INTRODUZIONE
1 - Che cosa sono la linguistica e la filologia romanza
1.1 - Romanzo
La filologia e la linguistica romanza abbracciano tutte le lingue derivate dal latino.
L'aggettivo romanzo indica ci che nel medioevo una continuazione della lingua parlata
anticamente a Roma.
Nel medioevo e nel rinascimento questi idiomi erano detti volgari, cio lingue parlate dal
popolo.
Dal latino derivano moltissimo idiomi:
Area ibero-romanza:
Portoghese
Galego
Spagnolo o Castigliano
Catalano
Area gallo-romanza:
Francese
Area italo-romanza
Italiano
Romancio
Area romanza orientale:
Romeno (rumeno)
L'elenco non esaustivo, ci sono anche altre lingue che nel passato hanno goduto di grande
prestigio mentre oggi hanno una importanza minore: Provenzale (parlato in Provenza) e
Dalmatico (parlato in Dalmazia) non hanno ricevuto il riconoscimento di lingue ufficiali e sono
decadute o scomparse.
Anche i dialetti fanno parte dello studio della filologia romanza. La differenza tra lingua e
dialetto di ordine sociale e non linguistico.
Il dominio romanzo o Romnia l'insieme delle variet linguistiche derivate dal latino e non
coincide con parti di un territorio nazionale.
Il dominio romanzo un concetto strettamente linguistico e non antropologico o culturale.
Non c' identit tra popoli e lingue
Non c' identit tra popoli e razze, intese come etnie.
Gli individui e i gruppi passano infatti da una lingua a un'altra.
1.2 - Linguistica
La linguistica la disciplina che studia il linguaggio umano inteso come lingua parlata.
Manifestazioni linguistiche secondarie sono le varie tipologia di scrittura, i gesti sono invece
manifestazioni paralinguistiche. La semiotica o semiologia si occupa di tutti i sistemi di
comunicazione.
La linguistica romanza si occupa del complesso degli idiomi romanzi, non solo delle lingue vive
ma anche del loro sviluppo storico, quindi si parla di linguistica storica
1.3 - Filologia
Il termine deriva dal greco e significa 'amore della parola. Oggi indica:
1. somma di linguistica e letteratura
2. studio linguistico di documenti letterari
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2.2 - Il francese
Il francese parlato da circa 75 milioni di persone. diffuso in Francia, Svizzera romanda,
Belgio, Lussemburgo, Principato di Monaco, Valle d'Aosta. Fuori dell'Europa in Canada, Stati
Uniti, ex colonie di America, Africa e Oceania.
Il francese ha origine nella regione dell'Ile de France e a partire dal XII secolo ha influenzato i
testi letterari e non del nord. Nell'800 si diffuso su tutto il paese riducendo a patois i dialetti
antichi. I pi importanti sono stati: il piccardo, normanno, vallone, champenois, borgognone.
Una considerazione a parte va fatta per l'anglo-normanno che la variet di francese parlata in
Inghilterra dopo l'invasione normanna.
Dante definisce l'insieme delle variet medievali settentrionali come lingua d'oil.
Il francese ha avuto una forte modificazione nel corso del tempo per cui ci sono stati dei
cambiamenti radicali. Oggi mantiene un legame con il francese antico attraverso la grafia che
non fonetica, ma etimologizzante. La grafia francese la pi complessa delle lingue
romanze.
2.3 - L'italiano
L'italiano ha oggi circa 56 milioni di parlanti. La base dell'italiano moderno il fiorentino del
'300 diffuso come lingua letteraria per le opere di Dante Petrarca e Boccaccio. E' stato a lungo
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una lingua prevalentemente scritta, perch nelle varie zone d'Italia si parlavano prevalentemente
dialetti. Anche il fiorentino era un dialetto, molto conservativo e quindi gradito ai letterati. Al di
fuori di Firenze e della Toscana si parlava fiorentino solo a Roma presso la corte pontificia. Il
romanesco una variet di toscano.
L'italiano appare oggi alquanto differenziato tra il nord, centro e sud e da regione a regione
soprattutto nella fonetica e nel lessico.
