici in provenzale, perché aveva una tradizione
letteraria molto forte; in Italia settentrionale si utilizzava il provenzale, come lingua di cultura. Sono
lingue che fungono da ponte dal punto di vista culturale e letterario.

Figlio: 6 grafi, 4 suoni; trigramma <gli>.


Giugno: 6 grafi, 4 suoni; digramma <gn> e <gi>
<ch> + i/e: trigramma espresso in un solo suono (distinzione fonologica tra china e cina)
Questa convenzione grafica non c’è in francese: <ch> + i/e, fricativa palatale.

Nel medioevo, per scrivere in volgare si faceva riferimento all’alfabeto latino, di cui avevano
conoscenza e cultura. Seguivano le norme ortografiche latine. L’adattamento di questo alfabeto a
delle nuove lingue diventa complesso a causa dei nuovi suoni, che non esistevano in latino.
Col tempo, una grafia si impone e diventerà norma ortografica.
Prima di capire il fenomeno, bisogna capire il simbolo.
Fenomeni dal latino parlato alle nuove lingue romanze
Calidum > chaud
Le due parole non hanno in comune nemmeno un suono.
‘kalidum > ‘kalidu > ‘kaldu > ‘kald > ‘kalt > ‘tchalt > ‘tschaut > ‘shaut > ‘shot > ‘sho
Il mutamento linguistico è talmente lento, e per avvenire deve esserci una intercomprensibilità tra
parlanti. L’unico mutamento che può essere percepito all’interno di una stessa generazione è il
lessico, ma quelli fonetici sono spesso impercettibili.
In realtà non ha senso parlare di lingua latina e lingua francese, ma si tratta di un’evoluzione. È un
latino evoluto, parliamo latino di francia del ventunesimo secolo.
Queste differenze diatopiche erano già presenti nel latino imparato dalle popolazioni conquistate dai
romani. Il latino di ciascun’area geografica aveva accenti diversi rispetto alla lingua originale. Le
differenze diatopiche già esistevano ai tempi.
Il latino vero e proprio non è mai esistito, ma sono esistite delle realizzazioni della lingua latina.
Altro fenomeno è la conservatività delle grafie rispetto all’evoluzione fonetica.
Chaud, graficamente, risale allo stadio fonetico [taut], che però è poi evoluto, mantenendo la grafia.

Il latino parlato
Quando non è più latino o non è più francese? Quando la lingua non è più compresa quando parlata.
La frattura è avvenuta intorno al sesto e settimo secolo.
Le lingue romanze derivano da un latino, ma specifico: bisogna introdurre altri assi di distinzione
linguistica, quello diastratico (livello di istruzione del parlante), diafasico (registro) e diamesico
(mezzo di comunicazione).
Facendo riferimento alla lingua latina, dove si situa all’interno di questi assi? Ad un livello basso, è
un registro linguistico parlato dagli incolti e, da un punto di vista diafasico, non è un latino delle
situazioni ufficiali: è colloquiale.
La qualità linguistica dello scritto e parlato è rappresentata da due linee: andando verso il basso, la
“qualità” peggiore, si allontana dallo standard. Dal latino antico, si notano mutamenti e
allontanamenti sia nello scritto che nel parlato.
La distanza tra scritto e parlato, in origine, si presuppone fosse poca, che una modlaitò
corrispondeva all’altra; ma intorno all’anno zero, già si notano differenze morfo-sintattiche tra le
due, ampliandosi sempre di più. Dal terzo secolo fino alla riforma carolingia, il livello di
corrispondenza e correttezza tra scritto e parlato, in riferimento allo standard repubblicano, va via
via degradando, in modo parallelo. In corrispondenza della riforma carolingia abbiamo una rottura,
che denotiamo in due fenomeni: questa è attuata da Carlo Magno a livello cultura, mirando a
ristabilire una maggiore correttezza della lingua latina, volta a migliorare la gestione dell’impero; in
precedenze, nel regno dei merovingi, dotata di cancelleria reale, veniva usato un latino vicino alle
future realizzazione volgari (un “latino scorretto”, anche se d’Arco Silvio Avalle ha notato che è
improprio definirlo in quei termini, perché la presenza di elementi volgari era funzionale al fine di
essere compreso anche dagli incolti: è un consapevole avvicinamento a chi non possedeva tali
conoscenze). Non solo, Carlo Magno voleva anche agevolare una comprensione, una lingua franca,
tuttavia la mutua influenza tra latino scritto e lingue proto-romanze si incrina: migliora la qualità del
latino, ma questo non verrà più compreso.
La frattura tra lingua latina e lingue romanze avviene tra sesto e settimo secolo.
Le caratteristiche
Presentava differenze di tipo diatopico.
Con riferimento all’espansione dell’impero romano, il latino è parlato nelle sue zone. Cosa influì
sull’adozione di latino come lingua madre, radicandosi per dare vita alle lingue romanze? dipende
dalle culture precedenti. In Grecia, i romani dovettero competere con una cultura ormai radicata; lo
stesso potremmo dire della Gran Bretagna, dove la romanizzazione non aveva avuto la stessa
efficacia che in spagna e Romania.
In africa settentrionale, per qualche secolo si è parlato latino, ma con la conquista araba portò la sua
scomparsa.

Le lingue che si parlavano prima della conquista romana


In italia settentrionale abbiamo Reti, Veneti e Celti, appartenenti a ceppi linguistici diversi. I veneti
parlavano una lingua paleobalcanica. Con la conquista dei latini, questi vennero romanizzati, ossia
veniva instaurato un dominio politico, senza nessun tipo di violenza, facendo sì che lingua e cultura
divennero patrimonio desiderato delle popolazioni occupate. Diventa poi strumento di interazione
con gli organi di potere.
Con l’apprendimento di una lingua, l’altra verrà influenzata da quella di origine: questo perché la
lingua di substrato interagisce con il nuovo sistema linguistico; si sovrappongono. Le differenze
diatopiche interagiscono con il latino: le fonti sono ridotte.
Come conosciamo le caratteristiche del latino parlato?
In alcuni casi, le caratteristiche della lingua parlata arrivano fino al supporto scritto.
In italiano, abbiamo l’espansione dell’uso dell’imperfetto a scapito di altri tempi verbali; presenza
di anacoluti (periodo sospeso, in cui soggetto non concorda con verbo); varianti diastratiche si
associano a quelle diatopiche, le quali emergono maggiormente quando un parlante appartiene ad
un’area bassa dell’asse diastratico: portami giù il cane vs. scendimi il cane; la casa a fianco della
chiesa vs. la casa in parte alla chiesa (settentrionale) (vuol dire parzialmente, non vicino a).
Anche dal punto di vista fonetico: il dialetto bresciano non prevede una affricata dentale,
sostituendolo con un fonema più prossimo, quello della sibilante.
Queste caratteristiche arrivano ad avere una testimonianza scritta: inscrizioni murarie.
nei dialetti settentrionali assistiamo allo scempiamento, ossia le consonanti lunghe, o intense (aka
doppie), vengono ridotte a semplici: purtroppo vs purtropo. Nel toscano, cioè italiano, non si assiste
allo scempiamento.
Possiamo trovarle anche nelle opere letterarie, utilizzando un espressionismo linguistico, come
Gadda.
In modo analogo accade per il latino, ad esempio Petronio Arbitro, autore del Satyricon, quando
parla della Caena Trimalchionis (I secolo): è una cena in cui succede di tutto; le frasi dei servi sono
caratterizzate da un punto di vista diastratico, ossia una mimesi del latino parlato.
Altro esempio, iscrizioni murali a Pompei, 79 d.c., raccolte in Corpus Inscriptionum Latinarum.
Edizione diplomatica: ha a che fare con testimonanze uniche, o significative dal punto di vista
linguistico. Si riproduce il testo rispettando le caratteristiche grafiche del testimone
Le differenze cominciano ad emergere drasticamente, dopo il IV secolo, con la frammentazione
dell’Impero Romano. Sincope, chiusura AU, sono principalmente panromanze, ma altre sono di tipo
diatopico, limitate mentre era ancora salda la struttura politica e amministrativa dell’impero: finché
si trattava di relazionarsi con un potere politico centralizzato e forte, il latino era fondamentale; era
anche motivo di resistenza forte dell’istruzione. Con i problemi di gestione, dovuti anche con la
pressione delle popolazioni barbariche, scaturendo una divisione dell’impero in tre prefetture, ossia
le Gallie, area italo-illirica, e parte orientale. Prima di Odoacre, già l’impero aveva problemi: Sacco
di Roma nel 410 e Sacco da parte di Genserico, sempre a Roma. La decentralizzazione della
struttura amministrativa e le nuove popolazioni, porta ad un crollo anche linguistico: sono infatti i
centri culturali quali l’istruzione a soffrire per primi. C’è minore necessità di imparare il latino di
Roma e meno possibilità di istruzione.
Le varianti diatopiche, contenute dalla centralità del potere, non sono più trattenute nella loro
evoluzione. Le differenze sono da ricondurre alle lingue di substrato, che influenzarono le
realizzazioni linguistiche del latino per molto tempo. È difficile determinare l’evoluzione di un
determinato fenomeno da parte della lingua di substrato (non si sa come il Celtico, in Francia, abbia
potuto influenzare).
Uno dei possibili fenomeni derivante, possibilmente, da una lingua celtica, è la caduta della vocale
atona diversa da A, tuttavia non vale per tutte le lingue, come il Catalano.
Ciò che sappiamo è che le somiglianze tra queste lingue sono proprio l’influenza del substrato,
nonostante non se ne identifichino i fenomeni. Il modo in cui hanno agito dipende dalla somiglianza
della lingua di substrato con il latino: quanto più le lingue sono simili nella loro struttura, tanto più
sono possibili fenomeni di interferenza. Le lingue celtiche, indoeuropee, presentavano delle
analogie tali da creare interferenze col latino: maggiori sono i punti di substrato, maggiori sono le
possibilità che la lingua cambi.
Esempio con l’etrusco, non indoeuropea: presentava pochissime possibilità di contatto con la lingua
latina; la conseguenza è stata che il toscano ha innovato meno rispetto alle altre lingue. Ha
conservato di più rispetto al latino. Era talmente differente che non ha esercitato influenze
nell’apprendimento della lingua.
L’italiano è stata lingua morta per molti secoli. La questione emerge nel sedicesimo secolo: i dotti
discutono la questione della lingua, consapevoli della varietà di dialetti. Si fronteggiano diverse
fazioni sulla scelta di una lingua letteraria:
 uso della koinè delle corti: predilezione di elementi comuni in una lingua, senza prediligere
una variante specifica, prendendo elementi da tutti i dialetti. Quella a predominare è quella
di Pietro Bembo, che nel trattato prose della volgar lingua prende come riferimento
grammaticale, sintattico, l’italiano di Petrarca per la poesia e quello di Boccaccio per la
prosa. Di fatto, quell’italiano è una lingua morta, perché usata da Boccaccio e Petrarca. Fino
all’inizio dell’Ottocento, l’italiano letterario era una lingua morta, imparato come seconda
lingua, mentre il dialetto è lingua madre. Le aree milanese e romana influenzarono la
variante toscana, attenuandone le forme più antiquata: il fatto che comprendiamo un testo di
Petrarca o Boccaccio è perché l’italiano è fossilizzato su quel periodo storico. Il francese,
per leggere un testo in lingua del 300, ha bisogno di una traduzione integrale.

