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FENOMENOLOGIA 1 LEZIONE 7/11/2022

SEMIOTICA: Scienza generale dei segni, della loro produzione, trasmissione e interpretazione, o


dei modi in cui si comunica e si significa qualcosa, o si produce un oggetto comunque simbolico.

Scienza che studia il linguaggio, cioè il sistema che stabilisce relazioni tra insieme di espressioni e
i loro contenuti

- Testo: Prima lezione di semiotica, marrone


segno, incontro tra due elementi si attiva quando abbiamo un incontro tra qualcosa di fisico
sensoriale e un pensiero


Ciò che vede = contenuto significante

Ciò che pensa (abduce) = contenuto significato


Unione tra espressione significante e il contenuto significato danno luogo al SEGNO

Effetto pragmatico = quando dal segno si ha un effetto (azione)

Segno è tale se mette in relazione reciproca qualcosa di percettivo e sensoriale e qualcosa di


fisico

Emittente colui che lascia il segno (non interessato al destinatario solitamente)

Destinatario colui che coglie il segno

Emittente può lasciare involontariamente, contro la sua volontà un segno al destinatario è


irrilevante si chiama significazione (l’emittente è indifferente dal lasciare un segno) (destinatario
più importante dell’emittente)

Emittente volontariamente lasciare un segno al destinatario si chiama comunicazione

Cultura tutto quello che sono le nostre abitudini, insieme di abitudini dentro cui siamo abituati a
vivere

Cultura molto importante per la semiotica perché noi siamo influenzati dalla nostra cultura (oriente
differente da noi)

Deduzione si ha quando abbiamo una regola sicura e ragioniamo con certezza matematico in
funzione di una regola certa (certezza matematica, 100%)

Induzione si ha quando il ragionamento è statistico, si ha una forte probabilità ma non certezza

Abduzione quando di fronte un segnale un po per cultura un po per ragionamento e intuizione


abduce a una situazione (ragionamento abdutivo - tipico ragionamento della semiotica)

Testo si intende tutto quello che avviene in un contesto precisamente definito, collegato da una
serie di azioni, come gli elementi del testo devono interagire tra di loro

Salvatore Garau —> artista, ha creato delle sculture immateriali, invisibili, nelle aste hanno venduto
le sue opere invisibili

Vale quest'opera nel processo della semiotica?


No, perché non usa nessuno dei sensi
Si, perché il fatto di non poter essere percepito con i sensi ma con immaginazione comunque può
rientrare nella semiotica (il non esserci ci da comunque una sensazione)

FENOMENOLOGIA 2 LEZIONE 9/11/2022

SEMIOTICA VISIVA: scienza che studia il linguaggio che riguarda l’arte visiva statica (no cinema,
no video) p.2

La semiotica visiva è una branca della semiotica, la disciplina che studia da un punto di vista teorico e
applicativo i linguaggi e i testi. Il compito della semiotica visiva è fornire gli strumenti per l’analisi delle
immagini (fotografie, dipinti, disegni)

La semiotica visiva ha quindi 2 compiti principali:

• Spiegare cos’è e come funziona il linguaggio visivo

• Studiare i testi visivi per comprendere come e cosa riescono a comunicare

Semiotica visiva ha 2 grandi scuole di pensiero:

1. La prima è quella della semiotica strutturale o generativa il maggior esponente è stato


Greimas questa corrente detta anche Scuola di Parigi affonda le radici nella linguistica ed
antropologia e soprattutto nel metodo strutturale. Per Greimas e suoi allievi un testo è un
sistema di relazioni: un elemento testuale non ha senso di per sé ma solo perché è inserito in
una rete d rapporti cn altri elementi.

2. La seconda corrente è la semiotica interpretativa che deriva dal pensiero del filosofo
americano Sanders Peirce e ha il suo principale esponente in Umberto Eco. Il problema che si
pone la semiotica interpretativa è: come funziona un processo interpretativo, come fa un
soggetto a usare e comprendere in linguaggio e cosa accade quando un soggetto interpreta
un testo.

La semiotica visiva viene solitamente divisa in 2 grandi branche: semiotica figurativa e semiotica
plastica. p.2-1

- La semiotica figurativa si interessa delle immagini in quanto rappresentazioni del mondo.


Guardo un quadro o una foto e vedo una certa scena con alcuni oggetti, alcuni personaggi che
compiono delle azioni.

