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Manuale di linguistica e filologia romanza

INTRODUZIONE
1 - Che cosa sono la linguistica e la filologia romanza
1.1 - Romanzo
La filologia e la linguistica romanza abbracciano tutte le lingue derivate dal latino.
L'aggettivo romanzo indica ci che nel medioevo una continuazione della lingua parlata
anticamente a Roma.
Nel medioevo e nel rinascimento questi idiomi erano detti volgari, cio lingue parlate dal
popolo.
Dal latino derivano moltissimo idiomi:
Area ibero-romanza:
Portoghese
Galego
Spagnolo o Castigliano
Catalano
Area gallo-romanza:
Francese
Area italo-romanza
Italiano
Romancio
Area romanza orientale:
Romeno (rumeno)
L'elenco non esaustivo, ci sono anche altre lingue che nel passato hanno goduto di grande
prestigio mentre oggi hanno una importanza minore: Provenzale (parlato in Provenza) e
Dalmatico (parlato in Dalmazia) non hanno ricevuto il riconoscimento di lingue ufficiali e sono
decadute o scomparse.
Anche i dialetti fanno parte dello studio della filologia romanza. La differenza tra lingua e
dialetto di ordine sociale e non linguistico.
Il dominio romanzo o Romnia l'insieme delle variet linguistiche derivate dal latino e non
coincide con parti di un territorio nazionale.
Il dominio romanzo un concetto strettamente linguistico e non antropologico o culturale.
Non c' identit tra popoli e lingue
Non c' identit tra popoli e razze, intese come etnie.
Gli individui e i gruppi passano infatti da una lingua a un'altra.

1.2 - Linguistica
La linguistica la disciplina che studia il linguaggio umano inteso come lingua parlata.
Manifestazioni linguistiche secondarie sono le varie tipologia di scrittura, i gesti sono invece
manifestazioni paralinguistiche. La semiotica o semiologia si occupa di tutti i sistemi di
comunicazione.
La linguistica romanza si occupa del complesso degli idiomi romanzi, non solo delle lingue vive
ma anche del loro sviluppo storico, quindi si parla di linguistica storica

1.3 - Filologia
Il termine deriva dal greco e significa 'amore della parola. Oggi indica:
1. somma di linguistica e letteratura
2. studio linguistico di documenti letterari
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3. studio della storia e dei processi di trasmissione di testi antichi.


In Italia prevale la seconda definizione.
Non c' filologia senza linguistica, ma occorrono anche conoscenze storiche, di paleografia
(studio della scrittura), codicologia e diplomatica (studio dei documenti storici per accertarne
la provenienza).

1.4 - Ambito di studio


L'ambito di studio molto vasto. Evoluzione del latino non solo limitato all'italiano, ma
osservata in rapporto con gli sviluppi che il latino ha avuto nelle altre lingue romanze e non
solo.

2 - I tre paradigmi degli studi romanzi


Si pu parlare di filologia romanza solo agli inizi dell'800
Il paradigma quel complesso di principi e di risultati acquisiti sulla base dei quali possibile
portare avanti una ricerca.
L'evoluzione degli studi romanzi comprende 3 paradigmi successivi:
Classico - nato nella cultura greco-romana - visione statica della cultura, importanza
della tradizione.
Metodo storico-comparativo - nato nella cultura romantica dell'800 - scoperta della
dimensione storica, elaborazione di un metodo di indagine e classificazione.
Strutturale - nato dalle teorie di Saussure - lingua concepita come sistema complesso,
come una struttura.

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CAPITOLO 1 - IL DOMINIO ROMANZO


1 - il dominio romanzo
Il territorio in cui si parlano le lingue romanze detto Romnia. Si tratta di un'area continua
che va dal Portogallo all'Italia e comprende 4 grandi stati: Portogallo, Spagna, Francia e
Italia. C' poi una zona isolata a est costituita dalla Romania e dalla Moldova.
Per Romnia perduta si intende quella zona fortemente latinizzata in antichit: Africa
settentrionale, Germania, Gran Bretagna.
All'interno della Romnia ci sono poi numerose isole di lingue non romanze:
Basco l'unica lingua non indoeuropea
Bretone, Cimbro, Albanese ecc.
La Romnia nuova comprende i territori di lingua romanza che non sono stati conquistati da
Roma, ma dove la lingua romanza stata importata pi tardi.E' un fenomeno dovuto alla
colonizzazione:
Spagnolo in America centro-meridionale e Filippine
Portoghese in Brasile, Macao, Timor ecc.
Francese in Antille, Haiti, Guyana, Canada ecc.
Derivazioni delle lingue romanze sono le lingue creole e i pidgin.
I pidgin si sono formati in Africa e Asia con il contatto con le lingue indigene, sono
caratterizzate da un lessico ridotto e grammatica semplificata.
Le lingue creole sono una evoluzione dei pidgin e hanno un sistema linguistico pi
complesso.

2 - Le principali variet romanze


2.1 - Le lingue della penisola iberica
Le lingue romanze della penisola iberica sono: portoghese, galego, spagnolo o castigliano,
catalano.
Excursus storico
Conquista degli arabi tra il 711 e il 720. La Penisola Iberica si divide in sud arabo e piccolo nord
cristiano fino all'eliminazione completa del dominio arabo nel 1492.
Gli stati cristiani erano:
Regno di Leon da cui si stacca la contea, poi regno di Castiglia e la contea di
Portogallo
Regno di Navarra
Regno di Aragona
Contea di Barcellona che si unir col regno di Aragona.
Gruppi linguistici.
Galego-portoghese che si divise poi nel Leon a nord galego e a sud nel Portogallo
portoghese
Asturo-leonese nella parte centrale del Leon
Castigliano nel regno di Castiglia
Aragonese nei regni di Navarra e Aragona.
Catalano nella contea di Barcellona.
Mozarabico nel territorio conquistato dagli arabi - significa lingua dei mozarabi
(sudditi degli arabi).
Con la riconquista il mozarabico fu progressivamente eliminato, le altre lingue ebbero fortune
differenti.
Il portoghese si stacc dal galego diventando lingua a s e lingua ufficiale del Portogallo
Il castigliano divent la lingua egemone e dal '500 cominci a essere chiamato spagnolo
diventando la lingua ufficiale della Spagna. E' l'unica lingua a essere stata esportata nelle
americhe e nelle colonie.
A oriente il catalano, oggi ancora parlato nella regione autonoma della Catalogna.
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A nord-est il galego parlato nella Galizia regione autonoma dal 1981..


2.1.1 - Il portoghese
Nel medioevo il portoghese e il galego costituivano due varianti del galego-portoghese di cui si
trovano liriche trobadoriche nei sec. XIII e XIV.
Dopo la separazione del Portogallo dal Leon il portoghese ha avuto uno sviluppo autonomo ed
diventato lingua ufficiale del Portogallo.
Il portoghese parlato anche in alcune ex colonie, (la pi importante il Brasile) anche se con
differenze tra la lingua parlata e quella scritta.
Il portoghese parlato da 180 milioni di persone ed la seconda lingua romanza per diffusione
nel mondo.
I dialetti sono divisi in dialetti settentrionali parlati nella zona nord del paese e dialetti
meridionali che corrispondono alla zona di sovrapposizione con il mozarabico
2.1.2 - Il galego
Il galego formava inizialmente un blocco col portoghese. Nel XIII e XIV secolo ci fu la stagione
della lirica detta galego-portoghese, lingua adottata come lingua della poesia anche in Castiglia.
Dal XVI secolo fu ridotto a dialetto solo parlato poi ci fu una rinascita letteraria riacquistando il
ruolo di lingua ufficiale nelle province galiziane. Legge di normalizzazione linguistica del 1983.
2.1.3 - Lo spagnolo
Lo spagnolo la lingua romanza pi parlata nel mondo, lo parlano 350 milioni di persone ed
la lingua ufficiale di 21 stati dell'ONU.
Deriva dal castigliano e si imposto nell'intera penisola iberica. Ha pochissimi dialetti
(asturiano, leonese, aragonese).
La diffusione fuori dalla Spagna dovuta a due avvenimenti storici
Cacciata degli ebrei sefarditi dalla Spagna (1492).
Ondate di colonizzazione nelle americhe, nell'Africa settentrionale e nelle Filippine.
2,1,4 - Il catalano
.E' parlato da 7 milioni di persone, il suo periodo di splendore stato tra il XIII e XV secolo.
Con l'unificazione della Catalogna al regno di Castiglia decadde per rinascere nell'800. represso
dal regime franchista stato poi riconosciuto come lingua nazionale che affianca lo spagnolo
nella regione autonoma della Catalogna.
Viene anche parlato a Valencia, nelle Baleari, in Francia nel Roussillon (Pirenei), Andorra,
Alghero in Sardegna.
Il catalano antico molto somigliante al provenzale, ma le due lingue sono state sempre distinte.

2.2 - Il francese
Il francese parlato da circa 75 milioni di persone. diffuso in Francia, Svizzera romanda,
Belgio, Lussemburgo, Principato di Monaco, Valle d'Aosta. Fuori dell'Europa in Canada, Stati
Uniti, ex colonie di America, Africa e Oceania.
Il francese ha origine nella regione dell'Ile de France e a partire dal XII secolo ha influenzato i
testi letterari e non del nord. Nell'800 si diffuso su tutto il paese riducendo a patois i dialetti
antichi. I pi importanti sono stati: il piccardo, normanno, vallone, champenois, borgognone.
Una considerazione a parte va fatta per l'anglo-normanno che la variet di francese parlata in
Inghilterra dopo l'invasione normanna.
Dante definisce l'insieme delle variet medievali settentrionali come lingua d'oil.
Il francese ha avuto una forte modificazione nel corso del tempo per cui ci sono stati dei
cambiamenti radicali. Oggi mantiene un legame con il francese antico attraverso la grafia che
non fonetica, ma etimologizzante. La grafia francese la pi complessa delle lingue
romanze.

2.3 - L'italiano
L'italiano ha oggi circa 56 milioni di parlanti. La base dell'italiano moderno il fiorentino del
'300 diffuso come lingua letteraria per le opere di Dante Petrarca e Boccaccio. E' stato a lungo
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una lingua prevalentemente scritta, perch nelle varie zone d'Italia si parlavano prevalentemente
dialetti. Anche il fiorentino era un dialetto, molto conservativo e quindi gradito ai letterati. Al di
fuori di Firenze e della Toscana si parlava fiorentino solo a Roma presso la corte pontificia. Il
romanesco una variet di toscano.
L'italiano appare oggi alquanto differenziato tra il nord, centro e sud e da regione a regione
soprattutto nella fonetica e nel lessico.

2.4 - Il romancio
Il romancio una delle 4 lingue della Svizzera. E' simile ai dialetti italiani settentrionali.
Particolarmente con il friulano e ladino centrale tanto da costituire una unica unit linguistica
detta ladino.

2.5 - Il romeno
E' parlato da circa 26 milioni di persone. E' parlato in modo abbastanza uniforme nell'odierna
Romania, Moldova e parte dell'Ucraina. A causa della dominazione russa gran parte dei moldavi
sono bilingui
Il romeno ha due variet: munteno a sud e moldavo a est. A questi due tipi principali si rif
anche la lingua della Transilvania..
Accanto al romeno detto anche dacoromeno esistono tre dialetti:
Aromeno (macedoromeno) con influenze ungheresi si trova nella Macedonia.
Meglenoromeno piccolo gruppo in Grecia al confine con la Macedonia
Istroromeno piccolissimo gruppo che si trova in Coazia, a rischio di estinzione.
Il romeno stato fortemente influenzato da slavo, greco, ungherese e turco. Fino al 1840 si
scriveva con caratteri cirillici.
Il romeno appartiene alla lega linguistica balcanica con fenomeni linguistici comuni con neogreco, bulgaro, albanese.
Ha subito una grande influenza francese, a partire dall'800, avendo seguito modelli culturali e
linguistici francesi.

