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Gno modulo b - appunti

Gnoseologia (Università degli Studi di Milano)

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02/11/16
Lezione 13
Dalla mano alla bocca (Michael C. Corballis)
Introduzione
Questo psicologo sperimentale affronta i problemi da un punto di vista evoluzionistico.
Tema: l'origine del linguaggio (contro lo sviluppo della vocalizzazione e a favore di un
miglioramento del sistema gestuale- linea visiva mano/occhio).
Da una comunicazione gestuale-visiva alla vocalizzazione.
Obiettivo del corso: individuare gli elementi essenziali del processo di umanizzazione.
La tecnica non viene dopo, l'azione tecnica che prolunga e amplia la mano plasma l'essere
umanizzandolo retroattivamente. TECNO-GENESI PRETERINTENZIONALE DELL'UMANO
Al gesto si associa un secondo elemento, cioè la parola (il linguaggio).
Non bisogna presupporre un attore linguistico, esso si configura come tale nell'azione significatrice.
Sviluppo del percorso: tecnica, linguaggio e memoria.
Per il mondo greco l'uomo è il vivente che ha la parola, quindi il tema della peculiarità dell'uomo è
sempre stato connesso al linguaggio.
L'uomo è quel vivente che ha il pensiero (logos).
Pensiero e parola
Problema: il rapporto tra il pensiero oggettivo/riflessivo/ normativo (cit. Michael Tomasello) e la
parola.
Opinione di Michael Tomasello
Per Tomasello la linea di distinzione dell'uomo non è il pensiero ma un certo pensiero, dato che le
scimmie pensano (capacità di rappresentare, compiere inferenze causali ed esercitare un'auto
monitoraggio delle azioni). Anche altri mammiferi superiori possiedono delle forme di pensiero.
Le scimmie hanno capacità anche di autoriconoscimento, come nel caso della tipologia rhesus.
Domanda: Che rapporto bisogna riconoscere tra questo tipo di pensiero e il linguaggio?
Visione espressivistica
 Platone: originarietà di un soliloquio interiore dell'anima che poi si esprime attraverso il
linguaggio- rimane indeciso sulla la natura del linguaggio (convenzionale o naturale);
 Aristotele: i segni del linguaggio esprimono un pensiero che è già costituito prima e altrove-
natura convenzionale del linguaggio.
Questa concezione classica è rimasta fino all'epoca moderna e viene definita ESPRESSIVISTICA.
In quest'ottica sembra che il segno non abbia un rapporto sostanziale con la cosa che denota.
Significato, pensiero e parole sono quindi entità distinte.
Visione illuministica
Da Condillac, Herder e von Humboldt emerge un'altra prospettiva.
In Italia è Giambattista Vico ad aver espresso posizioni simili.
Heidegger: Essere e tempo
Riguardo al tema degli esistenziali parla di una dimensione originaria e la chiama discorso. Qui, in
linea con Aristotele, separa il discorso (capacità di articolare il senso) dal linguaggio (espressione
del senso articolato nel parlare).
Lingua (articolazione del senso) e linguaggio (espressione del senso): concezione
espressivistica (perché il tipo di linguaggio considerato è quello del giudizio- proposizione
dichiarativa).
Vi è una dimensione pre-verbale della comprensione del pensiero/significato, per questo nella
prima fase distingue tra l'essere comprendenti e essere parlanti.
Il pensiero è visto come parallelo al linguaggio.

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È stato uno dei rappresentanti della svolta linguistica perché a partire dal saggio "La poesia di
Holderlin" identifica in un linguaggio originario l'esigenza del pensiero (decostruzione della
concezione espressivistica aristotelica).
Egli è legato al maestro Husserl.
Husserl
Le strutture del giudizio sono già contenute nell'esperienza ad un livello pre-linguistico.
Egli dopo "Filosofia dell'aritmetica" compone un trattato sui segni "Semiotica" in cui ragiona
sull'impossibilità di pensare senza segni.
Già nella prima ricerca logica (significato ed espressione) mostra una concezione espressivistica: il
significato si costituisce prima di tradursi nel segno.
Lo strato espressivo non influenza lo strato del significato/pensiero, quindi è improduttivo. La sua
produttività si esaurisce nel portare il pensiero al livello concettuale- rapporto estrinseco tra
significato ed espressione.
Possiamo attribuire al linguaggio e alla scrittura un valore decisivo nella trasmissione ma non
nella cognizione.
Merleau Ponty
Merleau Ponty ha ipotizzato un altro rapporto: il pensiero costituisce il lato originante e il
linguaggio quello accessorio.
Se pensiero e linguaggio fossero paralleli ed esterni dovrebbero essere due ordini completi, invece
essi si sdoppiano collegandosi l'un l'altro (nel pensiero ci sono parole e viceversa).
È perché parliamo (premessa) che i due sistemi (significati e segni) sono paralleli
(risultato).
La virtù del linguaggio è quella di nascondersi per lasciar apparire il suo prodotto, cioè il pensiero.
Il pensiero per se stesso non può che essere legato alle espressioni linguistiche.
Quesiti
 L'interiorizzazione precede o segue l'esteriorizzazione linguistica?
 Avremmo un'interiorità pensante se non parlassimo?
Considerazione sul legame pensiero-parola
Se ci sono pensieri essi si sdoppiano perché prendono la forma delle espressioni linguistiche.
Il cammino del significato consapevole (pensiero) si compie soltanto nell'espressione
linguistica.
Aldilà delle parole non si riescono ad afferrare pensieri in sé (in una purezza pre-linguistica), cioè le
parole-pensieri rimandano ad altre parole-pensieri e così all'infinito.
È perché parliamo che il significato ha assunto una sorta di indipendenza.
L'indipendenza tra parola e pensiero è la premessa o l'effetto del parlare?
Tre elementi:
1. I significati/pensieri (contenuti);
2. L'atto di pensare/significare (la mente);
3. I segni (la parola).
Tattersal: La comparsa del linguaggio ha permesso il salto qualitativo verso l'umano
I nostri antenati hanno compiuto un balzo qualitativo verso un sistema simbolico e linguistico
(forme di elaborazione e comunicazione), questo è importante perché è evidente che non è solo la
massa cerebrale ad averlo permesso. L'unica alternativa possibile è che la nostra capacità cognitiva
sia il frutto di una nuova organizzazione interna al cervello, potrebbe essersi trattato della
comparsa di proprietà EMERGENTI.
Da 200 mila anni la struttura biologica cerebrale umana era quasi pronta finché l'aggiunta di
qualcosa ha permesso il salto qualitativo, si tratta della COMPARSA DEL LINGUAGGIO.

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04/11/16
Lezione 14
I signori del pianeta (Tattersal)
Il balzo qualitativo verso un sistema linguistico e simbolico non ha paralleli nella storia.
L'unica ragione per pensare che il balzo si sia verificato è che lo ha fatto.
Sembra sia avvenuto dopo l'acquisizione della forma biologica moderna della nostra specie.
Caratteristiche del balzo:
Si tratta della nascita del pensiero simbolico (il linguaggio ne è la chiave).
Nuove scoperte di reperti
Le prime avvisaglie di una sensibilità simbolica si trovano in Sudafrica in un sito archeologico
recente, in cui sono state trovate placchette in terracotta con disegni scolpiti.
Popolazioni del paleolitico medio-africano hanno prodotto questi manufatti privi di finalità pratica,
che sono stati interpretati come manifestazioni di un comportamento simbolico.
Interpretiamo questi oggetti come simbolici: sono fatti PER significare (elemento
immateriale).
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Questi oggetti segnano la soglia della simbolizzazione (qualcosa si riferisce a qualcos'altro di non
materiale. es. Un sentimento) e con questo l'arte fa la sua comparsa.
Scatta in noi la supposizione di menti simboliche come correlato di quei prodotti.
Analogizzare è il nostro unico modo per comprendere.
Il nostro problema è il rapporto tra mente simbolica e linguaggio.
Pur non conoscendo il significato del disegno geometrico, si può ricostruire il fatto che non fosse
casuale e si sia quindi mantenuto nel tempo.
Le popolazioni che hanno preceduto la comparsa dell'homo sapiens erano probabilmente solite
usare una complessa tecnologia per migliorare il silcrete (pietra friabile), le schegge venivano
riscaldate e raffreddate per renderle dure.
Questa tecnologia è molto complessa quindi deve aver avuto alla base una coscienza tecnica
(capacità di astrazione e di visualizzazione di lunghe catena causali).
Indici di un ragionamento simbolico nascente (paleolitico medio-africano).
Tutto questo argomento è controverso.
Vi è un chiaro simbolismo con la comparsa dell'homo sapiens.
Il simbolismo è un lungo cammino in soggetti che da un punto di vista cognitivo erano come noi.
Ipotesi meno plausibile: La disparità delle manifestazioni artistiche/simboliche attribuite ai nostri
antenati è stata causata da un cambiamento genetico tra ominini.
L'homo sapiens non ha precedenti e vi è quindi l'ipotesi che il cambio si stato repentino per una
rapida riorganizzazione dello sviluppo, indotto da un'innovazione strutturale a livello del DNA.
Elemento chiave per il cambiamento
Homo sapiens è l'unico ad esprimere la capacità di manipolare significativamente la nuova
informazione in modo simbolico.
Come abbiamo acquisito questa capacità?
Questa capacità non è l'effetto dell'acquisizione di un cervello con un volume maggiore.
L'unica alternativa è che la capacità cognitiva sia frutto di un cambiamento dell'organizzazione
interna e delle sue connessioni.
Si tratta della comparsa di proprietà EMERGENTI (cambiamento prodotto per l'aggiunta di un
elemento alla struttura preesistente che ha portato ad un livello nuovo nelle capacità funzionali).
I neandertaliani studiati dai paleo-neurologi avevano (ricostruendo i calchi) un modo di procedere
puramente intuitivo, mentre la nostra specie possiede un sistema simbolico quindi può elaborare
in nuovi modi l'informazione.
Il vecchio stile è ancora presente nelle capacità del nostro cervello.
Husserl: se procedessimo intuitivamente non ci sarebbe una vita molto elevata.
Il contare presuppone un modo di procedere simbolico.
Ipotesi:
1. Genetico-innatista:
l'acquisizione recente di un gene della capacità simbolica (plausibile dopo la scoperta di una
versione umana del gene foxp2).
Noam Chomsky è uno dei sostenitori della componente linguistica innata del nostro cervello.
Il linguaggio è un sistema simbolico la cui esistenza dipende dalla creazione e manipolazione di
simboli mentali. Cortocircuito: per creare simboli mentali occorre una mente linguistica.
Quindi stiamo presupponendo ciò che dobbiamo spiegare (l'insorgenza della mente
simbolica).
Negli esseri umani i geni legati al linguaggio sono numerosi e attivi, tali da far apparire un miracolo
il linguaggio in ciascuno di noi.
Il concetto di gene unico per il linguaggio è un'illusione.

