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Le lingue romanze o lingue latine o lingue neolatine sono le lingue derivate dal latino, che hanno nel mondo

come primo e unico idioma oltre un miliardo di persone (quasi un miliardo e 200 milioni di parlanti, precisamente: 1.186.048.431), che, usandole nelle diverse parlate anche come seconda o altra lingua, arrivano al miliardo e mezzo di individui (oltre un sesto dell'umanit) che parlano questi linguaggi, che si posizionano almeno al secondo posto (secondo alcuni al primo posto fra qualche anno) come sistema comune di lingue parlate nel mondo. Esse sono l'evoluzione diretta non del latino classico ma del latino volgare a seguito dellespansione dellimpero romano. Tali variet linguistiche vennero dunque inizialmente definite come volgare, ossia popolare nel senso etimologico del termine (da vulgus, "popolo" in latino). La parola volgare non va dunque intesa come dispregiativa, ma semplicemente come riferimento alla lingua vernacolare, quella cio impiegata - nella sua forma prevalentemente orale - nella vita quotidiana, in distinzione a quella della tradizione letteraria e ufficiale dello stato romano. Il termine romanzo deriva dallavverbio latino ROMANICE riferito al parlare vernacolo (romanice loqui) rispetto al parlare in latino (latine loqui). Da ROMANICE deriva la forma francese romanz, da cui litaliano romanzo. Tali parlate formano quello che in dialettologia viene chiamato continuum romanzo. Larea in cui si sono sviluppate - e sono ancora parlate nelle loro versioni contemporanee - tali lingue viene chiamata Romnia e corrisponde in linea di massima alla parte europea occidentale dellimpero romano, esclusa la Britannia, con laggiunta del territorio corrispondente alla Dacia e di altre isole linguistiche neolatine minori diffuse nei Balcani (lingue romanze balcaniche). Nel Nordafrica l'invasione araba (VIII secolo) ha cancellato ogni volgare latino che vi si era sviluppato, mentre la persistenza dell'impero nella sua porzione orientale, con l'impiego prevalente della lingua greca a livello ufficiale, ha impedito la diffusione popolare del latino, prevenendo sviluppi linguistici analoghi a quelli occorsi nella porzione occidentale. I latini volgari, come del resto il latino classico e le lingue romanze, vengono classificati nelle ramificazioni delle lingue italiche, nell'albero delle lingue indoeuropee.

Le lingue romanze oggi Principali differenze tra lingue romanze e latino

Le lingue romanze in Europa Le lingue romanze moderne differiscono dal latino classico per vari aspetti: Mancano i casi (ad eccezione del rumeno che ne conserva alcuni tratti);

Manca il neutro, quindi esistono solo due generi grammaticali, a differenza del latino classico (fanno eccezione il rumeno, il napoletano, i "plurali sovrabbondanti" italiani e pronomi neutri in siciliano, catalano, italiano, portoghese e spagnolo); Uso degli articoli grammaticali, a partire dai dimostrativi latini; Introduzione di nuovi tempi (passato prossimo) e modi verbali (condizionale); Sostituzione del tempo perfetto con nuove forme composte dal verbo "essere" o "avere" pi il participio passato (ad eccezione del portoghese, in cui si trova una forma verbale derivata dal latino).

Il sardo una delle lingue pi isolate e, come tale, ha conservato una maggiore somiglianza con il latino. Anche il toscano (da cui deriva l'italiano) molto conservativo. Il francese la lingua pi innovativa e la pi discosta dal latino (essendo notevolmente influenzata dalle lingue germaniche parlate dagli antichi Franchi), mentre il rumeno una sintesi che affianca ad una forte conservazione della base latina elementi innovativi d'origine slava, albanese, greca e turca. Grado di evoluzione secondo gli studi effettuati dal linguista di origini italiane Mario Pei rispetto al latino:

Lingua Lingua Lingua Lingua Lingua Lingua Lingua Lingua

sarda: 8% italiana: 12% spagnola: 20% rumena: 23,5% catalana 24% occitana (provenzale): 25% portoghese: 31% francese: 44%

