Il portoghese è una lingua romanza → risultato di un’evoluzione, spontanea o condizionata, del latino e
manifesta affinità e convergenze con le altre lingue appartenenti allo stesso ceppo. Questa definizione risulta
però:
• Riduttiva: viene trascurata la complessità e la varietà delle situazioni in cui ciascuna lingua si è
evoluta, autonomizzandosi e differenziandosi, ma anche in alcuni periodi, riaccostandosi alle lingue
sorelle grazie ad uno scambio culturale;
• Incompleta: omette una serie di elementi necessari per la comprensione del come, quando, perché
ogni lingua romanza si manifesti così diversa dalla fonte e dalle altre dello stesso ceppo.
MATRICE LINGUISTICA
È un’evoluzione non del latino classico della letteratura, ma del latino parlato, diffuso nell’impero romano e
mano a mano diffuso anche tra le popolazioni indigene, prima in regime di bilinguismo e poi di diglossia
(distribuzione gerarchica delle due lingue, adibendo usi diversi in base alla prestigiosità della stessa).
L’acquisizione del latino dalle popolazioni indigene ha portato al suo adattamento alle esigenze locali, con un
accenno di frammentazione a livello fonetico e lessicale. A questa tendenza centrifuga ne abbiamo una
centripeta, determinata dalla necessità di mantenere inalterata la possibilità di collegamenti tra le provincie
e tra queste e Roma, tendenza favorita dai tanti collegamenti che davano la possibilità di mantenere saldo il
grande territorio. Questi legami si allentarono con la fine dell’impero d’occidente, anche se la formazione di
regni romano barbarici (svevi e visigoti), permise la sopravvivenza parziale dell’apparato linguistico laddove
gli invasori avevano intrattenuto rapporti con l’impero; sarà la seconda invasione a mettere in crisi la solidità
culturale dell’impero. Tra V e VIII secolo avremo una regionalizzazione dell’Europa che porrà fine alle
comunicazioni, porterà alla ruralizzazione della vita e la provincializzazione delle manifestazioni di culturale
scritta e il dilagare dell’analfabetismo.
La situazione sembra precipitare tra il VI e VII sec. tanto che nel 813 il Concilio di Tours prende atto che i
fedeli non comprendono più il latino (neppure quello semplificato per le liturgie) e trasferiscono le proprie
omelie nella lingua rustica, il volgare. Questo può essere considerato l’atto di nascita delle lingue romanze,
in un periodo in cui viene riconosciuto il solco creatosi tra latino e lingua parlata dal popolo. Le varie
differenze culturali hanno comunque portato delle differenze anche in questa presa di coscienza (avvenne in
tempi e modalità diverse nella Romania). Nella penisola iberica, gli arabi imbalsamarono il latino come lingua
della differenza religiosa tra dominanti e dominatori.
Le ‘lingue del popolo’ tardarono ad avere riconoscimenti ufficiali: il latino rimase la lingua degli atti pubblici,
della letteratura, della diplomazia in quanto unica lingua grammaticalmente strutturata. Le prime scritture
in volgare hanno esclusivamente un ruolo pratico (formule testimoniali con cui da parte di illitterati venivano
asseriti o confermati diritti/impegni). Parallelamente al divario di evoluzione linguistica, abbiamo anche un
divario nell’accesso cronologico ai volgari in forma scritta (X Italia, IX penisola iberica). Questa resistenza
manifestatasi contro l’accesso al volgare in forma scritta non era solo quella del clero che tentava di
preservare il latino, ma era anche dettata dalla difficoltà di organizzare frasi e periodi esclusivamente
trasmessi oralmente; i volgari non possedevano ancora gli strumenti normativi necessari per trasformare
un’espressione parlata in una scritta.
XI secolo: per opera dei chierici, i volgari hanno iniziato ad essere usati per opere letterarie (omelie, testi epici
e lirici concepiti in un’ottica di propaganda clericale). Solo nel XIII nella penisola iberica, la letteratura volgare
ha acquisito dignità autonoma, svincolata da un uso esclusivamente pratico. I volgari, essendo tributari del
latino, vi hanno fatto ricorso per ottenere un’organizzazione grammaticale, per attingervi strutture
sintattiche complesse e la terminologia filosofica.
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MATRICE GEOGRAFICA E STORICA
Il Portogallo è prodotto della riconquista cristiana della penisola iberica, dominata dagli arabi. La conquista
musulmana (711-714) e nonostante avesse scompaginato e distrutto il regno visigoto, si era lasciata alle
spalle alcune sacche di resistenza (aristocrazia germanica e popolazione ispanico-romana). Questi territori, i
quali erano sfuggiti alla conquista per la loro povertà, riparte la lenta riconquista cristiana. Le prime
organizzazioni statali furono Il Regno delle Asturie (nord), da cui avrà origine il regno di Leon, e la ‘Marca
ispanica’ (est), da cui avranno origine le contee catalane e i regni di Aragona e Navarra.