La datazione delle fonti nell’appendix probi


Vetulum > vetlum
Esiti romanzi:
 it. vecchio; toscano antico, doppio esito: veglio. (assassini: ashasscini, fumatori di ashis che
uccidevano; setta islamica degli assassini, a cui apparteneva il leggenderaio veglio del
monte); occlusiva velare lunga [k:j] o laterale palatale.
 afr. viel/vieil laterale palatale
 castill. viejo; la fricativa velare [x], ma in IPA è approssimante palatale sonora.
Abbiamo un primo momento in cui abbiamo un suono semiconsonantico/semivocalico
palatale e in un secondo momento un suono fricativo velare.
Nesso -TL evolve nelle lingue romanze in quattro suoni differenti. Da un nesso consonantico in cui
occlusiva è seguita da liquida si passa ad un suono genericamente palatale: il luogo di articolazione
passa in avanti. È una palatalizzazione.

Orecchia: auricula > oricla


 it. orecchi, variante toscana oreglia
 fr. oreille
 cast. oreja
nesso -CL, che dà gli stessi esiti palatali.
C’è stato un momento in cui uno si è modificato nell’altro? L’appendix probi ce ne fornisce
un’indicazione. Vetlus non veclu: sincope, caduta M, cambiamento da -TL a -CL, poi
palatalizzazione. Il passaggio da un nesso all’altro è dato dal fatto che in latino il nesso -TL non era
produttivo. Nel sistema morfologico latino non esistono parole di questo esito; ma è venuto a
formarsi con la sincope, quindi lo hanno ricondotto ad un passaggio più prossimo e produttivo, -CL.
Questo è avvenuto prima della palatalizzazione, proprio perché entrambi hanno avuto lo stesso
esito.
Prima avviene la sincope, poi il passaggio da un nesso consonantico all’altro.
Si può partire anche dall’esito per ritrovarne l’etimologia.
 Fr. pareil
 Cast. parejo
 It. parecchio (in quello antico vuol dire uguale) /paréglio
L’etimo è stato ipotizzato, fino ad un ritrovamento di un suo uso in un testo tardo latino.
PARICLUM
PARITLUM
Con possibilità che ci sia una vocale caduta nei due nessi.
In un testo del V secolo è stata trovata la forma PARICULUM, formata da parola e suffisso. Par-:
pari; -iculum: diminutivo.

Difficilmente si riesce a datare i passaggi con buona approssimazione. Possiamo capire quale sia
venuto prima e quale dopo. Nell’appendix probi il passaggio -TL>-CL è avvenuto, ma la
palatalizzazione no. La riscontriamo in documenti successivi al V secolo, quindi il redattore di
questo elenco ha utilizzato un fonte del V secolo.

Un grande cambiamento è portato dalla religione cristiana, che si fonda su principi antitetici rispetto
alla società romana del tempo. Era fortemente classista, con classi definite, ma permeabili,
fondandosi sull’ostentazione dell’appartenenza ad una classe sociale; mentre il cristianesimo su
fondava sull’humilitas.
L’altra caratteristica è che la società classista crea diseguaglianza tra classi, motore sociale che
spingeva alle classi subalterne ad attivarsi per arrivare ad una classe superiore. Il cristianesimo si
fondava sull’eguaglianza.
La religione cristiana ebbe successo nelle classi subalterne, comportando ad una predicazione
rivolta a persone che, dal punto di vista diastratico, si collocano ad un livello basso. Le origini
popolari della religione costringono a trovare nuovi modi di comunicazione: si devono interfacciare
con persone di lingua latina semplice: viene adottato un latino più semplificato e meno sorvegliato
grammaticalmente.
Un fautore di questo abbassamento è Agostino d’Ippona, padre della chiesa, originario del nord
africa. In Enarrationes in Psalmos dice che è meglio essere rimproverati dai grammatici che non
essere capiti dal popolo.
Non lo fa solo dal punto di vista della grammatica, ma anche dal punto di vista letterario: la
lunghezza o brevità delle vocali dà alla sillaba un valore lungo o breve nel latino classico; ne deriva
che la metrica latina si basa sulla successione della lunghezza delle sillabe, definendone una
modulazione ritmica. Le figure foniche su cui si basa cambiano da lingua a lingua.
Nella poesia latina abbiamo il giambo, ritmo binario, breve e lunga; dattilo con due brevi e una
lunga; la seconda versificazione è percepibile fino a quando i parlanti riconoscono la differenza
delle due sillabe.
Nelle nuove lingue, si passa da un sistema vocalico quantitativo ad uno qualitativo della sillaba,
perché i parlanti incolti non percepivano la differenza delle sillabe.
Quella tipologia di metrica è fruibile per chi la capisce, ma Agostino sapeva che gran parte della
popolazione non la percepiva, quindi adotta una metrica qualitativa e non quantitativa: non c’è
l’alternarsi della quantità, ma la qualità, con l’alternanza di sillabe accentate e atone.
In Psalmus contra partem Donati , testo poetico per controbattere i donatisi, setta eretica. Adotta
una metrica qualitativa e adotta la poesia perché più fruibile e piacevole, piuttosto che scrivere in
prosa.
I cambiamenti linguistici hanno anche conseguenze nella produzione letteraria.

Le innovazioni panromanze
Si sono verificate quando ancora sussisteva una possibilità di intercomprensione tra i parlanti
dell’impero.
 Sincope
 Caduta M finale
 -TL>-CL
 Sistema vocalico quantitativo > qualitativo
 Palatalizzazione -CL
Fino al V secolo, quando l’impero ancora c’era.
Dalla fine del V secolo, si verificarono fenomeni centrifughi in cui le lingue romanze cominciano a
separarsi le une dalle altre.
Le cause si collocano in diversi ambiti (politico, culturale, sociale).
476: deposizione di Romolo Augustolo da parte di Odoacre (Ostrogoto) con spedizione delle
insegne imperiali all’imperatore d’Oriente.
A Occidente la deposizione dell’imperatore porta alla fine l’amministrazione centralizzata di Roma.
Le popolazioni barbariche formeranno i regni romano-barbarici:
È un periodo politicamente instabile, i regni durano poche decine d’anni; la frammentazione politica
porta ad una frammentazione di tipo culturale. Le città diventano luoghi poco frequentabili, poiché
impoverite dalla devastazione, portando spopolamento delle città in favore della campagna. Dal
concetto di urbanitas (atteggiamento urbano significava essere prestigiosi, parlare bene) emerge la
rusticitas, letto insieme all’humilitas cristiana, privilegiando la semplicità.
L’alfabetizzazione viene riservata a strati più piccoli e appannaggio esclusivo degli ecclesiastici.
Le popolazioni nuove avevano leggi orali, che si cerca di integrare con quelle scritte precedenti.
Molti aspetti del diritto barbarico avranno, però, una lunga permanenza, fino all’epoca feudale
(dono dell’anello, consegna del guanto…). A maggior ragione le popolazioni barbariche
diventeranno nobili ed è da questo momento qui che il concetto di nobiltà nasce. La donna amata
dai poeti ha cartteristiche nordiche e saranno segno di nobiltà.
Dopo la deposizione, l’impero bizantino riuscirà a conquistare la penisola per alcuni decenni, con la
guerra greco-gotica. I Longobardi riconquistano gran parte dell’Italia, ma saranno sconfitti dai
Franchi.
La zona di Ravenna rimase un esarcato.

La stessa instabilità politica avviene nella penisola iberica: nonostante i visigoti cerchino di dotarsi
di una stabilità politica, nel 711 verranno invasi da arabi, lasciando libera solo la parte
settentrionale. La penisola rimarrà sotto dominio arabo fino alla riconquista.

La Gallia è invece estremamente frammentata (7 regni romano-barbarici). Una prima uniformità


amministrativa nel nord ci sarà con i merovingi. Sono i primi a dotarsi di una cancelleria imperiale
(latino merovingio).

Anche le invasioni barbariche hanno avuto influenze sulle lingue romanze, anche se riguardano solo
il lessico, i domini non durando ché una decina di anni.
Balcone e palco derivano da una stessa radice germanica, *balk.
Balcone è entrata prima, dall’Ostrogoto, mentre palco è evoluzione secondo legge di Grimm.
Abbiamo anche parole appartenenti ad una lingua romanza che entrano a far parte di un’altra lingua
romanza.
Zendraglie (napoletano; negozi dove vendono la trippa), sono le interiora degli animali. Deriva dal
francese les entrailles. A Napoli ci fu una dominazione angioina, che scartava le interiora animali:
la servitù francofona gridava les entrailles e la popolazione accorreva.
La catena fonosintattica è stata scissa in Le Sendrailles, a seconda della loro competenza linguistica.
Per avere il suffiso -GLIE, nel francese antico si pronunciava anche la S finale.