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Conclusione: al momento non sono stati individuati dati genetici come causa della nostra unicità in
termini cognitivi.
2. Culturale:
È probabile che la nuova capacità cognitiva sia stata acquisita come un prodotto secondario di un
cambiamento genetico ramificato che ha dato luogo all'homo sapiens.
In questo processo nulla funziona finché non è collegato l'elemento che rende operativo il resto
(paragone con la pietra di volta nell'arco), il potenziale simbolico deve essere rimasto latente
finché non è stato scoperta la nuova capacità.
Exaptation: le innovazioni genetiche si verificano in modo casuale rispetto all'esistenza dei loro
portatori (es. Le penne degli uccelli). Si tratta di caratteri che acquisiscono la loro funzione solo a
posteriori.
La capacità de pensiero simbolico è rimasta nascosta e non riconosciuta per molto tempo, finché
non è stata rilasciata grazie ad uno STIMOLO CULTURALE.
La parte biologica esisteva già quindi per passare dalla potenza all'atto è servito uno stimolo
culturale.
Nuovi usi (modalità simbolica) di vecchie componenti strutturali (il cervello umano).
Qual è lo stimolo non genetico?
A. La teoria della mente: capacità di comprendere gli stati mentali altrui. Gli esseri umani e i
primati sono animali sociali, però i primi sono caratterizzati oltre che dall'attenzione per gli
altri da una forma di socialità più distaccata (osservare gli altri).
Le pressioni di una socialità sempre più intensa hanno causato l'attivazione del pensiero simbolico.
Dubbi: le scimmie antropomorfe pur avendo capacità parziali di comprendere gli stati mentali
altrui non hanno capacità simbolica.
B. L'uso del linguaggio: (cortocircuito) esso come il pensiero suddivide il mondo in un vasto
vocabolario di simboli, anche per il modo in cui il mondo dovrebbe essere.
Cortocircuito: lo stile culturale che dovrebbe rendere possibile quello cognitivo è il linguaggio cioè
la forma più spinta dell'attività simbolica (ciò che bisogna spiegare).
Ci troviamo in una situazione di inadeguatezza delle spiegazioni.
Domande
Cosa possiamo aggiungere per rendere valida questa seconda ipotesi?
Come nasce la mente linguistica (corrispondenza tra suoni-gesti e significati)?
La genesi del linguaggio è vocale o gestuale?

08/11/16
Lezione 15
Domande
 Come sorge un linguaggio? E come si costituisce la corrispondenza tra i suoni e il senso?
 Come si può rendere ragione del transito alla razionalità (genesi dell'autocoscienza)?
 Come l'uomo si costituisce?
Ipotesi
Per Tattersal è lo stimolo culturale a porre in atto le capacità già possibili fisiologicamente per
l'organismo umano.
Differenza cognitiva tra viventi umani e non umani
1. Michael Tomasello: l'uomo ha una propensione socializzante peculiare (ultra-socialità),
dall'attitudine a cooperare emergerebbe anche il linguaggio.
2. Il linguaggio è l'elemento che diversifica perché le altre capacità di base sono paragonabili tra
le due specie.
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Stabilite competenze cognitive di base, esse apparterebbero anche alle scimmie, ma la


combinazione tra di esse resa possibile dal linguaggio dà un risultato cognitivo unico
all'uomo.
Domanda
Cosa ci accadrebbe se non potessimo apprendere una lingua?
Nel Settecento esplode un interesse per i bambini "selvaggi". Es. Condillac: il bambino non
parlando non mostrava alcun segno di ragione, poiché gli uomini possono formarsi segni solo
vivendo insieme.
Le operazioni dello spirito si sviluppano a mano a mano che si acquisisce l'uso dei segni.
L'animale razionale è l'animale parlante.
1. Domanda genealogica: come si è giunti al linguaggio?
Non può esserci una pretesa di individuare la causa e le fasi di tale processo, perché questo
compete alla scienze.
Obiettivo: rinvenire le condizioni sotto le quali l'evoluzione di un linguaggio può accadere.
2. Domanda: perché il linguaggio sarebbe decisivo?
La concezione espressivistica del linguaggio lo intende come mezzo di estrinsecazione di un
pensiero già formulato interiormente (ma questa posizione può essere messa in crisi ad esempio
con Merleau Ponty).
L'analisi del passaggio dei bambini alla dimensione della parola (fine dell'infanzia) è centrale.
Quando abbiamo un linguaggio e non gesti vocali?
Parlare è sempre anche parlarsi poiché usare parole significa suscitare in sé e negli altri lo stesso
significato. Vi sono segni linguistici e non semplici gesti quando per emittente e destinatario (cioè
tutti gli individui di una comunità) si genera lo stesso atteggiamenti di risposta.
Il gesto invece, ad esempio del saluto o del pianto, non suscita nell'emittente la stessa risposta che
si auspica nel destinatario.
La parola è strutturalmente pubblica e intersoggettiva (significa la stessa cosa per tutti).
Il significato di una cosa risiede nella possibilità d'azione che la riguarda.
Pragmatismo americano
Definizione di significato di Peirce: quello che una cosa significa equivale agli abiti che comporta.
Esempio: l'albero come ciò che produce i frutti per sfamarsi.
Quando diciamo una parola evochiamo nella comunità l'insieme di atteggiamenti pratici collegati
alla cosa.
Ogni parola è connessa ad un gruppo di risposte condivise.
Per questo un nodo al fazzoletto non è un segno linguistico.

George Herbert Mead:


L'utilizzo di un segno fisico (es. Aggrottare le sopracciglia) non è visibile a sé come all'altro, quindi è
un mero gesto espressivo.
Si va verso il segno linguistico sfruttando le potenzialità intrinseche al gesto vocale (si rivolge
in modo uguale al mittente e al destinatario convocandoli alla risposta).
Risposte sulla genesi del significato:
 Convenzionalistica: la comunità si è messa d'accordo sui significati dei segni vocali. Questa
tesi non regge perché per raggiungere questo rapporto bisognerebbe già parlare.
 Naturalistica: il linguaggio imita le cose e le azioni (esempio le onomatopee).
Differenza tra segno linguistico e richiamo animale
Il segno linguistico non è come il segnale del lupo (per richiamare il branco al pericolo), perché
anche se suscita la stessa risposta per essere linguistico un segno deve rimandare in modo
CONSAPEVOLE al significato.
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Gli animali non possono produrre quei segni in assenza del pericolo.
Il linguaggio è caratterizzato dalla consapevolezza del parlante.
Il richiamo è un dispositivo, l'espressione di una precauzione istintuale.
Nel frammentarsi dei gruppi umani si sono diversificate le lingue.
Domande ulteriori:
 Cosa accade quando appaiono questi segni linguistici?
Esempi:
I. "Oggi è sereno": con oggi non intendo alludere a qualcosa in generale ma a questo singolare
oggi (contingente).
Ogni volta che dico oggi dico qualcosa che va oltre la singolarità di questo oggi.
Lo stesso vale con i termini: lì, qui, il mio dolore ecc.
Nel proferimento di questi termini sono trascinato oltre la singolarità.
Conclusione: Il linguaggio universalizza in modo inevitabile per sua natura.
La parola inoltre:
 Idealizza;
 Obiettivizza;
 Cosalizza;
Riflessione su Heidegger
Heidegger è arrivato a dire che è la parola che procura l'essere alla cosa.
L'universale è già costituito prima della parola ma essa lo mette a disposizione.
Esempio:
Il cane riconosce il padrone perché possiede un senso percettivo simile alla frase "Eccolo di nuovo",
coglie l'identità oggettuale. Il riconoscimento umano avviene grazie a sintesi di coincidenza e
identificazione (identificato qualcosa di successivo in quanto somigliante a qualcosa di
precedente).
In base all'esperienza le manifestazioni del mondo provengono in modo tale da costituire dei tipi
empirici (sia per l'uomo che per il cane).
Nella nostra esperienza concreta si costituiscono aspettative che si proiettano in avanti
temporalmente (riconosco il cane appena avvisto la coda).
Domanda:
Se possiedo il tipo perché ho bisogno della parola?
La parola serve per consacrare il percorso che fino ad ora caratterizzava anche gli animali e
riguardava l'emergenza dei tipi empirici.
Vi è una continuità tra il tipo e l'universale.
Husserl: la parola non produce ma accompagna l'ultima tappa dell'universalizzazione.
Il linguaggio non ha operatività perché l'universalità è già pronta.
L'universalità, l'idealità e la cosalità sono in linea con il tipo/schema oppure l'idealità del significato
appartiene alla peculiarità del segno linguistico e quindi chi non ha linguaggio non la possiede?
Quesito:
Husserl o Heidegger?

09/11/16
Lezione 16
È parlando che entriamo nella dimensione dell'universale.
Quesiti
Il linguaggio interviene ad esprimere un'universalità o costituisce l'idealità?
C'è idealità del significato a prescindere dal linguaggio?
Risposta: Prima del linguaggio c'è schema/tipo ma non identità ideale del significato.
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Tesi
L'apparizione del linguaggio coincide col passaggio dall'universale empirico (identità oggettuale di
significato) che appartiene al vissuto di animali e uomini (e consente il riconoscimento dell'animale
e dell'infante), all'identità ideale di significato.
Distinzione tra tipo empirico e identità ideale.
In questo passaggio risiede il segreto della cultura/potenza umana che è in perenne mutamento.
Vi era già un percorso espressivo-comunicativo gestuale che ha poi assunto una valenza linguistica.
Arnold Gelhen
Due linguisti hanno congetturato sul momento della comparsa dei segni.
1. Jespersen: un certo numero di testimoni si sono trovati di fronte al sorgere del sole e lo
hanno accompagnato con un canto, le due rappresentazioni si sono collegate e più tardi lo
stesso canto ha avuto il ruolo di evocare quell'evento nella memoria del gruppo
2. Fosler: supponiamo che un suono "MAR" abbia accompagnato azioni come la lavorazione
della pietra, questo non era ancora linguaggio (un tutt'uno spontaneo che accompagna il
gesto). Se in un secondo momento qualcuno esclamava volendo partecipare all'azione "MAR"
prima di intraprenderla, questo era già linguaggio.
Cosa succede quando "MAR" diventa un segno linguistico (indicazione dell'azione)
Finalmente si possiede uno strumento per esprimere il significato di una azione (affilare la pietra)
che tutti i componenti del gruppo realizzano quotidianamente. Secondo un'ipotesi vi è un
significato già costituito e disponibile che trova uno strumento per esprimersi.
Esprime o costituisce il significato?
1. Esprime (rigettata):Vi è una tipizzazione già avvenuta nell'esperienza (quello che ci consente
di riconoscere la cosa che stiamo facendo e di conservare anche memoria della essa
potendola anticipare nell'immaginazione). I bambini hanno una capacità di ricordo e di
immaginazione limitata, perché vi è una coscienza come riconoscimento che può dar luogo
ad una certa memoria e proiezione della cosa ma in forma ridotta.
In questa posizione lo schema dell'azione è già disponibile, poi interviene un segno linguistico a
coronare il riconoscimento rendendolo possibile anche per un'altra via. D'ora in poi si potrà
indicare l'azione di affilare la pietra con il suono "MAR" e così potrà attuare più agevolmente il
riconoscimento anche quando non è sul campo.
Lo schema è legato al ripresentarsi dell'azione e al funzionamento della coscienza animale.
Il riconoscimento e il contenuto del riconoscimento restano gli stessi, è offerta una possibilità in
più che estende ma non modifica la natura del riconoscimento e del riconosciuto.
2. Costituisce (posizione accettata): quando compare il segno linguistico che si stacca dall'azione
e indica, si delineano in modo nuovo riconoscimento e riconosciuto.
Quando appare il segno linguistico posso evocare l'azione anche quando non sono in situazione.
Evocare l'azione in assenza: in quel momento posso avere il senso dell'azione.
Questa operazione implica una sorta di emigrazione del significato/tipo/schema fuori del corpo
dell'azione (fuori dal vissuto) e al tempo stesso fuori dalla testa e dalla coscienza.
Riflessioni
Il significato si scorpora in senso letterale e migra quando trova dimora nel segno.
Lo stesso è avvenuto in alcune comunità umane con la pittura mentre in tutte c'è stato
l'avvenimento del prender dimora del significato nel supporto.
È per effetto del diventare segno linguistico de suono "MAR" che il significato/tipo/schema si
stacca dall'azione concreta e quindi si idealizza (identità ideale autonoma e obiettiva).
Il significato è libero di muoversi perché si scorpora dall'azione incorporandosi nel segno -
idealizzazione.

