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ESAME LT FRANCESE

BREVE STORIA DELLA LINGUA FRANCESE:


“Histoire de la langue francaise des origines a nos jours”, Ferdinand Brunot

“Histoire de la langue francaise” Jaques Chaurand

“Le francais moderne”(1991), Georges Molinie

“Nouvelle histoire de la langue francaise”, Jaques Chaurand (1999)

Il libro affronta un arco di tempo che va dal 500 ai giorni nostri, questo non per minimizzare
l’importanza del Medioevo, ma anzi per affermarlo come periodo storico-linguistico con le sue
caratteristiche e il suo peso specifico. Dati gli scopi del libro, ossia mostrare il profondo legame tra
storia della lingua e potere politico, costante che ha reso la Francia il modello degli Stati Nazionali,
segnando la fine, appunto del Medioevo, non avrebbe avuto senso mostrare i principi storici della
lingua francese approfondendo il tempo dell’ancien e del moyen francais.

L’affermarsi del francese servi ance all’affermazione della monarchia francese. Penetrazione del
potere cnetrale. Parigi non e piu luogo privilegiati all’interno del nuovo circuito economico e culturale
francese, di conseguenza il francese subisce un rimescolamento e un diverso contrapporsi tra lingua
ufficiale, d’uso popolare, locale e letterario.

Ferdinand Brunot: lingua interna e lingua esterna.

Lingua interna: evoluzione generale del francese

Lingua esterna: affermazione della lingua all’interno e all’esterno

Fattori linguistici: tarsformazione diacronica della fonetica, scritura, strutture grammaticali,


morfologiche e sintattiche, lessico.

Fattori extralinguistici: influenze poltiche-istituzionali, demografiche e tecnologiche

Esempio articolazone sul piano fonetico: -al-à-aux

Passaggio da latino all’antico francese, vocalizzazione della l che chiude una sillaba

Altro esempio che si ripercuote anche sul piano sintattico preposizioni en e au, en+le era diventato
el ma per lo stesso fenomeno di vocalizzazione e diventato ou

Lingua ufficiale e dialetti

In Francia la nozione di dialetti e diversa dalla nostra, infatti pe dialetti si intendono delle varieta
linguistiche con una dignita di lingua scritta e letteraria, la nostra nozione di dialetti e piu vicina a
quella dei “patois”, che sono classificate dunque come “parlate locali”. Questa situazione cambio una
volta raggiunta l’unificazione della nazione e dunque dell’affermazione vera e propria di una lingua
unificatrice e ufficiale: il francese

Pari dignita della lingua nazionale (Francese) e latino


Storia della lingua che segue la cronolgia politica e storia della letteratura disegnata attraverso
l’articolazione delle svolte linguistiche (es. Montaigne che sceglie il francese per scrivere i suoi
“Saggi”)

Parte dalla fine del cosiddetto “medio francese”, 1529 “Champ Fleury” di Tory

1539 ordinanza di Villers-Cotteret--- obbligo del francse nell’amministrazione

Primo dizionario francese monolingue di Nicot, 1606.

“Remarques Vaugelas”,1647 Malherbe, adeguamento della ligua al bon usage mondano

Primo dizionario dell’Accademie (1694)

CAPITOLO PRIMO:IL FRANCESE E LO STATO NAZIONALE (1529-1606):

3 grandi fattori causa dell’affermazione del francese moderno - fattore tecnico: diffusione del libro a
stampa

- 2 fattori storico-culturali:studi umanistici e

Rifroma protestante

Prestigio originale del francese: letteratura cavalleresca(lingua d’oil), poesia lirica provenzale
prestigio europeo(es. in Italia portano alla fioritura dello stil novo toscano e nelle corti inglesi e
tedesche l’antico francese si instaura come lingua della nobilta)

Invenzioni dei caratteri mobili a metà del XV secolo cambia dunque il modo di trasmissione del
sapere e aumenta la circolazione dei libri stampati.
In questo modo varia anche il tipo di CD sapere in circolazione il tipo di scritti quando prima i pochi
che sapevano leggere recitavano ad alta voce opere soprattutto come la vita dei santi e romanzi cortesi
che costituiscono dunque i primi documenti primi sempre i documenti in volgare francese.
E verso la fine del medioevo aumenta peró la varietá di testi scritti che vengono utilizzati in attività
pratiche da ceti borghesi come: giuristi funzionari e mercanti che si aggiungono dunque al ceto della
chiesa che utilizzava il latino ufficialmente e la lingua volgare soprattutto per tramandare la vita dei
santi.
L’invenzione della stampa a caratteri mobili non aumenta semplicemente la diffusione dei testi scritti
ma allo stesso tempo da questo dipende anche la diffusione e l’aumento diciamo della possibilità della
lettura individuale perché più persone hanno la possibilità di avere un libro stampato per sè.
Perché questo influisce sulla storia della lingua francese questo influisce se sei lingua francese poiché
la diffusione della stampa a caratteri mobili comporta anche l’aumento e anzi l’espansione del
mercato editoriale e questo porta dunque una un aumento della stampa di opere in volgare che
permette dunque una maggiore diffusione e vendita di libri stampati che portano ad un aumento
economico a un vantaggio economico per quanto riguarda appunto il mondo editoriale e per questo
aumentano anche gli testi tradotti in francese dal latino dal greco dall’ebraico dall’italiano dallo
spagnolo; i testi in francese passano dal 22% al 50% verso la metà del 1575.
La diffusione dunque del mercato editoriale porta anche a considerare la lingua scritta come più
importante del linguaggio orale questo cosa comporta comporta non solo l’affermarsi del mondo
editoriale in Francia e Francia ma comporta allo stesso modo anche la stabilizzazione di un ortografia
e dunque anche al alla limitazione della diffusione nello scritto nella lingua scritta delle varianti
dialettali.
Nel 1529 Geoffrey Tory pubblica Champ Fleury, opera considerata importanti per l’affermarsi dei
caratteri tondi e del corsivo inoltre in quest’opera tori propone l’uso dell’degli accenti e della cediglia
spagnola, questo cambio di ortografia è molto importante perché è una prima trasgressione
dell’intoccabile,fino a quel momento, scrittura latina.
Studi umanistici e riscoperta delle lingue antiche soprattutto ebraico greco e latino come gli studi
umanistici furono importanti per l’affermazione dei francese:
Le prime pubblicazioni sulla riscoperta dei classici classici greci e latini vengono rimandati allo studio
filologico in Italia ai tempi di Petrarca e in Francia derivano invece dal contatto soprattutto economico
e scambi commerciali tra l’Italia e la Francia soprattutto a Lione , è importante in questo contesto la
pubblicazione di un opera la Concorde des deux langaiges di Jane Lemaire de Belges nel 1513.
Nel 1530 Francesco I fonda il Collège des Trois Langues chiamato poi collage Royal college de
France. È proprio nel college du Roi che avvengono le prime lezioni in francese grazie a Pierre de La
Ramée, questo avviene soprattutto grazie alla distinzione tra una lingua utilizzata dai dotti nella
pratica scolastica del medioevo soprattutto alla facoltà di teologia diritto e medicina dal invece latino
puro riscoperto. Dei linguisti che studiano i classici romani e greci questa separazione tra i due tipi di
latino porta poi alle emancipazione di una lingua autonoma per l’insegnamento che porta poi dunque
all’insegnamento in francese più adatto a rappresentare il mondo moderno il mondo della matematica
e delle scienze al college du Roi.
L’affermazione del francese con la lingua del re:
Tra il 12º e il XIII secolo Parigi conosci una grande espansione questo è dovuto soprattutto a
riconoscimento di questa vita come punto di convergenza incontro tra barici regioni del nord della
Francia come la champagne la Piccardia e la Normandia questo comporta l’uso di una lingua comune
che potesse rendere più facile la comprensione tra i dialetti e le lingue i vari sistemi linguistici di
queste delle varie regioni della Francia ed è così che nasce dunque quello che viene chiamato francese
che acquista un prestigio dunque rispetto agli altri per vernacoli, l’affermazione di questa lingua
comune come lingua del re ,porta alla sostituzione del latino.
Questa lingua viene dunque usata dalla corte del re che verrà poi in seguito ufficializzata e dunque
non più lingua l’uso della lingua ormai diventa prescrittivo con l’Ordonnance de Villers-Cotterets nel
1539 da Francesco I.(articoli 100 e 101)
In questo documento notiamo anche qualche dettaglio interessanti dal punto di vista linguistico e
ortografico come per esempio l’uso che ancora non si è affermato della cediglia, l’uso non sistematico
delle Y al posto delle i e l’uso della zeta a finale delle parole che sostituisce la S per il plurale.
L’affermazione del francese si contrappone non solo al latino ma anche all’uso dei dialetti e questo si
può notare nell’ordinanza soprattutto grazie la formula utilizzata di langage maternel français ,
nonostante sia ovvio che la lingua imparata sucda bambini sia il patois non la lingua del re che si stava
affermando proprio in quel momento.
Oltre alla riscoperta dei testi classici quindi quindi degli studi umanistici fu importante anche la
riforma luterana perché perché diede la spinta delle prime traduzioni in lingua volgare per facilitare e
contribuire alla diffusione di testi popolari ossia soprattutto dei testi scritti perché una delle prime
dell’uno dei principali punti della riforma luterana e quella della lettura individuale dei testi sacri e
senza bisogno dell’interferenza della meditazione di mediazione dei sacerdoti. La prima traduzione in
volgare della Bibbia fu proprio quella di Lutero nel 1522 che tradusse la Bibbia in lingua tedesca
appaiono in Francia le prime traduzioni di testi sacri del nuovo dell’antico testamento di Lefèvre
d’Étaples e nel 1000 523.530 il 1535 la Bibbia di Olivetan.
Per quanto riguarda l’ortografia dei francesi si risale al primi momenti in cui gli scribi medievali
cercarono di trascrivere i suoni presenti nelle nelle parlate più volgari e romanze rimanendo
comunque fedeli però ad alfabeto latino a questo si deve ad esempio l’introduzione di conto di
consonanti etimologica, ma non presenti nella pronuncia, e quindi più vicine alla lingua latina
l’alfabeto latino in cui possiamo avere un esempio il primo documento del francese ossia il sismo di
Strasburgo 842 ma che a noi risale all’anno 1000, un esempio ne è la consolle e consonanti doppie di
appeler, attendre, e la grafia di doigts, temps, poix, poids. Un altro esempio è il tentativo di rendere e
di trascrivere i suoni fonologici perlopiù palatali come ch, ge , j e nj, esempio la parola Onion
dell’inglese che è diventata oignon in francese.
La diffusione della stampa però porta alla necessità di una convenzione e di un punto di incontro tra la
scrittura e la realtà fonetica contemporanea per questo si arriva ad esempio ai segni grafici proposti da
Geoffrey Tory.
Nacque dunque la questione fondamentale della scelta tra due linee d’azione diverse ossia dare la
lingua una grafia fedele alla pronuncia o lasciarla vicina alle abitudini della tradizione dunque
dell’alfabeto latino senza dunque vi è una corrispondenza però tra la grafia e la reale pronuncia delle
parole. La prima soluzione fu promulgata per esempio da Louis Meigret con il traité touchant le
commun usage de l’escriture Françoise del 1542 in cui propone l’eliminazione delle lettere inutile
ossia quelle per esempio consonanti di origine etimologica tenute nelle parole anche se non
pronunciate all’orale ritiene anche necessaria la distinzione grafica tra le vocali aperte e chiuse
l’abolizione della S in sillaba chiusa e le lesioni di là e finali davanti a parole iniziante per consonante.
Adottò questo sistema nel suo stesso trattato del 1550 intitolato “Tretté de la grammęre françoeze” in
cui possiamo vedere anche dal titolo la volontà di trovare una corrispondenza molto fedele tra lo
scritto e l’orale. Questi tentativi di dare una norma scritta grafica al francese che corrispondesse alla
pronuncia non ebbe seguito, infatti l’ortografia seguì affidandosi ai dettami della grammatica
generando quindi complicazioni dell’ortografia e mantenendo difficoltà e bizzarrie come ad esempio
il gruppo vocalico oi.
Inoltre la proposta propugnata da studiosi come Meigret avrebbe incontrato ad esempio il problema
del Duomo foni e soprattutto non avrebbe preso in considerazione le differenze di pronuncia tra
regioni regioni in Francia. E si parla di un vero e proprio divorzio tra lingua parlata e l’ortografia.
La storia del gruppo vocalico poi attraversa buona parte della storia del francese inizia nel corso del
medioevo e si origina per vie diverse dall’unione tra ho e consonanti palatale dittongo azione di
chiusa che deriva dalla e lungo della i brevi del latino classico ad esempio legge che diventa lei e poi
in seguito loi, e l’accento del dittongo si spostò poi in avanti generando l’apertura della seconda
vocale in e accentata questa pronuncia si impone nelle desinenze dell’imperfetto del condizionale ma
coesiste con la pronuncia diverso sia precedenti dello stesso dittongo questo produce la esistenza di
pronunce diverse per scritture uguali da questo deriva anche per esempio la presenza ad oggi di due
termini come François e Français che designano rispettivamente un nome di persona e un aggettivo di
nazionalità.
Nel tempo la pronuncia del dittongo si sposta sempre più sulla pronuncia di una vocale è sempre più
aperta fino a diventare a , per questo alcuni come Voltaire propongono di separare le due pronunce
con due grafie diversi questa distinzione si afferma solo all’inizio del 1800 e diviene ufficiale solo nel
1835 con la sesta edizione del dictionnaire dell’Academy francese, questo cosa comporta comporta
che ad esempio possiamo distinguere sei un teste precedente alla rivoluzione francese e quindi 1789
dalla grafia di questo piccolo dittongo la quale quale cambiamento di ortografia avvenne in seguito,
dal 1835.
Vi ancora un’opposizione tra vocali lunghi e brevi che il secoli seguenti corrisponde alla comparsa di
un accento circonflesso sulla vocali allungata come “âge”. L’accento circonflesso oltre a segnalare la
lunga mento della pronuncia di una vocale segnala anche la caduta di una S ossia l’indebolimento di
una S prima di una consonante ad esempio il cambio grafico ortografico da test a tête. Un’altra
confusione grafica era quella tra “o” e “ou”, non si pronunciano più le consonanti finali che poi
ricompariranno dovuta all’influenza della scrittura sulla fonetica derivata anche dal fatto che
scomparendo lei finale i parlanti si abituano a pronunciare le consonanti nella posizione finale di
parola. Vi è poi processo molto importanti del completamento della nasalizzazione che nell’antico
francese toccava solo a te o a Parigi anche in e un si pronunciano “e” e “œ” e non si sente più la N o la
M. Nell’antico francese la nasalizzazione veniva mostrata con la ~ (tilde) da cui deriva la consonante
doppia anche quando scomparse la nostra lizzazione come in “bonne” che diventa no in cui scompare
poi la nasalizzazione , nella parola femme la pronuncia si spiega grazie al fatto che un tempo la vocale
era naturalizzata e la pronuncia di questo vocale si è mantenuta più o meno invariata quindi come ha
invece che e.
Dal punto di vista morfologico uno dei fenomeni più importanti quella della riduzione dei casi di
latino a soli due casi ossia il soggetto il complemento e questo comporta l’adozione dell’ordine
sintattico soggetto più verbo più complemento , il francese antico la desinenza diversa da permesso di
riconoscere la funzione sintattica indipendentemente dall’ordine delle parole si riduce anche la
flessione del verbo che si avvicina all’aspetto del francese attuale, le preposizioni gli avverbi hanno
un uso diverso rispetto ad oggi per quanto riguarda i dimostrativi vi sono nel XVI secolo ancora
presenti dei residui del sistema pronominale del medioevo esempio cestui e ceste e cestes s’affiancano
ancora a celui celle/celles.
Si crea una apparente parentela tra la sintassi italiana e quella francese come l’esempio il valore
positivo di aucun e la struttura del verbo ausiliare e l’infinito la regola dell’accordo tra il participio
usato con l’ausiliare avoir viene fatto risalire a diversi di Marot che scherzosamente dedussi questa
regola dall’italiano.
Ancora di più questa vicinanza tra le due lingue si sente nel significato dei termini infatti molti
vocaboli italiani affluiscono in Francia dovuto alla vicinanza culturale degli ambienti umanistici e
artistici e degli scambi finanziari ed economici . Alcuni esempi di influenze culturali arti e artistiche
sul lessico francese derivata dell’italiano lo troviamo ad esempio con Valla che inventa l’aggettivo di
gotico per descrivere la scrittura medievali o ad esempio l’utilizzo in Rabelais del grottesco che si
associa lo stile ritrovato nelle grotte della domus aurea romana. Influenza dell’italiano deriva anche e
soprattutto dalla presenza nella corte francese dell’italiana Caterina de’ medici moglie di Enrico
Secondo. Alcuni termini che derivano poi dagli scambi commerciali derivano per esempio dal turco
come ad esempio lo yogurt il importazioni di alimenti come la patata il pomodoro e il tacchino.
Distinzione del vocabolario francese nel XVI secolo si può osservare soprattutto nella enormi miniera
lessicale dell’opera di Rabelais che si prende gioco del linguaggio latineggiante rappresentato in
Pantagruel dal personaggio di l’ escholier limousin.
La ricostruzione dal punto di vista lessicale del XVI secolo è frutto di studi recenti come nel
Dictionnaire français e du XVI siècle di Huguet che diviene indispensabile per la comprensione di
testi di un’epoca in cui il francese si stava ancora inventando infatti i dizionari dell’epoca non erano i
dizionari che intendiamo oggi ma erano dizionari in cui vocaboli venivano spiegati attraverso il latino
si trattava dunque più di manuali per stranieri.
Pian piano il prestigio della lingua italiana va deteriorandosi anche soprattutto per il ruolo di Caterina
dei medici nelle guerre di religione; nel 1578 Henri Estienne pubblica “Deux Dialogues du nouveau
langage françois italianizé e autrement desguizé principalement entre les courtisans de ce temps, in
cui prende di mira un italianismo alla moda ossia “caprice”, inoltre esalta i diminutivi per ribadire che
il francese rivaleggia su questo stesso punto con l’italiano.
Dobbiamo a Nicot il primo dizionario francese monolingue pubblicato postumo nel 1606 “ il Thresor
de la Langue françoyse,tant Ancienne que Moderne” che riprende il dizionario di Robert Estienne.
Questo stesso dizionario viene poi ripreso dall’inglese Cotgrave con la sua opera grammaticale per
stranieri “A Dictionarie of the French and English tongues” del 1611.
L’opera emblema della nascita della lingua nazionale è la “Deffence et illustration de la langue
françoise” del 1549 di Joachim Du Bellay , uno dei sette poeti della Pléiade, nome che si attribuirono
appunto questo gruppo di sette poeti poiché la Pléiade è una costellazione formata da sette stelle.
La lingua oggetto di questo trattato che viene dunque illustrata e difesa da Du Bellay è quella che noi
definiremmo come la lingua letteraria ossia la lingua dei poeti, ma egli non tratta solo questa ma
passerà segna anche i diversi generi di componimento poetico si tratta quindi più che di un trattato di
un ars poetica, punti principali:

Du Bellay riteneva insufficiente la traduzione per l’amplificazione della lingua letteraria e del
all’elevazione dell’elocutio francese che sarebbe stato invece possibile invece attraverso l’imitazione
dei grandi classici.
Le direttive di Du Bellay furono poi riprese da Ronsard, tra cui però possiamo notare una differenza
riguardo l’attenzione per l’ortografia, Ronsard, a differenza di Du Bellay, si impegnò per rendere
quantomeno semplificata l’ortografia in “Abbrégé de l’art poëtique françois”,1565, in cui vuole anche
sottolineare la contrapposizione tra l’ortografia dei giuristi e quella dei poeti.
La play yard si proponeva di inaugurare la grande letteratura della lingua francese della cultura
francese attraverso il riferimento al mondo classico umanistico.
Critiche alla “Deffence”: Barthélémy Aneau “Quintil horatian”,1550, in cui critica Du Bellay per
l’uso di un linguaggio latineggiante e fuori dall’uso genuino e reale del francese.
Verso la fine del XVI secolo tra il 1000 580.588 e infine nel 1592 Montaigne scrive i saggi
opponendosi al linguaggio erudito e corsisti ostentato da gli autori prevalentemente della Pléiade,
come appunto Du Bellay e Ronsard.
Nei suoi saggi utilizza infatti un linguaggio che si contrappone alla prosa erudita elaborata e aulica
ma ricerca piuttosto un’espressione comune lasciando libero corso alla divagazione è da questo che
deriva proprio l’originalità degli “Essais”.
Questa scelta linguistica deriva dalla volontà di Montaigne di parlare all’umana condizione e dunque
necessario un’aderenza dello stile a ciò che l’uomo è, dunque necessario un linguaggio non da gente
dotta e che si fa a una virtù naïve ossia naturale, che rende il linguaggio adoperato da Montaigne di
una scorrevolezza lontana dall’oscurità del linguaggio erudito. La critica e l’opposizione al linguaggio
che mette al primo posto le parole piuttosto che le cose che sacrifica dunque l’efficacia delle
espressioni non è qualcosa di nuovo non fa altro dunque che rinnovare lo sbeffeggiamento di Rabelais
i dotti della Sorbona, in questi scritti si scaglia anche contro l’eccessivo tempo dedicato
all’apprendimento delle lingue antiche a discapito dell’approfondimento della propria lingua d’origine
adoperando l’esempio del padre che lo spinse attraverso un precettore che parlava solamente il latino
ad essere appunto costretto a ricorrere solamente al latino per poter comunicare, questo brano vuole
soprattutto mostrare il processo di allontanamento dalla cultura antica,infatti Montaigne spiega come
poi ,nonostante questa totale immersione nel latino, perderà la capacità di utilizzo ed impiego di
questa lingua.
“Sue des vers de Virgile”, in questo saggio Montaigne riprende la sua contrapposizione contro il
preziosismo linguistico e la caratteristica è pratica discorsiva del suo linguaggio inoltre esalta il vigore
del descrizioni erotiche di poeti latini.
Si oppone poi ancora di più ai valori del classicismo nel rifiuto dell’ordine espositivo per cui secondo
Montaigne, seguire il normale ordine espositivo dell’elocutio andrebbe a discapito della vitalità
dell’inventio.

CAPITOLO 2
Opposizione al classicismo e alla dottrina propugnata ad esempio da Du Bellay e Ronsard
Ideali di pureté, clarté e proprieté della lingua francese.
Massimo esempio in Francois Malherbe (1555-1628)nel 1605
A fronte dell’arricchimento del lessico voluto dalla Pléiade, in Malerba troviamo invece il
tentativo di epurazione della lingua.
Un altro criterio fondamentale in Malerba è quella della distinzione degli stili a differenza di
quello che accade invece nelle opere di Rabelais e Montaigne.
Ciò che noi sappiamo digli ideali di Malerba riguardo la lingua francese lo dobbiamo grazie ad un
quadro ricostruito da Ferdinand Brunot “La doctrine de Malherbe, 1898) grazie a tre fonti
principali la prima la produzione poetica di Malherbe, poi le annotazioni fatte a immagine di
poesie di Desportes in cui le critiche alla sua scrittura contravvengono proprio ai principi
identifica da Brunot; infine la terza fonte sono gli aneddoti sulla vita di Malherbe nella “vie de
Malherbe” di Racan.
Possiamo identificare gli ideali linguistici di Malerba una necessità di ordine regolarità e armonia
simile al classicismo ma differenti nel momento in cui Malerba si discosta dal classicismo dunque
dallo studio dei testi greci e continuamente riproposti, per ricercare dunque realtà la purezza della
lingua francese di questo abbiamo un esempio grazie al suo allievo Racan che in una opera
dedicata la vita del tre lo scrittore scrive di come Malerba parlando della lingua francese
ironicamente si riferisce ai gli scaricatori di porto di Port au foin come i suoi maestri di lingua.
Con questo ovviamente non si intende che Malerba prenda veramente ad esempio la lingua
popolare o la lingua dei ceti più bassi, ma con questo si vuole indicare la capacità di queste
persone non istruite e dunque non sottoposti a interferenze culturali e stranieri di possedere un
linguaggio totalmente puro quindi di possedere un lingua in una lingua francese che si può
considerare assolutamente pura.
Dunque Malerba si distingue da ideali del classicismo che riprende il greco il latino e le ebraico
nel momento in cui la lingua e la rivoluzione che lui vuole attuare sulla lingua soprattutto dal
punto di vista retorico all’obiettivo di forgiare una lingua viva senza tornare a un sistema di
lingue ormai in disuso e lontani dal poter descrivere la realtà di quel secolo.
Per quanto riguarda il principio della chiarezza Malerba vuole eliminare dalla lingua e soprattutto
la lingua letteraria tutti quei procedimenti come le metafore e l’ellissi che secondo lui portano
semplicemente ad un’oscurità di linguaggi e convenzioni .
Mentre il criterio della proprietà si collega invece alla precisione di linguaggio , in Montaigne
possiamo notare come le parole assumono dei significati che possono essere dedotti soprattutto
dal contesto e dal discorso e non dalla definizione dei dizionari, il contrario dunque di ciò che
avviene con Malerba che perseguita addirittura i sinonimi.
Inoltre ai poeti della scuola di Manerba non è concesso utilizzo di licenze ma si deve attenere ad
una logica grammaticale (esempi di uso espressione dei pronomi soggetto l’utilizzo di entrambi
termini della negazione participio presente gerundio vanno distinti alcuni congiunzioni devono
reggere solo e solamente il congiuntivo la sintassi deve essere quanto più chiara il pronome
relativo non è più staccato dal suo antecedente e l’inversione dunque sintattica non è adeguata.
Ad esempio Malerba sia tieni anche al divieto dell’enjambement per cui il senso del verso deve
completarsi all’interno dello stesso verso.
Per quanto riguarda la purezza della lingua oltre alla presa di distanza dai le influenze di latinismi
e crismi Malerba prende la distanza anche da i termini stranieri come per esempio gli italianismo
niente vengono banditi anche gli arcaismi e anche i neologismi possiamo dire soprattutto per
quanto riguarda gli aggettivi sostantivar i diminutivi poiché la purezza della lingua secondo
Manerbio va rispettata evitando ogni devi derivazione impropria; inoltri Malerba vuole eliminare
i dialetti Ismo propugnate invece da Du Bellay come arricchimento del lessico, cerca di evitare
anche l’impiego di termini tecnici come i termini di mestieri e i mots bas, ossia parole considerati
indegne poiché utilizzati o anzi locuzione considerati indegne poiché utilizzati dal popolo per
esempio inoltre Malerba e nutre anche una quasi fobia per le omofonie.
Ovviamente questa idea di lingua io teorizzata da Malerba esco riscontro anche i numerosi
responsible critiche e quindi resistenze soprattutto troviamo un esempio in nella satira numero
nove del nipote di Desportes, Mathurin Regnier che rifiuta in maniera completa la dottrina anzi
meglio l’idea di Malherbe.
Invece un’altra figura importante in questo contesto è quella di mademoiselle de gourney
curatrice delle edizioni complete degli Essais di Montaigne(1695), anche lei critica la poetica di
Malerba e anche il proseguo della sua dottrina dagli scrittori della scuola Malherbiana,
definendoli “poètes grammairiens” mademoiselle de Gourney si scaglia soprattutto sul punto di
vista dille pure azione della lingua letteraria francese che secondo lei non può fare a meno del rito
dell’arricchimento dell’amplificazione e demonizzati invece da Malherbe, il vocabolario del
poeta ha quindi vocabolario poetico il lessico poetico e letterario deve avere un ampio spettro ma
che deve però si liberarsi dai termini più popolari(unico punto in comune con Malherbe).
Oltre all’importanza riconosciuta al Malerba in realtà un avere propria autorità del XVI e XVII
secolo è Vaugelas da cui derivano tutte le caratteristiche proiettate poi su Malerba dai successori.
Un’altra figura è Guez de Balzac che diventa un’autorità per quanto riguarda la
prosa(“Lettres”,1624) che afferma che Malerba era venuto a correggere la corte e che afferma la
viva influenza di Ronsard tra i magistrati dei Parlamenti.
Nel voler quasi sottomettere i poeti francesi la letteratura francese a un linguaggio lineare puro
essenziali e ordinato in Malerba possiamo rivedere gli stessi obiettivi invece di un programma
politico della monarchia o sia quello per esempio di sottomettere le autonomie dei sudditi.
Il cardinale Richelieu durante il regno di Luigi 13º fondò nel 1635 l’Accademia francese, in cui
non a caso i principali componenti chiamati da Richelieu per esercitare un ruolo di guida
linguistica furono quelli più vicini alla dottrina di Malherbe, la fondazione dell’Accademia è uno
dei massimi esempi di come la storia della lingua va di pari passo con la storia della Francia e
della politica, infatti la lingua venne controllata attraverso quasi delle leggi proprio come lo Stato
e l’amministrazione e l’economia. Piú vicini ai senatori a vita. Ed è dunque anche il massimo
esempio di come lo Stato francese sia presente in quasi tutti gli aspetti della vita di sudditi quindi
vita culturale economica politica e sociale.
Ai principi della sua costituzione la Cate mi inizio a lavorare subito su un progetto che potessi
donare alla lingua francese un dizionario, quindi un regolamento che comprendesse grammatica
retorica e poetica, la retorica più che teorizzata fu messa in pratica attraverso delle conferenze
tenute regolarmente durante le riunioni settimanali.
Poetica: querelle du Cid
L’Academy di Richelieu emana il suo primo documento ufficiale “Les sentimens(opinioni)de
l’Académie française touchant les Observations failed sur la tragicomedies du Cid” riguardo la
questione della Querelle du Cid, ossia la situazione che si era creata attorno alla tragicommedia di
Corneille che venne rappresentata per la prima volta nel 1637 e che venne ben presto criticata da
soprattutto Georges de Scudéry, che critica la tragicommedia per l’utilizzo di termini da una parte
e troppo familiari e bassi e dall’altra invece di termini troppo aulici, lo accusa anche di
imperfezioni grammaticali imperfezioni riguardanti rime, versificazione e improprietà di molte
espressioni.
In questo documento l’Accademia si pone evidentemente a favore delle opinioni di Scudéry
cercando di rimanere equidistante da entrambe le parti senza però riuscirci, infatti si può notare
come in questo documento si riportino punto per punto le critiche di Scudéry alla tragicommedia.
Corneille, prese però molto in considerazione queste critiche e cambiò il testo della sua opera.
Nello stesso anno Cartesio inaugura il metodo fondato sull’appiattimento della specificità
individuale a favore dell’evidenza generale e gli parla di “bon sens” inteso però non come
letterale buon senso ma come facoltà della ragione ed è proprio la ragione che lo Stato di Francia
cerca di mettere al primo posto come guida dello Stato ma in realtà la realtà è molto più
complessa nel 1610 venne assassinato Enrico Quarto e le redini dello Stato vennero presi
ufficialmente da Maria dei medici ma in realtà a Richelieu.
•presa della Rochelle, che limita l’autonomia politica ed economica degli ugonotti in Francia
•guerra dei trent’anni contro Spagna
critiche alla’Accademia “La Requeste dea Dictionnaires”- Ménage; “Comédie des Académistes”
e “Rôle de présentations aux Grands Jours de l’Eloquence Françoise”-Sorel
antagonismo lingua di corte(scorrevole e alla moda)e lingua tra uomini di legge (epoca Henri
Estienne, 1570)
Bary distingue tre categorie di parlanti i professori dell’università, il Vulgaire (avvocati,
commercianti e artigiani)la lingua letteraria aristocratica.
La questione di la tragicommedia di Cornelio è importante perché ci permette di osservare i
cambiamenti linguistici e lessicali soprattutto grazie alle correzioni apportate verso il 1660 da
Cornelia ai suoi testi della età giovanile, es: lo spostamento del pronome clitico dopo il verbo
semi ausiliare come in
“Je te dois voir “ che si trasforma in “je dois te voir”.
Il gentiluomo aspira a realizzarsi come un “honnête homme” con “bel esprit”, il bon usage viene
identificato con quei valori apprezzati dai seguaci di Malerba in cui si fa strada una cultura non
specializzata alla ricerca di una lingua chiara e netta e in cui le lingue orali della conversazione in
cui il greco e latino divengono lingue morte.
“pointe”= possibilità di utilizzare una stessa parola intendendo significati diversi(es: Racine
“Andromaque”, “feux”)
Nascono i primi salotti denominati mondani in realtà il termine salotto, nasce impropriamente da
un Italian Ismo infatti i termini per designare luoghi di ricevimento intimi sono più “cabinets”
“alcôves” e “ruelles “ , questi salotti divennero importanti circoli mondani in cui si incontravano
e discutevano nomi come Balzac, Chapelain, Vaugelas e Voiture (circolo dell’Hôtel de
Rambouillet).
Modello di conversazione galanti ossia gradevole e raffinata dotata di senso civile nasce così la
politesse del linguaggio(“heure du berger” per indicare il momento degli amori dove innamorato
delicato sostituisce personaggi rudi come il “muletier” di Montaigne.
E dunque a fianco alle accademie private e i cenacoli eruditi come quello di mademoiselle
Gournay, si affiancano i circoli mondani.
Nicolas Bourbon fa parte dell’Accadémie.
Cartesio scrive in francese il “Discourse de la méthode” e “Les Passions de l’âme” ma impiega il
latino per le “Meditationes”.
Corneille = importanza della conversazione(“Mélite”,1629, raffigura caratteri diversi grazia alla
“conversation des honnestes gens”).
“Remarque sur la langue françoise” di Vaugelas, pubblicate nel 1647, quest’opera di Vaugelas, è
molto importante poiché sembra delineare delle linee guida e digli norme che caratterizzano la
lingua francese in uso nel XVII secolo senza però avere un carattere normativo e di legge come
sarebbe potuto accadere attraverso un emendamento documento ufficiale dell’Accademia.
Quest’opera deriva infatti dalla raccolta di alcuni frammenti un meglio di alcune note fatti
dall’autore alla lingua utilizzata all’interno della corte francese che frequento per più di 35 anni ,
ovviamente inizialmente Vaugelas, non aveva attribuito alla sua opera un valore normativo ma
ciò che rende efficace questo suo scritto è proprio il carattere implicitamente normativo che si
presenta semplicemente come osservazione dell’uso corretto del linguaggio in società e non come
semplice dettami di regole.
Filtro della lingua nelle “ruelles”:donna, che può essere associata ai scaricatori di porto di
Malherbe, semplicemente perché anch’essa rimanda ad una lingua pura lontana sia da latinismi
che da un linguaggio troppo grezzo e volgare utilizzato più nelle sfere di interesse agli uomini.
Vaugelas inoltre affronta il divario tra l’uso della lingua e la logica grammaticale innalzando
l’importanza dell’uso perché a seconda dell’uso la regola grammaticale potrebbe risultare non
valida e variare appunto a seconda dell’uso dell’espressione.
Quest’opera di Vaugelas è molto importante perché permette agli studiosi di ottenere innanzitutto
una testimonianza della pronuncia dell’epoca e dal punto di vista lessicale fu molto importante
per i contemporanei dell’autore per distinguere parole come “tempérament” e “température”.
Oppositori=Le Vayer “Considerations sur l’Eloquence françoise de ce temps, 1637 in cui vuole
difendere la libertà della lingua da una codificazione purista.