2.4 - Il romancio
Il romancio una delle 4 lingue della Svizzera. E' simile ai dialetti italiani settentrionali.
Particolarmente con il friulano e ladino centrale tanto da costituire una unica unit linguistica
detta ladino.
2.5 - Il romeno
E' parlato da circa 26 milioni di persone. E' parlato in modo abbastanza uniforme nell'odierna
Romania, Moldova e parte dell'Ucraina. A causa della dominazione russa gran parte dei moldavi
sono bilingui
Il romeno ha due variet: munteno a sud e moldavo a est. A questi due tipi principali si rif
anche la lingua della Transilvania..
Accanto al romeno detto anche dacoromeno esistono tre dialetti:
Aromeno (macedoromeno) con influenze ungheresi si trova nella Macedonia.
Meglenoromeno piccolo gruppo in Grecia al confine con la Macedonia
Istroromeno piccolissimo gruppo che si trova in Coazia, a rischio di estinzione.
Il romeno stato fortemente influenzato da slavo, greco, ungherese e turco. Fino al 1840 si
scriveva con caratteri cirillici.
Il romeno appartiene alla lega linguistica balcanica con fenomeni linguistici comuni con neogreco, bulgaro, albanese.
Ha subito una grande influenza francese, a partire dall'800, avendo seguito modelli culturali e
linguistici francesi.
3.2 - Il franco-provenzale
Viene parlato nella parte sud orientale della Francia, vicino alla Svizzera romanda e a Lione.
Ora il franco provenzale comprende solo dialetti rustici (patois). Pu essere considerato una
sorta di ponte fra nord e sud.
3.3 - Il sardo
Il sardo viene parlato da circa 1 milione e mezzo di persone. E' la variet romanza pi
conservativa.
La Sardegna ha avuto dal V secolo forme amministrative relativamente autonome tanto che a
partire dal IX secolo i documenti giuridici sono scritti in sardo.
A nord si sono avute influenze toscane.
Le variet di sardo sono: il campidanese, il logudorese, il nuorese, il gallurese, il sassarese.
Il sardo tutelato dalla legge del 1999 sulla tutela delle minoranze linguistiche.
Enclave linguistiche all'interno della Sardegna sono: il catalano ad Alghero, il genovese nelle
isole di San Pietro e S. Antioco detto anche tabarchino.
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3.4 - Il corso
E' parlato in Corsica ed oggi una lingua regionale della Francia, insegnato a scuola come
seconda lingua. Ha affinit col sardo e il toscano.
3.6 - Il friulano
E' parlato da circa 700.000 persone nel nord-est dell'Italia, in Friuli Venezia giulia. E'
classificato tra le variet ladine. Gode anch'esso dei vantaggi della legge del 1999 sulle
minoranze linguistiche
3.7 - Il dalmatico
Era parlato lungo le coste dalmate dell'Adriatico, ma si estinto. E' noto da documenti di natura
pratica. E' stato assorbito nel tempo dal veneziano sulla costa e dal croato nell'entroterra.
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Col tempo si comincia a esaltare il volgare come lingua che ha prodotto capolavori letterari e il
termine corruzione perde la sua eccezione negativa e viene inteso come un termine tecnico che
indica cambiamento linguistico.
Benedetto Varchi propone nel suo Ercolano, pubblicato postumo nel 1570, di sostituire
corruzione con generazione.
In Italia quindi spetta al Flavio e al Varchi di avere impostato il problema storico dell'origine
delle lingue romanze.
In Spagna Bernardo Aldrete scrive: Origine e principio della lingua castigliana romanza nel
1606.
Anche in Francia Gilles Mnage scrive nel 1650 Origines de la langue franaise e 1669 Origini
della lingua Italiana, ricchissimi repertori etimologici rimasti insuperati fino alla prima met
dell'Ottocento.
Con la sua seconda opera Mnage batt l'Accademia della Crusca che aveva progettato un
vocabolario etimologico dell'italiano. Conteneva molti errori, ma anche spiegazioni
etimologiche esatte.
