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SBOBINA SESTA LEZIONE FILOLOGIA ROMANZA

18/10/21 (diverse parti saltate, non si sente bene la rec)

Il sostrato celtico
E’ un invasione che parte dalla zona che oggi è occupata dalla Germana meridionale. Si
espandono verso oriente, verso occidente, verso settentrione. Tutte le isole britanniche sono
a base celtica. Ricordiamo che la divisione tra Romania Occidentale ed Orientale, quindi la
famosa linea La spezia-Rimini, è determinata proprio dalla presenza dei Celti nei territori.
Il celtico è una lingua indoeuropea. Vi è un Celtico continentale che è costituito dal Gallico
(I Celti venivano chiamati Galli dai Romani) e si parla di una lingua estinta la loro. A noi
interessa il Celtico preesistente nella Francia e nella Penisola Iberica all’invasione Romana,
quindi è quel Celtico che è penetrato nel latino di quei territori, del francese, dello spagnolo.
Il Celtico insulare si divide nel Gaelico (lingua che si parla in irlanda, scozia e isola di man),
il Britannico (formato dal Gallese, dal Cornico e il Bretone). Noi ci occupiamo di quello che i
Romani chiamavano Gallico; i contatti tra i Galli e i Romani sono stati contatti […….]. questo
significa che molti termini del lessico gallico sono entrati nel latino in epoca così antica che
entrarono in tutte le lingue romanze, quindi sono cestismi panromanzi, cioè tutta la
Romania ce li ha proprio perche penetrati nel latino molto velocemente sono diventati dei
latinismi. Per esempio le “braghe”. I romani come sappiamo si vestivano con la toga,
mentre i celti avevano i pantaloni, le braghe. Quindi questo fu un prestito di necessità,
perchè indica un oggetto sconosciuto ai romani. (Il celtico entrava nel latino e diventava
latino). Ci sono poi …….. che interessano in maniera peculiare il gallo-romanzo, quindi le
lingue della Gallia, della Francia e soprattutto quella del francese in lingua d’oil (francese del
nord), un po meno il francese d’oc del sud della Francia. Questi termini entrati nel latino
sono tanti. Vi fu una lunghissima coesistenza col latino, quindi entrarono tantissimi termini,
tantissime voci. In questo caso le parole celtiche del gallo-romanzo riguardano proprio i
termini del vocabolario contadino. Es. l’italiano ‘fuliggine’ viene dal latino ‘fuligginem’ e nello
spagnolo è ‘hollìn’, invece nel francese è ‘suie’ perchè risale al latino che a sua volta
proviene da una parola celtica. Altro esempio: l’italiano ‘culla’ e lo sp. ‘cuna’ provengono dal
latino ‘Cunabula’ (?) mentre in fr. è ‘berceau’ che viene dall’ant. francese ‘bere’ che a sua
volta viene dal latino ‘ bertium’ che è una parola celtica.
I romani erano bevitori di vino, mentre i celti la birra. La birra ‘cerevisia’ in lat., in ant. fra. era
‘cervoise’ ed in spa. ‘cerveza’. il termine in italiano ‘birra’ viene invece dall’antico tedesco.
Molto del sostrato rimane nella toponomastica come sappiamo. Tutti i nomi delle città più
importanti della Francia hanno origine Celtica. E questo nonostante i Romani abbiano
provato a cambiare i nomi di queste città. In questo modo diedero il nome di Lutezia, cioè
tentarono di dare questo nome dove vi erano i Parisi. Riconosciamo queste località
anticamente celtiche dal fatto che hanno tutte la -s finale che viene dal vecchio
complemento di locazione/stato in luogo, che era l’ablativo. [nomi di città celtiche scritte sulla
lavagna che non ho]

Ci sono nomi di città per esempio ‘Dunum’ che proviene da una parola celtica comune, ed
era una sorta di suffisso. Era un insediamento fortificato e lo troviamo per esempio nell’
irlandese ‘Dune’ che vuol dire fortezza e in inglese abbiamo ‘town’ ce deriva da questo
‘Dunum’, da questa città fortificata. Oppure anche la terminazione -ton che hanno alcune
città inglesi, es. Brighton.

Altro esempio ‘lanum’ significa ‘pianura’ in lat., e Mediolanum voleva dire ‘pianta di mezzo’,
‘terra di mezzo’. Quindi i nomi delle città erano legati anche alla struttura e conformazione
del territorio, i nomi descrivevano le caratteristiche del territorio stesso.