CAPITOLO 3
E verso la metà del secolo 17º la lingua sembra ottenere dei contorni stabili all’interno dei
salotti si parla la cosiddetta lingua Vaugelas (prima lingua Balzac). Si parla della lingua di
Molière Racine e la Bruyère che non differiscono molto dal francese odierno.
Disordini:
•Fronda, contro il nuovo cardinale Mazzarino, reggenza di Anna d’Austria, a cui partecipano
alcuni dei membri del salotto dell’Hôtel de Rambouillet.
personaggio di spicco Nicolas Fouquet, che raccoglie attorno a sé artisti e letterati importanti
in quel momento come la Fontaine, venne poi arrestato nei primi anni del regno del re sole.
Si afferma il concetto di préciosité e attorno al 1650 1660, più nello specifico si riferisce ad
un ambito ristretto ossia quello delle ruelles e spesso ridicolizzato da satire come quella di
Molière ne’ “Précieuses ridicules” e da Somaize che imita Molière in “Les Véritable
Précieuses”
In questo contesto è particolarmente importante il romanzo “Clélie” di Madeleine de Scudéry
in cui possiamo riconoscere gli aspetti principali di questo possiamo dire atteggiamento di
affettazione qual è la preciosité:
• uso dello strumento “pointe”
• metafore spesso caricaturali
* Uso delle perifrasi
* Ricorrenza delle iperboli
* Componente astratta importante
Con la “preciosité” si creano dunque delle espressioni quasi effimere, e le preziose diventano
un facile bersaglio di satira e critica poiché attingono anche ad un repertorio di mezzi stilistici
già adoperati nella tragedia di Corneille.
Nella seconda metà del 1600 viene codificata no lingua francese possiamo notare ciò in “Art
poetique”,1674 di Boileau.
Rilevanza anche “grammature générale ed raisonné” di Lancelot e Arnaud nel 1660.
La lingua continua a seguire le orme di profilo linguistico delineato da Malherbe .
Priorità dell’ inventio sull’elocutio da cui derivano criteri di giusta misura criteri di proprietà
e chiarezza e divieto delle ripetizioni questo ci indica come l’ordine sia la base su cui viene
edificato il francese.
Ideale di scrivere come si parlava
Il metodo nuovo di Cartesio fornisce un esempio perfetto della chiarezza e precisione della
lingua che diventa uno strumento di battaglia tra dottrine arrivando a personaggi con me
Pascal e Voltaire.
Ciò che fondò la lingua letteraria e la ispirò non fu tanto la ragione ma il gusto,poiché tutto
ciò che è razionale deve piacere, e deve dunque conformarsi alle regole.
Cordemoy “Discours physique de la parole,1668) e Le Laboureur “Les avantages de la
langue françoise sur la langue latine, 1669) in cui viene esaltata la chiarezza del francese
contro invece l’oscurità del latino basandosi su esempi come l’ordine naturale della frase.
Gesuita Dominique Bouhours successo “Entretoems d’Artiste ed d’Eugène”,1671; in cui si
discosta dal resto dei gesuiti che difendono strenuamente il latino e il suo insegnamento nei
collegi lasciando campo libero ai giansenisti per l’insegnamento del francese.
Caratteristiche principali o anzi virtù cardinali del francese: facilité, delicatesse,
dignità,nobiltà.
III. IL GUSTO DELL'ETÀ DI LUIGI XIV E LA LINGUA (1647-1694)
Verso la metà del secolo XVII, la lingua francese sembra assumere contorni stabili,
quelli che ci permettono di parlare di una fase classica, e ci consentono senza
particolari difficoltà la lettura di un'opera letteraria prodotta in quel periodo. La
lingua di Molière, Racine, La Bruyère, è insomma molto simile a quella del registro
standard del francese odierno. Eppure tale esito è l'effetto di un processo di
codificazione che si compie sul vivo del linguaggio parlato nella buona società.
Nelle ruelles si afferma il "parler Vaugelas". L'opposizione sociale si sovrappone a quella
diacronica: ciò che è vieux è anche bas. L'élite segue la moda, il popolo e la
borghesia restano indietro.
Questa lingua apparentemente fissata come lo è l'assetto della Francia nasconde
forti tensioni politiche
e personali che si manifesteranno con la
"Fronda" (1648-1653) I disordini esplodono nel periodi di reggenza di Anna
d'Austria (1643-1661), contro il potere del nuovo ministro -ancora cardinale-
Mazzarino.
III.1 LA PRÉCIOSITÉ V
Ciò che chiamiamo "préciosité" è un atteggiamento di artificiosità nel
comportamento e nel linguaggio, riferito in particolare a taluni ambienti mondani
parigini nel decennio 1650-1660. Si è molto discusso se bisogna attribuire tale
etichetta a un fenomeno cronologicamente più esteso, e si è arrivati persino a
definire il preziosismo come una costante eterna nell'esprit francese. La satira
contro le précieuses è localizzata principalmente in due autori: Molière, con le sue
"Précieuses ridicules" e Somaize che imita la commedia di Molière e vi aggiunge
due Dictionnaires relativi al linguaggio prezioso.
Il senso morale assunto dal termine, già dal Medioevo, era quello della donna che
"a la preziosa" perché rifiuta di concedersi. In una società dove le donne hanno
pochi mezzi oltre alla lingua e dove sentono il loro ruolo marginale rispetto a quello
degli uomini, esse diventano facile bersaglio della satira anche perché attingevano
a un repertorio di mezzi stilistici che era stato stfruttato nello stile sublime della
tragedia da Corneille.
Può sembrare strano che un capitolo, dedicato all'ordine e alla ragione che
sembrano dominare anche sul linguaggio, inizi discorrendo di un fenomeno
controcorrente. È un modo come un altro per contrastare l'idea di un'epoca classica
senza contrasti, fratture, resistenze, secondo l'immagine che l'assolutismo
monarchico volle imporre. Anche la préciosité, fenomeno che si manifesta nella
ville e seduce i provinciali, si stempererà e neutralizzerà con la sua diffusione a
corte negli anni sessanta.
III.2 IL CANONE CLASSICISTICO
Il vocabolario classico è invece più denso, oltre che astratto, e ogni parola risuona
come piena di significato. È questa una delle sue caratteristiche più sensibili. Tale
densità tuttavia non è oscurità. Per un altro verso, la lingua delle opere letterarie
prendeva a modello la conversazione degli hônnetes gens, e ciò andava nel senso
di una maggiore libertà e spontaneità che nei testi scritti. L'ideale era scrivere come
si parlava, e gli scrittori sottoponevano le loro opere al giudizio non solo di
personalità qualificate, ritenute modelli di eloquenza, ma anche alla lettura pubblica
delle ruelles.
Si comprendono meglio i criteri ispiratori della lingua letteraria divenuta poi
preso come il suo naturale alleato: tutto ciò che è razionale deve placere. A sua
classica, se si fa riferimento non tanto alla "ragione" quanto al "gusto", che viene
volta il gusto non può essere individuale, deve conformarsi alle regole.
La vera ricchezza risiede più nella qualità che nella quantità del vocabolario, oltre
che nella varietà dei registri stilistici. La medesima mancanza di soggezione si
dichiara nei confronti dell'italiano, lingua pure ancora molto letta, ma considerata
adesso lingua monotona, perché le parole terminano sempre sulle stesse vocali.
Vengono emessi giudizi anche nei confronti della pompe e dell'ostentazione dello
spagnolo, della rudezza del tedesco, dei suoni impronunziabili dell'olandese.
toujours raisonnablement même en parlant de sa passion". Bouhours utilizza la
Invece la lingua francese, epurata, viene paragonata a "une persone sage qui parle
comparazione per mettere a confronto le varie lingue d'Europa, e far risaltare il
maestoso scorrere del francese. Egli accentua l'aisance di questo corpo e della
parentesi l'ascendenza latina e italiana che era così presente in epoca
parola del re, risulta evidente come una simile mentalità possa mettere fra
rinascimentale.
Sul piano dello stile, l'espressione non deve essere forzata, o eccessivamente
omata. Su questo era facile condannare ogni sorta d'affettazione, per esempio
quello delle Preziose: la semplicità senza tensione pretenziosa è l'unica garanzia
della verità. Si comprende come il massimo della naturalezza venga attribuito alle
donne, contro l'erudizione libresca che, lo sappiamo era considerata appannaggio
maschile. Tale opinione è paradossale, in quanto le donne sono per altri versi poco
corrette fanto per cominciare, non conoscono le regole dell'ortografia.)
L'opera di Bouhours è dunque un'apologia della lingua francese che si fonda sul
pregiudizio di superiorità assunto dalla Francia del Grand Siècle nei confronti delle
altre culture presenti e passate. Rientra in un simile quadro il rifiuto classicistico
della traduzione servile. Non si tratta più soltanto di attualizzare l'originale, per cui
Malherbe aveva introdotto nei testi di Seneca carrozze, gondole e pantofole. Gli
originali latini e greci venivano sottoposti a versioni deliberatamente infranciosate,
per eliminarne i "difetti" che li rendevano inaccettabili al gusto classico. Tale
atteggiamento poggiava su basi politiche, non essendo altro che il corrispettivo
dell'atteggiamento assunto dal Re Sole nei confronti delle altre nazioni d'Europa.
Una serie di guerre egemoniche portano lo Stato francese a primeggiare sulla
tradizionale avversaria, la Spagna, sull'Impero germanico, sull'Inghilterra che non
ha ancora la forza economica per contrastarlo, e anche sull'Olanda che tuttavia,
forte dei propri commerci, riesce a creare una vasta coalizione contro la politica
aggressiva di Luigi XIV.
La consuetudine di parlare latino da parte di filosofi, scienziati, anche letterati, è
tutt'altro che abbandonata. Anche l'insegnamento maschile si svolge in latino oltre il
livello dell'alfabetizzazione, esso era d'obbligo anche nei collegi gesuiti.
111.3 IL BURLESQUE E LA DECENZA
Il linguaggio prezioso si allineava sui precetti malherbiani perché eliminava
espressioni volgari, parole concrete, agiva insomma su una base lessicale
"purificata". Se ne allontana però con l'artificio, che è l'esatto opposto del naturale
invocato dal bien parlare classicistico. In tal senso ha una sorta di "pendant" nello
stile burlesco, che consiste nell'uso deliberato dei termini bas, vieux o sales in
particolare, a scopo parodistico, cioè per mettere in ridicolo argomenti seri, e
quanto più in generale doveva venire bandito dalla conversazione mondana:
arcaismi, tecnicismi, lingue straniere.
La simmetria fra préciosité e burlesque riguarda però solo la superficie del
linguaggio. La prima corrispondeva infatti a un'esigenza complessa, che scaturiva
dalle caratteristiche profonde della società dell'epoca e del rapporto fra i sessi,
mentre il secondo è un vezzo puramente letterario. Il classicismo francese
ribadisce la gerarchia degli stili rendendola più netta: uno stile sublime (quello del
passo, infine quello della farsa e appunto del burlesco. La nozione di burlesque
poema epico e della tragedia), uno stile medio (proprio della commedia) uno stile
sostituisce quella di grotesque, in auge nel secolo precedente: entrambi gli aggettivi
sono di origine italiana.
Il burlesco costituirebbe così una sorta di valvola di sfogo rispetto alla costrizione
che il canone letterario imponeva nei generi nobili. In poesia andava evitato ogni
riferimento a realtà sessuali o comunque troppo concrete, salvo che si decidesse
deliberatamente di adottare il registro burlesco(Le donne, di cui conosciamo la
presenza determinante in questo pubblico, arrossirebbero ascoltando una battuta
scurrile) Lo scrittore può, certo, "incanagliarsi", ma scegliendo allora altri destinatari,
fuori dai luoghi dove occorre imporsi disciplina e autocontrollo. La posizione più
diffusa, nella società galante, è che si debba tenersi lontano il più possibile
dall'impudicizia evitando di suscitare pensieri sconvenienti alla délicatesse
femminile.
III.4 LA PRIMA CRISI DEL GRAND SIÈCLE
Il regno di Luigi XIV vide, come si sa, la fioritura di opere eccelse nelle arti come
nella letteratura. Nel 1674 Corneille conclude la sua attività drammaturgia, Molière
è morto da un anno, Pascal da dodici. Sono state già pubblicate le "Maximes" di La
Rochefoucauld e i primi sei libri delle favole di La Fontaine. Racine rappresenta
"Iphigénie", e alla lista dei suoi capolavori mancano solo "Phédre" e le due tragedie
bibliche. La revoca dell'Editto di Nantes (1685) coincide con l'inizio di un regresso
generale dell'immagine trionfante del monarca assoluto, tanto quanto i primi due
decenni del regno erano stati contraddistinti dall'esaltazione del suo mito personale.
Ed è proprio questo il momento in cui si accende lo scontro fra due visionicontrapposte. Sul
piano della storia della lingue la Querelle des Anciens et des
Modernes può essere vista come il riproporsi del dibattito fra razionalismo
linguistico e ragioni della poesia che aveva già visto come protagonisti Malherbe e
Mile de Gournay.
III.5 LA PRIMA CRISI DEL GRAND SIÈCLE
Dobbiamo tuttavia riportare quello che sappiamo della lingua del XVII secolo, fuori
dal recinto dei testi letterari. Fuori da Parigi c'è, nella migliore delle ipotesi, una
situazione di bilinguismo dove il francese è percepito come lingua ufficiale o come
lingua di scambio, senza una grande penetrazione nella vita quotidiana. Abbiamo
familiare e popolare. Per quanto riguarda l'uso dei ceti privilegiati che prescinde dal
poi un campo al quale è molto più difficile accostarsi, che è quello del parlato
canoni letterari, possiamo scorgerne traccia negli scrittori che si allontanano più
frequentemente dallo standard della lingua "classica". Nelle Fables di La Fontaine,
che mostrano aspetti arcaicizzanti rispetto ai progressi della lingua letteraria
parigina, il registro infantile si rivela consono a una familiarità felicemente
spontanea per quanto frutto di un consapevole studio stilistico. Nella Ville e nella
Cour il controllo della parola costituiva, come abbiamo visto, una delle regole
principali del comportamento. La fonetica popolare evolve nel lungo periodo mentre
quella dei nobili muta rapidamente secondo la moda dei salotti o di corte.
Resta molto difficile sapere esattamente come si modificasse la pronuncia nel XVII
secolo, anche perché le variazioni erano consistenti da ambiente ad ambiente.
XVII
3.6 IL LAVORO GRAMMATICALE. I DIZIONARI
Nel "Discours sur l'académie françoise", Sorel abbraccia l'argomento dell'utilità di
una lingua fissa, non sottomessa cioè al capriccio individuale, ma ha coscienza del
necessario mutamento delle lingue, come di tutte le cose. Egli invitava ad
accogliere, con cautela, i cambiamenti imposti dall'uso. Egli è dunque contrario agli
eccessi puristici, prende le distanze da Vaugelas: non sempre è positiva l'imitazione
di chi sta vicino al re.
Nel Seicento, il rapporto fra ortografia e pronuncia è ben lontano dal costituire una
questione cruciale come nel secolo precedente. Nella maggioranza dei casi
possiamo rimanere sorpresi dalla discrepanza fra la scrittura autografa, privata,
degli stessi autori. Anche se l'incuria ortografica si manifesta in modo più evidente
helle donne, la disattenzione sembra il dato più costante e generale.
Slè visto nel prime-eapitele, che all'inizio del XVII secolo erano comparsi dizionari i
quali registravano un lessico che adesso possiamo dire molto diverso da quello dei
decenni successivi. Di fatto, ancora per molto tempo, mancò un "dizionario della
lingua francese", che inventariasse il patrimonio lessicale nazionale, e fornisse la definizione
del significati dei vocaboli, come lo richiedeva il vasto lavoro sulla lingua
compiti affidati all'Accadémie. Esso fu intrapreso con grandi ambizioni ma portato
compiuto durante il secolo. Creare un dizionario era, ricordiamolo, il primo dei
avanti con molta lentezza.