Uno degli errori era la sopravvalutazione del greco non pensando che gi il latino aveva
assorbito molte parole greche facendole proprie.
Mancava la distinzione tra forme trasmesse per via popolare e cultismi (linguaggio
ecclesiastico ecc.) che presentano molte forme trasmesse dal greco.
Questa distinzione era stata tracciata tra il Cinquecento e l'inizio del Seicento da Claudio
Tolomei e Celso Cittadini, ma non ne era stata colta l'importanza.
Nonostante tutto l'idea della derivazione delle lingue romanze dal latino si impone anche se la
metodologia dello studio incerta e le derivazioni sono basate su generiche somiglianze.
7. L'erudizione settecentesca
Discorso a parte merita l'attivit degli eruditi e antiquari del Settecento che, soprattutto in
Francia, ampliarono la conoscenza sul medioevo e sulla prima letteratura in volgare.
In Francia Jean-Baptiste Lacurne de Sainte-Palaye compil una storia dei Trovatori trascrivendo
numerosi componimenti provenzali.
Gli studi provenzali ebbero un ruolo importante negli studi romanzi moderni.
Sempre in Francia, Charles Du Fresne Du Cange prepar un immenso vocabolario che port
nuove conoscenze nel latino volgare e permise di diminuire la distanza tra il latino e le lingue
romanze moderne.
In Italia il pi importante erudito fu Ludovico Antonio Muratori, antiquario e storiografo
modenese.
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4. Friedrich Diez
Grande linguista e filologo (1794-1876) sollecitato dalle grandi spinte culturali del tempo, nella
Grammatica delle lingue romanze adatta la metodologia storico-comparativa al dominio
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romanzo studiando i meccanismi che regolano l'evoluzione di una lingua molto nota come il
latino verso i nuovi sistemi linguistici.
Nel Dizionario etimologico delle lingue romanze Diez rappota il latino alle sei principali lingue
romanze di cultura.
Le opere di Diez formano un complesso sistematico grandioso.
Continuatore delle opere di Diez lo svizzero Wilhelm Meyer-Lubke (1861-1936), esponente
della scuola dei neogrammatici che ha ulteriormente codificato e disciplinato i principi del
metodo storico-comparativo. Ha rifatto i grandi repertori romanzi di Diez e ha redatto il
Dizionario etimologico romanzo, conosciuto come REW ancora oggi uno strumento
insostituibile per lo studio dell'etimologia nelle diverse lingue romanze.
osso.
In alcune lingue, tra cui l'italiano la e e la o aperte che si trovano in
sillaba aperta si sono sviluppate nei dittonghi je e wo. Si dice
aperta la sillaba che termina in vocale.
Secondo esempio.
Regola generale in francese la a tonica latina diventa e: PATREM > pere, MARE > mer
Il francese una lingua che ha subito molti cambiamenti dal medioevo. Occorre tenere conto
della fase intermedia del francese antico.
A) se la a si trova in sillaba chiusa resta tale: PAR-TEM > part Sillaba chiusa quando
termina per consonante.
In sillaba aperta...
B) se la a seguita da nasale abbiamo ai: MANUM > main, PLANUM > plain.
C) se la a preceduta da c palatale abbiamo ie: CAPUT > chief > chef
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Se non si realizzano nessuno dei tre casi allora si applica la regola generale.
In francese la grafia non riproduce i suoni cos come vengono pronunciati ma riflette le fasi
antiche della lingua e qualche volta l'origine latina. Questo comporta che spesso per le parole
del francese moderno occorre distinguere tra grafia e pronuncia e tenere presente soprattutto la
pronuncia.
5.2. L'analogia
Secondo il metodo storico-comparativo alcune eccezioni vanno spiegate con l'analogia.
Si ha analogia quando una forma si assimila per attrazione ad un'altra forma simile:
A) per senso o suono.
B) perch appartiene allo stesso paradigma
(A) LENTCULA > lenticchia appare irregolare avrebbe dovuto dare lentecchia, ma in latino
accanto al suffisso CULUM esisteva anche il suffisso CULUM per cui c' stata una influenza
del gruppo delle parole in su .
