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VISIVO
Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche
6 pag.
IL LINGUAGGIO VISIVO
Le immagini comunicano ed esprimono attraverso il linguaggio visivo.
Il linguaggio si compone di alcuni elementi formali che vengono utilizzati in combinazioni (accostamenti
intenzionali di elementi diversi), modi e tecniche diverse.
L’artista attraverso gli elementi del linguaggio visivo produce un’opera che comunica la sua interpretazione
della realtà, un concetto o una emozione particolare, una attività metalinguistica (riflessione sul linguaggio)
ecc..
La “realtà” può essere riprodotta o rappresentata in modo realistico, subire un processo di astrazione
attraverso la deformazione dei soggetti, di stilizzazione o di astrazione.
Per riuscire a leggere un’immagine è importante saper riconoscere gli elementi del linguaggio visivo
utilizzati dall’artista
Gli elementi che costituiscono l’ ”alfabeto” del linguaggio visivo, in ambito grafico pittorico, sono:
• il segno
• il punto
• la linea
• la superficie materica (texture)
• il colore
• la luce e l’ombra
• Il volume
Lo spazio La prevalenza del segno sugli altri elementi conduce al linguaggio grafico
del disegno.
La prevalenza del colore conduce al linguaggio pittorico del dipinto.
La prevalenza del volume genera il linguaggio plastico della scultura.
La prevalenza dello spazio caratterizza il linguaggio architettonico della
architettura.
IL PUNTO
A seconda delle situazioni o delle intenzioni dell’artista, la linea può assumere significati e valori diversi.
Infatti, la linea può:
• definire il contorno delle figure; • costruire le forme e i volumi;
• indicare il movimento;
• concretizzare il gesto dell’artista.
LA SUPERFICIE
Ogni oggetto, grande o piccolo, possiede una sua superficie, riconoscibile per la specificità della sua
texture.
La texture è una trama di punti e di linee (o forme riconducibili a linee o punti) omogenea fino ad apparire
unitaria. Essa è composta da segni organizzati in modi diversi: accostati, intrecciati, ripetuti, disposti a caso
o ritmicamente.
Le texture possono essere di tipo naturale ( corteccia di un albero, la superficie ruvida di una buccia
d’arancia, ecc.), di tipo geometrico ( esempi da pavimentazioni, ecc.). Possiamo trovare texture
nell’architettura, nella pittura e nella scultura.
Pronunciando la parola forma viene in mente qualcosa che ha una configurazione definita, un modello. Se
pensiamo al pallone, immaginiamo ( rappresentazione mentale) un cerchio; se pensiamo a un volto
immaginiamo un modello più o meno circolare con tre elementi: occhi, bocca, naso. Senza questi elementi
il modello assomiglierebbe di più a un pallone.
In tutti e due i casi pensiamo a unità visive, alle quali non si puo togliere nessuna parte , altrimenti
sarebbero irriconoscibili.
La forma è quindi un tutto, l’insieme delle sue parti.
Nel percepire una forma entrano sempre in gioco le leggi della visione: legge della chiusura, della
vicinanza, della buona forma, ecc..
Possiamo distinguere le forme in base alla loro struttura geometrica, regolare o “ casuale” ( forme
geometriche e forme organiche),
Tra le prime ricordiamo quelle indicate da Kandinskij come forme–base perche da esse derivano le altre:
esse sono il triangolo equilatero, il quadrato e il cerchio. Supporto della forma è la struttura, che possiamo
ricavare attraverso griglie fissate da norme geometriche e dalle modalità percettive. Anche le forme base
possiedono una loro struttura interna: i caratteri strutturali di un elemento vanno individuati nelle simmetrie,
nelle suddivisioni e nei rapporti proporzionali tra le parti.
I COLORI
Pittori e teorici hanno cercato di classificare tutte le possibili mescolanze cromatiche e hanno elaborato
diverse teorie sul colore.
Newton osservò che la lunghezza d’onda del visibile poteva essere suddivisa in tre bande di colore
predominanti: ( rosso, verde e blu) che furono definiti come colori primari della luce; con questi colori, per
sintesi additiva, si formano tutti gli altri colori, fino al bianco.
Nel caso invece della sintesi sottrattiva( cioè per assorbimento da parte del pigmento colorato o
dell’inchiostro colorato, di una parte della radiazione luminosa, per cui la parte di radiazione riflessa, che
giunge al nostro occhio, produce la percezione di quel colore), i colori primari sono: l’azzurro cyan, il
giallo cadmio, il rosso magenta.
