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realizzata, era per i tipi di Lahure, in caratteri

« Una pagina come il cielo stellato » Didot, in formato in folio, con quattro litografie di
Odilon Redon. Ne restano le bozze, che all’epoca
Introduzione al Coup de Dés di Stéphane Mallarmé l’autore così commentava: “La costellazione vi
assumerà fatalmente, secondo leggi esatte e per
Un Coup de Dés (“Un Tiro di Dadi”) è quanto è possibile a un testo stampato, un’aria di
l’ultima opera di Stéphane Mallarmé (Parigi 1842 costellazione. La nave vi sbanda, dall’alto di una
– Valvins 1898), uno degli autori che hanno pagina al basso dell’altra, etc.; poiché, ed è là tutto
rivoluzionato il linguaggio poetico di fine il punto di vista [...], il ritmo di una frase in
Ottocento e aperto la strada alle esperienze del rapporto a un atto o persino a un oggetto non ha
nuovo secolo. Apparso nel maggio del 1897 nella senso se non li imita...” (Ibidem)
rivista londinese “Cosmopolis”, in una versione Le immagini stellari e marine evocate dal
spazialmente contratta per motivi editoriali, si poeta in questa lettera sono un ottimo punto di
presentava come un testo visivamente e partenza per penetrare nell’ermetica complessità
concettualmente insolito, costituito da un’unica del testo. Di costellazione parla Paul Valéry, i cui
lunga frase senza punteggiatura in cui le parole, molteplici ricordi, in occasione delle visite a un
invece di essere allineate verso dopo verso Mallarmé dedito, nella pace di Valvins, proprio
secondo le consuetudini non solo della metrica alla correzione di spazi e caratteri sulle bozze di
tradizionale ma anche del recente verso libero, Lahure, costituiscono un importante contributo
erano distribuite apparentemente a caso sulle critico. Valéry descrive il Maestro intento a
pagine, composte in caratteri e in corpi differenti e “discutere (quasi in senso algebrico) i minimi
circondate da diversi margini di bianco. Davanti dettagli di posizione del sistema verbale e visivo
allo stupore dei suoi primi lettori – i giovani che aveva costruito, verificando minuziosamente
discepoli del verbo simbolista, come André Gide il montaggio di questa figura in cui dovevano
– Mallarmé aveva risposto:“ ‘Cosmopolis’ è stato comporsi la simultaneità della visione con la
audace e delizioso, ma non ho potuto presentare la successione della parola...” (P. Valéry, Oeuvres,
cosa che a metà, ed era già un bel rischio. Il p. 625). Rievocando poi la passeggiata serale
poema si stampa in questo momento, quale l’ho verso la stazione ferroviaria, al momento di
concepito; per quanto riguarda l’impaginazione, lasciare per sempre Mallarmé, Valéry ricorda di
dove risiede tutto l’effetto. Una certa parola in averne compreso il lavoro proprio assimilandolo
corpo grande domina da sola tutto il bianco di una all’immagine stellare appena apparsa nella volta
pagina e credo di essere certo dell’effetto” (S. notturna: “Ha cercato di innalzare finalmente una
Mallarmé, Correspondance, 14 maggio 1897). La pagina alla potenza del cielo stellato”
stampa prevista, che a causa dell’improvvisa (Ivi, p. 626). La doppia pagina in folio di Lahure
morte di Mallarmé non sarebbe mai stata
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(poi ripresa nelle edizioni che si conformano al appunto da dodici piedi. Ma il ”naufragio” non è
progetto di Mallarmé, come quella di Gallimard o solo quello che ha comportato l’avvento del verso
di Change errant/d’atelier, mentre purtroppo molte libero nella tradizione metrica europea: anche
edizioni deformano il testo confinandolo nello Gardner Davies, che percorre il testo con
spazio di una sola pagina, a volte persino con prudenza filologica, nota un fondo hegeliano che
dimensioni in quarto o in ottavo) può apparire in informa una più generale visione del mondo.
effetti come una trascrizione grafica rovesciata, Tutti i critici hanno sottolineato il rapporto
nero su bianco, dell’enigmatico disegno, bianco su esistente fra Un Coup de Dés e alcuni precedenti
nero, formato dalle stelle nel cielo notturno. opere mallarméane, come Igitur e certi sonetti;
Non più elemento per un kantiano imperativo sono testi collegati intimamente alla visione del
etico ma modello estetico, l’immagine del cielo mondo nata in Mallarmé dopo la crisi del 1867,
stellato introduce a quelle letture cosmogoniche quella che viene definita dai biografi “la crisi di
auspicate dall’autore stesso, che cita Un Coup de Tournon”. Nelle lettere di quel periodo, Mallarmé
Dés come “una spiegazione orfica della Terra”. si era spiegato con gli amici più cari, descrivendo
È in questo senso che si sono sviluppate la fine di ogni possibile visione religiosa o
analisi come quella proposta, per esempio, da metafisica (uccisione di “quel vecchio, malvagio
Robert Greer Cohn, secondo cui la frase-titolo – piumaggio, Dio”) alla luce della consapevolezza
quella che appare nei caratteri maggiori di stampa, scientifica acquisita dalla cultura positivistica.
Un Coup de Dés / Jamais / N’Abolira / Le Hasard Sono documenti rimasti ineludibili in ogni
(“Un Tiro di Dadi / Mai / Abolirà / Il Caso”) – riflessione sulla scrittura mallarméana, sulla sua
racchiude una cosmogonia di ritmo quaternario oscurità metodicamente perseguita e sulla sua
che rinvia al ritmo della stagioni: Estate / Autunno apertura sperimentale. “Ho appena trascorso un
/ Inverno / Primavera, ed è “una storia trasposta, anno orribile: – aveva scritto il 14 maggio 1867 a
poetica, del Tutto nella sua apparizione e caduta”. Henri Cazalis – il mio Pensiero si è pensato, ed è
Fra le molte letture dedicate ai valori giunto a una Concezione Pura. Tutto ciò che, per
simbolici del poema, le più interessanti sono certo contraccolpo, il mio essere ha sofferto, durante
quelle che evidenziano gli elementi architettonici, questa lunga agonia, è inenarrabile, ma,
cioè numerici, sottesi alle scelte formali; Mitsou fortunatamente, io sono perfettamente morto, e la
Ronat sottolinea i molteplici livelli di ricorso del regione più impura in cui possa avventurarsi la
numero dodici (varianti di corpi e caratteri, punti mia mente è l’Eternità [...]. È dirti che ora io sono
dei dadi, enunciazione del “Numero”) e Jacques impersonale, e non più lo Stéphane che hai
Roubaud propone giustamente che “la catastrofe” conosciuto – ma una disposizione che ha
annunciata nel testo sia quello dell’alessandrino, il l’Universo Spirituale a vedersi e a svilupparsi,
grande verso della tradizione francese, costituito attraverso quel che fu me”. Questa visione del