Uno degli accademici, Furetière, intraprese per conto suo un dizionario, entrando in
effettivamente nella differenza fra le due opere: Furetière affrontava la definizione
un dizionario della lingua, ma una sorta di enciclopedia. E questo risultò
del termini appartenenti alle scienze, nel senso più ampio, l'Académie si limitava al
"vocabulaire de l'honnête homme" escludendo perciò i "mots des Arts et des
Sciences". Mentre infuriava la battaglia legale fra Furetière e l'Académie, i due
dizionari contendenti venivano preceduti, nel 1680, dal "Dictionnaire français" di
Richelet. Esso forniva una precisa classificazione dei lessemi, i mots vieux erano
contrassegnati da una croce mentre gli usi figurati da un asterisco. Per ogni
vocabolo veniva dato il campo lessicale di appartenenza. Il dizionario era selettivo.

Il Dictionnaire universel di Furetière sarà la seconda opera lessicografica ad lec


apparire, nel 1690. Egli non intendeva selezionare i vocaboli, come (Richelet, né
mettere a parte i termini tecnici, come l'Académie. Ma le definizioni forniscono una
descrizione dell'oggetto, non si fondano sugli esempi tratti dagli autori.
le
Nel 1694, buon ultimo, uscì il Dictionnaire de l'Académie, e sembrò che la lunga
attesa non fosse compensata dalla bontà del risultato. Intanto, l'ordinamento delle
voci era per radice, rendendone già difficile la consultazione: per questo motivo sin
dalla seconda edizione del dizionario dell'Académie, si adottò l'ordine più naturale,
quello alfabetico. I termini tecnici e scientifici erano esclusi per principio, ad
eccezione di quanto era più vicino alle abitudini nobiliari (ex-acete). Tornando
all'orografia, vanno notate le scelte antitetiche operate da Richelet e dall'Académie.
Il primo semplifica, facendo economia di molte consonanti etimologiche, per
agevolare nella pronuncia delle parole. L'Académie invece rimane fedele a
"L'ancienne Ortographe qui distingue les gents d'auec les ignorants et les simples
femmes".
CAPITOLO 4
IV. LA LINGUISTICA E LA FILOSOFIA (1694-1784)
Il periodo di cui ci occuperemo adesso si situa fra due date che come di consueto
hanno attinenza con la storia della lingua: la prima edizione del Dictionnaire de
l'Académie e il Discours sul l'universalité de la langue française di Rivarol. Lo
spazio fra queste due date occupa quasi un secolo.
In questo periodo la lingua si è fissata, nei registri medio-alti, specie se prendiamo
a confronto la turbolenza dei due secoli precedenti. Tale stabilità ha probabilmente
il suo riscontro in quella più generale dell'ordine sociale. Il canone viene desunto
dalla grande generazione di scrittori che aveva illustrato il Siècle de Louis XIV.
Un criterio di eccellenza, che si era definito attraverso la conversazione elegante, e
propugnando l'uso contro l'immobilità della parola scritta. Racine diviene il
rappresentante maggiore di uno stile nobile, ossequioso delle règles che si oppone
alla mutazione e al corrompimento..
movimenti importanti. Anzitutto, esiste un livello inferiore della lingue, ciò che la
Sotto questa stabilità del modello grammaticale e stilistico, affiorano tuttavia dei
possono individuare due fattori innovativi che sono legati alla filosofia del Lumi. Il
sociolinguistica chiama oggi "substandard" e che tende ad emergere. Meglio, si
scientifico e la coscienza che lo accompagna. Il secondo fattore, filosofico e
primo è l'arricchimento del vocabolario sotto l'impulso del progresso tecnologico-
letterario, è la ricerca di una nuova espressività del linguaggio, e si lega alle nuove
teorie estetiche.
(IV.1 LA POLEMICA TRA HOUDAR DE LA MOTTE E MME RACIER E LE
ORIGINI DEL MOVIMENTO NEOLOGICO
La preoccupazioni relative all'eccessiva povertà a cui era ridotta la lingua dopo
intensificano all'inizio del secolo. Si riprende l'invito a riproporre quanto i Latini
decenni di epurazione del lessico e di normalizzazione della logica grammaticale, si
avevano fatto con la lingua greca: un ragionevole ricorso a nuovi termini, per creare
dei sinonimi e "pour raisonner sur les sciences"
Per comprendere bene il nuovo sentimento dell'eccessivo inaridirsi della lingua è
opportuno ricordare la polemica che esplose nel medesimo anno attorno alla
traduzione di Omero, allorché Houdar de La Motte dimezzò infatti il poema
pretendendo conservare solo ciò ch era proponibile al più raffinato gusto francese.
La lingua francese veniva giudicata invece capace di esprimere i contenuti della
poesia omerica in modo accettabile per il gusto contemporaneo. Non si fece
attendere la risposta di Mme Dacier, che insieme al marito costituiva una coppia di
illustri cultori della letteratura classica. Mme sosteneva che una lingua veramente
abbondante deve presentare una scelta fra le parole, e non scartare a priori ciò che
non rispetta la politesse.
Anche in questa seconda fase, i contenuti della Querelle des Anciens et des
Modernes, apparentemente distanti dalla nostra mentalità, si rivelano importanti per
spiegare l'evoluzione della lingua. Difendendo i diritti della poesia, Mme Dacier
denunciava i limiti del razionalismo classicistico, rinnovando l'antica lotta che aveva
ingaggiata circa un secolo prima Mlle de Gournay, e che vedrà impegnata, a uguale
intervallo di tempo, un'altra donna illuminata e colta, Mme de Staël.
La grande maggioranza delle espressioni che nascono in questo momento tramite
la néologie non è interamente nuova, ma deriva da prefissazione o suffissazione,
derivazione: esse sono insomma considerate dal punto di vista puristico dei barbarismi". Più
tardi la néologie venne assunta come tecnica consapevole del
conio di nuovi termini per adeguarsi all'evoluzione del sapere.
V.2 I FATTORI ESTERNI EI MOVIMENTI DELLA LINGUA
La coscienza della necessità del mutamente deriva da fattori esterni dei quali
occorre dare breve cenno.
dall'ampliamento della rete stradale. Ne esce incrementata la diffusione del
La Francia del XVIII secolo vede un grande sviluppo del trasporti, favorito
francese sul territorio, per quanto con grandi differenze fra zone più e meno
collegate, città e campagne, ceti alfabetizzati e no. Cresce anche l'importanza della
stampa pariodica, che trasmette le notizie da e per la capitale, dall'estero alla
Francia e dalla Francia all'estero. Perciò si accresce il peso della grafia sulla
francese quasi soltanto nelle Petites Écoles del giansenisti, i collegi dei gesuiti
pronuncia. Ancora nel secolo precedente l'insegnamento era stato effettuato in
continuavano ad usare il latino. Nel secolo XVIII il francese comincia a penetrare
nelle scuole.
Luigi XV torna a risiedere in città, e il baricentro della vita aristocratica si sposta da
Versailles e dal Marais verso Saint-Germain. Gli uomini frequentano i café, la
conversazione dei salotti ha un carattere sempre più universale e il salotto diviene
una delle sedi privilegiate della battaglia delle idee.
IV.3 IL PROGRESSO TECNICO E IL NUOVO VOCABOLARIO FILOSOFICO-
SCIENTIFICO
Il vasto movimento di idee che caratterizza il XVIII secolo e che siamo abituati ad
associare all'Illuminismo, apporta molteplici conseguenze sulla lingua. Il termine
"philosophe" assume il senso di persona che mette i suoi "lumi" a servizio del
progresso dell'umanità, ma dal punto di vista opposto diventa sinonimi di
miscredente e libertino.
Il lessico politico è molto influenzato dal modello inglese ma si deve all'enorme
impatto del Contrat social di Rousseau (la definizione di état, souveraineté,
gouvernement ecc) Attraverso la derivazione grammaticale si formano delle nuove
famiglie di termini sulle nozioni-chiave del vocabolario politico: despote, despotique,
despotisme, tolérance, intolérance ecc.
Molto più del secolo precedente la conversazione mondana tocca inoltre gli
argomenti scientifici. Uno dei risultati maggiore dell'Encyclopédie, diretta da
Diderot, fu la circolazione cosmopolita delle scienze e delle tecniche. Nel linguaggio
universale del sapere, e grazie anche a questa grande impresa editoriale, il
francese si sostituisce al latino. Ma il latino sopravvive perché fornisce una delle
basi principali del nuovo metalinguaggio in tutte le branche del sapere umano.
IV.4 GLI ASPETTI GRAMMATICALI E STILISTICI DEL FRANCESE
SETTECENTES CO
Quando una lingua raggiunge la fase della codificazione, lo standard assume
stabilità. Grazie all'imponente riflessione grammaticale iniziata nel secolo
precedente, la lingua francese raggiunge un grado di definizione nelle sue varie
componenti che ne assicurano la norma generale.
Volendo tuttavia individuare una caratteristica del francese "post-classico" che si
lasci inquadrare in una precisa linea di tendenza, oltre alla già nominata influenza
dell'ortografia sulla pronuncia, si potrà accennare alla costruzione del periodo. Nei
massimi esponenti dell'Illuminismo si constata infatti l'abbandono della complessità
a favore dello style coupé. Si manifesta insomma una volontà di concisione di cui
uno degli effetti è la preferenza per la frase nominale, quale possiamo osservarla
ancora oggi nei registri elevati e nello stile della comunicazione giornalistica.
Per buona parte del secolo, più nel romanzo che nel teatro, la lingua letteraria tiene
a rispettosa distanza l'oralità. La gerarchia stilistica continua a rispettare quella
sociale, ammettendo la lingua familiare solo nei personaggi di basso rango. La
lingua aristocratica aveva creato in se stessa il vuoto, che cominciava ad essere
riempito dal materiale verbale proveniente dalle classi inferiori. Una simile
operazione si compie nei teatri di società, e nella produzione diffusa di racconti e
canzonette.
IV.5 IL LESSICO POSTCLASSICO E I DIZIONARI
Le accademie in genere mantengono la tradizione della lingua epurata, fra i
procedimenti nobilitanti primeggia la sostituzione del termine proprio con la
perifrasi, si tratta in fondo di un'eredità della préciosité.
Ben quattro nuovi dizionari dell'Académie si susseguono nel corso del secolo.
L'edizione del 1718, obbedendo al buon senso, adotta l'ordine alfabetico integrale e
abbandona gli accorpamenti per famiglie della prima edizione. Quella del 1740 è
stata considerata tra le più importanti perché introduce gli accenti acuti e gravi
all'interno delle parole, e il circonflesso al posto della vocale.
IV.6 LE TRADUZIONI E IL PRIMO AFFLUSSO DI ANGLICISMI
La polemica tra Mme Dacier e La Motte rimetteva in discussione la superiorità della
cultura francese rispetto a quelle antiche. Era l'annuncio di una svolta importante
nella pratica della traduzione, se il concetto di belle infidèle comportava un
atteggiamento di superiorità nei confronti del testo di partenza, la fedeltà nasce
invece da un rispetto, da un'attenzione verso i valori che vi sono contenuti.
Siamo ben lontani dalla ricerca del "colore locale" nelle opere letterarie. Ma pochi
anni dopo, la prospettiva sarà molto cambiata. Dal punto di vista culturale, la novità
sostanziale è la nuova conoscenza del mondo Inglese. Fino a quel momento,
nessuno o quasi a Parigi aveva sentito il bisogno di apprendere la lingua, di leggere
la letteratura di quel paese. L'influenza si era esercitata semmal in senso inverso.
Ma gli scrittori ugonotti (è l'appellativo dato ai protestanti francesi di confessione
calvinista presenti in Francia tra II XVI secolo e il XVII secolo) che si erano rifugiati
in Inghilterra come in Olanda dopo la revoca dell'editto di Nantes (1685) avevano
cominciato a diffondere, scrivendo in francese, le idee di tolleranza che erano nate
nella filosofia inglese del periodo. Se la presenza di nuovi termini derivati
dall'inglese è scarsa Inizialmente, ciò si deve al fatto che la diffusione delle nuove
Idee si avvale dell'elaborazione prodottane dai filosofi francesi.
Voltaire, dal soggiorno inglese maturò l'idea di un confronto fra le due nazioni, a
tutto svantaggio di quella francese. All'ammirazione per la mentalità commerciale,
la tolleranza, la scienza inglesi in Voltaire non corrisponde un'accettazione
altrettanto piena per una letteratura cosi lontana dalle règles e dalla giusta misura
stilistica.
Negli stessi anni, anche Prévost si era trovato costretto alla fuga dalla Francia, e
aveva potuto apprezzare le qualità e i meriti della vita inglese. Egli ne diffuse la
conoscenza attraverso i suoi romanzi degli anni Trenta. Egli fece compiere un
passo decisivo verso l'apprezzamento della letteratura inglese con le traduzioni da
Richardson, egli traduce per assaggi, mirando a far apprezzare gradualmente il
gusto inglese ai connazionali. Il coinvolgimento del traduttore fu superato dalla
passione per il mondo inglese, che si era ormai determinata e che egli aveva per
primo contribuito a diffondere. Si scatena a Parigi la moda per tutto ciò che è
inglese. Nel frattempo, i Francesi vedevano l'Inghilterra conquistare la supremazia
economica e politica, grazie al suoi traffici marittimi e alla sua espansione coloniale.
IV.7 I GRAMMAIRIENS-PHILOSOPHES
La speculazione del linguaggio, che compie passi da gigante nel XVIII secolo, in
Francia affondava le sue radici nel razionalismo di matrice cartesiana.
L'avvenimento capitale era stato, nel 1660, la pubblicazione della Grammaire
générale et raisonnée di Port-Royal. Gli autori avevano sviluppato il pensiero, di
Descartes, di conseguenza miravano a una grammatica "generale", appunto, e non
particolare del francese, o del latino.
IV.8 L'ORDINE "NATURALE" DELLA FRASE E IL LINGUAGGIO SCIENTIFICO
Si era posto sotto l'egida del razionalismo cartesiano la vecchia idea di un "ordine
naturale" della frase. Questo venne fatto coincidere con la successione soggetto-
verbo-complemento, cioè l'ordine proprio della lingua francese. Rispetto al presunto
ordine naturale della frase francese, l'ordine libero e molto spesso inverso del latino figurava
come un' "inversione" quindi come un'alterazione del grado zero del
linguaggio. Ne risultava insomma che Cicerone pensava in francese-la ragione è
universale- e forzava l'ordine al momento di parlare! Sulla questione delle inversioni
si sviluppò una polemica, i sostenitori della tesi opposta sostenevano che il latino
rispettasse meglio l'ordine naturale, perché metteva al primo posto l'idea più
importante, quella che si presenta prima alla mente.
Diderot scrisse nel 1751 la Lettera sur les sourds et muets dove, partendo dal
regole sintattiche del francese, arrivava all'intuizione che la mente non percepisce
confronto con il linguaggio gestuale dei sordomuti, appunto non sottomesso alle
In successione, ma simultaneamente. La grande intuizione di Diderot non sarebbe
stata possibile senza la nuova filosofia del linguaggio che andava contrastando in
quegli anni l'influenza cartesiana. Si trattava dell'empirismo di Locke, che svuotava
senso la teoria delle idee innate, garanzia della corrispondenza del pensiero con
la materia. Locke sosteneva che la mente umana è vuota all'origine, e che le idee
derivano dalle sensazioni, esse vengono via via elaborate e rese astratte.
Quando la filosofia di Locke viene recepita in Francia, essa subisce uno
spostamento d'accento sulla connessione fra pensiero e linguaggio, e quindi
sull'origine di quest'ultimo. Venivano cosi distinti tre stadi del progresso delle lingue:
nascita, formazione, perfezione. Il punto d'arrivo ideale era visto nella univocità del
linguaggio matematico. Cosi una questione apparentemente circoscritta come
quella dell'inversione sintattica veniva cosi a investire il delicato problema
dell'ordine con il quale le impressioni e le idee si formano nella mente.
IV.9 LA LETTERATURA E L'ESPRESSIVITÀ DEL LINGUAGGIO
Attraversando la letteratura del secolo, si nota come un trascolorare dei testi dalla
trasparenza classica verso tinte più fosche. Accanto all'ufficialità accademica si può
agevolmente osservare la crescita cespugliosa della lingua del sentimento che si
avvia a invadere gli ordinati giardini alla francese. Con la metà del secolo, grazie
soprattutto all'ingresso in Francia dei romanzi di Richardson, una nuova modalità di
espressione sentimentale, virtuosa e borghese, si fa strada sulla leggiadria rococò
dello stile. La letteratura della sensibilité non cerca più la corrispondenza semantica
fra parole e sentimenti, e quindi la proprietà dei termini, ma la presa diretta sui moti
dell'animo. Vi incide profondamente la svolta sensistica degli studi sul linguaggio.
Nel teatro, nel romanzo, prevalgono il "grido della passione", l'energia irriflessa del
gesto. Nella pratica banalizzata che ne deriva, essa si traduce in un'invasione di
discorsi interrotti dall'emozione: lo style entrcoupé. Percorrendo la letteratura degli
ultimi decenni del secolo, si notano a colpo d'occhio sulla pagina scritta, con una
frequenza a volte impressionante, i puntini di sospensione. Per quanto oscillante
sia la terminologia adottata, il discorso entrecoupé va distinto dallo stile coupé, che
consiste invece nel ritmo breve, nella concisione del periodo. Voltaire lo maneggia
con la più grande maestria per accelerare vertiginosamente il ritmo delle
disavventure di Candide.
La sensiblerie settecentesca torna a rivolgersi alla lingua quetsa volta spogliata del
pregiudizio di nobiltà.
Sempre riguardo alla punteggiatura, grosso modo dalla fine del secolo, i due punti verticali ( :
) vengono adottati stabilmente per introdurre il discorso riportato. L’uso dei segni
d’interpunzione cambia all’inizio dell’Ottocento, in funzione della lettura solitaria e
silenziosa di un più vasto pubblico borghese.