3 - Altre variet romanze


3.1 - L'occitano (o provenzale)
L'occitano la lingua romanza della Francia meridionale, ora patois occitanico. In Italia viene
chiamato provenzale. Con l'espressione dantesca lingua d'oc si indica invece la lingua
letteraria del medioevo. Tra le variet dialettali in cui oggi suddiviso ricordiamo: il guascone,
il languedocino, il provenzale alpino, l'occitano settentrionale.
La decadenza della lingua occitana stata causata dalla politica centralizzante di Parigi, il
francese era la lingua del re. Oggi riconosciuto come lingua regionale.

3.2 - Il franco-provenzale
Viene parlato nella parte sud orientale della Francia, vicino alla Svizzera romanda e a Lione.
Ora il franco provenzale comprende solo dialetti rustici (patois). Pu essere considerato una
sorta di ponte fra nord e sud.

3.3 - Il sardo
Il sardo viene parlato da circa 1 milione e mezzo di persone. E' la variet romanza pi
conservativa.
La Sardegna ha avuto dal V secolo forme amministrative relativamente autonome tanto che a
partire dal IX secolo i documenti giuridici sono scritti in sardo.
A nord si sono avute influenze toscane.
Le variet di sardo sono: il campidanese, il logudorese, il nuorese, il gallurese, il sassarese.
Il sardo tutelato dalla legge del 1999 sulla tutela delle minoranze linguistiche.
Enclave linguistiche all'interno della Sardegna sono: il catalano ad Alghero, il genovese nelle
isole di San Pietro e S. Antioco detto anche tabarchino.
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3.4 - Il corso
E' parlato in Corsica ed oggi una lingua regionale della Francia, insegnato a scuola come
seconda lingua. Ha affinit col sardo e il toscano.

3.5 - Il ladino centrale


E' parlato nella regione alpina orientale: Trentino-Alto Adige e Veneto da circa 75.000 parlanti.
E' insegnato nelle scuole come terza lingua dopo l'italiano e il tedesco.

3.6 - Il friulano
E' parlato da circa 700.000 persone nel nord-est dell'Italia, in Friuli Venezia giulia. E'
classificato tra le variet ladine. Gode anch'esso dei vantaggi della legge del 1999 sulle
minoranze linguistiche

3.7 - Il dalmatico
Era parlato lungo le coste dalmate dell'Adriatico, ma si estinto. E' noto da documenti di natura
pratica. E' stato assorbito nel tempo dal veneziano sulla costa e dal croato nell'entroterra.

3.8 - I dialetti italiani


I dialetti italiani sono la continuazione locale del latino. Sono stati scritti quasi tutti nel
medioevo per scopi amministrativi o religiosi. In seguito hanno anche avuto un uso letterario in
quella che viene definita letteratura dialettale.
Si dividono in tre grandi gruppi: settentrionali, toscani e centro-meridionali.
I dialetti settentrionali si parlano in Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino, Veneto, Emilia
Romagna. Al di sotto della linea Massa-Senigallia si trovano i dialetti centromeridionali. Ci
sono sostanzialmente tre variet.
Marchigiano umbro laziale
Abruzzese molisano pugliese settentrionale campano lucano
Salentino calabro siculo
Il romano si differenzia dal laziale perch fortemente influenzato dal toscano.

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CAPITOLO 2 - IL PARADIGMA CLASSICO


1. Il pensiero linguistico classico
E' con Aristotele (IV sec. A.C.) che si comincia ad esaminare anche il campo della linguistica
oltre che quello della filosofia anche se solo come riflesso del pensiero. Aristotele individua le
categorie linguistiche (nome, verbo, congiunzioni ecc.) ma solo come strumenti necessari al
raggiungimento della verit filosofica.
Nel III e II a.C. sono gli Alessandrini che applicano l'analisi linguistica ai testi letterari
soprattutto ad Omero. Nasce la filologia in cui lingua e letteratura si incontrano..
Sempre ad Alessandria si sviluppa la grammatica greca studiata come un vero e proprio
complesso di regole.
La grammatica greca diventer poi modello di quella latina.
Le categorie grammaticali elaborate da Aristotele sono praticamente le stesse di quelle odierne.
Il pensiero greco aveva una concezione ellenocentrica, i greci chiamavano barbare le lingue
degli altri popoli non ritenendole degne di considerazione.
I romani adattarono le grammatiche greche al latino minimizzando le differenze tra le due
lingue rafforzando la convinzione dell'universalit delle categorie grammaticali di Aristotele.
L'analisi grammaticale e l'analisi logica sono, infatti, arrivate fino a noi attraverso le
mediazioni: alessandrina, romana, medievale, rinascimentale e infine cartesiana tramite le
grammatiche ragionate ispirate dal pensiero razionalistico di Cartesio 1596-1650).
E' il filosofo tedesco Leibniz (1646-1716) che scinde lo studio della logica da quello della
lingua. Dopo di lui lo studio della lingua prosegue con metodi nuovi.
Leibniz prov a riunire le lingue in base alle loro somiglianze organizzandole in famiglie
genetiche, cio in base alla derivazione da una lingua pi antica.
Non sappiamo se i greci e i loro successori avessero notato il fenomeno del cambiamento
linguistico. Gli alessandrini si dedicavano allo studio dei classici allo scopo di conservare lo
stato linguistico originario. La lingua scritta era considerata superiore a quella parlata e questo
punto di vista durato per secoli.
Oggi il linguista John Lyons l'ha definita classical fallacy (errore classico).
Secondo il paradigma classico la buona lingua (letteraria) non cambia e il cambiamento
deve essere combattuto ed emarginato.
In Italia tra il Settecento e l'Ottocento il Purismo difendeva il toscano degli autori del Trecento
contro i forestierismi penetrati nella lingua moderna.
Questa idea arrivata fino ad oggi anche se sbagliata, infatti, le lingue sono portate
naturalmente a cambiare.
Uno dei principali argomenti della filologia oggi di capire i meccanismi che regolano il
cambiamento.

2. Prime grammatiche romanze


Nel medioevo i grammatici continuarono a scrivere grammatiche del latino, lingua della Chiesa,
della cultura e delle scienze. Le lingue parlate dal popolo erano dette volgari (da vulgus
'popolo'), solo nel XIII secolo viene l'idea di scrivere delle grammatiche delle lingue romanze
fatte naturalmente secondo gli schemi grammaticali del latino, gli unici conosciuti.
Nel Duecento la lirica occitanica dei trovatori provenzali raggiunge il suo apice, diffusa oltre i
confini della Provenza ed imitata dai rimatori locali. Le grammatiche provenzali erano
destinate ai poeti non provenzali che volevano comporre liriche in lingua d'oc. Si tratta
comunque di grammatiche combinate che insegnano anche il corretto modo di poetare, cio la
retorica, la metrica e la tecnica poetica.
Grammatiche provenzali:
Razos de Trobar ('i soggetti del poetare') del catalano Raimon Vidal (1190-1213 ca.)
Regles de Trobar ('regole del poetare') del catalano Jofr de Foix (1258-1291 ca.)
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Doctrina d'Acort ('insegnamento dell'accordo') dell'italiano Terramagnino da Pisa (1282-1296


ca.) in rima per facilitarne l'apprendimento mnemonico.
Donat proensal ('donato provenzale') di Uc Faidit composto probabilmente a Treviso
Il Donato una vera e propria grammatica scritta in provenzale e latino.
Contemporaneamente al provenzale in Italia sett. veniva usato molto il francese che per la forte
somiglianza con i volgari locali si fondeva con essi dando luogo a lingue ibride: franco-veneto,
franco-lombardo che veniva compreso anche dagli strati pi bassi della popolazione per questo
il suo prestigio era minore e non venne prodotta nessuna grammatica.
Nell'Inghilterra conquistata dai Normanni invece il francese era la lingua della corte,
dell'aristocrazia e degli strati elevati. Le grammatiche dedicate alla lingua francese
riguardavano soprattutto l'ortografia e la pronuncia come l'Ortographia Gallica in latino della
fine del XIII secolo.
La prima grammatica opera dei clercs parisiens scritto agli inizi del Quattrocento: Donat
franois. Era destinata a tenere vivo un buon francese in una societ plurilingue.
La realizzazione delle grammatiche, sia provenzali che francesi era destinata a tutelare la
purezza di una lingua in ambiente straniero e in una situazione di bilinguismo:
catalano/provenzale, italiano/provenzale, inglese/francese.

3. Dante e l'eccellenza linguistica dell'italiano


Al passaggio tra il Duecento e il Trecento si d inizio alla trattatistica dedicata all'italiano
comparando il volgare col latino. Nel De vulgari eloquentia Dante afferma l'eccellenza del
volgare italiano che potrebbe servire come mezzo per l'espressione letteraria di tutti i poeti
d'Italia.
Si tratta quindi di una visione letteraria, infatti il trattato scritto in latino per Dante fa
osservazioni sulla lingua, le lingue d'Europa e sul latino. Passa in rassegna molti dialetti italiani
citando anche alcune frasi caratteristiche. Il suo scopo quello di criticarli per proporre una
lingua ideale che comprenda gli elementi migliori di ciascun dialetto. L'esame di Dante dettato
da un criterio estetico, molto diverso da una prospettiva linguistica in senso moderno.
Nel De vulgari eloquentia inoltre Dante cita molti dei poeti suoi contemporanei e precedenti.
Pi tardi anche Petrarca si occuper dell'eccellenza dei vari poeti in Trionfo dell'Amore dove
per i meriti di iniziatori della lingua scompaiono.
I Trionfi, assieme al De vulgari, saranno il punto di riferimento per gli studiosi del Rinascimento
che andando a cercare le fonti riscopriranno la lirica occitanica e inizieranno gli studi filologici
sul provenzale in Italia.

4. La riflessione rinascimentale sull'origine delle lingue romanze


Dante nel De vulgari eloquentia esprime l'opinione che il latino sia una creazione artificiale dei
dotti, l'idea che l'italiano provenga dal latino non compare anche se afferma che francese,
provenzale e italiano un tempo avevano formato una sola lingua.
Nel 1435 Biondo Flavio (umanista e storico forlivese, 1392-1463) in una sua lettera a Leonardo
Bruni (aretino 1374 ca.-1444) lancia la rivoluzionaria idea che nella Roma antica si parlasse
latino, non tanto quello dei grandi scrittori ma un latino popolare.
Per Flavio il latino si divideva in tre variet di stili: poetica, oratoria, vulgaris. Dalla variet
parlata sarebbe derivato l'italiano.
Per il Bruni invece a Roma ci sarebbero state due lingue nettamente distinte: il latino letterario e
la lingua del volgo, simile al volgare.
L'ipotesi rivoluzionaria del Flavio viene accolta dagli umanisti italiani e poi da quelli francesi e
spagnoli, ma non mancano le difficolt:
1 - Superstrato: il passaggio dal latino al volgare appariva come una corruzione o degradazione
causata dalle invasioni barbariche.
2 - Sostrato: il latino era gi differenziato per la variet delle diverse lingue che poi sono
confluite nel latino.

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Col tempo si comincia a esaltare il volgare come lingua che ha prodotto capolavori letterari e il
termine corruzione perde la sua eccezione negativa e viene inteso come un termine tecnico che
indica cambiamento linguistico.
Benedetto Varchi propone nel suo Ercolano, pubblicato postumo nel 1570, di sostituire
corruzione con generazione.
In Italia quindi spetta al Flavio e al Varchi di avere impostato il problema storico dell'origine
delle lingue romanze.
In Spagna Bernardo Aldrete scrive: Origine e principio della lingua castigliana romanza nel
1606.
Anche in Francia Gilles Mnage scrive nel 1650 Origines de la langue franaise e 1669 Origini
della lingua Italiana, ricchissimi repertori etimologici rimasti insuperati fino alla prima met
dell'Ottocento.
Con la sua seconda opera Mnage batt l'Accademia della Crusca che aveva progettato un
vocabolario etimologico dell'italiano. Conteneva molti errori, ma anche spiegazioni
etimologiche esatte.
Uno degli errori era la sopravvalutazione del greco non pensando che gi il latino aveva
assorbito molte parole greche facendole proprie.
Mancava la distinzione tra forme trasmesse per via popolare e cultismi (linguaggio
ecclesiastico ecc.) che presentano molte forme trasmesse dal greco.
Questa distinzione era stata tracciata tra il Cinquecento e l'inizio del Seicento da Claudio
Tolomei e Celso Cittadini, ma non ne era stata colta l'importanza.
Nonostante tutto l'idea della derivazione delle lingue romanze dal latino si impone anche se la
metodologia dello studio incerta e le derivazioni sono basate su generiche somiglianze.