VIII secolo: l’indovinello veronese


Spesso additato come primo documento in lingua volgare romanza, si tratta di una traccia apposta
ad un Orazionale Mozaràbico (un tipo di preghiera dalla penisola iberica: lingua mozàaraba, lingua
parlata dalle popolazioni soggiogate dagli arabi della penisola iberica). Il libro è stato copiato nella
prima metà dell’ottavo secolo e, in seguito alla dominazione araba, arriva in Italia, a Verona.
Qualcuno scrive in una carta di guardia (prima i libri erano venduti in fascicoli, cioè piegati a metà
e rilegati; i libri venivano venduti sfascicolati, cioè non rilegati. Doveva rilegarli da solo. Allo
stesso modo venivano prodotti i manoscritti; i manoscritti venivano impilati uno sopra l’altro in
orizzontale, perché pesanti. Il problema di conservarli così, non rilegati, è che nell’estrazione dalla
pila, la pergamena sfregava e si rovinava. La soluzione era di mettere delle pagine di qualità
inferiore e spessa all’inizio e alla fine) delle prove di scrittura (una o due persone).
Nelle carte di guardia venivano usate o per scrivere di chi era il manoscritto, oppure come prove
d’inchiostro: per vedere se l’inchiostro fosse abbastanza diluito e la punta della penna abbastanza
appuntita. Poteva anche essere utilizzata per testare la capacità scrittoria di un erudito nel momento
in cui voleva una copia di un manoscritto.
Il libro non è stato concepito per ospitare quel testo, ma per le preghiere. L’indovinello è un fatto
casuale, senza premeditazione. Molte delle prime testimonianze in lingua romanza sono dei testi,
conservati in supporti scrittori in modo casuale e allestiti per ospitare altre tipologie testuali,
soprattutto latine.
È databile intorno al 780 circa.
La datazione è confermata dalla paleografia. Particolare è la legatura di picche per legare la E e la
T.
Perché non è una lingua romanza?
L’indovinello paragona la scrittura, un’attività elitaria e alta, all’attività di un rustico. Scrivere è
segno di distinzione sociale enorme, paragonarlo all’aratura suscitava ilarità.
Chi scrive quest’indovinello è una persona che ha un’ottima istruzione latina. Non scrive in modo
volgare perché costretto da ignoranza, ma lo fa coscientemente: l’indovinello è scritto in latino
ammiccante, con tracce volgari, proprio per fine espressionistico. Ammicca al modo in cui gli
illetterati parlano.

I carolingi VIII-IX
Carlo magno è il primo a riunire, dopo tanto tempo, sotto una sola persona un vasto territorio.
Serviva una lingua stabile, chiara e univoca per l’amministrazione; viene identificata nel latino, ma
non merovingico, perché troppo vicino al volgare, quindi marcato diatopicamente. Alcuino e Carlo
Magno scelsero il latino classico, su cui basarvi una riforma grammaticale, al fine di comunicare
con la sede centrale.
Viene poi elaborata una grafia che viene diffusa poi in tutto il Sacro Romano Impero: la grafia
carolina. Da questa verrà ricavata la grafia umanistica e successivamente la grafia stampata.
Vi è anche un tentativo di istruire l’apparato ecclesiastico: anche gli esponenti religiosi avevano un
grado di istruzione abbastanza basso, arrivndo a non comprendere il latino, a parlarlo
sufficientemente e imbastardirlo con la lingua volgare.
L’azione di rinnovamento culturale e il ritorno ad un latino ancorato alla forma classica, lo
condannò a diventare lingua morta. Causò una frattura insanabile tra il latino scritto e le lingue
volgari. Emerge una consapevolezza tra i dotti di questa frattura, di cui abbiamo espliciti
documenti. Nello specifico, il primo testo è una deliberazione del concilio di Tours, svolto nell’813,
voluto da Carlo Magno al fine di normane e rinvigorire la vita e cultura ecclesiastiche. La
deliberazione riguarda soprattutto l’attività della predicazione.
Rusticam romanam lenguam: percezione della contrapposizione tra la lingua degli abitanti
dell’Impero romano (i latini) e la lingua thiotiscam, tedesca. Si ha un confronto linguistico tra
vescovi latini e non. Le prime prese di coscienza avvengono in contesti in cui possono essere
facilmente messe a confronto le diverse lingue.
Romanam: nel medioevo non si aveva la percezione che le lingue romanze derivassero da quella
latina, non percepivano la filiazione. Danti ci fornisce il punto di vista del suo tempo: traccia una
storia delle lingue mondiali, concentrandosi poi solo su tre; all’inizio si parlava una sola lingua,
l’aramaico; Dio confonderà le lingue come punizione per la costruzione della torre di Babele. Dante
si concentrerà sulle lingue parlate in europa, distinguendole in due famiglie, il cui nome prende
dalla parola “sì”:
 Lingua di yo (tedesco)
 Linguaggio tripharium (diviso in tre) = fa un confronto tra parole, si accorge della
somiglianza. Confronta la parola Amore. Non le riconduce alla lingua latina, che sostiene
artificiale, affinché gli uomini potessero comunicare tra loro, pur provenendo da paesi
diverse. Il latino veniva chiamato anche Grammatica.
o Lingua del sì
o Lingua d’Oc
o Lingua d’Oil
È lingua rustica parlata da popolazioni appartenenti all’impero romano.
Transferre: le omelie sono prima scritte in latino e poi tradotte in volgare in un secondo momento.
Per chi conosceva il latino, era più facile scrivere in quella lingua piuttosto che la lingua volgare,
che non possedeva alcuna codificazione grammaticale e tradizione scritta.

Primo documento in lingua romanza: i giuramenti di Strasburgo


Alla morte di Carlo Magno, gli succede il figlio, Ludovico il Pio.
Ci sono problemi con l’unità dell’impero, tant’è che alla sua morte il regno viene spartito tra i figli:
Carlo il Calvo, Ludovico il Germanico e Lotario. Questi si fecero guerra. Questo genera un
impasse, che si risolverà solo con i Giuramenti. Carlo e Ludovico si ritrovano a Srrabusgo,
giurandosi fedeltà contro Lotario, che deve accettare le condizioni dei fratelli. Nel 743, viene
redatto il trattato di Verdun, dove vengono definiti i territori assegnati.
 Carlo: area franco-provenzale
 Ludovico: area germanofona
 Lotario: fascia centrale, in parte germanofona, franco-provenzale e italo-romanza.
Non sono un documento, ma un testo riportato all’interno di un’opera storiografica scritta da
Nitardo, che narra la storia dei figli di Ludovico il Pio (hisotira filiorum ludovici pii). Era molto
vicino alla corte di Ludovico il Germanico, quindi storia imparziale, e racconta gli avvenimenti di
questi tre e, all’anno 842, riporta l’incontro tra il germanico e il calvo, che si prestarono giuramento.
L’opera è scritta in latino, ma riporta il giuramento nelle lingue in cui è stato prestato:
 Ludovico è il primo a giurare fedeltà, pronunciando il giuramento in lingua francese,
chiamata da Nitardo Romana Lingua.
 Carlo il calvo presta il giuramento in lingua tedesca
L’obiettivo non era farsi capire dal fratello, che poteva parlare il latino; erano gli eserciti a dover
capire il giuramento. Gli eserciti dovevano garantire il rispetto del giuramento: i vassalli potevano
rifiutare di seguire il signore in guerra nel momento in cui si voleva rompere il giuramento.
Non era strano che avvenissero giuramenti in lingue diverse da quella latina, soprattutto perché si
aveva a che fare con incolti. La cosa particolare è che Nitardo non lo traduce in latino, cosa
frequente, ma mantiene le lingue in cui vengono espressi.
Dov’è conservato il testo che riporta i giuramenti?
L’opera di Nitardo ci è pervenuta attraverso un solo manoscritto, conservato a Parigi, copiato tra il
10-11 secolo, mentre l’opera effettiva è della seconda metà del 9 secolo.
L’originale di Nitardo è stato copiato un numero indefinito di volte per 150 anni.
Siamo in un periodo delicato per la mancanza di una convenzione ortografica francese: i copisti
potevano aver apportato modifiche.
Nitardo vede nella lingua un elemento di identificazione protonazionele (“ciascun popolo lo
pronuncia nella propria lingua” cioè quello che lo rappresenta). È una possibile base per un’identità
nazionale: capisce che il potere politico può appoggiarsi anche a questo elemento socio-culturale.
Pressione latino:
 Formulario simile in tutti altri giuramenti tramandati in latino
 Testo in latino
 Possibile traduzione dal latino
 Latino, lingua di cultura, ha traduzione scritta: calco sintattico dalla lingua latina alla lingua
romanza. Il testo in volgare che vuole essere connotato ad un livello retoricamente alto ha
come referente la lingua latina.
Viene usato il latino perché lingua ufficiale e perché più aulica.