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Conclusione: Avere segni linguistici significa avere a disposizione i significati nella loro identità
ideale (puri) e poterli evocare in ogni situazione combinandoli a piacimento.
L'identità ideale si costituisce con la nascita del segno linguistico.
Non basta la ripetizione dell'esperienza per costituire l'identità ideale di significato.
Il segno linguistico non è l'accessorio che consente di portare in giro qualcosa di già fatto.
Diventar segno del suono/gesto e diventare ideale del significato è un evento a due facce.
Il tipo subisce un cambiamento di natura.
Il segno linguistico perciò diviene il supporto di una possibilità indefinita di evocazione del
significato nella sua identità ideale.
Identità ideale del significato
Le idee di Platone si riferivano a identità ideali di significato nella loro differenza con le entità reali
contingenti.
L'affilare la pietra è un'azione priva di inizio e fine mentre questa azione di affilare la pietra è
contingente.
Distinzione tra idea e incarnazione dell'idea.
La traduzione del significato vissuto in quello ideale è resa possibile dal prender dimora nel segno.
Platone aveva una visione opposta: ci sono le idee e in un secondo momento le parole che le
esprimono.
Con il linguaggio appare la differenza tra empirico e trascendentale.
Il significato dell'azione si autonomizza e diventa il significato del segno (purificato- l'idea).
Il sapere umano
Posso AVERE il significato nella dimora del segno e combinarlo, mentre l'animale USA il significato
mettendolo in opera in modo appropriato.
L'avere il significato è il sapere.
Questa è la genesi della mente riflessiva.
Ricapitolando
Non si afferma il carattere deciso del linguaggio se non si comprende che l'emergenza del segno e
quella del significato consapevole (avuto una seconda volta) sono correlativi (evento del pensiero
simbolico/linguaggio).
La mente riflessiva non è un prodotto del linguaggio né viceversa.
Termini: Segno-linguaggio-mente riflessiva.

11/11/16
Lezione 17
Descrizione fenomenologica di quello che avviene quando parliamo.
Tesi di Leroi Gourhan: Tecnicismo e linguaggio rappresenterebbero la frontiera dell'umanità.
Ricapitolazione
Quando un suono viene riconosciuto come segno di un'azione/evento contemporaneamente si
erige nella sua esistenza autonoma l'identità ideale di significato di quell'azione.
Nell'esperienza prelinguistica delle scimmie vige una forma di sensatezza delle attività anche se la
mente non è oggettiva/riflessiva/normativa come l'essere umano adulto sano.
Le scimmie e i bambini prima di parlare non hanno a che fare con identità ideali di significato ma
con dei tipi empirici/ schemi dell'azione (significato incarnato).
Il passaggio dal significato incarnato a quello di identità ideale è l'avvento del linguaggio.
È una emergenza correlativa quella in cui un suono viene riconosciuto come segno.
Ricostruzione fenomenologica
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Quando l'espressione MAR viene riconosciuto come segno dell'azione di levigare la pietra, nello
stesso tempo il significato dell'azione si staglia nella sua identità ideale (emerge l'idea del levigare
la pietra).
Tale significato emerge solo attraverso il segno perché deve potersi specchiare in un altrove che lo
trattenga.
Dubbio: disputa tra nominalisti (l'universale/idea è un concetto) e realisti (l'universalità/idea
esiste).
Attenzione:
Non c'è una mente che progetta un significato attraverso un segno perché occorrerebbe già
possedere un linguaggio.
Liberazione della mano
Questo evento ha permesso nuovi tipi di manipolazione tra cui l'insorgere di una strumentalità
della mano stessa.
La zampa diviene mano, acquistando essa stessa il valore di protesi tecnica.
Vi è un effetto di ritorno sul cervello:
 Diretto per la stimolazione dalla manipolazione;
 Indiretto per la modificazione dell'edificio facciale.
Si è fatta più raffinata anche la vociferazione anche se l'insorgenza del linguaggio è avvenuta molto
tempo dopo.
Quando si manipola il mondo (ciottolo) lo si fa attraverso una molteplicità di gesti.
In una ricostruzione fenomenologica ad un certo punto possiamo supporre che il suono cambi
funzione (nuovi usi di vecchie strutture-EXAPTATION), da ruolo di accompagnamento mentre si
agisce a espressione prima dell'agire per evocare l'azione.
Quel suono viene riconosciuto come qualcosa fuori dall'azione che sta per essa,
contemporaneamente accade che l'azione emerga nella sua essenza (perché il suono si riferisce
all'azione nella sua identità ideale- èidòs).
Prima il tipo empirico è sempre incarnato in un'azione concreta.
MAR= levigare la pietra quando sorge il sole.
Il significato si scorpora dal vissuto concreto e dalla memoria breve perché si incorpora nel segno.
Con i segni i significati possono circolare prima e indipendentemente dall'azione.
Appare un mondo ULTRA-SENSIBILE fatto di significati.
Senza l'insieme dei segni svanirebbe il mondo ultra-sensibile dell'universo culturale.
Éidos e segno linguistico compaiono insieme.

Husserl
Da lui prende spunto la visione della comparabilità tra pensiero animale e umano, basata sull'idea
della condivisione del tipo empirico.
La flessibilità del comportamento di certi animali superiori è tale da farci pensare che abbiano una
coscienza, tuttavia con la parola non è solo il tipo empirico in atto ma anche l'identità ideale.
Esempio:
I nostri avi ominini nella grotta di Verona rappresentarono con la pittura certi tipi di animali (bisonti
ecc), tale disegno mostra che solo con esso appare IL bisonte (universale e non un bisonte
particolare).
Senza il disegno (specchio del segno) non posso cogliere l'identità ideale bisonte.
Per equiparare il disegno al segno linguistico bisognerebbe prescindere dall'aspetto iconico, ma
esso caratterizza il disegno.
Il dito che indica è più vicino al disegno che al suono linguistico.
L'animale non simbolizza né attraverso il suono né attraverso il disegno.
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Riflessione sulla modalità umana:


Ipotesi da rigettare:
Il modo umano è caratterizzato dal procedere delle scienze, che pongono le cose in modo
mentalistico (le cose hanno una genesi mentale e poi vengono espresse).
Confutazione: le cose avvengono sempre nelle situazioni concrete che coinvolgono anche il
cervello.
Non è il cervello che produce l'essenza ma un'esperienza (il prodursi di determinate situazioni).
L'uomo possiede i neuroni specchio ma è errato affermare che la situazione presuppone una
mente già costituita, grazie al ripetersi nel tempo di determinate concomitanze, la quale inventa il
linguaggio.
Secondo l'altra ipotesi la genesi del segno linguistico avviene contemporaneamente al formarsi di
una mente riflessiva.
La mente che riconosce emerge con e come lo stesso riconoscimento.
Solo quando accade il trasferimento del suono di una azione nel segno anche il tipo cambia natura
(come identità ideale separabile dalla singolarità dell'azione).
Conclusione: la mente riflessiva è il riconoscimento dell'identità ideale di significato che può
avvenire solo con la nominazione.
Posso avere a disposizione, grazie al medium del segno linguistico, la stessa azione in sua assenza.
Con il linguaggio posso avere l'azione e non solo essere l'azione.
Se non avessimo i segni linguistici i significati sarebbero nella nostra memoria MA c'è da dubitare
che si potrebbe formare il nostro tipo di memoria senza le parole.
Riflessione:
Ognuno si è umanizzato in un certo mondo sensibile per l'influenza della lingua che ha ricevuto
(lingua madre) e si è immerso in esso perché nei segni della lingua dimorano tutti i significati (i
quali rivelano la nostra identità).
Il complesso di significati che chiamiamo tradizione è legato alle parole.
Se fossimo privati delle nostre parole avremmo un rapporto col significato simile a quello delle
scimmie o degli infanti (riconoscimenti primari).
Se tutto il nostro sapere raccolto in testi e registrazioni andasse in fumo non avremmo più i nostri
significati.
La distruzione dei segni equivarrebbe alla distruzione dei significati.
La cultura non è nella testa ma nell'archivio.
Nella testa sono presenti i tipo quando avviene una certa forma di incontro.
Domanda
Come siamo arrivati al linguaggio vocalizzato e convenzionale che pratichiamo?
Il libro di Corballis è una risposta.

15/11/16
Lezione 18
Dalla mano alla bocca (Michael C. Corballis)
Ammette l'unicità del linguaggio umano anche se in un'ottica diversa da quella di Chomsky
(quest'ultimo stabilisce una frattura tra linguaggio umano e comunicazione animale).
Tesi: c'è stata una evoluzione del linguaggio (visione opposta a Chomsky).
Chomsky è un cartesiano (nel senso che separa animali e uomini) e Corballis si può definire
chomskiano al 50%.
Ipotesi: la genesi gestuale del linguaggio, che ha come prove le manifestazioni protolinguistiche
delle altre specie.