Sono chiamati primari perché sono i soli che mescolati tra loro possono generare tutti gli altri colori, fino al
nero.
Le unioni tra due primari determinano i 3 colori secondari: arancione (giallo+rosso), verde (giallo+blu),
viola (blu + rosso).
Mescolando, in misure uguali; un primario e un secondario, si ottengono 6 colori intermedi, detti terziari.
Un artista svizzero di nome Johannes Itten (1886-1967) ha rappresentato in uno, schema grafico molto
semplice il cerchio cromatico che chiarisce i passaggi e le relazioni tra primari, secondari e terziari.
I colori si distinguono in caldi ( generati dal rosso e colori freddi ( generati dal blu cyan): questi si
dispongono simmetricamente nel cerchio cromatico di Itten.
Due colori posti in posizione diametralmente opposta si chiamano complementari : la loro mescolanza
dovrebbe costituire il nero:
Per esempio, una coppia di colori formati da un colore primario e dal secondario ottenuto dalla
mescolanza degli altri due primari è una coppia di colori complementari. Sono coppie di colori
complementari:
giallo- viola rosso-verde blu
cyan–arancione.
A seconda della’intensità, della qualità, ( naturale o artificiale)e della posizione della fonte luminosa varia il
rapporto tra luce e ombra in ogni oggetto. In tal modo varia anche la nostra percezione del suo volume. In
particolare la posizione della fonte luminosa si definisce in rapporto all’oggetto.
Essa può essere:
1. luce laterale o incidente 3. in controluce
2. luce frontale 4. luce diffusa.
LO SPAZIO
La rappresentazione prospettica
La prospettiva è un metodo di rappresentazione che crea l’illusione della profondità tridimensionale su una
superficie piana
In età rinascimentale la prospettiva centrale è stata considerata il mezzo più adatto per rappresentare la
realtà naturale, ponendo al centro l’uomo, che osserva il mondo da un unico punto di vista
La prospettiva accidentale presenta due punti di fuga della linee di profondità. L’osservatore si colloca
obliquamente alla scena.
LA COMPOSIZIONE
In ogni insieme visivo si definiscono dei veri e propri campi di attrazione e repulsione: Si ha equilibrio
quando le forze che lo costituiscono tendono a compensarsi a vicenda.
In una composizione bilanciata e armoniosa i colori, la forma, la direzione e la collocazione delle figure si
determinano uno in rapporto all’altro, interagendo in base a qualità intrinseche, quali il peso.
Il peso visivo.
In analogia con l’ attrazione gravitazionale che subiscono i corpi nella realtà fisica, nell’organizzazione
delle immagini succede che una figura, una forma acquistano una sorta di “peso” che tende a farli
restare immobili o a farli andare in una certa direzione. Per peso visivo intendiamo la capacità di una
figura ( o di una forma) di attirare l’attenzione dell’osservatore. Il peso di un’ immagine dipende da più
fattori:
regolarità della forma; collocazione nel contesto dell’opera
il colore in relazione allo sfondo e agli altri elementi.
Una figura posta al centro di una composizione acquisisce generalmente un peso visivo maggiore , a
meno che questa forza non sia bilanciata da altre figure decentrate: un forte segno, una forma dal colore
intenso, una linea segmentata, ecc..
LA SIMMETRIA E L’ASIMMETRIA
La simmetria è il sistema più semplice e probabilmente il più diffuso per creare una situazione di ordine e di
equilibrio compositivo.
Si ha simmetria in un oggetto o in una composizione quando gli elementi che li compongono si dispongono
rispetto a un punto, a un asse o a un piano, in corrispondenza per dimensione, posizione e forma.
Alcuni artisti utilizzano composizioni asimmetriche per attirare maggiormente l’attenzione dell’osservatore
con immagini più “dinamiche”.
In una composizione visiva le immagini possono suggerire una sorta di movimento verso determinate
direzioni. Ciò dipende dalla forma e da alcuni elementi che colleghiamo al moto. Indicatori di movimento
vengono riconosciuti nell’obliquità,l’asimmetria,la tensione prodotta dalle forme appuntite e allungate, ecc..
Alcuni oggetti, posti in posizione obliqua, suggeriscono l’idea di una direzione o di un movimento, dato che
deviano dalla posizione di riposo.
Un altro interessante indicatore di movimento è la deformazione dei corpi. Nella scultura barocca, per
esempio, la torsione esasperata dei corpi conferisce grande dinamicità alla forma compositiva.
La percezione del movimento è quindi legata all’illusione prodotta dalle linee di forza oblique della
composizione che guidano l’occhio da una parte all’altra dell’immagine.