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Scienza che studia il linguaggio, cioè il sistema che stabilisce relazioni tra insieme di espressioni e
i loro contenuti
segno, incontro tra due elementi si attiva quando abbiamo un incontro tra qualcosa di fisico
sensoriale e un pensiero
Ciò che vede = contenuto significante
Unione tra espressione significante e il contenuto significato danno luogo al SEGNO
Cultura tutto quello che sono le nostre abitudini, insieme di abitudini dentro cui siamo abituati a
vivere
Cultura molto importante per la semiotica perché noi siamo influenzati dalla nostra cultura (oriente
differente da noi)
Deduzione si ha quando abbiamo una regola sicura e ragioniamo con certezza matematico in
funzione di una regola certa (certezza matematica, 100%)
Testo si intende tutto quello che avviene in un contesto precisamente definito, collegato da una
serie di azioni, come gli elementi del testo devono interagire tra di loro
Salvatore Garau —> artista, ha creato delle sculture immateriali, invisibili, nelle aste hanno venduto
le sue opere invisibili
SEMIOTICA VISIVA: scienza che studia il linguaggio che riguarda l’arte visiva statica (no cinema,
no video) p.2
La semiotica visiva è una branca della semiotica, la disciplina che studia da un punto di vista teorico e
applicativo i linguaggi e i testi. Il compito della semiotica visiva è fornire gli strumenti per l’analisi delle
immagini (fotografie, dipinti, disegni)
2. La seconda corrente è la semiotica interpretativa che deriva dal pensiero del filosofo
americano Sanders Peirce e ha il suo principale esponente in Umberto Eco. Il problema che si
pone la semiotica interpretativa è: come funziona un processo interpretativo, come fa un
soggetto a usare e comprendere in linguaggio e cosa accade quando un soggetto interpreta
un testo.
La semiotica visiva viene solitamente divisa in 2 grandi branche: semiotica figurativa e semiotica
plastica. p.2-1
Il dibattito sull’iconismo cioè la discussione fra sostenitori dell’arbitrarietà del segno iconico e
quelli della sua naturalezza. È innegabile che i significanti iconici abbiano un legame diretto con gli
oggetti che rappresentano. Diciamo che questi significanti sono motivati dai loro significati, nel
senso che la loro forma dipende da quella dell’oggetto. È una situazione diversa rispetto a quella
del linguaggio verbale: qualsiasi suono può indicare il concetto di “cane” (il suono /sedia/
andrebbe bene ugualmente, basterebbe mettersi d accordo); al contrario anche se sono possibili
variazioni non tutte le configurazioni visive potrebbero essere riconosciute come rappresentazioni
di un cane. p.3-1.1
La risposta che ci viene in mente è: “riconosco l’immagine di una testa perché assomiglia ad una
vera testa”.
Iconografia: dare alla figura raffigurata dei simboli o strumenti che lo rendano tale (uomo con
aureola= santo). p.5-2.1
Alla base dell’iconografia c’è l osservazione che i temi ricorrenti vengono spesso rappresentati
attraverso gli stessi schemi, le stesse combinazioni di figure. I personaggi, per esempio, vengono
riconosciuti in base alle caratteristiche e agli attributi.
• Caratteristica: alcune particolarità inseparabili del personaggio, come il suo aspetto fisico e il
suo vestiario (caratteristiche d San Giovanni Battista sono ad es la barba, i capelli lunghi)
• Attributi: sono elementi ulteriori che vengono aggiunti ad un personaggio per renderne più
semplice l’identificazione (San Giovanni Battista è quasi sempre accompagnato da un agnello)
Iconologia p.6-2.1.2
Lo scopo dell’iconologia è la scoperta del significato intrinseco. Gli elementi che compongono
l’immagine vengono studiati in quanto valori simbolici che ci permettono di comprendere la
visione del mondo che anima un certo periodo storico, un certo stile o un autore.
Il problema è che foto o immagini in generale non rappresentano solo oggetti fissi “in posa” ma
anche e soprattutto movimenti ed azioni. Dobbiamo quindi capire come sia possibile
rappresentare in un testo statico eventi che si sviluppano nel tempo.
Eugeni affronta anche il problema della rappresentazione non di una singola azione ma di una
serie di azioni più o meno lontane nel tempo. (incidente stradale: rappresentato con chiazze di
sangue una macchina distrutta e persone che piangono)
Molte le soluzioni.
Solitamente il passaggio da una fase della narrazione all’altra è sottolineato da una modificazione
dello spazio rappresentato o da elementi architettonici dipinti che svolgono funzione di cornici. In
altre occasioni le singole scene sono ospitate da lunette o spazi differenti o sono separate da
cornici reali o dipinte. Quest'ultimo è anche il caso dei fumetti.
FENOMENOLOGIA 5 LEZIONE 28/11/2022
La connotazione p.7-2.2
Dal punto di vista semiotico l’iconografia rappresenta un area chiaramente definita dell
enciclopedia, un concetto introdotto da Eco x indicare l insieme d conoscenze collegate
possedute da un soggetto o da una società.