- La semiotica plastica invece studia le configurazioni visive (linee, colori, organizzazioni


spaziali) indipendentemente da ciò che rappresentano. Si interessa d fenomeni come
“l’equilibrio visivo” o del modo in cui un certo sistema di colori o linee può rappresentare
significati più o meno complessi.

Il dibattito sull’iconismo cioè la discussione fra sostenitori dell’arbitrarietà del segno iconico e
quelli della sua naturalezza. È innegabile che i significanti iconici abbiano un legame diretto con gli
oggetti che rappresentano. Diciamo che questi significanti sono motivati dai loro significati, nel
senso che la loro forma dipende da quella dell’oggetto. È una situazione diversa rispetto a quella
del linguaggio verbale: qualsiasi suono può indicare il concetto di “cane” (il suono /sedia/
andrebbe bene ugualmente, basterebbe mettersi d accordo); al contrario anche se sono possibili
variazioni non tutte le configurazioni visive potrebbero essere riconosciute come rappresentazioni
di un cane. p.3-1.1

FENOMENOLOGIA 3 LEZIONE 14/11/2022

Il problema del riconoscimento



La semiotica figurativa deve innanzitutto porsi una domanda: come facciamo a riconoscere in un
dipinto o in una foto oggetti del mondo? p.3-1.1


La risposta che ci viene in mente è: “riconosco l’immagine di una testa perché assomiglia ad una
vera testa”.

Iconografia: dare alla figura raffigurata dei simboli o strumenti che lo rendano tale (uomo con
aureola= santo). p.5-2.1

Alla base dell’iconografia c’è l osservazione che i temi ricorrenti vengono spesso rappresentati
attraverso gli stessi schemi, le stesse combinazioni di figure. I personaggi, per esempio, vengono
riconosciuti in base alle caratteristiche e agli attributi. 


Per riconoscere un personaggio abbiamo due modalità:

• Caratteristica: alcune particolarità inseparabili del personaggio, come il suo aspetto fisico e il
suo vestiario (caratteristiche d San Giovanni Battista sono ad es la barba, i capelli lunghi)

• Attributi: sono elementi ulteriori che vengono aggiunti ad un personaggio per renderne più
semplice l’identificazione (San Giovanni Battista è quasi sempre accompagnato da un agnello) 


Iconologia p.6-2.1.2

Lo scopo dell’iconologia è la scoperta del significato intrinseco. Gli elementi che compongono
l’immagine vengono studiati in quanto valori simbolici che ci permettono di comprendere la
visione del mondo che anima un certo periodo storico, un certo stile o un autore.

A livello iconografico possiamo osservare come artisti medievali e rinascimentali abbiano


rappresentato i temi classici in modo diverso. Ma a livello iconologico cerchiamo di comprendere
perché si è verificata questa trasformazione e a quali mutamenti del pensiero della cultura di una
civiltà corrispondano.

Sabrina Ravanelli con Unidentity (interpreta l’angoscia da pandemia)


Rappresenta personaggi senza volto (prima della pandemia non sarebbe mai arrivati a ciò)
FENOMENOLOGIA 4 LEZIONE 21/11/2022

La rappresentazione del tempo p.4-2

Il problema è che foto o immagini in generale non rappresentano solo oggetti fissi “in posa” ma
anche e soprattutto movimenti ed azioni. Dobbiamo quindi capire come sia possibile
rappresentare in un testo statico eventi che si sviluppano nel tempo.

Movimento e azioni p.4-2.1

importante per cubisti (scomposizione) e futuristi (movimento)

Ruggero Eugeni identifica 3 modi di rappresentare movimento o azione.

1. Movimento bloccato: L’immagine rappresenta il movimento come se fosse stato bloccato in


un istante preciso.

- Ma quale istante scegliere? 3 alternative in base al concetto semiotico di aspettualizzazione


cioè in base al movimento rappresentato nella sua fase iniziale (aspetto incoativo) , nella fase di
svolgimento (aspetto durativo) o infine nella sua fase finale (aspetto terminativo)

2. Movimento contratto: vengono rappresentate 2 o + fasi successive dello stesso movimento o


della stessa azione contemporaneamente. Per es un cavallo al galoppo rappresentato con
tutte e 4 le zampe che si staccano da terra mentre nella realtà almeno una zampa alla volta
tocca terra. (Giuditta che chiede aiuto a Dio mentre uccide Oloferne)