IV.10 L’UNIVERSALITÀ DELLA LINGUA FRANCESE


Voltaire attribuisce il merito della diffusione del francese nelle aristcrazie del resto d’Europa
ai grandi autori del Siècle de Louis XIV. Essi avevano portato nelle corti straniere l’ésprit de
société, dote “naturale” dei francesi, con la facilité, la netteté, la délicatesse della loro lingua.
Lingua che è diventata dunque un “latin des modernes” e si è estesa ormai con questa
funzione a tutti I campi della cultura.
Veicolata dal grande spirito polemico di Montesquieu, Voltaire, Diderot, Rousseau, la grande
battaglia delle idee ha raggiunto un teatro europeo. È stupefacente osservare quanto si
pubblichi in francese nel corso del Settecento.
Dal XVII secolo, il francese ha spesso sostituito il latino come lingua di diplomazia. Il
prblema non è più la superiorità o l’inferiorità rispetto al latino, bensì nei riguardi
dell’italiano, dello spagnolo, del tedesco e dell’inglese.

CAPITOLO 5
PERIODO RIVOLUZIONE 1789
Rivolgendo lo sguardo alla storia meno celebrata, la Rivoluzione apportò grandi ed
importanti sconvolgimenti tra le parole, nel vocabolario della lingua in uso e nei contesti più
ufficiali.
Ad esempio la stessa parola “Rivoluzione”, in precedenza apparteneva al campo semantico
dell’astronomia e riguardava il moto dei pianeti su se stessi, ma veniva impiegato anche in
campo storico e politico riferendosi a degli sconvolgimenti dell’ordine/ equilibrio, dei
“semplici” cambiamenti dell’ordine usuale delle cose, dall’89 però il termine viene utilizzato
in maniera più cosciente per indicare la presa di potere che rovesciò l’Ancien Régime.
Cambiamento dal punto di vista culturale= abbandono dei salotti aristocratici= scomparsa del
privilegio aristocratico sulla cultura; prende il sopravvento la concezione di un sapere
scientifico in rapporto all’utilità per il progresso umano, rapportato dunque alla funzionalità
delle macchine e della tecnologia.
Termine “Révolutionnaire” nasce proprio in questo periodo.
Si evolve anche il significato di “ideologia”, con la Rivoluzione infatti emergono ideologie
politiche; Tra il XVIII XIX secolo “idéologie” era un neologismo che voleva indicare la
“scienza delle idee”, dunque lo studio della mente umana ( uno degli esponenti= Destutt de
Tracy) che distingueva nell’uomo “physique” et “moral”, vennero chiamati per questo, in
maniera dispregiativa da Napoleone, “idéologues”, il mutamento del termine avvenne con
l’avvento del marxismo.
Scienza del linguaggio---> ambito dell’ideologia---> linguaggio matematico (punto d’arrivo
del linguaggio secondo gli idéologues). Viene ripresa la critica di Locke per l’abus des mots e
l’impiego ingannevole delle parole che nel passato avrebbero costituito un efficace strumento
di dominio e oppressione politica---> polemica antiretorica nella Rivoluzione.
FILOSOFIA DEI LUMI, in linea con la teoria linguistica---> filosofia dell’EVIDENZA DEI
FATTI contro l’oscurità e gli strumenti ingannevoli delle autorità politiche e religiose.
CLARTÉ lingua francese= strumento per la battaglia delle idee----> UNIVERSALITÉ.

L’Académie venne soprressa e sotituita dalla “Classe de Langue et Littérature française


dell’Istitut National”, ma nell’89 venne pubblicato con lo stesso nome di “Dictionnaire de
l’Académie” la quinta edizione del vocabolario della lingua francese che in appendice
presenta un “Supplément contenant les mots nouveaux en usage depuis la Révolution” in cui
vennero inserite nuove espressioni coniate nel periodo rivoluzionario e che poi scomparvero
nell’edizione del 1835 (post rivoluzione) poiché rappresentavano appunto le tracce di un
periodo passato, ma dei 2000 neologismi che vennero contati in epoca rivoluzionaria ne
rimasero in vigore 500, divisi tra termini che riguardarono un effettivo e duraturo
cambiamento nell’ordine socio-politico della Francia e che misurano l’enorme incidenza
della Rivoluzione sulla lingua, ed altri che riguardarono invece aspetti più effimeri---> “La
langue classique dans la tourmente”- Ferdinand Brunot (opera più intensamente studiata della
storia della lingua francese).
Come la Rivoluzione dell’ ‘89 fu importante per la storia della lingua francese?
- Presa di parola in pubblico (assemblea nazionale, clubs, giornali e comizi)---> prima
della Rivoluzione le decisioni in ambito legislativo e politico rimanevano relegate alla
sfera privata e confidenziale del re e dei ministri, dunque non esistevano dibattiti
pubblici o nati in “assemblee”, non esisteva dunque un’ “eloquenza”/ “retorica”
dedicata e improntata alla diffusione pubblica.
A differenza dell’Inghilterra, il quale ordine monarchico era improntato però anche ad
una struttura parlamentare, dunque i dibattiti all’interno delle camere dei lords, venivano in
seguito rese pubbliche. Fu proprio l’Inghilterra ad ispirare l’uso di vari termini utilizzati
durante il periodo rivoluzionario nelle assemblee, ad esempio: “législature”, “opposition”,
“ordre du jour”, e il termine “club” che indicava quelli che saranno poi i “partiti politici”.
Si esercitò dunque un’eloquenza legata al dibattito politico, soprattutto nei “barreau” (=
tribunali) e dalla “chaire” (=pulpito), questo spiega perché la maggioranza degli uomini
politici fossero avvocati; i quali per rinnovare il vocabolario politico e retorico francese si
rifecero alla lingua di Cicerone e al suo prestigio, poiché pensavano di rinnovare l'eloquenza
che appartenne all’antica Atene e a Roma, autoponendosi ad esempio di un nuovo modello
linguistico per tutta Europa.
Retorica francese= miscuglio di espressioni del diritto romano, di provenienza inglese e di
uso francese.
“Souverain” non indica più il “Roi” ma “La volonté générale”.
La Rivoluzione fu importante per la storia delle parole, come le parole furono altrettanto
importanti, in quanto veicoli efficaci di diffusione delle ideologie e dei messaggi, per lo
stesso movimento rivoluzionario----> AUDACIA DELLE POSIZIONI ESPRESSA
DURANTE I DISCORSI, tramite le parole.
Come definire il discorso rivoluzionario?
- Frequenza di det. Espressioni; es= “Nous demandons”, “Nous requérons”, “protester”
---> linguaggio giuridico, eclissato in precedenza dal “bon” e “bel” usage
dell’aristocrazia, che costituisce ora l’ossatura delle nuove parole d’ordine poiché la
maggioranza dei deputati del Terzo Stato erano, per l’appunto, uomini di legge.
- Nascita dei nazionalismi, termine forgiato proprio nell’ ‘89, come calco dall’inglese;
questo porta poi a definire la nuova lingua come la “langue de la Natione”, “langue
nationale” indicando il potere unificante delle parole.
Il profondo cambiamento dell’uso della parola è testimoniato da Mme de genlis, che
torna in Francia nel 1802, e nota il grande cambiamento della lingua di società.
- novità lessicali, che in alcuni ambiti, come quello amministrativo riguardano più le
“cose” da designare che la parola----> creazione dei “départements”, “arrondissements”,
“cantons” e “communes” (in uso ancora oggi), da “officiers” si passa a “fonctionnaires”.
- una delle novità più importanti è l’entrata in uso del SISTEMA METRICO
DECIMALE ( dal 1791), la quale diffusione fu resa più facile evidentemnete dall’ideologia
rivoluzionaria, che ne favorì l’estensione anche al resto d’Europa.
Vennero introdotte poi delle novità linguistiche che però rimasero legate smeplicemente ad un
valore simbolico, quindi più superficiale, senza intrecciarsi a cambiamneti di natura giuridica,
politica, sociale o profondamente culturale, l’esempio più adatto è l’entrata in vigore del
CALENDARIO RIVOLUZIONARIO:
- AUTUNNO---> Vendémiaire, Brumaire, Frimaire
- INVERNO---> Nivose, Pluviose, Ventose
- PRIMAVERA---> Germinal, Floréal, Prairial
- ESTATE---> Messidor, Thermidor, Fructidor
Es: 9 termidoro anno II---> 27 luglio del 1794 (caduta Robespierre)
18 brumaio anno VIII --> 10 novembre 1799 (direttorio da Napoleone)
- abolizione calendario= 1 gennaio 1806
RESTAURAZIONE MONARCHICA= 1815-1830---> abolizione degli ultimi simboli
rivoluzionari.

PAROLA ARISTOCRAZIA:
Una delle più celebri canzoni rivoluzionarie comprende la parola Aristocrate, e data la metà
del XV secolo.
Dal XIV secolo fino al 1798 il termine Aristocratie mantiene la stessa definizione, nel
vocabolario dell’Académie, ossia governo composto da un numero ristretto di persone
rilevanti all’interno della società, ma nel Supplément dello stesso anno appare una nuova
definizione per questo termine che assume una connotazione negativa, ossia “ una cassa di
nobili e privilegiati che in generale possono essere considerati nemici del governo”.
Dunque questo termine diviene quasi l’opposto del termine démocrate, e che corrisponde
invece per definizioni a un devoto alla rivoluzione.
Dunque il termine Aristocratie non indica una classe sociale, in quel caso si parla di noblesse;
e lo stesso termine di classe diventerà centrale per il lessico dell’ottocento sia nel momento in
cui si diffonde l’ideologia marxista, e quindi di svolta comunista (Babeuf 1796).
Dunque in opposizione ai privilegi della nobiltà e del clero il popolo in termini di classe
sociale diventa un motore della rivoluzione (Jean il discorso Mirabeau, nobile, scrittore,
diplomatico, rivoluzionario, dell’89)
In epoca rivoluzionaria si parla di un vero e proprio vulcano di terminologia politica, che
nasce in anzitutto grazie alla prima definizione di una opposizione in diverse posizioni
politiche in assemblea che deriva appunto dalla divisione tra destra e sinistra, da qui poi
neologismi dovuti ad opposizioni di schieramento, formulate soprattutto attraverso l’utilizzo
di prefissi come: contre-; anti-, es: révolutionnaire e contre-révolutionnaire.
Oltre all’opposizione data dallo schieramento di destra e sinistra nacque anche il Tell fino ad
esempio ultra-royaliste, di cui si conservo solo il prefisso per andare a indicare più
generalmente delle posizioni estremistiche, e che ancora oggi viene utilizzato per indicare
anche fuori dalla sfera politica ogni forma di fanatismo.
Nasce anche il termine modérés con una connotazione negativa.
Nel contesto di questo vulcano di nuova terminologia politica, molti termini nascono anche
per derivazione da altre parole come révolutionnaire da Révolution; o per aggiunta di prefissi
e suffissi= proliferazione di verbi che terminano in -iser, ho ancora termini che finiscono in -
ismes ti portano con sé un determinato significato.
In questo contesto nasce ad esempio anche il termine sans-culotte, che indica proprio gli
uomini del popolo che presero parte alla rivoluzione, e che in seguito fece eco a “sans-
papier”.
Altri fenomeni linguistici sono ad esempio i primi troncamento delle parole come “Aristos”
per “Aristicrates”; il calco linguistico dell’inglese come il termine popularité, e l’adozione di
termini i quali derivano determinati eventi storici come il termine “septembriser” che
significa massacrare in massa e si riferisce proprio al massacro delle prigioni parigine del
settembre 1792.
Altri esempi di questo fenomeno linguistico sono il termine “noyade”, che indica ugualmente
il massacro di massa ma per annegamento come viene praticato in provincia dello stesso
periodo, e “tricoteuses” che vuole indicare gli indifferenti davanti a situazioni tragiche, e
deriva dalle donne che facevano la maglia inermi davanti al terribile processo della
ghigliottina.
“Terroriste” anche nacque in questo periodo ma non con la stessa connotazione e denotazione
che teniamo in conto adesso ma deriva semplicemente dal terrore giacobino.
Rivoluzione della lingua:
all’epoca della rivoluzione il francese non era ancora una lingua unica e omogenea all’interno
dello Stato francese, nonostante fossero passati due secoli e mezzo dall’ordinanza di Villers-
Cotterets del 1539,
Il nove pratile dell’anno due ossia il 28 maggio 1794, Grégoire presenta “Sur la nécessité et
les moyens d’anéatir les patois et d’universaliser l’usage de la langue française” che è uno dei
documenti più significativi che testimonia la volontà nel periodo di rivoluzione di eliminare
qualsiasi particolarismo linguistico (patois) per permettere alla lingua francese di raffinarsi e
permeare all’interno di ogni classe e gruppo sociale di Francia, per essere un perfetto mezzo
di comunicazione di urgenze pratiche come la trasmissione delle deliberazioni assembleari e
le parole d’ordine rivoluzionarie (come la costrizione obbligatoria di contadini artigiani e
operai)
Ancora in epoca rivoluzionaria dunque, in Francia, nonostante l’ordinanza del 1539, più di un
terzo dei francesi ignorava l’uso della lingua nazionale.
rapporto tra Stato francese e centralizzazione del potere e lingua.
Grégoire nel suo rapporto scrive della qualità del linguaggio aristocratico de bon ton de
l’Ancien Regime (bienseance) contrapposto al linguaggio franco della rivoluzione. Grégoire
principalmente però si schiera contro i patois.
In questo contesto si manifesta l’ideologia della lingua standard per cui possiamo ipotizzare
che la rivoluzione non rinnega,come appare superficialmente l’ideale linguistico del secolo
classico , ma lavora proprio per realizzare quell’ideale. “Dictionnaire de l’Académie” 1798;
“Discours préliminaire” Garat.
Gara traccia una linea tra Langue Monarchique et Langue républicaine.
In questo contesto dunque l’obiettivo principale fu quello di un progresso della lingua
francese verso il consolidamento del suo utilizzo in maniera omogenea su tutto il territorio
dello Stato francese il suo arricchimento, per questo fu molto importante soprattutto
l’attenzione data all’ortografia.
Ai patriotes, da tempo siano aggiunti dei grammatici, tra cui spicca il “grammarien patriote”
Urbakn Domergue chi pubblica dal 1784 1787 a Lione un Journal de la langue française, in
cui si proponeva come obiettivo l’elevazione della lingua della libertà dunque la lingua della
rivoluzione per metterla alla pari della stessa costituzione francese.
Un altro aspetto importante per l’unificazione linguistica fu la fonetica, Domergue si incarica
anche infatti, di determinare una sola pronuncia uniforme per tutto il territorio francese e
permettere poi all’ortografia un giorno di esserne l’immagine fedele.
Possiamo dunque riassumere l’obiettivo principale della rivoluzione della lingua impero di
rivoluzionario come la necessità e volontà di unificare l’uso di una lingua è caratterizzata da
una ortografia e pronuncia uniforme e quindi uguale per tutto il territorio dello Stato francese.
Questo obiettivo, che ricalca le orme ad esempio di Louis Meigret del 500, rimarrà quasi
sempre un’utopia, che risale dunque anche a prima della rivoluzione (Babeuf, giornalista
lionese Dodieu, Restif de la Bretonne che scrive “Monsieur Nicolas” nel 1797 che contiene
nel tomo 16º delle pagine del suo Glossographe ou la Langue réformée.
Esiti finali dell’esprit philosophique che principalmente aveva concentrato la sua attenzione
sul vocabolario.—-> Louis-Sébastien Mercier, “Néologie ou Vocabulaire des mots nouveaux
à renouveler ou pris dans les acceptions nouvelles” (1801) (studiata da Mormile)
Le trascrizioni fonetiche di questi autori ci permettono di riconoscere una conformità della
pronuncia attuale rispetto a quella dell’ epoca.