La configurazione del regno leonese, lungo la costa settentrionale atlantica della penisola, comprendeva la
regione abitata dai Gallaeci (popolazione celtica che darà il nome alla Gallaecia, Galicia). Il re Leon Alfonso VI
diede la regione in feudo a due nobili che avevano sposato le sue figlie: a Raimondo diede il settentrione e a
Enrico il meridione con il compito di proseguire con la riconquista. Da qui (che dalla località di Portu Cale
deriverà il nome Portogallo), partirono le campagne che estesero la dominazione cristiana in Gallaecia e in
Lusitania (dapprima fino a Coimbra e poi fino a Lisbona e Santarem). Artefice della conquista di Lisbona fu il
figlio di Enrico, Alfonso I, che nel 1179 proclamò l’indipendenza del Portogallo.
1249: termine occupazione; 1297: annessione Algarve, il Portogallo assume la configurazione attuale e la
lingua dei conquistatori si insediò stabilmente del territorio, differenziandosi sempre di più dalla lingua della
Galizia (con cui presentava molte affinità). I tentativi di espansione verso nord (Galizia) e est (Estremadura),
urtarono con l’opposizione leonese e castigliana. L’estinzione della seconda dinastia portoghese, permise al
re Filippo II di annettere il Portogallo alla Spagna nel 1580. 1640: la famiglia ducale di Bragança si installa
come terza dinastia; 1910: proclamazione della repubblica.
La vocazione marinara del Portogallo è determinata anche dall’impossibilità di espansione verso la Spagna.
Da subito, vennero conquistate isole lungo la costa africana (Madeira, Azzorre, Capo Verde) e mercati africani
di oro e avorio; scoperta la via delle Indie e conquistato Capo di Buona Speranza e il Brasile. Ciò contribuì alla
diffusione della lingua portoghese in Africa, America meridionale e Asia e al suo arricchimento lessicale. In
seguito alla decolonizzazione in alcune zone il portoghese sparì, mentre in altre (Angola, Mozambico, Capo
Verde, Timor ovest) si stabilì come lingua ufficiale. Quanto al Brasile, il portoghese vi si è insediato
stabilmente dal XVI secolo e vi ha assunto caratteristiche proprie (oggi sono in atto iniziative per ridurre
queste differenze).
MATRICE CULTURALE
L’acquisizione di elementi culturali e linguistici allogeni può derivare da esigenze quali carenze strutturali o
funzionali della lingua ricevente, o può obbedire a stimoli di utilità terminologica. All’inizio, il portoghese
elabora la propria scripta (modalità comunicativa ed espressiva destinata alla trascrizione di documenti
giuridici o letterari) su quella latina, ricorrendo sempre al latino anche per creare una struttura efficace per
la scrittura e per attingere lessico per i concetti che il volgare non riusciva a esplicitare. Il portoghese però si
avvale anche di altri modelli: per la poesia adotta la lezione della Galizia del santuario dedicato a Santiago,
dove su una poesia autoctona si innesta la lezione dei trovatori provenzali; l’affinità linguistica è tale per cui
il gallego-portoghese si afferma come lingua della poesia di tutto il regno castigliano e in Portogallo.
La prosa storica trova nelle cronache castigliane un modello e la poesia cortigiana fa proprie forme e concetti
dell’analoga manifestazione dei paesi confinanti.
1500: porte aperte ai modelli italiani di cui il portoghese si arricchisce (latinismi e italianismi), il questo
periodo di sviluppano ‘Os Lusiadas’ di Camões.
1600: nuova iniezione di castiglianismi.
1700-1800: annessione di francesismi.
Le lingue africane e asiatiche forniscono terminologie specifiche per quanto riguarda la fauna, la flora,
strumenti e utensili.
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Tutti questi apporti particolarizzano la lingua, distinguendola da altre: la particolare dosatura di tali apporti
fa del portoghese una lingua a se. La progressiva diversificazione del portoghese dal gallego viene anche
aiutata dal distacco politico tra i due territori dovuto all’indipendenza del Portogallo.
Riferimento deve essere fatto all’apporto arabo. Tutte le lingue ispaniche sono ricche di arabismi, a seguito
delle varie vicende storiche; il portoghese nello specifico ha conservato il suo patrimonio lessicale di origine
araba.