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proprio e del comune destino, unita a una “Un Tiro di Dadi / Mai / Quand’anche lanciato in
disperante valorizzazione del ruolo sacerdotale circostanze eterne / Dal fondo di un naufragio”);
dell’arte (e in particolar modo della poesia) segue una doppia pagina ove le parole, in corpi
conduce Mallarmé a un percorso essenziale di minori, mimano la caduta, mentre il lessico
scrittura, che lo allontana dalle convenzioni e continua la scelta marina (abisso, scafo di
dalle tradizioni (“La Distruzione fu la mia bastimento) inframmezzata da immagini di volo
Beatrice” – scrive nelle lettere, per definire la (ala / vela) che suggeriscono una disperata
propria poetica), ma anche a una particolare verticalità; nella terza doppia pagina subentra una
attenzione per strumenti espressivi e fusioni di figura umana (il Maestro) insieme capitano e
linguaggi sperimentati da altre arti, in primis poeta del disperato navigare, il cui gesto racchiude
dall’opera wagneriana, ove musica, parola e a un tempo il controllo della nave, il lancio di una
immagine si presentavano unite nella liturgia laica coppia di dadi o il tentativo di una scrittura; e il
della rappresentazione. Uno degli esempi di testo si complica di ulteriori subordinate, mentre
questo suo percorso di spoliazione è appunto la scelta tipografica varia dal tondo al corsivo e il
Igitur, una ripresa della figura di Amleto che lettore può scegliere il suo percorso visivo e
ripete con pessimismo totale alcuni tratti del testo semantico fra i diversi tracciati suggeriti dai corpi
shakespeariano. Ma se il breve e densissimo testo e dai caratteri, puntuati dagli spazi bianchi,
mette in scena un momento essenzialmente seguendo l’ampia, nuda immagine centrale
libresco, evocando una figura già consacrata dalla (“N’Abolira / Le Hasard”) o le molteplici
tradizione letteraria in un contesto notturno ove immagini accessorie, che proseguono in doppia
emergono pochi oggetti essenziali (un libro, una pagina fino alla frase sepolcrale che chiude
camera, i dadi), alcuni sonetti ne traspongono la l’avventura: “Toute Pensée émet un Coup de Dés”
tematica in quell’ambiente marino che sarà la (“Ogni Pensiero lancia un Tiro di Dadi”).
scelta iconica di Un Coup de Dés. Lasciando da parte le letture che
Percorrendo i grandi fogli del poema, in una sottolineano la compiutezza del testo (una
lettura più ravvicinata, dopo la prima pagina in cui tautologia, è stato detto, poiché la parola Hasard è
si disegna in alto e a grandi lettere il titolo, si etimologicamente sov1rapponibile a Dés) o ne
giunge a una seconda doppia pagina in cui il testo ipotizzano invece il ruolo di esempio in un’opera
appare solo a destra, cioè sul recto: Jamais, quasi che avrebbe dovuto essere composta da una
centrale, è stampato nello stesso corpo e carattere decina di testi analoghi, sembra interessante
del precedente Un Coup de Dés, mentre in corpo osservare due ultimi aspetti del poema.
minore appare la prima subordinata che evoca il Innanzitutto la composizione secondo un
contesto marino (Quand même lancé dans des modello musicale solidamente strutturato: non è
circonstances éternelles / Du fond d’un naufrage: un caso che Valéry ne dia nei suoi Quaderni una

