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Parentele
1) Si osservano parentele “genealogiche” fra lingue.
Spazio romanzo
• portoghese (Portogallo, Brasile, Angola, Giambico, Guinea Bissau)
• galego (Galizia, a nord del Portogallo e della Spagna)
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• spagnolo (Spagna, paesi dell’America Latina)
• catalano (Catalogna, Baleari, Comunità Autonoma Valenziana, Alghero, Andorra)
• francese (Francia, Vallonia [Belgio], Svizzera Romanda, Québec, Africa francofona)
• provenzale (o occitano), franco-provenzale > derivante dalla lingua d’Oc
• italiano (Italia, Canton Ticino ecc.)
• sardo (lingua regionale ufficialmente riconosciuta)
• reto-romanzo [romancio del Canton Grigioni, ladino dolomitico [valli di Fassa, Gardena,
Badia ecc.], friulano
• romeno (Romania, Moldavia [moldavo])
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Le lingue germaniche orientali
• Sono lingue non più parlate né scritte (si dice «estinte», pensando a una lingua come a un
organismo vivente).
• Di questo gruppo fa parte il gotico, la lingua germanica di più antica attestazione (IV secolo
d.C.).
• In gotico restano pochi documenti; in particolare vi sono parti del Nuovo Testamento, nella
traduzione della Bibbia dal greco fatta dal vescovo Wulfila (IV secolo d.C.).
Varietà Standard
• Una lingua può avere una o più varietà standard.
• Può essere vista come la verità assunta a «norma». Ad esempio, l’italiano ha una varietà
standard in Italia.
• La varietà standard è modello di riferimento per i parlanti (in genere, per i parlanti con un
grado di istruzione adeguato alle esigenze dello scrivere, del leggere, oltre che del parlare e
del comprendere).
• A volte una lingua ha più di una varietà standard.
• È una lingua pluricentrica. Si è visto il caso delle lingue germaniche occidentali.
• Lingua pluricentrica è anche il serbo-croato.
• Le varietà possono essere standard e non standard.
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Le lingue baltiche
• Antico prussiano (estinto nel XVII secolo)
• Lituano (4 milioni di parlanti)
• Lettone (ca. 2,5 milioni di parlanti)
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Lingue celtiche insulari
• Gruppo delle lingue gaeliche o gruppo goidelico (a.irl. goidelc):
• Irlandese > Gaeltacht > zona in Irlanda in cui si parla gaelico
• Scozzese > Isole Ebridi > gaelico portato da parlati Celti dell’Irlanda
• Mannese (o manx, estinto nel XX sec.) > Isola di Mann
• Gruppo brittonico:
• Gallese > ancora esistente in Galles
• Bretone > portato dalla Britannia nel XIV secolo alla Bretagna (Francia)
• Cornico (estinto nel XVIII sec.)
Il greco
• Ha grande rilievo nella storia della cultura e delle scienze in Europa. Una parte
considerevole del lessico ha matrici greche (soprattutto nelle scienze.)
• È attestato in modo continuo da circa 3500 anni.
• Oggi è lingua ufficiale in Grecia e a Cipro.
• Greco: significa casa
L’armeno
• è attestato a partire dal V secolo d.C., nell’Anatolia (parte centro-orientale del territorio
turco), con le traduzioni dei testi sacri della Cristianità.
• Metz Yeghern ‘il grande male’ – genocidio degli armeni (milioni di morti) > non
riconosciuto dalla Turchia (maggior responsabile), mentre la Germania e il Kurdistan
ammettono la loro responsabilità
• Da allora, gli armeni di Turchia sopravvissuti al genocidio vivono sparsi per l'Europa
occidentale - soprattutto in Francia; molti vivono anche in Italia - e per le Americhe.
Peraltro, antiche isole linguistiche armene sono tuttora vive nel Medio Oriente (importanti,
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dal punto di vista religioso e culturale, quelle della Siria e dello Stato di Israele), ma anche
in Polonia e in Romania.
• Nell’odierno Azerbaigian è presente una zona chiamata Nagorno-Karabakh che è un
territorio di lingua armena > perennemente sotto attacco dai turchi ma difesi dai russi e in
parte dagli iraniani
Lingue indo-iraniche
Lingue indiane
- urdu > alfabeto e cultura islamici (Pakistan)
- hindi > alfabeto e cultura indù (India)
- bengalese > Golfo del Bengala e Bangladesh
….. varietà standard della stessa lingua
- osseto > Caucaso, Georgia, Russia meridionale > Regione dell’Ossezia > Stalin
Lingue ugro-finniche
• Gruppo finnico:
• balto-finnico (finnico, estone, carelio ecc.)
• saami (endonimo) > esonimo: “lappone” > c. p. artico
• finnico-permiano (lingue minori nella Russia europea, come il mari, il komi, le lingue
dei mordvini e altre) > Perm è una città della Russia
• Gruppo ugro:
• magiaro (ungerese) > Ungheria e Romania (Transilvania e Banato)
• mansi, chanti (<ch> = [x]) > zona degli Urali
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Basco
- Lingua di cui ancora non è nota la provenienza > non ha parentele con nessuna lingua
- Non presenta le caratteristiche di nessuna lingua a noi conosciuta
- Viene parlata nella Comunità Autonoma dei Paesi Baschi nella Spagna settentrionale e in
una zona dei Pirenei al confine tra Francia e Spagna
- È riconosciuta dallo Stato come lingua coufficiale della Spagna, pertanto giova di diritti
come il castigliano stesso ma solamente nella regione basca (ad esempio richiedere di
essere ricevuti o giudicati in lingua basca)
- Il basco è chiamato anche euskera e viene parlato in modo differente a seconda della zona
all’interno del territorio regionale > si è cercato di introdurre l’euskara batua, una lingua
uguale per tutti, ma non ha riscosso molto successo
Le lingue camitiche
• Questa famiglia camitica comprendeva
• l’egiziano (la lingua delle iscrizioni geroglifiche) e il copto (estinto nel XII secolo); da esso
viene la lingua liturgica della Chiesa copta (in Egitto).
• le lingue berbere (tamazight), diffuse nella regione dell’Atlante (una delle lingue ufficiali in
Marocco e in Algeria; riconosciuta come lingua regionale nella Libia occidentale; anche in
Niger).
• le lingue del gruppo cuscitico, diffuso in Etiopia (lingua oromo) e nel Corno d’Africa (lingua
somala).
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La famiglia delle lingue altaiche
• Comprende:
• lingue turciche. Le principali sono
• il turco e l’azero;
• l’uzbeko, il kazako, il kirghiso e il turkmeno: sono lingue ufficiali di altrettanti stati
(Turchia, Azerbajdžan, Uzbekistan, Kazachstan, Kirgizistan).
• Altre lingue turciche sono il tatáro (Russia, Ucraina e Romania) e il calmucco (in
Russia) e il gagauzo (in Moldavia).
• Il gruppo turco è ben rappresentato in Asia: kazako, kirghizo, turkmeno, uzbeko e
uiguro (qs ultima in Cina), e altre.
Altri rami della famiglia altaica:
• le lingue mongole (nella Mongolia, in Cina e in Siberia),
• le lingue tunguse (nella Siberia orientale e nella Manciuria)
Gradi di distanziazione
• Una comunità di persone dispone di insiemi organizzati di strumenti verbali, da usare per
comunicare.
• Le lingue si distinguono per la fonologia, la grammatica, il lessico…
• Se guardiamo alla situazione dialettale su un territorio, le differenze sono a volte minime;
invece, il confine tra le lingue nazionali è più chiaro.
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Esempio:
• (1) Non so
• (2) Je ne sais pas
• (3) Ich weiß es nicht
• Tra (1) e (2) vi è una certa distanza. La distanza è molto maggiore tra (1), (2) da una parte e
(3) dall’altra.
Esempi con minore distanza, diffusi dall’area veneta alle Alpi occidentali:
• (Mi) no so (veneto)
• So mia (bresciano, bergamasco, cremasco)
• Mi so (pron. [su]) minga (milanese)
• Mi so no (a nord e a ovest del milanese)
• Mi so nen (torinese)
• Mi so pa (variante in aree piemontesi)
• Moi, je sais pas (variante francese colloquiale)
Variazione ulteriore
• Nella stessa area vi sono varie formulazioni, p.es.:
• (veneto)
• mi no so / mi no so mia / no so mia / no so mia, mi / mi no so mia, mi.