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Il linguaggio va cercato nella direzione dei gesti manuali e facciali (il primo promotore di questa tesi
è stato Condillac).
Capitolo 1: cosa è il linguaggio
Gli uccelli compiono delle vocalizzazioni ma il loro canto differisce dal linguaggio umano.
Le vocalizzazioni animali hanno una natura emotiva (pericolo, richiamo sessuale, mantenimento di
gerarchie ecc.) e questo è uno dei motivi che le distanzia dal linguaggio.
Viene posta e poi scartata l'ipotesi che fa leva sulla voce.
Il canto degli uccelli non è un linguaggio perché è stereotipato (è più vicino al riso che ad un
dialogo).
Il discorso umano possiede una varietà potenzialmente infinita (1.GENERATIVITÀ).
È a partire dal linguaggio umano che possiamo parlare di quello animale in senso lato.
2. Imparare a parlare non significa solo memorizzare associazioni di parole ma anche possedere
una GRAMMATICA implicita (insieme di regole).
È la grammatica che consente la generatività (principio di variazione infinita secondo regole).
Esempio:
"Alla fiera dell'est" come esempio di possibilità infinita di incastonare subordinate relative.
3. RICORSIVITÀ: Capacità di produrre connessioni e subordinazioni.
La capacità di produrre e comprendere enunciati dipende da una serie di regole che applichiamo
generalmente in modo inconsapevole.
Due tipologie di termini:
 Funzionali: termini che fungono da impalcatura e sono privi di referenti (pronomi,
preposizioni, congiunzioni ecc);
 Di contenuto.
Grammatica generativa
Altri aspetti importanti riguardano l'ordine delle parole e la flessione.
Chomsky ha ipotizzato l'esistenza di una grammatica universale perché essendo l'apprendimento
del linguaggio molto raffinato non può derivare da semplici associazioni (via empirica).
Un'altra ipotesi
Alcuni non reputano la generatività un elemento che distingue comunicazione umana e animale.
Corballis però afferma che la comunicazione animale è priva di enunciati (manca una grammatica,
la ricorsività e la generatività).
Unicità del linguaggio umano (tesi che verrà stemperata nel corso del testo).
Pagina 13
Nelle altre specie è presente qualcosa che assomiglia al linguaggio umano.
Atteggiamento strano della psicologia sperimentale: da un lato usa la differenza umana ma
dall'altro vorrebbe declinarla in senso inclusivo (anche gli animali hanno una forma di
comunicazione).
È un atteggiamento ingenuo perché non si fa carico della differenza umana.
Due possibilità di spiegazione:
 Chomsky (1959): (ed esponenti successivi, ad esempio Pinker) esiste una grammatica
universale.
 La grammatica generativa non ha un carattere innato, è appresa.
La seconda ipotesi (attualmente in ripresa) viene avvalorata dalla molteplicità delle lingue
(reciprocamente incomprensibili) e dalla difficoltà di concepire un gene del linguaggio o della
grammatica.
Ipotesi innatista
L'ipotesi di Chomsky appartiene all'epoca computazionale mentre quella non-innatista è legata alla
metafora della rete (sviluppata a partire dalla metà degli anni '80).
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Le metafore si ontologizzano ("il cervello è come un computer" diventa "il cervello è un computer")
anche se questo processo è indebito.
Ipotesi non-innatista
La metafora della rete in opposizione a quella del computer (struttura che opera secondo processi
seriali e regole prefissate) afferma che il cervello potrebbe essere un sofisticato meccanismo
associazionale.
I neuroni si connettono tra di loro in modo associativo, cioè elaborano input e producono output.
NOVITÀ: esistono processi di retroazione/feedback in cui la catena di neuroni si dispone in
loop/anelli che producono crescita.
Il fattore di crescita dipende da una struttura bidirezionale e valorizza l'effetto retroattivo.
Le sinapsi (connessioni di neuroni) possono essere modificate dall'esperienza (formano le basi di
apprendimento e memoria), questo spiega la pluralità di lingue (rimasta in sospeso in Chomsky) e
la grammatica che risulta acquisita per via esperienziale.
Il problema dell'origine delle generatività viene risolto introducendo un fattore di crescita nella
rete stessa.
Principio della PLASTICITÀ: meno vuol dire più (ciò che è meno specializzato è più aperto alla
crescita).
I bambini hanno più successo perché il loro cervello non è ancora ben formato.
Questa teoria nasce negli anni '30 con Bolk è il concetto di neotenia.
Il periodo di crescita post-natale dell'uomo è diventato molto più lungo che negli altri primati e
questo comporta una fase dell'infanzia spropositata e una crescita del cervello extra-uterina
immersa nel rapporto con l'ambiente.
Tesi: La grammatica potrebbe essere acquisita tramite un meccanismo associativo (che include un
meccanismo di crescita).
Questa ipotesi dà una diversa lettura della genesi delle regole, che non sono più preprogrammate
nel cervello.
L'ipotesi non innatista si combina bene con la biologia.
Considerazioni del capitolo 1
Pagina 22
Possono essere ritenute discutibili.
1. Il linguaggio non è solo verbale poiché esistono lingue segnate (ricerche di Sacks in "Vedere
voci") che hanno una generatività e sono guidate da una grammatica.
Esse non sono sonore e sono veicolate da gesti di mani e braccia e espressioni facciali.
 Il linguaggio scorre più il profondità dello schema verbale;
 Il pensiero non è solo linguistico (esempio: rappresentazione e manipolazione mentale
dello spazio).
Pensiero e linguaggio sarebbero due regni ad un certo punto indipendenti.
Visione critica: i primati pensano senza parole (rappresentazioni cognitive offline, inferenze causali
e auto-monitoraggio delle azioni) perciò non hanno pensiero normativo/riflessivo/oggettivo.
Per Corballis può esserci fantasia e immaginazione senza segni (idea rifiutata da Di Martino).
Corballis in un articolo parla della capacità di viaggiare mentalmente nel tempo (esempio: rivedere
un incontro tennistico o creare una simulazione mentale) ma per Di Martino questo non è possibile
senza simboli linguistici che servono per proiettare le identità ideali di significato.
Noi non abbiamo nessuna capacità di previsione a lunga distanza senza il linguaggio.
Per Corballis linguaggio e pensiero sono connessi, attraverso i simboli possiamo trasmettere
pensieri dalla nostra mente alla mente altrui (sono solo presupposizioni).
Simboli significa gesti corporei o vocali che vengono riconosciuti come segni di...
Ma dire simbolo rimanda all'istituzione di quell'associazione.
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Domanda: possiamo manipolare e trasmettere oggetti prima che si siano costituiti nella loro
evidenza ideale?
Lo scimpanzé è in grado di compiere risignificazioni (ad esempio usare uno straccio come bastone
per raggiungere l'oggetto) ma non può farlo fuori dalla situazione perché non ha a disposizione la
rappresentazione.
Corballis qui si riferisce a qualcosa assimilabile ai TIPI di oggetti, azioni e proprietà (non sono
staccabili e disponibili ad una ricombinazione fuori della situazione senza l'istituzione del SEGNO).
Come i simboli non si generano dal nulla, allo stesso modo la mente che compie queste operazioni
non è caduta dal cielo.
Domanda: il rapporto tra proprietà del linguaggio e della mente.
Corballis crede che linguaggio e pensiero siano connessi perché comunichiamo ma di contro non
può esistere sviluppo delle menti in isolazione assoluta prima di comunicare.

16/11/16
Lezione 19
Pagina 23-24
"Il linguaggio è comunque nitidamente connesso al pensiero poiché noi lo usiamo per
COMUNICARE agli altri i nostri pensieri".
Questa frase è problematica.
Non basta un cervello per fare un pensiero: anteporre il pensiero alla comunicazione significa
concepirlo come qualcosa che avviene in un cervello isolato.
"Ciò richiede che simboli, siano essi parole o segni, vengono associati agli oggetti, azioni, proprietà
ecc. che noi immagazziniamo nella mente. Manipolando questi simboli, noi possiamo trasmettere
pensieri dalla nostra mente a quella degli altri".
Nell'enunciato sembra che questo processo sia già dato MA la mente non è il cervello, bensì una
capacità che si costituisce entro un'esperienza.
Conclusione capitolo 1
I nostri pensieri sono generativi e ricorsivi, ad esempio esiste un processo chiamato teoria della
mente (comprensione degli stati mentali altrui) che possiede una ricorsività (io so che mi vedi, io so
che tu sai che mi vedi ecc.).
La generatività e ricorsività del linguaggio riflettono quella del pensiero.
DI Martino: Il pensiero è più fondamentale e viene prima.
Pensieri= abilità cognitive condivise con altri primati (somiglianza cognitiva tra scimpanzé e
bambino di 2 anni e mezzo/tre).
Concepiamo un pensiero che sta prima del pensiero linguistico.
Per Corballis la generatività e ricorsività del linguaggio riflettono quella del pensiero tramite la
comunicazione.
Non c'è una ricorsività del pensiero che precede il linguaggio perché la ricorsività appartiene al
pensiero LINGUISTICO (Di Martino).
Per Corballis il linguaggio della comunicazione è diverso dal linguaggio del pensiero, perché
quest'ultimo utilizza simboli per far comprendere la rappresentazione interna ad un interlocutore.
Differenza tra linguaggio comunicativo e mentalese: il mentalese non è un linguaggio perché non
permette una comunicazione da mente a mente delle rappresentazioni interne.
Domanda: che tipo di rappresentazioni interne sono possibili senza segni?
Corballis non se lo domanda, ponendosi come continuatore di Condillac.
Noi possiamo evincere l'operatività delle rappresentazioni tramite segni.

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Per l'uomo solo dove c'è linguaggio ci sono rappresentazioni intersoggettive (significati ideali),
altrimenti non c'è nemmeno ragionamento.
Domanda (2): in base a cosa distinguiamo un linguaggio comunicativo da uno del pensiero?
Pagina 24
L'uso dei simboli richiede una convenzione condivisa.
Ma attenzione questa è una situazione in cui tutto è già avvenuto, non può esserci convenzione
condivisa prima della costituzione di simboli linguistici.
Una teoria della mente è implicata per la costituzione stessa del segno linguistico.
Il problema è come si arriva dalla costituzione del linguaggio al riconoscimento condiviso?
George Herbert Mead
Identifica la teoria della mente con l'espressione "to take the role of the other" (capacità di
immedesimazione).
Critica a Corballis:
La teoria della mente riguarda la genesi dei segni perché è fondamentale per giungere alla
dimensione convenzionale e condivisa del linguaggio.
Conversare implica la costituzione del linguaggio, che a sua volta implica una teoria della mente.
Domanda (3): come si arriva al segno e alla conversazione linguistica?
Corballis: alcuni tratti del linguaggio derivano da tratti del pensiero.
Per lui generatività e ricorsività sono lì prima della genesi del linguaggio.
Differenza tra linguaggio parlato e mentalese
Il primo possiede solo la dimensione temporale (processo di linearizzazione) mentre il secondo può
usare la quadri-dimensionalità spazio-temporale.
Osservazione di Di Martino:
Domanda (4): La dimensione di spazio e tempo non sono rivelazioni legate al linguaggio?
Il tempo è la grandezza tra due intervalli e il numerato del movimento (cit. Aristotele).
Il tempo esso è l'esito di una geometrizzazione di ritmi.
L'unità di misura (il numerante) è un certo movimento (24 ore= un giro del sole cioè
geometrizzazione di un ciclo).
È impossibile dire tempo prima delle operazioni di geometrizzazione e linguaggio.
L'utilizzo delle quattro dimensioni da parte del pensiero prima del linguaggio parlato è un'ipotesi
fragile.
Pagina 25: Esempio
Posso formare mentalmente un'immagine spaziale di casa mia in tre dimensioni e per
descrivermela posso fare mentalmente una passeggiata (quattro dimensioni) ma per poterla
riportare a voce devo usare una sola dimensione (linearizzazione).
Obiezione sull'espressione "passeggiata mentale"
Per Corballis è un'attività quadri-dimensionale, riguarda il mentalese, e solo la descrizione verbale
fa parte del linguaggio parlato.
Domanda (5): si può passeggiare mentalmente senza la traduzione linguistica dell'esperienza (che
rende possibile la concatenazione dei segni)?
Per Corballis attraverso il mentalese possiamo applicare una variazione immaginativa o viaggiare
temporalmente, invece per Di Martino non si tratta di attività quadri-dimensionali.
La passeggiata mentale è indipendente dal linguaggio, proprio perché un certo testo di immagini si
è costituito grazie ad un pensiero linguistico.
Essa implica un'attività rimemorativa complessa (infatti i bambini prima di parlare non sono in
grado di svolgere queste operazioni).
La passeggiata mentale è un'attività unidimensionale (altrimenti tutte le dimensioni
collassano).
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Per Corballis il linguaggio linearizza (è una proprietà del linguaggio parlato). Attenzione: non è il
linguaggio che linearizza ma la scrittura alfabetica/fonetica (riproduce la parlata in successione).
La scrittura traduce la parlata in un continuum spaziale/visivo.
L'immagine della linea si adatta più allo scritto che al discorso.
Corballis ha in testa una lingua più vicina al mentalese (separata dal linguaggio parlato) perché
vuole dimostrare che il linguaggio parlato segue il linguaggio dei gesti (posto tra mentalese e
linguaggio parlato).
Pagina 26
Mentre le parole sono arbitrarie, i gesti sono iconici (posseggono una componente mimetica che li
rende più semplici da apprendere).
La sua ipotesi vede il linguaggio vocalizzato come tappa conclusiva di un percorso.
Tra gesto e pensiero c'è una relazione più stretta di quella tra parole e pensieri, questo è uno
dei motivi che avvalorano la genesi gestuale del linguaggio.
George Herbert Mead
Ha una visione opposta: l'aspetto vocale ha una proprietà unica rispetto ai gesti, la riflessività (non
posso non sentire quello che emetto). Solo la sordità comporta la creazione di un linguaggio
gestuale.
Riepilogo di fine capitolo
La sua adesione alla visione chomskiana è solo parziale.
Anche per Corballis il linguaggio è un aspetto che caratterizza l'umano e che rende umani.
Egli sostiene che l'abilità linguistica non può essersi evoluta ex-novo (visione opposta a Chomsky)
ma è annunciata da un protolinguggio animale.
Obiettivo: capire come il linguaggio è emerso nell'evoluzione della nostra specie.

Capitolo 2: Gli animali possiedono un linguaggio?