3. Movimento articolato: le varie fasi di un movimento o diversi movimenti vengono distribuiti su


più figure. Queste figure possono rappresentare lo stesso personaggio che viene ripetuto in
pose successive. Un secondo caso è quello in cui le figure corrispondono a personaggi
differenti e quindi è come se le fasi del movimento fossero state divise tra di loro. Esempio più
celebre è quello della Parabola dei ciechi di Bruegel il Vecchio

3 coppie di cechi 1 coppia nel villaggio una a


metà strada e una già nel fosso ma tutte finiranno
nel fosso
Il racconto iconico

Eugeni affronta anche il problema della rappresentazione non di una singola azione ma di una
serie di azioni più o meno lontane nel tempo. (incidente stradale: rappresentato con chiazze di
sangue una macchina distrutta e persone che piangono)

Es. il giuramento degli Orazi

Tre scene nello stesso dipinto

Molte le soluzioni.

• Immagine rappresenta le conseguenze delle azioni precedenti


• Diverse fasi del racconto contemporaneamente presenti. Spesso in pittura l azione


principale è in primo piano mentre l evento successivo o precedente sta nello sfondo. In
altri casi nn ce separazione tra primo piano e sfondo ma le diverse azioni vengono
rappresentate in successione spesso da sinistra verso destra all interno d un unica
immagine. (esempio Il Tributo di Masaccio)

Solitamente il passaggio da una fase della narrazione all’altra è sottolineato da una modificazione
dello spazio rappresentato o da elementi architettonici dipinti che svolgono funzione di cornici. In
altre occasioni le singole scene sono ospitate da lunette o spazi differenti o sono separate da
cornici reali o dipinte. Quest'ultimo è anche il caso dei fumetti. 

FENOMENOLOGIA 5 LEZIONE 28/11/2022

La connotazione p.7-2.2 


Dal punto di vista semiotico l’iconografia rappresenta un area chiaramente definita dell
enciclopedia, un concetto introdotto da Eco x indicare l insieme d conoscenze collegate
possedute da un soggetto o da una società. 

Ora affrontiamo alcuni fenomeni relativi alla costruzione del significato delle immagini che pur
basandosi su meccanismo simili mostrano differenze fondamentali. 


Si tratta di quelle associazioni di significato che si sviluppano a partire da una certa unità culturale
grazie a implicazioni successive del tipo “se A allora B ma se B allora C”. 


Vediamo un esempio di Barthes (1985) x chiarire il concetto. L’esempio è quello dell’annuncio


pubblicitario della pasta Panzani.

Barthes identifica 2 livelli.

- Il primo è quello in cui riconosciamo configurazioni visive come rappresentazioni di oggetti del
mondo: una borsa di rete, un pomodoro ecc. Questo livello letterale dell’immagine viene
indicato con denotazione ed è influenzato da schemi culturali. (denotazione = ciò che vedo)

- Ma x Barthes il significato più interessante dell’immagine non è questo. Ma quello per cui a
questi significati denotati associamo all’interno di una cultura un ulteriore significato. Cosi nella
cultura francese il pomodoro e il peperone indicano “italianità” Questa associazione è
totalmente culturale Questo secondo significato è detto da Barthes connotazione. 

Nella pubblicità Panzani secondo Barthes ci sono diversi messaggi connotativi.


È chiaro come alla base di questo meccanismo ci sia sempre il concetto


di enciclopedia! È perché la nostra esperienza e/o la nostra cultura
hanno con il tempo creato un collegamento tra “pomodoro” e “italianità”
che possiamo associare l’uno all’altra.

Ovviamente questo discorso rende evidente anche che all'interno di una


stessa cultura ci sono percorsi connotativi alternativi o gruppi che
organizzano le loro conoscenze e collegamenti tra esse in maniera
differente.

Come afferma Barthes, l’analisi dei significati connotati mette in


evidenza quella che è l’ideologia cioè il modo in cui una cultura associa
valori e valutazioni a oggetti, situazioni, categorie di persone ecc.

L’ancoraggio p.8-2.2.1

La connotazione rischia di dare origine a una serie illimitata di letture. Secondo Barthes questo
inconveniente viene ridotto dal meccanismo dell’ancoraggio cioè dal fatto che il testo visivo sia
spesso accompagnato da testo verbale. Il testo verbale ha funzione di ancorare il significato di
quello visivo cioè selezionare il senso o i sensi corretti dell'immagine o meglio il senso che il
creatore voleva dargli.