Mutamento linguistico
Segue due direttrici:
 Maggiore economia: una lingua che evolve cercherà sempre di più di economizzare il suo
sistema, sia fonetico che morfologico e sintattico. (lenizione, caduta M)
 Fa sì che i mutamenti elimino ambiguità: se l’economia lo semplifica, l’eliminazione
ambiguità può arricchirlo o meno.
Il fatto che in francese cadano determinati elementi finali nella frasi ha fatto sì che ci sia l’obbligo
di esprimere sempre il soggetto. Maggior economicità fonetica, ma arricchimento grazie
all’espressione del soggetto.
Il mutamento è sempre casuale, non predicibile.
Fonetica
Lenizione
Indebolimento in cui il luogo di articolazione rimane più o meno lo stesso, ma cambia la modalità.
Può arrivare a grado avanzato o restare a grado intermedio.
 Dentali: T > D > đ > 0
Potere > podir > grado sonoro
Aiutum > In aiudha > -dh ci sta ad indicare un grado fricativo (ipotesi). Lo stesso grado
fricativo può essere indicato da cadhuna, che viene da Kata + Una, e da Lodhari > Lotario.
Fratrem > Fradre > Frère. Può avvenire un dileguo consonantico
 Labiali P > B > V (niente dileguo)
Popolum > poblo = occ. bilabiale sorda che passa a sonora.
Fenomeni:
o Primo: caduta della M
o sincope. Poplu. La P non può lenire perché non è intervocalica. È un passaggio
successivo
o Secondo: lenizione. Pobolu
o Terzo: poblu (nesso consonantico secondario)
o Quarto: mutamento vocale atona finale in vocale indistinta in virtù del nesso
consonantico.
Dift > debet: lenizione intervenuta prima che cadesse vocale atona finale.
o Dèbet > difet > dift [dèft]
 Velari K > G: evoluzione più complessa rispetto alle dentali. Il grado 3 della lenizione
coincide con una semivocale palatale, yod. È un suono che causa diversi mutamenti, come
palatalizzazione. Per ora ci fermiamo al passaggio da grado sordo a sonoro, che sono
attestati. Sagrament > sacramentum

Morfologia
In latino abbiamo un sistema a sei casi.
Abbiamo morfemi che indicano i diversi casi sia per il singolare che per il plurale.
Le declinazioni più produttive erano le prime tre, mentre la quarta e la quinta lo erano meno. La
loro debolezza fa si che confluiscano nelle prime tre nel parlato: la quarta nella seconda e la quinta
nella terza.
Gli aggettivi maschili seguivano la seconda declinazione, mentre quelli femminili seguivano la
prima. Gran parte delle parole maschili è confluita all’interno della seconda declinazione, mentre
quelle femminili nella prima.
Nel passaggio al francese, si è avuto una semplificazione del sistema delle declinazioni. Si passa da
sei casi a due casi, quindi bicasuale:
 il nominativo indica il soggetto
 accusativo:
o assoluto (no prep.) complemento oggetto; con preposizioni, altri complementi.
L’accusativo ha inglobato tutti gli altri casi.
Murus (nom. s.) > fr. murs = caduta vocale atona finale diversa da A. la S finale è rimasta.
Murum (acc. s.) > fr. mur = caduta vocale atona finale diversa da A e caduta della M.
Conservazione della S finale: evoluzione che ha fatto sì che accusativo e nominativo potessero
rimanere marcati.
Muri > mur = caduta vocale atona finale
Muros > murs = caduta di O e conservazione S (in romania occidentale si conserva, mentre in
quella orientale si verifica lenizione, ma mantiene la vocale atona).
La -S finale ha assunto il ruolo di distinzione morfologica.
Non sappiamo quanto fosse diffuso questo sistema bicasuale: nei dialetti settentrionali, della
romania occidentali, sappiamo che la -S finale cade nella pronuncia in età molto antica, nell’ottavo
secolo. Nell’area francese avviene più lentamente: la -S finale si indebolisce e non è più pronunciata
solo nel 1200. La conseguenza è che il sistema bicasuale entra in crisi. I copisti utilizzeranno la -S
in modo irrazionale. Nel quattordicesimo la -S è già stata abbandonata.
Nominativo: caso retto (cas sujet)
Accusativo: caso obliquo (cas régime)

I femminili seguono la prima declinazione. Il morfema indicante il femminile diventa la -E.


Rosa > rose = tutte le vocali atone cadono e saranno sostituite foneticamente da una vocale
indistinta, graficamente indicata in -e.
Rosam > rose = coincidono, non abbiamo distinzione tra i due casi come nel maschile.
Acc. Rosas > roses = -S finale si mantiene e la vocale atona evolve in vocale indistinta.
Da un Rosae avremmo dovuto avere “rose”, quindi una distinzione tra i due complementi. Questo
non si verifica: non troviamo distinzioni nemmeno al plurale. Al nominativo abbiamo roses:
l’ipotesi è che sia avvenuta un’analogia, un fenomeno linguistico cognitivo, che ci porta ad
associare dal punto di vista morfologico dei morfemi che in realtà erano distinti.
 Già nel latino parlato era avvenuta un’associazione analogica in cui si applicava l’uscita
dell’accusativo al nominativo
 Oppure che si sia verificata ad uno stadio avanzato del francese.

Adozione di un futuro perifrastico: nel latino classico è di tipo sintetico, (salvabo: salvare habeo);
nel latino parlato prende piede un futuro perifrastico, quindi si impiegano più verbi: salvare +
habeo: infinito e indicativo di avere. La perifrasi sarà soggetta a leggi di mutamento fonetico: habeo
> -abjo > -ajo (caduta per lenizione) > -aj (caduta O finale). = salvarai.
Prendrere > prendrai (sincope).
Sintassi
L’accusativo esprimeva, in francese, più di un solo complemento.
 Quando è assoluto può esprimere anche un dativo di possesso/genitivo alla francese. Si
prende la parola che specifica (Deo) conougata all’accusativo, anteponendola al sostantivo
che viene specificato (amour) = pro Deu amur; christian poblo salvament. Diventerà poi
arcaico e sarà usato soprattutto per i rapporti di parentela
 L’accusativo assoluto può anche esprimere il dativo di termine: cist meon fradre karlo in
damno sit “possa essere di danno a questo mio fratello carlo”.
Quando ha preposizioni ha tutti i complementi, quando è assoluto ne esprime due, + la funzione di
oggetto.

Lessico
Uso di om come impersonale, da HOMO.
Avant > ab + ante = nascita di nuove preposizioni a partire da due preposizioni latine
(agglutinamento). = lenizione della B in V.

I giuramenti non sono ancora un testo letterario, la cui funzione nell’opera storiografica è quella
documentaria.

Sequenza di sant’Eulalia
881-882.
Opera letteraria, nello specifico poetica di tipo religioso: la disposizione delle parole sottende ad
una regola metrica. Viene narrato il martirio di sant’Eulalia: viene buttata dentro un fuoco, da cui
esce illesa. Quando un martire non moriva, venivano finiti per decapitazione o trafitti alla gola.
È attestato in un manoscritto in forma di traccia, cioè non è un manoscritto creato per ospitare
questo testo. È stato trascritto nelle carte finali di un manoscritto che erano rimaste bianche. È
conservato a Valenciennes, Bibliothèque municipale.
Il manoscritto ospita i sermoni teologici di Gregorio di Nazianzo, di cui abbiamo una traduzione
latina qui. I contenuti sono stati copiati all’inizio del nono secolo, ma la sequenza alla sua fine.
È stato copiato in area tedesca ed è arrivato a Saint-Amand, confine col Belgio. È un’area
francofona, ma è area di confine: la prima opera letteraria si trova in una zona linguistica di confine,
con confronto di lingue diverse, con uso scritto della lingua; proprio come i giuramenti sono un
confronto tra lingua romanza e lingua germanica.
Ci furono molte incursioni da parte di Normanni attorno all’850. Le devastazioni durarono fino
all’881, finché Ludovico il Germanico riuscì a contenere le incursioni.
Nota è la battaglia di Saocourt.
Le incursioni attaccavano anche i monasteri, al punto in cui i libri furono trasferiti in monasteri più
lontani, ed è il caso di questo manoscritto, che fu copiato a Saint-Amand.
Nelle carte finali abbiamo tre testi:
 Sequenza di sant’eulalia in latino
 Sequenza di sant’eulalia in volgare
 Testo in lingua germanica = rithmus teutonicus de piae memoriae Hluduuico Rege. = poco
dopo la morte di Ludovico il Germanico.
Chi ha scritto in latino è una persona diversa da chi ha scritto il testo in volgare e il rithmus.
Conferma che la prima attestazione ha giovato del fatto che si trovasse in situazione
linguisticamente di confine: il copista comprendeva tanto il francese quanto il germanico.
Perché sempre in Francia?
L’area francese era linguisticamente più a contatto con un’altra lingua, quella germanica; i loro
confini erano più estesi e lo scambio era diretto. La seconda possibilità è data dal fatto che i è presa
consapevolezza linguistica: si sono accorti che l’evoluzione dal latino è marcata ed è avvenuta in
modo veloce; si è arrivati prima alla perdita di comprensione di un latino, ancor degradato, da parte
dei rustici. Dunque, si comincia ad attestare in lingua scritta.
Perché datato 881-882?
Lo datiamo sulla base di due avvenimenti:
 il primo la rinascita del culto di Sant’Eulalia: prima non era venerata. Il vescovo di Toulouse
vuole dedicare una chiesa a sant’Eulalia. Secondo la leggenda è morta a Barcellona: il
vescovo reliquie di Sant’Eulalia. Non si sapeva dove fosse sepolta, ma viene ritrovata,
portata a Tolosa e poi richiesta da altri centri religiosi, tra cui anche Saint-Amanda. Il
ritrovamento delle reliquie intorno al 881 ci fornisce un termine post quem.
 Altro termine circa quem è fornito dalla morte di Ludovico, nell’ 882.