Dialetti romanzi A rigore il numero delle lingue romanze dovrebbe corrispondere a quello di tutte le variet neolatine (dette dialetti romanzi) parlati allinterno della Romnia. Solo alcune di queste lingue per hanno subito nel corso del tempo delle normalizzazioni (per il lungo uso, l'opera delle Accademie e dei grammatici nonch il peso della tradizione letteraria) e godono di uno status di ufficialit: il portoghese (con oltre 240 milioni di parlanti: 241.339.200),
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lo spagnolo (con quasi 450 milioni di parlanti: 446.373.914), il francese (con 119 madrelingua, secondo l'organizzazione per la francofonia ed oltre 200 milioni di studenti che lo [senza fonte] conoscono ), litaliano (con quasi 70 milioni di parlanti: 67.602.162), il rumeno (con quasi 27 milioni di parlanti: 26.313.100) e il catalano (con quasi 10 milioni di parlanti: 9.118.882). A queste possiamo aggiungere le lingue alle quali stato riconosciuto uno status di ufficialit in ambito locale, sebbene non abbiano ricevuto una normalizzazione o labbiano ricevuta incompleta o non unanimemente accettata dai locutori: il galiziano, il mirandese[1], loccitano, larpitano, il sardo, il friulano, il ladino dolomitico, il romancio. Vi sono poi lingue che sono state riconosciute come tali dallUNESCO ma che spesso non godono di alcuna forma effettiva di tutela o non hanno ancora subito alcuna normalizzazione: lasturiano, laragonese, il leonese, il provenzale, l'alverniate, il limosino, il piccardo, il vallone, ilnormanno, il gallo, il corso, il ligure, il piemontese, il veneto, il lombardo, l'emiliano, il romagnolo, il napoletano, il siciliano, l'istrioto, l'arumeno, il morlacco, l'istrorumeno ed il meglenorumeno. Il riconoscimento (o la volont di riconoscimento) delle parlate minori, prive di una norma unitaria, ha reso possibile lintervento di singoli, o di piccoli gruppi pi o meno privati, che si sono proposti di sopperire alla bisogna. Tabella 1 - Analogie tra alcune parole in diverse lingue romanze N.B. Questa tabella ha uno scopo puramente esemplificativo e pertanto contiene un numero limitato di lingue. Le lingue sono state scelte per il loro discostarsi progressivo dal latino, da sinistra a destra, ponendole tanto pi a destra quanto pi sono discoste dal quest'ultimo. Occitano e Catalano sono incluse entrambe allo scopo di mostrare la transizione tra due lingue assai prossime tra loro. Lat Sardo(C Itali Cr Castiglia Port Occ Cat Fri Fra Rumen ino ampidan ano so no(Spagn ogh ita ala ula nce o(Rom ese) olo) ese no no no se na) cas casu eus for mag gio / caci cas queso giu / fur queij for for for fro ca o mat mat ma ma ge ge di ge
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o can cantai tar e cap craba ra cla crai ve eccl crsia esia hos spidali pita lis ling lingua ua plat prazza ea pon ponti s noc notti te

ma gliu cant can can cja cha cnta ar tar tar nt nter cabr cab cab cja ch capra a ra ra vre vre chav clau clau clf cl e cheie

cant can cantar are t capr cap cabra a ra chia chja llave ve ve chie chje iglesia sa sa osp ospi hospital edal dal e e ling ling lengua ua ua piaz piaz plaza za za pon pon puente te te nott nott noche e e

igrej gli esgl gle gli biseric a sa sia sie se hosp espi hos osp hp spital ital tau pita ed ital l l lingu ling llen len lan limb a ua gua ghe gue pra pla pla pla plac pia a a a ce e pont pn pon pui pon pod e t t nt t noite nui nit t / nu ch gno nuit noapte t

