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Mallarmé, Stéphane. - Poeta francese (Parigi 1842 - Valvins, Fontainebleau, 1898).

Fu uno dei massimi


esponenti della poesia simbolista. Nei suoi versi cercò di raggiungere la "poesia pura", mediante un lin-
guaggio che, con ermetica oscurità, comunicasse al lettore attraverso la musicalità del ritmo e dei suoni e la
suggestione delle immagini; la sua poesia, che con un linguaggio raffinato e involuto cerca di attingere al
fondo misterioso della vita e ai suoi rapporti con il cosmo, è accompagnata da un senso costante di falli-
mento e di disperazione.
Vita. Studiò a Parigi e a Sens, con risultati ora brillanti, ora mediocri. Dal 1862 cominciò la sua collabora-
zione, con articoli e poesie, alle riviste letterarie. Nel 1863 fu nominato professore d'inglese al liceo di
Tournon, e proseguì la sua modesta carriera nei licei di Besançon (1866), di Avignone (1867) e infine in
quelli parigini (Fontanes, Janson-de-Sailly, Rollin), dal 1871 al 1894. Nel 1894 chiese il collocamento a
riposo e si ritirò con la famiglia a Valvins, in una casetta sulle rive della Senna, dove potè proseguire il suo
ostinato lavoro di poeta tormentato, assorto in una meditazione d'arte che avrebbe esercitato una grande
influenza sulle nuove generazioni letterarie.
Opere. Fin dai suoi primi versi, pubblicati nell'Artiste e nel Parnasse contemporain (1866 e 1871), pur
nell'evidente imitazione di Baudelaire (la lettura delle Fleurs du Mal lo sconvolse e suggestionò profon-
damente) si manifesta una sua originale ricerca di espressioni più dense, essenziali, ermetiche: la poesia
deve avere necessariamente per lui un linguaggio per iniziati, oscuro, misterioso, atto a dipingere non la
cosa, ma l'effetto che la cosa produce. E questo per l'angoscia fondamentale della situazione del poeta: la
sua aspirazione alla purezza, all'assoluto, la sua coscienza del Nulla, il suo sperato conforto nella Bellezza.
Da tale tensione drammatica, che conosce continue crisi d'impotenza e l'ossessione della creazione, nasce
una poesia che cerca di modularsi sul ritmo essenziale dell'esistenza spirituale, di attingere il puro pensie-
ro, il fondo misterioso della vita, i suoi rapporti col cosmo; e sembra librarsi su un abisso di vuoto e di
silenzio, con un senso costante di fallimento, di disperazione. Di qui l'opera in buona parte frammentaria e
nel complesso gracile di M., dall'egloga L'Après-midi d'un faune (1865; pubbl. 1876) a Hérodiade (1864-
67; pubbl. 1871), ai Feuillets d'Album, ai Vers de circonstance, ai “tombeaux", agli “éventails". Ma nei suoi
rari volumetti, che contengono anche pagine di critica e traduzioni (Poésies, 1887; Album de vers et de
prose, 1887; Les poèmes d'E. Poe, 1888; Pages, 1891; Vers et prose, 1893; La musique et les lettres, 1895;
Divagations, 1897), sono alcune fra le più celebri liriche della poesia moderna: Apparition, Les Fenêtres,
Les Fleurs, L'Azur, Brise marine, Sainte, Prose (pour des Esseintes), ecc. A questa esile produzione sono da
aggiungere il racconto Igitur ou la Folie d'Elbehnon (1869; pubbl. 1925) e la prosa ritmica, originalissima
nella sua oscurità e nella disposizione tipografica, Un coup de dés jamais n'abolira le hasard (1897; ried.
1914). Sull'opera sua, misconosciuta o incompresa in un primo tempo (i redattori della terza serie del Par-
nasse contemporain non vollero pubblicare L'Après-midi d'un faune) richiamarono l'attenzione P. Verlaine
nei suoi Poètes maudits (1884) e J.-K. Huysmans nel suo romanzo À rebours (1884). M. fu considerato,
accanto a Verlaine, maestro della scuola simbolista; la sua casa, rue de Rome, 87, in cui abitò dal 1875, fu
frequentata da letterati e artisti; accorsero ai suoi “mardis" specialmente i giovani poeti e scrittori: P. Va-
léry, A. Gide, P. Louÿs, F. Viélé-Griffin, H. de Régnier, J. Moréas, P. Claudel, ecc. Anche fuori della Fran-
cia la poesia di M. ha avuto largo seguito, se non subito, col diffondersi del gusto e della poetica del deca-
dentismo. In Italia il suo influsso, già avvertibile nelle esperienze liriche e “frammentiste" delle generazioni
postdannunziane, si fa soprattutto evidente negli anni fra le due guerre, con l'ermetismo.

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