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specie di grafico sintattico, e che ripeta spesso, « Subdivisions prismatiques de l’Idée »
volendo definire la poetica del suo Maestro, che il
Simbolismo ha significato “il tentativo, da parte L’idea e l’immagine in Un Coup de Dés
della poesia, di riprendere il suo bene alla
musica”. Innanzitutto: leggere o vedere Un Coup de
In secondo luogo l’importanza della Dés? Leggere, e vedere, e sentire Un Coup de
sperimentazione visiva, che prende spunto persino Dés. Inevitabile, e dato per scontato anche per il
dalle recentissime proposte dei cartelloni “Lettore ingenuo” fin dalle prime righe della
pubblicitari. Ricorda Valéry in un suo progetto di Prefazione (dove si parla di “applicare uno
libro dedicato a Mallarmé: “La pubblicità e la sguardo alle prime parole del Poema”),
politica, che ne è attualmente una delle forme più l’approccio sinestetico in senso lato, esito di
false e volgari, gli erano odiose: eppure i quello “sregolamento dei sensi” di cui parla
manifesti lo facevano sognare. Egli ne studiava Rimbaud nella Lettre du Voyant. La sinestesia è
accuratamente l’impianto tipografico, talvolta fondamentale per cogliere la simultanea
calcolato con estrema abilità, e immaginava cosa convergenza, nonché lo scambio, di parola e
sarebbe stato un libro che avesse sfruttato immagine: come nel Gargantua et Pantagruel le
qualcuno di quei mezzi visivi – gli spazi bianchi, parole si fanno gelate e si condensano in confetti
una diversità marcata di caratteri – così da colorati, dunque diventano miracolosamente
imporre al lettore la volontà dello scrittore che visibili e tangibili, così dobbiamo qui consegnarci
sapesse speculare sulla sua aspettativa e sulla sua a una visione di parole le quali, pur fisse alla
attenzione” (P. Valéry, Mallarmé ed io, p. 79). È pagina, alla carta, sembrano muoversi negli spazi
appunto il risultato del Coup de Dés, che Pierre- bianchi dando l’idea dei rami di una pianta che si
Olivier Waltzer ha definito “ né prosa né verso, protendono al sole, oppure di una specie di
ma pensiero poetico distribuito sulle pagine e animale marino (un polpo, una piovra…) che
sostenuto da un gioco di bianchi e neri”. Qualche muove i propri tentacoli verso la luce.
anno prima, ribadendo la sua idea di poesia, In questo senso, però, le parole si
Mallarmé aveva significativamente anticipato: differenziano anche dalle immagini che formano.
“L’armatura intellettuale del poema se dissimula e Ciascuna parola è se stessa ed è, insieme, struttura
sta tutta – ha luogo – nello spazio che isola le o completamento di un’immagine che trova
strofe e nel bianco della carta: significativo ragione d’essere e forma nella presenza degli
silenzio che non è men bello comporre, dei versi” spazi bianchi che corrispondono a ciò che sono il
(Correspondance, p. 613). vuoto o il nulla per il formarsi dell’immagine
pittorica, la notte e il buio per una stella o una
Marina Giaveri costellazione, il silenzio per la musica (“Hai mai
pensato che l' essenza della musica non è nei
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suoni? Essa è nel silenzio che precede i suoni e L’Idea a cui qui si allude non è allora quella
nel silenzio che li segue”, leggiamo nel Fuoco di che Platone collocava nel mondo soprasensibile,
D’Annunzio). E se le parole si vedono, sempre per non è quell’a-priori intelligibile e visibile agli
sinestesia gli spazi bianchi sono silenzi, mentre la occhi della mente con cui comprendere e
carta, in termini platonici, diventa “ricettacolo” e giudicare il mondo sensibile; essa è concepita
limite che raccoglie e circoscrive non “tratti come pura luce, le cui “suddivisioni prismatiche”
sonori regolari o versi”, ma “suddivisioni si diramano nei vari fogli in cui si estende e si
prismatiche dell’Idea”. Nell’istante del loro muove il poema. All’origine orfica di questo testo
apparire e nella loro convergente durata (“l’instant che può essere anche inteso come cosmogonia, e
de paraître et que dure leur concours”), in “una al principio pitagorico del numero, si può
messa in scena spirituale esatta”, le parole si accostare la ricerca o il desiderio di un’idea
rappresentano come luce nella visione simultanea platonica intesa come assoluto, la cui
della Pagina, concepita come Unità capace di decostruzione come principio ontologico del reale
ospitare e dare forma all’accelerazione o al non ha lasciato al presente nient’altro che una
rallentamento del movimento generato traccia: il sogno, il richiamo di sirena, il miraggio
dall’accorpamento di tali parole. È questo l’esito di un naufrago – il segno (“Zeichen”) di cui va in
letterariamente più significativo e fecondo: fare cerca il naufrago di Hölderlin sulla traccia
vivere la fiction, farla affiorare e dissipare; fare sì dell’Ellade nella poesia L’arcipelago, oppure la
che ciò che accade, accada per ipotesi; e, perduta Atlantide invocata alle onde dal nocchiero
soprattutto evitare il racconto. “On évite le récit”: delle Grazie di Foscolo. Ancor di più, in questo
si vuole così cancellare qualsiasi rischio di poema cosmologico e paradossalmente mitologico
addensare contenuti, concetti o avvenimenti la purezza dell’Essere si disvela e si concede non
narrativi. Mentre Balzac, autore di récits per alla densità del pensiero, di una narrazione
eccellenza, scriveva: “Combien d’événements se mitologica o del logos, ma al mito come
pressent dans l’espace d’une seconde, et que de immagine sintetica e simultanea (la sirena, la
choses dans un coup de dé!” (H. de Balzac, Peau piuma solitaria smarrita, la costellazione, il
de chagrin, Paris, Gallimard, 2003, p. 16), con il fulmineo ritratto di Amleto), e al significante puro
suo Coup de Dés Mallarmé procede in senso come movimento e musica, accessibile ai sensi
opposto, verso la totale de-narrativizzazione e prima ancora che alla ragione, a una visione
soprattutto – come ha osservato Yves Bonnefoy – sregolata e veggente. Contrariamente a Platone,
verso una de-concettualizzazione che preluda che separava l’idea dall’immagine, qui l’idea
all’isolamento di quanto di più essenzialmente come desiderio di assoluto è messa alla dolorosa
luminoso e sinteticamente evocativo si possa dare. mercé dei sensi, e si rende visibile e leggibile
attraverso la sua balenante, prismatica rifrazione,