Problemi di riconoscimento Sebbene tra i linguisti sia comunque prevalente la tendenza a non distinguere tra dialetto e lingua da un punto di vista sostanziale, lattribuzione dello status di lingua piuttosto che di dialetto a questa o quella parlata risulta sempre essere problematica e gravida di polemiche, in quanto le lingue sono quasi
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sempre sentite come intimamente legate al concetto di nazione e, per questo, la loro categorizzazione risente notevolmente di spinte socio-politiche che talvolta tengono in poco o nessun conto criteri filologici o sociologici di classificazione. Un esempio esplicativo pu essere il seguente: istrorumeno, meglenorumeno e macedorumeno non hanno status ufficiale di lingua (da un punto di vista politico) pur essendo pi discoste dal romeno del moldavo (lingua ufficiale della Repubblica moldava). Un altro esempio quello della lingua corsa, riconosciuta come lingua dalla legge francese (che la considera una lingua regionale sin dal 1974) e dalla classificazione ISO 639 sebbene (in quanto parte del gruppo toscano) sia ben pi vicina allitaliano letterario di quanto non sia, ad esempio, il marchigiano che invece non gode di alcun riconoscimento. Va inoltre segnalato che le variet romanze formano un continuum dialettale; questo implica che a livello dialettale la transizione da una parlata allaltra sia quasi sempre appena avvertibile, senza distinzioni nette. dunque impossibile dare un esauriente e definitivo elenco delle parlate romanze, in quanto i caratteri identificativi di una parlata sfumerebbero inevitabilmente in quelli delle parlate vicine; dunque a formare unidentit locale concorrono fattori di coscienza e di storia comune pi che di effettiva differenza linguistica. Per questo motivo istanze di natura sociale, culturale, politica ed economica giocano un ruolo fondamentale nei dibattiti se considerare un dato idioma come "lingua" o "dialetto", nonostante tale distinzione non trovi alcun supporto solido da un punto di vista strettamente linguistico. Idiomi che non hanno ottenuto lo status di "lingua ufficiale", o che non possiedono una tradizione letteraria significativa, o che non hanno sviluppato una forma standard su base almeno regionale, sono spesso andati incontro a frammentazioni o persino all'estinzione. D'altra parte, alcuni idiomi che pure vantano produzioni letterarie anche notevoli e che sono parlati da milioni di locutori (ad esempio il napoletano), non hanno mai ottenuto uno status di lingua ufficiale per motivazioni storiche e socio-economiche (e non certo linguistiche). Classificazione delle lingue romanze Lunit linguistica, intesa come conformit di usi linguistici allinterno di ampie comunit di parlanti, non la condizione naturale della lingua. La variazione del tutto normale e non solo
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tra le diverse comunit, ma allinterno di ciascuna di esse ed limitata soltanto dalla contingente necessit di comunicare. Gi Dante aveva osservato che in una stessa citt non si parla allo stesso modo in tutti i rioni. Esistono quattro tipi di variazione: la variazione diatopica, che si realizza nello spazio, ed la variazione pi evidente; la variazionediastratica, che si realizza in una comunit tre le condizioni sociali che concorrono a formare la comunit; la variazione diafasica, che si registra in rapporto ai registri espressivi (solenne, formale, familiare); infine la variazione diacronica, che quella che avviene nel tempo, che ritenuta la pi importante. Naturale dunque che il mondo romanzo si sia frazionato nella molteplicit di variet che chiamiamo lingue romanze. Distinzioni tra le lingue romanze Di seguito sono riportati alcuni dei criteri usati per distinguere le lingue romanze. Forma del plurale: alcune lingue romanze formano il plurale aggiungendo /s/ (dall'accusativo plurale latino, ILLOS LUPOS, ILLAS CAPRAS) mentre altre (Italiano e Romeno) cambiano la vocale finale (dal nominativo plurale latino, ILLI LUPI, ILLAE CAPRAE). Esiste un'ipotesi sostenente che questa sia dovuta in ultima analisi a un cambiamento di /+s/ in */+j/ e poi /+i/ piuttosto che una derivazione dal nominativo plurale latino. Questa ipotesi prende ad esempio l'esito in italiano del latino (sia nominativo che accusativo) NOS -> noi. Plurale vocalico: italiano, siciliano, veneto, gallo-italico[2], dalmatico, rumeno. Plurale sigmatico: portoghese, spagnolo, catalano, france se, sardo, friulano[3], ladino, romancio [4].

Indebolimento o caduta della vocale finale non accentata: avviene in alcune lingue e non in altre. Per esempio: la LUPU(M), LUNA diventano it lupo, luna o es lobo, luna ma fr loup ([lu], lune ([lyn] < francese antico ['lyn]). Vocali finali intatte: portoghese, spagnolo, sardo, corso, italiano, sicili ano; vocali finali cadute, conservate solo nel femminile: catalano, occitano, idiomi galloitalici, veneto, friulano, rumeno, francese antico;

vocali finali cadute: francese moderno.

Comparativo: sparito il comparativo sintetico latino, le varie lingue romanze usano espressioni perifrastiche con continuazioni di PLUS o di MAGIS. PLUS: francese, italiano, sardo, corso, friulano, galloitalico, veneto, provenzale, ; MAGIS: portoghese, spagnolo, catalano, leonese, occitano , rumeno. Numerali: in alcune lingue la parola per 16 "sei-dieci" come 11-15; in altre "dieci-sei", come 17-19. "Sei-dieci": catalano, occitano, francese, sardo, corso, itali ano, leonese, friulano, idiomi galloitalici, rumeno; "Dieci-sei: portoghese, spagnolo, dialetto marchigiano centrale ("digissei").

Ausiliari: le parole latine HABERE e TENERE sono usate in modo differente per "tenere", "avere", "aver fatto" e "c'". In francese si diceje tiens, j'ai, j'ai fait, il y a: queste sono rispettivamente derivate TENERE, HABERE, HABERE, HABERE, Quindi "THHH". TTTT: portoghese brasiliano. TTTH: portoghese europeo (lusitano e gallego) e leonese; TTHH: spagnolo, catalano e sardo (logudorese); THHH: occitano e francese; THHE: italiano, rumeno, friulano, idiomi galloitalici, e sardo (campidanese) (E per "essere" in italiano, "este" in rumeno, si usa quindi il verbo "essere").

Passato composto: alcune lingue usano solo "avere" per formare i tempi composti del passato di tutti i verbi; altre usano "essere" per alcuni verbi, generalmente per quelli che esprimono un'idea di movimento o di divenire. Solo "avere": portoghese, spagnolo, catalano, rumeno, siciliano; "Avere" e "essere": occitano, francese, idiomi galloitalici, sardo, friulano, italiano.