Il risultato finale è una distinzione tra un proto-linguaggio (16 milioni di anni fa) e un linguaggio.
Per Chomsky il vero linguaggio è unicamente umano.
Confronto con i primati
Sono esseri prevalentemente visivi e possiedono dei meccanismi per il riconoscimento dei volti.
I delfini sono abili a vocalizzare ma non possiamo stabilire una continuità con loro, di contro le
specie non umane più vicine a noi non sono abili a vocalizzare.
I rumori dei primati hanno una natura generalmente emotiva e talvolta referenziale.
Questi versi si riferiscono in modo limitato a oggetti specifici perché avvengono solo in presenza
dell'oggetto, mentre l'uomo può parlare anche in assenza delle cose.
I richiami vocali dei primati sono poco adatti alla comunicazione intenzionale mentre lo sono i gesti
manuali e facciali (sistema occhio-mano).
Noi condividiamo con gli altri primati una lunga storia evolutiva basata sullo sviluppo di movimenti
controllati di volto e mani.
Corballis cercherà di avvalorare questa ipotesi.
Jane Goodall: trattenere l'ansito-sbuffo tappandosi la bocca
Uno scimpanzé voleva celare la scoperta di un casco di banane e non potendo trattenere l'ansito-
sbuffo (vocalizzazione) cerca di mascherarlo tappandosi la bocca con la mano.
Lo scimpanzé ha una teoria della mente e riconosce di essere visto, per questo si trattiene.
Ricerche sull'insegnamento del linguaggio ai primati
Il tentativo di insegnare a parlare si è dimostrato fallimentare, c'è una differenza invalicabile tra il
parlare e l'apprendimento parziale del linguaggio degli scimpanzé.

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Due ricercatori osservando i filmati dello scimpanzé Vicky riscontrano il suo utilizzo di
un'imitazione visiva per riprodurre il linguaggio, da qui l'idea di insegnare ai primati l'ASL (es.
Koko).

18/11/16
Lezione 20 (Di Martino-Fabbrichesi)
Antropologia dal punto di vista pragmatico (Kant)
Che cos'è l'uomo?
Non era una domanda essenziale nel tempo precedente a Kant, perché solo quando la centralità
dell'anima si è staccata dall'idea globale sull'uomo si sono potute sviluppare le scienze umane.
Cos'è l'uomo?
La sostanza uomo si sta assottigliando, diventando un "nodo di scambio/perno".
Dal quesito kantiano si passa alla domanda di Nietzsche in Ecce homo .
Quesito: come è possibile che Foucault parli di morte dell'uomo?
Le parole e le cose (Foucault)
La promessa del superuomo di Nietzsche ipotizza la morte dell'uomo.
Periodo umanista-rinascimentale
Emerge un'idea dell'uomo.

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Pico della Mirandola "L'orazione sulla dignità dell'uomo"


Egli esalta l'uomo come mediatore perfetto tra microcosmo e macrocosmo e come essere con una
natura indefinita (plasmatore e modellatore di sé stesso).
Max Stirner "L'unico e la sua proprietà"
Egli anticipa Nietzsche in alcuni aspetti: si mette in questione Dio e la sua grandezza perciò l'uomo
lo ha ucciso per potersi sostituire a lui.
Uomo non vuol dire solo l'universale dell'uomo ma anche il personale sentirsi umano (compattezza
individuale) e quindi superiore.
Nietzsche
La morte di Dio apre all'orizzonte infinito delle interpretazioni ed essa è in linea con la morte
dell'uomo.
Cosa rimane?
Ecce homo
Chi io sono?
Ripercorre la storia della sua vita "come mio padre sono già morto, come mia madre vivo e
invecchio" e si presenta come un essere doppio e antitetico.
Emerge l'idea della spersonalizzazione, l'autore di presenta come un essere sbriciolato.
L'idea della vita come consumazione (Stirner: la vita come una candela che mentre brucia si
consuma).
Mito
Dioniso fanciullo viene incantato dallo specchio posto dai titani che ne approfittano per
smembrarlo e bancchettare con le sue carni.
Zeus scende e brucia i titani dalla cui ceneri sarebbe nato il genere umano (Dioniso+Titani).
Rea (madre degli dei) ricompone Dioniso per offrirlo a dio.
Riflessione su Nietzsche
La nozione di unità del soggetto è presentata dal corpo.
Non c'è una sostanza ma qualcosa che aspira a rafforzarsi.
L'individuo è diviso in molte parti.
L'identità ha confini fragili che si trasformano con l'incontro/scontro con l'altro.
Foucault
Egli delinea un'idea della liberazione dell'uomo dai centri di potere a cui è soggetto.
Costruzione artigianale della postura comportamentale che l'uomo può adottare per il
governo di sé e degli altri.
È un panorama diverso da quello che pone al centro la morte di Dio e dell'uomo.
La cura di sé in Foucault
È una pratica costruttiva del prodotto umano.
Si trova sulla scia di Pico della Mirandola.
Sloterdijk "Devi cambiare la tua vita"
Inizia con una metafora sul funambolo come passaggio dall'oltreuomo all'uomo.
L'uomo è l'essere che mira al verticalismo, cercando costantemente di superarsi.
Nietzsche: la vita per guadagnare più potere arriva anche alla sua distruzione.
Antropotecnica: cura di sé come vita pratica dell'individuo (esercizi ascetici), si lavora sull'idea di
anima corporea.
Si cerca di analizzare come l'uomo produca l'uomo nella sua sostanza.
L'uomo è un prodotto.
Tornare alla filosofia come tecnica della vita!
Attenzione: il soggetto umano che bisogna manipolare è un essere sbriciolato.

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Foucault aveva compreso che l'individuo dionisiaco fallisce se non presuppone un individuo storico
(nuovo centro).
Dal movimento verso l'esterno deve sostituirsi un movimento ascetico: bisogna perdere se stessi
asceticamente per esercitare un nuovo sé stoicamente (immagine della trottola).
Conclusione
Sloterdijk: la scultura del torso del dio apollo è una imperfezione che riesce a parlare più di ogni
figura perfetta.
L'intensità batte la perfezione.
Nietzsche: la cellula seminale come divenire dell'organismo (rievocazione della vita passata). Una
parte imperfetta e lacerata dell'organismo può essere utilizzata come rimembranza.
Amare ogni attimo al tal punto che si vorrebbe che tornasse (eterno ritorno).
Di Martino
L'espressione costruzione dell'umano si distanza dalla costituzione dell'umano (fenomenologia).
La seconda espressione significa reperire il percorso che ha condotto alla manifestazione di
qualcosa (analisi regressiva applicata al mondo già dato per trovare il cammino che ha condotto lì).
La costruzione dell'umano può riguardare l'ominazione o l'umanizzazione.
Costruzione dell'umano come ominazione
Meccanismo antropo-genetico che emerge con Sloterdijk nel saggio "Domesticazione dell'essere" ,
i quattro meccanismo che vengono identificati sono:
 Insolazione;
 Tecnica;
 Neotenia (tendenza a mantenere stadi giovanili);
 Transfert (capacità di trasferire in situazioni nuove abitudini) attraverso il linguaggio.
Esiste un quinto meccanismo (egli polemizza con i cerebralismi) che mette in funzione gli altri
quattro.
Sloterdijk parla di una costruzione senza ingegnere (impersonalità della costruzione), manca un
dirigersi consapevolmente verso.
Costruzione dell'umano come umanizzazione
L'umanizzazione è un percorso che deve compiersi in ciascuno di noi.
La costruzione dell'umano non va da sé e può assumere direzioni molto diverse (ad esempio la
divaricazione tra uomo occidentale e comunità tradizionali).
I media e altri esercizi hanno determinato il nostro percorso (mediologia-eserciziologia).
Devi cambiare la tua vita
Se vogliamo capire la differenza dobbiamo interrogare le dinamiche della costruzione dell'umano
(oltrepassare il baratro tra processi naturali e azioni).
Il transito da natura a cultura è sempre stato aperto.
Gli esseri umani esistono solo perché è stato costruito un punte tra queste due dimensioni.
Il superuomo implica un programma non biologico ma acrobatico.
La prima forma di produzione è anonima (Leroi-Gourhan: l'invenzione di strumenti non va pensata
in termini moderni attribuendola al genio di un singolo ma piuttosto alla situazione favorevole e a
una massa critica che contenga un appello all'invenzione) e tuttavia vi è una forma di produzione
consapevole, nel momento in cui si decide per l'esercizio (cit. Pico della Mirandola) sottoponendosi
ad un programma acrobatico (cura di sé).
L'essere alle sue spalle trova tutto il cammino dell'ominazione che l'esercizio potrà plasmare.
La costruzione dell'umano è stata liberata da Kant in poi ma non significa che parta da zero.
La vita basata sull'esercizio parte da un cammino già avvenuto.
Dalla comparsa del linguaggio è presente una vita in esercizio che conduce a noi.
Andiamo tutti verso l'alto (verticalità).
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22/11/16
Lezione 21
Con Kanzi non si può parlare di un vero e proprio linguaggio, perché le sue produzioni non hanno
alcune caratteristiche fondamentali del linguaggio umano.
Secondo Corballis le grandi scimmie possiedono un PROTO-LINGUAGGIO e questo è importante
come prova a favore della sua teoria dell'origine gestuale del linguaggio.
Il nostro antenato comune aveva capacità cognitive generali che aprivano già nella direzione del
linguaggio (formare rappresentazioni mentali e combinarle) e forse gli stessi primati possedevano
delle abilità in questo senso.
La conclusione del capitolo 2 afferma che le grandi scimmie comunicano efficacemente con i gesti
("mani", braccia ed espressioni facciali) infatti possono riconoscere e connettere simboli artificiali
NON vocali. Da questo possiamo affermare che le scimmie hanno abilità comunicative in direzione
gestuale-visiva.
Il bonobo Kanzi ed altri primati allevati in cattività sono in grado di cogliere simboli scritti
collegandoli.
TESI: il linguaggio attuale è l'esito di un lungo cammino che ha preso le mosse da un linguaggio
(generativo, ricorsivo e provvisto di una grammatica) fatto di gesti (dalla mano alla bocca).
Pagina 55
Ricorrendo ai mezzi visivi anche le scimmie costruiscono un proto-linguaggio caratterizzato dalla
generatività ANCHE se non possiede la flessibilità di un linguaggio grammaticale, è solo un inizio.
Capitolo 3: all'inizio era il gesto
Teoria comune: L'essenza del linguaggio è sonora.
Per Corballis accettare questa tesi significa avere più difficoltà nella spiegazione della genesi del
linguaggio.
Come è nato il linguaggio?
È interessante notare che il linguaggio vocale sia arbitrario (eccetto le onomatopee- esempio:
rimbombare).
Questo causa meraviglia perché diventa più difficile spiegare l'origine del linguaggio senza una
dimensione iconica.
Se dovessimo spiegare come si è giunti a connettere suoni arbitrari con referenti, dovremmo far
ricorso ad un linguaggio (per spiegare un linguaggio).
Tesi: Per risolvere il problema è necessario introdurre come medium il GESTO.

Pagina 60
La relazione tra parole e mondo reale ha implicato il gesto.
La nascita del linguaggio vocale è inscritta nel percorso di una significazione precedente fatta di
gesti.
Riformulazione: è necessario risalire ad una fase precedente del linguaggio che comporta
un'antichità gestuale della parola.
Anche il gesto vocale è un gesto del corpo.
La parola erediterebbe un passato gestuale (prolungherebbe i gesti primordiali della mano).
Corballis analizza la situazione 2 milioni di anni fa (apparizione del genere homo= apparizione del
linguaggio), in cui è avvenuto il passaggio dal proto-linguaggio al linguaggio.
A differenza di Leroi-Gourhan (unione di tecnicismo e linguaggio) Corballis propone una prima
veste dei segni linguistici sotto forma gestuale.
Merleau Ponty
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È necessario porre una messa tra parentesi (del sonoro).


