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02/11/16
Lezione 13
Dalla mano alla bocca (Michael C. Corballis)
Introduzione
Questo psicologo sperimentale affronta i problemi da un punto di vista evoluzionistico.
Tema: l'origine del linguaggio (contro lo sviluppo della vocalizzazione e a favore di un
miglioramento del sistema gestuale- linea visiva mano/occhio).
Da una comunicazione gestuale-visiva alla vocalizzazione.
Obiettivo del corso: individuare gli elementi essenziali del processo di umanizzazione.
La tecnica non viene dopo, l'azione tecnica che prolunga e amplia la mano plasma l'essere
umanizzandolo retroattivamente. TECNO-GENESI PRETERINTENZIONALE DELL'UMANO
Al gesto si associa un secondo elemento, cioè la parola (il linguaggio).
Non bisogna presupporre un attore linguistico, esso si configura come tale nell'azione significatrice.
Sviluppo del percorso: tecnica, linguaggio e memoria.
Per il mondo greco l'uomo è il vivente che ha la parola, quindi il tema della peculiarità dell'uomo è
sempre stato connesso al linguaggio.
L'uomo è quel vivente che ha il pensiero (logos).
Pensiero e parola
Problema: il rapporto tra il pensiero oggettivo/riflessivo/ normativo (cit. Michael Tomasello) e la
parola.
Opinione di Michael Tomasello
Per Tomasello la linea di distinzione dell'uomo non è il pensiero ma un certo pensiero, dato che le
scimmie pensano (capacità di rappresentare, compiere inferenze causali ed esercitare un'auto
monitoraggio delle azioni). Anche altri mammiferi superiori possiedono delle forme di pensiero.
Le scimmie hanno capacità anche di autoriconoscimento, come nel caso della tipologia rhesus.
Domanda: Che rapporto bisogna riconoscere tra questo tipo di pensiero e il linguaggio?
Visione espressivistica
Platone: originarietà di un soliloquio interiore dell'anima che poi si esprime attraverso il
linguaggio- rimane indeciso sulla la natura del linguaggio (convenzionale o naturale);
Aristotele: i segni del linguaggio esprimono un pensiero che è già costituito prima e altrove-
natura convenzionale del linguaggio.
Questa concezione classica è rimasta fino all'epoca moderna e viene definita ESPRESSIVISTICA.
In quest'ottica sembra che il segno non abbia un rapporto sostanziale con la cosa che denota.
Significato, pensiero e parole sono quindi entità distinte.
Visione illuministica
Da Condillac, Herder e von Humboldt emerge un'altra prospettiva.
In Italia è Giambattista Vico ad aver espresso posizioni simili.
Heidegger: Essere e tempo
Riguardo al tema degli esistenziali parla di una dimensione originaria e la chiama discorso. Qui, in
linea con Aristotele, separa il discorso (capacità di articolare il senso) dal linguaggio (espressione
del senso articolato nel parlare).
Lingua (articolazione del senso) e linguaggio (espressione del senso): concezione
espressivistica (perché il tipo di linguaggio considerato è quello del giudizio- proposizione
dichiarativa).
Vi è una dimensione pre-verbale della comprensione del pensiero/significato, per questo nella
prima fase distingue tra l'essere comprendenti e essere parlanti.
Il pensiero è visto come parallelo al linguaggio.
È stato uno dei rappresentanti della svolta linguistica perché a partire dal saggio "La poesia di
Holderlin" identifica in un linguaggio originario l'esigenza del pensiero (decostruzione della
concezione espressivistica aristotelica).
Egli è legato al maestro Husserl.
Husserl
Le strutture del giudizio sono già contenute nell'esperienza ad un livello pre-linguistico.
Egli dopo "Filosofia dell'aritmetica" compone un trattato sui segni "Semiotica" in cui ragiona
sull'impossibilità di pensare senza segni.
Già nella prima ricerca logica (significato ed espressione) mostra una concezione espressivistica: il
significato si costituisce prima di tradursi nel segno.
Lo strato espressivo non influenza lo strato del significato/pensiero, quindi è improduttivo. La sua
produttività si esaurisce nel portare il pensiero al livello concettuale- rapporto estrinseco tra
significato ed espressione.
Possiamo attribuire al linguaggio e alla scrittura un valore decisivo nella trasmissione ma non
nella cognizione.