(B) Mossi non deriva da MOVI ma deriva da un processo analogico verso altri passati remoti:
scrissi, dissi ecc.
Il processo dell'analogia avviene anche nella lingua parlata quando per un lapsus si pronuncia
facete anzich fate. La lingua dei bambini e degli stranieri ricca di processi simili.
Ci non vuol dire che in futuro questi processi analogici possano essere formalizzati. I processi
analogici, in una lingua, esistono in potenza e si manifestano nell'esecuzione linguistica dei
singoli parlanti.
5.4. La metafonesi
Per metafonesi si intende il processo per cui in una parola la vocale tonica subisce un
cambiamento per effetto della vocale finale.
Quando la vocale finale i cambia la vocale tonica, questo evidente nella formazione dei
plurali del veneto: mese/misi, sposo/spusi, toso/tusi.
A volte la metafonesi rimane anche dopo la caduta della vocale finale come accade nel
bolognese: per/pir (pero/peri), mes/mis (mese/mesi). E' lo stesso fenomeno che accade in
inglese nei plurali foot/feet, goose/geese.
Nel napoletano la metafonesi provocata non solo dalla i ma anche dalla u.
riportare la parola alla struttura di accento pi diffusa. Uscie invece di usc, cioe
invece di ci.
c. Epentesi, inserzione di una suono tra due affini. MANUALEM > manovale,
RUINA > rovina.
3) Cancellazione, l'eliminazione di uno o pi segmenti vocalici o consonantici.
a. Aferesi, cancellazione all'inizio di parola. ABBATISSA > badessa
b. Apocope, cancellazione alla fine della parola. PIETATEM > pieta(de) > piet
c. Sincope, cancellazione all'interno. OCULUS > oclus > occhio
4) Metatesi l'alterazione dellordine originario dei suoni. FAB(U)LA > flaba > fiaba.
6. L'etimologia
L'etimologia la disciplina che studia l'origine di una parola (etimo) e il rapporto che esiste
con il suo precedente storico. Affini all'etimologia sono l'onomastica e la toponomastica.
Per stabilire l'origine di una parola occorrono seguire le leggi che regolano l'evoluzione
fonetica.
Nel REW (Meyer-Lubke 1911) si trovano le derivazioni dal volgare di un gran numero di
variet linguistiche romanze.
Altre parole hanno origine germanica, mentre altre ancora hanno origine greca.
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2. La sociolinguistica
La sociolinguistica indaga sulla variazione sociale della lingua, cio le differenze che
caratterizzano una comunit collegate alle classi sociali.
La sociologia distingue tre classi: bassa (il popolo), media (la borghesia), medio-alta
(professionisti e funzionari). La classe alta, una volta formata dalla nobilt oggi si identifica con
gli eruditi e gli scienziati che parlano quasi tutti inglese.
La sociolinguistica nata in america nelle citt dove c'era una grande uniformit di fondo
dovuta all'assenza di dialetti. In Italia invece c'era il fenomeno della diglossia, cio l'uso
funzionale del dialetto e dell'italiano a seconda delle occasioni.
Diverso dalla diglossia il bilinguismo che si ha quando un parlante passa indifferentemente da
una lingua all'altra, es. figli di genitori di lingua diversa.
Nella sociolinguistica si stabilito con accurati studi che alcuni fenomeni linguistici variano
nelle differenti classi sociali, con valore a volte anche discriminatorio tra una classe e un'altra.
Un es. in francese: una stessa frase pu essere pronunciata in tre varianti che non dipendono
solo dal fenomeno linguistico, ma anche dalla stile o registro e dalla classe sociale. Inoltre la
pronuncia di una frase non sempre uguale e varia a seconda che venga pronunciata all'interno
di: 1) discorso casuale 2) discorso accurato 3) lettura di un testo 4) lettura di una lista di
parole. Ogni classe sociale si sforza in certi contesti di avvicinarsi alla norma linguistica
corrente.