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vivendo nella parola come significante, appunto, un tiro di dadi (perché le hasard è caso ma è
nella sua instabilità e nell’immagine che essa anche scelta), ad ogni tiro di dado corrisponde il
forma. proporsi e l’azzerarsi insieme di tutte le
Il movimento che tende verso la luce non potenzialità del caso, così come il numero si nega
deve arrivare però a nulla di definitivo e di statico; e si chiude non appena si è dato come nascita
né, come sottolinea la lettura orfica di Maurice stellare. In questo, forse, potrebbero consistere il
Blanchot, alla luce totale: la poesia si concentra segreto e il codice iniziatico della poesia stessa.
nell’estasi, in quello slancio – “Le vierge, le La prepotente presenza del JAMAIS cancella le
vivace et le bel aujourd’hui”… e il “coup d’aile “circonstances eternelles” dopo averle rese
ivre” – che si alleggerisce di tutti i significati e, indispensabili nel momento del lancio, e affida a
appunto, si deconcettualizza, nell’uscita dalla un nuovo movimento, quello che nasce dal fondo
referenzialità, dalla trasparenza e della realtà, di un naufragio, le parole che salgono alla luce
dalla bianca agonia, dall’orrore del suolo. Ed dalle profondità marine e spaziano dall’abisso alle
ecco che l’epigrafe che taglia orizzontalmente il stelle, oblique o inclinate come gli atomi di
poema come una luce radiante (“Un Coup de Dés Democrito, in un disordine di voli, tagli, spruzzi,
/ Jamais / N’Abolira / Le Hasard”) torna a tempesta, naufragio, relitti, e di immersioni,
ribadirsi e a ribadire il suo dove: “Nulla avrà precipizi, vertigini. L’azzardo o il caso si
luogo se non il luogo” (“Rien / N’Aura Eu Lieu / confondono così con la sorte oziosa, “une chance
Que le Lieu”). L’Idea è tutta in re, nelle sue oiseuse”, il vecchio con la sua ombra puerile.
suddivisioni prismatiche di luce, suono, visione, Ugualmente l’ipotesi e il disastro si profilano tra
lettura; non è più ante rem. Per tornate all’Idea, l’abolizione (“N’Abolira”) e il caso (“Le
essa deve essere obliata; e si invoca la materia per Hasard”).
poter desiderare l’Ideale e a tradurlo in poesia. Anche la provocatoria perentorietà
Come Mallarmé scrive nella lirica L’azur, dell’epigrafe deve, alla fine, essere messa in
dubbio: c’è un forse (“PEUT-ÊTRE”), c’è un
- Le Ciel est mort. - Vers toi, j'
accours! donne, ô matière punto così lontano da fondersi con l’al di là, da
L'oubli de l'
Idéal cruel et du Péché
À ce martyr qui vient partager la litière
trovare fuori di sé l’Idea? È questo il movimento
Où le bétail heureux des hommes est couché (vv. 21-24). forse più ambizioso del Poema, che si condensa
nell’immagine centrale della CONSTELLATION
Il contatto con il divino si cala nella parola, e lascia aperto un nuovo varco, un ultimo
nell’ossessione di azzurro, nelle immagini marine miraggio, quello che traccia il momento
di schiuma, di ebbrezza, di volo che segnalano precedente all’arrestarsi (“avant de s’arreter / à
ancora una volta un movimento che trascrive la quelque point dernier qui le sacre”), un
tensione verso l’assoluto. Se Ogni Pensiero emette movimento rappresentato visivamente come una

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scala che scende verso il basso (o verso l’alto? Piccola storia bibliografica
climax o anticlimax? il movimento è reversibile): del Coup de Dés e dei suoi epigoni visuali
vigila, dubita, rotola, brilla e medita (“veillant /
doutant / roulant / brillant et méditant”)… E torna Stéphane Mallarmé muore nel 1898 a
al punto di partenza (“Toute Pensée émet un Coup Valvins per uno spasmo alla glottide. Tragica e
de Dés”), a un nuovo tiro di dadi che lascerà ironica rivalsa della parola scritta e declamata
ancora aperte le porte del caso, che non lo abolirà sopraffatta dal vuoto e dal silenzio della sua
mai, che darà nuova poesia. “Anche la poesia.
congiunzione stellare inganna” – scriverà Rilke in Della complessa opera del poeta e del suo
un’altra splendida poesia ispirata a una visionario pensiero, un libro in particolare Un
costellazione come metafora totalizzante, Il Coup De Dés Jamais N’Abolira Le Hasard
Cavaliere (Der Reiter, tratta dai Sonetti a Orfeo); scatena conseguenze rilevanti. Da quest’opera
“pure ci piace per un po’ credere alla figura. deriva una sterminata letteratura critica (che qui
Questo basta”. solo si evoca) e un’enorme influenza sulle opere,
letterarie e artistiche, che attraversano le
avanguardie del Novecento sino ai giorni nostri (a
Chiara Lombardi cui superficialmente accenno).
Dello spazio figurativo della pagina di
Mallarmé, della sola carta bianca (cioè di quel
vuoto tra una parola e l’altra) e del peso figurativo
ed estetico del carattere tipografico (cioè di quel
che vediamo e non di quel che leggiamo) vorrei
invece tentare di ricostruire una piccola storia
bibliografica.

Per cominciare dall’inizio: Mallarmé


compone il suo Coup de Dés nel marzo del 1897.
È stampato a Parigi e Londra da Armand Colin sul
periodico internazionale “Cosmopolis” tra le
pagine 419 e 427 del fascicolo numero 17 del
mese di maggio dello stesso anno. Giusto
quattordici mesi prima della sua morte.
La redazione della rivista, in una nota a piè
di pagina, prende prudentemente le distanze da