Merleau Ponty
Merleau Ponty ha ipotizzato un altro rapporto: il pensiero costituisce il lato originante e il
linguaggio quello accessorio.
Se pensiero e linguaggio fossero paralleli ed esterni dovrebbero essere due ordini completi, invece
essi si sdoppiano collegandosi l'un l'altro (nel pensiero ci sono parole e viceversa).
È perché parliamo (premessa) che i due sistemi (significati e segni) sono paralleli
(risultato).
La virtù del linguaggio è quella di nascondersi per lasciar apparire il suo prodotto, cioè il pensiero.
Il pensiero per se stesso non può che essere legato alle espressioni linguistiche.
Quesiti
L'interiorizzazione precede o segue l'esteriorizzazione linguistica?
Avremmo un'interiorità pensante se non parlassimo?
Considerazione sul legame pensiero-parola
Se ci sono pensieri essi si sdoppiano perché prendono la forma delle espressioni linguistiche.
Il cammino del significato consapevole (pensiero) si compie soltanto nell'espressione
linguistica.
Aldilà delle parole non si riescono ad afferrare pensieri in sé (in una purezza pre-linguistica), cioè le
parole-pensieri rimandano ad altre parole-pensieri e così all'infinito.
È perché parliamo che il significato ha assunto una sorta di indipendenza.
L'indipendenza tra parola e pensiero è la premessa o l'effetto del parlare?
Tre elementi:
1. I significati/pensieri (contenuti);
2. L'atto di pensare/significare (la mente);
3. I segni (la parola).
Tattersal: La comparsa del linguaggio ha permesso il salto qualitativo verso l'umano
I nostri antenati hanno compiuto un balzo qualitativo verso un sistema simbolico e linguistico
(forme di elaborazione e comunicazione), questo è importante perché è evidente che non è solo la
massa cerebrale ad averlo permesso. L'unica alternativa possibile è che la nostra capacità cognitiva
sia il frutto di una nuova organizzazione interna al cervello, potrebbe essersi trattato della
comparsa di proprietà EMERGENTI.
Da 200 mila anni la struttura biologica cerebrale umana era quasi pronta finché l'aggiunta di
qualcosa ha permesso il salto qualitativo, si tratta della COMPARSA DEL LINGUAGGIO.
04/11/16
Lezione 14
I signori del pianeta (Tattersal)
Il balzo qualitativo verso un sistema linguistico e simbolico non ha paralleli nella storia.
L'unica ragione per pensare che il balzo si sia verificato è che lo ha fatto.
Sembra sia avvenuto dopo l'acquisizione della forma biologica moderna della nostra specie.
Caratteristiche del balzo:
Si tratta della nascita del pensiero simbolico (il linguaggio ne è la chiave).
Nuove scoperte di reperti
Le prime avvisaglie di una sensibilità simbolica si trovano in Sudafrica in un sito archeologico
recente, in cui sono state trovate placchette in terracotta con disegni scolpiti.
Popolazioni del paleolitico medio-africano hanno prodotto questi manufatti privi di finalità pratica,
che sono stati interpretati come manifestazioni di un comportamento simbolico.
Interpretiamo questi oggetti come simbolici: sono fatti PER significare (elemento
immateriale).
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Questi oggetti segnano la soglia della simbolizzazione (qualcosa si riferisce a qualcos'altro di non
materiale. es. Un sentimento) e con questo l'arte fa la sua comparsa.
Scatta in noi la supposizione di menti simboliche come correlato di quei prodotti.
Analogizzare è il nostro unico modo per comprendere.
Il nostro problema è il rapporto tra mente simbolica e linguaggio.
Pur non conoscendo il significato del disegno geometrico, si può ricostruire il fatto che non fosse
casuale e si sia quindi mantenuto nel tempo.
Le popolazioni che hanno preceduto la comparsa dell'homo sapiens erano probabilmente solite
usare una complessa tecnologia per migliorare il silcrete (pietra friabile), le schegge venivano
riscaldate e raffreddate per renderle dure.
Questa tecnologia è molto complessa quindi deve aver avuto alla base una coscienza tecnica
(capacità di astrazione e di visualizzazione di lunghe catena causali).
Indici di un ragionamento simbolico nascente (paleolitico medio-africano).
Tutto questo argomento è controverso.
Vi è un chiaro simbolismo con la comparsa dell'homo sapiens.
Il simbolismo è un lungo cammino in soggetti che da un punto di vista cognitivo erano come noi.