L’influenza delle vicende storiche sull’assetto finale di una lingua è dunque notevole.
LINGUAGGIO E LINGUA
Il linguaggio è un insieme convenzionale di segni destinato a servire quale mezzo di comunicazione tra
individui. In quanto sistema, costituisce un complesso organico e autosufficiente regolato da norme
morfologiche, sintattiche e lessicali; in quanto iconico (basato su simboli di carattere figurativo) è universale.
Un tipo di linguaggio particolare è quello delle lingue → la lingua è un sistema convenzionale di segni,
articolato in modo complesso e con norme rigorose e dettagliate, che danno la possibilità di esprimere una
gamma ricca di significati. Consente ad una comunità di instaurare relazioni sociali, pensare in modo astratto.
Il rapporto lingua-società è un rapporto dinamico, in cui ciascuno degli elementi interagisce con l’altro
dialetticamente. La lingua è una creazione della società, ma la società non può formarsi senza l’intervento
della lingua (la società ha la lingua che meglio le conviene, ciascuna lingua è anche lo specchio della sua
società). Nel sistema ‘ lingua’ si individuano diversi sottosistemi, ciascuno delegato a soddisfare esigenze
particolari; esistono gerghi in uso presso gruppi ristretti della comunità; terminologie settoriali nell’ambito
del lessico.
Lingua scritta – Lingua orale – Lingua standard (modalità linguistica di uso generale) – Lingua regionale
(variante praticata in una determinata area quale frutto dell’interazione tra lingua e dialetti) – Dialetti
(parlata locale)
Il portoghese non presenta una situazione tanto complicata, anzi è una lingua anche più uniforme che i secoli
passati a causa della maggiore facilità con cui la lingua può essere trasmessa (media); questa assenza di
varianti diatopiche gli conferisce un’unità linguistico-territoriale. Ha due eccezionalità di carattere storico: il
processo di riconquista (ha portato al centro e al sud la parlata settentrionale) e il trasferimento di massa e
la dispersione della popolazione cristiana (hanno sviluppato una propria modalità linguistica romanza).
Esistono comunque delle varianti extra-europee: Brasile → soluzioni regionali determinate dall’importazione
di varietà locali differenziate, dalla vastità del territorio che ha facilitato la frammentazione dialettale; Africa
e Asia → effetti analoghi favoriti talvolta della presenza di gruppi alloglotti (varietà ‘creole’).
LINGUA E GRAMMATICA
La dialettica conservazione-evoluzione deve trovare un punto di equilibrio per assicurare una comunicazione
ma al contempo una continua evoluzione. Il punto di equilibrio è dato dalla norma → complesso di regole
che fissano i principi fondamentali alla quale la lingua deve aderire per adempiere in modo ottimale alla sua
funzione. La norma non deve essere immutabile, deve rinnovarsi quando la comunità lo esige. La grammatica
è quindi un codice precario che invecchia/si evolve rapidamente ma allo stesso tempo è un freno alla
trasformazione troppo radicale; si parla quindi di grammatiche che si succedono nel tempo. Questa funzione
dinamizzatrice non è affidata alla lingua parlata, quanto a quella scritta: le innovazioni acquisiscono
‘ufficialità’ quando vengono accolte e usate nell’ambito politico. La norma è comunque modificabile solo dai
diretti fruitori della lingua (quella per stranieri non sarà pertanto normativa).
Nasce dalla riconquista cristiana della penisola iberica invasa dagli arabi nel 711. All’inizio è una piccola
provincia del regno di Leon compresa tra i fiumi Minho e Douro. (zona di frontiera esposta a ritorni offensivi
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degli arabi), poi questo territorio si estende fino alla regione di Coimbra e si costituisce una contea autonoma:
Portugal de Portucale (dal nome di un piccolo porto alla foce del Douro).
1096: concesso in feudo da Alfonso VI (re di Castiglia) al nobile francese Enrico (aveva sposato la figlia Teresa).
Alla morte, venne governato dal figlio Afonso Henriques che nel 1143, dichiaratosi re, ottiene l’indipendenza
del regno di Leon ed estese i confini fino al fiume Tago, strappando agli arabi Lisbona e Santarem nel 1147.
La riconquista terminò definitivamente con la liberazione per mano di Alfonso III dell’Algarve nel 1297, anno
in cui si fissavano le frontiere portoghesi d’accordo con i regni di Leon e Castiglia.
