Sei sulla pagina 1di 22

FILOLOGIA E LINGUISTICA ROMANZA 1-2

Lezione 2
1. Le lingue oggetto di studio sono: Portoghese, Galego, Spagnolo, Catalano,
Francese, Romancio, Italiano e Romeno/Moldavo. L’aggettivo romanzo indica ciò
che, sia nel Medioevo che nell’età moderna, è considerato come la continuazione
del latino, lingua parlata anticamente a Roma, poi diffusa in tutto l’Impero Romano.
Lezione 3
2. Il Placito capuano è uno dei più antichi testi scritto in volgare, in dialetto campano
antico. Risale al 960 e si tratta di una sentenza che mira a risolvere una controversia
relativa al possesso di alcune terre vicino Capua. È oggi conservato nell’archivio
dell’abbazia di Montecassino.
Lezione 4
3. L’inglese possiede molte parole di origine latina a causa dell’influenza del latino
medievale e del francese antico. L’isola britannica è stata per qualche secolo sotto il
controllo dell’Impero Romano, fino al V secolo, poi il latino è rimasto per molto
tempo la lingua della chiesa. Nel 1066, con la Conquista Normanna, si diffonde il
francese.
Lezione 5
4. I più grandi avvenimenti che hanno permesso la diffusione extraeuropea delle
lingue romanze sono stati le grandi navigazioni del XV secolo e la scoperta
dell’America. Ciò ha condotto alla diffusione dello spagnolo nella maggior parte del
centro/sud Ameria, del portoghese in Brasile e del francese in Canada, nelle Antille,
ad Haiti, ecc.
5. La zona continua comprende quattro grandi stati nazionali, ovvero Portogallo,
Spagna, Francia e Italia.
6. Con Romània perduta si fa riferimento a quei territori che erano un tempo parte
dell’Impero Romano, ma che non hanno conservato il latino come lingua: in
particolare Africa nord-occidentale.
7. Non si parlava il latino nella parte orientale dell’Impero Romano, dove prevaleva il
greco, eredità della civiltà ellenica ed ellenistica.
Lezione 6
8. Il punto di partenza per capire le lingue ibero-romanze è la conquista araba della
penisola nell’VIII secolo. L’invasione araba divise la penisola in 2: al nord una parte
cristiana, e in tutto il centro/sud la parte musulmana. Gli stati del nord ( Leon,
Navarra, Aragona, Barcellona) crearono una resistenza grazie alla quale inizio il
processo di Riconquista della penisola, che portò all’eliminazione del dominio arabo
nel 1492. Con la Reconquista, ci fu di conseguenza l’espansione delle lingue romanze
verso sud, che andarono a sostituire l’arabo e ad eliminare anche i dialetti
mozarabici. Le lingue che predominarono furono il portoghese, il castigliano e il
catalano.
9. Nella parte settentrionale della penisola, prima della Reconquista, si
distinguevano cinque gruppi linguistici: galego-portoghese, asturo-leonese,
castigliano, aragonese, catalano.
10. Il mozarabico fu un dialetto parlato nel centro-sud della penisola iberica dalle
popolazioni locali, dopo la conquista araba della penisola, dall’VIII secolo.
L’etimologia è da ricercare in un termine arabo che significa “suddito degli arabi”.
11. Le lingue che si espansero maggiormente durante la Reconquista furono quelle
che presero maggiormente parte alla resistenza, ovvero portoghese, castigliano e
catalano.
12. Con l’espressione galego-portoghese vengono indicate due varianti appartenenti
alla stessa koiné linguistica. Nell’alto Medioevo, questa varietà era parlata nella
parte nord occidentale della penisola iberica, dalla costa oceanica e verso sud fino al
fiume Minho.
13. Il galego formava originariamente un’unità con il portoghese, erano due varianti
appartenenti alla stessa koiné linguistica, il galego-portoghese. Nel 1093 questa
unità venne rotta e i due regni si separarono, divisi dal fiume Minho. La Galizia al
nord e il Portogallo al sud. Il galego da allora ha seguito un percorso autonomo dello
sviluppo della lingua. Dopo la morte di Franco, il galego acquisisce lo status di lingua
ufficiale, a fianco dello spagnolo, nella Comunità autonoma di Galizia (1981). Da un
punto di vista linguistico, il galego è evoluto storicamente meno del portoghese, ed
è più vicino alla koiné medievale, anche a causa dell’influsso del castigliano.
Lezione 7
14. Il portoghese ha cominciato a differenziarsi dal galego con la Reconquista, con la
diffusione verso sud non solo della lingua, ma anche del centro politico culturale del
paese. Viene spostata la capitale da Coimbra a Lisbona; ciò ha fatto si che la lingua
assumesse tratti nuovi.
15. Lo spagnolo castigliano era originariamente un dialetto del nord, con il suo
centro nella città di Burgos. Con la Reconquista, si è successivamente imposto in
tutto il centro e il meridione della penisola, precedentemente occupati dagli arabi.
Le varietà meridionali presentano fenomeni fonetici nuovi.
16. La diffusione dello spagnolo al di fuori della penisola iberica è dovuta
prevalentemente a due avvenimenti storici:
- la cacciata degli ebrei sefarditi dalla Spagna nel 1492, accolti dall’Impero
Ottomano, hanno conservato fino ad oggi una variante di spagnolo arcaica;
- la scoperta dell’America e la sua colonizzazione spagnola dei territori centrali e
meridionali. Lo spagnolo d’America presenta caratteristiche moderne, per il fatto
che le ondate di colonizzatori si sono succedute per secoli.
17. Il catalano ha conosciuto un periodo di splendore a partire al XIII secolo: era la
lingua della corte di Aragona e del Regno di Napoli nel periodo aragonese. Una volta
avvenuta l’unificazione con il regno di Castiglia, la lingua è stata sopraffatta dal
castigliano fino al 1800, quando si cerca di dargli nuova vita: viene così utilizzato in
ambito letterario. Viene represso col regime fascista di Franco, e dopo la sua morte,
viene finalmente riconosciuto come lingua ufficiale a fianco dello spagnolo, in tre
comunità autonome: Catalogna, Comunidad Valenciana e isole Baleari.
Lezione 8
18/18bis. Originariamente, il francese, lingua dell’Ile de France, si è diffuso a partire
da Parigi, nel XII secolo, influenzando testi letterari e non. Tuttavia, è nell’800 che
entra nell’uso orale di tutto il paese, grazie all’industrializzazione, all’emigrazione
interna, alla scolarizzazione generale.