Ipotesi meno plausibile: La disparità delle manifestazioni artistiche/simboliche attribuite ai nostri
antenati è stata causata da un cambiamento genetico tra ominini.
L'homo sapiens non ha precedenti e vi è quindi l'ipotesi che il cambio si stato repentino per una
rapida riorganizzazione dello sviluppo, indotto da un'innovazione strutturale a livello del DNA.
Elemento chiave per il cambiamento
Homo sapiens è l'unico ad esprimere la capacità di manipolare significativamente la nuova
informazione in modo simbolico.
Come abbiamo acquisito questa capacità?
Questa capacità non è l'effetto dell'acquisizione di un cervello con un volume maggiore.
L'unica alternativa è che la capacità cognitiva sia frutto di un cambiamento dell'organizzazione
interna e delle sue connessioni.
Si tratta della comparsa di proprietà EMERGENTI (cambiamento prodotto per l'aggiunta di un
elemento alla struttura preesistente che ha portato ad un livello nuovo nelle capacità funzionali).
I neandertaliani studiati dai paleo-neurologi avevano (ricostruendo i calchi) un modo di procedere
puramente intuitivo, mentre la nostra specie possiede un sistema simbolico quindi può elaborare
in nuovi modi l'informazione.
Il vecchio stile è ancora presente nelle capacità del nostro cervello.
Husserl: se procedessimo intuitivamente non ci sarebbe una vita molto elevata.
Il contare presuppone un modo di procedere simbolico.
Ipotesi:
1. Genetico-innatista:
l'acquisizione recente di un gene della capacità simbolica (plausibile dopo la scoperta di una
versione umana del gene foxp2).
Noam Chomsky è uno dei sostenitori della componente linguistica innata del nostro cervello.
Il linguaggio è un sistema simbolico la cui esistenza dipende dalla creazione e manipolazione di
simboli mentali. Cortocircuito: per creare simboli mentali occorre una mente linguistica.
Quindi stiamo presupponendo ciò che dobbiamo spiegare (l'insorgenza della mente
simbolica).
Negli esseri umani i geni legati al linguaggio sono numerosi e attivi, tali da far apparire un miracolo
il linguaggio in ciascuno di noi.
Il concetto di gene unico per il linguaggio è un'illusione.
Conclusione: al momento non sono stati individuati dati genetici come causa della nostra unicità in
termini cognitivi.
2. Culturale:
È probabile che la nuova capacità cognitiva sia stata acquisita come un prodotto secondario di un
cambiamento genetico ramificato che ha dato luogo all'homo sapiens.
In questo processo nulla funziona finché non è collegato l'elemento che rende operativo il resto
(paragone con la pietra di volta nell'arco), il potenziale simbolico deve essere rimasto latente
finché non è stato scoperta la nuova capacità.
Exaptation: le innovazioni genetiche si verificano in modo casuale rispetto all'esistenza dei loro
portatori (es. Le penne degli uccelli). Si tratta di caratteri che acquisiscono la loro funzione solo a
posteriori.
La capacità de pensiero simbolico è rimasta nascosta e non riconosciuta per molto tempo, finché
non è stata rilasciata grazie ad uno STIMOLO CULTURALE.
La parte biologica esisteva già quindi per passare dalla potenza all'atto è servito uno stimolo
culturale.
Nuovi usi (modalità simbolica) di vecchie componenti strutturali (il cervello umano).
Qual è lo stimolo non genetico?
A. La teoria della mente: capacità di comprendere gli stati mentali altrui. Gli esseri umani e i
primati sono animali sociali, però i primi sono caratterizzati oltre che dall'attenzione per gli
altri da una forma di socialità più distaccata (osservare gli altri).
Le pressioni di una socialità sempre più intensa hanno causato l'attivazione del pensiero simbolico.
Dubbi: le scimmie antropomorfe pur avendo capacità parziali di comprendere gli stati mentali
altrui non hanno capacità simbolica.
B. L'uso del linguaggio: (cortocircuito) esso come il pensiero suddivide il mondo in un vasto
vocabolario di simboli, anche per il modo in cui il mondo dovrebbe essere.
Cortocircuito: lo stile culturale che dovrebbe rendere possibile quello cognitivo è il linguaggio cioè
la forma più spinta dell'attività simbolica (ciò che bisogna spiegare).
Ci troviamo in una situazione di inadeguatezza delle spiegazioni.