Gabriel Garcia Marquez (Cent'anni di solitudine)
Il mondo era così nuovo che molte cose non avevano un nome e per poterle indicare bisognava
puntare il dito.
Heidegger
Egli parla dell'indicare come dell'origine del linguaggio (la parola è l'indice se aggiungiamo il gesto
come medium).
La lingua segnata
Corballis fa riferimento alla lingua dei sordi, il riconoscimento delle lingue segnate (altrettanto
generative ed espressive) ha fornito una spinta all'idea di un'origine gestuale del linguaggio (con
una forma grammaticale).
Prima le lingue segante erano ritenute monche (proibizione a livello pedagogico).
La lingua dei segni è paragonabile ma non identica a quella parlata.
Qualcosa dell'antichità gestuale doveva già annunciarsi nel comportamento dei primati (Kanzi,
Koko ecc.).
Da un punto di vista gestuale i primati hanno una buona abilità anche se inferiore all'uomo.
Dalla scimmia all'uomo l'evoluzione della comunicazione pesca in un patrimonio comune di
partenza, caratterizzato dalla mobilità della mano.
Uomo e primati condividono un certo uso della mano (anche se la mano emerge solo quando è
acquisita stabilmente la posizione eretta, prima si tratta di una mano-zampa che assiste la
locomozione).
Punti di contatto tra primati e uomo (pagine 63-64):
1. La mano (movimenti di mano, braccia e faccia);
2. L'apparato visivo (visione stereoscopica e a colori).
I primati hanno la capacità di movimenti gestuali controllati e intenzionali e di una raffinatezza
visiva che rappresentano una base naturale per la comunicazione SUL mondo (al contrario la
vocalizzazione è molto rozza, emotiva e legata a situazioni fisse).
3. Capacità di immedesimazione (corrispondenza tra proprie azioni corporee e quelle viste negli
altri).
Per la comunità della risposta occorre una teoria della mente.
I neuroni specchio
Corballis enfatizza la spiegazione scientifica: la scoperta dei neuroni specchio.
Rizzolatti coglie un meccanismo specchio nel cervello dei macachi (si attiva quando osservano
qualcun altro compiere gli stessi atti motori che compiuti in prima persona causano l'attivazione
dei neuroni).
I neuroni specchio sono il parallelo psico-fisico dell'empatia.
L'importanza della socialità
Per il proto-linguaggio (uso intenzionale e sensibile di movimenti corporei e facciali) è implicata la
SOCIALITÀ.
I segnali gestuali dei primati non sono risposte fisse a situazioni fisse.
Pagina 71-72
I gesti spontanei si riferiscono ad azioni più che ad oggetti e sono iconici piuttosto che simbolici
(mimano le azioni che gli animali vogliono comunicare).
Per spiegare la relazione tra suoni arbitrari e referenti sono necessari i gesti spontanei iconici
dei primati.
Questi gesti non sono meramente iconici perché possono acquisire col tempo astrattezza (processo
di convenzionalizzazione).

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Un esempio di convenzionalizzazione: l'appiattimento delle orecchie e l'abbassamento della testa


nel cavallo prima di attaccare si è trasformato nel solo abbassamento delle orecchie come gesto
che anticipa lo scalciare.
Gesti iconici
Nel momento in cui entrano all'interno di un sistema per essere riconosciuti necessitano di una
consuetudine, perché rappresentano delle abbreviazioni.
Una parte del gesto sta per il tutto, per questo è necessario saperlo interpretare.
La convenzionalizzazione dei segnali comunicativi è più avanzata negli umani che negli scimpanzé
(l'uomo è la specie simbolica).
Secondo Kohler la maggior parte dei gesti di una comunità di scimpanzé in cattività mimava
l'azione desiderata.
Quando lo scimpanzé compie la serie di gesti è indispensabile il riferimento all'altro (quasi tutti i
gesti comunicativi proto-linguistici degli scimpanzé includono il riferimento all'altro e vengono fatti
quando ha di fronte il destinatario).
Considerazione: i gesti degli scimpanzé sono prevalentemente diadici e non triadici (eccetto alcuni
casi).
Da quando il bambino comincia ad indicare (9 mesi) compie sempre un gesto triadico (mittente,
destinatario e oggetto).
Gli scimpanzé inoltre gesticolano a diretto contatto fisico con l'interlocutore.
Gli scimpanzé non additano (indicare come primo tassello per la soluzione del problema del
referente).
I suoni arbitrari si riferiscono alla materia del mondo reale (l'additamento è il medium perché
stabilisce una relazione).
I bambini piccoli continuano ad additare finché non imparano i vocaboli.
Riflessione
Con l'additamento si comunica SUL mondo, quindi questo è un importante progresso verso il
linguaggio.
Pagina 79
Gli scimpanzé non comprendono e interpretano l'additare come i bambini.
Riemerge la questione di relazione con l'altro.
È già implicata una dimensione immedesimativa profonda (il bambino richiede l'attenzione della
madre e si accorge se non lo fa proiettandosi nella sua mente).
Pagina 81
La teoria della mente incrementa la capacità di comprendere le attività altrui e può essere stata
utile alla nascita del linguaggio.
La superiore capacità di immedesimazione con l'altro emerge anche nella conformazione del
nostro occhio (in cui la sclera è bianca e quindi rende più riconoscibili).
Nell'uomo l'occhio sembra essersi evoluto per aumentare la comunicazione (teoria per cui le
scimmie usano la socialità per ingannarsi).
Riflessione conclusiva
L'adattamento cruciale può essere stata la capacità di proiettarsi nella mente degli altri e dunque di
pensare ricorsivamente.

23/11/16
Lezione 22
Corballis accenna ad un nesso tra l'ampiezza della ricorsività e quella della memoria a breve
termine.
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Osservazione: a quattro anni un bambino ha già imparato a parlare.


Conclusione: bisogna collegare teoria della mente, ricorsività e linguaggio. È proprio il linguaggio
che consente l'incremento della ricorsività e la sua applicazione a contesti diversi.
Conclusione del capitolo 3
Il termine cultura è assunto come l'indice delle differenze di costume, credenze e pratiche
sussistenti tra comunità diverse (differenze riconducibili alla vita di comunità).
Anche gli altri primati mostrano variazioni culturali, ad esempio tra gli scimpanzé sono presenti 39
schemi comportamentali (il corteggiamento, l'uso di utensili ecc.).
Pagina 87
La cultura umana è più varia di quella animale e le forme di apprendistato sono più elaborate
(pedagogia).
Vi sono i germi della cultura nella società degli scimpanzé.
Riprende da Michael Tomasello l'idea che la varietà della cultura umana e l'incremento della
tecnologia possano essere attribuiti all'effetto DENTE D'ARRESTO (sistema di trasmissione che
consente l'accumulazione partendo da ciò che gli altri hanno scoperto).
Michael Tomasello attribuisce questa possibilità ad un sistema di trasmissione fedele delle
innovazioni di cui fa parte anche il linguaggio (nato dai gesti).
Domanda: perché alla fine l'oralità ha preso il sopravvento?
Capitolo 4: su due piedi
In questo capitolo Corballis compie un passo indietro parlando del bipedismo (grande passo verso
il linguaggio grazie alla liberazione degli arti superiori).
Le scimmie attuali compiono una parziale pratica della stazione eretta, tuttavia prediligono la
locomozione quadrupede .
Il bipedismo è il tratto identificante degli ominini (comparsi tra 5 e 6 milioni di anni fa).
Dalla loro comparsa per un paio di milioni di anni non ci sono state altre differenze dalle grandi
scimmie, perché il processo evolutivo più consistente è datato a partire da 2 milioni di anni fa
(apparizione del genere homo).
Pagina 98
Nessuno conosce la ragione del perché i primi ominini abbiano iniziato a camminare con la
stazione eretta.
Nessuna spiegazione è concludente perché il cambiamento di molti ambienti fisici potrebbe
adattarsi (dalla teoria della savana a quella che propone ambienti boscosi o acquatici).
Motivi: sono stati trovati dei fossili collegati ad ambienti non più boscosi ma il successivo
ritrovamento in altri siti mettono in questione le prime teorie.

Pagina 104
Non possiamo stabilire un rapporto univoco tra un ambiente e la nascita della stazione eretta, ma
possiamo stabilire che i primi ominini dovettero essere irrequieti (hanno compiuto spostamenti) e
versatili (grazie alle tecnologie).
A partire da 2 milioni di anni fa iniziarono le emigrazioni out-of Africa verso ambienti variegati.
La stazione eretta permise di porre il destino degli ominini nelle mani.
Sono le mani che trainano lo sviluppo del cervello.
La questione delle mani viene sollevata per approfondire la capacità di LANCIARE.
Lanciare
Le scimmie cappuccine hanno abilità di lancio ma vi sono delle differenze (minore abilità), nel loro
caso si tratta di GETTARE mentre nel caso dell'uomo di LANCIARE.
La struttura della mano umana favorisce la presa e il lancio e la postura bipede fornisce una leva
ulteriore.
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Il lancio è stato importante per la sopravvivenza trasformandosi da atto di difesa ad arma di offesa.
Sloterdijk
Il lancio delle pietre ha trasformato lo stress in sovranità.
Può trasformare l'evitamento dell'azione negativo della fuga, in un evitamento positivo del lancio a
distanza.
Liberazione dai limiti corporei.
Corballis:
Il lancio apre la strada al linguaggio
Con la capacità di lanciare si è creato un altro effetto di ritorno (incremento di ominazione) per la
capacità di agire a distanza.
Il lancio può avere aperto la strada al linguaggio perché compierlo con un braccio potrebbe aver
generato circuiti cerebrali nell'emisfero sinistro dedicati alla coordinazione temporale.
Secondo un'altra prospettiva il lancio potrebbe aver migliorato la raffinatezza del gesto della mano
e quindi aver donato maggior espressività.
Conclusione
La comparsa del bipedismo potrebbe aver fornito l'ultima spinta necessaria per lo sviluppo del
linguaggio.
Dal proto-linguaggio gestuale (fino a 2 milioni di anni fa) si è passati al linguaggio gestuale.

Capitolo 5: diventare umani


Gli ominini bipedi sono comparsi tra i 5 e i 6 milioni di anni fa e la stazione eretta ha permesso una
maggiore espressività gestuale. Essi possedevano la capacità di formare rappresentazioni e
combinarle ma non la complessità del linguaggio odierno.
Domanda: come mai il genere homo iniziò ad utilizzare il linguaggio gestuale?
Il linguaggio non lascia tracce quindi per elaborare delle teorie è necessario guardare all'utensile
che resta e non al gesto comunicativo che svanisce.
La capacità di costruire utensili è la caratteristica più lampante dell'appartenenza al genere homo.
Partendo dall'osservazione dei primati possiamo concludere che i nostri antenati possedevano
un'espressività facciale.
Sulla costruzione di utensili emergono dei problemi:
 Non siamo l'unica specie che produce utensili (animali che usano oggetti naturali o li
costruiscono).
Le scimmie cappuccine costruiscono specilli a partire da stecchi e modificano frammenti d'osso per
spaccare noci, tuttavia altri dati suggeriscono che esse siano incapaci di trasportare utensili nel
luogo del cibo e dunque non possiedono la capacità previsionale e di formazione di
rappresentazioni mentali tipica dei primi ominini (progettazione e conservazione).

Relazione tra linguaggio e utensili


Pagina 117
Secondo alcuni gli elementi di progetto implicati nella costruzione degli utensili litici richiedono
come presupposto un linguaggio, mentre altri non ritengono vi sia una necessaria relazione tra
complessità della manifattura e complessità del linguaggio.
 Corballis: nel corso degli ultimi 2 milioni di anni è emerso un linguaggio (più gestuale che
parlato) più sofisticato accompagnato da processi di pensiero innovativi e generativi che ha
permesso lo sviluppo di una manifattura più complessa.
Ciò potrebbe spiegare perché la manifattura non fiorì se non quando il linguaggio assunse una
forma vocale autonoma (il linguaggio gestuale ha frenato l'evoluzione dello sviluppo tecnico).
Anche per Leroi Gourhan tecnicismo e linguaggio nascono insieme.
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Le mani per Corballis erano sottoposte ad un compito duplice: costruire e comunicare.