Particella affermativa:
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dal latino "sic est": italiano, friulano e corso (s); spagnolo e catalano (s); por toghese (sim); galiziano ;nizzardo(si); siciliano (s);retoromanz o (schi nel romancio); istrioto (se o si); "i, isi": corso (sinonimo di s); "eja", dal latino "etiam": sardo; "oui"<"oil", dal latino "illud est": francese; "o","oy"<"oc", dal latino "hoc est": occitano; "", dal latino "est": piemontese.

Problemi di classificazione [modifica] La classificazione delle lingue , in generale, problematica. In particolare le lingue romanze (cos come altre famiglie diffusesi su aree non molto frazionate) formano un vasto continuum dialettale attraversato da numerosi e divergenti fenomeni lessicali, strutturali e fonetici. Questa continuit linguistica tra le varie parlate implica necessariamente, oltre alla succitata difficolt nell'identificare una precisa realt linguistica locale distinta dalle circostanti, che sia sempre difficile (se non in certi casi impossibile) dare una precisa classificazione di tutte le parlate romanze. Infatti, anche raggruppando queste parlate per analogie basandoci su criteri unicamente glottologici, non si possono tracciare confini netti e dunque trovare un criterio linguistico che possa distinguere senza sfumature o transizioni delle sotto famiglie della famiglia romanza. Per queste ragioni gi H. Schuchardt (ber die Klassification der romanischen Mundarten, 1900) mostr limpossibilit di dare una classificazione del tutto scientifica dei dialetti romanzi. Nelle zone di transizione tra una famiglia allaltra si ricorre dunque a criteri di tipo culturale o sociolinguistico (come i concetti di orbita culturale o lingua tetto), che per possono variare a seconda degli autori. Dunque possono coesistere classificazioni divergenti delle lingue di uno stesso continuum dialettale senza che queste sia fra loro in contraddizione, poich basate su diversi criteri. Ad esempio, alcuni tendono a voler considerare occitano e catalano come varianti prossime di una stessa lingua, osservando che il guascone, considerato afferente all'occitano, sembra essere pi discosto da quest'ultimo di quanto non lo sia il catalano; mentre
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altri classificano l'occitano come galloromanzo e il catalano come iberoromanzo. Le lingue italiane settentrionali presso molti linguisti sono incluse nel gruppo italoromanzo mentre altre classificazioni (ad esempio quelle di Ethnologue o dell'UNESCO) le includono nel galloromanzo in virt dei fenomeni di transizione con le parlate occitane. In questo quadro, nessun linguista, oggi, si avventura - su basi scientifiche - nell'affermare che il gallurese (alquanto affine alla variante meridionale della lingua crsa) sia afferente alle lingua sarda, dalla quale (variantelogudorese) pure ha subito qualche contaminazione. Esempi notevoli di dialetti (o lingue) di transizione sono il sassarese, l'istrioto, il nizzardo. Criteri di classificazione Poich due variet linguistiche geograficamente vicine hanno in comune una gran parte del lessico, che il settore di ogni lingua pi soggetto alla variazione, per la classificazione delle lingue opportuno fondarsi su altri criteri. Si tiene in particolare conto della tipologia linguistica: le lingue romanze sono, entro un certo grado, tipologicamente diverse tra loro; vale a dire, bisogna tener conto di una loro diversa base tipologica. A tal fine vengono messi a confronto fenomeni (fonetici, morfologici, sintattici, lessicali) di conservazione con i rispettivi fenomeni di innovazione. Questi fenomeni si presentano perlopi indipendentemente gli uni dagli altri, dunque le loro distribuzioni spesso non coincidono. Di conseguenza, nel redigere una classificazione, gli autori devono stabilire una gerarchia tra i fenomeni linguistici. La maggior parte degli autori (ad esempio C. Tagliavini, W. von Wartburg, A. Vrvaro, M. Dardano) danno maggiore importanza ai livelli morfologico e sintattico, che rappresentano le strutture fondamentali di una lingua in quanto strutture interne, nelle quali dunque i fenomeni di conservazione e innovazione assumono maggior rilievo. Altri autori invece (ad esempio P. Bec) prediligono la fonetica; intesa, in quanto settore pi conservativo di una lingua, come strumento di indagine sul sostrato e sullo stato pi antico dello sviluppo della lingua. Sostrato Il latino, estendendosi nel vasto territorio della Romania, venne a contatto con lingue diverse. Questo stato linguistico preesistente dettosostrato (dal latino SUBSTRATUM), concetto introdotto dal dialettologo Graziadio Isaia Ascoli che studi approfonditamente questo fattore.
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La lingua dei romani si impose sulle lingue dei popoli vinti, sostituendosi ad esse. Tuttavia risent variamente del loro influsso, soprattutto nella fonetica. La nozione di sostrato ci aiuta a spiegare quei fenomeni (soprattutto fonetici ma anche, in misura minore, morfosintattici e lessicali), che non possono ricondursi ai caratteri strutturali del latino. stata attribuita al sostrato etrusco la cosiddetta gorgia toscana. Il sostrato celtico invece sarebbe responsabile del passaggio /u/</y/ e dell'evoluzione -CT- > -it- avvenuti in certe lingue galloitaliche. Strettamente connesso al concetto di sostrato il concetto di superstrato. Il superstrato rappresentato da una lingua che non s'impone sulla lingua parlata in una determinata area linguistica, ma la influenza variamente soprattutto nella fonetica e nel lessico. Abbiamo per esempio un superstrato germanico in Francia e arabo in Spagna. Il valore esplicativo della teoria del sostrato stato contestato negli ultimi decenni sia dalla linguistica strutturale (che, come cause del mutamento linguistico ha posto in primo piano fattori interni e sistematici) sia dalla sociolinguistica, che ha approfondito il concetto diinterferenza linguistica. Schemi di classificazione Vi sono vari schemi di classificazione. Il pi usato viene ad essere quello del Tagliavini[5]. Schema del Tagliavini = lingue estinte il pi usato. Predilige, come detto, criteri morfologici e sintattici per la definizione dei gruppi, associati a criteri sociolinguistici.