Domande
Cosa possiamo aggiungere per rendere valida questa seconda ipotesi?
Come nasce la mente linguistica (corrispondenza tra suoni-gesti e significati)?
La genesi del linguaggio è vocale o gestuale?
08/11/16
Lezione 15
Domande
Come sorge un linguaggio? E come si costituisce la corrispondenza tra i suoni e il senso?
Come si può rendere ragione del transito alla razionalità (genesi dell'autocoscienza)?
Come l'uomo si costituisce?
Ipotesi
Per Tattersal è lo stimolo culturale a porre in atto le capacità già possibili fisiologicamente per
l'organismo umano.
Differenza cognitiva tra viventi umani e non umani
1. Michael Tomasello: l'uomo ha una propensione socializzante peculiare (ultra-socialità),
dall'attitudine a cooperare emergerebbe anche il linguaggio.
2. Il linguaggio è l'elemento che diversifica perché le altre capacità di base sono paragonabili tra
le due specie.
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Gli animali non possono produrre quei segni in assenza del pericolo.
Il linguaggio è caratterizzato dalla consapevolezza del parlante.
Il richiamo è un dispositivo, l'espressione di una precauzione istintuale.
Nel frammentarsi dei gruppi umani si sono diversificate le lingue.
Domande ulteriori:
Cosa accade quando appaiono questi segni linguistici?
Esempi:
I. "Oggi è sereno": con oggi non intendo alludere a qualcosa in generale ma a questo singolare
oggi (contingente).
Ogni volta che dico oggi dico qualcosa che va oltre la singolarità di questo oggi.
Lo stesso vale con i termini: lì, qui, il mio dolore ecc.
Nel proferimento di questi termini sono trascinato oltre la singolarità.
Conclusione: Il linguaggio universalizza in modo inevitabile per sua natura.
La parola inoltre:
Idealizza;
Obiettivizza;
Cosalizza;
Riflessione su Heidegger
Heidegger è arrivato a dire che è la parola che procura l'essere alla cosa.
L'universale è già costituito prima della parola ma essa lo mette a disposizione.
Esempio:
Il cane riconosce il padrone perché possiede un senso percettivo simile alla frase "Eccolo di nuovo",
coglie l'identità oggettuale. Il riconoscimento umano avviene grazie a sintesi di coincidenza e
identificazione (identificato qualcosa di successivo in quanto somigliante a qualcosa di
precedente).
In base all'esperienza le manifestazioni del mondo provengono in modo tale da costituire dei tipi
empirici (sia per l'uomo che per il cane).
Nella nostra esperienza concreta si costituiscono aspettative che si proiettano in avanti
temporalmente (riconosco il cane appena avvisto la coda).
Domanda:
Se possiedo il tipo perché ho bisogno della parola?
La parola serve per consacrare il percorso che fino ad ora caratterizzava anche gli animali e
riguardava l'emergenza dei tipi empirici.
Vi è una continuità tra il tipo e l'universale.
Husserl: la parola non produce ma accompagna l'ultima tappa dell'universalizzazione.
Il linguaggio non ha operatività perché l'universalità è già pronta.
L'universalità, l'idealità e la cosalità sono in linea con il tipo/schema oppure l'idealità del significato
appartiene alla peculiarità del segno linguistico e quindi chi non ha linguaggio non la possiede?
Quesito:
Husserl o Heidegger?
09/11/16
Lezione 16
È parlando che entriamo nella dimensione dell'universale.
Quesiti
Il linguaggio interviene ad esprimere un'universalità o costituisce l'idealità?
C'è idealità del significato a prescindere dal linguaggio?
Risposta: Prima del linguaggio c'è schema/tipo ma non identità ideale del significato.
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Tesi
L'apparizione del linguaggio coincide col passaggio dall'universale empirico (identità oggettuale di
significato) che appartiene al vissuto di animali e uomini (e consente il riconoscimento dell'animale
e dell'infante), all'identità ideale di significato.
Distinzione tra tipo empirico e identità ideale.
In questo passaggio risiede il segreto della cultura/potenza umana che è in perenne mutamento.
Vi era già un percorso espressivo-comunicativo gestuale che ha poi assunto una valenza linguistica.
Arnold Gelhen
Due linguisti hanno congetturato sul momento della comparsa dei segni.