• Verso occidente cambia la posizione della negazione:
• è prima del verbo nell’area veneta, è dopo il verbo nelle aree lombarde e piemontesi.
• Forma veneta: no… mia (mia rafforza della negazione, cfr. fr. ne… pas). A occidente di
quest’area, la negazione posposta ricorda la posizione di nicht tedesco. E molte altre
osservazioni sono possibili.
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Senso di appartenenza
• Riconoscersi all’interno di un gruppo di parlanti la stessa lingua
• Appartenenza a uno Stato-nazione sentimento di appartenenza alla lingua nazionale,
che influisce sui “dialetti” (o lingue locali).
• Conseguenza: dialetti di confine, tra loro simili, possono differenziarsi per influsso delle
lingue «nazionali».
• Inoltre, il senso di appartenenza a comunità nazionali differenti incide nella percezione
della lingua altrui.
• Parlate vicine per struttura sono “sentite” come distanti, perché sono viste come «lingue
degli altri».
Elaborazione
• L’elaborazione è legata:
- all’uso (può svolgere tutte le funzioni sociali di prestigio)
- alla diffusione e al riconoscimento da parte delle istituzioni.
• Una lingua per elaborazione è tendenzialmente una lingua codificata (cioè ha grammatiche
e vocabolari, validati da sedi autorevoli) ed è riconosciuta dalle istituzioni.
• Le più importanti lingue per elaborazione hanno carattere di lingua «nazionale».
• Una lingua «nazionale» è varietà standard di una lingua: è «standard» cioè è la varietà
riconosciuta come norma di riferimento.
• Sostanzialmente la differenza tra lingua e dialetto si trova nell’elaborazione.
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Lingua «tetto»
• Una «lingua per elaborazione» ha anche le carte in regola per dominare altre lingue
presenti in un medesimo spazio territoriale.
• In Italia vi sono molte lingue locali.
• L’italiano rappresenta la “lingua tetto”, che domina le altre lingue, e non è dominata da
alcuna.
• Più precisamente, la varietà standard domina tutte le altre varietà dell’italiano e domina
anche le altre lingue «minori»
• (sulle lingue in Italia v. in seguito).
• Criterio unitario di riferimento per poi poter avere accesso a tutti gli altri usi di una lingua.
Standard e variazione
• Una varietà standard è il modello di riferimento all’interno di una società e nelle istituzioni.
• Varietà: l’insieme organizzato di una determinata realizzazione linguistica tipica di una
zona territoriale specifica > uno strumento di comunicazione verbale (lingua o dialetto) >
nella sociolinguistica bisogna prestare molta attenzione alle variazioni per comprenderne
gli aspetti e gli usi (prestigiosi o umili)
• Negli atti concreti di comunicazione verbale si realizzano espressioni che possono
allontanarsi dallo standard in misura più o meno grande, a seconda di vari fattori, come il
grado d’istruzione, l’ambiente sociale ecc. (su questo, v. in seguito).
• Nella realtà quotidiana, la lingua si manifesta nella variazione.
• Lo standard viene pronunciato da poche persone nelle conversazioni di tutti i giorni > la
varietà standard viene insegnata nei corsi di dizione (attori di teatro)
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• La variazione è il modo in cui si manifesta una varietà di lingua in un ambito considerato
(p.es. la variazione regionale, la variazione sociale ecc.). Anche i tratti generici della varietà
possono manifestarsi diversamente, a seconda delle microvariazioni…
• La varietà guarda ai tratti generici; la variazione guarda al continuum dei fenomeni sul
territorio.
• In seguito, terremo conto soprattutto delle caratteristiche generiche di una varietà – lo
studio della (micro)variazione non è considerato oltre. Richiederebbe molte ulteriori
indagini di sociolinguistica empirica.
Varietà, repertorio
• Una lingua si svolge nella storia ed è attrezzata alle mutevoli circostanze in cui è usata.
• Repertorio linguistico: inteso come il complesso delle risorse linguistiche accessibili a una
comunità. (insieme delle varietà)
• Le lingue meno “fortunate”, prive di norma o a bassa intensità normativa, si manifestano in
modo molto vario, sul territorio e nella società. I dialetti d’Italia sono lingue a bassa
intensità normativa, lingue poco standardizzate. Si manifestano nella variazione, senza che
ci sia una norma condivisa e riconosciuta.
• Fino a metà XX secolo in Italia veniva usato il latino per funzioni di un certo prestigio come
quella eucaristica o, nel secolo precedente per le lezioni universitarie > lingua molto
elaborata e ad alta intensità > attualmente sta accadendo qualcosa di simile in alcuni stati
con la lingua inglese, che quindi ottiene ambiti di prestigio in più (soprattutto sulle lingue
germaniche)
Assi di variazione
• Nell’uso comune, quotidiano, soprattutto orale, lo standard deve fare i conti con la
propensione a variare le strutture espressive a seconda di come varia l’assetto
sociocomunicativo.
• La variazione della lingua può essere correlata alla variazione dei fattori della
comunicazione.
• A ciascun fattore (elemento che caratterizza una determinata situazione, ad esempio la
provenienza territoriale del parlante) corrisponde un asse di variazione.
• Lungo questo asse si possono, ad esempio, collocare due espressioni con il medesimo
significato ma varietà differenti caratteristiche di specifiche zone territoriali.
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Asse diamesico
• L’asse diamesico è legato alla variazione del mezzo impiegato:
• mezzo fonico (nel parlato)
• mezzo grafico (nello scritto)
• In generale, un testo orale ha a disposizione strutture assenti nello scritto: le pause, il
ritmo, l’intonazione.
• Lo scritto è fatto per la comunicazione a distanza e per rimanere nel tempo come
documento > «verba volant scripta manent»
• Il testo scritto ha a disposizione una tempistica di produzione altamente superiore a quella
utilizzata della comunicazione orale.
• Nel testo orale spesso non si segue una sintassi corretta e permette espressioni di
autocorrezione di errori commessi, mentre nello scritto semplicemente si cancella
correggendo l’errore in modo immediato e la sintassi svolge un ruolo molto più
importante.
• Il parlato è non pianificato (unplanned)
• Nel parlato è presente l’interlocutore. Il parlato per lo più è «in presenza».
• Lo scritto è fatto per la comunicazione «a distanza».
Asse diatopico
• Il fattore della variazione (diá ‘attraverso’) è il luogo (greco tópos).
• Può riguardare la variazione delle lingue locali (o “dialetti” d’Italia), oppure la variazione
della lingua italiana.
• A) Lingue locali d’Italia:
• In diatopía possono essere riconosciute differenze tra espressioni di luoghi diversi, per
esempio, Tradate e Varese.
• caratteristiche simili: koiné (‘comune’), insieme generico di tratti condivisi dalle varietà
locali di un’area, p.es. il varesotto (territorio tra Gallarate e Varese e Cislago).
• B) Anche l’italiano è interessato dalla variazione diatopica.
• In diatopia è possibile distinguere varietà di italiano regionale. Più genericamente, è
possibile distinguere una varietà di italiano settentrionale da altre varietà di italiano (la
varietà «mediana» dell’Italia centrale, le varietà italiane meridionali, l’italiano di Sicilia, di
Sardegna ecc.). L’italiano settentrionale è poi una varietà generica – vi sono diverse
caratteristiche marcate regionalmente (p.es. la pronuncia dell’italiano del Veneto differisce
da quella dell’italiano di Lombardia ecc.)
• Non è toccato dalla variazione diatopica l’italiano di varietà standard.
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Asse diastratico
• Sull’asse diastratico (dal greco strátos, ‘popolo’) si rilevano differenze di espressione
dovute alla variazione dell’ambiente sociale.
• P.es. si parla di «italiano popolare» (usi tipici di individui semi-colti):
• *persuádere – *venghino – *vadi pure…
• In diastratía è possibile anche riconoscere forme gergali che connotano appartenenza a
gruppi sociali o professionali più o meno delimitati.
Asse diafasico
• Sull’asse diafasico (cfr. gr. phásis come ‘modo di esprimersi’) operano, come fattori della
variazione dello stile e del registro:
• le circostanze sociali che determinano il rapporto fra gli interlocutori:
• Vi sono p.es. differenze tra espressioni a seconda se il rapporto è:
• formale – informale – familiare – intimo …
• In generale, gli stili comunicativi dell’ambiente familiare e informale non si impiegano nelle
situazioni formali.