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quella stranezza del poeta: “...‘Cosmopolis’, ricordare la sua influenza sul “paroliberismo”, sul
volendo essere eclettica in letteratura come in “concretismo” e comunque su tutta l’arte – dal
politica, nonché giustificarsi contro il rimprovero Cubismo all’Astrattismo - che usa la parola come
che le è stato fatto di ignorare la nuova scuola materiale espressivo nella pittura.
poetica francese, offre ai suoi lettori un poema Bisogna però aspettare fino al 1960 per
inedito di Stéphane Mallarmé, il maestro trovare una citazione compiuta e dichiaratamente
incontrastato della poesia simbolista in Francia...”. derivata.
Solo nel 1914 il testo apparirà in volume, Ernest Fraenkel, che si autodefinisce
quindi dopo la morte dell’autore, stampato con la “bibliographe et attaché de recherches au
cura del genero del poeta Edmond Bonniot dalle C.N.R.S.”, dedica un intero libro, pubblicato a
Éditions de la Nouvelle Revue Française, che Parigi da Nizet, a Les dessins trans-conscientes de
diventeranno più tardi Éditions Gallimard, Stéphane Mallarmé, a propos de la typographie
glorioso editore parigino con sede al 35 & 37 Rue de Un coup de Dés.
Madame. Il libro porta in copertina la sobria e Finalmente uno studio e un’opera editoriale
raffinata grafica di tutti i libri dell’editore: carta dalle forti tinte visuali dedicata proprio a quegli
color panna incorniciata da due filetti perimetrali spazi bianchi e a quei segni neri che qui ci
rossi e uno nero, autore, editore e sottotitolo in interessano. Fraenkel, con l’entusiasmo del
maiuscolo nero e titolo in rosso. ricercatore e senza la supponenza del critico,
Da questo momento – siamo all’alba del disegna ben 68 tavole in bianco nero che
secolo e le avanguardie ancora affilano le armi – illustrano le relazioni formali tra quei blocchi di
si rincorrono le derivazioni poetiche (Apollinaire, testo sparpagliati sui fogli bianchi di Mallarmé.
Marinetti, Joyce), le analisi letterarie (Valery, Forse gli scappa un po’ la mano, la sua ricerca gli
Proust, Gide, Luzi), le correlazioni filosofiche fa inseguire azzardati refoli di pensiero, ma certo
(Derrida, Lyotard), le evocazioni psicanalitiche è il primo a prendere solidamente in pugno il
(Freud), i paralleli musicali (Wagner, Debussy, tema. Il Coup de Dés viene analizzato come un
Ravel, Milhaud, Cage), gli intrighi editoriali opera figurativa destinata al piacere degli occhi e
(Gallimard, Vollard) e naturalmente i legami con non come una poesia che è invece cibo per la
la pittura (Redon, Manet, Renoir). Belle parole e mente e suono per le orecchie. Le tavole
illuminanti pensieri che lasciamo aleggiare sopra scompongono le forme, riconnettono tra loro i
la piccola storia bibliografica che qui si racconta. pesi formali della pagina, sciolgono il verso in
materia pittorica. Non è che l’inizio.
Ignorando quindi il verso poetico e
guardando invece solo all’aspetto figurativo Il passaggio successivo ci sposta in Belgio
occupato da Mallarmé, si deve naturalmente dove, in un giorno del 1946, René Magritte regala

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una copia del Coup de Dés al collega pittore attraversato l’intero corso della poesia lineare
Marcel Broodthaers (Bruxelles 1924 - Köln concreta e visuale internazionale, pubblica a San
1976). Quel libro è l’emblema dell’influenza che Francisco con i tipi delle sue Edizioni JCT un
Mallarmé esercita sulla ricerca di Broodthaers sul libro intitolato, più o meno, a Me-t-rica n’-aboo-
testo e la tipografia che si esplicita nella lira, dove i miei trattini stanno al posto di un
composizione di parole o lettere su carta o su tela cambio di carattere e di colore.
che talvolta combina con brevi poesie. Una Il libro risulta composto nel 1968 e
folgorazione sul percorso dell’artista e un debito stampato, guarda caso, nel novembre 1969. Il
dichiarato che si sublima nel novembre 1969 con libro ignora la copertina originale di N.R.F., porta
la pubblicazione ad Anversa di un libro con lo un significativo doppio copyright (Mallarmé +
stesso titolo e la identica veste tipografica di Diacono) ed è composto da “blocchi rettangolari
copertina, ma un diverso autore e quel che più coincidenti ....”, questa volta coadiuvati da due
conta un diverso “sottotitolo”. diversi colori, blu e arancio. Una piccola rarità
Mallarmé dopo il lungo titolo scrive editoriale (199 esemplari dichiarati) che è parte
“Poème”, Broodthaers scrive “Image”. In questa fondante della storia che qui si racconta.
differenza sta la chiave di lettura delle due opere,
nello scivolamento dalla disciplina della poesia e A questo punto va ricordato che, dagli anni
quella dell’arte figurativa. Una parola sola compie Settanta, il Coup de Dés diventa protagonista di
la miracolosa alchimia. numerose opere pittoriche e abbeveratoio per le
La trasfigurazione di Broodthaers è ispirazioni di tanti artisti della contemporaneità.
realizzata in diverse versioni, 90 esemplari su Cito un po’ a caso dei nomi (aiutato in questo da
carta trasparente, 10 su fogli di alluminio e 300 su un bel libro edito da Walther Konig a Köln e
carta comune. Ognuna di queste porta, in vece curato da Sabine Folie), giusto per invogliare
delle parole, dei blocchi rettangolari coincidenti, qualcuno a ricostruire la storia delle relazioni tra il
per posizione e dimensione, a quelle del libro e l’arte figurativa: Robert Barry, Lothar
capostipite del poeta. Righette e blocchi Baumgarten, Marcel Broodthaers, Rodney
tipografici neri e grigi che traducono il verbo in Graham, Ulrike Grossarth, Jarosław Kozłowski,
struttura visuale evidenziandone le possibilità David Lamelas, Ewa Partum, Gerhard Rühm,
figurative attraverso una rigorosa sintesi Dominik Steiger, Ana Torfs, Peter Tscherkassky,
concettuale. Joëlle Tuerlinckx, Ian Wallace. A cui aggiungerei
qualche più o meno giovane artista che con
Qualche volta il caso, o la malizia, si mette Mallarmé qualche debito deve pur averlo: Tacita
di traverso al lavoro del povero bibliografo. Mario Dean, Tracey Emin, Stefano Arienti, Micol
Diacono (Roma 1930), artista-poeta che ha Assaël, Monica Bonvicini, Chiara Dynys, Marzia