1. Jespersen: un certo numero di testimoni si sono trovati di fronte al sorgere del sole e lo
hanno accompagnato con un canto, le due rappresentazioni si sono collegate e più tardi lo
stesso canto ha avuto il ruolo di evocare quell'evento nella memoria del gruppo
2. Fosler: supponiamo che un suono "MAR" abbia accompagnato azioni come la lavorazione
della pietra, questo non era ancora linguaggio (un tutt'uno spontaneo che accompagna il
gesto). Se in un secondo momento qualcuno esclamava volendo partecipare all'azione "MAR"
prima di intraprenderla, questo era già linguaggio.
Cosa succede quando "MAR" diventa un segno linguistico (indicazione dell'azione)
Finalmente si possiede uno strumento per esprimere il significato di una azione (affilare la pietra)
che tutti i componenti del gruppo realizzano quotidianamente. Secondo un'ipotesi vi è un
significato già costituito e disponibile che trova uno strumento per esprimersi.
Esprime o costituisce il significato?
1. Esprime (rigettata):Vi è una tipizzazione già avvenuta nell'esperienza (quello che ci consente
di riconoscere la cosa che stiamo facendo e di conservare anche memoria della essa
potendola anticipare nell'immaginazione). I bambini hanno una capacità di ricordo e di
immaginazione limitata, perché vi è una coscienza come riconoscimento che può dar luogo
ad una certa memoria e proiezione della cosa ma in forma ridotta.
In questa posizione lo schema dell'azione è già disponibile, poi interviene un segno linguistico a
coronare il riconoscimento rendendolo possibile anche per un'altra via. D'ora in poi si potrà
indicare l'azione di affilare la pietra con il suono "MAR" e così potrà attuare più agevolmente il
riconoscimento anche quando non è sul campo.
Lo schema è legato al ripresentarsi dell'azione e al funzionamento della coscienza animale.
Il riconoscimento e il contenuto del riconoscimento restano gli stessi, è offerta una possibilità in
più che estende ma non modifica la natura del riconoscimento e del riconosciuto.
2. Costituisce (posizione accettata): quando compare il segno linguistico che si stacca dall'azione
e indica, si delineano in modo nuovo riconoscimento e riconosciuto.
Quando appare il segno linguistico posso evocare l'azione anche quando non sono in situazione.
Evocare l'azione in assenza: in quel momento posso avere il senso dell'azione.
Questa operazione implica una sorta di emigrazione del significato/tipo/schema fuori del corpo
dell'azione (fuori dal vissuto) e al tempo stesso fuori dalla testa e dalla coscienza.
Riflessioni
Il significato si scorpora in senso letterale e migra quando trova dimora nel segno.
Lo stesso è avvenuto in alcune comunità umane con la pittura mentre in tutte c'è stato
l'avvenimento del prender dimora del significato nel supporto.
È per effetto del diventare segno linguistico de suono "MAR" che il significato/tipo/schema si
stacca dall'azione concreta e quindi si idealizza (identità ideale autonoma e obiettiva).
Il significato è libero di muoversi perché si scorpora dall'azione incorporandosi nel segno -
idealizzazione.
Conclusione: Avere segni linguistici significa avere a disposizione i significati nella loro identità
ideale (puri) e poterli evocare in ogni situazione combinandoli a piacimento.
L'identità ideale si costituisce con la nascita del segno linguistico.
Non basta la ripetizione dell'esperienza per costituire l'identità ideale di significato.
Il segno linguistico non è l'accessorio che consente di portare in giro qualcosa di già fatto.
Diventar segno del suono/gesto e diventare ideale del significato è un evento a due facce.
Il tipo subisce un cambiamento di natura.
Il segno linguistico perciò diviene il supporto di una possibilità indefinita di evocazione del
significato nella sua identità ideale.
Identità ideale del significato
Le idee di Platone si riferivano a identità ideali di significato nella loro differenza con le entità reali
contingenti.
L'affilare la pietra è un'azione priva di inizio e fine mentre questa azione di affilare la pietra è
contingente.
Distinzione tra idea e incarnazione dell'idea.
La traduzione del significato vissuto in quello ideale è resa possibile dal prender dimora nel segno.
Platone aveva una visione opposta: ci sono le idee e in un secondo momento le parole che le
esprimono.
Con il linguaggio appare la differenza tra empirico e trascendentale.
Il significato dell'azione si autonomizza e diventa il significato del segno (purificato- l'idea).
