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ELEMENTI INTRODUTTIVI DELLA LINGUISTICA GENERALE 1.

1 - La linguistica come scienza Per la maggior parte della nostra vita, noi accettiamo luso e la comprensione della lingua materna senza rendercene conto, senza domande n discussioni: semplicemente un "fatto naturale". Questo atteggiamento stato chiaramente espresso da Leonard Bloomfield nelle parole iniziali della sua opera pi famosa:
Il linguaggio ha una funzione importante nella nostra vita; per raramente gli prestiamo attenzione, forse perch ci cos familiare, e lo consideriamo qualcosa di scontato, come il respirare o il camminare (Bloomfield, Language: 6)

La riflessione sulla lingua pu, in seguito, essere stimolata dal contatto con persone che parlano una lingua straniera, dal riconoscimento dellesistenza di variazioni dialettali allinterno di una singola comunit o, semplicemente, da quellinnata curiosit che spinge luomo ad indagare allinterno di se stesso e del mondo che lo circonda. Qualsiasi considerazione si ferma, tuttavia, ad uno stato puramente dilettantesco se non viene inquadrata allinterno di unanalisi rigorosa dei fenomeni linguistici posti allattenzione. La linguistica, intesa come scienza, una disciplina relativamente giovane (la sua nascita pu essere fissata nella seconda met del XIX secolo; vedi 3.3) e pu essere definita come "lo studio scientifico del linguaggio e delle lingue". La linguistica occupa un posto del tutto peculiare allinterno del panorama scientifico. Infatti, se da una parte viene considerata parte delle scienze umane (essendo loggetto della sua ricerca una propriet peculiare delluomo), dallaltra modelli e strumenti di analisi sono spesso riconducibili a quelli delle scienze esatte, come la logica o la matematica, a volte si avvicinano a quelli delle scienze sociali o, ancora, delle scienze naturali (quali la biologia). A seconda dello specifico ambito di ricerca, dunque, la linguistica pu qualificarsi come scienza pi o meno "dura", con differenti strumenti e procedure, ma avendo sempre come obiettivo quello di acquisire consapevolezza sulluniverso "lingua": la sua evoluzione, le sue strutture e funzioni, e la sua variazione. Il termine glottologia, che dal punto di vista etimologico equivalente a quello di "linguistica" (in quanto deriva dal greco e significa "studio della lingua", in greco glotta), designa la parte della linguistica che si occupa delle lingue antiche, in particolare di quelle indoeuropee, quali ad esempio il latino, il greco, il sanscrito e liranico. In sostanza, il termine indica la parte della linguistica, di stampo storico e comparativo, che si sviluppata nell'Ottocento in ambito tedesco, e che ha gettato i fondamenti della linguistica moderna . 1.2 - Fondamenti e obiettivi dellindagine linguistica In generale, la linguistica si prefigge come obiettivo quello di descrivere le lingue e di rendere conto del loro funzionamento. Questo obiettivo, per, pu procedere da presupposti teorici diversi. Secondo unimpostazione teorica e metodologica molto diffusa oggi, sostenuta da Noam Chomsky allinterno del quadro teorico della Grammatica Generativa (vedi 3.6), il linguaggio "innato" e la facolt del linguaggio in quanto tale risiede in un punto a ci dedicato del