Di Martino rifiuta questa posizione a meno che all'origine il linguaggio sia stato ESCLUSIVAMENTE
manuale.
Altre considerazioni
Cervelloni
La comparsa del genere homo segna anche l'incremento della massa cerebrale.
Ipotesi:
 La presenza del DHA nei cibi costieri e nel pesce;
 I mutamenti ambientali;
 L'incremento della durata dell'infanzia (più plausibile).
Nell'ultimo caso si assisterebbe ad un periodo più lungo di crescita extra-uterina (neotenia:
ritardamento dello sviluppo e nascita prematura) che comporta un'influenza dell'ambiente sul
neonato (UTERO SOCIALE).
Nella lunga infanzia il cervello completa la maggior parte della sua crescita a contatto con le
influenze esterne, questo comporta una maggior sintonia con l'ambiente.
La neotenia permette un maggiore sviluppo del cervello oltre le dimensioni corporee necessarie.
Questi elementi sembrano connessi con lo sviluppo mentale e in particolar modo con il linguaggio.
Alla tecnicità si aggiungono prolungamento dell'infanzia e come conseguenza l'incremento
cerebrale.
Sloterdijk
Invita a non vedere i meccanismi genetici secondo una successione o una gerarchia ma come
interagenti.
Attenzione: Corballis compie un'azione eclettica nei confronti dei materiali che utilizza.
Cooperazione
Michael Tomasello
A fianco di questi meccanismi è necessario considerare la capacità umana di COOPERAZIONE
(tecnica di sopravvivenza più importante).
Anche altri animali interagiscono, ma non sono così altruisti perché praticano semplicemente una
forma di ALTRUISMO RECIPROCO (compiere un atto in vista di riceverne uno nel futuro).
L'uomo invece compie atti di gratuità e possiede una forma di altruismo sotto forma di ampie
coalizioni (che non escludono la possibilità di conflitti).
La regola "fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te" è la base della cooperazione.
La capacità di relazione ha un nesso profondo con la teoria della mente, quest'ultima è
interdipendente dal linguaggio.
Per Tomasello dalla cooperazione si passa al linguaggio, mentre per altri è avvenuto il contrario.
Prova a favore della natura gestuale del linguaggio
1. I gesti manuali sono silenziosi, quindi nel caso in cui è necessario cooperare per la caccia
risultano più efficaci.
Idea che la maggior parte dei segni linguistici abbia a che fare con attività cooperative (procacciare
il cibo o trasmettere tecniche).
2. I nostri antenati erano meglio equipaggiati per compiere movimenti volontari con mani e
braccia, mentre non si può supporre un allenamento alla vocalizzazione paragonabile.
3. Lo sviluppo del lancio avrebbe comportato un'ulteriore componente rappresentativa da porre
nel repertorio comunicativo.
Questo significa che le attività principali del nostro antenato devono aver favorito lo sviluppo di
una fase MIMICA.
Pagina 136

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La caccia o la costruzione di un utensile poteva essere rappresentata come una sequenza mimica
(exaptation).
La mimesis può essere stata la prima fase del linguaggio, così che esso fosse costituito da una serie
di gesti iconici (che mimavano l'azione) e di gesti deittici (indicativi).
I gesti illustrativi di solito precedono la parte del proferimento a cui sono correlati e gesticolare
coadiuva la ricerca delle parole adatte.
Si presenta già l'apertura simbolica quando si usa un gesto che sta al posto di un'azione, si descrive
con la mano o si indica.
L'apertura del linguaggio deve essere immaginata come apertura di una raddoppiamento
(raffigurare).
Gli animali invece non disegnano.
La soglia della simbolizzazione mediante il gesto è una reduplicazione (simile all'esempio di
"MAR").
Da questo momento il mondo può essere avuto con un movimento della mano (come apertura
linguistica).
È un evento che inaugura un altro mondo.

25/11/16
Lezione 23
Diventare umani (pt.2)
I gesti iconici e i gesti deittici implicano già un'apertura della significazione, perché la loro
combinazione è la fase iniziale della simbolizzazione (reduplicazione).
I primati sviluppano delle limitate abilità gestuale in senso iconico/deittico solo nel momento in cui
subiscono un processo di umanizzazione (in cattività).
Pagina 139
È difficile immaginare un antecedente vocale troppo arretrato, è invece possibile che i gesti iconici
siano stati elementi centrali nello sviluppo delle lingue (apparizione del genere homo).
Ipotesi di fine capitolo
È possibile che in questa fase gestuale del linguaggio fosse presente una GRAMMATICA (che
assieme alla generatività e alla ricorsività caratterizza il linguaggio umano).
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Forse questo elemento ha determinato l'incremento del volume cerebrale.


Domande:
 Da dove è nata la grammatica?
 Perché si è passati da un linguaggio gestuale ad uno vocale?
Due milioni di anni fa con la comparsa del genere homo si è passati da un proto-linguaggio ad un
linguaggio (ipotesi elaborata sulla base delle osservazioni delle grandi scimmie attuali, cioè i nostri
parenti più prossimi- antenato comune 5 o 6 milioni di anni fa).
Prova dell'ipotesi gestuale: la lingua segnata moderna
Capitolo 6: la lingua dei segni
Le lingue segnate oggi sono elevate al rango di vero e proprio linguaggio.
Questa forma permette di paragonare uomini e scimmie.
Pagina 147
Avvalora la tesi dell'innatismo chomskiano del linguaggio per la nascita apparentemente
spontanea delle lingue segnate.
Dubbio: le lingue segnate sono sorte indipendentemente dalle comunità parlanti o costituiscono
un mezzo alternativo a quello vocale e quindi successivo al discorso?
Le scimmie non sono dotate di una capacità innata per il linguaggio.
Pagina 150
Un gruppo di ominini ha sviluppato grazie ad una base gestuale e ad un innatismo cerebrale una
forma di linguaggio già grammaticale ed espressivo.
Vantaggio di questa ipotesi: scartare l'origine culturale del linguaggio.
I linguaggio gestuali sono più vicini agli adattamenti biologici (manualità ed espressività) che agli
input culturali.
La lingua dei segni è la forma di linguaggio che risulta più NATURALE .
Attenzione: i primi linguaggi gestuali erano accompagnati da elementi vocali.
Come è astratto pensare ad una voce già specializzata e isolata, allo stesso modo lo è immaginare
un linguaggio senza voci (un linguaggio gestuale puro è un'astrazione).
Il linguaggio è un intreccio di gesti e vocalizzazioni.
La specializzazione è un risultato e non una premessa.
Prova della duplice rilevanza gesto-voce
Nella prima infanzia la gesticolazione è importante quanto la vociferazione.
L'additare è fondamentale nella prima fase di apprendimento del linguaggio.
Pagina 151
Le lingue dei sordi nascono spontaneamente, mentre quelle vocali sono trasmesse culturalmente.
Pagina 152
La componente culturale è più importante per il linguaggio vocale in quanto più arbitrario e basato
su antecedenti trasmessi.
La lingua segnata è caratterizzata da una genesi spontanea.
Esempio: teoria della lingua gestuale sotto forma di favola di Condillac.
Differenza gesto-parola
I gesti manuali mantengono un rapporto col significato perché possiedono dei residui iconici,
mentre il linguaggio vocale è arbitrario.
Opinione di Di Martino
Il linguaggio dei segni non è naturale, perché la simbolizzazione è espressione del mondo dei
significati e quindi della cultura.
Non c'è naturalità quando c'è il linguaggio, poiché quest'ultimo genera uno sdoppiamento ed un
superamento della natura.
L'uomo, la macchina, l'automa (Sini)
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Il gesto linguistico è la grande protesi tecnica dell'uomo.


La differenza tra natura e cultura appare quando il movimento del corpo diventa un gesto
linguistico, quindi non si può parlare di una naturalità di tale gesto.
Corballis
La distinzione tra significante e significato è offuscata nei linguaggi dei segni perché possiedono
una dimensione più iconica.
Questo per alcuni è una prova del ruolo non pienamente linguistico della forma gestuale (perché
una lingua dovrebbe essere interamente convenzionalizzata).
L'uomo di due milioni di anni fa era in rapporto agli altri esseri come un parlante della lingua
segnata odierna con il resto della comunità.
Pagina 153
I gesti espressivi possono aver permesso la comprensione tra linguaggi di tribù differenti (Plains
sign talk).
Inoltre l'aspetto raffigurativo dei gesti emerge soltanto dopo la scoperta del significato del segno
(quindi all'interno di un universo di significati).
La raffigurazione è già rappresentazione del mondo e quindi duplicazione.
Pagina 154
Tesi: Iconicità e arbitrarietà non sono due opposti ma gli estremi di un continuo.
La "A" non è altro che una testa di toro rovesciata stilizzata (dai disegno si è arrivati ai segni).
Si può dire che il sistema gestuale-vocale si è mosso dall'iconicità all'arbitrarietà.
Esempio: nel caso dei bambini sordi i segni insegnati all'inizio sono simili al rappresentato per poi
procedere verso quelli più arbitrari.
I segni tendono a convenzionalizzarsi e quindi ad abbreviarsi (una parte per il tutto).
Il caso di "Kanzi"
Dopo un allenamento ha sviluppato gesti iconici (esempio: svitare barattolo).
Pagina 155
Il passaggio ai gesti convenzionali
Per Corballis con la convenzionalizzazione la comunicazione si sposta nell'ambito della cultura.
L'arbitrarietà dei simboli comporta vantaggi notevoli: brevità (comunicazione più rapida ed
efficiente) e chiarezza.
Molti dei concetti che comunichiamo sono astratti e i segni che li rappresentano non possono
essere decodificati dai concetti che li compongono (es. La bellezza).
Le nostre mani e le nostre braccia sono ottimi strumenti per disegnare ma non per significare
elementi astratti.
Svantaggio dei gesti iconici: oggetti simili sono associati a gesti simili e questo genera ambiguità.
Nel linguaggio vocale parole con significati simili sono molto diverse e viceversa.
Il linguaggio ha una GRAMMATICA e quindi una certa struttura (importanza dell'ordine degli
elementi).
La grammatica nella lingua gestuale
Esempio: il gesto per indicare "è andato di là!".
Per un verso è un segno semplice, per l'altro è simile ad un enunciato.
Pagina 171
La mano sta per la persona assente e il movimento per la direzione.
Un gesto può comunicare un messaggio (enunciato elementare).
Pagina 172
L'idea che il linguaggio si sia evoluto dai gesti dissipa parte del mistero che circonda la DUALITÀ DI
COMPOSIZIONE (sintassi e fonologia).
Sintassi: modo in cui le parole sono combinate.
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Fonologia: modo in cui le parole sono create.