5. Grandi opere dedicate alle lingue romanze


Le lingue romanze che emergono come lingue letterarie sono: l'italiano, il francese, lo spagnolo
e il portoghese. Nella prima met del XVI sec. cominciano ad apparire le prime grammatiche.
Queste opere nascono per dopo che ogni lingua si affermata letterariamente.
In Italia questa opera il De vulgari eloquentia.
Leon Battista Alberti (1404-1472) scrive la prima grammatica dell'italiano, un'opera di poche
pagine che rimane inedita. Altri che scrivono sulla questione della lingua sono: Pietro Bembo,
Sperone Speroni, Baldesar Castiglione.
In Francia l'eccellenza della lingua nazionale sostenuta per la prima volta da Joachim du
Bellay sul modello di Speroni
In Spagna nel 1492 (anno della scoperta dell'America) era stata gi pubblicata la grammatica di
Antonio de Nebrija che fonde l'idea di eccellenza della lingua con il destino imperiale della
Spagna. In effetti oggi lo spagnolo la lingua romanza pi diffusa nel mondo.
In Portogallo la prima opera di Joo de Barros del 1530 che scrive anche le prime
grammatiche del portoghese insieme a Ferno de Oliveira.
Solo nel 1757 compare la prima grammatica romena.
In questo periodo nasce anche un altro genere di opera linguistica sconosciuto nell'antichit
classica: il vocabolario.
E' in Italia che nasce nel 1612 il pi importante vocabolario romanzo del Rinascimento:
Vocabolario degli Accademici della Crusca. Sul suo modello seguono in Francia, Spagna e in
Portogallo

6. La nascita della filologia volgare


Nel XV secolo gli umanisti rifiutano l'interpretazione allegorico-figurale o morale che il
medioevo aveva dato ai testi antichi. Si contrappose quindi una lettura filologica delle opere,
mediante una conoscenza approfondita della lingua, dello stile e della cultura di un autore si
mirava all'esatta comprensione del testo.
Il primo problema era il recupero dei testi antichi dimenticati per quasi mille anni, il secondo era
che molte opere classiche erano state copiate in versioni piene di errori di copiatura,
interpolazioni, aggiunte apocrife.
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Per correggere tutto ci gli umanisti fecero ricorso a due tecniche:


l'intervento congetturale cio la correzione attraverso l'ingegno e l'intuizione
la collazione dei codici cio il confronto con i codici ritenuti pi autorevoli.
Nasce dunque con l'Umanesimo la filologia testuale (o critica del testo) la disciplina che punta
a ricostruire il testo nella sua forma originale.
A un certo punto la filologia testuale si cominci ad applicarla anche ai testi in volgare per
ragioni connesse alla Questione della lingua.
All'inizio del Cinquecento diminuisce l'interesse per il latino e comincia il dibattito sui modelli
della lingua letteraria volgare. Prevalse la tesi di Pietro Bembo che vedeva nella lingua degli
autori del Trecento (Petrarca, Boccaccio e Dante) il modello da adottare. Bembo trasferiva il
concetto di imitazione dei classici da quelli latini e quelli in volgare. Il fatto di definire classici
le opere trecentesche le rendeva degne di studi filologici.
Bembo pubblica a stampa nel 1501-1502 le opere di Petrarca a Dante. Trissino pubblica in
traduzione il De vulgari Eloquentia.
Sulla scia degli studi sugli autori del Trecento si cominci anche a riscoprire i precursori: i
trovatori, la Scuola Siciliana, il Dolce Stil Nuovo.
Insieme a Bembo altri filologi: Angelo Calocci, Giulio Camillo Delminio, Ludovico Beccadelli
e altri, riportarono alla luce e trascrissero alcuni importanti testimoni della lirica delle origini e
diedero inizio agli studi di provenzalistica.

7. L'erudizione settecentesca
Discorso a parte merita l'attivit degli eruditi e antiquari del Settecento che, soprattutto in
Francia, ampliarono la conoscenza sul medioevo e sulla prima letteratura in volgare.
In Francia Jean-Baptiste Lacurne de Sainte-Palaye compil una storia dei Trovatori trascrivendo
numerosi componimenti provenzali.
Gli studi provenzali ebbero un ruolo importante negli studi romanzi moderni.
Sempre in Francia, Charles Du Fresne Du Cange prepar un immenso vocabolario che port
nuove conoscenze nel latino volgare e permise di diminuire la distanza tra il latino e le lingue
romanze moderne.
In Italia il pi importante erudito fu Ludovico Antonio Muratori, antiquario e storiografo
modenese.

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CAPITOLO 3 - IL PARADIGMA STORICO


1. Linguistica e letteratura
Alla fine del '700 viene messo in dubbio la teoria che le culture classiche siano modelli da
imitare. Si afferma il movimento culturale detto Romanticismo che influisce su tutti i campi
della cultura.
L'idea centrale che solo attraverso lo studio del mutamento e dello sviluppo di una istituzione
se ne possa conoscere la vera essenza.
La nascita della linguistica romanza connessa alla teorizzazione del metodo storicocomparativo ed alla nascita dell'interesse verso il periodo del medioevo.
E' di questo periodo (fine '600, inizi del '700) la Querelle des anciens et des modernes, svoltasi
in Francia e in Inghilterra.
Oggetto della disputa era se la grandezza degli antichi potesse essere superata dai
contemporanei. Paragone possibile solo confrontando parametri comuni.
Nel momento per in cui si negano i parametri comuni, il confronto diviene impossibile.
Specialmente in Germania alcuni grandi pensatori e scrittori, Schiller e Schlegel, si distaccano
dall'ottica classica, considerando ogni epoca come dotata di un carattere suo proprio e quindi
non confrontabile.

2. La filosofia della storia.


Johann Gottfried Herder nel 1773 propone una conoscenza non oggettiva ma soggettiva dei
nuovi mondi culturali lontani da quello classico. Secondo Herder la perfezione sta solo
nell'insieme, ogni epoca della storia dell'umanit non confrontabile perch peculiare di quel
particolare momento. E anche colui che ha rivalutato lo stile gotico che fino ad allora era
considerato uno stile barbaro, stato editore e traduttore di canti epici del secolo XII.
Altra figura di studioso quella di Jacob Grimm (1785-1863) linguista, letterato noto per avere
raccolto numerose fiabe della tradizione germanica. Nelle sue ricerche emerge il tema delle
origini popolari e mitiche dei popoli germanici.

3. Le grandi grammatiche storiche


Da questo sfondo culturale nascono grandi grammaticali che inaugurano un nuovo metodo di
studio delle lingue.
La linguistica dell'ottocento storica, perch esamina la lingua nel suo divenire ed
comparativa, perch mette a confronto le lingue affini e le raggruppa in famiglie.
Il primo risultato quello di ipotizzare la derivazione di molte delle lingue europee da un
comune capostipite: l'indoeuropeo.
Le prime due opere sono:
Saggio sull'origine dell'antica lingua nordica o islandese di Rasmus Rask
Il sistema di coniugazione del sanscrito comparato con quello delle lingue greca, latina,
persiana e germanica di Franz Bopp.
L'importanza di queste opere sta nel fatto che per la prima volta si elabora una tecnica dello
studio storico delle lingue con un confronto sistematico di lingue diverse.
Il metodo storico-comparativo diviene un paradigma.
In campo romanzo Francois Raynouard applica i nuovi metodi allo studio delle lingue
romanze diventando un pioniere del metodo storico-comparativo anche se la sua opera non
presenta ancora caratteri di scientificit perch non gli ancora del tutto chiaro il concetto di
legge fonetica. Raynouard inoltre considerava il provenzale una specie di lingua intermedia tra
il latino e le lingue moderne.

4. Friedrich Diez
Grande linguista e filologo (1794-1876) sollecitato dalle grandi spinte culturali del tempo, nella
Grammatica delle lingue romanze adatta la metodologia storico-comparativa al dominio
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romanzo studiando i meccanismi che regolano l'evoluzione di una lingua molto nota come il
latino verso i nuovi sistemi linguistici.
Nel Dizionario etimologico delle lingue romanze Diez rappota il latino alle sei principali lingue
romanze di cultura.
Le opere di Diez formano un complesso sistematico grandioso.
Continuatore delle opere di Diez lo svizzero Wilhelm Meyer-Lubke (1861-1936), esponente
della scuola dei neogrammatici che ha ulteriormente codificato e disciplinato i principi del
metodo storico-comparativo. Ha rifatto i grandi repertori romanzi di Diez e ha redatto il
Dizionario etimologico romanzo, conosciuto come REW ancora oggi uno strumento
insostituibile per lo studio dell'etimologia nelle diverse lingue romanze.

5. Caratteri del metodo storico-comparativo


Il presupposto del metodo che in una lingua ci sia una regolarit nei cambiamenti fonetici
cio, gli stessi suoni si trasformino nello stesso modo in tutte le parole.
La regolarit permette la formulazione di leggi fonetiche che descrivono i cambiamenti. La
legge fonetica, in quanto legge, deve essere senza eccezioni. Pi tardi si cambiato il termine
legge con norma che suggerisce meno rigidit.
Una legge che deve spiegare numerose eccezioni quella dell'analogia, un cambiamento
linguistico che appare meno prevedibile ma non irregolare.
Ci sono inoltre alcune parole che non sono sottoposte alle leggi fonetiche, queste sono i
cultismi, parole che derivano dalla lingua colta, e i prestiti, parole che derivano da altre lingue.

5.1. Le leggi fonetiche


Esempi di leggi fonetiche
Primo esempio
A) Regola generale - Le vocali toniche latine ed evolvono normalmente in una e chiusa:
sete, vede, mette, tetto ecc. Le vocali e evolvono in o chiusa: voto, vuoto, ora, ecc.
B) Regola pi particolare condizionata dal contesto, detta anaforesi - Le vocali toniche
latine ed davanti a gruppi di consonanti seguiti dalla semivocale j oppure quando precedono
una nasale + occlusiva velare cambiano in i. Famiglia, vinco, lingua. - Le vocali e negli
stessi casi precedenti cambiano in u: pugno, unghia ecc.
C) Eccezioni limitate di A e di B dito < digitum Sardegna < Sardinia
La regola pi generale (A) riguarda gran parte delle lingue romanze, quella pi particolare (B)
limitata al solo toscano e da l passata all'italiano letterario.
Gli altri dialetti italiani non conoscono l'anaforesi.
Un'altra regola generale diffusa l'evoluzione di e in e aperta e o aperta: bello,

osso.
In alcune lingue, tra cui l'italiano la e e la o aperte che si trovano in
sillaba aperta si sono sviluppate nei dittonghi je e wo. Si dice
aperta la sillaba che termina in vocale.
Secondo esempio.
Regola generale in francese la a tonica latina diventa e: PATREM > pere, MARE > mer
Il francese una lingua che ha subito molti cambiamenti dal medioevo. Occorre tenere conto
della fase intermedia del francese antico.
A) se la a si trova in sillaba chiusa resta tale: PAR-TEM > part Sillaba chiusa quando
termina per consonante.
In sillaba aperta...
B) se la a seguita da nasale abbiamo ai: MANUM > main, PLANUM > plain.
C) se la a preceduta da c palatale abbiamo ie: CAPUT > chief > chef
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Se non si realizzano nessuno dei tre casi allora si applica la regola generale.
In francese la grafia non riproduce i suoni cos come vengono pronunciati ma riflette le fasi
antiche della lingua e qualche volta l'origine latina. Questo comporta che spesso per le parole
del francese moderno occorre distinguere tra grafia e pronuncia e tenere presente soprattutto la
pronuncia.