Normalmente la pi grande escursione tra pronuncia alta e bassa si ha nella piccola borghesia,
tra donne. Nelle situazioni di diglossia, in Italia, sono spesso le donne ad abbandonare per prime
il dialetto e a parlare in italiano con i figli favorendo il cambiamento di lingua
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4. Lingua e dialetto
E' molto problematico tracciare una linea certa tra la lingua e il dialetto.
Lingua un termine generico che definisce il modo di esprimersi di ogni parlante.
Il termine dialetto entrato in uso nel '500 ripreso dalle grammatiche greche che definivano
dialetto le variet linguistiche locali usate nei vari generi letterari, ma ha poi assunto un valore
diverso con una connotazione inferiore rispetto alla lingua. Superiorit e inferiorit erano intese
sul piano letterario. Il toscano era ritenuto la lingua eccellente, le altre lingue erano solo dialetti.
Oggi non si ritiene pi che ci siano lingue superiori o inferiori e si parla di equieffabilit delle
lingue. Nonostante ci, dal punto di vista sociolinguistico esiste sempre una differenza tra
lingua e dialetto e chi parla entrambi sa bene che non possono essere usati indifferentemente.
C' da considerare inoltre il concetto di stato, nazione e lingua nazionale; le rivendicazioni di
minoranze linguistiche sono state spesso l'occasione per ambire all'autonomia politica.
Un dialetto per non diventalingua solo per via politica, occorre che gli studiosi elaborino una
norma e che si operi una standardizzazione per l'uso nei diverso generi scritti e orali. La
mancanza di una norma rende una lingua inadatta all'uso in testi scientifici all'insegnamento e
alla burocrazia.
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CAPITOLO 7 IL LATINO
1. Prima del latino
Il latino appartiene al dominio della lingue indoeuropee. Il nome indoeuropeo deriva dalla
localizzazione geografica dei popoli che parlavano e parlano le lingue che ne derivano: India ed
Europa.
La famiglia indoeuropea si divide in sottofamiglie:
1. Germanico, 2. Slavo, 3. Baltico, 4. Celtico, 5. Ellenico, 6. Albanese, 7. Armeno, 8.
iranico/persiano, 9. Indiano, 10. Italico
Queste famiglie sono continuate da lingue vive, mentre altre sono scomparse.
Tra queste alcune lingue che si parlavano nell'Italia antica e che vengono dette pre-romane.
Tutte queste lingue formano quello che viene definito il sostrato, cio una base su cui poi si
sviluppato il latino. Per l'individuazioni degli strati antichi di una lingua molto utile lo studio
del lessico.
Ascoli ha attribuito al sostrato il ruolo di motore delle leggi fonetiche, anche se le tesi
sostratiste sono spesso difficilmente verificabili.
Una delle ipotesi quella della gorgia toscana (aspirazione delle occlusive sorde intervocaliche)
che si pensa derivi dal sostrato etrusco, anche se poco probabile perch la gorgia si attestata
solo agli inizi del '500. L'influenza dei sostrati provata in modo evidente solo nel lessico e
specialmente nella toponimia: Padova, Vicenza, Abano (paleoveneto), Milano (celtico),
Volterra, Cortona (etrusco), Nocera (umbro), Avellino (osco), Napoli (greco).
3.2. Iscrizioni
Le iscrizioni su lapidi di marmo sono generalmente scritte in un ottimo latino, ma esistono altre
variet di tipo pi modesto ed occasionale. Ad esempio i graffiti di Pompei ed Ercolano. Altre
iscrizioni sono le formule magiche su lamine di piombo (definixionum tabellae).
3.3. Lettere
Dall'Egitto ci sono state tramandate circa 300 lettere in latino scritte da militari che trattano di
faccende quotidiane.
4.4 Glosse
Per glosse si intendono spiegazioni, parafrasi o traduzioni di parole o gruppi di parole.
Da ricordare.
Glosse di Reichenau: traduzioni di parole della Bibbia diventate troppo difficili.
Glosse di Kassel: manualetto ad uso dei tedeschi che si recavano in Francia
Glossario di Monza in cui parole latino-romanze sono spiegate in greco.