19. Con il termine lingua d’oil si fa riferimento ai dialetti francesi settentrionali, che
nel Medioevo hanno avuto un uso letterario e amministrativo a fianco del franciano:
piccardo, normanno, vallone, champegnois e borgognone.
20. I fattori che hanno contribuito alla diffusione del francese negli ambienti colti
europei a partire dal secolo XVII sono il prestigio della letteratura e della filosofia
francesi, della cultura scientifica e il potere politico della Francia.
21. Il romancio presenta delle affinità con i dialetti italiani settentrionali, ma in
particolar modo con il friulano e il ladino, per questo motivo sono stati raggruppati
all’interno di un’unità linguistica a cui è stato dato il nome di ladino o retoromanzo.
Lezione 9
22. La base dell’italiano moderno è rappresentata dal fiorentino del Trecento, che si
era anticamente diffuso grazie alle opere di Dante, Petrarca e Boccaccio, e che si è
affermato nel Cinquecento grazie alle opere di Pietro Bembo. Per secoli, l’italiano è
stata prevalentemente una lingua scritta; è solo negli ultimi 150 anni, dall’Unità
d’Italia in poi, che la lingua ha ricevuto spinte sociali che lo hanno portato ad essere
largamente utilizzato anche oralmente.
23. La storia del romeno parte dalla conquista della Dacia nel 106 d.C. per opera di
Traiano. Fu largamente ripopolata da coloni che sostituirono la popolazione
originaria, che era stata decimata da stragi sanguinose. Nel 271 d.C. venne
abbandonata da Aureliano poiché indifendibile. La popolazione fu divisa tra chi
rimase nel territorio e chi fu stanziata a sud del Danubio. Ciò spiegherebbe il perché
dell’uso del romeno nelle zone vicine al Danubio.
Lezione 10
24. Con il termine “occitano” si indica la lingua romanza del meridione della Francia.
In Italia viene anche identificato con il termine provenzale, termine che in maniera
più precisa si riferisce ad una varietà dell’occitano, quella parlata in Provenza. Infine,
la lingua d’oc è la lingua letteraria e parlata nel sud della Francia, ma in epoca
medievale.
25. L’attuale situazione dell’occitano è il risultato della decadenza politica del
Meridione a partire dal Trecento, con la politica centralizzatrice di Parigi, che
permise la diffusione del francese, lingua della monarchia e in seguito della
Rivoluzione, prima nelle città e poi nelle campagne al sud. Anche l’editto di Villers-
Cotterets predilesse il francese, rendendolo obbligatorio nei tribunali di tutto il
regno.
26. Con l’etichetta franco-provenzale si fa riferimento ad una serie di dialetti sud-
orientali della Francia, Svizzera romanda e a sud delle Alpi in Italia. Quelli che oggi
sembrano patois di regioni lontane e distinte, potevano fare parte di un’unica unità
dialettale durante il Medioevo.
Lezione 11
27. Il ladino è parlato nell’area delle Dolomiti, che comprendono una parte del
Trentino Alto Adige e del Veneto. Gode di riconoscimento ufficiale nelle comunità
autonome dell’Alto Adige, in campi quali ad esempio: la toponomastica, la scuola,
l’amministrazione e la stampa.
28. Il dalmatico è stata la lingua parlata in Dalmazia e sulle isole del mar Adriatico,
oggi completamente estinta a causa delle pressioni del veneziano (dalla costa) e del
croato (dall’entroterra).
Lezione 12
29. In alcune aree d’Italia, oggi si hanno situazioni di tipo diglossico, dove due lingue
conservano ruoli sociali differenti e gerarchizzati, ovvero l’italiano come varietà alta
e il dialetto come varietà bassa, per le conversazioni di tipo informale.
30. I dialetti gallo-italici sono quei dialetti del Piemonte, Lombardia, Liguria, una
parte dell’Emilia Romagna che hanno caratteristiche fonetiche molto simili al
catalano, francese e occitano. Secondo un’ipotesi di Ascoli, questi dialetti risentono
del sostrato celtico.
31. Il confine tra i dialetti settentrionali e quelli centro-meridionali è una linea che
unisce Massa a Senigallia. I dialetti centro-meridionali possono essere suddivisi in 3
gruppi: 1) marchigiano-umbro-laziale, 2) abruzzese-molisano-pugliese
settentrionale-campano-lucana, 3) salentino-calabro-sicula.
32. Il romanesco si differenzia dagli altri dialetti italiani centro-meridionali a causa
della sua profonda influenza dal fiorentino, dovuta alla numerosa presenza di
fiorentini a Roma dopo il ritorno dei papi da Avignone.
Lezione 14
33. Il cambiamento linguistico, nel pensiero linguistico classico, era concepito come
corruzione, una deviazione dalla purezza della lingua originaria. Per questo la lingua
scritta era considerata superiore a quella parlata, e la grammatica diventava così la
conoscenza della lingua pura.
34. Nell’Europa medievale, l’idea di scrivere grammatiche romanze emerge solo nel
XIII secolo perché, fino ad allora, il latino aveva goduto di un alto prestigio, essendo
la lingua della Chiesa, della letteratura e della cultura, per cui era necessario che
aumentasse il prestigio delle varietà romanze per far si che qualcuno pensasse di
scriverne una grammatica.
35. Agli inizi del Duecento, quando la poesia dei trovatori raggiunse l’apice, si diffuse
nella sua lingua originale soprattuto in Catalogna e Italia. Fu allora che fecero la loro
apparizione le prime grammatiche dell’occitano antico, destinate proprio ai poeti
italiani che volevano comporre poesie in lingua d’oc. Queste grammatiche, oltre che
illustrare le caratteristiche grammaticali e del lessico, insegnavano anche il corretto
modo di poetare.
36. Le prime grammatiche del francese vengono prodotte in Inghilterra tra il XIII e il
XIV secolo, questo perché il francese era stato portato sull’isola dai normanni con la
Conquista nel 1066. È stata quindi la lingua di corte e dell’aristocrazia fino quasi al
XV secolo. Le grammatiche riguardavano soprattutto l’ortografia e la pronuncia.
Lezione 15
37. Dante passa in rassegna molti dialetti italiani nei capitoli X-XVI del I libro del De
vulgari eloquentia. Il suo scopo non è quello di descriverli, ma di condannarli tutti
(compreso il fiorentino) per proporre come lingua ideale una koiné che sia la somma
di tutti gli aspetti migliori di ciascun dialetto
38.