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Migliora, Sabrina Mezzaqui, Ottonella Mocellin, Ancora un sottotitolo diverso: “sculpture”. Il
David Shringley, fino a Manuela Bertoli che ci libro è definitivamente passato dall’astrazione
offre ora un buon motivo per queste divagazioni. poetica della parola alla forma, seppur debolmente
visibile, di quella scolpita.
Ma riprendiamo la storia bibliografica con il
definitivo salto ai giorni nostri. Nel 2008 l’artista Infine un annuncio dell’editore tedesco
americano-canadese Michael Maranda (Toronto Walther König che mi consente l’opportunità di
1960), pubblica per Art Metropole di Toronto un citare un libro che non è ancora stato stampato e
Coup de Dés, ancora con la stessa grafica di che quindi non ho mai visto. Si tratta di un’opera
copertina, in cui sostituisce le parole “poème” e dell’artista inglese Cerith Wyn Evans (Wales
“image” dei predecessori con la parola “livre”. 1958) intitolata “...”, dove nei puntini custoditi tra
Allora finalmente il libro smette di essere altro da le virgolette del titolo sta quindi il nulla. Una
sé stesso. Il nome del nuovo autore e del nuovo situazione che sarebbe piaciuta a Mallarmé.
sottotitolo si sovrappone a quello originario. Il Anche il sottotitolo, va da sé, afferma la volontà
bianco, il vuoto, il silenzio evocato si di sradicare la parola dal suo significato e da ogni
impadroniscono definitivamente della pagina. Gli funzione informativa: “Delay”. Del contenuto,
ormai ben noti “blocchi rettangolari coincidenti come detto, devo tacere perché non so nulla. Certo
....” sono stampati in bianco su carta bianca. Le è che dopo questo libro non si sa davvero cosa si
pagine, infotografabili, svaniscono in una possa ancora togliere.
dimensione più onirica che tipografica.
Questa storia, che sembra farci precipitare
Siamo quasi all’ultimo atto, o almeno a nel burrone del vuoto, è in realtà preconizzata
quello ad oggi visibile. dallo stesso maestro Mallarmé, inventore del
Michalis Pichler, giovane artista berlinese, primo ipertesto della storia del linguaggio. Lui
pubblica nel 2008 due diverse versioni del libro aveva già avuto un’altra “idea visionaria” che la
per le sue edizioni Greatest Hits. ricostruzione qui accennata dimostra essere
Non hanno più parole o tracce grafiche corretta. Il suo trentennale progetto di scrivere “Le
stampate, solo “forature” della pagina Livre” (opera destinata a superare la forma pur
naturalmente corrispondenti a “quei blocchi”. Una avanguardistica del Coup de Dés) è summa del
prima serie su carta, in 500 esemplari, ha i fori pensiero, situato oltre la scrittura, oltre la lettura e
realizzati a laser con qualche traccia di bruciatura oltre la forma tipografica, un’architettura
lasciata dal mezzo meccanico. L’altra, 90 editoriale totale da “stamparsi in 480.000 copie,
esemplari, su carta trasparente, sempre più lieve, da vendersi a 2 franchi e da impegnare cinque
immateriale, concettuale. anni di pubbliche letture”. Un libro-spettacolo che

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“si scrive da solo” attraverso la combinazione Manuela Bertoli: Il caso Stéphane
sempre diversa delle pagine, delle lingue, dei
pensieri. Una grande matrice di forme, che Un dado. Molti dadi. Un oggetto
anticipa la modernità novecentesca, frutto di un astrattamente perfetto e ad alto gradiente
happening collettivo dal rituale religioso. simbolico, incarnante nella sua natura algida di
Il libro dei libri. poliedro esatto la perfezione del codice e insieme
l’imperscrutabilità del caso. Insieme, un destino
Al racconto di questa visione, e alla sua che si vuole legato sorgivamente alle origini
necessaria continuazione, è dedicata dal 1999 al stesse dello huizinghiano Homo Ludens.
2005 una colossale opera artistica permanente E il Mallarmé del Coup de Dés. E i creatori
dell’artista Klaus Scherübel (Wien 1968) intitolata di cosmi, gli ordinatori del caos, e i loro infiniti
Mallarmé le livre poi continuata in varie versioni nomi. E un’idea di arte, di pratica artistica, come
in inglese, tedesco e olandese. Lavoro testuale e progetto di ordinamento arbitrario, nascente da un
visuale che mette in gioco scrittura, verso poetico, logos che è a sua volta generatore d’altre
segno figurativo, fotografia, installazione, scultura ambiguità, di altre pulsazioni e fluenze d’alea.
e video. Non un omaggio o una citazione ma una Manuela Bertoli lavora sulla versione
continuazione del delirio di Mallarmé interrotto poetica dell’entropia informazionale, assumendo
solo dalla morte del poeta. Qui la grandiosità la natura simbolica e convenzionale del dado e
dell’opera trova, lentamente e costantemente nel piegandola a farsi matter di un processo
tempo, la sua realizzazione. meticoloso, scrutinante, concettualmente
cautelatissimo; rendendolo cellula d’una
Al paziente lettore di queste note daremo moltiplicazione che assume sia gli aspetti del
conto in futuro della continuazione di questa cortocircuito tautologico – formulare una struttura
storia. significativamente schiarita e determinata per
comunicare termini come vertige, hasard,
Giorgio Maffei absence, chance – sia quelli di una composizione
fissa, immutabile, definitiva, ma dal senso
indecifrabile; sia quelli, ancora, in valore
funzionale ed essenziale di segno, della
formulazione delle fattezze mortali di Mallarmé
stesso, e di Pascal, del caso maestri.
Dell’oggettualità del dado Bertoli assume la
straniata natura materiale, la politezza che lo
rende esteticamente insensibile. E lo colloca su