Altre glosse esistono in varie lingue romanze.
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9. Evoluzione fonologica
9.1. La lunghezza sillabica
Il latino possedeva una doppia serie di vocali e di consonanti lunghe e brevi e si mostra
differente dall'italiano dove viene evidenziata la lunghezza della consonante ma non quella della
vocale. In cane abbiamo a lunga [a:] e n breve /n/, mentre in canne abbiamo a breve [a] e n
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lunga /n:/. L'italiano la sola lingua che mantiene la differenza tra consonati e vocali lunghe e
brevi.
La trasformazione avvenuta per un principio di complementariet: se la vocale e lunga la
consonante breve, se la vocale breve la consonante lunga.
Nel latino inoltre la posizione dell'accento dipendeva dalla "legge della penultima": l'accento
cadeva sulla penultima sillaba se questa era lunga (cio conteneva una vocale lunga oppure
breve ma seguita da una consonante), sulla terzultima se la penultima era breve.
Col passaggio alle lingue romanze la legge della penultima caduta e l'accento si fissato sulla
sillaba che aveva prima l'accento.
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9.4. Consonantismo
9.4.1. Semivocali j e w
In latino erano presenti due semivocali j e w che sono passate alla serie delle consonanti.
(I) Il latino non possedeva la consonante fricativa labiodentale /v/. Il segno V /u indicava sia /v/
che /w/ che /u/.
Gi nel primo secolo la /w/ passa a consonate vera e nella gran parte delle lingue romanze
diventa prima /b/ e poi /v/. La /b/ si conservata solo nello spagnolo in posizione intervocalica
lavare = labar.
(II) La j era in latino indicata con I/i che indicava anche la vocale /i/. L'evoluzione stata verso
le affricate dz: IOCUM > gioco (it) jeu (fr) juego (sp) jogo (pg).
9.4.2. Nessi di consonante + jod
Nel latino volgare si ha uno sviluppo del fenomeno di palatalizzazione di una serie di
consonanti che precedono j.
9.4.3 Spirantizzazione di -bGi nel latino volgare la /b/ intervocalica veniva spesso confusa con /v/:
donavit invece che donabit.
In gran parte delle lingue romanze si evolve in /v/ tranne che in spagnolo, catalano e alcune
zone dell'Italia meridionale.
9.4.4 Caduta di h- iniziale
Il latino passedeva una consonante aspirata iniziale. Gi nel I sec. d.C. non si pronunciava pi e
infatti tutte le lingue romanze l'hanno perduta.
9.4.5. Caduta di -m finale
La m finale era articolata gi debolmente nel latino classico ed stata eliminata in tutto il
dominio romanzo.
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2.2. L'articolo
Tutte le lingue romanze hanno l'articolo definito e indefinito. Si pu quindi dire che un tratto
innovativo panromanzo (di tutto il territorio romanzo).
Nel rumeno l'articolo definito posposto al nome e fuso con questo.
2.3. Il neutro
Tutte le lingue romanze hanno perduto il neutro, le parole che appartenevano a questo genere
sono passate o al maschile o al femminile.
Solo il romeno non ha perduto del tutto il neutro. In italiano alcuni nomi neutri in latino sono
diventati maschili al singolare e femminili al plurale, ma si tratta di una categoria chiusa che
contiene poche parole e non pu accoglierne altre. Il braccio/le braccia l'osso/le ossa.
2.4. L'avverbio
L'avverbio quella parte del discorso che modifica il verbo ed stato creato nelle lingue
romanze, aggiungendo il suffisso mente. Solo nel romeno non esiste questa formazione che
cos si stacca dall'innovazione per mantenere la forma latina.
2.5. Il condizionale
In tutte le lingue romanze c' la formazione del condizionale che non esisteva nel latino.
Si formato, come nel futuro, aggiungendo l'ausiliare HABRE.