39. Nel Quattrocento, furono alcuni umanisti italiani a notare per primi che l’italiano
e le altre lingue romanze derivassero dal latino. In particolare Biondo Flavio, che in
un’epistola scrive come l’italiano sia la continuazione della varietà popolare del
latino, idea che si avvicina molto a quella che verrà poi sviluppata nell’Ottocento.
Lezione 16
40. All’inizio del Cinquecento, la tecnica filologica elaborata dagli Umanisti per il
restauro dei testi classici cominciò ad essere applicato alla letteratura volgare. Le
ragioni sono da ricercare nella Questione della lingua, si sviluppa un dibattito
attorno ai modelli della lingua letteraria volgare. Pietro Bembo proponeva
l’adozione della lingua dei poeti dell’aureo, ovvero Dante, Petrarca e Boccaccio.
Lezione 17
41. Il modo di concepire il mutamento che si afferma col Romanticismo rappresenta
una svolta rispetto alla prospettiva classica. È proprio con lo studio di questo
mutamento che si può arrivare a conoscere la vera natura delle cose. L’idea classica
invece, vedeva nel cambiamento solo decadenza.
42. La linguistica dell’Ottocento è storica nel senso che studia la lingua nel suo
divenire, quindi la sua evoluzione attraverso il tempo. È comparativa perché cerca di
raggruppare le lingue affini in famiglie e a definire i rapporti che intercorrono tra
esse.
43. Il tedesco Franz Bopp è considerato il padre dell’indoeuropeistica ottocentesca.
Inauguro il nuovo metodo storico-comparativo con la pubblicazione di una sua
opera, nella quale elaborava una tecnica di studio storico delle lingue, mediante un
confronto delle radici, dei suoni ecc, permettendo di ricostruirne le caratteristiche
fono-morfosintattiche.
Lezione 18
44. Dal momento che era presente una regolarità nei fenomeni linguistici, la
linguistica era dunque considerata una scienza, e ciò ha permesso la formulazione di
leggi fonetiche che descrivono i cambiamenti.
45. I linguisti del metodo storico-comparativo hanno cercato di giustificare le
“eccezioni” fonetiche attraverso la formulazione di nuove leggi che riassorbissero
queste eccezioni.
46. L’anafonesi, fenomeno di innalzamento vocalico, prevede che davanti a
consonanti e a gruppi consonantici (ʎ, ɲ, ŋk e ŋg) le vocali e e o vengano realizzate
come vocali alte, quindi i e u.
47. Il dittongamento italiano di verifica quando la ɛ e la ɔ toniche che si trovano in
sillaba aperta, si sono sviluppate nei dittonghi jɛ e wɔ.
Lezione 19
48. I cultismi sono parole che sono state ripescate per via colta dai dotti, dagli
ecclesiastici, dagli scienziati.
49. I prestiti sono quelle parole che non sono passate direttamente dal latino
all’italiano, ma sono prima passate per un’altra lingua. Es. la forma italiana
“mangiare” deriva dalla forma francese mangier, che deriva a sua volta dal latino.
50. Gli allotropi sono parole che risalgono allo stesso etimo, ma presentano forme
diverse: es. oculare e occhio, entrambi derivanti dal latino oculum.
51. Le leggi fonetiche che riguardano l’evoluzione della A tonica latina in francese si
riassumono così:
a) come regola generale A > E
b) se la A si trova in sillaba chiusa resta tale
c) se A è seguita da nasale > AI
d) se è preceduta da c palatale (ʧ) > ɛ
Lezione 20
52. La metafonesi napoletana differisce da quella veneta in quanto è provocata sia
dalla -i che dalla -u finali. La metafonesi veneta è provocata solo dalla -i finale.
53. L’inserzione è l’aggiunta di una vocale o di una consonante volta a semplificare la
pronuncia di una sequenza di suoni. Può essere di tre tipi: se l’aggiunta avviene a
inizio di parola abbiamo la prostesi (spatham > espada), se avviene a fine parola
abbiamo l’epitesi, se avviene nel mezzo della parola abbiamo l’epentesi (veduam >
vedoVa).
Lezione 21
54. Nell’età classica, medievale, e rinascimentale c’è sempre stato un interesse per
le parole, ma gli studi etimologici cadevano nell’arbitrario perché mancavano quegli
strumenti e basi teoriche che avrebbe fornito il metodo storico-comparativo
nell’Ottocento. Grazie a questo metodo si comprende che per risalire all’etimologia
di una parola, bisogna farlo nel rispetto delle leggi che regolano l’evoluzione
fonetica.
55. Il concetto di continuum dialettale si riferisce al fatto che le lingue si differenzino
le une dalle altre in modo graduale, non esistono confini netti.
Lezione 22
56. Il metodo filologico per riportare i testi antichi alla loro forma originaria
elaborato dagli umanisti presentava dei limiti: le correzioni comportavano sempre
una dose di soggettività da parte dell’editore, il confronto tra i vari testimoni
mancava di sistematicità e la scelta della variante migliore era affidata al filologo.
57. Il fulcro del metodo moderno della recensione dei testi è la recensio. Si tratta
della classificazione dei testimoni in base a errori comuni e della correzione del testo
in base a criteri meccanici.
58. Joseph Bédier mosse delle critiche al metodo di Lachmann, metteva in dubbio
l’oggettività su cui si fondava la recensio e la liceità (essere lecito/legittimità) di
ricostruire il testo originale combinando i vari testimoni.
Lezione 23
59. Il punto di vista prioritario per descrivere una lingua, per Saussure, è di tipo
sincronico, ovvero prende in considerazione le lingue in un momento cronologico
determinato.
Lezione 24
60. Il fonema è la rappresentazione astratta e mentale del suono, che è invece la
manifestazione fisica del fonema. Il fonema è rappresentato graficamente attraverso
le lettere dell’alfabeto fonetico all’interno di sbarrette obblique /k/.
Lezione 29
61. Gli atlanti linguistici sono strumenti fondamentali per lo studio della geografia
linguistica, che si occupa della rappresentazione dettagliata delle varietà dialettali
raffigurate su carta geografica.
62. Guilleron ha messo in evidenza come le carte linguistiche documentino dei
meccanismi di cambiamento linguistico che non sono sempre spiegabili attraverso le
leggi fonetiche. Questi cambiamenti sono dovuti a sostituzioni lessicali: ad esempio
nella Guascogna la parola gallo era resa con “vicaire” vicario, per indicare la
somiglianza del gallo coi preti. La parola GALLUS latina, considerando il passaggio
LL>t sarebbe dovuta diventare gat, ma designa già gatto. Così è stata trovata una
creazione metaforica, quella di vicaire.