5.2. L'analogia
Secondo il metodo storico-comparativo alcune eccezioni vanno spiegate con l'analogia.
Si ha analogia quando una forma si assimila per attrazione ad un'altra forma simile:
A) per senso o suono.
B) perch appartiene allo stesso paradigma
(A) LENTCULA > lenticchia appare irregolare avrebbe dovuto dare lentecchia, ma in latino
accanto al suffisso CULUM esisteva anche il suffisso CULUM per cui c' stata una influenza
del gruppo delle parole in su .
(B) Mossi non deriva da MOVI ma deriva da un processo analogico verso altri passati remoti:
scrissi, dissi ecc.
Il processo dell'analogia avviene anche nella lingua parlata quando per un lapsus si pronuncia
facete anzich fate. La lingua dei bambini e degli stranieri ricca di processi simili.
Ci non vuol dire che in futuro questi processi analogici possano essere formalizzati. I processi
analogici, in una lingua, esistono in potenza e si manifestano nell'esecuzione linguistica dei
singoli parlanti.

5.3. Cultismi e prestiti


Molte parole apparentemente irregolari si spiegano col fatto che non sono state trasmesse per
via popolare, cio oralmente, ma sono state ripescate per via colta direttamente dal latino.
Es. Da OCLUM sono derivati oculare (cultismo) e occhio. Da VTIUM sono derivate le
parole vizio (cultismo) e vezzo con regolare passaggio della in e.
I prestiti sono parole che non sono passate direttamente dal latino all'italiano ma sono transitate
attraverso un'altra lingua, spesso il francese.
Es. Mangiare deriva dal francese manger, mentre MANDUCARE > manicare e quindi
manicaretto.

5.4. La metafonesi
Per metafonesi si intende il processo per cui in una parola la vocale tonica subisce un
cambiamento per effetto della vocale finale.
Quando la vocale finale i cambia la vocale tonica, questo evidente nella formazione dei
plurali del veneto: mese/misi, sposo/spusi, toso/tusi.
A volte la metafonesi rimane anche dopo la caduta della vocale finale come accade nel
bolognese: per/pir (pero/peri), mes/mis (mese/mesi). E' lo stesso fenomeno che accade in
inglese nei plurali foot/feet, goose/geese.
Nel napoletano la metafonesi provocata non solo dalla i ma anche dalla u.

5.5 Fenomeni generali


Ogni lingua ha le proprie leggi fonetiche. Ci sono per alcuni fenomeni che si ritrovano in tutte
le lingue e quindi possono essere considerati vere e proprie leggi fonetiche.
1) Assimilazione: Un segmento vocalico e consonantico diviene simile ad un segmento
adiacente. AD-RIPARE > arrivare, AD-VENIRE > avvenire, OCTO > otto, PECTUS >
petto.
Opposta all'assimilazione la dissimilazione, avviene quando una r precede o segue
un'altra r: ARMARIUM > armadio.
2) Inserzione: l'aggiunta di una vocale o consonante per pronunciare meglio una
sequenza di suoni.
a. Prostesi, inserimento all'inizio di una parola: ischerzo, iscritto ecc.
b. Epitesi, inserimento alla fine di una parola: nel toscano antico si aveva
l'aggiunta della vocale epentesi, dopo una parola tronca per la necessit di
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riportare la parola alla struttura di accento pi diffusa. Uscie invece di usc, cioe
invece di ci.
c. Epentesi, inserzione di una suono tra due affini. MANUALEM > manovale,
RUINA > rovina.
3) Cancellazione, l'eliminazione di uno o pi segmenti vocalici o consonantici.
a. Aferesi, cancellazione all'inizio di parola. ABBATISSA > badessa
b. Apocope, cancellazione alla fine della parola. PIETATEM > pieta(de) > piet
c. Sincope, cancellazione all'interno. OCULUS > oclus > occhio
4) Metatesi l'alterazione dellordine originario dei suoni. FAB(U)LA > flaba > fiaba.

6. L'etimologia
L'etimologia la disciplina che studia l'origine di una parola (etimo) e il rapporto che esiste
con il suo precedente storico. Affini all'etimologia sono l'onomastica e la toponomastica.
Per stabilire l'origine di una parola occorrono seguire le leggi che regolano l'evoluzione
fonetica.
Nel REW (Meyer-Lubke 1911) si trovano le derivazioni dal volgare di un gran numero di
variet linguistiche romanze.
Altre parole hanno origine germanica, mentre altre ancora hanno origine greca.

7. La dialettologia: Graziadio I. Ascoli


Lo studio scientifico dei dialetti trascurato da Diez stato inaugurato dal linguista italiano
Graziadio Isaia Ascoli (1829-1907). Nella sua opera Saggi ladini del 1873 osserva le numerose
affinit delle parlate di tre zone subalpine e alpine arrivando a definire uno spazio linguistico
uniforme che chiama ladino. A partire dai suoi studi si fatta strada nella linguistica l'idea che
le lingue si differenziano le une dalle altre in modo graduale, senza confini linguistici netti,
concetto del continuum dialettale. Dopo l'Ascolinon pi possibile considerare le sole grandi
lingue di cultura ma tutte le variet hanno diritto di cittadinanza. La dialettologia romanza
diviene un grande campo di studio.

8. Sviluppi e limiti del metodo storico: lingua e cultura, semantica e


geografia linguistica.
Al'inizio del novecento appaiono le prime critiche al metodo storico-comparativo con l'effetto di
ampliarne le analisi.
Michel Breal (1897) si occupa anche di semantica, studio del significato delle parole, mentre
Jules Gillieron uno dei pionieri della geografia linguistica
Pi radicali le critiche di alcuni linguisti influenzati dalla corrente filosofica del Neoidealismo
(Croce, Gentile). Studio della storia dei diversi paesi in connessione con la loro lingua. Ma si
tratta di una idea sbagliata perch le lingue non sono universi incomunicabili e si ha una
esagerazione delle differenze. Si cercato anche di superare la distanza tra lingua e letteratura
considerando entrambe manifestazioni culturali. Ma anche qui uno sbaglio paragonare la
lingua che una manifestazione spontanea dell'uomo con la letteratura.
Storia della lingua
Alcuni studiosi hanno cercato di integrare fatti culturali e fatti linguistici attraverso lo studio
della lingua nelle diverse epoche. La storia della lingua si imposta nello studio di tutti i paesi.

9. L'edizione dei testi e il metodo del Lachmann


Parallelamente al metodo storico-comparativo si sviluppa una metodologia rigorosa anche
nell'edizione dei testi antichi.
Fino ad allora i testi venivano riportati alla forma originaria attraverso la correzione
congetturale (emendatio ope ingenii) o il confronto dei codici pi autorervoli (emendatio ope
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codicum). La consapevolezza dei difetti di questa prassi port all'elaborazione di un nuovo


metodo editoriale basato sulla recensio (cio la classificazione dei testimoni in base a errori
comuni) e su criteri meccanici. Il padre di tale metodo considerato Karl Lachmann (17931851).
Secondo il suo metodo i principi basilari sono:
1 ricostruzione dei rapporti genealogici tra i manoscritti grazie agli errori comuni.
2 adozione di criteri che permettano di identificare quale manoscritto risalga all'originale,
legge della maggioranza.
I primi studiosi ad applicare il metodo furono i tedeschi, poi a partire dal 1877 fu applicato
anche al dominio provenzale.
In Italia agli inizi del XX sec. Michele Barbi si dedica agli studi sul Canzoniere di Dante, La
vita nuova e le Rime.
Come per il metodo storico-comparativo anche il metodo Lachmann fu criticato all'inizio del
Novecento. Giorgio Pasquali ne ha ampliato l'orizzonte dicendo che l'obiettivo del filologo non
solo quello di fornire una critica del testo, ma anche quello di ricostruirne la storia della
tradizione, cio la storia delle vicende che hanno caratterizzato la trasmissione del testo
attraverso i secoli.
Molto critico invece fu Joseph Bedier, che sosteneva che ogni testimone aveva la sua fisionomia
grafica, linguistica e testuale e che mettere insieme vari manoscritti, significava creare un testo
che in realt non era mai esistito. Questo ha portato a una applicazione meno rigida dei principi
del Lachmann.

10. Bilancio del metodo storico-comparativo


I risultati del metodo storico-comparativo sono stati notevoli con la raccolta ordinata di
materiali e l'individuazione delle leggi fonetiche. Tuttavia rimanevano esclusi dalla ricerca temi
di grande importanza.
All'inizio del Novecento le carenze sono state affrontate dal linguista Ferdinand de Saussure.

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CAPITOLO 5 VARIAZIONE SOCIALE E GEOGRAFICA


1. La geografia linguistica
Scopo della Geografia linguistica la rappresentazione dettagliata della variet dialettale.
L'opera che ha fondato la Geografia linguistica stata l'Atlas linguistique de la France (ALF)
di Jules Gillieron pubblicato tra il 1902 e il 1912.
L'ALF contiene molte carte del territorio francese in cui sono stati identificati 639 centri abitati
presi a campione. In ogni localit sono stati raccolti i dati con un questionario facendo domande
riferite a un soggetto particolare. Ogni tavola dedicata a un animale e viene riportata la forma
linguistica di ogni localit evidenziando ogni minima variazione fonetica.
Le carte linguistiche documentano i meccanismi del cambiamento linguistico non spiegabili
solo con le leggi fonetiche.
Questi cambiamenti sono dovuti a sostituzione lessicale per evitare fenomeni di omofonia in
situazioni di ambiguit che potrebbero generare incomprensione. Una di queste sostituzioni la
creazione di una metafora. (gallo vicaire)
Un altro fenomeno quello della riduzione del corpo fonetico. Gillieron trova nel proprio
atlante fonetico alcune aree laterali in cui si ha la documentazione delle fasi intermedie della
lingua.
Matteo Bartoli, successivamente, cercher di dare una spiegazione a questi fattori spaziali e
formuler le norme areali.
Un ulteriore fenomeno quello dell'etimologia popolare con la messa in rapporto tra loro di
parole simili.
Per i dialetti italiani esiste solo L'Atlante italo-svizzero (AIS) che permette una visione d'insieme
dei dialetti della penisola. Nell'AIS i concetti sono riuniti per affinit in sfere concettuali e
l'indagine stata effettuata anche nelle citt.
Oggi esistono atlanti linguistici di Romania, Italia, Francia, Penisola Iberica e anche della
Romnia nuova: Colombia e Messico.