Tra il Minho e l’Algarve si andò consolidando una lingua comune (il portoghese), risultato dell’evoluzione del
latino parlato a contatto con le popolazioni indigene. All’inizio vi erano due lingue a se consolidate, dovute
alla lunga divisione del periodo critico IX-XI sec: la prima a Coimbra (il gallego-portoghese) che diventerà
lingua nazionale, e la seconda a sud (il mozarabo). La prima verrà organizzata a poco a poco in una lingua
scritta e solo dopo alcuni secoli avrà l’indipendenza dal latino.
Il portoghese utilizza l’alfabeto latino con alcuni segni diacritici: ç (cediglia), ü (oggi soppressa), ā e ō (tilde).
p.17 con le particolarità della pronuncia.
CRONOLOGIA STORICA
p.18
Portoghese: evoluzione del latino (parlato) trapiantato nell’estremo occidente ispanico dalle legioni e dai
colonizzatori romani e romanizzati. L’organismo ricevente era un’area abitata da genti dotate di cultura e
mezzi espressivi meno raffinati di quelli esportati da Roma al mondo conosciuto. Nella fascia occidentale
atlantica della penisola iberica, le popolazioni autoctone erano in parte di origine celtica (Gallaeci) e parte di
cultura celtiberica (Lusitiani); su queste culture preesistenti che si è insediato, e man mano ha assunto la
funzione di mezzo espressivo unico per tutto il territorio, attraverso un processo di espansione linguistica e
culturale.
Nell’occidente ispanico, questa convivenza di lingue, ha prodotto mutamenti culturali che hanno portato alla
scomparsa degli idiomi locali e all’assimilazione della cultura di importazione, favorendo l’introduzione di
modelli propri dei colonizzatori (lo strato in cui andavano ad insediarsi era disomogeneo e quindi troviamo
risultati diversi nelle diverse zone della penisola). Con le invasioni arabe, assistiamo ad ulteriori modifiche,
nello specifico al nord nasce un’impronta fortemente innovativa con una presenza limitata di arabismi; al sud
resiste una maggiore latinizzazione per quanto riguarda vocalismo e consonantismo e vediamo l’introduzione
di molti arabismi.
La storia del portoghese si trova divisa tra un ‘settentrionalismo’ fonetico e fonologico e un ‘meridionalismo’
lessicale; le modalità linguistiche formatasi dal e sul latino si sono insediate inglobando progressivamente il
‘mozarabo’.
La Gallaecia si trovava divisa in due zone: Galizia a nord e Portu Cale a sud. La conquista del territorio fino al
fiume Tago sposterà verso il centro del paese l’asse politico e linguistico dell’antica contea a sud, rafforzati
anche dall’espansione nell’Algarve.
Il nuovo regno, pur continuando ad usare il latino nelle disposizioni amministrative, da sempre più spazio alla
lingua emergente anche per documenti ufficiali, pubblici (uno dei testamenti di Alfonso I) e privati (‘Noticia
de Torto’); questi testi consentono di individuare le caratteristiche fondamentali del portoghese scritto allora,
rispettivamente a corte e negli atti legali). Vi sono comunque evoluzioni dalla precedente tradizione orale:
morfologia → comparsa della forma portoghese dell’articolo quando preceduto da una preposizione; lessico
→ termini che prefigurano esiti del portoghese storico.
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LINGUA SCRITTA E LETTERATURA
Contemporaneamente all’uso del latino dei testi ufficiali in Portogallo, in Galizia iniziano a comparire testi
letterali e non, scritti in un gallego maturo, ben strutturato morfologicamente e sintatticamente, in grado di
manifestare il volere del committente. La letteratura usa disinvoltamente il volgare, promosso a mezzo
espressivo di una poesia lirica in cui prevale la canzone di donna: tipo di componimento che pur non essendo
autoctono, assume piena compitezza strutturale. Il poeta finge il lamento d’amore sia detto da una ‘fanciulla’
(donna virgo) innamorata, che nel canto esprime i sentimenti di gioia per la vicinanza dell’amico e il dolore
per la sua lontananza o infedeltà. È un canto di retrovia. Il genere di propaga anche nei paesi limitrofi dove
viene assunto e coltivato da tutti i poeti in una lingua essenzialmente gallega, costruita su un numero limitato
di formule fisse. Su questa poesia si innesta l’imitazione francese, molti dei quali frequentavano anche la
corte ispanica e da questa unione nasce la canzone d’amore e la canzone di scherno e maldicenza. La lingua
di questi tempi risulta di scripta portoghese che ha spesso modificato l’aspetto linguistico originario. Il gallego
primitivo si è conservato nel canzoniere redatto fuori dal portogallo oltre che in alcune poesie liriche.