gruppo ibero-romanzo iberico occidentale gruppo lusitano dialetti settentrionali (gruppo galiziano) galiziano (o galego) eonaviego (variante galiziana con tratti asturiani) dialetti centrali fala de Xalima (variante portoghese parlata in Spagna con tratti arcaici) dialetti meridionali
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portoghese letterario, basato sulla parlata di Lisbona e grandemente influenzato dal galiziano gruppo spagnolo aragonese gruppo castigliano castigliano spagnolo letterario, basato sulla parlata di Toledo andaluso (variante spagnola parlata in Andalusia) estremegno (variante spagnola parlata nell'Estremadura spagnola con tratti leonesi) giudesmo (detto anche giudeo-spagnolo o ladino) cal gruppo asturiano-leonese asturiano leonese mirandese (variante leonese molto conservativa e con tratti portoghesi) iberico orientale (dati i molti fenomeni di transizione con il galloromanzo meridionale da molti studiosi ritenuto facente parte di quel gruppo) gruppo catalano catalano occidentale catalano nordoccidentale ribagorsano (variante con tratti aragonesi) valenzano (insieme al catalano di Barcellona e al balearico la base della norma letteraria della norma letteraria catalana unificata) catalano orientale catalano centrale catalano di Barcellona catalano settentrionale o rossiglionese (parlato nel Rossiglione francese) balearico

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algherese (variante ad Alghero in Sardegna)

parlata

gruppo gallo-romanzo galloromanzo settentrionale (oil) gruppo francese franciano (dialetto dell'le de France) francese (basato sulla parlata di Parigi) piccardo vallone normanno (normando) parlata di Jersey parlata di Guernsey anglonormanno gall (variante francese parlata in Alta Bretagna) francoconteese parlata della Champagne pittavino-santongese borgognone lorenese zarfatico o (ebreo-francese) gruppo arpitano galloromanzo meridionale (oc) (per molti autori comprendente il gruppo catalano) guascone (spesso considerato parte del gruppo occitano) aranese (variante guascona parlata nella Valle di Aran, in Catalogna, considerata ufficialmente occitana) occitano linguadociano provenzale sciuadita (ebreo-provenzale) limosino alverniate
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vivaro-alpino

gruppo italo-romanzo retoromanzo romancio ladino friulano gruppo italiano gruppo cisalpino gruppo galloitalico piemontese lombardo insubre orobico emiliano-romagnolo emiliano romagnolo ligure monegasco bonifacino gruppo veneto veneto trentino giuliano bisiaco veneto dalmato istro-veneto cattarino veneto ionico istrioto (secondo alcuni autori parte del gruppo cisalpino) gruppo toscano toscano italiano letterario (toscano letterario) corso settentrionale
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romanesco contemporaneo italchiano (ebreo-italiano) gruppo corso meridionale (secondo alcuni autori legato al corso settentrionale e quindi parte del gruppo toscano) corso meridionale gallurese sassarese (di transizione con il gruppo sardo) gruppo centro meridionale gruppo mediano umbro marchigiano dialetti laziali ciociaro viterbese romanesco classico dialetto sabino (cicolano, L'Aquila, Rieti) gruppo italiano meridionale o usone[6] abruzzese molisano campano napoletano pugliese foggiano barese lucano calabro (area Lausberg, estremamente conservativa) gruppo siciliano salentino brindisino manduriano lizzanese Altre varianti comunali leccese