il testo latino manca del martirio in sé, è quindi molto più ascetico; anche molto metapoetico,
riprendendo molto spesso l’elemento del canto.
Fino al verso 24 nel testo volgare abbiamo il martirio, in quello latino è riassunto in due versi.
Le differenze contenutistiche sono contenute nei destinatari:
 Chi sapeva il latino conosceva già il martirio e il testo era una sorta di preghiera meditativa
 Il fine di quello volgare è di offrire un esempio concreto a cui rapportarsi
Il testo latino richiama molto melodia e canto; nella poesia romanza musica e testo sono
inscindibili.
Entrambe sono comunque sequenze. Cos’è?
Nel medioevo, la liturgia era cantata al 90%, inclusa la lettura del vangelo (salmonia). Quello che
non era cantato era l’omelia.
La sequenza è un particolare momento della liturgia: prima del vangelo si declama l’alleluia, viene
letto un versetto alleluiatico veterotestamentario, collegato al passo del vangelo che andrà letto (si
specifica che il disegno di Dio e l’opera di Gesù era già predetto prima).
I primi due alleluia erano cantati sulla stessa melodia, mentre il coro, nella ripetizione, eseguiva un
melisma (melodia particolarmente fiorita: vengono cantate più note su una sillaba). Questa fase
viene chiamata iubilus. Col tempo diventerà di lunga estensione.
Per molto tempo, le melodie liturgiche venivano insegnate oralmente, dopodiché saranno scritte, ma
rimarranno tracce mnemoniche (trascrizione su carta del movimento della mano del direttore del
coro).
Gli iubili diventano così estesi che sono difficili da memorizzare; quindi, viene creato un testo sotto
quelle note, trasformandolo in melodia sillabica con testo. Il testo prende il nome di versus ad
sequentiam, sequentiam cum prosa, prosa.
Col tempo i testi diventeranno autonomi rispetto all’alleluia, circolando di monastero in monastero
per essere inseriti nello iubilus. Ben presto diventarono testi autonomi.
È un genere paraliturgico, perché non fa parte della liturgia ufficialmente, ma si è sviluppato in
modo imprevisto.
Nell’edizione abbiamo due numerazioni: i versi sono appaiati a due a due da assonanze toniche. Il
secondo livello prevede l’appaiamento dei versi a due a due: scrive la coppia di versi su un’unica
riga e quando non ha spazio lo scrive nell’interlinea. Nell’edizione diplomatica si rispecchia
l’impostazione data dal copista.
È importante farvi riferimento perché la struttura è strettamente legata al modo in cui veniva
eseguito il brano.
Questi melismi diventano tanto complessi che vengono divisi in due cori, che si alternano
(alternatim). Il primo verso veniva cantato dal coro 1, con melodia A; il secondo coro cantava il
secondo verso sulla stessa melodia A. Strofe: cantato da coro 1, melodia A; antìstrofe: coro 2,
melodia A, testo diverso. L’unione di strofe e antistrofe è detta clausola. Ogni clausola ha melodia
differente (AA, BB, CC, DD…). La melodia di un testo influenza le sue caratteristiche metriche:
sono aspetti che vanno analizzati insieme: la poesia romanza era fortemente legata ad una
performance esecutiva, era più ascoltata che letta silenziosamente. Era una fruizione intonata, cioè
in musica.
Una stessa melodia comporta l’uso di uno stesso numero di sillabe, circa. Nella sequenza, anche se
non ha una metrica rigorosa, si può osservare che strofe e antistrofe hanno più o meno lo stesso
numero di sillabe. È una poesia di tipo sillabico accentuativo.
Analogamente la suddivisione del testo latino è identica: possiamo osservare una strofe e
un’antistrofe, ma cambia il copista: non rispetta le unità metriche. Scrive un testo poetico a mo’ di
prosa.
 Motivo pratico: la pergamena costava.
 Modalità di fruizione del testo: l’approccio del lettore contemporaneo è un approccio
immediato, cioè capiamo immediatamente il ritmo e la sintassi di un testo, provvisto di
punteggiatura; nel medioevo, quando un testo veniva letto fino ad essere interiorizzato e
memorizzato. Questo perché avevano una capacità mnemonica straordinaria e grazie a
questo riusciva a riconoscerne la struttura metrica: non serviva che fosse esplicitato nel
testo.
Tanto nel testo latino che in quello volgare non abbiamo la melodia, tramandata per via orale. Chi si
approcciava al testo già conosceva la melodia.
La melodia del testo latino sarebbe la stessa di quella volgare: il testo volgare è un contrafactum di
quello latino (prendere una melodia per un testo diverso). La pratica del contrafactum è molto
diffusa, che crea legami intertestuali, garantito dalla stessa melodia. Alcuni trobadori facevano
contrafacta per controbattere ad un collega poeta, oppure in chiave parodica.
L’edizione di Avalle ci fa capire che si tratta di un testo poetico e ci fornisce le modalità in cui
veniva eseguita; prima strofa della prima clausola sotto numerazione Ia e la seconda, accanto, IIb.
Alla terza clausola, va a capo e spezza in verso in due, sia nella strofe che nell’antistrofe, agendo
sulla base dell’assonanza. Sono anche divisi dal punto di vista sintattico.
Analisi linguistica
Fonetica
 Vocalismo tonico
o Grand < Grandem = stessa vocale, A latina.
o Argent < argentum
o Dis < dīes
o Morte < mōrtem
o Nonque < numquam = abbiamo una U breve, che diventa una O
o Colpes < culpam
o Figure < figuram (U lunga) = quando la U è lunga, si conserva.
o Kose < causa = chiusura del dittongo in O. in italiano abbiamo sia causa che cosa,
entrambi da CAUSA. Causa è stato introdotto dopo (cultismo).
Il sistema vocalico panromanzo è seguito dalla stragrande maggioranza delle lingue
romanze, tranne il sardo, il rumeno e siciliano. Da 10 vocali latine si passa a 7 vocali. Si
passa da sistema quantitativo a sistema qualitativo. Dev’essere avvenuta in una fase più
antica, quella panromanza, prima del V secolo.
Āă > A
Ĕ > E aperta
Ŏ > O aperta
ī > I breve
Ū > U breve
Ōŭ > O chiusa
ĒĪ> E chiusa
La lunghezza e brevità non sono più tratti distintivi, ma è diventato tratto fonologicamente
marcato l’apertura e la chiusura della vocale.
Con i merovingi abbiamo già avuto quest’evoluzione, quindi prevedeva la pronuncia della I
come E chiusa, la U breve come O chiusa.
italiano fr. antico
MĪLLE > mille mil
VĬRIDEM > verde [ˈverde] vert [vert]
DĒBITA > debito [ˈdebito] dette [ˈdettə]
FĔRRUM > ferro [ˈfɛrːo] fer [fɛr]
PARTEM > parte part
MŎRTEM > morte [ˈmɔrte] mort [mɔrt]
CŌRTEM > corte [ˈkorte] cort [cort] > court [kurt]
CŬLPAM > colpa [ˈkolpa] colpe [ˈkolpə]
NŪLLUM > nullo nul [nyl]
Sistema siciliano
italiano siciliano
MĪLLE > mille milli
VĬRIDEM > verde [ˈverde] virdi
DĒBITA > debito [ˈdebito] dibitu
FĔRRUM > ferro [ˈfɛrːo] ferru
PARTEM > parte parti
MŎRTEM > morte [ˈmɔrte] morti
CŌRTEM > corte [ˈkorte] curti
CŬLPAM > colpa [ˈkolpa] culpa
NŬLLUM > nullo nullu
È identico per quanto riguarda la A, E breve e U breve. Cambia che ha cinque esiti vocalici,
dove non si opera distinzione per l’esito in U breve e I breve.
Il sistema atono ha solo tre vocali, A, I e U.
Le poesie siciliane ci sono state tramandate non da copisti siciliani, ma toscani; non abbiamo
altri testimoni. Il toscano ha il vocalismo panromanzo, quindi vi hanno sovrapposto il loro
sistema fonetico. La vocale tonica era importante in poesia; viso = deriva da ī esito in i;
preso = deriva da ē > esito in i => visu e prisu. In toscano, visu viene trascritto viso,
priso viene trascritto preso, guastando la rima.
Da un errore di copia, diventa regola metrica, secondo l’abitudine di apprendere la metrica
imparando a memoria. Diventano rime legittime.
Sono lingue nate da compromesso tra diversi sistemi linguistiche: sono sempre ibridate da
caratteristiche linguistiche di diverse aree.

Sistema sardo

Eliminazione distinzione lunga e breve


Sistema balcanico
È un sistema asimmetrico: per le vocali anteriori segue quello panromanzo, quelle posteriori
quello sardo.

 Presentede < presentatam


Christien < christianum
Virginited < virginitatem
Spede < spadam
Da un’ A tonica abbiamo una E, invece di mantenere la A.
Cosa distingue grandem dagli altri? la sillaba aperta. Quando una sillaba termina in vocale
(aperta), troviamo un esito in E. (la convenione grafica vuole che ] sia chiusa e [ sia aperta )
Ma ci sono casi in cui abbiamo un dittongo in IE.
Chief < caput
Preier < *precare
Regiel < regalem
Sono tutte sillabe aperte con occlusive velare.
Nei casi precedenti, abbiamo un’evoluzione in sillaba libera, cioè non condizionata da altri
suoni: evoluzione spontanea. Quando è preceduta da suono palatale, dittonga in IE:
evoluzione condizionata.
In francese, abbiamo 36 nuclei vocalici: 9 vocali orali, 5 vocali nasali, 19 dittonghi, 3
trittonghi.
 Evoluzione spontanea in sillaba aperta delle vocali toniche:
o E aperta: deriva da E breve nel sistema panromanzo, che evolve in dittongo in IE
dopo essere aperta.
 Pedem > pied > piede = monosillabi, E chiusa. Caduta di vocale finale
diversa da A. Il dittongo è avvenuto prima della caduta, quando la vocale era
in sillaba aperta.
 Petra > pierre > pietra
 Heri > ier > ieri = monosillabi, chiuse. Caduta di vocale finale diversa da A.
Il dittongo è avvenuto prima della caduta, quando la vocale era in sillaba
aperta.
 Bene > bien > bene = la parola bene è stata usata come avverbio in unione a
degli aggettivi: benevalente, benepiacente, benamante. Essendo agglutinata,
perdeva l’accento e non si evolve come le vocali toniche.
 Tepidum > tied > tiepido
 Ciel < cĕlum
 Menestier < ministĕrium
o Ŏ > O aperta > [wo], grafia uo:
 Buona pulcella > bŏna
[wo] > [we], ue > XIII [ø] con grafia UE > moderno [ø/oe] con grafia eu.
PŎ – TET > puote eut [pot] (fr. mod. Peut)
MO – RI – TUR > *MŎ – RIT > muore muert [mort] (fr. mod. Meurt)
SŎ – ROR > suora suer [sor] (fr. mod. Seur)
Ŏ[ > [ɔ] > [wɔ] > [wɛ]
grafia uo ue
o Ī ē > [e] > [ej], ei > [oj] oi > [we], oi > [wa], oi
 Concreidre > concredere: dittongo antico
o Ō ū > o > [ow], ou > [ew], eu > [ø], eu
 Bellezour > bellatiorem (fase più antica attestata nella sequenza)