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superfici a loro volta anestetiche, linde e lucenti, Ecco dunque la meticolosità feroce di
la cui monocromia suoni piuttosto come acromia Bertoli, l’acribia nel fissare e rispettare le regole
(la quale “peut représenter le mystique, del processo, la continua verifica mentale, l’aroma
l’intériorisation, la contemplation, l’imperceptible, di strutturazione logico-matematica con retrogusti
l’indicible, l’infini-éternel, la sensibilité pure, le di codice sorgente, il tempo lungo e come
rien”, ha scritto Gottfried Honegger, 1988), e sospeso, indefinitamente espanso, di un fare che
dunque come scarto radicale, d’igiene intellettuale trova il proprio senso in se stesso, a partire dalla
e sensuale, rispetto alla polluzione visuale sottrazione, o dall’ambiguità, o dalla sovversione
corrente. Usando procedimenti calcolati, d’un senso possibile.
controllati, necessitati ancorché arbitrariamente, Ecco questo “mettere al mondo il mondo”
secondo un filone d’esperienza che va dai attraverso segni, di boettiana memoria, sapendo
“peintres à signes” – Le regole del gioco, infinite che l’innommable beckettiano, l’unattainable di
partite è un titolo di Gastone Novelli, che le De Kooning non può più passare attraverso quella
hasard stesso ha voluto asincrono vicino di studio che René de Solier chiamava “biologie de l’acte
di Bertoli – alla deriva concettuale di un Boetti, di d’écrire, peindre, dessiner”, ovvero attraverso una
un Opalka, di un On Kawara, di una Hanne qualità fisica, e piuttosto va sperato nel collasso
Darboven, di una Dadamaino, maestri tutti del del codice, nel compimento deflagrante del
proliferare a vario titolo e in situazioni diverse, progetto significativo, nella ekpurosis dell’idea e
perdendosi e trovandosi, del senso tra cosmo e del processo.
caos: per non dire dell’ambito intellettuale E non si può – non posso – fare a meno di
appropriatissimo del lavoro tutto di Bertoli, la cui pensare al computer Mark V e ai monaci tibetani
fisiologia devitalizzata s’intuisce impregnata della dell’Arthur C. Clarke di The Nine Billion Names
blankness confidente e teorica del foglio, ovvero of God, 1953: “Well, they believe that when they
la pagina: dico del suo inscriversi per scelta, have listed all His names – and they reckon that
amore, vocazione, nel territorio di An anthology of there are about nine billion of them – God’s
chance operations, concept art, anti-art, purpose will have been achieved. The human race
indeterminacy, improvisation, meaningless works, will have finished what it was created to do, and
natural disasters, plans of action, stories, there won’t be any point in carrying on... When
diagrams, music, poetry, essays, dance, the list’s completed, God steps in and simply
constructions, compositions, mathematics di winds things up... bingo!”
Jackson MacLow e LaMonte Young, 1963,
ovvero dell’eredità migliore della lezione di Flaminio Gualdoni
Marcel Duchamp e John Cage.

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[Da] Ultima visita a Stéphane Mallarmé rimettere in questione l’oggetto stesso della
letteratura. La sua opera difficile da capire,
[...] impossibile da ignorare, divideva il pubblico
colto. Povero e senza onori, la nudità della sua
Ho visto per l’ultima volta Stéphane condizione rendeva vili le altrui fortune; ma si era
Mallarmé il 14 luglio 1989, a Valvins. Concluso il assicurato, senza cercarle, delle fedeltà
pranzo, mi condusse al suo “gabinetto di lavoro”. straordinarie. Quanto a lui, il cui sorriso da
Quattro passi in lunghezza, due in larghezza, la saggio, da vittima superiore, era biasimo silente
finestra aperta alla Senna e alla foresta attraverso all’universo, mai aveva domandato al mondo se
un fogliame tutto squarciato di luce, e i fremiti più non ciò che vi è di più raro e prezioso. Lo trovava
lievi del fiume luminoso fiocamente ripetuti dai in sé stesso.
muri.
Mallarmé si preoccupava degli ultimi
dettagli della realizzazione del Coup de Dés. Siamo andati nei campi. Il poeta “artificiale”
L’inventore considerava e ritoccava a matita coglieva i fiori più semplici. Fiordalisi e papaveri
questo nuovissimo meccanismo che la tipografia ci riempivano le braccia, l’aria era fuoco; lo
Lahure aveva accettato di costruire. splendore assoluto; il silenzio pieno di vertigine e
Nessuno ancora aveva cercato, né pensato di di rimandi; la morte impossibile o indifferente;
cercar di dare all’immagine di un testo un tutto terribilmente bello, ardente e dormiente; le
significato e un’azione simili a quelli del testo immagini del suolo tremavano.
stesso.
[...]
[...]
Mallarmé mi mostrò la piana che l’estate
Mentre Mallarmé mi parlava, con il dito precoce cominciava a dorare: “Ecco, disse, è il
sulla pagina, ricordo che il mio pensiero si primo colpo di cimbali dell’autunno sulla terra.”
concentrò su quello stesso momento.
Distrattamente esso vi attribuiva come un valore Quando venne l’autunno, non c’era più.
assoluto. Pensavo, vicino a lui vivo, al suo destino
come compiuto. Nato per l’incanto degli uni, lo Paul Valéry
scandalo degli altri, e per tutti meraviglia: per
questi, di follia e d’assurdità; per i suoi,
meraviglia d’orgoglio, di eleganza e di pudore
intellettuale, gli erano bastate poche poesie per
[Traduzione di M. Giaveri]

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BIBLIOGRAFIA

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2009 Hasard, Paris, « Cosmopolis », n.17, maggio 1897.