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• Erano anni che non andavo più in bicicletta! (semplificazione del relativo)
• A loro / A Maria, non dimenticarti di dargli le chiavi. (gli = m., f., pl.) (ma il toscano usa gli
anche per il femm.sing. e per il pl…)
• (verso l’italiano popolare: A lei gli avevo detto di muoversi.
• (con caratteri ancora più forti di italiano popolare: A lei ci avevo detto di muoversi)
Intersecarsi di variazioni
• Un’espressione può essere posta su più assi di variazione.
• P.es. un’espressione orale (rispetto a una scritta) è più suscettibile di
caratterizzarsi anche sull’asse diatopico. Sai mica se sono già le diéci? - /
[assenza di negazione, pronuncia di dieci con [e] chiusa: tratti della varietà
italiana settentrionale.
• Le varietà si intersecano e a volte si sovrappongono.
• P.es, il dialetto è spesso avvertito come una varietà diafasica “bassa”.
• Può tuttavia avere anche usi informali meno connotati verso il basso – p.es.
l’uso del veneziano in ambienti sociali cittadini «elevati» ma questo
mostra che…
• un dialetto può avere valenza diastratica: connota l’appartenenza a un gruppo o a
un ambiente sociale più o meno prestigioso.
• A volte, in presenza di uno o più estranei, avviene che gli individui usino la
parlata che li “connota” come appartenenti ad una comunità ristretta (in-
groupness, dinamica che accresce la coesione verso l’interno e l’esclusione
verso l’esterno del gruppo).
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• Uso esteso di forme verbali sintagmatiche (verbo + avverbio): metti su il golf. / tira
giù la serranda / far su qualcuno ‘abbindolare’ ecc.
Fonetica
• L’italiano del Nord distingue più nettamente i confini di parole, rispetto all’italiano del
centro. Non c’è raddoppiamento sintattico:
• l’ha detto a me / a te / a lui
• vs.
• l’haddétto ammé / atté / allui).
• Le vocali medio-alte e medio-basse non sempre sono tenute distinte:
• va bène / cento e vènti / piède, viène - uòva ecc.
• A Trento [nz] per [ns]: questa cosa non ha senso ['sènzo].
• il zindaco / il conzenzo / l’inzalata: non sett. (non sett.)
• Sono in quindici [kwuindiʃi]. Che gioia ['ʒoia] (non sett.).
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Bilinguismo e plurilinguismo in Italia
Lingue minori e regionali
Lingue minoritarie e regionali si trovano in quasi tutti i Paesi europei.
Oltre ai dialetti o lingue «locali», in Italia vi sono numerose lingue chiamate «minoritarie» –
LINGUA MINORITARIA -> lingua parlata da una minoranza
Lingue minoritarie (ufficiali non dialetti) d’Italia con una varietà standard di riferimento:
p.es. il tedesco (austriaco) in Tirolo / Alto Adige, il francese in Valle d’Aosta, lo sloveno nella
Venezia Giulia (Trieste); con varietà standard meno stabile (poco accettata): il ladino
dolomitico e il friulano; il sardo.
Le altre lingue minoritarie riconosciute dalla legge italiana non hanno una varietà standard
di riferimento: catalano (Alghero), occitano (Cuneo), franco-provenzale (Valle d’Aosta);
varietà germaniche (Gressoney, aree in Veneto e Friuli con dialetti bavaresi); sloveno
friulano (valli ai confini con la Slovenia), slavo molisano (piccola comunità in Molise
parlante una lingua simile al croato); albanese (Calabria e Sicilia); grecanico (dialetto greco
in Calabria e Sicilia, origine dovuta alla Magna Grecia, ).
La «lingua – tetto» per queste è l’italiano.
Bilinguismo o plurilinguismo
• Le lingue minoritarie sono patrimonio di comunità insediate storicamente in un territorio
ridotto all’interno di uno Stato.
• Queste comunità non usano soltanto la rispettiva lingua minoritaria.
• Dispongono di un repertorio (insieme degli elementi linguistici accessibili ad una comunità)
bilingue o plurilingue.
– P.es. le comunità albanesi di Sicilia usano varietà di albanese, varietà «dialettali»
siciliane, varietà di italiano regionale, italiano standard;
– la comunità dei Walser di Gressoney usa varietà dialettali alemanne (dialetto
svizzero e dell’Alsazia), varietà di italiano regionale, tedesco standard, italiano
standard, ma anche franco-provenzale (poco usato perché parlato in altre zone
della Valle d’Aosta) e francese standard
Elaborazione
• Che cosa manca a un «dialetto d’Italia» come il milanese, o il bergamasco o altri? O al
napoletano, al palermitano?
• Manca l’elaborazione (in alcuni casi vi è elaborazione, ma in ogni caso è minore
all’elaborazione dell’italiano – p.es. nel veneziano, o nel napoletano; anche nel milanese)
• L’elaborazione peraltro non è necessaria a una lingua locale (= a un «dialetto» nel senso
abituale), perché i «dialetti d’Italia» esistono nella variazione. Le loro «forme di esistenza»
non richiedono una varietà standard.
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• Anzi, la varietà standard può essere percepita come estraneo alla comunità, come imposto
dall’alto.
– Cfr. il caso del reto-romanzo, o del friulano, o del sardo: lo standard non è usato, se
non raramente.
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NB: il tabarchino è una sorta di genovese importato dai genovesi che si erano insediati a Tabarqa
nel medioevo
Bilinguismo sociale
• Questa è una nozione utile, ma forse superata, perché è imprecisa: non tiene conto della
variazione di una lingua.
• B. monocomunitario: più lingue possono essere usate da una comunità senza differenze di
funzione (Lussemburgo)
• B. bicomunitario – vi sono due comunità, e ciascuna usa la rispettiva lingua. Gli individui di
comunità diverse possono commutare la lingua (code switching) quando entrano in
contatto (Provincia Autonoma di Bolzano / Südtirol: italiano - tedesco).
Bilinguismo – diglossia
• Bilinguismo: due o più lingue possono avere tutte le funzioni sociali (tutti gli usi).
• Diglossia: l’uso dell’una o dell’altra lingua è legato agli usi; una lingua è riservata a una serie
di funzioni, un’altra lingua è riservata ad altre funzioni.
Tipici casi in cui vi è diglossia:
• Lingua «alta» (per le funzioni di prestigio, come gli usi pubblici scritti, la comunicazione
istituzionale, l’uso liturgico) p.es. l’arabo classico; il tedesco scritto nella Svizzera
tedesca…;
• Lingua «bassa» (per gli usi informali, familiari, popolari) p.es. le varietà locali dell’arabo;
le varietà alemanne in Svizzera) …
Distanza strutturale -> caratteristiche che determinano una lingua; differenza tra due
lingue o tra una lingua e dialetto
• 1a (io) non so - Facciamo così
• 1b (mi) so minga – fasemm inscì.
• È possibile attribuire a lingue diverse le strutture impiegate in 1a e in 1b.
Tra il milanese e l’italiano vi è distanza strutturale. Cfr.
Moi je ne sais pas – mi so pà – mi so minga – mi so no – mi no so mia – mi no so…
vi è una distanza strutturale anche tra il francese, il torinese, il milanese, altre varietà lombarde, il
veneto…
Un tratto comune
La distanza strutturale è un tratto comune alle varietà che si trovano in situazioni di:
• bilinguismo (distanza strutturale + sovrapposizione funzionale completa) > lingue usate in
tutti i contesti indistintamente
• diglossia (distanza strutturale + assenza di sovrapposizione funzionale) > lingue usate in
contesti separati (funzioni di prestigio e funzioni comunicative)
• dilalia (distanza strutturale + sovrapposizione funzionale parziale) > lingue usate in tutti i
contesti in alcuni casi (dialetti e lingua italiana)
Dialettia sociale
• Non vi è distanza strutturale tra l’italiano usato nell’area toscana e i dialetti di quest’area,
dovuto al fatto che la varietà standard dell’italiano deriva dal dialetto fiorentino.
– P.es. codesto (distanza corrisponde al dimostrativo intermedio ese in spagnolo) –
olio franto – pane sciocco possono essere italiano o toscano
– Interpetrare (per interpretare), spengere (per spegnere) -> espressioni dialettali
toscane che vengono considerate in italiano come toscanismi
• Si dice che vi sia dialettia sociale quando tra due lingue usate entro una comunità non vi è
distanza strutturale. La lingua bassa non è avvertita diversa da quella alta.