Lezione 30
63. Il termine diglossia indica la coesistenza, all’interno della stessa società di due
varianti linguistiche, a cui è attribuito diverso prestigio sociale. Italiano (varietà alta)
e dialetto (varietà bassa). Solo la varietà alta viene usata nello scritto e nella
comunicazione orale ufficiale. La varietà bassa è usata nelle conversazioni di tipo
informale.
64. La sociolinguistica contribuisce a spiegare il cambiamento linguistico perché fa
luce sui meccanismi grazie ai quali si diffonde il cambiamento tra parlanti di diverse
generazioni.
Lezione 31
65. Il termine dialetto è entrato nell’italiano nel Cinquecento. Il termine daletto era
stato ripreso dalle opere grammaticali della Grecia classica, opere lette con interesse
e curiosità dagli umanisti nel Quattrocento e nel Cinquecento. In seguito si è diffuso
in tutto il resto d’Europa.
66. Nel corso del Cinquecento, in Italia, una sola varietà stava trionfando sulle altre,
il fiorentino. Cominciò a crearsi una distinzione tra lingua e dialetto, dove la lingua
era ista come la variante superiore, mentre il dialetto come variante inferiore, intese
su un piano letterario.
67. Oggi è stata superata l’idea rinascimentale di inferiorità del dialetto rispetto alla
lingua. I linguisti contemporanei ritengono che tutte le lingue siano potenzialmente
uguali, e si parla di equieffabilità delle lingue, ovvero che tutte le lingue sono capaci
di esprimere ogni concetto.
68. Per far si che un dialetto diventi una lingua servono anche le giuste condizioni
linguistiche, è necessario che gli studiosi elaborino una norma, che operino quindi
una standardizzazione. Senza questo passaggio, la lingua non può essere utilizzata
per l’insegnamento o altri usi ufficiali.
Lezione 32
69. ??????????????????????????????????????????
Lezione 33
70. Il quarto proporzionale è un processo morfologico che favorisce l’introduzione di
un nuovo morfema. È il processo che spiega la genesi del morfema -o di I° persona
singolare dell’imperfetto indicativo “io amav-o). A partire dal latino amaba, al
toscano rinascimentale io amava, comincia poi a diffondersi la desinenza -o,
analogia con la I° persona del presente indicativo (am-o), che si impone poi
nell’italiano standard.
71. Il livellamento analogico è un processo morfologico che consiste nella
soppressione di allomorfi (muore-moriamo/tiene-teniamo), cioè differenti
realizzazioni dello stesso morfema. Viene quindi introdotto il dittongo anche nelle
forme arizotoniche (chiede-chiediamo/nuota-nuotiamo)
72. La grammaticalizzazione è un processo morfologico secondo cui un elemento
semanticamente pieno e morfologicamente autonomo (devota mente) si svuota del
suo significato originale per diventare un morfema legato ad un’altra parola. E’ il
caso dello sviluppo del suffisso -mente degli avverbi.
73. Il suffitto -mente si è sviluppato attraverso il processo di grammaticalizzazione,
secondo cui un elemento semanticamente pieno e morfologicamente autonomo si
svuota del suo significato originale per diventare un morfema da legare ad un’altra
parola. Originariamente, in latino, l’avverbio di modo era reso col termine mens
(intenzione, atteggiamento) più un aggettivo > devota mente (con atteggiamento
devoto). Col tempo però, la forma mens/mente ha perso il suo significato lessicale
ed è stato utilizzato come morfema.
74. L’origine del futuro romanzo è un esempio di grammaticalizzazione perché
deriva dalla perifrasi infinito + habeo (habere). Habere è un elemento che nel corso
del tempo è stato svuotato completamente del suo significato.
Lezione 34
75. La fonologizzazione è l’acquisizione di una nuova opposizione distintiva. Si
verifica quando un determinato fenomeno fonetico fa aumentare i fonemi di una
lingua. Es. la fusione dei due suoni latini I e j che hanno dato vita al fonema /ʎ/
76. La defonologizzazione è la perdita di un’opposizione distintiva. Questo si verifica
quando un fonema scompare da una lingua. Es. la scomparsa di h- nel latino volgare
(habeo> abeo),
Lezione 35
77. Il cambiamento semantico è un processo di mutazione del significato di un
lessema all’interno di una lingua, in prospettiva diacronica. Es. in latino il termine
“bucca” indicava la guancia e il termine “os” la bocca. In italiano e in gran parte delle
lingue romanze “os” è rimasto senza continuazione, mentre “bucca” significa bocca.
Lezione 37
78. Il sostrato, per Ascoli, aveva il ruolo di “motore delle leggi fonetiche”. Ciò
significa che si pensava che lo sviluppo linguistico fosse stato condizionato dalla
lingua parlata precedentemente da un popolo. Es. il fonema /y/, presente nelle
lingue gallo-romanze, fosse una reazione etnica delle popolazioni celtiche che
avevano appreso il latino.
79. Con lingue pre-romane si intendono tutte quelle lingue diffuse nell’Italia antica e
non solo, poi cancellate con la diffusione del latino. Esempi di lingue pre-romane
sono il paleoveneto, l’acquitanico, l’iberico.
Lezione 38
80. Con l’espressione latino volgare si designa la varietà la lingua d’uso quitidiano, il
registro più basso, parlato non solo dai ceti popolari, ma da tutte le classi sociali,
nella comunicazione quotidiana.
81. Le iscrizioni possono essere fonte di conoscenza del latino volgare perché, in
particolare quelle dismesse e modeste, sono scritte in un latino che presenta errori
dovuti al fatto che chi le faceva non conosceva la differenza tra il latino ufficiale poco
conosciuto e il latino familiare. Un esempio sono i graffiti ritrovati a Pompei ed
Ercolano.
82. Il latino degli autori dei testo cristiani può essere fonte di conoscenza del latino
volgare perché era deliberatamente umile e popolare. La Bibbia di San Girolamo ad
esempio, riprende le versioni precedenti appoggiandosi all’originale greco, ma
mantenendo un carattere popolare. ???????????