nostro cervello. Conoscere i meccanismi del linguaggio pu dunque illuminarci sul funzionamento della mente umana. Dato questo assunto di base, lobiettivo del linguista sar quello di individuare quel ristretto numero di princpi che sono parte del nostro corredo genetico (e sono dunque universali) e che rendono possibile lapprendimento di una qualsiasi lingua. Lo studio delle lingue pu per prescindere da presupposti mentalisti e prendere come obiettivo linterrelazione tra le lingue e la loro evoluzione nel tempo. Le lingue possono cos essere studiate come "organismi", vale a dire come sistemi complessi che si modificano, si influenzano reciprocamente e continuamente si riorganizzano. Lo studio delle lingue cos impostato avr dunque lo scopo di comprendere pi a fondo il rapporto tra natura e storia. Questo approccio caratterizza i lavori linguistici in ambito diacronico (vedi 3.3) e variazionistico (vedi UD 7). 1.3 - La lingua come codice La semiotica, la disciplina che studia i segni e la comunicazione, definisce il segno come lelemento significativo che costituisce lunit di base dellespressione linguistica e, in generale, di qualsiasi sistema semiotico. Dal punto di vista semiotico, quindi, il linguaggio verbale umano un sistema di segni, vale a dire un "codice". importante dunque osservare alcune delle caratteristiche principali dei codici, al fine di mettere in evidenza i punti in comune e le principali differenze tra le lingue verbali e gli altri sistemi di segni. Un codice un sistema di corrispondenze tra lordine dellespressione e lordine del contenuto, che consente la comunicazione. importante sottolineare che quando parliamo di "comunicazione" intendiamo la trasmissione intenzionale di informazioni tra un emittente e un ricevente. La comunicazione implica dunque un comportamento volontariamente prodotto al fine di trasferire informazioni allinterlocutore. Un segno dunque una qualsiasi entit le cui propriet esterne (vale a dire la sua "espressione") sono associate in modo biunivoco e inequivocabile con un significato (il "contenuto"). In base al diverso rapporto esistente tra forma dellespressione e forma del contenuto, i segni possono essere classificati e distinti in vari modi. I due principali criteri di classificazione sono: a. codici iconici versus codici arbitrari Sono iconici quei segni in cui vi una qualche somiglianza tra espressione e contenuto. Ne sono esempi i diagrammi e gli istogrammi, le simbologie usate nelle guide turistiche o nei locali pubblici, le onomatopee come cricr o patatrac.

Nei codici arbitrari non vi invece alcuna analogia tra espressione e contenuto, la relazione tra espressione e contenuto non cio motivata n da una somiglianza n da una necessit intrinseca. Lesempio pi immediato di codice arbitrario fornito proprio dalle lingue verbali, e tale arbitrariet alla base della diversit linguistica (vedi 2.1). b. codici aperti versus codici chiusi I codici aperti sono quelli che possono essere illimitatamente integrati. Essi consentono dunque lintroduzione di nuovi segni al loro interno in qualsiasi momento. Le lingue verbali sono per definizione codici aperti, proprio perch non vi alcuna relazione necessaria tra espressione e contenuto (sono quindi arbitrari). Per designare ad esempio nuovi prodotti della cultura materiale, i parlanti possono creare nuove parole, o prendere in prestito da altre lingue parole gi esistenti (vedi 6.1), e possono avere pi nomi per uno stesso concetto, e ci possibile proprio in virt dellarbitrariet del linguaggio e della conseguente possibilit di integrare il sistema con nuovi segni, in numero potenzialmente infinito. I codici iconici sono, invece, tendenzialmente chiusi, non possono essere cio illimitatamente integrati con nuovi segni. 1.4 - Il concetto di pertinenza In un qualsiasi messaggio, quale che sia il codice utilizzato o il tipo di informazione che viene trasmessa, il potere di dare espressione al contenuto non spetta a tutti gli elementi dellespressione, ma solo ad alcune parti di essa. Se, ad esempio, ci troviamo di fronte ad un segnale come il seguente, ci immediatamente evidente il contenuto della sua espressione:

Il segno in questione, di tipo iconico (vedi 1.3), ci avverte di tenere gli animali raffigurati (in questo caso i cani) al di fuori del locale pubblico che reca tale avviso. Perch il segnale possa trasmettere questo tipo di informazione non importante il tipo di cane rappresentato nellespressione, n la sua posizione rispetto alla scritta, n il numero di animali che viene raffigurato. Il contenuto dellespressione affidato solo allassociazione tra messaggio verbale e raffigurazione dellanimale che si immagina - fumettisticamente - pronunci il messaggio stesso. Ne concludiamo, dunque, che di tutti gli elementi che compongono lespressione, solo alcuni sono portatori di significato. Questi elementi vengono detti "pertinenti". I tratti pertinenti sono distintivi, perch hanno il potere di stabilire unopposizione di significato rispetto a tutti gli altri elementi dellespressione.