Il sapere umano
Posso AVERE il significato nella dimora del segno e combinarlo, mentre l'animale USA il significato
mettendolo in opera in modo appropriato.
L'avere il significato è il sapere.
Questa è la genesi della mente riflessiva.
Ricapitolando
Non si afferma il carattere deciso del linguaggio se non si comprende che l'emergenza del segno e
quella del significato consapevole (avuto una seconda volta) sono correlativi (evento del pensiero
simbolico/linguaggio).
La mente riflessiva non è un prodotto del linguaggio né viceversa.
Termini: Segno-linguaggio-mente riflessiva.
11/11/16
Lezione 17
Descrizione fenomenologica di quello che avviene quando parliamo.
Tesi di Leroi Gourhan: Tecnicismo e linguaggio rappresenterebbero la frontiera dell'umanità.
Ricapitolazione
Quando un suono viene riconosciuto come segno di un'azione/evento contemporaneamente si
erige nella sua esistenza autonoma l'identità ideale di significato di quell'azione.
Nell'esperienza prelinguistica delle scimmie vige una forma di sensatezza delle attività anche se la
mente non è oggettiva/riflessiva/normativa come l'essere umano adulto sano.
Le scimmie e i bambini prima di parlare non hanno a che fare con identità ideali di significato ma
con dei tipi empirici/ schemi dell'azione (significato incarnato).
Il passaggio dal significato incarnato a quello di identità ideale è l'avvento del linguaggio.
È una emergenza correlativa quella in cui un suono viene riconosciuto come segno.
Ricostruzione fenomenologica
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Quando l'espressione MAR viene riconosciuto come segno dell'azione di levigare la pietra, nello
stesso tempo il significato dell'azione si staglia nella sua identità ideale (emerge l'idea del levigare
la pietra).
Tale significato emerge solo attraverso il segno perché deve potersi specchiare in un altrove che lo
trattenga.
Dubbio: disputa tra nominalisti (l'universale/idea è un concetto) e realisti (l'universalità/idea
esiste).
Attenzione:
Non c'è una mente che progetta un significato attraverso un segno perché occorrerebbe già
possedere un linguaggio.
Liberazione della mano
Questo evento ha permesso nuovi tipi di manipolazione tra cui l'insorgere di una strumentalità
della mano stessa.
La zampa diviene mano, acquistando essa stessa il valore di protesi tecnica.
Vi è un effetto di ritorno sul cervello:
Diretto per la stimolazione dalla manipolazione;
Indiretto per la modificazione dell'edificio facciale.
Si è fatta più raffinata anche la vociferazione anche se l'insorgenza del linguaggio è avvenuta molto
tempo dopo.
Quando si manipola il mondo (ciottolo) lo si fa attraverso una molteplicità di gesti.
In una ricostruzione fenomenologica ad un certo punto possiamo supporre che il suono cambi
funzione (nuovi usi di vecchie strutture-EXAPTATION), da ruolo di accompagnamento mentre si
agisce a espressione prima dell'agire per evocare l'azione.
Quel suono viene riconosciuto come qualcosa fuori dall'azione che sta per essa,
contemporaneamente accade che l'azione emerga nella sua essenza (perché il suono si riferisce
all'azione nella sua identità ideale- èidòs).
Prima il tipo empirico è sempre incarnato in un'azione concreta.
MAR= levigare la pietra quando sorge il sole.
Il significato si scorpora dal vissuto concreto e dalla memoria breve perché si incorpora nel segno.
Con i segni i significati possono circolare prima e indipendentemente dall'azione.
Appare un mondo ULTRA-SENSIBILE fatto di significati.
Senza l'insieme dei segni svanirebbe il mondo ultra-sensibile dell'universo culturale.
Éidos e segno linguistico compaiono insieme.
Husserl
Da lui prende spunto la visione della comparabilità tra pensiero animale e umano, basata sull'idea
della condivisione del tipo empirico.
La flessibilità del comportamento di certi animali superiori è tale da farci pensare che abbiano una
coscienza, tuttavia con la parola non è solo il tipo empirico in atto ma anche l'identità ideale.
Esempio:
I nostri avi ominini nella grotta di Verona rappresentarono con la pittura certi tipi di animali (bisonti
ecc), tale disegno mostra che solo con esso appare IL bisonte (universale e non un bisonte
particolare).
Senza il disegno (specchio del segno) non posso cogliere l'identità ideale bisonte.