Un altro elemento che deriva del sostrato celtico è la numerazione vigesimale che vi è in
francese. Nel francese medievale anche dai 60 si usava la numerazione vigesimale.

Per quanto riguarda le tracce della fonetica, le lingue di sostrato hanno di solito una forza
condizionante sulla pronuncia della lingua, quindi lasciano tracce a livello della fonetica
molto di più di ciò che faranno le lingue successive, le successive non avranno lo stesso
influsso. Il sostrato lascia delle tracce molto importanti invece, perchè i parlanti del territori
adottarono il latino trasferendo le loro peculiarità di pronuncia nella lingua latina. E’ dovuta
all’influenza celtica il passaggio francese della A tonica in E. Esempio da Marem > Mèr ,
Casam > chez , Pratum > Prè.
Quindi è ricorrente quando c’è una A in sillaba libera tonica accentata, questa A diventa in
francese E. Questo percentuale c’erano i Celti.
Questa palatalizzazione riguarda anche la U, che dalla latina diventa la U francese palatale
abbastanza pronunciata. Questo influsso è stato fatto risalire al sostrato celtico da un
glottologo italiano che è Ascoli. Egli ha ricondotto, ricostruito in questa particolare pronuncia
della U latina lunga l’influsso celtico sulla base di 3 prove.
La prima è la prova Corografica (legata alle popolazioni, all’insediamento delle
popolazioni): Il territorio dove oggi la U si pronuncia come in francese attuale corrisponde al
territorio dove erano stanziati i Celti.
la seconda prova e quella della congruenza intrinseca: consiste nella constatazione della
presenza nelle lingue celtiche moderne contemporanee che presentano una ‘I’ che deriva da
una vecchia U lunga. Questo ci fa presupporre che il percorso si stato prima U ( pronuncia
all’italiana) poi U (pronuncia u francese) e poi I (pronuncia italiana).
La terza prova è quella della congruenza Estrinseca: consiste nella presenza di una U
palatale che proviene da una U normale in Neerlandese (lingua germanica non romanza a
sostrato celtico) Questa U quindi ci riconduce sempre ai Celti e quindi molto probabilmente
quello che è successo è che i Celti hanno trasferito nella loro pronuncia latina quella
palatalizzazione che era in corso nella loro lingua e che poi è approdata nelle lingue
celtiche moderne in una ‘I’ .
Altro tratto celtico è sempre una palatalizzazione del nesso -ct- latino che diventa -it- in
francese. Il latino ‘Nocte’ da in francese ‘nuit’. Questo non riguarda solo il fra. riguarda
anche le lingue della penisola iberica a sostrato celtico. Il port. ‘noite’ e lo spa. che fa
‘noche’. Quindi lo spagnolo ha una palatalizzazione diversa. In italiano invece il nesso -ct-
viene assimilato in T geminata (es. notte).
Probabilmente è dovuta all’influenza celtica anche la lezione che troviamo nella Romania
occidentale, questa somatizzazione è dovuta al sostare celtico.
Nei dialetti dell’italia sett. presentano le stese caratteristiche della lingua francese: il
passaggio -ct- > -it- , il passaggio da A ad E (palatalizzazione della A tonica), la perdita
delle consonanti finali, e poi anche lo scempiamento delle geminate, molto spesso quindi
sbagliano a scriverle anche.

Questa influenza celtica la troviamo in massima parte nel settentrione della Gallia, un po
meno nella parte meridionale della Gallia perche nella Francia meridionale le popolazioni
staziate erano altre: gli Aquitani ad ovest nel meridione, i Liguri ad est e gli Iberi. I Celti
andarono anche nel sud della francia pero diciamo che l’influsso del sostrato nel sud della
francia è in generale meno forte per questioni soprattutto geografiche e molto spesso le
popolazioni che stavano al nord rimanevano al nord e non consideravano il sud. Quindi il
sostrato di queste 2 parti della Gallia è diverso. Quindi la romanizzazione è avvenuta prima
a sud che a nord il che ha già portato il latino ad essere differente nello stesso territorio della
Gallia, il latino parlato a nord da quello parlato a sud. Qualche parola del provenzale
assomiglia a qualche parola dello spagnolo per esempio ‘ izquierda’ in spa, mentre in
provenzale ‘Esquerd’ (?)