 Vocalismo tonico: evoluzione condizionata

o Nasalizzazione: condiziona i suoni vocalici precedenti, bloccando l’evoluzione del


dittongo.
 A in sillaba aperta + nasale > [aj] > si chiude in E aperta + nasale > E aperta
nasale > caduta della nasale, dove rimane solo E aperta nasale.
 I lunga e E lunga in sillaba aperta + nasake > ej + nasale, grafia ei > e nasale,
grafia ei > E aperta nasale, grafia ei
 Panem > pain , plenum > plein.
 Vocalismo atono:
o Caduta vocale atona dinale diversa da A
 Grafia standardizzata: caduta segnalata da schwa
o Nesso consonantico + vocale finale atona = nesso consonantico + schwa
 Diabolum > diablum > diaule = nesso secondario
 Mortem > morte
 Vocali atone interne a parola:
o Parole sdrucciole > sincope
 Asinu > asne
 Titulum > titre
 Camera > chambre
o Controfinali: quando abbiamo parole con più di tre sillabe, abbiamo vocali
controfinali
 Civitatem > citét = parola piana con quattro sillabe;
 Ornamentum > ornament = parola piana con quattro sillabe;
= parole con due accenti; la vocale in mezzo ai due accenti si comporta come
finale di parola, dunque se diversa da A, questa cade.
 Consonantismo: la palatalizzazione.
= quando un suono cambia luogo di articolazione perché condizionato da suono palatale. È
un fenomeno di economia articolatoria.
o [k] Caelum > cielo > ciel
o [k] Mercedem > mercede > mercit
= a causare la palatalizzazione sono le vocali di tipo anteriore (e, è, i).
= [k] + E/I > [ts]: è un grado di palatalizzazione nella gran parte delle lingue romanze
prima del sesto secolo (fenomeno panromanzo). Con la differenziazione, da un suono
affricato si passa a fricativa. Da [ts] > [sh]. Da una fricativa palatale si è passato poi ad
una sibilante, [s].
= [g] + E/I > [dj] affricata palatale sonora. Perde poi elemento occlusivo e rimane
fricativa palatale sonora.
Il francese ha una vocale in più che induce la palatalizzazione, ossia la a. fa palatalizzare
l’occlusiva velare sorda e sonora a iniziale di parola.
o Calet > chielt
o Caput > chief = *shaput > *shjeput > passaggio fricativo di P perché intervoclica
(lenizione) *shiefut > caduta U atona e di T, che viene a contatto con suono
consonantico: chief.
Si ferma a fricativa palatale. Hanno dittongo IE, invece della vocale E, secondo la
regola. evoluzione condizionata: la vocale A dittonga perché condizionata da suono
palatale (calet >* shalet > *shielet > *shielt).
Perché non è l’approssimante del dittongo a generare palatalizzazione invece della A?
Chat > CATTUM = occlusiva velare + A = no dittongo perché sillaba chiusa.
Chambre > sillaba chiusa.
Chanson > non dittonga perché non è tonica.
In presenza di una A, il suono ha palatalizzato, perché il dittongo non è possibile in
questi casi.
CANEM > chien = *shàne > *shjene > *shjen + nasalizzazione, che influisce su E e lo fa
diventare una ã.
Problemi di grafia:
cose e kose > CAUSA
da causa viene chose e cause
chose: la A ha condizionato, palatalizzato e chiusura dittongo in O, con vocale indistinta
finale.
 grafia latineggiante: il latino esercita pressione su suoni di cui non si dispone
di grafia. Quindi <k> e <c> = [sh
].
 Tratto dialettale: nella Francia nordorientale non avviene la palatalizzazione.
Si conserva l’occlusiva velare.
 Nel secondo caso, l’orizzonte di fruizione è regionale e diatopico, quindi
limitata. Nel primo, invece, significa che sta cercando di cancellare dei tratti
diatopicamente marcati per un tratto maggiormente diffuso a livello
geografico. Chose è più diffusa di Kose.
Qui > chi [k] siamo sicuri sia velare, ma ha grafia CH.
In CALET > chielt, qual è la pronuncia corretta? Fricativa o occlusiva
velare?
Probabilmente il copista non fa riferimento ad una koinè. È palatale perché la
forma piccarda prevede C+A = [k] (kanson, chanson, canson). È il dittongo a
farci capire che è palatale, perché prima viene la palatalizzazione con A, che
diventa poi -je. In vallone/piccardo avrebbe dovuto essere CALT.

 Scempiamento: le consonanti intense/doppie si scempiano con eccezione di [s] e [r]


o Cappa > chape
o Abbatem > abé
o Flamma > flame
o Bella > bele
Ma troviamo doppie anche quando la pronuncia è scempia:
pulcellam > pulcella
bellatiorem > bellezour
puellam > polle
 Lenizione: (indebolimento consonantico) le consonanti in posizione intervocalica o tra
vocale e [r] seguita da vocale evolvono secondo la regola generale: sorda > sonora >
spirante fricativa > dileguo.
VITA > vida > *vidhe (dh attestato solo nei giuramenti) > vie
NUDA > *nudhe > nue
Sia l’una che l’altra presentano un dittongo, simili al dittongamento spontaneo, ma è grafia
esito di percorsi diversi.
PRESENTATAM > presentede (lenizione solo a grado sonoro)
RIPA > *riba > rive (si ferma a grado fricativo)
FABA > fève
HABUISSET > auuisset ?

Nel caso delle velari, abbiamo il grado in yod, che induce palatalizzazione.
La A preceduta da palatale dittonga in JE. Abbiamo lenizione e palatalizzazione.
Velari [k] > [g] > 0
V + [k] + [e]/[i] > [jz]
Nella lenizione delle velari si passa da grado sordo a sonoro e poi dileguo.
PLICARE > pleier = occlusiva velare sorda intervocalica > lenizione: pligare > plejare >
l’elemento approssimante palatale fa sì che la vocale dittonghi in JE: plejjere > plejjer
caduta finale > pleier (grado 0)
PRECARE > preier = pregare > prejare > prejjere > prejjer > preier.
 Consonanti finali latine cadono tutte tranne:
o -S, indebolita in francese già nel 13 secolo
o -T rimane, ma comincia già a dileguarsi
 Consonanti finali romanze diventano o sorde o dileguano:
o NUDUM > nut > nu = la T era la D trovatasi in posizione finale dopo caduta della U.
quindi finale romanza perché avvenuta in seguito ad altri fenomeni
=cadono quasi tutte, ma quelle che persistono di più sono le fricative.
NAVEM > nef
CAPUT > cabu > cavu > chief
PRATUM > pradu > prad > pret > pré
Morfologia
Declinazione bicausale
 Rex pagiens sing.
 Cristus sing.
 Li inimi pl.
 Tuit pl.
 Lo menestier = accusativo sing.
 Les mals conselliers = accusativo pl.
Sintassi
Complementi: accusativo assoluto/preposizione + accusativo
 Complemento specificaione: genitivo alla francese / de+accusativo
o Li deo inimi
o Lo deo menestier
o De colomb
 Stato in luogo: en + accusativo
o En ciel
o Enl fou
 Complemento di mezzo: por+accusativo
o Por manatce regiel
o Por or ned argent ne paramentz
Uso dell’articolo
Articolo determinativo si associa a qualcosa che è già stato presentato o reso noto all’ascoltatore.
Il pronome dimostrativo latino ILLI, ILLA, ILLUM, ILLI comincia ad essere usato per determinare
qualcosa già reso noto nel discorso (orale). Col tempo, perse il suo valore e fu integrato come
articolo.
Aferesi: caduta della sillaba iniziale.
Illi > li
Illum > lo, le
Illos > les
Illa > la
Illas > les

 Li deo inimi
 Les mals conseilliers
 La polle
 Lo deo menestier

Placiti campani (960)


Il placito è un testo documentario in cui viene sancito l’esito di un dibattito giudiziario. Il monastero
di Montecassino per voce dell’abate, venerabile Aligerno, fa causa al povero Rodelgrimo. Le terre
appartengono al monastero di san Benedetto per usucapione. Il monastero porta tre testimoni in loro
favore.
“Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parti sancti benedicti”.
Il documento è interamente in latino, eccetto le deposizioni, riportate in volgare italoromanzo.
I testimoni:
 chierico e monaco Teodemondo
 chierico e notaio Gariberto
 chierico e monaco Mari
sanno il latino. La scelta della lingua volgare è consapevole sia nel giudice che nei testimoni. La
funzione era quella di farlo capire anche a chi non sapesse il latino.
La scelta della lingua volgare è voluta anche dall’abate stesso, perché questi documenti che
testimoniavano il possesso di terreni sancito per legge, venivano letti pubblicamente a cadenza
annuale, sia per rivendicazioni, che per mostrare il privilegio (si ribadivano i diritti acquisiti).
È un’operazione di tipo politico.
Avevano una base latina adeguata al volgare per l’occasione.
Quello del 960 è il primo documento ad attestare queste parole, ma tre anni dopo ne abbiamo altre
tre, sempre attestando rivendicazioni territoriali tra monastero e altri possessori. Vengono dichiarate
le stesse cose in modo leggermente diverso.
Probabilmente non erano vere e proprie cause, perché R. non ha portato altri testimoni, ma che il
monastero abbia causato queste dispute per ottenere il documento. L’abate ha spinto Rodelgrimo ha
rivendicare i territori.

Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti.

Sono dichiarazioni prestabilite, fatte pronunciare per giustificare un certo possedimento.

Vocalismo tonico
Quattro sistemi nelle lingue romanze, ma in questo caso è di tipo panromanzo.
fini < FĪNE(M)
kelle [ˈkelle] < (EC)CU(M) ĬLLU(M)
tebe [ˈtebe] < TĬBĬ
debito [ˈdebito] < DĒBITA
terre [ˈtɛr:e] < TĔRRA(M)
anni < ANNU(M)
foro [ˈforo] < *FŎRUNT
corte [ˈkorte] < CŌRTE(M)
nullo < NŪLLU(M)

Vocalismo atono
Uguale al sistema panromanzo, senza distinzioni di apertura.
tebe [ˈtebe] < TĬBĬ
foro [ˈforo] < *FŎRUNT
corte [ˈkorte] < CŌRTE(M)
nullo < NŪLLU(M)
trenta < TRIENTA
posset
possette

Non ci sono cadute di vocali atone diverse da A.