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• A volte la distanza è minima, e non è sufficiente per parlare di dilalia – siamo
ai confini della dialettia sociale: p.es tangentaro (chi è involucrato in affari di
corruzione) -> forme in –aro, con suffisso romanesco; il toscano è in –aio;
così l’italiano
• Sono entrate nell’italiano dell’uso; -aro può sembrare quasi una variante di
–aio nell’italiano informale.
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• Alsaziano (Alsazia) > gruppo germanico alemanno
• Fràncone della Lorena (Lorena) > gruppo linguistico presente nel Be-Ne-Lux (Fiandre e
Olanda)
• Fiammingo occidentale (a Dunkirk, fr. Dunquerque) > gruppo germanico
• Còrso (Corsica) > vicino ai dialetti dell’Italia centrale (toscano, laziale e a tratti sardo)
• Franco-provenzale (in Savoia) > confine con la Valle d’Aosta in cui viene parlato il patois
• Occitano (o «provenzale», a sud) > diffuso nei centri rurali nelle regioni dell’Occitania e
della Provenza, con presenze anche in Italia nella zona di confine con il Piemonte (Cuneo)
• Brigasco (Briga e Tenda, Valle del fiume Roya) > al confine con il Piemonte, zona di alta
montagna > culturalmente e architetturalmente genovese (città italiane fino al 1945) >
lingua riconosciuta dallo stato (nella liturgia eucaristica si utilizza)
Questa divisione delle lingue e minoranze regionali è stata redatta nel 1993, anno in cui il
francese è stato ufficialmente dichiarato lingua della Repubblica
Paesi Bassi
I Paesi Bassi già nel 1998 hanno ratificato la Carta sui diritti delle lingue minoritarie e regionali –
sulla Carta, vedi il cap. 3. Nei Paesi Bassi – oltre al neerlandese – sono riconosciuti:
• Frisone occidentale (westfrysk), nei territori nord-occidentali, soprattutto in Frisia, ha
anche tradizione letteraria.
• Basso-sassone (nedersaksisch), nei territori contigui al confine con la Germania.
Lussemburgo
• Lussemburghese (comunicazione)
• Francese (burocrazia)
• Tedesco (politica)
Belgio
• Francese (in Vallonia)
• Neerlandese/fiammingo (nelle Fiandre)
• Tedesco (in Belgio orientale) > territorio tedesco annesso al Belgio dopo la Prima guerra
mondiale, pertanto ha mantenuto la lingua
• Qui il tedesco standard domina dialetti germanici del gruppo fràncone.
• Be-Ne-Lux, Francia e Germania centrale hanno uno spazio linguistico francone, che
valica i confini degli Stati e costituisce una realtà “transnazionale” anche per culture
e tradizioni. È uno spazio che continua nel territorio francese.
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Il confine tedesco – danese
• Nei territori di confine tra Germania e Danimarca vi sono tre comunità plurilingui:
A seconda della varietà prevalente in ciascuna, sono di solito indicate come:
• Tedesca (in Danimarca meridionale, al confine con la Germania)
• Danese (nella Germania settentrionale, al confine con la Danimarca – qui è riconosciuta
una varietà standard di danese che è in parte diversa da quella della Danimarca) >
riconosciuta dal punto di vista politico, tanto che vi sono dei rappresentanti della
minoranza in Parlamento (situazione simile ai germanofoni della provincia di Bolzano)
• Frisone (nelle isole e lungo le coste settentrionali tedesche sul Mare del Nord) >
riconosciuta dallo stato tedesco > grande attenzione delle realtà composite
Serbo-lusaziano
• In Germania è riconosciuta anche una lingua slava occidentale (usata nel territorio
chiamato storicamente Lusazia):
• il serbo-lusaziano o sórabo.
• (La Lusazia è collocata fra Berlino e Dresda e arriva alla frontiera con la Polonia).
• Il serbo-lusaziano è una lingua pluricentrica, con due varietà standard (in totale, i parlanti
sono tra i 20 e i 40mila circa).
• Presenza linguistica slava nel territorio tedesco > esempi di città con nomi slavi: Pomerania
(litorale), Lipsia (tigli)
• Cottbus e Bautzen > città con forte presenza di serbo-lusaziano
• Religione di riferimento > cristianesimo cattolico
La Finlandia
• Per secoli è stata sotto il dominio svedese, poi (dall’Ottocento) russo e romani.
• A nord vi è una minoranza di lingua saami.
• Lo svedese è tuttora parlato da un 5% di finlandesi, che per lo più sono bilingui.
• Nei territori costieri sul Golfo di Botnia (p.es. nella città di Tampere, in svedese Åbo) è
diffusa un’altra varietà, detta “svedese di Finlandia” (finnlandssvenska).
• I parlanti che vivono nella regione di Helsinki fanno riferimento allo standard che vige in
Svezia.
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• Un caso particolare è poi rappresentato dalle isole Åland (in finnico Ahvenanmaa) – dove
solo lo svedese è riconosciuto come lingua ufficiale (preso come esempio di obiettivo per il
tedesco della provincia di Bolzano)
• Religione di riferimento > cristianesimo luterano
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Il rossino e il lemco
• Altra varietà dell’area rutena è il rossino (alfabeto cirillico), la cui sede è nella regione
carpatica divisa tra le odierne Ucraína, Slovacchia e Polonia.
• Insediamenti rossini (di epoca austro-ungarica) ci sono in Vojvodina (Serbia del
nord), dove si trovano, come lingue minoritarie, pure il magiaro e lo slovacco. E
tutte sono riconosciute come lingue locali.
• Vicino al rossino è il lemco, la cui sede storica è nei territori dei Carpazi agli attuali confini
tra Polonia e Slovacchia.
• Il rossino e il lemco sono, come l’ucraino e il bielorusso, sviluppi del continuum linguistico
ruteno, che è frapposto agli spazi polacco – a ovest – e russo a oriente.
• Della comunità di lingua rossina, molti sono emigrati in America, tra cui il padre di Andy
Warhol, massimo esponente della pop art
• Sono circa il tre per cento della popolazione: circa 150 mila tedeschi (Slesia, Pomerania,
Prussia orientale), 50 mila bielorussi (regione di Byałystok – in bielorusso e russo Belastók),
30 mila ucraini e alcune migliaia di russi, lituani, slovacchi, ebrei, armeni e cechi.
25
L’Austria: tracce di ungherese, croato, sloveno
• Nel Burgenland, che confina con l’Ungheria, vi è una comunità di lingua magiara.
• Vi si trova anche un nucleo di gradisćano,
o “croato del Burgenland”.
• In Carinzia, ai confini con il Friuli, vi è una presenza secolare di parlate slovene.
Contatti linguistici
Interferenza
• Vi è interferenza quando i parlanti – o gli scriventi – inseriscono nel testo un’espressione di
un’altra lingua. P. es
26
Contatto
• Un contatto è il risultato di un’interferenza: una lingua A dà il modello per una replica in
una lingua B.
• La replica è una «imitazione», è il modo in cui nella lingua B si «riproduce» il modello che si
trova nella lingua A.
• L’uso di rating o di outlook da parte di chi parla / scrive italiano come prima lingua
(«madrelingua») ha certe caratteristiche – p.es. il genere grammaticale maschile (in
inglese sarebbe senza genere e si userebbe il pronome it),
27
in italiano invece per questa parola è stato adottato un prestito linguistico
riprendendola direttamente in lingua inglese
Prestiti
Contatto o distanza
• Prestito a contatto (in presenza del parlante della lingua A): è imitata la pronuncia, ma non
la grafia. I prestiti di epoche anteriori all’Otto e Novecento sono per lo più prestiti a
contatto.
• Poi nella lingua di arrivo (lingua B) la parola è scritta riproducendo nella grafia la pronuncia
della replica nella lingua B. – p.es. lanzichenecco dal ted. Landsknecht –. Per questo, il
prestito è spesso irriconoscibile.
• Prestito a distanza: si basa sulla lingua scritta. È imitata la grafia, ma non sempre è imitata
la pronuncia: bus, shampoo (cfr. <oo> come [o:]), sport (solo senso di attività fisica, non
divertimento o passatempo, tranne quando si dice “fare qualcosa per sport”), water, wafer
ecc.
• Di solito i prestiti odierni sono sia a contatto sia a distanza.