2. La sociolinguistica
La sociolinguistica indaga sulla variazione sociale della lingua, cio le differenze che
caratterizzano una comunit collegate alle classi sociali.
La sociologia distingue tre classi: bassa (il popolo), media (la borghesia), medio-alta
(professionisti e funzionari). La classe alta, una volta formata dalla nobilt oggi si identifica con
gli eruditi e gli scienziati che parlano quasi tutti inglese.
La sociolinguistica nata in america nelle citt dove c'era una grande uniformit di fondo
dovuta all'assenza di dialetti. In Italia invece c'era il fenomeno della diglossia, cio l'uso
funzionale del dialetto e dell'italiano a seconda delle occasioni.
Diverso dalla diglossia il bilinguismo che si ha quando un parlante passa indifferentemente da
una lingua all'altra, es. figli di genitori di lingua diversa.
Nella sociolinguistica si stabilito con accurati studi che alcuni fenomeni linguistici variano
nelle differenti classi sociali, con valore a volte anche discriminatorio tra una classe e un'altra.
Un es. in francese: una stessa frase pu essere pronunciata in tre varianti che non dipendono
solo dal fenomeno linguistico, ma anche dalla stile o registro e dalla classe sociale. Inoltre la
pronuncia di una frase non sempre uguale e varia a seconda che venga pronunciata all'interno
di: 1) discorso casuale 2) discorso accurato 3) lettura di un testo 4) lettura di una lista di
parole. Ogni classe sociale si sforza in certi contesti di avvicinarsi alla norma linguistica
corrente.
Normalmente la pi grande escursione tra pronuncia alta e bassa si ha nella piccola borghesia,
tra donne. Nelle situazioni di diglossia, in Italia, sono spesso le donne ad abbandonare per prime
il dialetto e a parlare in italiano con i figli favorendo il cambiamento di lingua

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3. Il contributo della sociolinguistica alla spiegazione del cambiamento


linguistico
La sociolinguistica pu far capire alcuni aspetti del cambiamento linguistico.
A volte un gruppo sociale pu essere di traino all'uso di una forma linguistica anzich un'altra
anche se ogni cambiamento non osservabile all'interno della durata di una vita umana dal
momento che avviene con estrema lentezza.
Si possono avere fenomeni di concorrenza e innovazione o cambiamento.
Concorrenza quando due forme linguistiche convivono in uno stesso periodo, ma la forma
nuova non riesce a imporsi sulla vecchia. Questo caso molto difficile da osservare perch le
forme sconfitte sono scomparse.
Innovazione quando una forma linguistica nuova si impone su quella precedente. Questo caso
osservabile. (vedi: lui al posto di egli).

4. Lingua e dialetto
E' molto problematico tracciare una linea certa tra la lingua e il dialetto.
Lingua un termine generico che definisce il modo di esprimersi di ogni parlante.
Il termine dialetto entrato in uso nel '500 ripreso dalle grammatiche greche che definivano
dialetto le variet linguistiche locali usate nei vari generi letterari, ma ha poi assunto un valore
diverso con una connotazione inferiore rispetto alla lingua. Superiorit e inferiorit erano intese
sul piano letterario. Il toscano era ritenuto la lingua eccellente, le altre lingue erano solo dialetti.
Oggi non si ritiene pi che ci siano lingue superiori o inferiori e si parla di equieffabilit delle
lingue. Nonostante ci, dal punto di vista sociolinguistico esiste sempre una differenza tra
lingua e dialetto e chi parla entrambi sa bene che non possono essere usati indifferentemente.
C' da considerare inoltre il concetto di stato, nazione e lingua nazionale; le rivendicazioni di
minoranze linguistiche sono state spesso l'occasione per ambire all'autonomia politica.
Un dialetto per non diventalingua solo per via politica, occorre che gli studiosi elaborino una
norma e che si operi una standardizzazione per l'uso nei diverso generi scritti e orali. La
mancanza di una norma rende una lingua inadatta all'uso in testi scientifici all'insegnamento e
alla burocrazia.

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CAPITOLO 7 IL LATINO
1. Prima del latino
Il latino appartiene al dominio della lingue indoeuropee. Il nome indoeuropeo deriva dalla
localizzazione geografica dei popoli che parlavano e parlano le lingue che ne derivano: India ed
Europa.
La famiglia indoeuropea si divide in sottofamiglie:
1. Germanico, 2. Slavo, 3. Baltico, 4. Celtico, 5. Ellenico, 6. Albanese, 7. Armeno, 8.
iranico/persiano, 9. Indiano, 10. Italico
Queste famiglie sono continuate da lingue vive, mentre altre sono scomparse.
Tra queste alcune lingue che si parlavano nell'Italia antica e che vengono dette pre-romane.
Tutte queste lingue formano quello che viene definito il sostrato, cio una base su cui poi si
sviluppato il latino. Per l'individuazioni degli strati antichi di una lingua molto utile lo studio
del lessico.
Ascoli ha attribuito al sostrato il ruolo di motore delle leggi fonetiche, anche se le tesi
sostratiste sono spesso difficilmente verificabili.
Una delle ipotesi quella della gorgia toscana (aspirazione delle occlusive sorde intervocaliche)
che si pensa derivi dal sostrato etrusco, anche se poco probabile perch la gorgia si attestata
solo agli inizi del '500. L'influenza dei sostrati provata in modo evidente solo nel lessico e
specialmente nella toponimia: Padova, Vicenza, Abano (paleoveneto), Milano (celtico),
Volterra, Cortona (etrusco), Nocera (umbro), Avellino (osco), Napoli (greco).

2. Periodi e stili del latino


Le lingue romanze non derivano direttamente dal latino ma dal latino volgare. Gi Cicerone
parlava di lingua popolare differente per la plebe. Dal punto di vista diacronico il latino
abbraccia un periodo di circa 8 secoli (IV-III secolo a.C. al V secolo d.C.) e non pensabile che
la lingua sia rimasta invariata per cos tanto tempo. A partire dal VI sec. il latino diviene
artificiale, la norma classica blocca, nell'espressione letteraria di un certo livello, lo sviluppo
della lingua che in atto.

3. Le fonti del latino volgare


Si tratta di testimonianze da cui si possono ricavare informazioni sul latino volgare.
Alcuni testi possono essere considerati fonti perch contengono forme scorrette dette
volgarismi o romanismi che preludono le lingue romanze

3.1. Opere dei grammatici latini


Queste opere contengono forme latine ritenute scorrette allo scopo di condannarle.
Per il lessico importante la Appendix Probi (V-VI sec. d.C.), elenco di volgarismi con a fianco
la forma corretta.

3.2. Iscrizioni
Le iscrizioni su lapidi di marmo sono generalmente scritte in un ottimo latino, ma esistono altre
variet di tipo pi modesto ed occasionale. Ad esempio i graffiti di Pompei ed Ercolano. Altre
iscrizioni sono le formule magiche su lamine di piombo (definixionum tabellae).

3.3. Lettere
Dall'Egitto ci sono state tramandate circa 300 lettere in latino scritte da militari che trattano di
faccende quotidiane.

3.4. Letteratura tecnica


Le artes erano spesso considerate discipline inferiori per cui la lingua si sottrae alle norme
del''uso classico. Ci sono stati tramandati trattati di agricoltura, veterinaria, culinaria e medicina.
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3.5. Opere letterarie


Alcune opere trasmettono una immagine meno ufficiale del latino. Commedie di Plauto e di
Terenzio. Le Epistole di Cicerone contengono testimonianze di latino non letterario. Il Satyricon
di Petronio ci da una rappresentazione viva della societ romana. I testi cristiani sono
deliberatamente umili e popolari, la pi antica versione latina della Bibbia detta Vetus latina e
quella di San Girolamo detta Vulgata mantengono il loro carattere popolare. Un testo particolare
l'Itinerarium Egerie ad loca sancta, un resoconto di viaggio di una nobile monaca nel luoghi
santi.

4. Dal latino tardo al latino medievale


I testi successivi al V secolo mascherano le lingue romanze, che sono sicuramente gi nate, ma
che verranno scritte solo alcuni secoli dopo.

4.1. Testi documentari


Si tratta di scritti di carattere giuridico e pratico: registri di monasteri, donazioni, rogiti.
Vengono scritti il latino detto merovingio, leonese, longobardo, scorretti e infarciti di termini
locali.

4.2. Opere storiografiche


Dal VI sec. si hanno anche opere storiche scritte in un latino linguisticamente modesto come la
Historia Francorum di Gregorio di Tours o il Fredegario, una miscenallea molto ricca di
volgarismi.

4.3. Regole monastiche


Ricordiamo la Regola di San Benedetto

4.4 Glosse
Per glosse si intendono spiegazioni, parafrasi o traduzioni di parole o gruppi di parole.
Da ricordare.
Glosse di Reichenau: traduzioni di parole della Bibbia diventate troppo difficili.
Glosse di Kassel: manualetto ad uso dei tedeschi che si recavano in Francia
Glossario di Monza in cui parole latino-romanze sono spiegate in greco.
Altre glosse esistono in varie lingue romanze.

5. L'interpretazione delle fonti, l'interferenza


Per la ricostruzione del cambiamento linguistico sono molto utili gli errori.
Uno degli errori era la soppressione della h iniziale, segno che gi non si pronunciava pi, e non
esiste nelle lingue romanze a inizio di parola. (Ostis per hostis, nemico).
Nei versi conservati sui miri di Pompei si trovano molti errori di metrica, segno che si era
perduta la distinzione tra sillabe lunghe e brevi, vocali lunghe e brevi.
L'interferenza del dialetto l'influenza che viene prodotta nello scrivere parole che vengono
pronunciate normalmente in modo diverso. (nel veneto roto invece di rotto, gato invece di
gatto).
L'ipercorrettismo invece quel fenomeno per cui si cerca di correggere una parola che si crede
sbagliata (nel veneto motto invece di moto).
Il dialettofono che oggi cerca di parlare e scrivere italiano nella stessa situazione di un romano
del III sec. che cerca di parlare o scrivere il latino classico.
Tra le due lingue si hanno delle interferenze che i linguisti chiamano errori e che sono utili per
determinare le caratteristiche di una lingua.

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6. Fenomeni evolutivi condizionati tipologicamente


Nel passaggio dal latino alle lingue romanze si sono avute anche delle modificazioni della
morfologia e della sintassi tanto che oggi latino e lingue romanze sembrano rappresentare tipi
linguistici molto diversi.
Una caratteristica del latino che nessuna lingua romanza ha ereditato la grande libert
nell'ordine delle parole dovuta alla presenza dei casi. Altra caratteristica la posizione del verbo
alla fine della frase, soggetto, oggetto, verbo.
In tutte le lingue romanze il verbo segue il soggetto, ma precede l'oggetto, e cos anche nelle
parole composte da un sostantivo e un verbo (vexillifer, 'bandieraporta' in italiano
portabandiera). Aggettivo prima del nome, avverbio prima del verbo, genitivo prima del
nominativo, anche per questo le lingue romanze hanno una costruzione al contrario. C' una
tendenza a invertire l'ordine latino: modificatore-modificato in modificato-modificatore.
Questo grande cambiamento possibile che abbia avuto influenza anche nella caduta dei casi,
inseriti a fine parola, dopo la desinenza. Questo ruolo stato assunto dalle preposizioni che
sono inserite prima della parola.

7. Altri fenomeni sintattici e morfologici


Altri fenomeni di cambiamento sintattico e morfologico

7.1. Condizionale e futuro


Nelle lingue romanze appare il condizionale che in latino era espresso con un congiuntivo.
Si forma unendo l'infinito del verbo e l'ausiliare HABERE.
(CANTARE+HABEBAT = canterebbe)
Lo stesso per il futuro, anche qui vengono usati l'infinito e l'ausiliate HABERE.
(CANTARE+HABEO = canter).

7.2. Pronomi clitici


7.2.1. La formazione dei pronomi clitici
Tutte le lingue romanze hanno due serie di pronomi obliqui (cio complemento), una tonica o
libera e una atona o clitica. Clitico deriva dal greco e significa appoggiato, in questo caso al
verbo.
Il pronome libero si serve spesso delle preposizioni, Il pronome clitico ha invece conservato i
casi ed presente fin dai primi documenti del volgare.
7.2.2. Il posto dei pronomi clitici nelle lingue romanze medievali
Il pronome clitico caratterizzato da atonicit e posizione fissa accanto al verbo.
La sua adiacenza al verbo pu essere:
Prima del verbo, enclisi. Con verbo all'infinito trovarlo.
Dopo il verbo, proclisi, Con verbo finito lo trovo.
Non c' molta differenza tra l'italiano e le altre lingue romanze.
Nel medioevo c' una preminenza dell'enclisi, ma con una regolarit: se il verbo era a inizio
frase si usava l'enclisi, se era all'interno della frase si usava la proclisi quindi si teneva conto
della posizione del verbo.

7.3. Le declinazioni nominali


In latino esistevano 5 declinazioni, gi nel volgare quelle che contenevano meno nomi (la IV e
la V) scompaiono. Con una ulteriore semplificazione si arrivano ad avere tre tipi di nomi:
Maschile in u (-o)
Femminili in a
Maschile e femminile in e

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7.4. Le coniugazioni verbali


Le coniugazioni verbali si sono conservate meglio pur avendosi passaggi di verbi da una
coniugazione all'altra.