Lezione 39
83. Con il termine glosse si intende una serie di testimonianze del tardo latino/primo
periodo romanzo. Sono spiegazioni, parafrasi o traduzioni di parole o gruppi di
parole, ad esempio una parola latina viene spiegata col suo corrispettivo latino più
accessibile.
Lezione 40
85. In latino, il significato del condizionale era espresso mediante l’uso del
congiuntivo. Nelle lingue romanze si sviluppa in seguito da forme perifrastiche
formate da infinito + ausiliare habere. Es: cantar hebui > cantar-ei > canterei
Lezione 41
84. In tutte le lingue romanze, il verbo segue sempre il soggetto ma precede
l’oggetto, quindi avremo uno schema SVO. In latino invece, il verbo seguiva sia il
soggetto che l’oggetto, semplificato con lo schema SOV.
86. La differenza tra pronomi liberi e clitici è che i pronomi liberi, nelle lingue
romanze, si servono spesso delle preposizioni. I pronomi clitici invece sono sempre
sintatticamente e fonologicamente uniti al verbo, e hanno conservato i casi.
87. La posizione preverbale (proclisi) o postverbale (enclisi) del pronome clitico
dipende dalla distinzione tra forma finita e infinita del verbo: la forma infinita vuole
l’enclisi (trovarlo, trovandolo); la forma finita vuole la proclisi ( lo vedo), tranne al
modo imperativo, che predilige l’enclisi (trovalo!)
88. Secondo le Legge Tobler-Mussafia, si ha l’enclisi quando: 1) il verbo è in
posizione iniziale di frase 2) il verbo è preceduto dalle congiunzioni e/ma/o. Si ha la
proclisi quando: 1) il verbo non è in posizione iniziale.
Lezione 42
89. Il sistema delle declinazioni latine si semplifica nel passaggio al latino volgare. Il
latino classico aveva cinque declinazioni, che si sono poi ridotte a tre tipi: i maschili
in -u (-o), femminili in -a (con alcuni maschili in -a), maschili e femminili in -e.
90. Il francese antico aveva un sistema bicasuale, cioè composto da due casi:
nominativo (o caso del soggetto) e il Caso Obliquo che poteva essere 1) l’accusativo
2) il caso richiesto dalle preposizioni 3) il caso che in latino era riservato al genitivo e
al dativo.
Lezione 43
91. L’articolo definito romanzo derivano dalle forme latino ILLE, ILLA, ILLUD. Le
lingue partono da una forma ridotta, che continua la seconda sillaba di ILLE. Fanno
eccezione lo spagnolo e il romeno. Lo spagnolo, nella fase medievale presentava
ancora forme bisillabiche. L’articolo femminile el, usato davanti a parole che iniziano
per a-/ha- tonico deriva dalla forma intera ILLAM, mentre l’articolo maschile el
deriva da ILLE. In romeno invece, l’articolo posposto deriva da LU < ILLUM.
Lezione 44
92. ????????????????????????????????????????????????????????
93. A partire dal latino classico, avviene in una piccola parte della Romània un
particolare caso di defonologizzazione, che fa confluire le coppie di vocali
qualitativamente uguali nello stesso suono: i da Ĭ e Ī, e da Ĕ e Ē, a da Ā e Ă, o da Ŏ e
Ō e u da Ŭ e Ū. Le aree in cui è avvenuto questo fenomeno sono la Sardegna, la
Corsica meridionale e la zona Lausberg, ovvero una zona al confine tra la Calabria e
la Lucania.
94. Nel latino classico, le vocali si distinguevano per la loro lunghezza, potevano
essere lunghe o brevi. Questa opposizione però si è persa, ha smesso di essere
distintiva già nel latino volgare, dove le vocali, una volta persa la lunghezza hanno
cominciato a differenziarsi per la loro apertura. E’ così che è nata l’opposizione tra
vocali aperte e vocali chiuse. Questa evoluzione fonologica ha fatto si che dai 10
fonemi vocalici del latino classico, si arrivasse a 7 del latino volgare.
Lezione 45
95. Nel latino classico si effettuava una distinzione tra vocali lunghe e vocali brevi,
per un totale di 10 fonemi vocalici. Nel latino volgare, questa distinzione è venuta
meno e le vocali hanno cominciato a differenziarsi per la loro apertura, creando
vocali aperte e chiuse, 7 fonemi vocalici. In seguito, è avvenuta un’ulteriore
distinzione in alcune lingue dell’Italia meridionale, ovvero siciliano, calabrese e
dialetto del Cilento. Sono state eliminate le vocali chiuse, facendo passare il numero
di fonemi vocalici a 5. Le rime siciliane, proprie della scuola poetica Siciliana, erano
rime per cui rimavano parole come tiniri e viniri (da tenere e venire).
Lezione 49
96. Per lessico ereditario si intende il patrimonio di parole che derivano dal latino
volgare che era in uso nelle regioni dell’impero romano.
Lezione 50
97. Il tipo romanzo comune del condizionale e del futuro si forma con la perifrasi
“infinito + presente indicativo del verbo habere”.
Lezione 51
98. Il francese si distingue dalle altre lingue romanze per ciò che concerne la
pronominalizzazione del soggetto, la negazione e l’interrogazione. Per quanto
riguarda la pronominalizzazione obbligatoria del soggetto, il soggetto francese deve
sempre essere espresso, diversamente dall’italiano, per esempio “è venuto Carlo.
Sta bene”, in francese la frase si traduce “il est venu Carlo. Il se porte bien”. Per
quanto riguarda la negazione, mentre nella maggior parte delle lingue la negazione
è preverbale, il francese aggiunge un secondo elemento postverbale “il ne sais pas”.
Per quando riguarda l’interrogazione, avviene mediante l’inversione soggetto-verbo,
ma il verbo deve sempre essere seguito da un pronome personale.
Lezione 52
99. L’ordine dei sintagmi nel latino classico era soggetto-oggetto-verso (SOV),
mentre nelle lingue romanze è soggetto-verbo-oggetto (SVO), possono presentare
però anche altri ordini. Possono trasportarsi sintagmi come complementi e avverbi,
soprattutto di tempo e luogo, all’inizio della frase. Si distingue il francese, che è
l’unica tra le lingue romanze ad avere un solo ordine, detto ordine diretto (SVO).
Lezione 54
100. Con “plurale sigmatico” si intende il modo si formare il plurale con l’aggiunta di
-s, mentre con plurale vocalico si intende il modo di formare il plurale mediante
alternanza vocalica. Questa distinzione taglia la Romània in 2: il gruppo occidentale
(comprende le varietà ibero-romanze, gallo-romanze, romancio, ladino, friulano) e il
gruppo centro-orientale (con varietà quali dalmatico, romeno, italiano e dialetti
italiani).