Per equiparare il disegno al segno linguistico bisognerebbe prescindere dall'aspetto iconico, ma
esso caratterizza il disegno.
Il dito che indica è più vicino al disegno che al suono linguistico.
L'animale non simbolizza né attraverso il suono né attraverso il disegno.
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15/11/16
Lezione 18
Dalla mano alla bocca (Michael C. Corballis)
Ammette l'unicità del linguaggio umano anche se in un'ottica diversa da quella di Chomsky
(quest'ultimo stabilisce una frattura tra linguaggio umano e comunicazione animale).
Tesi: c'è stata una evoluzione del linguaggio (visione opposta a Chomsky).
Chomsky è un cartesiano (nel senso che separa animali e uomini) e Corballis si può definire
chomskiano al 50%.
Ipotesi: la genesi gestuale del linguaggio, che ha come prove le manifestazioni protolinguistiche
delle altre specie.
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Il linguaggio va cercato nella direzione dei gesti manuali e facciali (il primo promotore di questa tesi
è stato Condillac).
Capitolo 1: cosa è il linguaggio
Gli uccelli compiono delle vocalizzazioni ma il loro canto differisce dal linguaggio umano.
Le vocalizzazioni animali hanno una natura emotiva (pericolo, richiamo sessuale, mantenimento di
gerarchie ecc.) e questo è uno dei motivi che le distanzia dal linguaggio.
Viene posta e poi scartata l'ipotesi che fa leva sulla voce.
Il canto degli uccelli non è un linguaggio perché è stereotipato (è più vicino al riso che ad un
dialogo).
Il discorso umano possiede una varietà potenzialmente infinita (1.GENERATIVITÀ).
È a partire dal linguaggio umano che possiamo parlare di quello animale in senso lato.
2. Imparare a parlare non significa solo memorizzare associazioni di parole ma anche possedere
una GRAMMATICA implicita (insieme di regole).
È la grammatica che consente la generatività (principio di variazione infinita secondo regole).
Esempio:
"Alla fiera dell'est" come esempio di possibilità infinita di incastonare subordinate relative.
3. RICORSIVITÀ: Capacità di produrre connessioni e subordinazioni.
La capacità di produrre e comprendere enunciati dipende da una serie di regole che applichiamo
generalmente in modo inconsapevole.
Due tipologie di termini:
Funzionali: termini che fungono da impalcatura e sono privi di referenti (pronomi,
preposizioni, congiunzioni ecc);
Di contenuto.
Grammatica generativa
Altri aspetti importanti riguardano l'ordine delle parole e la flessione.
Chomsky ha ipotizzato l'esistenza di una grammatica universale perché essendo l'apprendimento
del linguaggio molto raffinato non può derivare da semplici associazioni (via empirica).
Un'altra ipotesi
Alcuni non reputano la generatività un elemento che distingue comunicazione umana e animale.
Corballis però afferma che la comunicazione animale è priva di enunciati (manca una grammatica,
la ricorsività e la generatività).
Unicità del linguaggio umano (tesi che verrà stemperata nel corso del testo).
Pagina 13
Nelle altre specie è presente qualcosa che assomiglia al linguaggio umano.
Atteggiamento strano della psicologia sperimentale: da un lato usa la differenza umana ma
dall'altro vorrebbe declinarla in senso inclusivo (anche gli animali hanno una forma di
comunicazione).
È un atteggiamento ingenuo perché non si fa carico della differenza umana.
Due possibilità di spiegazione:
Chomsky (1959): (ed esponenti successivi, ad esempio Pinker) esiste una grammatica
universale.
La grammatica generativa non ha un carattere innato, è appresa.
La seconda ipotesi (attualmente in ripresa) viene avvalorata dalla molteplicità delle lingue
(reciprocamente incomprensibili) e dalla difficoltà di concepire un gene del linguaggio o della
grammatica.
Ipotesi innatista
L'ipotesi di Chomsky appartiene all'epoca computazionale mentre quella non-innatista è legata alla
metafora della rete (sviluppata a partire dalla metà degli anni '80).
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Le metafore si ontologizzano ("il cervello è come un computer" diventa "il cervello è un computer")
anche se questo processo è indebito.
Ipotesi non-innatista
La metafora della rete in opposizione a quella del computer (struttura che opera secondo processi
seriali e regole prefissate) afferma che il cervello potrebbe essere un sofisticato meccanismo
associazionale.