I prestiti in inglese
• sky, take (dall’antico nordico) ecc. > il suono [sk] è stato introdotto dalle civiltà nordiche >
anticamnte vi era la parola germanica “himil” (“himmel” in tedesco), ma con l’arrivo dei
vichinghi è stata sostituita con “sky”
• change, joy (dal francese medievale) > <ch> in francese è fricativa (chérie), mentre in
inglese è affricata (chance)
• slogan (antico slogorn, dal gaelico di Scozia sluagh-ghairm, ‘battaglia-grido’)
• potato, tomato (da lingue caraibiche),
• sherry (dallo spagnolo, la città Jerez);
• ratio (dal latino) – cfr. price-performance ratio > significa ragione, ma anche si usa con
l’accezione di logica o calcolo
• pasta (dall’italiano)
• coffee (dall’it. caffè, che è dal turco kahve, che è dall’arabo qahwa)
• budget < francese antico bougette, ‘sacchetto’
• nelle varietà di francese antico <g> era ancora affricata (prima della metà del XIII
secolo); bougette è legato all’italiano bolgia, bolgetta.
• tennis < afr. tenes (con [s], un termine della pallacorda);
• pedigree < pe de gru (piede della gru, immagine dell’albero genealogico)
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• clan < gaelico scozzese clánn < latino planta (senso di ramificazione)
• cheap < antico inglese ċeap < lat. caupo
Esempi di prestiti a contatto in epoche antiche (alto Medio Evo)
• (via) strata “strada pavimentata” antico ingl. strēt > street
(strata > neerl.mod. straat ; strata > a.a.ted.strazza > Straße).
• lat. caupo ‘oste’ (cauponari ‘mercanteggiare’, oste di un negozio/osteria con cui gli
avventori devono negoziare il prezzo)
> a.a.ted. koufo > Kauf;
> antico ingl. ċeap > cheap;
> russo kupit’.
• gr. diskos > lat. discus
> a.a.ted. tisc > ted. Tisch
> a.ingl. disċ > dish
“chiesa”
• gr. kyriaké
> a.ingl. ċiriċe > church ;
anche: ted.Kirche, russo cerkov’
• gr. (kyriaké) ekklesía > lat. ecclesia (domini)
> it. chiesa, fr. église, sp. Iglesia
• gr. basiliké > lat./it. basilica
> rumeno biserica, lituano bažnyčia, lett. Baznīca
“assets”
• 1530s, “patrimonio sufficiente” (per soddisfare un debito), da forme anglo-francesi (lingua
dei Normanni) assetz, asetz ‘quanto basta’, dal francese assez ‘sufficienza, compensazione
(dei debiti)’, uso particolare dell’avverbio che significava ‘abbastanza’ – dal latino parlato
*ad satis “a sufficienza"
• "sufficient estate" (to satisfy debts and legacies) "property" especially "any property
that theoretically can be converted to ready money" (1580)
“liable”
• mid-15c., "bound or obliged by law," probably from Anglo-French *liable, from Old French
lier "to bind, tie up, fasten, tether; bind by obligation" (12c.).
• liability
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• 1790, originally a term in law; "condition of being legally liable" (the sense in limited
liability). General sense is from 1809; meaning "thing for which one is liable" is first
attested 1842.
• Cfr. LLP Limited Liability Partnership (società di persone a responsabilità limitata – non
equivale a Srl)
“The plural liabilities is used in the balance sheet of an enterprise with a meaning that is different
from, but is related with that considered above” (= passività)
Integrazione e acclimatamento
• “acclimatamento” (fattore sociale: accettazione e diffusione nella comunità dei parlanti) >
senza l’accettazione di un numero elevato di parlanti, il prestito non si diffonde
• Quanto maggiore è il grado di acclimatamento, tanto maggiore è la stabilità del prestito nel
vocabolario della lingua di arrivo.
• A volte è riconoscibile la matrice – e l’integrazione non è elevata: p.es. garage, beige (dal
francese); ticket, download ecc.; rus. galstuk (< ted.sett. Halsstuk); ceco žiletka (< Gilette).
• L’integrazione può essere elevata e la matrice del prestito può non essere più riconoscibile:
• p.es. bishop, in antico inglese biscop, è dal lat. episcopu(m) (da cui vescovo), che è
dal greco epískopos ‘colui che veglia (sulla comunità)’;
• gr. kyriaké ‘del Signore’ > a.ingl. cirice > church (cfr. anche ted. Kirche, neerl. kerk;
russo cerkov’ ecc.)
• gr. (kyriaké) ekklesía > lat. ecclesia (domini) > it. chiesa, fr. église, sp. iglesia.
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In russo vokzal ‘stazione’ (da Vauxhall), karandaš (da Caran d’Ache) derivano da nomi propri >
antonomasia > in italiano ad esempio: biro (Biro è l’inventore della penna con inchiostro integrato,
quindi opposta al calamaio)
• Gli aggettivi invece possono non avere né genere né numero, li prendono dal nome a cui
sono riferiti: soft («una decisione soft» in www.tuttojuve.com, 16.12.2009) light (un pranzo
light, una cena light)
• I nomi invece devono avere genere e numero. La scelta può essere basata
• sulla morfologia dell’italiano (p.es. ingl. -tion > it. femm.: la stock option) >
femminile perché si associa alla parola opzione.
• sulla presenza in italiano di una parola vicina per il senso; p.es. budget è maschile
per via di bilancio; holding è femminile per società.
• It. la star (cfr la stella), lo show (cfr. lo spettacolo), ma ted. der Star (cfr. der Stern),
die Show (cfr. die Schau).
Calchi strutturali
Nella storia delle lingue europee
• Parole molto «difficili» sono in realtà semplici calchi strutturali dal latino o dal greco.
Questo è importante soprattutto per il tedesco e il russo. Molti calchi strutturali hanno la
forma «prefisso + radice»:
• Prima lingua a fare calchi strutturali è stata il latino, nata per un popolo di contadini, si è
ispirata alla lingua della classicità per raffinarsi
• cfr. anche ted.mod. Umstand (sul latino); russo obstojatel’stvo (sul greco)
• gr. ekdidonai (ek + didonai) > lat. edere (da ē + dare) ‘pubblicare’, ‘curare la pubblicazione’
> termine nato con l’invenzione della stampa di Gutenberg
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• ted. ausgeben / Ausgabe (< editio); russo izdavat’ / izdat’ / izdanie
• (muovere in) territorio positivo / negativo < (to push into) positive / negative territory
• (ma anche calco strutturale: summit conference / meeting > conferenza al vertice o
alla vetta / incontro al vertice)
Interazioni di culture
• Una cultura è un complesso di elementi filtrati e rielaborati all’interno di pratiche
comunicative organizzate linguisticamente.
• Nelle lingue d’Europa si riconoscono esiti di contatti tra lingue e varietà di lingue anche
molto diverse per struttura e genealogia.
• Consideriamo, a titolo d’esempio, l’influsso arabo sulle lingue romanze e, in particolare,
sulle varietà d’italiano.
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Influssi dell’arabo – alcuni esempi
• zero: dal latino medievale zephirum, che viene dall’arabo sifr, che discendeva dal sanscrito
sunya ‘vuoto, deserto, nulla’.
• Quest’ultimo senso si trova anche in it. nulla da cui è uscito il prestito Null del
tedesco.
• sifr cifra .
• Dapprima nel senso di ‘zero’, poi di ‘qualsiasi cifra’.
• Nell’it. e nel franc. indica anche un modo di scrittura segreto (codice, messaggio cifrato).
“alcol”
• “alcol”: dall’arabo di Spagna al kúhul –
indicava una polvere finissima, usata in cosmetica, poi elemento essenziale per gli
esperimenti degli alchimisti.
• Paracelso (inizi del Cinquecento – usava il latino, come lingua erudita) chiama alcohol vini
lo “spirito” di vino. Entra poi in francese ed è ripreso in italiano – nelle forme alcol o alcool.
• La sillaba iniziale al è la traccia dell’antico articolo arabo. Si trova in molti altri arabismi (che
in parte ci sono arrivati attraverso lo spagnolo).
“alchimia, chimica”
• alchimia: risale ad al kimija, che indicava la pietra filosofale.
• Da questa espressione deriva it. alchemico
• La versione francese sviluppa la forma chimique.
• La forma francese è ripresa nelle voci italiane chimico e chimica.
“albicocca” – esito di molti contatti
Albicocca: viene da al-birquq.
• Ma la voce araba viene dalla forma greca medievale berikokkia
• La forma greca medievale viene dal latino praecoquum ‘precoce’.