POTERE DELLE PAROLE:


L’importanza del linguaggio per il movimento rivoluzionario è confermato anche dalla
polemica contro rivoluzionaria che si scaglia contro proprio il linguaggio rivoluzionario preso
ovviamente come capro espiatorio per arrivare alla critica della ideologia rivoluzionaria.
Garat nota cambiamenti importanti come l’uso sporadico di “Re” il cambio da “sujet” a
“citoyen” e “citoyenne”.
Era dunque ben radicata la coscienza di quanto il movimento rivoluzionario avessi inciso
sulla lingua francese ne sono una testimonianza, ad esempio, “Rapport sur l’instruction
publique”-Talleyrand, 1791; “Extrait d’un dictionnaire inutile, composé par une socièté en
commandie, et rédigé par un homme seul”-Gallais, 1790; “Nouveau Dictionaire pour servir à
l’intelligence des termes mis en vogue par La Révolution”-Buée, 1792.
“Du fanatisme de la langue révolutionnaire” -La Harpe, 1797, in cui l’autore si scaglia
effettivamente soprattutto contro le azioni compiute dalla rivoluzione.
L’Ancien régime, aveva posto la lingua come una vera e propria istituzione in cui si
identificava lo Stato francese e dunque per i controrivoluzionari, come La Harpe, la creazione
di un nuovo linguaggio rivoluzionario significava un vero e proprio sacrilegio, una
sovversione a tutti gli effetti.
Per intendersi bisogna chiarire la definizione delle parole—-> Morellet “Mercure de France”
rivista su cui tenne la rubrica “Le Définisseur”.
Uno dei principali punti della polemica contro rivoluzionaria contro la lingua rivoluzionaria
fu l’abus des mots, principale. Anche della propaganda illuministica.
Per i rivoluzionari come ad esempio Domergue, la lingua non era cambiata non si era
sovvertita completamente ma si stava semplicemente perfezionando, affiancandosi dunque
all’idee degli Idéologues (Cabanis)
Condorcet “Rapporto sull’Istruzione pubblica” in cui si nota una forte contraddizioni ossia,
l’autore difende un ideale linguistico in cui la lingua viene definita come univoca trasparente
e questo entra in forte contrasto invece con la retorica e l’arte persuasiva tipica dell’eloquenza
politica della rivoluzione, che si esprimeva massimamente night-club nelle assemblee.
Dunque una rivoluzione che facesse almeno dell’arte della retorica si può considerare una
vera e propria utopia.
Saint-Just—-> laconisme ideale antiretorico che sembra coincidere con il risultato del
classicismo linguistico.
Talleyrand “ la ricchezza di una di una lingua consiste nel potersi esprimere con forza
chiarezza e con pochi segni.
Nel 1800 data emblematica Mme de Staël, pubblica “De la littérature considérée dans ses
rapports avec les institutions sociales”, la quale accezione di letteratura era presente poiché
poco prima corrispondeva ad un termine che voleva indicare la Poésie e poi le Belles-Lettres,
nel “Dictionnaire philosophiques” di Voltaire coesistevano due affermazioni diverse per lo
stesso termine quella recente, di origine tedesca, e quella originaria fu Mme de Staël a
contribuire in grosso modo all’affermazione della nuova valenza del termine che disegnava
invece “les écrits philosophiques et les ouvrages d’imagination, tout ce qui concerne enfin
l’ecercise de la pensée dans les écrits, les sciences physiques exceptées”
Percorso della perfectibilité della mente umana ( da Omero al 1798) fino al capitolo
sull’eloquenza (da II a VIII).
Dal capitolo due al capitolo sette si esprime molto sui neologismi respingendo i nuovi verbi
cognati durante il periodo della rivoluzione e si soffermo lo stesso tempo però
sull’innovazione lessicale letteraria, per cui giustifica l’uso di neologismi nel momento in cui
l’espressione nuova viene inventata da un autore per esprimere l’energia di un sentimento che
attraverso parole già esistenti non sarebbe stato possibile esprimere a pieno.
Dunque attraverso la concezione di Mme de Staël del neologismo in ambito letterario si
scopre il principio dell’innovazione o meglio via il trapasso dell’atteggiamento classicista alla
soggettivitá della creazione del genio romantico.
E del nuovo linguaggio letterario che prese il via nel 1800 abbiamo una prima testimonianza
però ancora prima verso la fine del 1700 grazie agli scritti di François-René de
Chateaubriand, in cui ritroviamo l’espressione sensibile.
Inarrivabile risonanza stilistica e ricco vocabolario.
Chateaubriand nel 1791 si reca in America a seguito dello scoppio della rivoluzione francese
poi in Inghilterra e rientro in Francia nel 1800 e pubblica: “Atala” 1801 e “René”,1802, due
scritti caratterizzati da una intensa descrizione paesaggistica e sentimentale—-> preludio
“Génie du Christianisme”, che consiste in un’apologia di una serie di virtù appartenenti ad
una religione distrutta dall’Illuminismo e della rivoluzione.
Rinnegamento dello spirito razionalistico del settecento , che avevano paralizzato la poesia
che viene poi rivitalizzata proprio dalla penna di Chateaubriand.
“Mémoires d’Outre-tombe”, 1820 ma pubblicati intorno al 1848-1850, in cui grava una
minaccia sulla lingua che lo stesso Chateaubriand, sostituisce con il completo posto della
lingua dell’Ancien Régime, che portava insieme i segni della corruzione della società di
quell’epoca.
Chateaubriand considera l’idea della perfettibilità continua della lingua che corrisponde ad un
punto molto importante gli scritti di Germaine de Staël, e a consente l’innovazione lessicale
solo nell’ambito delle scienze.
Il progresso della civiltá e della lingua non può andare oltre il suo apogeo.

ÉGALITÉ NEL LESSICO E NELLO STILE:


Democratizzarsi della lingua---> va corretta l’idea che il momento dell’avvento del
linguaggio popolare in lettertaura e nell’uso odierno, risalga a quest’epoca (rivoluzionaria)=
fatti enfatizzati dai polemisti rivoluzionari.
- Abolizione del “vous” per contrastare l’idea di una gerarchia da rispettare all’interno
delle interazioni sociali---> égalité (sostituzione di “monsieur” con “citoyen”=
tutoiement)---> occasione per esprimersi degli illetterati che ci forniscono delle
testimonianze dell’uso scorretto della lingua.
- Quinta edizione del “Dictionnaire de l’Académie”(1798) con il “Supplemet” che
fornisce un’elenco dei nuovi termini rivoluzionari, e promuove all’uso quotidiano una
serie di parole ritenute appartenenti ad un registro “bas” e “familier”, più di duecento
termini introdotti come “popolari”.
- Grammatiche, ortografie dei sanculotti
- L'adozione di questo registro basso è un altro strumento di rivolta contro
l’aristocrazia, o meglio contro la lingua aristocratica---> es: uso di torpiluquio, che
risultano trasgressivi rispetto la “délicatesse” del linguaggio aristocratico “Le Père
Duchêne”- giornale, Jacques-René Hébert (giornalista e rivoluzionario francese, club
giacobino e dei cordiglieri)

Retorica rivoluzionaria= legame con l’antichità, con Plutarco e la lettura alla Rousseau della
virtù antica; richiami soventi ad episodi della democrazia ateniese e della repubblica romana.
Lingua poetica= si riveste di una patina neoclassica.
Per I giacobini la rivolzuone linguistica sarebbe dovuta essere operata attraverso la diffusione
della CLARTÉ della lingua francese, così da permeare tra tutte le classi sociali, richiamndosi
dunque anche, in parte, ad una delle caratteristiche dell’Ancien Régime.
Le generazioni successive però si interessarono ad una vera e propria sovversione della
lingua e della gerarchia stilistica---> quando il contandino vuole rivendicare la sua pari
dignità con il borghese, prende le sue vesti; in questo caso accade quasi l’esatto opposto--->
VOLGARITÀ Sade e Restif de la Bretonne---> scrittori apparteneti ad una certa classe,
dunque l’idea della conquista della democratizzazione della lingua attraverso la Rivoluzione
è in parte sbagliata, poiché essa continua una ricerca già incominciata tra le sfere più alte
della società

REAZIONE ROMANTICA
Secolo successivo (1800) ---> forte legame tra avvenimenti storici e culturali/letterari (scelta
ideologica degli scrittori).
Storia della lingua---> coscienza metalinguistica
- MADAME DE STAËL E FRANÇOIS-RENÉ DE CHATEUBRIAND, importante
l’atteggiamento che assunsero nei confronti della Rivoluzione.
- Mme de Staël, con benjamin Constant, esercitò una forte influenza nell’ambito del
nuovo dibattito culturale, i suoi salotti di conversazione e dibattito e l’ideologia che
oppose all’impero Napoleonico, le permisero di porre le basi per il pensiero liberale
moderno. Figlia del primo ministro di Luigi XVI (banchiere svizzero Necker), che
auspicava l'adozione da parte della monarchia francese del modello costituzionale
(inglese). Mme de Staël abbandonò la Francia dopo le destituzione del re e I massacri
del 1792 ( poco prima del terrore giacobino, 1793-1794)
- Per quanto riguarda il dibattito sulla lingua: come La Harpe, Mme de Staël si schiera
contro la volgarità e la violenza della retorica rivoluzionaria, a cui contrappone
invece, quella che considera la “vera eloquenza”, ossia quella del padre e del
parlamento inglese--> concretezza dei fatti, convinzione profonda aderente al
pensiero stesso, in contrasto con il fanatismo (Mirabeau e Robespierre).
Nonostante tutto ciò Mme de Staël riconosce la caratteristiche dell’eloquenza
risalente alle fasi principali della Rivoluzione---> “enthousiasme”che scatenava una
comunicazione empatica= nelle “Considerations sur la Révolution française”, 1818, Mme de
Staël parla di “électricité des pensées”, secondo un’espressione rivoluzionaria(esperienze
scientifiche di Galvani e Volta; sfruttamento degli Idéologues.

- Rigenerare le parole ma mantenere la sintassi--->limiti della cosiddetta “rivoluzione


romantica” preservare il passato e cancellare la rivoluzione
- Aggettivo “romantique” deriva dall’inglese, che inzialmente trovava il corrispettivo in
francese nell’aggetivo “romanesque”, nel corso dell’Ottocento però l’accezione di
questo aggettivo subisce delle modifiche. Mentre in Franci si riferisce ai “romances” e
alle caratteristiche dell’ “immaginario” e “chimerico”; in Inghilterra invece si riferisce
all’immaginario di un mondo fantastico---> “romantic”= epiteto nper atmosfere
solitarie, suggestive, incantevoli.
- Per trasmettere questo stesso senso in francese, vari traduttori si affidarono
all’aggettivo “pittoresque”, ritenuta insufficiente però, ad esempio, da Le Tourner
( “Discours”, prefazione a traduzione di Shakespeare del 1776) che impiega per primo
l’aggettivo “romantique”
- Marchese di Girardin “De la composition des paysages”---> include l’aggettivo
“romantique”, 1777
- Rousseau nel 1778 nella quinta “Promenade” delle “Reveries du promeneur solitaire”
- Termine che vuole indicare qualcosa di indefinibile, le suggestioni provocate dalla
vista di un paesaggio non civilizzato, selvaggio.

Punti cardine dell’immaginario e del vocabolario della produzione romantica: natura,


meditazione (Lamartine, “Méditations poétiques, 1820) , antica cavalleria (Walter Scott),
colore locale( Lettres neuchateloises); manifestazioni diaboliche nella concretezza carnale e
lugubre (Praz, 1948)
In questo ultimo punto possiamo ricercare un rapporto con la Rivoluzione, il sangue versato e
le figure demoniache di Danton e Robespierre--> orrore evocato da scrittori, tra cui anche
Chateaubriand.
La rivoluzione del linguaggio (romantica) si sviluppa contro la rivoluzione politica, è dunque
un errore porli in parallelismo.
Mme de Staël, “De l’Allemagne”, 1810 (Napoleone fece distruggere il libro, poiché sostiene
che la nuova sostenibilità è completamente estranea alla fiducia nella éclairante che sostenne
la marcia delle armate repubblicane e imperiali, che avevano portato l’idea che un
condottiero, senza nobili e rilevanti origini, potesse diventare re del mondo.
Diffusione termine “romantisme” e battaglia contro il “classicisme”.
Bisogna aspettarebqualche anno per vedere il mito della Rivoluzione rovesciarsi dal negativo
al positivo.
“Recherches sur l’éloquence révolutionnaire(1833) di Nodier e “Littérature et philosophie
melée (1834) di Hugo, nella quale proietta la propria figura sul personaggio di Mirabeau.
Mirabeau possedeva una forza oratoria unica tanto da farsi portavoce della STORIA, e viene
resa esemplare da Hugo di un miscuglio di virtù e difetti, grandezze e brutture carattterizzanti
il popolo(ingresso in letteratura).
1991, Tullio de Mauro, sottolinea l’importanza del Romanticismo in Italia, dove ancora non
esisteva una lingua nazionale, che si andò delineando prorpio a partire dalla diffusione degli
ideali romantici, mentre In Francia, la rivoluzione messa in atto da Hugo interesssò
prevalentemente lo stile (soprattutto del teatro).
Francia= sovversione dell’Ancien Régime e delle gerarchie---> rovina della gerarchia degli
stili.
CARATTERISTICA PECULIARE DEL ROMANTICISMO IN FRANCIA= impegno sociale
dei letterati e intellettuali, attraverso le proprie opere. ---> ferite sulla propria pelle del suo
passato, della Rivoluzione.
Rivoluzione=basso linguaggio---> associati anche da Hugo, “Réponse à un acte
d’accusation”-”Contemplations”, 1856.Rivendica di aver liberato “les mots, bien ou mal nés,
étaient parqués en castes”, i più miserabili marcati dalla F da Vaugelas”, dalle catene,
riaffermando la libertà di poter utilizzare nomi di animali in poesia, abolendo i giri di parole.
Il codice della lingua fu lasciata intatta dai romantici, ma la metafora rivoluzionaria portata
avanti---> battaglia contro il classicismo---> Hugo “hernani”,1830, “Prèface de Cromwell”,
1827= disputa principalmente in merito alle regole e lo stile del teatro.
Fase iniziale della carriera Hugo si era dichiarato leggittimista, e con la Monarchia di Luglio
(Carlo X di Borbone destituito per Luigi-Filippo d’Orléans) era tutt’altro che dalla parte dei
sanculotti.
Continuità tra rivoluzione politica e rivoluzione poetica. (Hugo allievo della Restaurazione e
scuola napoleonica essendo nato nel 1802).

ISTITUZIONI SCOLASTICHE E GRAMMATICALI DOPO LA


RIVOLUZIONE
Istruzione.
La maggior parte dei francesi non sapeva leggere, e in epoca rivoluzionaria, e napoleonica
dopo, vengono poste le basi del sistema scolastico di oggi.
Due obiettivi principali:
- Laicizzazione dell’istruzione (insegnamento grammatica non più fondata sul latino)
- Diffondere il francese su tutto il territorio--->lezioni in francese
“Rapporto” di Tayllerand e Condorcet.
Insegnamento scuola elementare si chiama ancora “primaire” perché corrisponde al momento
dell’alfabetizzazione (qualifica data nel 1791), affidato ai comuni nel 1793.
Formazione dei maestri= “Écoles Normales”
Organizzazione scuole, argomento di dibattito interessante tra “professori”, fra cui il lettereur
philosophe Garat e La Harpe, riporatto nei volumi delle “Séances des Écoles Normales”
Valorizzazione istruzione secondaria già in epoca napoleonica, soprressione delle “Écoles
Centrales,” situate nei capoluoghi dei dipartimenti, e sostituite con I “Lycées”.
1808, l’Università diventa di giurisdizione statale, e in seguito al Concordato con il papa nel
1801 Napoleone aveva reintrodotto il latino per la “version”= traduzione dal latino e per I
“thème” (dal francese al latino).
“Grammaire des grammaires” Girault-Duvivier (1812), sottotitolato “Analyse rasionnée des
meilleurs traités sur la langue française”.
Impronta neoclassica in epoca napoleonica: nomi di istituzioni, accademie linguistiche e
scolastiche ---> “Athénée de langue française”; “Athénée ou Conseil grammatical” di
Domergue; “Lycée” e Athénée des Arts”.
Dizionari a cura di un pubblico sempre più diversificato:
- 1820-1828 “Nouveau Dictionnaire de la Langue française”- Laveaux (dopo aver
cercato di contraffare,nel 1802, il Dictionnaire de l’Académie)--> norma più coerente
come I dizionari, oggi, di Robert, Larousse, Hachette
- Il Boiste (1800 e 1857) e Catineau
Grammatica:
- Più diffusa= quella di Noel e Chapsal del 1823
- Trattato di Wailly

Laveaux pubblica “Dictionnaire des difficultés grammaticales et littéraires de la langue


française”-1816.
Dizionari e manuali di pronuncia= Dubroca, 1824, “l’Art de lire à haute voix”.