Uomo in acqua sarebbe Icaro

Il titolo ci fa cogliere che uomo caduto


in acqua sia Icaro senza titolo non
sarebbe stato possibile

Ancoraggio può intervenire a diversi livelli:

• Testo verbale fondamentale x interpretare il livello denotativo cioè per riconoscere cos’è
rappresentato nell'immagine. È il caso dello scherzo visivo

• Ancoraggio serve a mettere in evidenza, a richiamare l’attenzione su uno dei tanti oggetti
particolari.

• Al livello della connotazione invece l’ancoraggio deve dare indicazioni su quali sono le letture
più corrette o quelle che l’autore desidera siano maggiormente considerate.

Titolo dell’opera = ancoraggio

Messicano in bicicletta visto dall’alto

Il cuneo rosso spezza il cerchio dei bianchi

Rivoluzione russa bianchi contro i rossi

Lorenzo Marini artista type art

Lettere nel testo no ancoraggio

FENOMENOLOGIA 6 LEZIONE 5/12/2022

Il tradimento delle immagini


Si può leggere in molti modi:

• concetto di riconoscibilità non è una pipa perché è una nostra costruzione mentale

• ancoraggio, didascalia che aiuta a riconoscere il significato dell’opera, il testo all’interno


dell’opera non è ancoraggio ma fa parte del testo visivo, la scritta non si riferisce
necessariamente alla pipa ma può riferirsi anche alla scritta.

• il tradimento delle immagini si riferisce sia alla pipa che alla scritta entrambe tradiscono.

• aspetto culturale

LA RETORICA
La retorica classica si divide in cinque branche:

• inventio: l’arte di trovare i giusti argomenti

• dispositio: l’arte di disporre correttamente gli argomenti

• elocutio : l’arte di scegliere parole e strutture adeguate per i propri argomenti

• actio: l’arte di pronunciare e condurre un discorso (retorica verbale)

• memoria: l’arte di memorizzare un discorso

A sua volta l’elocutio ha tre aspetti:

• correttezza: consiste nell’usare correttamente il linguaggio

• chiarezza: dedicata alla comprensibilità dei discorsi

• ornatus: dedicato all’abbellimento, all’ornamento del discorso (il contenuto per il contenitore)

METONIMIA
consiste nell'usare il nome della causa per quello dell'effetto (per es. vivere del proprio lavoro ),
del contenente per il contenuto ( bere una bottiglia ), della materia per l'oggetto ( sguainare il
ferro ), del simbolo per la cosa designata ( non tradire la bandiera ), del luogo di produzione o di
origine per la cosa prodotta ( un fiasco di Chianti ), dell'astratto per il concreto ( eludere la
sorveglianza ).

Metonimia: due ambasciatori con nome e cognome (identificati), per motivi che noi non sappiamo
lui dipinge i due ambasciatori ma non la terza figura dell’astronomo ma per inserirlo ha messo
sullo scaffale elementi e strumenti tipici del suo mestiere.

La metafora accosta (e scambia) due termini che hanno qualcosa in comune.

Una volta avvenuto lo scambio ognuno dei termini prende un po’ le caratteristiche dell’altro
similitudine, metafora, metonimia, allegoria, ossimoro, sineddoche, antonomasia, iperbole.

SIMILITUDINE
Si tratta della figura retorica che mira a chiarire un concetto, mettendolo a confronto con un altro
che abbia con il primo elemento di somiglianza. In ambito figurativo si ottiene una similitudine
accostando immagini diverse che si richiamano per qualche elemento di somiglianza o nella
forma o nel concetto. Un esempio di similitudine si trova nel dipinto 

Le tre età dell’uomo di Friedrich: la vita dell’uomo e le


sue diverse età sono paragonate alle barche a vela e il
percorso dell’esistenza umana è simile a quello delle
imbarcazioni nel mare.

OSSIMORO
Le immagini possono raccontare storie. Ci preme capire come sia possibile analizzare il senso di

queste storie, cercando di comprendere se sono la rappresentazione concreta di significati più

profondi.

FENOMENOLOGIA 7 LEZIONE 12/12/2022

LO SCHEMA NARRATIVO CANONICO

Primo concetto che ci serve è quello dello schema narrativo canonico.

Riprendendo le ricerche di Propp sulle fiabe di magia russe, Greimas ha ipotizzato che al di la
delle variazioni superficiali che le distinguono, le storie siano in gran parte basate sulla
successione ordinata di 4 fasi.

• Nella prima fase detta contratto o manipolazione, un Destinante convince un Destinatario a

fare (o non fare) una determinata azione. Il Destinante può usare vari tipi di strategia: la

promessa, la minaccia, la seduzione, la provocazione.