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Altre varianti comunali gallipolino salentino meridionale siciliano calabrese

gruppo sardo sardo campidanese sardo logudorese sardo (letterario), (basato sul logudorese) sassarese (considerato di transizione con il gruppo italiano) dalmata (con fenomeni di transizione con il balcanoromanzo)

gruppo balcano-romanzo rumeno (chiamato anche "dacorumeno" in Moldavia) arumeno (o macedorumeno) istrorumeno meglenorumeno morlacco

o "moldavo"

Schema del Bec Basato su comunanze fonetiche interessante per la filologia romanza.

ed

indagini

sostratiche,

gruppo sardo sardo campidanese sardo logudorese sardo illustre (basato sul logudorese) sassarese (considerato di transizione con italiano) gruppo iberico gruppo lusitano dialetti settentrionali (gruppo galiziano)

il

gruppo

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galiziano eonaviegano

(variante

galiziana

con

tratti

asturiani) dialetti centrali fala de Xalima (variante portoghese parlata in Spagna con tratti arcaici) dialetti meridionali portoghese letterario, basato sulla parlata di Lisbona gruppo spagnolo aragonese gruppo castigliano castigliano spagnolo letterario, basato sulla parlata di Madrid andaluso (variante spagnola parlata in Andalusia) estremegno (variante spagnola parlata nell'Estremadura spagnola con tratti leonesi) giudesmo (detto anche giudeo-spagnolo o ladino) cal gruppo asturiano-leonese asturiano leonese mirandese (variante leonese molto conservativa e con tratti portoghesi)

gruppo settentrionale gruppo oitanico gruppo arpitano arpitano o francoprovenzale gruppo francese franciano (dialetto dell'le de France) francese (basato sulla parlata di Parigi) piccardo vallone
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normanno (normando) parlata di Jersey parlata di Guernsey anglonormanno gall (variante francese parlata in Alta Bretagna) francoconteese parlata della Champagne pittavino-santongese borgognone lorenese zarfatico (ebreo-francese) gruppo retoromanzo (molti linguisti reputano pi coerente ascriverlo ad un gruppo "retocisalpino" assieme alle lingue cisalpine) romancio ladino friulano

gruppo centrale gruppo occitano-catalano gruppo catalano catalano occidentale catalano nordoccidentale ribagorsano (variante con tratti aragonesi) valenzano catalano orientale catalano centrale catalano di Barcellona catalano settentrionale o rossiglionese (parlato nel Rossiglione francese) balearico algherese (variante parlata ad Alghero in Sardegna) gruppo occitano guascone
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aranese (variante guascona parlata nella Valle di Aran, in Catalogna, considerata ufficialmente occitana) linguadociano provenzale sciuadita (ebreo-provenzale) limosino alverniate vivaro-alpino gruppo cisalpino (per molti autori compreso con il gruppo retoromanzo nel "retocisalpino") gruppo galloitalico piemontese lombardo lombardo occidentale lombardo orientale emiliano romagnolo ligure monegasco bonifacino gruppo veneto veneto trentino giuliano veneto dalmato veneto ionico

gruppo italoromanzo gruppo italiano gruppo toscano toscano italiano (toscano letterario) Romanesco contemporaneo Lingua corsa gallurese
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sassarese (considerato di transizione con il gruppo sardo) gruppo mediano Dialetto ciociaro Dialetto viterbese Dialetto romanesco classico Dialetti umbri marchigiano Dialetto sabino (cicolano, L'Aquila, Rieti) italchiano (ebreo-italiano) gruppo italiano meridionale o "asone" abruzzese molisano campano napoletano pugliese (Salento escluso) foggiano barese lucano calabro (area Lausberg, estremamente conservativa) Gruppo siciliano salentino siciliano calabrese gruppo dalmata (classificazione incerta) dalmato istrioto

gruppo rumeno rumeno (chiamato anche "dacorumeno" in Moldavia) arumeno (o macedorumeno o aromuno) istrorumeno meglenorumeno morlacco

o "moldavo"

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Gruppi di classificazione incerta

gruppo africano romanzo d'Africa romanzo meridionale (forse legato al gruppo ibero-romanzo) mozarabico

gruppo pannonico (classificazione incerta, non ne attestata l'esistenza) romanzo di Pannonia