Motivo: sia le parole come segni che gli enunciati sono costruiti a partire da gesti fondamentali.
Il segno può stare per una cosa/azione ma anche per un soggetto e una cosa/azione al tempo
stesso.
Le scimmie?
Quando Kanzi compie il gesto per indicare che vorrebbe che si aprisse il barattolo, non sta
utilizzando un linguaggio perché non ci sono prove che lo utilizzi linguisticamente (nelle lingue
segnate i segni individuali sono già generativi, cioè costituiti combinando elementi base).
Domande
 Come mai con gli stessi elementi si realizzano due risultati diversi?
 Perché i primati avendo a disposizione i gesti manuali non simbolizzano?
Conclusione del capitolo
Gli appartenenti al genere homo (es. Australantropo) hanno sviluppato una forma di lingua dei
segni simile alle lingue segnate odierne.
Sembra che la lingua segnata sorga da una disposizione innata fissata in una certa fase
dell'evoluzione.
I gesti sembrano gli stessi ma non lo sono più, perché sono compiuti in una dimensione linguistica
dai nostri antenati mentre solo proto-linguistica dai primati.
Capitolo 7: parole, parole, parole
 Perché siamo passati al linguaggio vocale?
Risposta:
Per Corballis la lingua parlata è una disposizione innata (exaptation).
Chomsky: il primate è privo dell'area di Broca.
Pagina 209
Rizzolatti
L'importanza di questa area nell'evoluzione del linguaggio è stata l'aver messo in corrispondenza i
movimenti prodotti dalle mani con quelli osservati.
Il linguaggio nasce dai gesti manuali, i movimenti della bocca e le vocalizzazioni furono cooptati in
seguito.
Passaggio da mano a bocca e da bocca a voce.
Riflessioni
Per l'ipotesi innatista i primati non potranno mai parlare per la mancanza di quell'area, ma
Rizzolatti sminuisce un rapporto diretto tra area di Broca e linguaggio (è importante solo perché è lì
che funzionano i neuroni specchio).
George Herbert Mead
Non si spiega la propensione che va oltre l'altruismo reciproco se non come una piccola variazioni
tipicamente umana.
Attenzione: la cooperazione può essere intesa come la più grande tecnica di sopravvivenza dei
bipedi.
Si può mettere da parte l'ipotesi di un gene della grammatica o della socialità.
Risposta: i gesti non sono gli stessi perché tra gli ominini era presente una forma di collaborazione
peculiare, che non è dipesa da una spinta cerebrale ma da una risposta non programmata che solo
in un secondo momento si è iscritta nel cervello.
Il tecnicismo e la cooperazione sono frontiere dell'umano (due elementi che insorgono e
trasformano il sistema gestuale).
La causalità cibernetica tra liberazione della mano e cooperazione determina una nuova possibilità
del gesto (apertura riflessiva/simbolizzazione/reduplicazione che usa il gesto come medium).
Situazione dello scimpanzé
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Non simbolizza perché i suoi gesti non sono staccabili e replicabili in assenza.

29/11/16
Lezione 24
Capitolo 7: parole, parole, parole
Pagina 210
Corballis riflette sulle obiezioni alla teoria gestuale, un esempio:
1. Si creerebbe un conflitto tra i gesti dedicati alla manifattura e quelli dedicati al linguaggio.
In realtà questo potrebbe spiegare la lentezza, per un ampio periodo, dello sviluppo tecnologico
dei nostri antenati.
I gesti manuali possono rendere meno miracolosa la spiegazione della genesi del linguaggio, la
comunicazione si radicherebbe nella gestualità manuale inaugurata dalla postura eretta e avrebbe
permesso un ulteriore sviluppo dell'espressività.
Tattersal supponeva un'evoluzione biologica per spiegare questi passaggi.
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Come si arriva al linguaggio vocale?


Tra le ipotesi che Corballis presenta, c'è l'idea che le prime vocalizzazioni abbiano accompagnato
le azioni nella forma di gemiti (ipotesi di MAR).
Questi gemiti che compaiono all'inizio congiuntamente all'azione e si sono poi articolati
assicurando una base al linguaggio stesso, fino a sostituire progressivamente il gesto.
Domande:
 Perché si è passati ad un linguaggio vocale/gesti orali (se accettiamo l'origine gestuale)?
 Perché è stato così decisivo questo passaggio?
Considerazioni:
Dedica un intero capitolo alla lateralizzazione sinistra del cervello umano e la mette in relazione
con la comparsa dei gemiti, come allargamento del repertorio gestuale-comunicativo (exaptation).
Dato che è già l'emisfero sinistro a regolare la manualità nella maggior parte degli individui, può
essersi aggiunto il complesso dei gesti orali con uno scopo di accompagnamento.
Gli umani hanno un emisfero sinistro particolarmente sviluppato e questo viene ricondotto al
bipedismo (soglia inaugurale).
Pagina 250-251
Riassunto
L'idea di Corballis è lo sviluppo graduale del linguaggio (rende meno miracolosa la transizione):
 I gesti delle grandi scimmie (antecedente animale);
 La comparsa degli ominini bipedi;
 L'apparizione del genere homo (cervello più grosso, comparsa della sintassi e maggiore
importanza delle vocalizzazioni), da cui ha origine l'affiancamento vocale al gesto (il gemito);
 Nell'ultima fase c'è un passaggio decisivo, con homo sapiens, ad un linguaggio vocale
autonomo con la presenza dei gesti solo in veste di accompagnamento.
Perché il passaggio al linguaggio vocale autonomo è importante?
Ci sono quattro tipi di vantaggi legati a questa forma:
1. Arbitrarietà della comunicazione: La possibilità di trasmettere informazioni attratte.
Questo riguarda l'efficienza della comunicazione, le parole (gesti orali vocali) non possono essere
iconici (eccetto le onomatopee) e questo permette più chiarezza e rapidità nella comunicazione.
I gesti manuali sono basati sull'analogia iconica e permane un residuo anche in seguito alla
convenzionalizzazione, perciò è inibita la trasmissione di informazioni astratte.
Quest'ultimo concetto è ambiguo perché si presuppongono contenuti astratti da trasmettere,
tuttavia non può esserci un'informazione astratta prima dei segni linguistici convenzionali.
Corballis non vede che proprio i gesti sonori diventando linguistici realizzano l'astrazione in senso
ampio (sia mettere in atto che far venire al mondo).

Cos'è l'astrazione?
Si tratta dell'identità ideale del significato, che nasce con i gesti vocali linguistici. Essa non è
incorporata nella cosa o nella testa del parlante perché è fatta venire al mondo dal segno, il gesto
linguistico che diventa parola possiede una vocazione astraente.
Non c'è un'astrazione e poi un linguaggio che la esprima, è il parlare che è astrarre.
Pagina 257
Per Corballis possono esserci vantaggi nelle parole perché non essendo iconiche (non raffigurano)
permettono l'astrazione.
La lingua vocale è linguisticamente superiore a quella dei segni, perché molti segni
rimangono iconici.
2. Pubblicità della comunicazione: è il modo più adeguato per attirare l'attenzione (se vogliamo
occultare la comunicazione bisbigliamo o ricorriamo a gesti).
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3. Compatibilità con le altre attività: il linguaggio vocale permette di rivolgere lo sguardo in


altre direzioni e di svolgere contemporaneamente altre attività (non c'è concorrenza).
La voce esonera da tanti gesti (cit. Gehlen).
4. Pedagogia: il linguaggio vocale oltre ad accompagnare le azioni le spiega, emerge un
rapporto tra tecnicismo e linguaggio.
Quando si insegna generalmente si mostra l'azione e si spiega oralmente.
I vantaggi selettivi della comunicazione vocale si sono accentuati con lo sviluppo del tecnicismo
(dubbi sull'ordine dei fattori, per Corballis progredisce la manifattura e quindi serve un linguaggio
verbale per trasmetterla).
C'è una corrispondenza che avvalora questa simultaneità perché fino a 300 mila anni fa non sono
comparse variazioni significative della manifattura (sostanziale omogeneità dei prodotti in tutte le
regioni), poi il progresso ha accelerato fino all'esplosione evolutiva con l'homo sapiens (differenze
regionali). Questo suggerisce la nascita delle tradizioni culturali, rese possibili dalla comparsa di un
linguaggio più sofisticato.
Ipotesi del passaggio al linguaggio vocale
Nel Paleolitico medio c'è un esplosione evolutiva con la fioritura di arte e tecnica, questo è stato
collegato ad uno sviluppo del simbolismo, ma è poco probabile che un linguaggio autonomo possa
essere emerso improvvisamente a seguito di un mutamento biologico (comparsa di un gene).
Per Corballis bisogna riconoscere nel linguaggio vocale autonomo un'ultima tappa di un linguaggio
che nasce come gestuale.
Il linguaggio vocale autonomo può essere considerato come un'invenzione.
La scrittura si costituisce con un processo analogo: avevamo i requisiti biologici prima della sua
comparsa ritenuta come invenzione sociale che mette in atto quei requisiti.
Il linguaggio non dipende da un fattore biologico nuovo, è un'impresa socialmente costruita che si
avvale di una struttura biologica già disponibile.
Pagina 273
Per Tattersal il linguaggio vocale autonomo è stato causato da un adattamento biologico comparso
con l'homo sapiens, reso poi attivo da uno stimolo culturale.
Pagine successive
È possibile che l'uomo possedesse i requisiti per la parola prima dell'invenzione delle lingue vocali
autonome.
L'invenzione è qualcosa che non presuppone un intervento biologico.
Cosa richiede l'invenzione?
C'è un accenno ambiguo al pensiero ricorsivo (ambiguo perché viene presupposto
autonomamente), per Corballis il linguaggio gestuale compare grazie ai requisiti di :
 Un pensiero ricorsivo;
 Una teoria della mente;
 Una maggiore memoria a breve termine.
Queste caratteristiche si collegano all'aumento del volume del cervello (argomenti a confine tra
biologico e non).
Domande (2)
 Questo è sufficiente per la comparsa del linguaggio?
 Questo è sufficiente per spiegare come siamo passati alla vocalizzazione?
No, in entrambi i casi.
Considerazioni (da pagina 283)
Forse non furono le maggiori dimensioni del cervello in quanto tali a realizzare il passaggio al
linguaggio convenzionale/vocale, bensì due elementi:
1. Il prolungamento dell'infanzia (i nostri cervelli crescono dopo la nascita).
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Lo scimpanzé sa utilizzare i simboli (Kanzi) e quindi possiede un potenziale cognitivo che si è


composto prima della nascita, mentre nell'uomo è l'infanzia a formare il complesso del potenziale
cognitivo (il meno da più).
È l'integrazione che ha plasmato i nostri cervelli.
2. Il tasso di comunicazione sociale: l'istanza cooperativa è fondamentale nella comunicazione.
George Herbert Mead pone in primo piano l'atto sociale per la formazione delle menti
(abitualmente si ipotizza il contrario), quindi non ci sono menti e pensieri prima della relazione.
Il pensiero dipende necessariamente dalla presenza di relazioni.
La mente è la capacità di cogliere significati, i quali emergono solo nelle relazioni.
Conclusione: la lingua parlata autonoma è il frutto di una invenzione sulla base di dotazioni già
esistenti e di un lungo cammino precedente del linguaggio stesso.
È poco probabile che si sia passati da non avere linguaggio al linguaggio vocale, quest'ultimo si
innesta in un linguaggio precedente a cui partecipava come gemito.
Vi è già comunicazione linguistica prima del linguaggio vocale.
Con il linguaggio vocale autonomo le mani si liberano per dedicarsi esclusivamente alla
manipolazione tecnica (anche la progettazione conosce un immenso sviluppo).
Contemporaneamente il linguaggio si intreccia con le altre attività, diventando una PEDAGOGIA
UNIVERSALE.
La cultura è totalmente racchiusa nello scrigno linguistico.
L'eredità culturale diviene la modalità dominante di trasmissione delle conoscenze.
Ricapitolando
L'invenzione riguarda la lingua parlata e non il linguaggio in sé (due milioni di anni fa si è passati da
un proto-linguaggio ad un linguaggio gestuale).
 La lingua parlata coincide con il punto culminante del cammino dell'homo sapiens.
 Il linguaggio è importante perché i progressi tecnologici sono legati a quelli dei mezzi di
comunicazione.
 Per Leroi Gourhan l'utensile è quasi una secrezione biologica appartenente al campo
biologico.
 L'ultima frontiera comunicativa è stata la digitalizzazione.
Equazione: progresso tecnologico=progresso comunicativo
Il linguaggio è una traduzione dell'esperienza vivente.

MODULO C
L'uomo ha un'ampia memoria a breve termine che permette di complicare la ricorsività
(incastonamenti di subordinate).
Per Corballis la funzione della memoria è una delle prerogative di un cervello più voluminoso. La
ricerca scientifica è unidirezionale ma tecnica, linguaggio e memoria devono essere intese in una
dimensione di continuità.
Domanda
La memoria è una semplice facoltà del cervello?

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