• In italiano vi sono le parole percoca e percoco (da praecoquum!). In italiano indica una
varietà di pesco che produce frutti precoci.
• La radice di praecoquum è quella di praecox, che in italiano è diventato l’aggettivo precoce.
• Il senso originario di albicocca è ‘frutto precoce’ (ma non è una percoca!).
“alcali”
• Alcali rimanda ad al-qali, che significa “potassa”
• Un derivato importante è alcalino, che è il contrario di acido.
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• potassa s. f. – In chimica, denominazione comune del carbonato di potassio, polvere bianca
largamente usata nell’industria vetraria, in saponeria, nella preparazione di smalti ceramici
e di agenti tannati. P. caustica (o semplicem. potassa), idrato o idrossido di potassio, massa
bianca deliquescente, base forte, caustico energico, usata in saponeria, nell’industria
tessile, in galvanoplastica.
“algebra, algoritmo”
• algebra: introdotta da Leonardo Fibonacci, nel “Liber abbaci” (1202). La parola risale
all’arabo ilm al giabr, cioè ‘scienza delle riduzioni’
• algoritmo ‘calcolo’:
• variante definitiva della voce algorismo, erede del latino medievale alchorismus. Da
ricollegare al nome del matematico arabo Al-Huwarizmi, «cioè nativo di Huwarizm regione
dell’Asia» (Giovanni Battista Pellegrini).
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Lingue e categorizzazione
Categorizzazione
“classificare secondo categorie” -> “categoria” denota un modo di essere, una qualità di
un oggetto o individuo
Significa riconoscere una caratteristica di oggetti, eventi, ecc.
Una lingua (varietà di lingua) è anche strumento per categorizzare l’esperienza.
Due aspetti della lingua rivelati dalla categorizzazione:
- Differenze obbligatorie
- Motivazione
Si può dire che la differenza semantica è pertinente per una data lingua, perché questa
lingua tiene distinti sensi diversi con espressioni diverse.
La differenza è pertinente per una data lingua, perché è registrata nel repertorio dei mezzi
espressivi, è «obbligatoria» (non posso usare safety al posto di security in inglese).
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Quando a sensi diversi (differenza semantica) corrispondono espressioni diverse si dice che
vi è «pertinenza semiotica» (in cui sensi diversi sono indicati da espressioni diverse).
A volte, se non c’è differenza semiotica (= di espressioni) può essere difficile comprendere
una differenza semantica: la differenza tra i due sensi di sicurezza per un parlante italiano
non è facile da cogliere.
- Esempio:
“Non ho tempo” (periodo cronologico)
“Il tempo è brutto” (condizioni metereologiche)
ES: El tiempo > non c’è differenza
FR: Le temps > non c’è differenza
LE LINGUE ROMANZE HANNO QUESTA PAROLA PASSEPARTOUT
In altre lingue, questa differenza è obbligatoria
Time – Weather / Zeit - Wetter
- Esempio:
emettere un assegno, to issue a check, émettre un chéque, emitir un cheque
emettere un’obbligazione, to issue aa obbligation, émettre un obbligation,
emitir un cheque obligación
In altre lingue, questa differenza è obbligatoria
- Esempio:
MOLTO
Lavora molto (avv. su verbo) > fr. beaucoup, en. a lot, es. mucho
Molto bene (avv. su avv.) > fr. très, en. very, es. muy
Molto rari (avv. su agg.) > fr. très, en. very, es. muy
Molto più ricco (compar.) > fr. beaucoup plus riche que, en. much
richer than, es. mucho más rico
Molti libri (agg. su sost.) > fr. beaucoup de, en. a lot of, es. Muchos
AVERE
In georgiano si distingue l’avere una relazione dal possedere un
oggetto
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Nota conclusiva:
- Nell’apprendimento dell’altra lingua, emerge un duplice compito: si devono
riconoscere e comprendere le differenze semantiche, ma, allo stesso tempo,
bisogna anche apprendere le differenze semiotiche.
- Le differenze semiotiche sono obbligatorie, cioè sono imposte dal sistema. Invece,
le differenze che non hanno pertinenza semiotica non sono obbligatorie, cioè
possono emergere nei testi se vi sono parlanti che fanno uso in modo consapevole.
- La familiarità con un’altra lingua può mostrare differenze nella realtà che la propria
lingua non ritiene pertinenti e non distingue “a parole”.
MOTIVAZIONE -> dare luogo a espressioni dalla struttura “trasparente”, ossia motivata da
un aspetto dell’esperienza
Da una lingua all’altra può cambiare la motivazione, cioè il modo in cui si «legge» un
aspetto della realtà. Per es.:
I numeri:
- Le strutture dei sistemi di numerazione sono costituite culturalmente:
- nelle lingue europee la base è solitamente un criterio decimale (ottanta <
octoginta ‘otto volte dieci’).
- Ma è noto il caso di forme come fr. quatre-vingt ‘quattro volte venti’: è un’eredità
della numerazione secondo il sistema celtico, che era vigesimale (basata sul numero
20).
- Analogo sistema è presente in modo stabile e completo in georgiano:
oc'i ‘venti’
ormoc'i ‘due volte venti’ = ‘quaranta’, cioè ‘quattro volte dieci’;
otxmoc’i è simile a quatre-vingt …
La rata voloira:
- A volte, lingue lontane e prive di contatti presentano strutture omologhe, ossia
dotate di una motivazione simile.
- ted. Fledermaus
piemontese rata voloira:
‘topo’ che svolazza.
- Cfr. fr. chauve-souris.
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- it. pipistrello < lat. vespertilio ‘(animale) notturno’;
it.ant. vispistrello > it. pipistrello
sorta dopo che la motivazione si era perduta.
“Trasparenza” in diacronia
Rendere trasparente la parola analizzando la sua storia e il suo passato, vedendo così le sue
modifiche nel corso del tempo.
L’assenza di trasparenza in sincronia non comporta la totale arbitrarietà in diacronia.
Patata: parola opaca poiché non si vede la propria motivazione
- In altre lingue: fr. pomme de terre, ted. Erdapfel (“mela della terra”)
- it. tarfufolo > ted. Kartoffel (“frutto della terra”, come il tartufo)
P.es. whisky è dal gaelico scozzese uisge beatha (da < aqua vitae latino).
Ma da aqua vitae viene anche il polacco wódka (diminutivo di woda ‘acqua’) (in origine era
una acquavite) che poi è ripreso in russo da водка [trasl. <vodka>] (diminutivo di водá
<vodá>).
Metonimie nascoste
• Metonimia: una parola «passa» da un elemento a un altro nello stesso ambito (p.es. dal
contenitore al contenuto: bere un bicchiere…; dall’autore che scrive all’opera scritta:
leggere Dante; ecc.)
• A volte, un confronto etimologico tra lingue imparentate fa emergere nessi culturali ormai
opachi all’interno di lessemi semplici. P.es.
• ingl. town ‘città’, neerl. tuin ‘giardino’ e ted. Zaun ‘recinto, siepe’. > stessa radice
germanica, medesima origine semantica, concetto «dell’interno di qualcosa»
• rus. górod ‘fortezza, città fortificata’ (Burg tedesca) e quindi ‘città’, ma in origine ‘recinto’;
cfr. gorodít’ ‘cingere’, ogorodít’ ‘recingere’, ogoród ‘orto’ e ogoródnik è ‘ortolano’
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Lessico cristiano:
- Il lessico cristiano offre numerosi esempi di come lingue diverse accolgano e
condividano i medesimi istituti culturali, dando loro nomi in parte simili, in parte
diversi, a seconda della motivazione del modello di partenza.
- chiesa, iglesia, église < ecclesia (Domini).
- church, ol. kerk, ted. Kirche < kyriaké (ecclesia Domini = kyriaké ekklesía).
- Rus. cerkov' , ma kostël < pol. kośćiół < lat. castellum (la chiesa ‘occidentale’ era
dapprima un edificio all’interno del castello fortificato)
- Rum. biserica ; lituano bažničia ; lat. basilica < gr. basiliké ‘palazzo’;
- cfr. l’equazione basiliké (‘palazzo’) > basilica: domus (‘palazzo’) > duomo.
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Aspetti comuni a tutte le lingue: elementi di
linguistica teorica
Aspetti comuni a tutte le lingue
Si è visto che:
una lingua può essere poco (dialetti) o molto elaborata (italiano, francese, spagnolo).
una varietà standard può anche non esservi o può essere poco stabile (standard aperto a
ridefinizioni e ulteriori elaborazioni).