La situazione iniziale pare quindi caratterizzata da un notevole conservativismo che si manifesta nella
tendenza a tenere il latino come unica lingua della scrittura. In Galizia invece vi è una tendenza all’uso del
volgare anche nello scritto. Si riproduce la dicotomia Gallaecia-dinamica e Lusitiana-statica. Più tardi però le
disposizioni si invertiranno. Con l’assunzione del regno di Dionigi, il portoghese diventa l’unica lingua ufficiale
del regno; il latino resta la lingua della diplomazia. La poesia e la prosa sono in portoghese.
IL PORTOGHESE MEDIEVALE
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1536:
- ultima rappresentazione teatrale di Gil Vicente: considerato l’iniziatore del teatro e ultimo grande
autore medievale. Teatro tipicamente medievale, con farse, commedie tragicommedie che
rappresentano il culmine e la fine della letteratura drammatica pre-classica.
- la morte di Garcia de Resende: aveva riunito in un canzoniere la produzione lirica quattrocentesca.
- conclusione dell’attività dell’università di Lisbona: viene trasferita a Coimbra che diventerà il centro
propulsore della cultura del Portogallo.
- pubblicazione della prima grammatica portoghese: Grammatica da lingoagem portuguesa (F. de
Oliveira) da l’avvio allo studio scientifico della lingua, ormai diffusa anche oltre oceano. L’incontro
con queste nuove realtà fa sorgere una riflessione sulla lingua stessa, sulla struttura e sulla necessità
di regolarizzare le norme per facilitarne la diffusione. Questo primo trattato non è una vera e propria
grammatica (manca di sistematicità e tenta di riprodurre gli schemi latini), sono riflessioni di carattere
linguistico con descrizione di pronuncia, articolazione dei fonemi, con aspetti morfologici e sintattici.
È Joāo de Barros l’autore delle prime vere opere grammaticali e con intento pedagogico: la Gramatica (prima
trattazione sistematica e normativa dell’ortografia e della morfologia), la Cartinha (abbecedario per imparare
a leggere e scrivere, illustrato), Dialogo em louvor da nossa linguagem (tratta dell’origine della lingua e
rivendica la diretta filiazione dal latino, critica il gallego).
1574: de Gândavo pubblica un opuscolo in cui riflette un’intenzione didascalica, vuole essere a profitto di
tutti, così che tutti possano conoscere le regole della grammatica portoghese (vi è anche inserita una difesa
della lingua stessa).
1596: l’Ortografia (de Leāo) si oppone al ‘suggerimento’ di usare ç (dal modello francese) e opta per
l’eliminazione di ‘qu’ per la velare seguita da vocale, tratta anche dei dittonghi, articoli, accenti, segni di
punteggiatura.
1606: ‘Origem da Lingua Portuguesa’ (de Leāo), nota di rigore scientifico in cui si afferma che prima della
scrittura latina si utilizzassero gli alfabeti fenicio e greco.
IL PORTOGHESE CLASSICO
IL PORTOGHESE OGGI
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- Unificazione e palatizzazione spinta dei nessi iniziali ‘cl-‘ ‘pl-‘ ‘fl-‘
- Dileguo di alcune consonanti intervocaliche, nasalizzazione della vocale precedente nel caso di ‘n’
- Dittongazione delle vocali nasali /ā/ e /ō/
- Vitalità del congiuntivo, che presenta anche una forma di futuro, modellata sul tema del perfetto
indicativo e usata per azioni ipotetiche
- Presenza di un infinito coniugato
IL PORTOGHESE EXTRAEUROPEO
Espansione avviata nel 400 e sviluppata ne 500. Arrivata in Cina (Macao), Oceania (Timor est), India (Goa) →
oggi non ve ne è quasi più traccia. In Brasile è lingua ufficiale, come anche in Africa (Madeira, Azzorre, Capo
Verde, Sāo Tomé, Principe, Angola, Mozambico. La diffusione della lingua di Camōes ha prodotto alcuni
linguaggi misti (creoli) e ha gettato le basi per la differenziazione regionale del portoghese, evidente
soprattutto in Brasile. Rispetto al Portogallo, qui le differenze sono di carattere fonetico, come la
palatizzazione di ‘d’ e ‘t’ in ‘g’ e ‘c’, la velarizzazione di ‘l’ in ‘u’ alla fine della parola. Alcune diversità sono
presenti anche nella lingua scritta, come la collocazione del pronome in principio di fase prima del participio,
come il trattamento ‘você’ che è la forma formale (mentre in Portogallo è più famigliare).
Riguardo al lessico, vi sono alcuni termini indigeni, africani (fanno riferimento alle tribù di schiavi presenti in
Brasile). Esistono poi termini specifici.