Lezione 55
101. Nell’età imperiale, sussisteva nella società romana una situazione di diglossia.
La varietà bassa si era ormai allontanata talmente tanto dal latino classico che, per
usare un termine sociolinguistico, si parla di diglossia, ovvero della coesistenza di
due varietà differenti, una alta e una bassa, con caratteristiche grammaticali e
lessicali nettamente contraddistinte.
Lezione 56
102. L’indovinello veronese è una prova di penna su un manoscritto risalente alla
fine del secolo XIII e l’inizio del secolo IX. Considerato da alcuni studiosi il primo
documento in volgare italiano, in verità presenta solo una patina volgare, da un
punto di vista fonetico e lessicale. Da un punto di vista morfo-sintattico, appare
ancora molto legato al latino, per esempio presenta ancora l’ordine dei sintagmi OV,
non ci sono gli articoli, presenta ancora parole declinate al neutro, quando in Italia il
neutro era già scomparso, ecc.
Lezione 57
103. Nel contesto storico della Rinascenza carolingia, vari fattori contribuirono
all’emersione delle lingue romanze anche in forma scritta: il miglioramento della
qualità del latino e il suo conseguente allontanamento dalla lingua parlata,
l’adozione di una nuova pronuncia scolastica, più vicina alla grafia.
104. Il “Giuramenti di Strasburgo” costituisce un documento scritto in volgare.
Racconta di come, nell’842, i fratelli Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo
rinnovarono la loro alleanza pronunciando rispettivamente un giuramento nella
lingua dell’esercito opposto. Ludovico il Germanico giurò in romanzo, Carlo il Calvo
invece giurò in tedesco antico.
Lezione 58
105. Il Graffito della Catacomba di Comodilla è un testo romanzo rinvenuto a Roma,
contemporaneo ai Giuramenti di Strasburgo, risalente al secolo IX. L’iscrizione era
probabilmente destinata alle figure del basso clero, poco pratiche di latino.
Lezione 61
106. “Il cantar del mio Cid” è il più antico e importante poema epico scritto in
spagnolo (quindi volgare). Risale alla fine del XII secolo è l’autore è anonimo, ma
rielaboro materiali preesistenti.
107. Le ḫarğāt mozarabiche sono la sezione finale di componimenti provenienti dalla
spagna centro-meridionale, dominata dagli arabi (al-Andalus), scritti in arabo o in
ebreo. Le ḫarğāt erano di solito scritte in un’altra lingua rispetto al resto della
poesia: arabo volgare o romanzo.
Lezione 62
108. Il periodo di sviluppo della poesia galego-portoghese, che inizialmente erano
due varianti della stessa koiné linguistica, parte già dall’inizio del XIII secolo, in
importanti centri di produzione: la corte di Portogallo e la corte di Castiglia.
109. Lo sviluppo di una tradizione scritta del romeno avviene diversamente rispetto
al resto delle lingue romanze perché lo slavo godeva ancora di un prestigio tale da
essere la lingua ufficiale sia in ambito religioso che amministrativo, confinando il
romeno al solo uso orale.
Lezione 63
110. L’obiettivo della critica del testo è quello di fornire un’edizione di un testo
antico che sia accessibile ad un lettore moderno, e allo stesso tempo, conforme alle
volontà dell’autore.
Lezione 64
111. A chi voglia pubblicare scientificamente un testo medievale, possono
presentarsi tre situazioni:
1. Esiste l’originale autografo, in testimonianza unica o assieme ad altri
manoscritti che ne sono una copia;
2. L’opera è tramandata da un’unica testimonianza che è però una copia diretta
o indiretta dell’originale;
3. L’opera è tramandata da due o più testimonianze, copie dirette o indirette
dell’originale.
Lezione 67
112. Durante il processo di collazione dei testimoni (confronto tra testimoni), gli
errori congiuntivi sono quegli errori che permettono di risalire ad una fonte comune,
un comune capostipite.
Lezione 69
113. La classificazione dei testimoni ci permette di decidere “meccanicamente” quali
varianti accogliere nel testo, ciò significa che, dal momento che è una decisione
meccanica, è operata con oggettività.
114. L’apparato critico è formato da tutte le lezioni scartate che non si accolgono a
testo, è posto a piè di pagina per permettere al lettore di consultare le scelte
operate dall’editore critico.
Lezione 70
115. L’antico biografo ha interpretato l’espressione “amor de lohn” come una reale
lontananza dalla donna amata, invece gli studiosi moderni hanno interpretato il
significato come una metafora per il “paradosso amoroso”, il fondamento dell’amor
cortese, ovvero la donna amata vista come irraggiungibile.
Lezione 71
116. L’occitano non conosce la dittongazione spontanea. Il dittongamento di “e” e
“o” aperte avviene soltanto in due casi:
- se in posizione di iato
-in prossimità di una palatale
Lezione 72
117. In occitano, la declinazione bicasuale per i nomi maschili di tipo I presenta un
Caso Soggetto, che deriva dal caso nominativo latino, e un Caso Oggetto, che deriva
dal caso accusativo latino. Il CO svolge la funzione di oggetto diretto o del caso retto
dalle preposizioni.
Lezione 73
118. La poesia trobadorica si sviluppa verso la fine del secolo XI,
contemporaneamente alla chanson de geste, rompendo così la tradizione latina.
Vede la luce in territorio oitanico, a Poitiers, ma si diffonde maggiormente in
territorio occitanico, dove veniva usata la lingua d’oc, perché al tempo era formata
da feudi autonomi, svincolati dalla corona francese.
119. I termini “amor cortese” delineano i punti focali della poesia trobadorica: la
corte e l’amore. Infatti, non era un tipo di poesia popolare, ma elegante, raffinata e
d’élite. I tre paradossi sono il godimento del sacrificio, l’affinamento morale
nell’adulterio e l’esaltazione del segreto, che si spiegano considerando che la dama
amata dal trovatore era una donna sposata.
120. Ci sono varie teorie sulla genesi dell’amor cortese, che rimane ancora ad oggi
un mistero: una interpretazione politica, dove il rapporto con la donna amata
equivale al rapporto tra vassallo e signore, un’interpretazione psico-sociologica,
secondo cui nelle corti e nei castelli c’erano poche donne e molti uomini, per cui la
castellana, donna ricca e potente era l’oggetti del desiderio, ma irraggiungibile,
poiché appartiene al signore del castello; un’altra interpretazione paragona l’amor
cortese alla devozione nei confronti della vergine.