Nel caso illustrato, la funzione distintiva data dallimmagine dei cani. Questo dunque lelemento pertinente: separa i cani dal resto del mondo animale e li sottopone al divieto. La comprensione del significato di unespressione si basa dunque sullindividuazione e sullinterpretazione dei tratti pertinenti che sono in numero finito e controllabile. Per questa ragione, nel valutare il significato di un messaggio si deve far riferimento solo a quelli. Tuttavia, questi tratti non sono stabiliti una volta per tutte e per tutti i tipi di codici. Tornando al nostro esempio, potrebbe presentarsi il caso in cui si intenda vietare lentrata solo ad alcuni tipi di cani (ad esempio a quelli di grossa taglia). In questo caso, il tipo di cane rappresentato diventerebbe un tratto pertinente. Le caratteristiche pertinenti di un codice sono, pertanto, arbitrarie. 1.5 - Biplanarit del linguaggio verbale umano Il linguaggio verbale umano il pi raffinato e il pi duttile degli strumenti di cui dispone luomo per comunicare. Ogni lingua verbale , dal punto di vista semiotico, un sistema di segni (vedi 1.3) e tale sistema per sua natura "biplanare". Usando le parole di Ferdinand de Saussure (vedi la voce de Saussure, Ferdinand) (Saussure, Cours de linguistique gnrale: 84) diremo, infatti, che il segno linguistico "unentit psichica a due facce" e queste due facce sono il "concetto" e l"immagine acustica" (cio il suono) che ad esso viene associata. "Questi due elementi - continua Saussure - sono intimamente uniti e si richiamano lun laltro". In altre parole, nel pronunciare una parola qualsiasi viene immediatamente evocato un concetto. Saussure introduce poi una distinzione di fondamentale importanza nellanalisi del segno linguistico, quella tra "significante" e "significato" (termini che vengono a sostituire, rispettivamente, "immagine acustica" e "concetto"). Il significante la parte fisicamente percepibile del segno, quello che cade sotto i nostri sensi (corrispondente dunque alla nozione semiotica di "espressione"; vedi 1.3). Il significato, invece, il piano non materialmente percepibile del segno, linformazione veicolata dal significante (vale a dire il concetto o il "contenuto"; vedi 1.3). Tutti i segni verbali sono indissolubilmente costituiti dallunione di queste due facce. Da qui la loro intrinseca "biplanarit". 1.6 - Sistema astratto e realizzazione concreta Oltre alla famosa distinzione tra significante e significato (vedi 1.5), Ferdinand de Saussure ha coniato altre distinzioni binarie (o "dicotomie"), che caratterizzano i sistemi linguistici.

La pi famosa quella tra langue e parole (termini francesi non immediatamente traducibili in questo contesto). Tale distinzione pone laccento sulla natura eterogenea e composita della lingua, per cui essa , al tempo stesso, un contenuto della mente, un patto sociale e un prodotto reale. La langue comprende tutto quellinsieme di conoscenze mentali e di regole sociali che sono insite nella lingua e che consentono ai parlanti di una stessa comunit di produrre e comprendere messaggi sempre nuovi e di qualsiasi tipo; essa costituita da un sistema di elementi, regole e relazioni che consentono di ricondurre a unit (e comprendere) tutte le infinite realizzazioni individuali della lingua. La parole indica invece latto linguistico individuale, la realizzazione concreta dei messaggi verbali in una certa lingua. Cos si esprime Saussure (Saussure, Cours de linguistique gnrale: 22-23):
La langue non funzione del soggetto parlante: il prodotto che lindividuo registra passivamente [] la parte sociale del linguaggio, esterna allindividuo, che da solo non pu n crearla n modificarla; essa esiste solo in virt duna sorta di contratto stretto tra i membri della comunit. La parole, al contrario, un atto individuale di volont e intelligenza, nel quale conviene distinguere: I le combinazioni con cui il soggetto parlante utilizza il codice della lingua [] II il meccanismo psicofisico che gli permette di esternare tali combinazioni.

Anni pi tardi, anche Noam Chomsky formuler una famosa dicotomia incentrata sul contrasto tra sistema linguistico e produzione effettiva: la distinzione tra "competenza" (competence) ed "esecuzione" (performance). In base al presupposto innatista del pensiero chomskiano (vedi 1.2 e 3.6), la competenza linguistica non ha una matrice sociale, bens data da quellinsieme di princpi (universali) e di parametri che il bambino ha fissato nel corso dellacquisizione. Lesecuzione invece latto linguistico, spesso "disturbato" da fattori extralinguistici e da impedimenti di varia natura. In sostanza, dunque, ci che interessa il linguista la langue (vale a dire il sistema) e la "competenza" linguistica dei parlanti. Tuttavia, per poter studiare il sistema linguistico, necessario partire dallatto pratico e individuale con cui la competenza si manifesta. Per questo il linguista deve compiere un processo di astrazione dei dati al momento dellanalisi scientifica: a partire dal dato concreto, dovr idealizzarlo ed "epurarlo" da tutte le sue caratteristiche accidentali per arrivare ad ipotesi generali sulla struttura della lingua in esame.

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