Sono lingue anche le lingue «locali», che spesso sono considerate «dialetti» e non
meritevoli di essere considerati «lingue» (a dire questo non sono i linguisti, ma sociologi,
politici, di sicuro non i ricercatori del campo linguistico).
I principii generali sono simili, ma il modo in cui sono realizzati sono diversi da lingua a
lingua.
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- le relazioni tra lingue diverse, p. es:
parentela fra lingue (famiglie romanze, germaniche, ugro-finniche, slave,
celtiche)
contatti di lingue (prestiti linguistici, calchi semantici, calchi strutturali)
Molti altri temi rientrano nella linguistica generale, che si propone di studiare aspetti
teorici che riguardano le diverse lingue e li studia a partire dai dati delle lingue concrete.
Sincronia e diacronia
Studio delle lingue dal punto di vista diacronico :
come cambiano le lingue nel tempo?
- /diacronia ‘attraverso (dia) il tempo’/
- indagine nel corso del tempo del cambiamento le diverse lingue, ad esempio,
l’inglese del periodo di Shakespeare (XVI-XVII secolo) e quello parlato al giorno
d’oggi (XXI secolo);
- aspetto privilegiato dagli studiosi di linguistica storica;
«Spiegare» (explain) = fare ipotesi su come sia la realtà che si manifesta nei fenomeni
osservati.
= distinguo la realtà dalla manifestazione fisica della realtà.
Nonostante ci sia una forte parte pratica, essa presuppone la teoria per poterla
comprendere, ovvero individuazione di alcuni principii organizzativi.
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Le regole teoriche non sono altro che ipotesi sull’organizzazione della lingua, ossia
creazione di categorie accettate da tutti per poterla gestire e studiare in modo semplice ed
efficace.
Astrazione
Per “spiegare” è necessario introdurre nella scienza i processi di astrazione
- aspetti intuibili ma non osservabili, spesso rappresentati da modelli:
astrarre < ab(s) + traho ‘togliere, staccare’ si “toglie” = lo studioso dirige l’attenzione su di
una caratteristica comune a più fenomeni concreti.
- prendere un tratto astratto da un elemento concreto (verde = naturale), quindi fare
un’astrazione
Generalizzazione
L’osservazione non è ancora sufficiente per condurre a un’ipotesi. Posso continuare a
individuare un certo aspetto in un gran numero di fenomeni – p.es. in italiano osservo un
gran numero di parole.
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A questo punto faccio una generalizzazione = astraggo un aspetto che è comune a una
serie di fenomeni osservati.
- P.es. noto che quasi tutte finiscono per vocale; ne trovo alcune che finiscono per n
(con, in), l (il) e r (per). Ma non trovo parole che finiscano per altri suoni.
- Generalizzo: in italiano le parole finiscono quasi tutte per vocale e in alcuni casi
finiscono per l, r o n. Non ci sono altri suoni in fine di parola.
- Oltre all’osservazione, si notano gli aspetti comuni di un gruppo particolare.
- La generalizzazione è sempre una «scommessa».
- Un’ipotesi è valida fino a prova contraria, ma non è mai vera in modo definitivo.
- Non si potrà mai avere «incontrato» tutti i dati che interessano, ma seguendo una
tendenza, possono venir attribuite determinate caratteristiche, per ipotesi, a tutte.
- Magari i dati continuano a confermare l’ipotesi.
I bambini acquisiscono la lingua madre (lingua 1) grazie a queste generalizzazione continua,
mentre l’apprendimento è relativo alle lingue straniere (lingua 2,3…) soprattutto quando si
tratta di sintassi e regole grammaticali (tramite esercizi ripetuti) sia nella lingua acquisita
che in quella appresa.
Esempio:
Ecc. ecc.
Grande, grandi
Celebre, celebri
Ecc.
Questi dati mettono in crisi l’ipotesi di partenza. La verifica impone di rivedere l’ipotesi:
«Non tutti gli aggettivi hanno quattro forme. Una serie di aggettivi ha solo due forme».
Esempio:
Esempio:
“Tutti i nomi inglesi formano il plurale aggiungendo –s alla forma del singolare”.
- Con le note diverse realizzazioni: books, boys, boxes, wolves
Altro caso:
In italiano non è accettabile. Tra le forme quaderni e mio deve esserci concordanza.
44
Esempio 2 – il suono che ha una «carica semiotica»
hanno una caratteristica in comune: la capacità di riferirsi ad entità del mondo animale.
Questa “carica” semiotica (la capacità di rinviare ad altro) non appartiene al piano del
fenomeno fisico, non si può registrare con degli strumenti di rilevazione sonora.
È un’ipotesi fatta dallo studioso per spiegare il funzionamento dei fenomeni osservati.
Segni o eventi semiotici
«essere segno di…» è una proprietà fondamentale nel «suono» che in una lingua è
interpretabile come «significato».
- Essa è una proprietà dentro al suono che però non è suono, non è osservabile, ma è
la capacità che costituisce la parola in sé dandone senso.
- Capacità semiotica: indicare qualcosa, anche se non osservabile ed astratto, infatti
si tratta di una proprietà nascosta.
- Ipotizzare l’esistenza di questa proprietà nascosta è necessario per poter
comprendere la lingua in sé.
L’astrazione è un processo delicato di conoscenza della realtà attraverso un metodo
ipotetico e, dunque, teorico…una sorta di “scommessa”.
Funzione distintiva dei suoni: es. /pare/ e /dare/ > diversi per suono e significato >
differenza del fonema /p/ e del fonema /d/
- La capacità di distinguere parole non è misurabile, ma è intrinseca al modo in cui i
suoni vengono organizzati, ossia in modo da opporsi per permettere la distinzione
tra i vari termini.
- Proprietà non fatta di suoni, ma dentro ai suoni.
- Si può cogliere per ipotesi in un buon numero di differenze tra suoni.
P.es. una organizzazione complessa che si chiama «grammatica»: prende in input forme di
parola senza legami e dà in output combinazioni di elementi legati. È come l’apparato che
«produce» relazioni sintattiche – che non si osservano (sono proprietà «nascoste»), ma
sono l’elemento più importante in una combinazione di forme (per creare le parole e di
conseguenza le frasi).
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Metafora: la grammatica è come un frullatore che crea un insieme di relazioni tra elementi
che generano la sintassi e che si apprende sin da piccoli.
Ipotesi sulla grammatica
Un tipo di ipotesi dice: La grammatica è un fatto sociale (competenza che si acquisisce per
«imitazione»)
Un altro tipo di ipotesi dice: La grammatica è un fatto mentale (competenza che è innata).
Una ipotesi più semplice è: la grammatica è il modo in cui i dati sono organizzati
(competenza che si ha senza che io debba impegnarmi verso A o verso B). È la struttura del
dato linguistico. Ogni «cosa» nel mondo ha una struttura… (p.es. i sassi, le foglie, i gatti, gli
orologi…). Sono i caratteri necessari per essere sasso, foglia, gatto, orologio… Così anche i
dati di una lingua. Hanno bisogno di una grammatica.
Analogo funzionale: ciò che viene costruito funziona in modo analogo a qualcos’altro (es.
lavatrice e lavandaia) > la grammatica è, dunque, un analogo funzionale, in quanto simula il
funzionamento di una realtà non osservabile (organizzazione complessa spiegata dalle 3
ipotesi sopraindicate)
Un’osservazione e un’ipotesi
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La lingua e le strutture della lingua –
caratteristiche fondamentali
Caratteristiche generali
Le strutture della lingua: unità e processi
«Come sono fatti gli elementi di una lingua?»,
«Strutture»: sono risultati dell’attività verbale dei parlanti.
- La lingua che parliamo è stata costruita tramite degli elementi che sono stati
acquisiti nel corso dei secoli, attraverso una tradizione di comunicazione di una
comunità;
«unità e processi»: ci sono forme e anche procedimenti per costruire forme (più o meno
complesse): elementi e “istruzioni” per combinarli tra loro
Sistema segnico
La lingua è un sistema «segnico» che serve per la comunicazione verbale, pertanto si parla di
organizzazione complessiva di questa.
47
(un testo è un segno, cioè ha espressioni che significano = rinviano alla realtà [ad altro
rispetto all’espressione]).