7.5. La formazione del passivo


Nel passaggio alle lingue romanze si ha la caduta delle forme sintetiche del passivo, rimangono
le forme analitiche o composte.

8. Tre fenomeni di particolare interesse


8.1. Il sistema casuale e la sua evoluzione
Precedentemente sono stati considerati i casi latini come delle posposizioni che contrastano con
le proposizioni romanza.
In latino le desinenze dei nomi definivano nello stesso tempo caso, numero e genere. Esistevano
per anche le preposizioni che assumono sempre pi importanza facendo diventare ridondante
la desinenza casuale. Questo fatto facilita la caduta di consonanti in posizione finale,
specialmente la m.
In alcune lingue romanze la riduzione dei casi ha avuto come conseguenza provvisoria la
riduzione a due soli casi del nome e dell'aggettivo e quindi ad una assenza totale in cui la
funzione svolta dalla preposizione.
In francese antico esistevano due casi, il nominativo, o caso del soggetto e l'obliquo che il caso
dell'accusativo ma anche quello richiesto da tutte le preposizioni.
Oggi tutte le lingue romanze, tranne il rumeno, sono prive di casi
Si presume che le forme dei nomi che vengono usate oggi derivino prevalentemente
dall'accusativo latino, qualche volta, ma pi raramente dal nominativo.

8.2. Verso l'articolo romanzo


Il latino non aveva articolo mentre tutte le lingue romanze possiedono sia l'articolo definito che
quello indefinito.
L'articolo definito pu indicare:
1- la classe o specie (Il leone);
2 - oppure il membro di una classe nota al parlante e all'ascoltatore (il signore di ieri).
Del primo caso in latino non c' traccia, invece in alcuni testi del tardo latino viene usato ille per
indicare un elemento noto con uso anaforico, cio riprende un elemento gi nominato. In
italiano pu essere tradotto sia con quello che con il, Quindi la prima insorgenza dell'articolo
legata a un uso testuale, come richiamo di qualcosa di tangibile nel testo.
Gli altri usi dell'articolo sono apparsi pi tardi.
Per quanto riguarda l'articolo indefinito (indeterminativo) unus viene usato al posto di quidam,
In Gregorio di Tours ne molto frequente l'uso e poi, a parte nei primi testi di carattere giuridico
come i Giuramenti di Strasburgo e i Placiti campani, l'uso dell'articolo diventer costante.

8.3 Genesi degli ausiliari romanzi


Con le lingue romanze si ha la creazione di verbi con funzione perifrastica per indicare
l'anteriorit. Il tipo pi diffuso l'uso dell'ausiliare avere per indicare il passato prossimo
italiano. In latino questo non esisteva infatti si sarebbe fatto ricorso ad una forma sintetica del
verbo.

9. Evoluzione fonologica
9.1. La lunghezza sillabica
Il latino possedeva una doppia serie di vocali e di consonanti lunghe e brevi e si mostra
differente dall'italiano dove viene evidenziata la lunghezza della consonante ma non quella della
vocale. In cane abbiamo a lunga [a:] e n breve /n/, mentre in canne abbiamo a breve [a] e n
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lunga /n:/. L'italiano la sola lingua che mantiene la differenza tra consonati e vocali lunghe e
brevi.
La trasformazione avvenuta per un principio di complementariet: se la vocale e lunga la
consonante breve, se la vocale breve la consonante lunga.
Nel latino inoltre la posizione dell'accento dipendeva dalla "legge della penultima": l'accento
cadeva sulla penultima sillaba se questa era lunga (cio conteneva una vocale lunga oppure
breve ma seguita da una consonante), sulla terzultima se la penultima era breve.
Col passaggio alle lingue romanze la legge della penultima caduta e l'accento si fissato sulla
sillaba che aveva prima l'accento.

9.2. Vocalismo tonico


9.2.1. Vocali toniche
La caduta della distinzione tra vocali lunghe e brevi ha comportato la riorganizzazione di tutto il
sistema vocalico.
Solo in una piccola parte dell'ambito romanzo si avuta la soluzione pi semplice: Sardegna,
Corsica meridionale, parte di Calabria e Lucania (zona Lausberg).
e=i-e=e-e=a-e=o-e=u
Per le altre zone dell'ambito romanzo e specialmente in italiano toscano l'evoluzione vocalica
stata differente.
C' stata una differenziazione tra le vocali toniche brevi e lunghe. Le brevi (e-o) sono diventate
aperte.
diventa i
diventa e (chiusa)
diventa e (chiusa).
diventa (aperta).
ed diventa a
diventa (aperta).
diventa o (chiusa)
diventa o (chiusa)
diventa u
Le vocali aperte e - o in sillaba aperta hanno poi dato origine spesso ai dittonghi ie e wo, mentre
in sillaba chiusa sono rimaste e o.
Es: VNIT > viene, BNUM > buono, ma DNTEM > dente.
Una considerazione a parte va fatta per il siciliano che ha influito sulla lirica siciliana e poi su
quella toscana.
Per il siciliano c' stata una ulteriore semplificazione
i e (chiusa) > i
e (aperta) > e (aperta)
a>a
o (aperta) > o (aperta)
u o (chiusa) > u
Per cui... es:
VCEM > voce (in italiano) > vuce (in silciliano).
LCEM > luce (in italiano) > luce (in siciliano).
Si capisce da questo che vuce e luce fanno rima tra loro.
Le liriche dei siciliani in questo modo fanno delle rime perfette secondo lo schema dei
trovatori provenzali, ma quando i poeti toscani lessero le rime dei siciliani pensarono che fosse
lecito fare rimare e con i e o con u introducendo cos delle rime imperfette. Questa pratica
venne per abbandonata nel '300.
9.2.2. Dittonghi
La riduzione del dittongo latino ae in e (aperta) stato molto precoce. E' rimasto invece nel
latino volgare il dittongo au che si poi evoluto in italiano, francese e spagnolo in o (aperta).

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9.3. Vocalismo atono


9.3.1. Sincope
La sincope la caduta di una vocale atona della sillaba postonica: solidus > soldus > soldo,
oculus > oclus > occhio.
9.3.2. Vocali in iato
Nel latino volgare si ha anche la semplificazione della struttura della sillaba e degli iati, cio due
vocali contigue appartenenti a sillabe diverse, trasformando le vocali i ed e in una semivocale j
(detta anche jod).

9.4. Consonantismo
9.4.1. Semivocali j e w
In latino erano presenti due semivocali j e w che sono passate alla serie delle consonanti.
(I) Il latino non possedeva la consonante fricativa labiodentale /v/. Il segno V /u indicava sia /v/
che /w/ che /u/.
Gi nel primo secolo la /w/ passa a consonate vera e nella gran parte delle lingue romanze
diventa prima /b/ e poi /v/. La /b/ si conservata solo nello spagnolo in posizione intervocalica
lavare = labar.
(II) La j era in latino indicata con I/i che indicava anche la vocale /i/. L'evoluzione stata verso
le affricate dz: IOCUM > gioco (it) jeu (fr) juego (sp) jogo (pg).
9.4.2. Nessi di consonante + jod
Nel latino volgare si ha uno sviluppo del fenomeno di palatalizzazione di una serie di
consonanti che precedono j.

9.4.3 Spirantizzazione di -bGi nel latino volgare la /b/ intervocalica veniva spesso confusa con /v/:
donavit invece che donabit.
In gran parte delle lingue romanze si evolve in /v/ tranne che in spagnolo, catalano e alcune
zone dell'Italia meridionale.
9.4.4 Caduta di h- iniziale
Il latino passedeva una consonante aspirata iniziale. Gi nel I sec. d.C. non si pronunciava pi e
infatti tutte le lingue romanze l'hanno perduta.
9.4.5. Caduta di -m finale
La m finale era articolata gi debolmente nel latino classico ed stata eliminata in tutto il
dominio romanzo.

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CAPITOLO 8 I CARATTERI DELLE LINGUE ROMANZE


1. La classificazione delle lingue romanze
Le lingue romanze possono essere studiate e classificate in vari modi.
1. Confrontando come il lessico si evoluto tra zone limitrofe, zone periferiche (aree
laterali) o centrali. Si parla di linguistica spaziale.
2. Confrontando le somiglianze grammaticali, principalmente i fenomeni morfologici e
sintattici. A questo proposito possiamo dividere le lingue romanze in conservatrici e
innovatrici.
3. Raggruppando per zone geografiche in una Romnia geograficamente continua e due
grossi spezzoni separati (romeno conservativo e francese innovativo)

2. Fenomeni grammaticali nelle lingue romanze


2.1. I casi
Nelle lingue romanze c' stata una radicale riduzione dei casi latini che sono stati eliminati del
tutto. L'ultima in ordine di tempo stata la perdita della distinzione tra nominativo e
accusativo in francese e occitanico. Solo il rumeno mantiene una distinzione tra NominativoAccusativo e Genitivo-Dativo, ma solo per i nomi femminili.
Una distinzione dei casi si trova inoltre solo nei pronomi clitici personali. A parte questo si pu
dire che tutte le lingue romanze sono lingue senza casi.

2.2. L'articolo
Tutte le lingue romanze hanno l'articolo definito e indefinito. Si pu quindi dire che un tratto
innovativo panromanzo (di tutto il territorio romanzo).
Nel rumeno l'articolo definito posposto al nome e fuso con questo.

2.3. Il neutro
Tutte le lingue romanze hanno perduto il neutro, le parole che appartenevano a questo genere
sono passate o al maschile o al femminile.
Solo il romeno non ha perduto del tutto il neutro. In italiano alcuni nomi neutri in latino sono
diventati maschili al singolare e femminili al plurale, ma si tratta di una categoria chiusa che
contiene poche parole e non pu accoglierne altre. Il braccio/le braccia l'osso/le ossa.

2.4. L'avverbio
L'avverbio quella parte del discorso che modifica il verbo ed stato creato nelle lingue
romanze, aggiungendo il suffisso mente. Solo nel romeno non esiste questa formazione che
cos si stacca dall'innovazione per mantenere la forma latina.

2.5. Il condizionale
In tutte le lingue romanze c' la formazione del condizionale che non esisteva nel latino.
Si formato, come nel futuro, aggiungendo l'ausiliare HABRE.

2.6. Il futuro
Le lingue romanze hanno perduto la forma latina del futuro sostituendola con la perifrasi verbo
+ presente di HABRE. L'innovazione largamente diffusa, ma non in tutte le lingue. E'
rimasta invariata la forma del futuro latino nel romeno, nel sardo e nel dalmatico.
Si nota fin qui che il romeno ha conservazioni e innovazioni proprie rispetto alle altre lingue
romanze. Vi sono per anche altre lingue che si distaccano come il dalmatico, il sardo e alcuni
dialetti dell'Italia meridionale.
Un'altra grande area che si distacca, ma per le innovazioni che la caratterizzano quella del
territorio gallo-romanzo.
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2.7. La pronominalizzazione obbligatoria del soggetto.


Nella maggioranza delle lingue romanze non necessario che il soggetto sia sempre espresso in
francese invece si, la pronominalizzazione obbligatoria. Questo succede anche il alcuni
dialetti dell'Italia settentrionale. A volte si ha anche la somma di due pronomi:
tu dici (it) toi tu dis (fr) ti te dizi (friulano) te tu dici (vernacolo fiorentino).
Rientra in questa tipologia il pronome pleonastico con verbi impersonali: il faut il pleut.

2.8. La negazione
Il latino e in generale le lingue romanze il posto riservato alla negazione quello che precede il
verbo. In francese moderno obbligatoria la presenta assiema alla negazione di un altro
elemento rafforzativo, come pas o point. Je ne sais pas.
Il francese parlato contemporaneo ha eliminato il ne: Je sais pas. Nello stesso modo fanno i
dialetti settentrionali aggiungendo miga, minga, mia, brisa.