CAPITOLO 6
Secolo XIX, la lingua, nella sua forma esteriore, è quasi identica a quella di oggi.
Difficoltà nel rapportare la storia della lingua alle date degli eventi storici, fino a questo
momento si è cercato di dividere la storia in grandi blocchi in cui si inserivano cambiamenti
linguistici che rispondevano appunto a particolari momenti storici e ad una situazione sociale
compatta, con l’avanzare del tempo però, avvicinandosi sempre di più ai giorni d’oggi,i
grandi eventi storici si susseguono in un tempi così relativamente ravvvicinato che è difficile
far combaciare ad ogni avvenimento un cambio storico-linguistico della stessa portata e
importanza.
- Rivoluzione 1848, quali conseguenze ebbe sulla storia della lingua, paargonabili al
cambiamento estetico operato da Baudelaire o Fleubert tra il 1851 e il 1870 (Secondo
Impero)
- Prima guerra mondiale, 1914-1918--> crisi epocale, vi sono effetti più generali
rispetto al crearsi di un partciloare “argot” dei soldati= poilus

Incidenza della scolarità, della stampa, della colonizzazione, del ritorno dei Pieds-noirs dopo
la guerra di indipendenza in Algeria.
Due fenomeni molto incisivi e influenti sulla lingua tra il XIX e il XX secolo:
- Progresso e nuove scoperte in campo tecnologico-scientifico---> afflusso di termini
nuovi
- Sviluppo delle comunicazioni---> nuovi mezzi di trasporto e comunicazione dei
messaggi= dalla fine del Settecento, giornali, ‘20 la radio, ‘50 la televisione e la
telematica---> livellamento delle differenza locali e abitudini sociali.
Avvicinandoci sempre di più dal presente ci è impedita una visione panoramica della lingua,
poiché limitati dall’età e dalla collocazione sociale---> es: se non siamo giovani non potremo
mai conoscere la lingua parlata dai giovani quando sono tra di loro.
Allo stesso tempo un altro fattore che ci impedisce di avere una visione panoramica è proprio
l’essere troppo dentro le cose. Morte del congiuntivo imperfetto, del passé simple.
VI. FRANCESE UFFICIALE E "NON CONVENZIONALE" (1835-1968)
Entrati ormai pienamente nel XIX secolo, la nostra prospettiva diventa un'altra.
Nella sua forma esteriore, la lingua è ormai pressoché identica a quella che usiamo
oggi. A maggior ragione, quanto più si avvicina ai nostri giorni, tanto più sembra
entrare in crisi una periodizzazione della storia della lingua che voglia rapportarsi
alle date della storia politica. La difficoltà proviene dall'aver considerato finora
grandi blocchi storici del passato, nei quali ci sembrava evidente collegare la vita
del linguaggio a una situazione sociale compatta: ad esempio la lingua classica
all'esistenza di un'élite mondana parigina. Per i fenomeni più ravvicinati nel tempo
ci sembra a volte che essi siano troppo diversificati e settoriali per poter causare
svolte storico-linguistiche della stessa portata.
Osserviamo via via l'incidenza della diffusione della scolarità, del progresso della
stampa, della colonizzazione e del ritorno in Francia dei Pieds-noirs dopo la guerra
di indipendenza dell'Algeria. Ma ci sembrerà che il XIX e il XX secolo siano
dominati soprattutto da due grandi fenomeni che influenzano a tutti i livelli la vita
della lingua: lo sviluppo tecnologico-scientifico e lo sviluppo delle comunicazioni
(mezzi di trasporto e di trasmissione dei messaggi), quindi della comunicazione
(dalla fine del Settecento i quotidiani, dagli anni venti la radio, dal 1950 la
televisione e infine la telematica), con il conseguente livellamento delle differenze
locali e delle abitudini sociali.
VI.2 IL SUBSTANDARD E IL REALISMO LETTERARIO
Nasce l'abitudine assunta dai romanzieri detti "realisti" di far parlare i personaggi
con i propri tratti popolari, provinciali, dialettali, con la loro pronuncia straniera. Che
siano frutto di un intento realistico di natura ideologica o della ricerca del "colore
locale, questi tratti sono il deposito nella letteratura ottocentesca della grande
lezione della prosa di Chateaubriand e della moda del romanzo storico.
Un discorso a parte va fatto per l'incidenza del linguaggio quotidiano, orale sulla
letteratura, e in particolare sullo stile del romanzo contemporaneo. Questo rapporto è stato
generalizzato e accettato, e assunto correntemente nella pratica. Di questo
attingere all'argot nella sua immediatezza anche brutale, al ritmo, Céline si
presenta come una sorta di capostipide. Questa generale trasformazione del
linguaggio letterario, favorita nel romanzo in particolare dalla resa mimetica dei
dialoghi quotidiani e dal ricorso massiccio al "monologo interiore", ha creato dunque
una contraddizione rispetto all'impiego che continuano a fare il lessicografi della
categoria "letterario" per classificare termini riservati alla critica, al saggio scritto,
all'uso colto della lingua. Quest'uso non è più ciò che contraddistingue la
letteratura, e l'etichetta di "letterario" dovrebbe perciò cessare definitivamente di
marcare una separazione fra registri linguistici.
VI.3 LO SCRITTO E LE REGOLE
Nel 1835, il Dictionnaire de l'Académie française, giunto alla sua sesta edizione,
viene a fissare l'ortografia che rimane, nella sostanza, fino ai giorni d'oggi. I
manuali fanno anche riferimento a un decreto reale del 1832 che rendeva
obbligatoria la conoscenza dell'ortografia per l'accesso ai pubblici impieghi. Non
dimentichiamo che la fine dell'anarchia ortografica è stata decretata in un'epoca
storica che si caratterizza come quella della tirannia dello scritto, della lingua
burocratizzata, sclerotizzata nella sua forma ufficiale. Peraltro il XIX secolo segna
l'apogeo dell'arte tipografica. Le sontuose edizioni, la stampa nitida, il corredo di
incisioni che possiamo ammirare nei libri di quest'epoca mostrano che la lettura è
ormai abitudine individuale e che l'oggetto che la permette deve essere reso anche
materialmente bello.
In passato, opere erudite e lunghi romanzi venivano certo letti da soli, in silenzio,
Ma i racconti brevi, la poesia, venivano portati e discussi nei salotti. La Fontaine,
Perrault venivano recitati ai bambini. Al trionfo dell'oggetto-libro si unisce adesso il
consumo letterario indotto da nuove formule, come il feuilleton, che sfruttano la
stampa periodica.
E poi si possono osservare le nuove caratteristiche assunte dalla punteggiatura. Da
adatta alle esigenze della lettura ad alta voce, essa diventa logica. Non marca più
le pause per la respirazione, ma l'articolazione del periodo. Ancora nel secolo
precedente, queste pause si articolavano secondo la loro lunghezza, dalla al punto.
Il punto e virgola, i due punti marcavano pause intermedie. Nell'Ottocento, i due
punti vengono riservati a una funzione precisa: introdurre una spiegazione, un
elenco, un discorso. Non c'è quindi da meravigliarsi che sia questo il momento in
cui si fissa l'immagine "visibile" della lingua.
VI.4 LA STRUTTURAZIONE DELL'INSEGNAMENTO DAL PERIODO
NAPOLEONICO ALLA TERZA REPUBBLICA
La grande espansione delle istituzioni scolastiche andava di pari passo con un
insegnamento fortemente strutturato. Esso faceva fronte al bisogno d'istruzione di una nuova
classe di piccoli proprietari, nata dalla vendita dei beni ecclesiastici e dei
nobili emigrati durante la Rivoluzione, nonché alla crescente organizzazione della
vita sociale, sotto la spinta dello sviluppo industriale.
Come l'insegnamento, anche il modello della lingue che si impone è rigidamente
normativo. Anzitutto perché dominata dal modello scritto. Nella coscienza comune,
la lingua scritta viene spontaneamente identificata con lo standard, e questo porta
alla sopravvalutazione della norma, presa come insieme di regole.
Un'altra manifestazione del prevalere della logica dell'errore nell'insegnamento
linguistico si pone in linea con la lotta ai dialetti, inaugurata come abbiamo visto
dalla Rivoluzione, e agevolata dall'inurbamento prodotto dalla società industriale.
Più di qualsiasi discorso, basterà ricordare una tecnica di proibizione adoperata a
suo tempo nella scuola francese. All'allievo a cui sfuggiva un'espressione locale
veniva appioppata la plaque, un oggetto-pegno che poi passava al colpevole della
successiva infrazione.
Ma ad ogni repressione corrispor una ribellione. Presso i giovani, ossessionati
dalla caccia all'errore associata al profitto scolastico, si è determinata una
conseguenza di carattere sociolinguistico. Il formarsi di una sorta di separazione
degli stili, fra il parlare corretto della scuola e il parlare libero del gruppo, fra lingua
ufficiale e non convenzionale. I decreti di Jules Ferry (1881-1886) istituirono
l'insegnamento elementare obbligatorio e gratuito. Essi sono un punto di arrivo di
quella grandiosa fase di organizzazione delle istituzioni di Stato, e con queste del
controllo della lingua, che si determina sotto la Terza Repubblica.
VI.5 DALLA REPRESSIONE DEI DIALETTI ALLA STORIA E GEOGRAFIA
LINGUISTICA
Le leggi Ferry intervengono nella fase culminante dell'unificazione linguistica del
territorio, che quest'ultima sia stata favorita dall'intervento statale o dai processi
legati all'industrializzazione. Più o meno in quest'epoca si rafforzano l'interesse dei
linguisti per le varietà locali e più in generale le ricerche sul linguaggio popolare. Si
colloca un filone di studi storico-filologici, per quanto dotato di strumenti d'approccio
ancora molto imperfetti, che fanno avanzare la linguistica verso nuovi orizzonti.
Interviene in questo momento la distinzione fra la linguistica diacronica e
sincronica, destinata a dominare gli sviluppi teorici del XX secolo. Essa si diffonde
dopo la pubblicazione delle lezioni di Ferdinand de Saussure ad opera dei suoi
allievi.
VI.6 IL PROGRESSO TECNICO E IL VOCABOLARIO
Osservando dall'alto la storia del francese, essa sembra caratterizzata da una
grande fase di depressione della creazione lessicale, che coincide in grosso modo
con l'età classica, preceduta e seguita da un periodo di arricchimento. Il primo, di cui si è
parlato, che culmina con la magnificato della lingua durante il Rinascimento.
Il secondo che prende avvio con il movimento neologico e si intensifica sempre di
più senza avere subito interruzioni.
La stragrande maggioranza dei termini che compaiono nella letteratura
ottocentesca si sono mantenuti fino ai nostri giorni, anche nel significato.
L'arricchimento è piuttosto un ricambio, con la sostituzione di nuovi termini ai vecchi
non più utilizzati. Anche se una metà abbondante dei dizionari di oggi è costituita
da parole che si sono introdotte nella lingua prima del XVII secolo, nomi di oggetti,
abitudini, attività proprie dell'antica società contadina, terminologie
dell'organizzazione sociale vengono gradualmente messi nel dimenticatoio..
riesumati solo dalla ricerca storica o dalla letteratura, quindi scomparsi dalla lingua.
La Rivoluzione industriale ha portato le sue conseguenze in ogni settore della vita e
quindi del linguaggio, a cominciare da una più rigida scansione del tempo.
La rivoluzione dei mezzi di trasporto è solo un aspetto dello sviluppo più generale
della comunicazione. Questa si serve dei nuovi veicolo che apportano una
trasformazione ancora più profonda nelle lingue occidentali. L'invenzione del
telegrafo facilitò, per esigenze di costo, lo stile secco, preciso, informativo.
Sostituendosi alla tradizionale lettera, portava alla nascita dello stile giornalistico.
Nel XX secolo, poi, l'invenzione del cinematografo ha favorito l'espressione breve,
nei dialoghi, e già nelle didascalie dei film muti.
VI.7 LE VIE DEL RINNOVAMENTO LESSICALE. LE SIGLE
La proliferazione attuale delle sigle- molto più utilizzate in Francia che in Italia- ha
origine alla fine del XIX secolo, ed è legata all'articolazione del vocabolario tecnico-
scientifico.
VI.8 TRONCAMENTI E ALTRI FENOMENI MORFOLOGICI
Le sigle sono un esempio manifesto della tendenza al minimo sforzo che, come
sappiamo, è una delle leggi linguistiche più generali. Altri neologismi che derivano
dallo stesso principio sono i troncamenti, caratteristica del francese d'oggi
manifestatasi in un recente passato: prof, math dominano dalla fine del XIX secolo
il vocabolario studentesco, e ad essi possiamo aggiungere fac, restau. Anche in
questo campo i francesi sono molto più fecondi degli italiani.
Molte abbreviazioni si affermano stabilmente, come all'inizio del Novecento
cinématographe e vélocipède sono scomparsi per lasciare il posto ai più semplici
cinéma e vélo. Le novità vengono introdotte come gioco sulla lingua, e con lo
stesso piacere ascoltate, memorizzate.
VI.9 IL DECLINO DELL'UNIVERSALITÀ DEL FRANCESE
L'espansione coloniale, causa già da tempo della diffusione internazionale del
francese, si intensifica dal 1881 al 1912. Nel 1883 si crea l'Alliance française pour
la propagazione de la langue française dans les colonies et à l'étranger. Si
manifesta cosi al livello istituzionale la questione della francofona, che è un
argomento centrale nella storia dell'espansione del francese odierno. La stessa
creazione dell'Alliance indica come il ruolo internazionale del francese comincia a
declinare. Si tratta degli anni che vedono anche la nascita dell'esperanto e di altre
lingue artificiali.
Sul fronte interno, il francese deve ormai far fronte alla "minaccia" dei forestierismi.
Il nazionalismo della Terza Repubblica non favoriva certo l'immissione
indiscriminata di parole straniere. Assai vario è il livello di assimilazione del prestito
durante il lungo periodo che intercorre tra l'inizio dell'Ottocento e il secondo
dopoguerra. A forestierismi integrali (ex. sandwich) si aggiungono calchi (lune de
miel per honey-moon, gratteciel per skyscraper). La denuncia contro l'invasione
dell'inglese fu lanciata in particolare da un pamphlet intitolato: "Parlez-vous
franglais?". Si considera intollerabile che il 2,5% dei vocaboli francesi sia importato
dall'angloamericano e si trascura forse la migrazione di espressioni che avviene
anche oggi in senso opposto. Inoltre le statistiche attenuano l'impressione che gli
esotismi siano preferiti ai termini endogeni nella conversazione quotidiana, e
confermano che non bisogna fondare le proprie osservazioni sui messaggi della
comunicazione di massa, dove l'uso dei forestierismi è naturalmente favorito da
ragioni tecniche o, in particolare per i messaggi pubblicitari, espressive. Inoltre, per
quanto compresi da tutti, i termini stranieri sono usati di fatto da una minoranza.
Se la polemica contro l' "imbarbarimento" della lingue nazionale si muoveva
secondo idee puriste poco realistiche, è pur vero che l'atteggiamento
comunemente definibile come "dirigista" ha avuto un forte ruolo nel corso degli
ultimi decenni. La lingua è per la Francia, in senso proprio, un affare di stato. Gli
organismi culturali francesi cercano di contrastare il dominio dell'inglese, che ha
tolto alla lingua francese il privilegio di lingua internazionale mantenuto fino al
trattato di Versailles (1919).
Persa la funzione diplomatica, il francese cerca di mantenere il suo prestigio di
lingua della culturale. Perciò un terzo del bilancia del ministero degli esteri francese
è destinato a conservare la diffusione del francese nei 50 paesi che hanno "scelto"
il francese. In particolare, a difendere i confini dell'universo francofono.
VI.10 DESPANSIONE DELL'ARGOT
argot parisienne tipico popolare
ditionari ma esistono aeui fati appos
non è incuso na
Più aumenta la difficoltà di decodifica, più il rapporto fra locatore e allocutario deve
essere ravvicinato. Formazioni lessicali come sigle, tecnicismi, troncamenti
sottintendono il sentimento dei parlanti di appartenere alla stessa comunità, sia essa
professionale o sociale. Perciò i troncamenti fanno parte del registro familiare
e non formale, essi implicano una qualche intimità fra gli interlocutori. Nel francese
esiste un gergo tipico, l'argot, anche se in esso confluiscono diversi elementi
(familiare, popolare, giovanile), né più né meno che nel suo corrispondente inglese,
lo slang) Il senso ormai conferito all'argot è infatti diverso da quello originario, che è
molto antico. L'argot poteva designare ancora nel XVII secolo la comunità dei
mendicanti e malfattori, e per la loro lingua segreta.escudendo gli altri dauno
Scambio)
Il manifestarsi dell'argot nella lingua si colloca in coincidenza con lo snaturamento
del rapporto con la malavita. Le bande di briganti connesse con le vecchie fonti si
dissolvono infatti nel corso dell'Ottocento, poiché la trasformazione della società
determina anche la trasformazione della delinquenza. È anche l'epoca in cui questi
vocabolari segreti affiorano alla superficie, confluiscono in definitiva nel linguaggio
popolare, diventando cosi anche oggetto di letteratura. Il volto più attuale dell'argot
mostra dunque la tendenza, naturale nella storia del lessico, che porta a sostituire il
termine comune con un altro più attraente. L'interesse degli scrittori per l'argot
contributi a permettere a molte parole degli antichi argot di proseguire la loro già
lunga esistenza.
Esiste di conseguenza oggi un senso generico della parola argot che rende conto
del tendenziale confluire del gergo nel linguaggio familiare. Attorno ad essa
rileviamo una serie di connotati: da un lato quelli del jargon, della lingua di gruppo,
dall'altra il tratto giovanile, familiare, colloquiale, popolare, volgare, difficili da
separare nettamente. Come nell'accezione corrente dell'italiano gergo, l'argot ha