Lezione 74
120bis. I principali generi della poesia trobadorica sono: la canzone, che esprime la
condizione cortese, la pastorella, che solitamente narra di un cavaliere che seduce
una pastora, l’alba, che narra della separazione degli amanti al mattino, il sirvintese,
attacco personale o politico o satirico, il gap, vanteria militare, politica, sessuale.
Lezione 75
121. Secondo Grober, le fasi attraverso cui si sono creati i canzonieri sono: fogli
volanti, ovvero i poeti scrivevano le loro canzoni su fogli volanti, in seguito
raggruppavano tutte le loro canzoni creando delle raccolte d’autore, in conclusione
amici e amatori raggruppavano assieme raccolte d’autore, molto spesso
casualmente, creando così le raccolte d’occasione.
121bis. Vidas e razos raccontano in modo veritiero la vita dei trovatori e le ragioni
del loro poetare, segnano una svolta perché permettono di contestualizzare i testi e
a passare da un piano elevato ad un piano quotidiano.
122. Le vidas raccontano la vita, la biografia dei trovatori, mentre le razos le ragioni
del loro poetare. Vennero scritte prevalentemente nel XIII secolo, a molti anni di
distanza dai fatto di cui narrano.
122 bis. I canzonieri si possono dividere in due tipologie a seconda del modo in cui
riportano al loro interno vidas e razos: Tipo I – vidas all’inizio della sezione dedicata
al poeta, e le razos prima dei rispettivi testi, Tipo II – dove vidas e razos vengono
riportate come un corpus autonomo.
Lezione 76
123. L’opera poetica di Guglielmo IX si può dividere in tre gruppi: 1) sensuale, dove
si rivolge ai suoi compagni raccontando temi avventurosi e osceni, 2) tenero o
cortese, dove canta il suo amore alla donna amata, 3) serio, formato da una sola
canzone, dove prende commiato dal mondo.
Lezione 77
Lezione 78
124. Il componimento “Farai un vers, pos mi sonelh” utilizza toni giullareschi e
affronta alcuni temi dell’amor cortese: la superiorità morale della donna nella
relazione amorosa, il patto di segretezza che vige tra i due amanti, l’idealizzazione
del sentimento.
125. Guglielmo IX è stato definito trovatore bifronte perché nei suoi testi esprime
orientamenti contrastanti nei confronti del fin’amor.
Lezione 79
126. Il significato più probabile del componimento “Farai un vers de dreit nien” è
quello di polemica e caricatura nei confronti dei canti dell’amor cortese.
Lezione 80
127. Secondo l’antica vida, Jaufre Rudel si sarebbe innamorato della contessa di
Tripoli senza vederla, e che sia partito per la Terrasanta con l’intenzione di vederla.
Pare che durante il viaggio si ammalò, ma riuscì comunque a vedere l’amata e a
morire tra le sue braccia.
Lezione 82
128. La scelta di utilizzare uno stile oscuro di Marcabru deriva dal fatto che il poeta
non punta a scrivere una poesia facile, che piaccia al grande pubblico, ma preferisce
usare uno stile aspro, misterioso, pieno di significati nascosti, che solo un grande
saggio può comprendere.
Lezione 84
129. L’alba e la pastorella e presentano molti tratti in comune: sono scarsamente
originali perché mettono in scesa sempre la stessa situazione; utilizzano forme
poetiche tradizionali; la donna soddisfa il desiderio dell’uomo, in contrasto a quanto
accade di solito nei componimenti dell’amor cortese. Si rappresenta quindi non un
canto amoroso, ma un’esperienza sensuale.
130. La pastorella racconta, in una ambientazione agreste, la richiesta di un incontro
amoroso da un cavaliere a una pastora. Il componimento si differenzia da altri simili
perché la pastora dà una lezione morale al cavaliere e si nega a lui.
Lezione 85
131. Inizialmente, Dante, all’interno de “De vulgari eloquentia” esaltava Guiraut
come poeta modello da seguire; questo giudizio verrà poi modificato all’interno
della Divina Commedia dove afferma la superiorità poetica di Arnaut Daniel.
132. Il genere “alba” mette in scena la separazione degli amanti al mattino. La
separazione è imposta dal fatto che la donna è sposata e i due non possono essere
sorpresi dal marito. Un personaggio tipico è la sentinella, che avvisa gli amanti. La
parola alba è molto ripetuta ed è frequente un’invocazione a Dio.
Lezione 86
133. Rimbaud d’Aurenga usa uno stile ricercato e prezioso, animato da una fitta
immaginazione e virtuosismo lessicale, la sua è una poetica elitaria. La motivazione
di tale poetare è il timore di perdere il proprio primato sociale e culturale, come
dimostra ciò che scrive nella tenso a Guiraut.
134. Fa riferimento all’episodio nel quale Isotta vuole far credere al marito di non
aver perso la verginità, quindi chiede ad una ancella di passare la prima notte di
notte con lui.
135. La causa dell’amore adultero tra Tristano e Isotta è un filtro d’amore preparato
da una ancella per i futuri coniugi, ma dato erroneamente a loro due. Isotta sposerà
comunque il re, ma continuerà a vedersi in segreto con Tristano. I due verranno
scoperti, ma Isotta verrà riaccolta dal re, e Tristano si sposerà con un’altra donna di
nome Isotta. Durante un combattimento viene ferito mortalmente e decide di
mandare a chiamare Isotta. Se lei accetterà di vederlo le vele dovranno essere
bianche, altrimenti nere. Isotta accetta di vederlo e parte con le vele bianche, ma la
moglie di Tristano dice lui, per gelosia, che sono nere. Lui muore di dolore, e Isotta,
arrivando, e addolorata muore anche lei.
Lezione 88
136.
137. Le due canzoni dei due poeti rientrano all’interno di un dialogo poetico
137bis. La canzone “non es meravelha s’eu chant” presenta tutti i temi fondamentali
dell’amor cortese: l’amata considerata superiore, l’amante inferiore che si dichiara
suo servitore, senza chiedere nulla in cambio, l’irraggiungibilità dell’oggetto del
desiderio.