Ora affrontiamo alcuni fenomeni relativi alla costruzione del significato delle immagini che pur
basandosi su meccanismo simili mostrano differenze fondamentali.
Si tratta di quelle associazioni di significato che si sviluppano a partire da una certa unità culturale
grazie a implicazioni successive del tipo “se A allora B ma se B allora C”.
- Il primo è quello in cui riconosciamo configurazioni visive come rappresentazioni di oggetti del
mondo: una borsa di rete, un pomodoro ecc. Questo livello letterale dell’immagine viene
indicato con denotazione ed è influenzato da schemi culturali. (denotazione = ciò che vedo)
- Ma x Barthes il significato più interessante dell’immagine non è questo. Ma quello per cui a
questi significati denotati associamo all’interno di una cultura un ulteriore significato. Cosi nella
cultura francese il pomodoro e il peperone indicano “italianità” Questa associazione è
totalmente culturale Questo secondo significato è detto da Barthes connotazione.
Nella pubblicità Panzani secondo Barthes ci sono diversi messaggi connotativi.
L’ancoraggio p.8-2.2.1
La connotazione rischia di dare origine a una serie illimitata di letture. Secondo Barthes questo
inconveniente viene ridotto dal meccanismo dell’ancoraggio cioè dal fatto che il testo visivo sia
spesso accompagnato da testo verbale. Il testo verbale ha funzione di ancorare il significato di
quello visivo cioè selezionare il senso o i sensi corretti dell'immagine o meglio il senso che il
creatore voleva dargli.
• Testo verbale fondamentale x interpretare il livello denotativo cioè per riconoscere cos’è
rappresentato nell'immagine. È il caso dello scherzo visivo
• Ancoraggio serve a mettere in evidenza, a richiamare l’attenzione su uno dei tanti oggetti
particolari.
• Al livello della connotazione invece l’ancoraggio deve dare indicazioni su quali sono le letture
più corrette o quelle che l’autore desidera siano maggiormente considerate.
• concetto di riconoscibilità non è una pipa perché è una nostra costruzione mentale
• il tradimento delle immagini si riferisce sia alla pipa che alla scritta entrambe tradiscono.
• aspetto culturale
LA RETORICA
La retorica classica si divide in cinque branche:
• ornatus: dedicato all’abbellimento, all’ornamento del discorso (il contenuto per il contenitore)
METONIMIA
consiste nell'usare il nome della causa per quello dell'effetto (per es. vivere del proprio lavoro ),
del contenente per il contenuto ( bere una bottiglia ), della materia per l'oggetto ( sguainare il
ferro ), del simbolo per la cosa designata ( non tradire la bandiera ), del luogo di produzione o di
origine per la cosa prodotta ( un fiasco di Chianti ), dell'astratto per il concreto ( eludere la
sorveglianza ).
Metonimia: due ambasciatori con nome e cognome (identificati), per motivi che noi non sappiamo
lui dipinge i due ambasciatori ma non la terza figura dell’astronomo ma per inserirlo ha messo
sullo scaffale elementi e strumenti tipici del suo mestiere.
Una volta avvenuto lo scambio ognuno dei termini prende un po’ le caratteristiche dell’altro
similitudine, metafora, metonimia, allegoria, ossimoro, sineddoche, antonomasia, iperbole.
SIMILITUDINE
Si tratta della figura retorica che mira a chiarire un concetto, mettendolo a confronto con un altro
che abbia con il primo elemento di somiglianza. In ambito figurativo si ottiene una similitudine
accostando immagini diverse che si richiamano per qualche elemento di somiglianza o nella
forma o nel concetto. Un esempio di similitudine si trova nel dipinto
OSSIMORO
Le immagini possono raccontare storie. Ci preme capire come sia possibile analizzare il senso di
profondi.
Riprendendo le ricerche di Propp sulle fiabe di magia russe, Greimas ha ipotizzato che al di la
delle variazioni superficiali che le distinguono, le storie siano in gran parte basate sulla
successione ordinata di 4 fasi.
fare (o non fare) una determinata azione. Il Destinante può usare vari tipi di strategia: la
• Nella seconda fase, la competenza l’eroe che chiameremo Soggetto deve acquisire le
capacità per portare a termine il suo compito. Nella terminologia semiotica si dice che il
Soggetto deve essere modalizzato cioè per svolgere il suo compito deve possedere
determinate modalità. Queste modalità sono definite sulla base dei 4 principali verbi modali:
dovere, volere, sapere, potere. Una volta che il Soggetto sia dotato di un dover fare e/o di
Primo concetto che ci serve è quello dello schema narrativo canonico. Riprendendo le ricerche di
Propp sulle fiabe di magia russe, Greimas ha ipotizzato che al di la delle variazioni superficiali che
le distinguono, le storie siano in gran parte basate sulla successione ordinata di 4 fasi.