2.9. L'interrogazione
In latino l'interrogazione veniva espressa per mezzo di avverbi, le lingue romanze medievali
anteponevano il verbo al soggetto. Questa costruzione detta inversione si trova oggi in inglese e
tedesco. Oggi solo il francese e alcuni dialetti settentrionali hanno conservato l'inversione ma
solo se il soggetto un pronome personale, mai se si tratta di un nome.

2.10. Articolo partitivo


Un'altra innovazione della zona gallo-romanza, dell'Italia settentrionale e del toscano l'uso del
di partitivo con articolo definito usato in tutte le forme.
Es: ho visto dei ragazzi giocare, sono arrivati degli ospiti ecc...

2.11. L'ordine dei sintagmi


In latino l'ordine dei sintagmi non-marcato era Soggetto-Oggetto-Verbo SOV. Nelle lingue
romanze comunemente Soggetto-Verbo-Oggetto SVO.
Nelle lingue romanze medievali pur essendoci apparentemente una maggiore libert di ordine di
oggi presentano precise regole.
Nella struttura della frase c' sempre un elemento variabile X in prima posizione, seguito dal
verbo e quindi il soggetto, l'oggetto ecc.
La variabile X pu essere di volta in volta una qualsiasi tra Oggetto (O), Oggetto indiretto (I),
Avverbio (Avv) o Soggetto (S).
Con queste possibilit: OVS IVSO AvvVSO SVO.
Nella frase interrogativa si ha solo VS.
Le frasi subordinate hanno lo stesso ordine delle lingue moderne SVO.
Il francese, unica tra le lingue romanze ammette un solo ordine:l'ordine diretto. SVO.

2.12. La diminutivizzazione
Tutte le lingue romanze hanno proceduto a trasformare con suffissi le parole in diminutivi. Solo
il francese non possiede questa possibilit: Pierino (it), Petit Pierre (fr).

2.13. La parola dal punto di vista del significante


Nelle lingue romanze, tranne il francese l'accento significante. In italiano per la grande
maggioranza le parole sono piane (accento sulla penultima sillaba), seguono le sdrucciole
(accento sulla terzultima), le tronche (accento sull'ultima) e pochissime bisdrucciole (accento
sulla quartultima). Lo spostamento di accento su una stessa parola provoca cambiamento di
significato: ncora/ancra nimo/anim.
In francese tutte le parole sono ossitone (tronche), hanno cio accento sull'ultima sillaba.
L'innovazione relativamente recente perch in epoca medievale l'accento poteva cadere sia
sull'ultima che sulla penultima sillaba.

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2.14. 'Essere' e 'stare', 'avere' e 'tenere'


L'uso degli ausiliari essere e avere nella penisola iberica e in una parte dell'Italia meridionale ha
subito una innovazione.
Stare ha sostituito essere in alcune forme con significato diverso.
Soy malo (sono cattivo), estoy malo ( sto male). Una relazione di appartenenza richiese essere,
una relazione di luogo richiede stare.
In portoghese l'ausiliare tenere ha sostituito del tutto avere.

2.15. La perdita del passato remoto


Gran parte della romnia ha perduto al forma sintetica del passato remoto, o perfetto, a
vantaggio della forma analitica del passato prossimo. Ho letto al posto di lessi. In Italia
settentrionale il passato remoto perduto, cos come nel sardo, dalmatico.
In francese il passato remoto diventato la forma tipica della narrazione storica. Il passato
remoto rimane nella lingua letteraria italiana. In sicilia al contrario il passato remoto ha preso il
posto del passato prossimo.

2.16. L'infinito personale


Tratto caratteristico del portoghese e del galego l'infinito accompagnato da una desinenza
personale: cantarmos = cantar-noi. Esisteva un tempo anche nel napoletano, rimasto qualche
residuo in Puglia.

2.17. La formazione del plurale


Il plurale nell'area romanza espresso in due modi: con -s (plurale sigmatico) oppure con
alternanza vocalica (plurale vocalico). Ambedue hanno origine dal latino.
Il plurale sigmatico presenta una s che deriva dall'accusativo plurale latino.
Nelle lingue romanze orientali, italiano e dialetti italiani, dalmatico e romeno il plurale
contraddistinto dai morfemi i per il maschile ed e per il femminile. L'origine non chiara,
sembra che e ed i derivino dai nominativi della I e della II declinazione latina, esteso per
analogia anche ai nomi della III.
Il francese si discosta ancora per la caduta della s che non viene pi pronunciata e il plurale
viene determinato dall'articolo che mantiene al plurale la s sonora.
Una ulteriore evoluzione del plurale vocalico si avuta in romeno e in certi dialetti come il
piemontese in cui caduta la vocale finale e c' stata una modificazione della consonante
precedente.

2.18. Un fenomeno fonetico: la lenizione delle consonanti intervocaliche


La lenizione l'indebolimento delle consonanti occlusive intervocaliche /p, t, k/ che a volte
addirittura scompaiono.
VITA >vie (fr), AMICA > amie (fr)

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CAPITOLO 9 I PRIMI TESTI ROMANZI


1. Dal latino al romanzo
Le prime attestazioni scritte delle lingue romanze sono abbastanza tarde.
813 I vescovi a Tours chiedono che le prediche vengano fatte in "rustica romana lingua"
842 Giuramenti di Strasburgo
La presa d'atto della nuova lingua verr fatta solo nel corso del IX secolo.
Gi nel I secolo a.C. era presente una differenza di registro tra il latino familiare e il latino
classico. Differenza che si andata sempre pi accentuando fino ad avere (tra i secoli VI e VIII)
una situazione di diglossia, cio coesistenza e comprensione di due norme linguistiche ben
differenziate, una orale e una scritta.
Le ragioni sociali sono: accresciuta mobilit sociale, ingresso nella vita pubblica di ceti pi
bassi, cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell'impero con conseguente uso della stessa lingua
in province anche lontane dal centro.
Le ragioni linguistiche sono: evoluzione naturale di una lingua con una ristrutturazione
generale e graduale.
Datare il passaggio dal latino al romanzo stabilire quando si passati dalla diglossia alla
comprensione di un'unica lingua (il romanzo) e il latino diventa una lingua scritta che pochi
conoscono.
I primi a perdere la capacit di parlare e capire il latino sono gli analfabeti, seguiti dagli strati
intermedi della popolazione, infine dalla classe dirigente.

2. La fase "sommersa" del romanzo


Nei secoli VI e VII si assiste anche alla disgregazione dell'impero romano e alla creazione di
regni romano-barbarici che accentua la frammentazione linguistica tra le varie aree e la
sovrapposizione di lingue disuperstrato. Il latino diventa patrimonio esclusivo di una classe
colta di ecclesiastici e pochi laici. Si ha un abbassamento del livello culturale, che produce un
latino pieno di errori. Se ne ha traccia nei testi detti merovingi e longobardi (Francia) e nei
testi in leonese (Spagna del nord) che mostrano le sottostanti forme del parlato.
La contaminazione latino romanzo poteva avvenire:
a dal parlante romanzo allo scrivente latino nel caso della registrazione scritta di un discorso
orale
A questo codice intermedio stato dato il nome di latino circa romanum e di scripta latina
rustica, appartengono a questo codice i testi di carattere testimoniale: deposizioni verbali,
inventari di beni,testi rituali, brevi testi orali letterari come il celebre Indovinello veronese (fine
VIII, inizio IX secolo)
b dallo scrivente latino all'ascoltatore (attraverso la mediazione di un lettore) nel caso della
presentazione di un testo scritto.
In questo canale comunicativo si possono inserire testi didattici o prescrittivi, cio scritti per
essere compresi, al momento della lettura, dalla popolazione analfabeta: leggi, vite di santi,
glosse (Glosse di Monza inizi X sec.).

3. Il passaggio allo scritto delle lingue romanze


Le pi antiche attestazioni delle lingue romanze risalgono al IX e al X secolo.
Possono essere considerate tali per una evidente consapevolezza della differenza tra latino e
romanzo.
Nei Placiti campani le parti in volgare appaiono scritti in modo distinto sia dal punto di vista
grafico-fonetico che morfo-sintattico.
Carlo Magno nell' VIII secolo aveva promosso numerose riforme anche di carattere culturale e
scolastico tanto da parlare di Rinascenza carolingia. Tra le riforme ci fu anche l'introduzione di
un nuovo tipo di scrittura, la minuscola carolina. Tutto questo favor l'emersione delle lingue

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romanze. Si sono gi nominati la disposizione del Concilio di Tours e i Giuramenti di


Strasburgo a cui si aggiunge la Sequenza di Sant'Eulalia.
I giuramenti di Strasburgo risalgono al 14 febbraio 842 quando i due fratelli, figli di Ludovico il
Pio, Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo giurarono davanti all'esercito del rispettivo fratello,
l'uno in antico tedesco, l'altro in lingua romanza.
Circa 40 anni dopo i Giuramenti venne trascritto il pi antico documento letterario del francese,
la Sequenza di Sant'Eulalia, un breve componimento di 29 versi che narra del martirio della
santa. E' un testo di uso liturgico che veniva cantato durante la Messa. Il testo conservato in un
manoscritto latino nei fogli rimasti bianchi.
Il terzo testo romanzo del IX secolo si trova a Roma in un graffito della Catacomba di
Commodilla: Non dicere ille secrita a bboce, che presenta numerose particolarit del volgare.
La negazione all'inizio, ille usato come articolo, il plurale in -a di secrita (simile a le braccia), il
passaggio da /v/ a /b/ e il raddoppiamento in bboce.

4. I pi antichi testi romanzi: un panorama


A partire dal X secolo i documenti si fanno pi numerosi, difficili per da classificare perch
sono molto eterogenei.
Si possono raggruppare in quattro tipologie.
(a) testi giuridici, (b) testi pratici, (c) testi di argomento religioso, (d) testi poetici di argomento
profano.
Testi giuridici: si tratta di frasi, postille, formule incorporate all'interno di documenti in latino.
Col tempo si passa a una tradizione documentaria tutta in volgare.
Testi pratici: si tratta di scritture redatte per la vita pratica e non destinate a usi ufficiali
(minute, appunti, note). Quelli arrivati a noi sono pochi perch scritti su supporti che sono
andati perduti, ma si presume che fossero in gran numero. Quelli che sono giunti fino a noi
perch i fogli sono stati utilizzati per altri scopi, rilegature di libri o retro di altri documenti.
Testi di argomento religioso: per raggiungere il popolo i religiosi dovevano farsi capire, quindi
si afferm la prassi di tradurre la predica in romanzo qualche volta trascritta, ma spesso orale.
La maggior parte dei testi religiosi sono testi paraliturgici, sequenze o tropi cantati all'interno
della liturgia gregoriana. A questi appartiene la Sequenza di Sant'Eulalia. La lingua romanza
compare anche nei Drammi liturgici, drammatizzazioni di vite dei santi scritte a scopo
pedagogico. Nella seconda met del XI secolo appaiono i primi poemetti religiosi destinati a
essere cantati da giullari al di fuori della chiesa, anche se sempre in occasioni religiose,
processioni, pellegrinaggi.
Testi poetici di argomento profano: la loro comparsa della fine del XI secolo in Francia e
Provenza, pi tarda in Italia e nella penisola iberica. Alcuni studiosi pensano che la poesia
profana sia nata ad imitazione della poesia religiosa, altri che, viceversa, sia quella religiosa che
si sia ispirata a testi profani andati perduti. Con la comparsa della poesia epica e della lirica
amorosa si afferma la tradizione scritta della lingua volgare.