gruppo britannico (forse legato al gall della Bretagna) romanzo britannico

Storia delle lingue romanze Le lingue vive sono organismi in continua evoluzione: quando una lingua smette di evolversi e resta fissata nel suo lessico e nella sua struttura, generalmente si ha che fare con una lingua morta, come oggi il latino. difficile stabilire una regola generale e sempre valida attraverso la quale poter individuare il momento nel quale una lingua muore, si evolve o si trasforma in un nuovo idioma. In assenza di una documentazione sufficiente, come nel caso della nascita delle lingue romanze, occorre ricorrere, come vedremo, a date convenzionali, coincidenti con quelle dei documenti pi antichi pervenutici nei quali appare per la prima volta la testimonianza scritta di una lingua abbastanza discosta, per lessico e struttura, da quelle precedentemente note. Sul processo che ha portato alla nascita di queste lingue pertanto possibile fare soprattutto ipotesi e la carenza di dati certi lascia aperto il dibattito e le interpretazioni, contribuendo al sorgere di differenti e a volte confliggenti scuole di pensiero sulle dinamiche che hanno dato origine le lingue romanze. Tali differenti punti di vista risentono a volte anche del tentativo di dare maggiore legittimazione a posizioni politiche contemporanee andandone a cercare basi e motivazioni nei processi che, parallelamente al sorgere delle lingue, hanno generato anche i popoli e gli stati nazionali poi divenuti attori del continente europeo.