2. Nella seconda fase, la competenza l’eroe che chiameremo Soggetto deve acquisire le capacità
x portare a termine il suo compito. Nella terminologia semiotica si dice che il Soggetto deve
essere modalizzato cioè per svolgere il suo compito deve possedere determinate modalità.
Queste modalità sono definite sulla base dei 4 principali verbi modali: dovere, volere, sapere,
potere. Una volta che il Soggetto sia dotato di un dover fare e/o di un voler fare siamo già nella
fase della competenza.
La teoria dell’enunciazione
In linguistica l’enunciazione è la produzione di un enunciato: è cioè l’atto con il quale partendo da
un sistema astratto e collettivo produciamo un segmento reale di discorso, unico e irripetibile.
Possiamo considerare quindi l’esistenza anche di enunciati visivi.
es: Immaginiamo la situazione dove Marco incontra Paola e le dice “Francesco è andato a Roma”.
Marco è l’enunciatore, Paola è l’enunciataria, Marco e Paola sono i soggetti dell’enunciazione.
“francesco è andato a Roma” è l enunciato e Francesco sarà il soggetto dell’enunciato.
Quando produciamo un enunciato parliamo di certi luoghi, di certi tempi, di certe persone.
Proiettiamo nell’enunciato categorie spazio-temporali e della persona. La semiotica greimasiana
ha chiamato questa proiezione débrayage.
Abbiamo due tipi di débrayage. Nell’enunciato potrebbero esserci riferimenti a luoghi tempi e
persone differenti da quelle coinvolte nella situazione di enunciazione. In questi casi si parla di
débrayage enunciativo. La presenza nell enunciato di riferimenti diretti alla situazione di
enunciazione è detta debrayage enunciazionale.
È necessario sottolineare una differenza fra le situazioni di interazione reale e i tipi di enunciati di
cui solitamente si occupa la semiotica (un dipinto esposto in un museo ecc). In quest ultimo caso
la situazione enunciativa è definitivamente persa. Il débrayage enunciazionale quindi non è piu un
riferimento alla reale situaz di enunciazione ma piuttosto una sua simulazione.
Il meccanismo del debrayage trova un analogo nei testi visivi. In che modo? Il primo a proporre l
impiego della teoria dell’enunciazione al visivo è stato Meyer Schapiro. La prima proposta di
Schapiro è che la presenza di personaggi rappresentati frontalmente e di profilo nello stesso
dipinto possa segnalare una differenza fra le loro funzioni narrative o fra i valori che incarnano. In
altre parole, la copresenza dei due tipi di rappresentazione servirebbe a sottolineare una
differenza narrativa o semantica con sistema simile a quello che parlando di linguaggio plastico
chiameremo semisimbolico.
Ma Schapiro avanza anche una seconda ipotesi... il volto di profilo è distaccato dall’osservatore e
appartiene ad uno spazio condiviso con altri profili posto sulla superficie dell'immagine.
In un immagine ormai leggendaria lo Zio Sam ci guarda.. a qsto primo debrayage enunciazionale
visivo se ne aggiunge un secondo: il dito puntato. Inoltre la strategia del debrayage
enunciazionale vien ribadita a livello verbale: la headline infatti recita “I want you”.
Come fa notare Schapiro frontalità e profilo sono solo 2 posizioni estreme fra le quali ce un
continuum di possibilità. Bisogna considerare infatti la posizione degli occhi, la direzione dello
sguardo...
Calabrese ha studiato i differenti tipi di sguardo e di posizioni che si possono avere in un ritratto
sia in pittura che in fotografia.
Usando il quadrato semiotico Calabrese identifica sia per il guardare attivo (guardare) che per
quello passivo (esser guardato) quattro diverse situazioni:
Dove per esempio la differenza tra “voler non essere guardato” e “non voler essere guardato” è
quella tra un soggetto pudico che ha una volontà precisa e definita di non essere guardato (vuole
non essere guardato, cioè viene affermata la volontà di non essere guardato), e un soggetto
modesto a cui semplicemente non interessa essere guardato (non vuole essere guardato, cioè
viene negata la volontà ferma di essere guardato).
Allo stesso modo il “non voler non essere guardato” indica un soggetto che non si imbarazza cioè
che non cerca attivamente di non essere guardato (non vuole non essere guardato, cioè viene
negata la volontà di non essere guardato). Combinando i poli dei due quadrati otterremo sedici
diverse situazioni che possono essere impiegate per definire diversi tipi d ritratto. Consideriamo
alcuni esempi:
• Voler essere guardato o voler guardare: soggetto ritratto è frontale; guarda lo spettatore
(dandogli del tu) e si lascia guardare
• Non voler non essere guardato o non voler non guardare: il soggetto ritratto guarda verso lo
spettatore ma il suo sguardo è assente (non cerca attivamente di non guardarlo ma non lo
guarda neanche) e manifesta la sua indifferenza nei confronti dello spettatore.
• Voler essere guardato o non voler non guardare: è la posa più classica quella in cui il
soggetto ritratto guarda altrove (all orizzonte per esempio) ma offre chiaramente il corpo allo
sguardo dello spettatore.