• Nella seconda fase, la competenza l’eroe che chiameremo Soggetto deve acquisire le

capacità per portare a termine il suo compito. Nella terminologia semiotica si dice che il

Soggetto deve essere modalizzato cioè per svolgere il suo compito deve possedere

determinate modalità. Queste modalità sono definite sulla base dei 4 principali verbi modali:

dovere, volere, sapere, potere. Una volta che il Soggetto sia dotato di un dover fare e/o di

un voler fare siamo già nella fase della competenza.

• La terza fase è la performanza, quella principale: l’azione decisiva viene compiuta

• L’ultima fase è la sanzione ed è quella in cui il Destinante giudica se il Destinatario ha

effettivamente fatto ciò che gli era stato chiesto.

FENOMENOLOGIA 8 LEZIONE 19/12/2022

Lo schema narrativo canonico

Primo concetto che ci serve è quello dello schema narrativo canonico. Riprendendo le ricerche di
Propp sulle fiabe di magia russe, Greimas ha ipotizzato che al di la delle variazioni superficiali che
le distinguono, le storie siano in gran parte basate sulla successione ordinata di 4 fasi.

1. Nella prima fase detta contratto o manipolazione, un Destinante convince un Destinatario a


fare (o non fare) una determinata azione. Il Destinante può usare vari tipi di strategia: la
promessa, la minaccia, la seduzione, la provocazione. 


2. Nella seconda fase, la competenza l’eroe che chiameremo Soggetto deve acquisire le capacità
x portare a termine il suo compito. Nella terminologia semiotica si dice che il Soggetto deve
essere modalizzato cioè per svolgere il suo compito deve possedere determinate modalità.

Queste modalità sono definite sulla base dei 4 principali verbi modali: dovere, volere, sapere,
potere. Una volta che il Soggetto sia dotato di un dover fare e/o di un voler fare siamo già nella
fase della competenza.

3. La terza fase è la performanza, quella principale: l’azione decisiva viene compiuta 


4. L’ultima fase è la sanzione ed è quella in cui il Destinante giudica se il Destinatario ha


effettivamente fatto ciò che gli era stato chiesto. 


Domenico Beccafumi il sacrificio di Seleuco di Locri

Secondo piano figlio che violenta una donna

Primo piano padre che uccide il figlio

Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo

FENOMENOLOGIA 9 LEZIONE 09/01/2023

L’ENUNCIAZIONE VISIVA 4.1

La teoria dell’enunciazione
In linguistica l’enunciazione è la produzione di un enunciato: è cioè l’atto con il quale partendo da
un sistema astratto e collettivo produciamo un segmento reale di discorso, unico e irripetibile.
Possiamo considerare quindi l’esistenza anche di enunciati visivi.

È utile subito definire i termini.

es: Immaginiamo la situazione dove Marco incontra Paola e le dice “Francesco è andato a Roma”.
Marco è l’enunciatore, Paola è l’enunciataria, Marco e Paola sono i soggetti dell’enunciazione.
“francesco è andato a Roma” è l enunciato e Francesco sarà il soggetto dell’enunciato.

Debrayage enunciativo e debrayage enunciazionale 4.1.1

Quando produciamo un enunciato parliamo di certi luoghi, di certi tempi, di certe persone.
Proiettiamo nell’enunciato categorie spazio-temporali e della persona. La semiotica greimasiana
ha chiamato questa proiezione débrayage.

Abbiamo due tipi di débrayage. Nell’enunciato potrebbero esserci riferimenti a luoghi tempi e
persone differenti da quelle coinvolte nella situazione di enunciazione. In questi casi si parla di
débrayage enunciativo. La presenza nell enunciato di riferimenti diretti alla situazione di
enunciazione è detta debrayage enunciazionale.

Nel linguaggio verbale il débrayage enunciazionale è spesso riconoscibile grazie ad alcune


marche: i cosiddetti deittici spaziali e temporali (qui, la, ora) tempi come il presente e l imperfetto
e soprattutto l uso della prima e seconda persona (sing e plur). Al contrario il débrayage
enunciativo si riconoscerà per la presenza di riferimenti spaziali e temporali non definiti in base
alla situazione di enunciazione (una data, il passato remoto, l uso della terza persona).

È necessario sottolineare una differenza fra le situazioni di interazione reale e i tipi di enunciati di
cui solitamente si occupa la semiotica (un dipinto esposto in un museo ecc). In quest ultimo caso
la situazione enunciativa è definitivamente persa. Il débrayage enunciazionale quindi non è piu un
riferimento alla reale situaz di enunciazione ma piuttosto una sua simulazione.