Consonantismo
 Assenza di lenizione: i dativi tebe bobe rimangono tali e quali.
 Conservazione delle geminate

Sintassi
Conserva sintassi latina, perché dietro a questi testi ce n’è uno latino che è stato tradotto.
 Genitivo: parte Sancti Benedicti
 Assenza di articoli

Formule magico terapeutiche provenzali di Clermond-Ferrand


Romania occidentale (lenizione, indebolimento consonanti, caduta consonanti finali). Nel
provenzale troviamo tutti i fenomeni francesi, ma in forma più attenuata.
Abbiamo a che fare con una traccia: un testo romanzo ritrovato in un manoscritto che non è
destinato a quei contenuti: si trova nel Lex Romana Visigothorum.
È un manoscritto copiato tra il nono e decimo secolo; sul foglio 89v, ruotato di 180 gradi, è stata
scritta una traccia.
Si tratta di:
 prova di inchiostro, ma è troppo estesa per esserlo
 prova di copista

Prima: relativa ad una slogatura del polso, pronunciata immergento l’arto dentro l’acqua.
Sono entrambe formule di tipo omeopatico.
Come il pesce in acqua ruppe la sua pinna e si risaldò,
così risaldi in questa [acqua] la mano che si slogò.
Continuità con la natura; per mezzo di proprietà transitiva

La seconda: “Una donna gonfia sedeva in una strada gonfia; teneva in grembo un bambino gonfio;
gonfie le mani e gonfi i piedi,
gonfie le carni che riceveranno questo colpo; gonfio il legno e gonfio il ferro che daranno questo
colpo. Ne escono i
dolori d’osso in polpa, [di polpa in pelle], di pelle in pelo, di pelo in erba. La terra madre si prenda i
dolori”.
Con la rievocazione del gonfiore, bisogna con un bastone colpire il luogo in cui si era fatti male,
così da liberare il dolore dall’osso, affinché trasmigrasse alla carne, alla pelle, ai peli e all’erba.

Vocalismo tonico
Sistema panromanzo
femina < FĒMINA(M)
fer < FĔRRU(M)
infant < INFANTE(M)
colbe < CŎLAPHU(M)
tomida < TŬMIDA(M)
polpa < PŬLPA(M)
fust < FŪSTE(M)
Vocalismo atono
Sistema panromanzo
 conservazione della A finale, ma caduta di diverse da A
 evoluzione in E atona, no in vocale indistinta > colbe, che deriva da COLAPHUM
attraverso COLBUM:
o caduta M; P > B per lenizione: colabu; sincope della A: colbu; evoluzione della
vocale atona finale in E perché abbiamo il nesso consonantico secondario: colbe.

Consonantismo
 lenizione
colbe < CŎLAPHU(M) attraverso COLBU(M)
Madre > matrem; caduta M, lenizione, resta la E per nesso consonantico primario;
sedea < SEDEBAT
tenea < TENEBAT

Nodicia de kesos
prima attestazione in lingua castigliana.
Sempre una traccia.
Elenco di formaggi che si trova nel retro di un atto di donazione, conservato a Leon, datato 959; la
lista è stata redatta un ventennio dopo.

Primo testo dispensa è un’edizione semidiplomatica, la seconda è interpretativa.


L’edizione di Asperti viene da quella di uno spagnolo, Menendez Pidal, pubblicata nel 1926.
La lettura che Pidal ne dà è in alcuni punti è scorretta; quindi, si fa ricorso a quella semidiplomatica
di Rodriguez.

Elenco di formaggi che comprò fratello Semeno, nei campi di lavoro dei frati. Nel vicino a san
giusto: cinque formaggi. Nell’altro [campo] dell’abate: due formaggi. In quello che piantarono
quest’anno: quattro formaggi. Quello vicino a Castello: uno. Nella vigna maggiore: due. Quando
hanno preso servizio nel fossato presso la torre: due.
Quando ha preso servizio a Segia: due; quando la devastarono [la mensa] nella mensa, due.
Quando presero servizio a Leone: uno.
Un altro che prese dal cugino di Gomi de do […]. Quattro che comprarono quando il re venne a
rocola [permette di datare il documento: il re Ramiro III si recò ad un paese a Leon, nel 974.]
quando salvatore venne. [rodriguez ha ragione, Salvatore portò un formaggio, quella di Pidal non la
segna]

Bacelare: termine tipico del Leon, sarebbe una vigna nuova.


Oga(g)no > hoc annum > lenizione C>G per univerbazione, quindi posizione intervocalica.
Scempiamento doppia, caduta M, U > O. In quella di Pidal era presente una R inspiegabile.
Soprino: in quella di Rodriguez abbiamo sopbrino.

Vocalismo tonico
Sistema panromanzo.
Bacelare > *BACILARIUM; dovrebbe essere un campo di bacilli. In medicina, sono virus a forma
di bastoncino. Da BACILLUM a BACILARIUM: è una vigna piantata a nuovo, con bastoncini. Si
trova solo in questa di Leon.
O breve e E breve dittongano sempre, tanto in posizione chiusa, tanto in posizione aperta.
Ma nel testo non abbiamo dittongamento.
Vocalismo atono
Sistema panromanzo.
 Conservazione vocale atona finale

Consonantismo
 Lenizione
nodicia < NOTITIAM
ogano < HOC ANNO
fosado < FONSATU
In due casi non abbiamo lenizione dove ce l’aspetteremmo.
Rege > regem
Salbatore > salvatorem
(scripta latineggiante)
 Ipercorrettismo
Apate > abatem : dovremmo avere doppia lenizione. B > P; pressione latina, ma per le labiali
siamo di fronte ad una reazione a fenomeni fonetici, ossia ipercorrettismo: quando una persona
ha coscienza di vizio linguistico e presta attenzione a quel suono, va a correggere laddove non
dovrebbe.
In questo caso, Jimenio è parlante della romania occidentale; in corrispondenza di P latina, si fa
influenzare dalla sua lingua, che vuole la B. Scrivendo la parola ABATE, crede di fare un errore
e pone una P, per influsso latino. L’incertezza si nota dalla scrittura di sopbrino.

Uso dei grafemi K e C


Sono equivalenti per l’occlusiva velare sorda. Lo scrivente distingue la K per occlusiva sorda e la C
per affricata palatale, che fricatizza davanti a vocale palatale.
Il copista testimonia che era già avvenuta una palatalizzazione, distinguendo i due suoni.

Uso dell’articolo
Uso abbastanza scisso rispetto alla preposizione. Non abbiamo caduta della prima vocale, ilo, ila…
è latineggiante.
Allo stesso modo vengono formati i pronomi.
Modulo II
Cenni di critica testuale
Siamo abituati ad una concezione statica del testo. Nel medioevo i testi non erano tramandati dalla
stampa, ma o per via orale o tramite manoscritti. Questo comporta problemi, dalla disposizione
grafica fino al loro senso.
Di Madonna, dir vo voglio non abbiamo un solo testimone, manoscritto o stampa, che tramandi il
testo, ma abbiamo un’edizione. Antonelli ha seguito un metodo.
Abbiamo sei testimoni che tramandano la poesia di Da Lentini.
Una fonte può essere un manoscritto o stampa, che siano concepiti per citare un’opera in modo
indiretto, o tramandarla per intero.
 Il manoscritto vaticano è la fonte più importante della letteratura italiana, databile a inizio
‘300. È probabilmente copiato da un mercante per uso personale, con solo decorazioni
colorate iniziali, e il testo è disposto a modo di prosa. Le unità evidenziate iniziano con una
maiuscola.
Ogni manoscritto lo si indica con una sigla.
 Manoscritto Palatino: si apre con una miniatura ed è miniato. Disposizione in prosa, ma va a
capo in base alle partizioni interne della strofa. (200 testi)
Ogni manoscritto è concepito secondo un criterio editoriale: il manoscritto palatino è un
manoscritto orientato ai poeti toscani, recando i testi in ordine alfabetico; quello vaticano è di tipo
autoriale.
 Ms. Laurenziano: disposizione prosastica, vengono evidenziati gli inizi delle strofe e le
partizioni interne con una toccatura d’oro. L’organizzazione dei testi è incentrata su
Guittone d’Arezzo (400 testi).
 Memoriali bolognesi: documenti notaril, nei cui spazi bianchi i notai hanno copiato delle
poesie d’amore:
o Noia
o Impedire manomissioni del documento: riempiendo gli spazi vuoti, impedivano
l’aggiunta e la modifica del testo notarile
Tutti e quattro i testimoni sono testimoni manoscritti. [testimone è qualsiasi supporto che testimonia
un testo].
 Sonetti e canzoni di diversi antichi autori toscani: prima stampa che raccoglie i poeti toscani.
Chi ha pubblicato il testo ha usato un ms. andato perso, quindi la testimonianza vale quanto
un ms. Disposizione in versi, 1500.
Con questa terminano i testimoni di tradizione diretta, cioè creati per ospitare quel testo per intero, o
nella sua forma più estesa conosciuta.
Testimone di tradizione indiretta: il testo è presente in un testimone in virtù del fatto che è stato
citato all’interno di un altro testo.
 Poetica di Messer Giovanni Giorgio Trissino: manuale di metrica italiana; testi poetici per
esemplificazione.
Per decidere la disposizione di un testo, serve un criterio, per renderlo fruibile.
Per quanto riguarda la lezione del testo, si prende un manoscritto di riferimento, quello più
concreto; si trascrive il testo.
Si mette in colonna i vari versi e, se negli altri manoscritti è uguale, non si mette nulla, ma se c’è
una variazione, la si nota.

Le varianti si distinguono in diverse categorie.