4.1. Le prime testimonianze volgari in Francia


4.1.1. Francese
Il francese viene impiegato in ritardo rispetto al provenzale, ma si diffonder nel corso del XIII
secolo. I documenti pi antichi sono di argomento religioso.
Sermone di Valenciennes, (prima met X secolo) si tratta di una minuta di una predica trovata su
una pergamena riutilizzata per coprire un manoscritto pi tardo.
Sequenza di Sant'Eulalia, (fine IX secolo) di cui si gi parlato.
Vie Saint Lethgier (vita di San Lodegario) e la Passione di Cristo (seconda met X secolo) sono
due poemetti in versi di 8 sillabe (octosyllabes) con notazione musicale.
Vie de saint Alexis (ultimo quarto XI secolo), lungo 625 versi completamente svincolato
dall'uso liturgico.
Chanson de Roland (fine XI secolo), capolavoro epico del Medioevo francese, la pi antica
versione stata tramandata in un manoscritto conservato alla biblioteca di Oxford. E' la prima di
una lunga tradizione di poesia profana.
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Attorno alla met del XII secolo verr creato un nuovo genere, il romanzo cortese in versi che
contribuir a diffondere la lingua francese in tutta l'Europa occidentale.
4.1.2. Provenzale
La pi antica testimonianza del provenzale di difficile classificazione, si tratta probabilmente
delle Benedizioni di Clermont-Ferrand (met X secolo), formule di incantesimo e scongiuro per
la guarigione di determinati mali.
In ambito giuridico si hanno numerosi documenti, soprattutto giuramenti feudali (Giuramenti di
Lautrec) e un testo interamente in volgare il Testamento di Ademar Odo del 1102.
Per quanto riguarda i testi religiosi e parareligiosi: Passione di Augsburg, poemetto di 6 versi e
l'Alba bilingue di Fleury, un canto pasquale latino in cui inserito un ritornello in volgare.
Presentano alternanza latino-volgare anche lo Sponsus e In hoc anni circulo.
Altri testi interamente in volgare sono: il tropo (canto liturgico) Tu autem Deus (Be deu hoi
mais) e Versus Sancte Marie (O Maria deu maire).
Sempre di argomento religioso ma non di uso liturgico due poemi del XI sec. Canzone di sancta
Fides e il Boeci. Il primo lungo 593 versi di otto sillabe, il secondo proviene da un ambiente
pi raffinato ed la traduzione del De consolatione philosophie di Boezio.
Alla fine del XI secolo si ha la comparsa di prime liriche volgari di argomento profano. Due
strofe di una poesia d'amore documentano l'esistenza della poesia d'amore ancora prima
dell'attivit di Guglielmo IX d'Aquitania che viene considerato il primo trovatore.

4.2. Le prime testimonianze volgari in area italiana


4.2.1. Toscano e altre variet italiane
In Italia l'uso scritto del volgare si afferma solo nel XIII secolo. Anche qui la maggior parte dei
documenti sono di tipo documentario e pratico, limitati quelli in ambito religioso.
La prima registrazione di volgare italiano contenuta nel Placito di Capua del 960 che fa parte
dei Placiti campani legati all'abbazia di Montecassino la cui presenza stata fondamentale nella
promozione dell'uso scritto del volgare. Dopo i Placiti dobbiamo aspettare fino al 1158 le
Testimonianze di Travale di Volterra.
La Postilla amiatina una aggiunta di tre versi in calce a un documento che non sembra avere
niente a che fare col documento stesso.
Tra i testi pratici pi noti vi il Conto navale pisano della fine del XI secolo in cui sono
registrate le spese per la costruzione di una nave.
E' dei primi decenni del XII secolo la Formula di confessione umbra, e della fine del XII secolo
la raccolta di 22 prediche in piemontese antico, nota come Sermoni Subalpini.
Sono particolari in Italia le iscrizioni epigrafiche nelle chiese dette Scritture esposte.
Le pi antiche testimonianze letterarie sono della fine del XII secolo e sono fortemente
influenzate dalla letteratura d'oltralpe.
Ritmo bellunese un frammento di genere epico di 4 versi del 1193-1196 che celebra una
vittoria dei bellunesi sui trevigiani.
Ritmo laurenziano sono 40 versi forse di un giullare di Volterra databile tra il 1188 e il 1198.
Il primo testo trobadorico la canzone Quando eu stava in le tu' cathene, probabilmente di
origine dell'Italia del nord e poi trascritto da uno scriba del centro sud.
Subito dopo si ha la penetrazione della tradizione poetica occitanica, prima in Sicilia e poi in
Toscana che culminer con Dante Petrarca e Boccaccio.
4.2.2. Sardo
In Sardegna i documenti giuridici sono redatti in volgare fino dalla fine dell'XI secolo a causa
dell'isolamento politico-culturale che aveva indebolito il latino.
Le prime attestazioni in sardo sono le carte redatte nelle cancellerie dei giudici (sovrani che
governavano l'isola).
Il pi antico il Privilegio logudorese databile tra il 1080 - 1085
Preziose testimoniaze del sardo antico sono i condaghi, registri in cui venivano trascritti gli atti
relativi alle comunit religiose. Non si ha in Sardegna una produzione letteraria in volgare.

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4.2.3. Romancio
La prima testimonianza del romancio Prova di penna di Wrzburg (fine secolo X), una breve
frase dal significato non chiaro e la versione interlineare (cio scritta tra le righe di una predica
Sermone pseudo-agostiniano (XII secolo).

4.3. Le prime testimonianze volgari nella penisola iberica


Dopo la conquista araba del 711 la penisola iberica rimase isolata e quindi la tradizione di
scrittura in lingua volgare si sviluppo pi tardi.
4.3.1. Castigliano
Il pi antico documento (959) un testo pratico: Nodicia de Kesos, un elenco di formaggi
consumati in un monastero. Di un secolo dopo (1090) un'altra lista di beni: la Particion que feci
sinigor Sango Garcece, forse destinata a un testo giuridico.
I primi documenti interamente in volgare compaiono alla fine del XII secolo, e alla fine del XII
sec.due componimenti in versi: l'Auto de los Reyes Magos e Debute del alma y el cuerpo. Il
primo un dramma liturgico di 147 versi a rime baciate che narra la storia dei re Magi. Il
secondo un componimento didascalico e mette in scena la disputa tra l'anima e il corpo dopo
la morte.
Il primo componimento a carattere profano il Cantar de mio Cid il pi importante poema
epico spagnolo del 1207 composto da un tale Per Abbat.
Interessanti sono i testi che provengono dalla parte centromeridionale della Spagna sotto la
dominazione araba e con una numerosa comunit ebrea. Un'area molto fiorente, culturalmente
raffinata e dinamica.
4.3.2. Galego-portoghese
Originariamente il galego e il portoghese costituivano due variet della medesima comunit
linguistica. I primi testi lirici in galego-portoghese sono della prima met del XIII secolo e sono
ispirati ai modelli provenzali.
4.3.3. Catalano
La Catalogna abbastanza unita lla parte meridionale della Francia e quindi non conobbe la
crisi culturale del resto della Spagna. Come in Provenza il volgare compare relativamente
presto: Giuramento feudale latino-catalano del 1035-1055. I primi testi interamente in catalano
sono del XII secolo. Per molto tempo per i poeti catalani scrivono in provenzale fino allo
scrittore Ramon Llull (1235-1315) che con Dante us per primo nel medioevo il proprio
volgare materno

5. Lo sviluppo di una tradizione scritta del romeno


Molto diversa la situazione del romeno, isolato geograficamente dal resto delle lingue
romanze. Per molto tempo il romeno fu confinato soprattutto nell'espressione orale perch lo
slavo era la lingua ufficiale sia in ambito amministrativo che religioso.
Il primo documento in romeno una lettera del 1521, il romeno poi comincer a diffondersi
solo attorno alla met del Seicento.
Alla met del XVII secolo risale la prima opera storica in romeno, la Cronaca della Moldavia.
I primi testi letterari sono i cosiddetti Libri popolari, raccolte tradotte dal neogreco, dal serbo e
da altre lingue.

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CAPITOLO 10 L'EDIZIONE DEI TESTI


1. Filologia romanza e critica del testo
La critica del testo la disciplina che si occupa dell'edizione dei testi.
La critica del testo (di un testo antico) fornisce una edizione che sia accessibile al lettore
moderno e nello stesso tempo che sia conforme alla volont del suo autore.
Per eseguire una buona critica del testo occorrono conoscenze specifiche di:
Paleografia, disciplina che studia la storia della scrittura
Codicologia, disciplina che studia i materiali e la struttura del testo medievale.
Diplomatica, studia i caratteri principali del documento medievale.
Sono inoltre necessarie conoscenze di linguistica storica.

2. Materiali e scritture nel medioevo


Il testo nel medioevo era necessariamente un manoscritto, per scrivere si usava il calamo
(cannuccia vegetale) o una penna di volatile. Si scriveva su pergamena (pelle trattata
opportunamente), la carta prodotta in Europa a partire dal XIII secolo. I fogli potevano essere
volanti o rilegati in veri e propri libri manoscritti detti anche codici. Manoscritti e codici che
contengono un determinato testo vengono detti testimoni di quel testo. L'insieme dei testimoni
costituisce la tradizione.
Numerosi sono i tipi di scrittura usata, dalla scrittura latina si passa col tempo a numerose e
variate tipologie, fino alla minuscola carolina, introdotta da Carlo Magno che si diffuse
rapidamente in gran parte dell'Europa.
In Italia tra in Duecento e il Quattrocento sono usati almeno tre tipi di scrittura in caratteri latini:
la gotica (usata per i testi universitari), minuscola cancelleresca (usata da notai, giuristi),
mercantesca (scrittura professionale mercantile). Solo nel Quattrocento si diffonder la
scrittura detta umanistica da cui deriveranno i caratteri di stampa moderni.
Nella scrittura medievale non distinguibile V da U, ci sono pochi segni di interpunzione e
maiuscole, non esistono segni diacritici, spesso le parole sono unite le une alle altre e presentano
numerose abbreviazioni e segni tachigrafici [una specie di stenografia] .

3. La trasmissione dei testi


Fino all'avvento della stampa l'unico modo di trasmettere un testo era quello di copiarlo a mano.
La tradizione di un testo non altro che l'insieme delle copiature, l'originale, scritto dall'autore o
da uno scriba sotto dettatura, veniva copiato da altre mani.
Il moltiplicarsi delle copie fa crescere il numero degli errori, inevitabili. Ogni copia contiene gli
errori dell'esemplare precedente pi una quantit variabile di errori propri.
Possono presentarsi tre situazioni
(a) esiste l'originale autografo in testimonianza unica o assieme ad altri manoscritti che lo
hanno copiato. (Canzoniere del Petrarca, Decameron del Boccaccio)
(b) l'opera tramandata da una unica testimonianza che per una copia, passata
attraverso passaggi pi o meno numerosi. E' il caso dei testi che hanno avuto poca
diffusione e ci sono arrivati in modo spesso fortuito.
(c) l'opera trasmessa da due o pi testimoni che sono copie dirette dell'originale
(Chanson de Roland, Commedia di Dante), il caso di gran parte della lirica trobadorica e
delle opere del Medioevo romanzo.
Fare l'edizione critica, si detto, significa fornire un testo che sia il pi vicino possibile
all'ultima volont dell'autore e che sia leggibile da un pubblico moderno.
Nel caso (a) l'editore fornir una edizione interpretativa in cui si inseriranno i segni di
interpunzione, la separazione delle parole, le maiuscole ecc.
Nel caso (b) dopo la trascrizione interpretativa ci si potrebbe rendere conto che qualcosa non
torna: il senso generale, la misura del verso, una rima o altro... ci sono cio degli errori da

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attribuire ai copisti. Il testo andr allora corretto, se possibile. Se non possibile compiere la
correzione occorrer segnalare che il testo era corrotto.
Nella situazione (c) si verifica sempre che tra un testimone e l'altro ci siano delle differenze pi
o meno vistose dette varianti. Occorre decidere allora quali tra le testimonianze sia da preferire.
Per valutare l'affidabilit dei singoli testimoni si possono classificare in base agli errori
comuni.
La prassi adottata detta metodo del Lachmann.

4. Un esempio di edizione critica: "Fresca rosa novella" di Guido


Cavalcanti
Questo bisogna seguirlo sul libro.

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