un funzionamento bifronte: di oscuramento verso l'esterno, dal quale si osserva, di
comunicazione all'interno del gruppo.
L'evoluzione sociale e le circostanze storiche portano infatti costantemente al
formarsi di comunità ristrette. Linguisticamente, l'argot si basa sulla sostituzione
lessicale termine a termine, che non muta in linea di principio il funzionamento del
codice che lo ospita. Un primo gruppo ci mostra proprio il rapporto di questi termini
con gli oggetti della vita quotidiana, dall'utilitaria (bagnole) alla sigaretta (clope).
Particolarmente sfruttato è il campo semantico del denaro (fric, pognon). Verbi più
comuni designano il "lavorare duro" (trimer, barder a bosser), gli aggettivi che
rimandano a una dicotomia semplice come "chouette" (carino), "moche" (brutto)
fino a molte locuzioni che esprimono sentimenti euforici o disforici in forma
semplificata: "j'en ai marre". Sul piano morfologico anche i tradizionali suffissi
dell'argot passano nella derivazione propria del francese familiare.
CAPITOLO 7
VII. LA GRANDE CONTAMINAZIONE DELLE LINGUE (1968-1999)
Si può individuare uno spartiacque nel Sessantotto. Non una data precisa ma una
crisi generale delle vecchie forme di comportamento sociale, tale da far sembrare a
posteriori, le abitudini, il modo di vestire, la posizione nella società di chi non
detiene il potere, quali si mostravano prima, come facenti parte di un mondo ingessato. Non
una singola opera significativa chiamata a segnare esemplarmente
l'inizio o la chiusura di una fase della storia della lingua, criterio finora seguito, ma
una gigantesca "presa di parola" giovanile. Non un evento, ma un complesso di
movimenti della Rivoluzione dei fiori americana al movimento per la liberazione
della donna, sintomo, per la sua stessa circolazione internazionale, dei nuovi
connotati assunti dal mondo in cui viviamo. La globalizzazione portata dai mass
media, che convoglia nei suoi aspetti consumistici la pubblicità, l'informatica, la
musica, lo sport, va di pari passo con la democratizzazione del linguaggio. Si pensi
al diffondersi del "tu", più velocemente in Italia, più lentamente in Francia, specie fra
persone che non si conoscono. Inoltre il parlare quotidiano, anche dei ceti più umili,
non è più percepito come una deformazione della lingua corretta, rispettosa delle
regole, controllata come nell'eloquio ad alto livello culturale o sociale. Cosi la lingua
che ascoltiamo alla radio o alla televisione si distacca anche involontariamente
dallo standard: in Italia con l'affiorare delle pronunce e delle intonazioni locali nella
parlata dei conduttori televisivi, in Francia con gli errori, ad esempio nelle liaisons.
Uno dei fattori più generali del linguaggio contemporaneo è da vedersi
probabilmente nella crisi del modello scritto. Fino a poco tempo fa, in Italia, la
scuola poteva proporre un modello di lingua ricalcato sui discorsi "formali". Oggi
anche il linguaggio dei politici perde quell'impostazione retorica che ne assicurava
un tempo l'autorevolezza ma che oggi non corrisponde più al desiderio della classe
dirigente di esibirsi invece, nel corso delle apparizioni televisive in particolare, come
persona alla mano, che parla lo stesso linguaggio della gente. L'intento
comunicativo prevale insomma sull'autorevolezza istituzionale, nello stesso modo
in cui più di un secolo prima Victor Hugo cercava uno stile di contatto familiare con
il lettore. È quanto avviene, più in generale, alla radio, alla televisione, laddove
forse in Italia si fa molta leva sulle inflessioni dialettali. In misura molto maggiore
che in Italia, gli uomini politici e le autorità francesi mantengono un livello di parola,
per quanto accessibile e piano, curato e retoricamente articolato, che si avvale
della grande tradizione della lingua classica, ella dedizione di quest'ultima alle
istituzioni, delle caratteristiche di clarté che l'avevano votata alla comunicazione
universale, come voleva Voltaire.
Nel francese contemporaneo possiamo distinguere un parlato dove anzitutto si producono
facilmente alterazioni di senso. “C’est pas facile!”, “C’est pas la joie!”: esse funzionano
secondo il meccanismo individuale nella figura retorica della litote, affermano cioé con la
forma contraria della negazione. Altra caratteristica del francese familiare , la riduzione del
numero di parole, usando dei “passepartout” come “chose”. Un'altra categoria di fenomeni
lessicale non nasce da fattori interni al lessico, ma da condizionamenti esterni. Partiremo
dall’oggetto più ovvio: la proliferazione lessicale dovuta all’evoluzione della realtà in cui
viviamo.
VIL2 LA PRODUTTIVITÀ LESSICALE
I termini inventariati fino a qualche anno fa sono più di 1.200.000. A questa cifra
astronomica molto contribuiscono i neologismi degli ultimi decenni. L'espansione
del vocabolario si è accelerata enormemente, e cosi la capacità della lingua di
evolvere nel suo insieme. Tutti i meccanismi di derivazione sembrano riattivarsi. Tra
i meccanismi neologici più ricorrenti troviamo: la suffissazione (porta a derivare
verbi da sostantivi o aggettivi), composizione (le parole composte si basano
sull'aggiunta appositiva a un termine base). La proliferazione dei neologismi
necessari per denominare in modo univoco la realtà nuove determina una
conseguenza che fa parte della specializzazione scientifica e professionale sempre
più avanzata. Quest'ultima, lungi dal favorire la comunicazione universale,
moltiplica i "linguaggi settoriali", I medici si fanno intendere dai medici, gli uomini di
leggi dagli uomini di leggi ecc. Sigle e termini tecnici avranno una diffusione non più
nazionale ma comunque limitata.
Di fatto, la conversazione quotidiana riempita di termini altrimenti fuori registro:
interpeller, privilégier, responsabiliser ecc. La controprova è data da prodotti
commerciali immessi sul mercato senza che sia trascorso dalla loro ideazione un
tempo sufficiente a farli "esistere" sul piano linguistico.
VII.3 I NOMI DI PROFESSIONE FEMMINILI E IL POLITICALLY CORRECT
(l‘academie raccomanda di femminilizzare alcuni termini)
La lingua francese ha stratificato nel corso del tempo la tradizionale separazione
sessista dei ruoli, facendo ammettere dunque vendeuse, danseuse, coiffeuse, ma
lasciando la forma e il genere maschile a avocat, auteur, docteur, directeur ecc.
Situazione che la presa di coscienza attuale rifiuta, richiedendo che sia creato il
femminile di tutti i nomi di professione.
Per problemi di questo genere, come si è visto, non può mancare di essere
coinvolta in Francia l'autorità dello Stato. All'inizio del 1998, le donne al governo
decisero di voler essere interpellate "Madame la Ministre". Il verdetto sembra
salomonico: l'uso giuridico è regolamentato per legge, e qui il maschile vale per
entrambi i casi, ma l'uso privato è libero - dunque anche la facoltà di commettere
errori di lingua. -Difficoltà di lettura e riprodurre i suoni
VII.4 IL FRANGLAIS
Per coniare parole nuove, che corrispondono a referenti nuovi o che sono
influenzate dall'attualità, la lingua continua a ricorrere all'importazione del termine
straniero. I termini inglesi abbondano in campo tecnologico, economico, e in
generale nel vocabolario dello spettacolo e dei media. Molti vocaboli attinenti a
mode giovanili, perlopiù diffusi fra le nuove generazioni di tutti i paesi ex. cool, Dj
Ecc.
La Repubblica francese si sforza di assicurare la presenza e l'integralità della
lingua nazionale, e lo fa evocando spesso nei suoi atti il ruolo svolto da Du Bellay,
Ronsard ecc. nel XVI secolo. La difesa del francese, assunta direttamente dal
francese contava su circa 120 milioni di parlanti nel mondo, alla data del 1994. In
ministero della Cultura, si lega alla questione più ampia della Francofonia. Il
Francia ci si appoggia sul forte argomento delle ragioni del consumatore, che può
essere danneggiato dalla mancata comprensione del contratto d'acquisto, esiste
una legge che comporta l'obbligo di allegare spiegazioni in francese ai prodotti
commerciali. Riprendendo i principi di tale provvedimento rimasto altrimenti senza
grande effetto, nel 1994 fu approvata la legge Toubon che imponeva l'uso della
lingua francese in tutti i contratti e messaggi destinati al pubblico: presentazione dei
prodotti, istruzioni per l'uso, pubblicità.
Suscita discussioni il diritto stesso, che lo Stato si arroga, di dettar legge sulla
lingua. Al di là dell'aspro dibattito parlamentare che provocò, la legge Toubon si
prestava infatti alle critiche più ovvie dal punto di vista pratico. Se per contrastare
l'uso effettivo del termine straniero diventava obbligatorio utilizzare il termine
francese, i giovani dovevano rassegnarsi ad acquistare un walkman cercando in
negozio fra le scatole di baladeurs. La battaglia contro l'angloamericano è perciò
persa in partenza in molti settori della sua applicazione. Aggiungere alla
Costituzione che "la langue de la République est le français" non ha conseguenza
alcuna sull'uso linguistico. Di fatto, le Commissioni di terminologia tendono a
favorire i calchi, quasi che essi, passando più inosservati, fossero meno "pericolosi"
degli esotismi stessi. Che mezzi e che ragioni ci sono di contrastare la
penetrazione di un vocabolario che non si afferma solo con i propri mezzi, ma con
quelli ben più potenti della concorrenza economica e delle comunicazioni di
massa? Non utilizziamo forse oggi quantità di termini che ci sono arrivati in qualche
momento della storia da una nazione straniera?
Comunque sia di fronte all'imperioso sviluppo tecnologico ed economica
francesi hanno cercato di adottare un vocabolario non
nippoamericano,
anglicizzato.
VILS L'INTERVENTO STATALE SULL'ORTOGRAFIA
Il forte impulso impresso alla creazione enologica ha complicato ulteriormente il
problema della riforma ortografica, eterna questione della storia della lingua
francese. Preoccupandosi dell'apprendimento delle regole di scrittura, che resta
molto gravoso per i bambini francesi, lo Stato ha continuato a emettere istruzioni
ufficiali e circolari. L'ultimo Arrêté sull'ortografia si propone un intervento molto
limitato, e si proclama rispettoso dell'uso reale. Viene creato un progetto di rettifica
e aggiustamento che, escludendo una riforma radicale, permettesse di risolvere le
incertezze o le contraddizioni.
Malgrado lo sforzo dell'Académie per mantenere il suo ruolo autorevole
sull'ortografia, non sono i suoi dizionari a fare da riferimento, esiste poi un uso
privato reale che, per quanto in misura nettamente minore del XVII e XVIII secolo,
diverge da quello, controllato, dello scritto destinato alla pubblicazione. E forse ci
possiamo domandare quali conseguenze avrà la telematica su un sistema grafico
concepito unicamente per i testi a stampa.
VII.6 I MECCANISMI CREATIVI
Lungi dal provocare incomprensione, i forestierismi facilitano la comunicazione
superando le barriere nazionali, e permettono di riferirsi, specie per quelli
necessari, a oggetti che assumerebbero altrimenti nomi del tutto diversi nelle
diverse lingue. Bisogna in realtà distinguere tra due categorie di prestiti: quelli "di
necessità" e gli esotismi di uso comune oppure legati a un atteggiamento di
affettazione. I forestierismi provenienti dal tedesco, dallo spagnolo, dall'italiano,
oggi quantitativamente minori, quando non designano realtà caratteristiche del
paese d'origine, spesso sono scherzosi.
Se la funzione innovativa del linguaggio pubblicitario si pone l'obiettivo di
raggiungere e influenzare il più vasto pubblico, all'ambito certamente più elitario
della letteratura si pensa naturalmente, che le opere letterarie sono importanti, nella
storia della lingua, perché sono proprio gli eccellenti scrittori a sfruttare al massimo,
e quindi a rendere evidenti, le potenzialità del codice.
VII.7 IL LINGUAGGIO GIOVANILE DOPO IL SESSANTOTTO
La rivoluzione del linguaggio non fu la prima, la più importante o la più duratura
conseguenza del Sessantotto. In quegli anni ci fu, si, l'uso di un frasario e di un
lessico ancora oggi facilmente riconoscibili, poiché nei vari paesi d'Europa la
contestazione attinse agli schemi già pronti del lessico politico, o meglio in ciò che
si credette di capire della "rivoluzione culturale". Tale linguaggio, rivelatosi presto
inadeguato a spiegare il senso della congiuntura mondiale, finì per degenerare
nell'opposto di quello slancio vitale che si suppone derivare dalle nuove
generazioni protagoniste.
Al contrario, gli slogan del maggio francese rivelano per altri versi una straordinaria
creatività di linguaggio. Si aggiungono alcune tracce meno indelebili lasciate
paradossalmente dall'uomo che in quel momento si trovò a opporsi
istituzionalmente agli studenti, ovvero il generale De Gaulle. Della voce che, per la
generazione dei padri, raggiungeva i francesi via radio durante l'occupazione
tedesca della Seconda guerra mondiale, si manteneva la memoria in certi giochi di
parole. Di fatto la riesumazione di termini desueti contribuì alla forza di queste
espressioni. Gli studenti stessi furono costretti a replicare ai discorsi del Presidente
della Repubblica, che riutilizzava espressioni dell'argot riprendendole forzatamente
nei loro slogan e amplificandone cosi l'effetto.
Non è azzardato concludere che l'incidenza del Maggio '68 sulla storia della lingua
va misurata non tanto sull'innovazione del materiale lessicale quanto su fattori più
ampi che influenzeranno gli sviluppi successivi. Si trattò, anzitutto, di un evento che
consacrava l'emancipazione dei giovani, la costituzione di un loro mondo
autonomo. Come nella musica e nell'abbigliamento, si scopriva la virtualità di un
linguaggio giovanile. In secondo luogo il 68 fu la manifestazione di una crisi di
evoluzione della società che si realizzava ormai a livello planetario, e non più
ristretta nei confini di una nazione.
VII.8 FATTORI SOCIALI E GENERAZIONALI
Rispetto alle altre caratteristiche che definiscono normalmente una comunità, il
linguaggio presenta ala particolarità di evolvere. Va osservata qui la presenza di
uno specifico circuito giovanile. Cosi il saluto confidenziale italiano "Ciao!" è stato
adottato in francese come vernice di internazionalità. La contestazione degli anni
sessanta si era servita molto della musica per marcare la differenza e l'insofferenza
verso i simboli del vecchio ordine e dell'autorità "paterna".
Il verlan rimane una lingua parassita, per quanto trasgredisca le regole fonetiche
del francese. Le liaison non vengono applicate, l'inversione delle sillabe fa si che
all'inizio delle parole si presentino consonanti anomale, saltano le coniugazioni
ecc.La pratica del verlan si fonda un lessico collettivo di termini "verlanizzati" o
sull'abilità individuale a operare sulle parole? È molto interessante osservare la
compresenza dei due comportamenti. La maggior parte dei soggetti corre dietro a
un vocabolario in verlan già acquisito. Alcuni uomini emergono per una spiccata
capacità di "vernalizzare". È chiaro come l'insicurezza linguistica sia una delle
prime molle che favoriscono il ricorso al verlan. Come l'argot, in genere, esso funge
da "antilingua" rispetto al francese normativo imposto dall'insegnamento scolastico
o dall'uso sociale. Il vocabolario del verlan è caratterizzato soprattutto da verbi
d'azione, pochissimo di sentimento, da apprezzamenti e insulti che riflettono la
violenza nei rapporti sociali.
L'approccio sociolinguistica è di grande utilità nello studio di questi linguaggi che,
come l'argot, si oppongono alla lingua standard. L'immigrazione ha avuto un peso
sempre maggiore nella vita francese. Essa incide sulla lingua, non solo perché il
fatto che il francese sia parlato a Parigi o in provincia da migliaia di italiani o africani
comporta delle conseguenze sulla pronuncia. L'immigrazione è determinante anche
nello svilupparsi di fenomeni come quello che abbiamo appena visto,
dell'affermazione del verlan. Questo incide anzitutto, nel rapporto con il francese
ufficiale, cioè quello che i figli degli immigrati imparano nelle scuole, e che possiede
delle regole. Il primo bersaglio della violenza che si esprime nel verlan è la lingua
stessa. Il discorso che segue si riferirà dunque a tutti gerghi in quanto "antilingue".
L'argot è originariamente maschilista, e prende facilmente di mira le donne, mentre
il "valore" è esaltato al maschile.
La trasgressione è contro l'autorità e il mondo adulto, sappiamo d'altra parte dalla
sociologia e dall'antropologia che la trasgressione è un rito di costruzione
dell'identità. Essa fonda una "controlegittimità" assicurando la coesione del
"gruppo" contro l'esterno. Con la segretezza, che è all'origine stessa dell'argot, la
trasgressione rinvia in tale modo alle caratteristiche proprie dei linguaggi di
iniziazione. Cosi le dinamiche del linguaggio dei "keums" obbediscono a quelle del
rapporto fra integrazione ed emarginazione. L'argot serve a ridicolizzare l'estraneo,
l'adulto, non facendogli comprendere cosa si dicono fra di loro i componenti del
gruppo. Vale più verticalmente contro l'autorità che orizzontalmente fra gruppo e
gruppo, ambiente e ambiente. Gli adolescenti usano il verlan per mettere in
difficoltà chi non è del gruppo. Inoltre, questa funzione criptica è virtualmente attiva
anche quando non ci sono estranei, perché l'uso del gergo, che gli altri "non
potrebbero capire", sottolinea costantemente l'intimità complice.

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