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Le Hasard. Image. Antwerpen, Galerie Wide White Hasard. Poème, Paris, Éditions de la Nouvelle Revue
Space, Köln, Galerie Michael Werner, 25 novembre Française, 1914.
1969.
S. Mallarmé, Correspondance, Paris, Gallimard, 1995
R. G. Cohn, L’oeuvre de Mallarmé, Paris, Les Lettres, (nel testo traduzione di M. Giaveri).
1951.
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G. d’Annunzio, Il fuoco, Milano, Mondadori, 2002. hasard. Livre, Toronto, Art Metropole, 2008.

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2003. Hasard. Sculpture, Berlin, Greatest hits, 2008.

M. Diacono, “a Me-t-rica n’-aboo-lira”, San K. Scherübel, Mallarmé. Das Buch. The Book. Le
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Stéphane Mallarmé, a propos de la typographie de
Un Coup de Dés. Paris, Librairie Nizet, 1960. P. Valéry, Mallarmé ed io, Pisa, ETS, 1999.

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LA BIBLIOTECA DELLA FACOLTÀ Situata nel palazzo sede dell’Università, negli spazi
DI LETTERE E FILOSOFIA un tempo occupati dalla Biblioteca Nazionale Universitaria,
in un ambiente di grande fascino e suggestione, tra le
scaffalature e i ballatoi di legno che conservano i fondi
antichi e le biblioteche personali e le scaffalature in metallo
e i ballatoi su tre e quattro piani delle sale di lettura e studio,
la Biblioteca oggi possiede oltre 260.000 volumi e opuscoli
e 520 testate di periodici, che offrono la più ampia
documentazione bibliografica in ogni ramo delle scienze
letterarie, storico-filosofiche, filologico-letterarie e storico-
artistiche. E’ ricca inoltre di una raccolta tra le più complete
e interessanti di banche dati elettroniche (repertori,
bibliografie, fonti per l’antichità e il medioevo, abstracts e
documenti a testo intero), raccolta che rappresenta in
qualche modo l’evoluzione del concetto di biblioteca, il
passaggio nella continuità da biblioteca storica a biblioteca
digitale.

Pur diventando negli ultimi anni sempre più una


struttura specializzata per la didattica e l’aggiornamento, la
Biblioteca tuttavia non ha mai dimenticato la sua funzione
storica di conservazione del patrimonio librario e di
memoria della Facoltà, continuando ad acquisire fondi
Il mondo è fatto per finire in un libro privati, biblioteche personali di studiosi e docenti
Stéphane Mallarmé dell’Ateneo, biblioteche di famiglia. L’insieme di tali
raccolte offre una documentazione ricchissima della
produzione italiana dell’Ottocento e del Novecento nei
Centro naturale, e materialmente esemplare, degli
settori della letteratura, della filologia e della linguistica,
studi condotti nella Facoltà di Lettere e Filosofia, la
della storia, della filosofia, dell’arte, del giornalismo e della
Biblioteca dalla sua costituzione (1885) ha accompagnato la
comunicazione, con significative estensioni anche
vita della Facoltà stessa seguendo il formarsi e il
all’editoria francese, inglese, spagnola e tedesca e con rare
consolidarsi di scuole e tradizioni e il sorgere di nuovi
prime edizioni e testi del Cinquecento, Seicento e
indirizzi di studio e ricerca.
Settecento.

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Alcuni di questi fondi privati (i libri donati da Carlo Lo studio attento dei fondi, che la Biblioteca ha
Passaglia, Rodolfo Renier, Ernesto Schiaparelli, Ettore iniziato come progetto di ampio respiro, inserendosi in un
Stampini, fra molti altri) sono state assorbiti all’interno del filone di ricerca sulle collezioni personali a livello nazionale,
patrimonio della Biblioteca, fondendosi con il complesso permette di addentrarsi in un fitto sistema di relazioni,
della documentazione sia a livello di catalogazione sia di scoprire sovrapposizioni (molto frequenti), assenze e
collocazione fisica e perdendo quindi in tutto o in parte la presenze, ricostruire il percorso di un libro, scelto o donato,
loro originaria autonomia. Altri (le biblioteche di Arturo letto e postillato o intonso, di suggerire infiniti spunti e
Graf, Augusto Rostagni, Matteo Giulio Bartoli, Arturo suggestioni, di descrivere “il libro” da un punto di vista
Farinelli, Piero Martinetti, Benedetto Parini Chirio, biblioteconomico, bibliologico (carta, legature, ex libris,
Emanuele Artom, Annibale Pastore, Pasquale D’Ercole, fra dediche, note di possesso, glosse, marginalia…), storico.
molte altre) sono stati conservati come nucleo a sé stante e
hanno mantenuto la loro integrità e identità. Un altro percorso di studio e ricerca e di
valorizzazione del patrimonio che la Biblioteca, unica
nell’Ateneo torinese, ha intrapreso è il progetto di
digitalizzazione di opere antiche, edizioni rare e in taluni
casi uniche, che rientra in un più ampio studio dedicato alle
Risorse online per gli Scrittori d’Italia.
Il progetto OPAL libri antichi (dove OPAL sta per Online
Access Library, biblioteca ad accesso aperto), censito fra
l’altro nel portale internazionale MICHAEL è giunto ormai
a oltre 7600 testi, editi tra il Quattrocento e l’Ottocento,
digitalizzati e resi interamente e liberamente disponibili
sull’home page della Biblioteca.
Fiore all’occhiello del progetto è la Collezione Teatrale,
oltre 900 commedie, tragedie, melodrammi e favole
pastorali di autori italiani del XVI e XVII secolo, che
costituiscono un unicum ampiamente studiato a livello
internazionale.

Rosangela Risso
Le raccolte conservate nella Biblioteca della Facoltà
di Lettere e Filosofia costituiscono un osservatorio
privilegiato per analizzare la struttura e le caratteristiche
delle biblioteche private del Novecento.

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