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Alcune linee guida sono comunque identificabili con sufficiente certezza ed attorno ad esse vi largo consenso nella comunit scientifica. Dai volgari latini alle lingue romanze Attraverso un processo durato secoli e avviatosi, a seconda delle regioni, in epoche diverse (soprattutto a partire dal IV secolo e poi proseguito, come vedremo, almeno sino al X secolo), dall'incontro tra il latino diffuso dall'autorit Romana a livello politico, culturale e etno-sociale (portato cio dalla migrazione dei coloni di lingua latina o latinizzati) con le diverse lingue impiegate dalle popolazioni incluse nei confini dell'impero romano, soprattutto nella sua porzione occidentale, hanno preso a svilupparsi, in germe, quelle che poi diventeranno le lingue pi propriamente definite come romanze. Inizialmente vi fu una contaminazione del latino parlato dai funzionari, dai soldati e dai mercanti Romani che risiedevano in una certa provincia, da parte degli idiomi (quasi tutti celtici) parlati in quella regione dalle popolazioni autoctone. Il latino parlato da questi Romani, a propria volta, risentiva delle loro origini, sia dal punto di vista regionale (ossia dalla provincia di provenienza, con inevitabili differenze di accenti e lessico, derivate a propria volta dalla latinizzazione pi o meno intensa di quelle province; la stessa lingua etrusca impieg alcuni secoli a scomparire ed era ancora viva sebbene in grave declino agli inizi dell'Impero), sia dal punto di vista culturale (i soldati solitamente non parlavano una lingua altrettanto ricca e normalizzata quanto quella dei funzionari statali). Tali contaminazioni non furono mai decisive sino a che l'impero rest unito come entit politica, per l'enorme influenza culturale che esso recava con il proprio dominio: ne prova sufficientemente valida la relativamente scarsa sopravvivenza di termini di sicura e schietta origine celtica nelle lingue romanze. Alcuni, tuttavia, ipotizzando - pi in base a ricerche di carattere speculativo che a dati certi - una notevole affinit tra latino e lingue celtiche (nell'ambito della comune eredit indoeuropea), avanzano l'ipotesi che lo sviluppo delle lingue poi dette convenzionalmente romanze, sia partito soprattutto dalle lingue indoeuropee parlate dalle popolazioni presenti nell'impero, sulle quali il latino (che ne condivideva comuni origini) avrebbe avuto un'influenza pi limitata di quanto generalmente accettato. Tali ricerche tendono a valorizzare il pi possibili determinati caratteri linguistici che costituirebbero i sostrati non prettamente latini (soprattutto celtici,
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ma anche affini seppur non coincidenti con il latino) delle lingue romanze, in opposizione ai superstrati intervenuti nella formazione delle nuove lingue successivamente alla caduta dell'Impero romano, ad opera dell'influsso delle lingue (soprattutto germaniche, anch'esse di ceppo indoeuropeo) parlate dai popoli invasori comunemente individuati come Barbari. Va per osservato che tali ipotesi, per quanto talvolta affascinanti, mancano a tutt'oggi del sostegno di un corpus di testimonianze linguistiche e letterarie abbastanza vasto che consenta loro di uscire dall'ambito delle speculazioni. Il meccanismo di genesi delle nuove lingue si mise in ogni caso in moto con una brusca accelerazione con il crollo dell'impero e la migrazione massiccia e molto concentrata nel tempo di popolazioni generalmente germanofone (Invasioni barbariche). A seguito delle invasioni in molte regioni dell'ex-impero venne persino sconvolto l'equilibrio etnico e linguistico esistente, mentre le popolazioni pi schiettamente latine e latinizzate furono a volte quasi del tutto spazzate via dalla scena senza mai pi essere sostituite, come avvenne in Britannia, totalmente evacuata all'inizio del V secolo da militari e funzionari per tentare di far fronte, con il loro contributo, alle minacce frattanto subite da Gallia e Italia. Date di nascita delle lingue romanze La nascita delle diverse lingue romanze variamente individuabile e documentata, ed avviene - nella maggior parte dei casi - nei secoli immediatamente successivi alla caduta dell'impero romano d'occidente, che caus la perdita dell'unit linguistica, oltre che politica, garantita dalle sue istituzioni. La prima attestazione del termine romana (romana lingua, da cui il termine romanza nel senso di lingua derivata dal latino), risale al Concilio di Tours (813), durante il quale cos ci si riferisce alla lingua comunemente parlata all'epoca in Gallia, in opposizione alla lingua germanica parlata dai Franchi invasori. Il Serment de Strasbourg o Giuramento di Strasburgo (842) indicato come il primo documento ufficiale in cui si impieghi un antenato delfrancese (e del tedesco, essendo stato redatto in due copie da Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico, una latinizzante e l'altra germanizzante). Tra i rari documenti pervenuti della lingua protofrancese, (fase iniziale del passaggio dal latino ad una forma precoce di francese) rilevante ilGlossario di Reichnau, redatto nel IX sec (880 d.C.) ed
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avente varie colonne riguardanti lemmi latini e loro definizioni, insieme ad altre concernenti le lingue dell'area francese. Il primo documento ufficiale giunto sino ai nostri tempi che attesta l'uso del volgare in Italia il celebre placito capuano, databile al 960(anche se esistono attestazioni precedenti che, pur senza valore di ufficialit, testimoniano il distacco dal latino in corso almeno dall'VIII secolo, come ad esempio l'indovinello veronese). Sono del X secolo le Glosse silensi e le Glosse emilianensi, pi antiche testimonianze esplicite dell'esistenza dell'antico castigliano: si tratta di annotazioni aggiunte a testi latini da monaci Benedettini dei monasteri di San Milln de la Cogolla o di Suso. Tali note costituiscono vere e proprie traduzioni dello scritto originale. Tra esse, ad esempio, si pu leggere "quod: por ke" oppure "ignorante: non sapiendo". Risale invece a poco prima del 1175 il pi antico documento del volgare portoghese pervenutoci: si tratta di una sorta di patto di non aggressione tra due fratelli, Gomes Pais e Ramiro Pais, recentemente scoperto dal ricercatore Jos Antnio Souto. Prima di tale scoperta si reputavano pi antichi alcuni testi con datazione oscillante tra il 1192 e il XIII secolo, come l'Auto de Partilhas e la Notcia de Torto. La scarsit di reperti antichi rende difficile non solo stabilire la "data di nascita" del rumeno (una delle lingue romanze balcaniche), ma persino incerta la sua evoluzione, a dispetto delle teorie, tuttora largamente condivise, che lo vogliono discendente pi o meno diretto della comunit latinofona dell'antica Dacia romana. Il pi antico documento che fa certamente capo ad un antenato dell'attuale rumeno una lettera scritta nel 1521 al giudice di Kronstadt, Hans Benkner. Attualmente controversa la datazione (e persino l'autenticit, almeno per quello che riguarda la sua ipotetica prima stesura) di quello che comunemente ritenuto il pi antico documento del volgare sardo, la Donazione del giudice Torchitorio allarcivescovo di Cagliari dei villaggi di SantAgata di Sulcis e di SantAgata di Rutilas, risalente, pare, agli anni attorno al 1080. Dal De Vulgari Eloquentia ai giorni nostri Il primo documento teorico dedicato alle lingue romanze, scritto in latino, il "De Vulgari Eloquentia" (l'eloquenza del volgare) di Dante (XIII secolo), dove appare la differenziazione in lingua d' ol (galloromanzo settentrionale), lingua d' oc (galloromanzo
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meridionale) e lingua del si(Italoromanzo) riferendosi alla forma rispettiva della parola assunta nelle diverse aree dalle varie lingue romanze. Al di l di queste date, che in ogni caso attestano le date a partire dalle quali certa l'affermazione di diversi volgari come lingue, va sottolineata l'espansione straordinaria che diverse di esse hanno avuto nel mondo a seguito delle vicende coloniali. La lingua romanza pi parlata nel mondo oggi lo spagnolo (o meglio il castigliano nelle sue varianti originate in ambito latinoamericanorispetto alla variet sviluppatasi nella Penisola iberica) seguito da francese e portoghese (anch'essi con le loro varianti sorte in ambito coloniale) e quindi da italiano e rumeno. Il latino ha notevolmente influenzato anche l'inglese, il cui lessico in grande parte (circa il 60%) di matrice romanza o latina e, assieme alle lingue romanze, ha contribuito anche alla nascita di molte lingue artificiali, sia universali (quali l'interlingua, il latino moderno e il latino sine flexione), sia usate per finzione come il brithenig o il wenedyk.

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