 Grafico: modalità che un copista ha di mettere un fonema con determinati grafi.
o orgoglo, orgollio, orgoglio; como, kome, come.
Per capire se la variante è grafica, dobbiamo conoscere la lingua dell’autore e del copista.
 Formale: diversi testimoni oppongono lezioni diverse per quanto riguarda la pronuncia. Dir
vo voglio, dir vi voglio; priso, preso: testo siciliano arrivato in toscana, quindi cambio
vocalico. Il laurenziano ha conservato il vocalismo siciliano, gli altri due toscanizzato. In
poesia, anche le varianti formali possono avere un peso, perché potrebbero modificarne la
rima.
 Sostanziali: riguardano la sostanza del testo, il suo senso.
o Erronee: per bene amare e tensel aita : non ha senso.
o Non erronee: grande orgoglio vs. vostro orgoglio: hanno senso entrambi.
Madonna dire vi voglio: scombina la partizione sillabica. È variante sostanziale erronea
perché causa un errore di metrica.
Altro errore è quello grammaticale.

Alcuni copisti confrontavano due manoscritti, segnando a margine una delle lezioni non adoperate.
Questo fatto fino a Karl Lachmann (1793-1851), che elabora un metodo scientifico di edizione.
Pubblica un’edizione critica di De Rerum Natura di Lucrezio, tramandata da vari manoscritti.
Nell’introduzione spiega la sua metodologia. Il metodo scientifico è stato poi applicato a un testo
volgare da Gaston Paris, nel 1872. È fondatore della filologia romanza, studiando in modo
scientifico un testo in volgare romanzo. Il testo è La Vie de Saint Alexis.
Il passaggio da testo latino a testo volgare non è privo di conseguenze per quanto riguarda la
metodologia.
Nell’introduzione parla dello scopo del filologo.
I testimoni ci tramandano il testo, ma essendo copie, i copisti intervengono sul testo tramandato. Il
fine è arrivare alla verità del testo quando è uscita dalle mani dell’autore. È un limite a cui
dobbiamo tendere. Si riuscirà ad arrivare all’originale in base all’applicazione del metodo, lo stato
della tradizione e la nostra conoscenza in materia.
Il metodo Lachmann prevede 6 fasi:
1. Censimento dei testimoni: individuare i testimoni conservati che tramandano l’opera di cui
vogliamo fare l’edizione critica. L’operazione consiste nel fare ricerche nei cataloghi delle
biblioteche.
2. Confronto dei testimoni, ossia la collatio/collazione. In base al manoscritto di riferimento,
quello con testo più esteso, si confrontano i testimoni segnalando tutte le varianti.
3. Classificazione dei testimoni; sulla base di determinati criteri, si riesce a capire le parentele
dei manoscritti, cioè copiati da uno stesso manoscritto, o se sono l’uno la copia dell’altro,
classificando la tradizione.
4. Le parentele vengono sintetizzate nello stemma codicum, uno schema che le pone in
relazione
5. Costituzione del testo, ope codicum, ossia fatta attraverso i codici. Usando le varianti
presenti, si scelgono quelle che hanno maggior probabilità di risalire all’originale.
6. Ope ingenii: il filologo corregge, andando oltre i testimoni.
Le prime quattro fasi si chiamano recensio. Sono un’operazione preliminare alla costituzione del
testo. Prima si studia la tradizione, poi applico lo studio nella costituzione del testo, stabilendo quale
sia più vicino a quello originale.
Gli snodi principali sono il punto 3 e il punto 4.
Il metodo ha avuto grande impatto nella classificazione delle parentele.
Le varianti sostanziali sono di due tipi; la classificazione dei testimoni si basa esclusivamente sugli
errori, e servirà per basarsi su quale testimone scegliere; quindi, quali varianti non erronee sono più
vicine.
Gli errori che ci guidano a capire le parentele sono di due tipi:
 Errore congiuntivo: prova la connessione di due o più testimoni che lo condividono, e deve
essere monogenetico, cioè tale che. Secondo probabilità, due o più copisti non possano
esservi incorsi indipendentemente l’uno dall’altro. Quali sono le probabilità che i due
abbiano messo la stessa porzione di testo? È bassa. Se i due testimoni contengono la stessa
lacuna, è probabile che ci sia parentela tra i due.
o Monogenetico: origine di uno solo, ossia non può essersi prodotto in modo
indipendente nei due. Lacune più o meno estese (singola parola, parti di verso, parti
di strofe, strofe intere); incomprensioni e lezioni erronee non poligenetiche
o Errori poligenetici:
 saut du meme au même = il copista potrebbe aver copiato la fine della prima
riga e saltando una porzione di riga. Le cause scatenanti dell’omissione
possono presentarsi ai copisti, indipendentemente l’uno dell’altro.
 Sviste paleografiche: f per s, u per n, ui iu in ni per m, c per t…
 Lacune delle strofe finali
 Lacune dovute a omoteleuto
 Banalizzazioni
Il manoscritto A ha errore congiuntivo con B. Le possibilità:
B ha copiato da A, dove si è prodotto l’errore, che B ha ereditato. Ma è possibile il contrario.
In B si è prodotto l’errore, che A ha ereditato. La terza possibilità è che entrambi hanno
copiato da un manoscritto perduto. Nelle dipendenze può non esserci copia diretta,
potrebbero esserci un numero di copie che hanno ereditato l’errore del progenitore.
Per capire quale delle tre è più veritiera, si usa l’errore separativo.
 Errore separativo: prova l’indipendenza tra due testimoni e la caratteristica di questo errore
è che deve essere non correggibile per congettura da parte di un copista. Secondo
probabilità, dev’essere tale che il copista non debba essere stato in grado di correggere
autonomamente. Dichiara che il testimone che non contiene l’errore non può dipendere dal
testimone che lo contiene. non possiamo presuppore che il copista abbia potuto correggere,
o verrebbe meno il grado separatista.
Nelle tre possibilità:
 Nel primo caso: se A e B hanno errore congiuntivo e B contiene un errore
separativo non presente in A, A non dipende da B, ma B che dipende da A
 Se A contiene un errore separativo non presente in B, nel passaggio tra A e B, A
dipende da B. bisogna ricordare che tra A e B si verificano ulteriori copiature,
che portano poi all’errore separativo.
 A e B condividono errore congiuntivo, ma A ha errore separativo che non c’è in
B; quindi, non dipende da A; B ha errore separativo che non troviamo in A,
quindi non dipende da B; ne consegue che vengono da testimone perduto.
Esempio: A e B hanno alcuna estesa, non imputabile a cause poligenetiche. C non la
presenta.
I manoscritti che non hanno questo errore non dipendono da quelli che l’hanno. C non ha la
lacuna, quindi in nessuna ipotesi può dipendere da A e da B, che ce l’hanno.
Quindi:
 C>A>B
 C>B>A
 C > manoscritto perduto, che commette lacuna > A > B
 Originale > C > copia alfa da sé, commettendo lacuna > A e B
Esempio: A ha errore separativo non presente in B e C.
 Se A ce l’ha, ma B no, allora non dipende A
 A commette negli altri tre casi un errore separativo da sé

Esempio: B contiene un errore separativo, non presente in A e C


 C> B > A non vale come ipotesi
 Terza ipotesi: B copia da alfa commettendo l’errore, mentre A ne commente un altro

Esempio: C ha errore separativo, che non troviamo in A e B, non possono dipende da C


 C copia da O, commettendo l’errore > alfa commette errore congiuntivo > A e B
commettono errore congiuntivo.
Errore congiuntivo = monogenetico
Errore separativo = non correggibile per congettura
Un errore poligenetico può avere valore separativo.

Esempio: A B e C hanno in comune un errore congiuntivo. Quando tutta la tradizione ha in comune


un errore, è detto errore d’archetipo, ossia la prima copia fatta dall’originale, dove ci sono i primi
errori della tradizione.

Può accadere che un manoscritto contenga tutti gli errori separativi di un ms., più altri errori
separativi suoi propri. Quindi, quel ms. è già stato copiato da un ms. conservato.
Se B ha errori suoi e di altri ms., D non serve, perché peggiora la situazione. Ai fini della
ricostruzione non è utile.
La definizione delle parentele tra i testimoni, sintetizzata graficamente nello stemma codicum, si
basa sugli errori significativi (congiuntivi e separativi) e serve per decidere quali varianti non
erronee risalgano all’originale.

Esempio 1:
A il gatto è rosso
B il gatto è grigio
D il gatto è grigio
C il gatto è grigio
E il gatto è grigio
= il gatto è grigio. È probabile che l’originale abbia avuto rosso come lezione e il resto ha cambiato,
oppure il contrario, ossia che A ha cambiato?
B, C e E non hanno in comune nulla tra loro, se non l’archetipo. Solo A ha innovato, quindi la
lezione più probabilmente originale.

Esempio 2
A il gatto dorme
B il gatto dorme
D il gatto dorme
C il gatto corre
E il gatto corre
C e E hanno ragione; l’innovazione si è verificata in alfa. Accordo della maggioranza. C ed E vanno
in accordo con alfa.

Esempio 3
A il cane mangia un osso
B il cane mangia un pane
D il cane mangia un pane
C il cane mangia una bistecca
E il cane mangia un osso
È osso. È un accordo tra rami della tradizione: quando un ramo si accorda con un altro ramo, quella
lezione, presente in due, ha maggior probabilità di venire dall’originale.

Sono criteri meccanici

Sono state apportate correzioni al metodo di Lachmann. Ci sono casi in cui il filologo può derogare
ai criteri meccanici e scegliere varianti che potrebbe scartare (??)
 Usus scribendi: modo di scrivere dell’autore
[slide]
Quell’autore potrebbe non aver usato topo, ma solo sorcio. Secondo lo stemma
dovremmo scartarlo, ma se scopriamo che un autore usa un lessico arcaicizzante, è
probabile che gli altri abbiano ammodernato il testo. Per capire la lingua di un
tempo, si usano le concordanze.
 Lectio difficilior o diffrazione: il filologo è autorizzato a scegliere lezioni minoritarie,
quella più difficile e rara. La lezione difficile entra nel testo, ma la tradizione lo
frange, generando molteplicità di lezioni differenti, generate dalla difficoltà di
comprensione della lezione originale.
 Banalizzazioni, o lectiones faciliores: la tradizione è talmente innovativa, che non
viene conservata quella difficilior.

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