In conclusione il débrayage enunciativo e quello enunciazionale sono 2 strategie discorsive


differenti che tendono a costruire rispettivamente un effetto di maggiore distanza fra i sogg
empirici dell’enunciazione e quelli dell’enunciato e un effetto di illusoria e parziale identificazione.

Il meccanismo del debrayage trova un analogo nei testi visivi. In che modo? Il primo a proporre l
impiego della teoria dell’enunciazione al visivo è stato Meyer Schapiro. La prima proposta di
Schapiro è che la presenza di personaggi rappresentati frontalmente e di profilo nello stesso
dipinto possa segnalare una differenza fra le loro funzioni narrative o fra i valori che incarnano. In
altre parole, la copresenza dei due tipi di rappresentazione servirebbe a sottolineare una
differenza narrativa o semantica con sistema simile a quello che parlando di linguaggio plastico
chiameremo semisimbolico.
Ma Schapiro avanza anche una seconda ipotesi... il volto di profilo è distaccato dall’osservatore e
appartiene ad uno spazio condiviso con altri profili posto sulla superficie dell'immagine.

La presentazione di figure di profilo (débrayage enunciativo visivo) dà un effetto di obiettività: è


come se guardassimo quello che sta accadendo dall esterno. Il volto e lo sguardo rivolti verso di
noi creano un sistema io/tu (debrayage enunciazionale visivo) in cui lo spettatore (il “tu”) non è
rappresentato ma è come se venisse chiamato in causa.

In un immagine ormai leggendaria lo Zio Sam ci guarda.. a qsto primo debrayage enunciazionale
visivo se ne aggiunge un secondo: il dito puntato. Inoltre la strategia del debrayage
enunciazionale vien ribadita a livello verbale: la headline infatti recita “I want you”.

Lo sguardo e il ritratto 4.1.3

Come fa notare Schapiro frontalità e profilo sono solo 2 posizioni estreme fra le quali ce un
continuum di possibilità. Bisogna considerare infatti la posizione degli occhi, la direzione dello
sguardo...

Calabrese ha studiato i differenti tipi di sguardo e di posizioni che si possono avere in un ritratto
sia in pittura che in fotografia.

Possiamo riconoscere le diverse situazioni possibili partendo dalla considerazione che il


personaggio rappresentato nel ritratto è il soggetto di un guardare sia attivo che passivo: infatti
può sia guardare l’osservatore che essere guardato da lui. Questo guardare può essere
modificato secondo il volere. Il dipinto può esprimere la volontà o meno da parte del soggetto
ritratto sia di guardare l osservatore sia di essere guardato.

Usando il quadrato semiotico Calabrese identifica sia per il guardare attivo (guardare) che per
quello passivo (esser guardato) quattro diverse situazioni:

Dove per esempio la differenza tra “voler non essere guardato” e “non voler essere guardato” è
quella tra un soggetto pudico che ha una volontà precisa e definita di non essere guardato (vuole
non essere guardato, cioè viene affermata la volontà di non essere guardato), e un soggetto
modesto a cui semplicemente non interessa essere guardato (non vuole essere guardato, cioè
viene negata la volontà ferma di essere guardato).

Allo stesso modo il “non voler non essere guardato” indica un soggetto che non si imbarazza cioè
che non cerca attivamente di non essere guardato (non vuole non essere guardato, cioè viene
negata la volontà di non essere guardato). Combinando i poli dei due quadrati otterremo sedici
diverse situazioni che possono essere impiegate per definire diversi tipi d ritratto. Consideriamo
alcuni esempi:

• Voler essere guardato o voler guardare: soggetto ritratto è frontale; guarda lo spettatore
(dandogli del tu) e si lascia guardare

• Non voler non essere guardato o non voler non guardare: il soggetto ritratto guarda verso lo
spettatore ma il suo sguardo è assente (non cerca attivamente di non guardarlo ma non lo
guarda neanche) e manifesta la sua indifferenza nei confronti dello spettatore.

• Voler essere guardato o non voler non guardare: è la posa più classica quella in cui il
soggetto ritratto guarda altrove (all orizzonte per esempio) ma offre chiaramente il corpo allo
sguardo dello spettatore.

Voler guardare voler non guardare

Non voler non guardare non voler guardare

Esempio autoritratto con pelliccia di Durer

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