2.6. Il futuro
Le lingue romanze hanno perduto la forma latina del futuro sostituendola con la perifrasi verbo
+ presente di HABRE. L'innovazione largamente diffusa, ma non in tutte le lingue. E'
rimasta invariata la forma del futuro latino nel romeno, nel sardo e nel dalmatico.
Si nota fin qui che il romeno ha conservazioni e innovazioni proprie rispetto alle altre lingue
romanze. Vi sono per anche altre lingue che si distaccano come il dalmatico, il sardo e alcuni
dialetti dell'Italia meridionale.
Un'altra grande area che si distacca, ma per le innovazioni che la caratterizzano quella del
territorio gallo-romanzo.
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2.8. La negazione
Il latino e in generale le lingue romanze il posto riservato alla negazione quello che precede il
verbo. In francese moderno obbligatoria la presenta assiema alla negazione di un altro
elemento rafforzativo, come pas o point. Je ne sais pas.
Il francese parlato contemporaneo ha eliminato il ne: Je sais pas. Nello stesso modo fanno i
dialetti settentrionali aggiungendo miga, minga, mia, brisa.
2.9. L'interrogazione
In latino l'interrogazione veniva espressa per mezzo di avverbi, le lingue romanze medievali
anteponevano il verbo al soggetto. Questa costruzione detta inversione si trova oggi in inglese e
tedesco. Oggi solo il francese e alcuni dialetti settentrionali hanno conservato l'inversione ma
solo se il soggetto un pronome personale, mai se si tratta di un nome.
2.12. La diminutivizzazione
Tutte le lingue romanze hanno proceduto a trasformare con suffissi le parole in diminutivi. Solo
il francese non possiede questa possibilit: Pierino (it), Petit Pierre (fr).
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Attorno alla met del XII secolo verr creato un nuovo genere, il romanzo cortese in versi che
contribuir a diffondere la lingua francese in tutta l'Europa occidentale.
4.1.2. Provenzale
La pi antica testimonianza del provenzale di difficile classificazione, si tratta probabilmente
delle Benedizioni di Clermont-Ferrand (met X secolo), formule di incantesimo e scongiuro per
la guarigione di determinati mali.
In ambito giuridico si hanno numerosi documenti, soprattutto giuramenti feudali (Giuramenti di
Lautrec) e un testo interamente in volgare il Testamento di Ademar Odo del 1102.
Per quanto riguarda i testi religiosi e parareligiosi: Passione di Augsburg, poemetto di 6 versi e
l'Alba bilingue di Fleury, un canto pasquale latino in cui inserito un ritornello in volgare.
Presentano alternanza latino-volgare anche lo Sponsus e In hoc anni circulo.
Altri testi interamente in volgare sono: il tropo (canto liturgico) Tu autem Deus (Be deu hoi
mais) e Versus Sancte Marie (O Maria deu maire).
Sempre di argomento religioso ma non di uso liturgico due poemi del XI sec. Canzone di sancta
Fides e il Boeci. Il primo lungo 593 versi di otto sillabe, il secondo proviene da un ambiente
pi raffinato ed la traduzione del De consolatione philosophie di Boezio.
Alla fine del XI secolo si ha la comparsa di prime liriche volgari di argomento profano. Due
strofe di una poesia d'amore documentano l'esistenza della poesia d'amore ancora prima
dell'attivit di Guglielmo IX d'Aquitania che viene considerato il primo trovatore.
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4.2.3. Romancio
La prima testimonianza del romancio Prova di penna di Wrzburg (fine secolo X), una breve
frase dal significato non chiaro e la versione interlineare (cio scritta tra le righe di una predica
Sermone pseudo-agostiniano (XII secolo).
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attribuire ai copisti. Il testo andr allora corretto, se possibile. Se non possibile compiere la
correzione occorrer segnalare che il testo era corrotto.
Nella situazione (c) si verifica sempre che tra un testimone e l'altro ci siano delle differenze pi
o meno vistose dette varianti. Occorre decidere allora quali tra le testimonianze sia da preferire.
Per valutare l'affidabilit dei singoli testimoni si possono classificare in base agli errori
comuni.
La prassi adottata detta metodo del Lachmann.
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