Il sostrato iberico
Sappiamo che nell’iberica c’erano diverse popolazioni, quando i romani conquistarono la
penisola iberica nel 201 a.c., i progressi per la conquista dei territori furono lentissimi perchè
le genti che erano stanziate in quei territori opposero una grande resistenza. Ma chi erano ?
Fino a diversi anni fa si aveva un quadro che poi si è rivelato non veritiero. Si pensava che
ad est ci fossero gli iberi, ad ovest ci fossero i celti ed al centro una terza popolazione che
erano i Celtiberi. Si pensava che gli iberi fossero da identificare con i Baschi, e che
parlassero il Basco (LINGUA ANARIA NON INDOEUROPEA di tipo caucasico), poi pero ci si
rese conto che il basco non si poteva identificare con l’iberico. Come è stato quindi
ricomposto il quadro ? Si è pensato che il popolo basco costituisse una prima ondata di
popolazioni nella penisola iberica e un’ondata preindoeuropea, e i baschi sarebbero stati
spinti verso ovest dagli indoeuropei, quindi sotto questo spinta i Baschi sarebbero spinti in
Europa occidentale. Per quanto riguarda gli Iberi, anche loro parlavano una lingua non
indoeuropea e provenivano dall’Africa sett. e sarebbero giunti nella penisola iberica dopo i
baschi. Si pensa che la prima origine degli Iberi fosse caucasica, il che spiegherebbe le
varie somiglianze con la lingua basca.
Gli iberi si insediarono nella penisola iberica nella zona dell’Andalusia. I Celti invaderanno
nel VII secolo a.c. invadono la spagna e vanno in portogallo e si fondono con gli iberi dando
vita a questa popolazione mista I Celtiberi. Bisogna dire che l’elemento celtico nella lingua
spagnola è scarso perchè probabilmente quando arrivarono nella penisola iberica avevano
già avuto contatti coi romani. Nelle coste della penisola iberica invece troviamo i fenici.
Ricapitolando abbiamo i Baschi, gli Iberi, i Celti e i Celtiberi. Che tracce abbiamo nella lingua
iberica odierna ? Ci sono tracce di sostrato, nel lessico per esempio il suffisso -ro, -ra , -rdo,
-rda provengono dalla lingua basca e producono in sp. izquierdo, in catal. ‘esquerra’. Dal
basco il termine sinistra ha soppiantato il lat. ‘sinister’ per tutte le verità della penisola iberica
che hanno sostituito il latino ‘sinister’. [manca parte su questa spiegazione] Sinister in latino
aveva un senso negativo. Anche il francese lo rifiuta e usa la parola germanica per indicare
la sinistra. L’italiano mantiene il latino invece. Altre parole per es. PERRO in spa è dovuta al
sostrato e non al latino. Altro es: ‘Manteca’. [guardare libro ho saltato esempi xke non si
sentono]

Altro fenomeno è Il passaggio della f- iniziale latina che oggi in spagnolo è una H. Da
ferruminatorie abbiamo in spa. ‘hierro’. Ma questo fenomeno non avviene sempre per
esempio fuego deriva da focus, ma non ha la H iniziale perché quando la ‘f’ precede una o
breve latina, quella o diventerà ‘ue’ in spagnolo. La ‘o’ breve latina impedisce alla ‘f’ iniziale
di diventare ‘h’.
Si ha ancora la presenza della lenizione in spagnolo ma è una lezione di primo grado, è
probabile he questa lezione sia dovuta ad un sostrato celtico e non basco.

(fare esempi polivalenti)

Il latino presentava differenze nei vari territori perchè nei vari territori era influenzato da
popolazioni con lingue di sostrato, lingue preesistente che nelle diverse zone in cui si
parlavano influenzavano il latino. Quindi si avranno esiti romanzi diversi.
Quando parliamo di latino, fino al primo secolo a.c. si chiama latino Arcaico, in seguito si
avrà il latino classico. Dopo il 476 d.c. possiamo invece definirlo latino medioevale.
Nella lingua parlata le nuove tendenze iniziano dal terzo secolo d.c. e da qui al VII secolo si
chiama latino basso (?)
Vi erano due anime del latino: scritto e parlato/volgare. Il latinos scritto, classico
rappresentava la lingua colta e noi a scuola studiamo questo, ed ai tempi era la lingua della
cultura e amministrazione ed era uguale ovunque. Dal altro lato il volgare si utilizzava nella
quotidianità.

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