Lezione 91
137bis2. I caratteri fondamentali della poesia di Arnaut Daniel sono la ricercatezza
delle rime, preziosità dei versi, originalità delle immagini. L’interpretazione delle sue
opere inoltre è stata condizionata dal giudizio dantesco perché Dante stesso lo ha
elogiato prima nel De vulgar eloquentia e poi all’interno del Purgatorio.
137bis3. Si sa molto poco di Daniel, ma secondo le vidas, frequentò le scuole, ebbe
una formazione da chierico e in seguito si fece giullare e compose molte poesie. Si
innamorò poi una donna che, si dice, non lo ricambiò mai. Il biografo cita poi una
tornata di una canzone del poeta stesso, dove, attraverso figure paradossali,
descrive la sua condizione di amante cortese.
Lezione 92
138. Le caratteristiche della sestina sono: 1) in ogni stanza sono assenti le divisioni
interne; 2) tutte le rime sono parola-rima, e ritornano in ogni stanza; 3) non ci sono
legami di rime nelle stanze; 4) la legge che regola le rime si chiama regradatio
cruciata.
138bis. Le Petrose di Dante prendono come modello la poesia di Arnaut Daniel, in
particolare il gusto per le rime difficili, un lessico ricercato e lo stile si allontana
nettamente da quello giovanile.
138bis2. Sull’esempio di Dante, anche Petrarca scrisse molte sestine, che ebbero
una grande fortuna e permisero al genere di diffondersi sia in Italia che in Europa.
Dopo Dante e Petrarca, tantissimi illustri letterati avrebbero utilizzato il genere:
Leon Battista Alberti, Pietro Bembo, Cervantes, Carducci, D’Annunzio, Ungaretti, e
altri.
139. La poesia di Daniel per Dante è stata molto importante soprattutto nelle
Petrose, da cui prende il gusto per le rime difficili. La lirica che risente maggiormente
è la sestina, che spingerà dante ad inventare la sestina doppia.
140. Arrivato alla cornice VII del monte Purgatorio, Dante e Virgilio incontrano
Arnaut Daniel, che viene introdotto da Guido Guinizzelli, considerato il caposcuola
del dolce stil novo.
141. Nel canto XXVI del Purgatorio, Dante descrive Daniel come il miglior poeta in
lingua romanza. Questo giudizio però non era in linea con uno precedente
all’interno del De vulgari eloquentia, dove Dante giudicava lo stile di Daniel come
fine a sé stesso, e si esprimeva a favore di Guiraut.
Lezione 93
142.
142bis.
143. Dante incontra Bertrand de Born nell’Inferno, nell’ottavo cerchio, nona bolgia,
quella dei seminatori di discordia. Dante lo inserisce tra questi peccatori per aver
seminato, in vita, discordia tra Enrico II Plantageneto e suo figlio Enrico il giovane. Il
contrappasso dei seminatori di discordia consiste nell’essere continuamente mutilati
dai demoni, ma la punizione per Bertrand de Born è quella di avere il capo separato
dal corpo, e di tenerlo in mano, come una lanterna.
Lezione 94
143. In “Be’m platz lo gais temps de pascor” è un componimento poetico, in
particolare un sirventese, che celebra la guerra. Si celebrano quindi la forza ed il
coraggio, e la mentalità che esprime questo componimento è quella secondo cui
forza e coraggio sono sinonimi di prestigio.
143. Questa lirica appartiene alla categoria dei sirventesi, dove si esalta la gioia della
guerra. La prospettiva è visiva, e verso la fine acustica. Si usano verbi come “vedo”, e
poi nitrire, gridare.
Lezione 95
144. La crociata contro gli albigenesi, o catari, fu indetta da papa Innocenzo III,
preoccupato per la diffusione dell’eresia. All’appello del papa risposeri numerosi
feudatari interessati ad appropriarsi delle terre estirpate agli eretici. Così la crociata
durò due anni, e la popolazione venne massacrata.
144bis. Il catarismo si è sviluppato attorno al XIII secolo nell’Europa orientale, poi
diffusosi in Francia, Catalogna, Italia e Germania. Secondo i catari, nel mondo
agivano due principi: il bene, Dio, e il male, Satana, destinati a scontrarsi in eterno.
Per loro il mondo terreno era stato creato dal male e occorreva purificarlo. Il
massimo livello di purificazione era considerato il suicidio attraverso il digiuno. Ci si
doveva astenere da ogni attività sessuale, poiché la procreazione era il male e non
mangiare carne animale, poiché si pensava trasmettesse desiderio amoroso, quindi
era permesso mangiare pane e pesce, considerato asessuato all’epoca.
145.
145bis. I testi di Folchetto da Marsiglia conobbero una grande fortuna nel XIII secolo,
ed è possibile stabilire ciò perché furono spesso oggetto di imitazione da parte di
poeti occitani, catalani, italiani e tedeschi. L’autore che trae ispirazione da questa
canzone è Dante, che la colloca all’interno del Purgatorio, le fa pronunciare in
occitano a Arnaut Daniel.
146. Dante incontra Folchetto da Marsiglia nel Paradiso, terzo cielo, che ospita gli
spiriti amanti. Dante lo colloca all’interno del Paradiso non per i suoi meriti poetici,
ma religiosi. Infatti Folchetto aveva partecipato alla lotta contro l’eresia che permise
il trionfo della fede cattolica.
Lezione 96
147. Nel secolo XII, i trovieri sono coloro che hanno trapiantato la poesia
trobadorica nel dominio d’oil, e hanno contribuito a diffondere nelle corti del nord
di Francia, i temi dei loro predecessori meridionali.
148. All’interno della poesia galego-portoghese si possono distinguere due
tendenze: 1) poesia di ispirazione trobadorica, praticata da autori delle classi alte e
dal clero; 2) poesia di ascendenza popolare, praticata dai giullari.
149. La crociata albigenese spinse molti trovatori a fuggire dalla loro terra d’origine.
Alcuni si rifugiarono in Catalogna, altri nell’Italia settentrionale. E’ così che si
diffonde la lirica trobadorica in Italia. Raimbaut de Vaqueiras è noto soprattutto per
l’opera Contrasto bilngue, dove è messo in atto un dialogo tra un cavaliere-giullare
che parla in occitanico e una donna che parla il genovese.
150. I poeti della scuola siciliana imitarono la poesia trobadorica, ma nel farlo non
usarono la lingua dei trovatori, la lingua d’oc, bensì il volgare locale, il siciliano, Ciò
ha una rilevanza enorme perché i poeti della corte di Federico II crearono i primi
componimenti in volgare italiano.

Potrebbero piacerti anche