- Nella lingua non esistono elementi concreti che spiegano ciò, bensì strutture e
modelli a cui si fa riferimento per poterli usare: carica semiotica degli elementi;
- Segno: concreto
- Elemento: potenzialmente concreto, rispetto alla sua carica semiotica
- Segno: organizzazione di elementi con una carica semiotica
1. Due assi
L’asse sintagmatico è l’asse delle combinazioni (orizzontale)
- sintagma: combinazione organizzata secondo regole precise (radice greca che
indica “con-ordine” > “sin-tagma”)
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Osservazione
I paradigmi non sono già bell’e fatti e depositati nella lingua, ma sono costruiti dai parlanti
e dipendono da vari fattori a volta a volta diversamente combinati.
Nella stesura di un testo più formale, l’organizzazione deve tenere presente i fattori della
comunicazione, pertanto si tratta di un processo molto dinamico.
2. Linearità
Nell’oralità, i messaggi si manifestano come un flusso sonoro continuo («suono», non
«suoni»…) nel tempo.
I fenomeni visivi (es. film) possono avere più dimensioni (lunghezza, altezza, profondità…).
Invece i fenomeni verbali si combinano uno dopo l’altro: è una successione individuale
(uno dopo l’altro); vi è una sola dimensione (il prima e il poi).
49
- Nella comunicazione verbale si devono compiere delle scelte, che sono determinate
dall’uso automatico dei due assi;
- Nel caso di narrazione di un evento vissuto in più dimensioni, linearizzarlo risulta
alquanto complesso poiché si tende a perdere la vera essenza iniziale (ad esempio
quando si descrive un film o un’immagine senza poter contare sulla dimensione
visiva, ma solo quella sonora);
- Decidere gli elementi da usare e le combinazioni con cui usarli è un’azione lineare;
La linearità è legata allo scorrere del tempo, in quanto dotata di una sola dimensione
trattabile alla volta.
- Dal punto di vista sonoro, il prima e il poi sono molto evidenti poiché ciò che si è
sentito anteriormente tende ad essere rimosso dopo poco;
- Gli altri elementi non entrano nel discorso, sono assenti ovvero non espressi;
- Nel discorso sono nascosti rapporti con elementi non presenti ma collegati, sono le
cosiddette associazioni;
La linearità esclude le associazioni di una parola con altre nella mente del parlante (e
dell’ascoltatore) > asse paradigmatico > rapporti tra le parole
3. Due articolazioni
Ipotesi: articolazione come segmentabilità del dato linguistico (come il flusso sonoro).
- Combinazione diversa dei vari suoni porta alle infinite possibili espressioni di una
lingua
- Un numero molto ristretto di elementi sonori, dunque, conduce a un numero
pressoché infinito di unità linguistiche
Unità della prima articolazione: segmentando, si individuano unità che significano (in
giardino c’è un gatto!).
- Questa esclamazione è un flusso sonoro che si riesce automaticamente ad
articolare, riconoscendo contenuti ed unità;
- Giardino-gatto= automaticamente la mente va a senso, lo fa in maniera spontanea
quando si ascolta.
- Quando si deve formulare, invece, il processo non è immediato, bensì
l’articolazione e la scelta basata sulla combinazione degli elementi vanno
premeditate (in pochi secondi o, nel caso di discorsi preparati, anche in tempi più
estesi);
Unità della seconda articolazione: servono per distinguere tra loro le unità della prima
articolazione.
- Pochi elementi aiutano nella distinzione tra espressione, in modo da opporne una
dall’altra > suoni con funzione distintiva
Le unità della prima articolazione si possono articolare in unità con funzione distintiva
(gatto : ratto g : r )
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- /g/ mi permette di opporre “gatto” a qualcos’altro, sapendo automaticamente che
non si tratta di un ratto.
P.es. thin – thing l’ultimo suono di thin e l’ultimo suono di thing sono diversi.
La differenza tra questi due suoni è funzionale. Cioè distingue le due unità thin e thing
Thin e thing sono un esempio di coppia minima (una coppia di elementi che si distinguono
solo per un suono nella stessa posizione).
Ad esempio, in italiano la pronuncia della lettera “r” può essere forte o debole, ma non
cambia dal punto di vista funzionale, mentre in altre lingue l’utilizzo delle diverse forme
determina due significati differenti e pertanto sono dotate di differenza funzionale.
4. Ridondanza
La ridondanza è fondamentale per garantire la ricezione e la comprensione di un
messaggio, quindi serve al destinatario che deve capire, non il mittente che deve
comunicare. P.es.
- Partirò domani – il tratto ‘futuro’ è indicato sia da partirò sia da domani.
- Parto domani non è ridondante.
Qui agisce un principio di economia (=minimizzare per ottenere il miglior risultato
funzionale con il minimo sforzo possibile), che riduce la ridondanza
In inglese è stato ricavato da verbi presenti (p. continous), perifrasi verbali
(be going to) e verbi modali supplementari (will)
- Libri nuovi – la concordanza è ridondante; per esprimere un contenuto non è
necessaria per esprimere i contenuti, ma in italiano è ritenuta importante dal punto
di vista sintattico la lingua italiana non è molto economica rispetto ad altre che
semplificano questo aspetto
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- la motivazione.
6. Arbitrarietà -> inverso della motivazione che caratterizza il legame tra suono e
significato entro un segno: non c’è ragione per cui un dato suono sia legato a un dato signif.
• Molte espressioni non sono «trasparenti»: sono «così», non c’è una «spiegazione» per il
fatto che in ingl. «si dica» ox , in it. bue e in fr. Boeuf, questo significa incontrare difficoltà
ad associare determinate parole al loro significato
- Senza motivazione, l’espressione può cambiare nel tempo, ma come unità segnica è
stabile (antico inglese iċ oggi è I ed è pronunciato come dittongo; resta tuttavia
pronome di I persona).
- Oppure, l’espressione è stabile, anche se cambia l’uso – p.es. ristoro ‘compenso,
risarcimento’ ha preso poi il senso di ‘conforto, sollievo’; al cambio semantico non è
corrisposto un cambio fonetico.
- Oggi in Italia è tornato in auge il senso arcaico di ‘compenso, risarcimento’; sono
frequenti, nella comunicazione politica, le espressioni desuete, esistenti ancora nel
lessico burocratico (lingua di legno, dal francese langue de bois). Cfr. il Decreto Ristori
Quater.
N.B. le onomatopee
• In alcuni casi, il suono è «filtrato» dalla lingua.
- Un suono che è prodotto in natura è interpretato in un certo modo ed esprime
un’attività legata a quel suono.
- Generalmente le parole che indicano dei rumori sono onomatopeiche (es.
rimbombo, tonfo, scrocio)
- Si parla di onomatopea (‘il suono crea [poiei] il nome’ [onoma]).
- A seconda della lingua, l’imitazione può essere diversa:
• p.es. miao, meow; bau bau, bow wow/arf; chicchirichì cock a doodle
doo
endolinguisticità (relatività).
Varianza
Pluralità di strategie di manifestazione
Le varianti spesso non sono motivate da una ragione ben precisa, semplicemente vi sono
delle regole grammaticali da rispettare per la loro formazione e vanno rispettate così come
sono
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- P.es. sciocco – nella valenza preferenziale è equivalente di poco intelligente,
stupido. In una valenza non preferenziale equivale a insipido.
- Preferenzialità delle funzioni del passivo:
È stato ricevuto dal Ministro (il passivo mette in evidenza l’agente – in
questo è diverso dalla forma attiva).
MA: Luigi è stato licenziato. Con licenziare la forma passiva di solito non
compare con l’agente (di solito non è un’informazione interessante o è data
per scontata dal verbo in sé).
Ordine gerarchico: per ipotesi o raccolta di informazioni (es. libro = da leggere o parte
interna dell’albero) / (es. disco = disco rigido o da lanciare o musicale), la preferienzalità
cambia anche in base agli usi nel tempo;
Endolinguistico (= intralinguistico)
È il contrario di «interlinguistico», ossia universale
I deittici (io, ora, qui) sono segni che non “dicono”, ma “in-dicano”: essi significano
indicando elementi della realtà comunicata.
Il parlante indica oggetti o situazioni entro un campo deittico che ha per coordinata ‘IO’.
I pronomi personali, gli avverbi di luogo, gli avverbi di tempo, gli aggettivi dimostrativi e gli
aggettivi possessivi sono tutti esempi di indicatori che servono a contestualizzare il
discorso.
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