I neuroni si connettono tra di loro in modo associativo, cioè elaborano input e producono output.
NOVITÀ: esistono processi di retroazione/feedback in cui la catena di neuroni si dispone in
loop/anelli che producono crescita.
Il fattore di crescita dipende da una struttura bidirezionale e valorizza l'effetto retroattivo.
Le sinapsi (connessioni di neuroni) possono essere modificate dall'esperienza (formano le basi di
apprendimento e memoria), questo spiega la pluralità di lingue (rimasta in sospeso in Chomsky) e
la grammatica che risulta acquisita per via esperienziale.
Il problema dell'origine delle generatività viene risolto introducendo un fattore di crescita nella
rete stessa.
Principio della PLASTICITÀ: meno vuol dire più (ciò che è meno specializzato è più aperto alla
crescita).
I bambini hanno più successo perché il loro cervello non è ancora ben formato.
Questa teoria nasce negli anni '30 con Bolk è il concetto di neotenia.
Il periodo di crescita post-natale dell'uomo è diventato molto più lungo che negli altri primati e
questo comporta una fase dell'infanzia spropositata e una crescita del cervello extra-uterina
immersa nel rapporto con l'ambiente.
Tesi: La grammatica potrebbe essere acquisita tramite un meccanismo associativo (che include un
meccanismo di crescita).
Questa ipotesi dà una diversa lettura della genesi delle regole, che non sono più preprogrammate
nel cervello.
L'ipotesi non innatista si combina bene con la biologia.
Considerazioni del capitolo 1
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Possono essere ritenute discutibili.
1. Il linguaggio non è solo verbale poiché esistono lingue segnate (ricerche di Sacks in "Vedere
voci") che hanno una generatività e sono guidate da una grammatica.
Esse non sono sonore e sono veicolate da gesti di mani e braccia e espressioni facciali.
Il linguaggio scorre più il profondità dello schema verbale;
Il pensiero non è solo linguistico (esempio: rappresentazione e manipolazione mentale
dello spazio).
Pensiero e linguaggio sarebbero due regni ad un certo punto indipendenti.
Visione critica: i primati pensano senza parole (rappresentazioni cognitive offline, inferenze causali
e auto-monitoraggio delle azioni) perciò non hanno pensiero normativo/riflessivo/oggettivo.
Per Corballis può esserci fantasia e immaginazione senza segni (idea rifiutata da Di Martino).
Corballis in un articolo parla della capacità di viaggiare mentalmente nel tempo (esempio: rivedere
un incontro tennistico o creare una simulazione mentale) ma per Di Martino questo non è possibile
senza simboli linguistici che servono per proiettare le identità ideali di significato.
Noi non abbiamo nessuna capacità di previsione a lunga distanza senza il linguaggio.
Per Corballis linguaggio e pensiero sono connessi, attraverso i simboli possiamo trasmettere
pensieri dalla nostra mente alla mente altrui (sono solo presupposizioni).
Simboli significa gesti corporei o vocali che vengono riconosciuti come segni di...
Ma dire simbolo rimanda all'istituzione di quell'associazione.
13
Domanda: possiamo manipolare e trasmettere oggetti prima che si siano costituiti nella loro
evidenza ideale?
Lo scimpanzé è in grado di compiere risignificazioni (ad esempio usare uno straccio come bastone
per raggiungere l'oggetto) ma non può farlo fuori dalla situazione perché non ha a disposizione la
rappresentazione.
Corballis qui si riferisce a qualcosa assimilabile ai TIPI di oggetti, azioni e proprietà (non sono
staccabili e disponibili ad una ricombinazione fuori della situazione senza l'istituzione del SEGNO).
Come i simboli non si generano dal nulla, allo stesso modo la mente che compie queste operazioni
non è caduta dal cielo.
Domanda: il rapporto tra proprietà del linguaggio e della mente.
Corballis crede che linguaggio e pensiero siano connessi perché comunichiamo ma di contro non
può esistere sviluppo delle menti in isolazione assoluta prima di comunicare.
16/11/16
Lezione 19
Pagina 23-24
"Il linguaggio è comunque nitidamente connesso al pensiero poiché noi lo usiamo per
COMUNICARE agli altri i nostri pensieri".
Questa frase è problematica.
Non basta un cervello per fare un pensiero: anteporre il pensiero alla comunicazione significa
concepirlo come qualcosa che avviene in un cervello isolato.
"Ciò richiede che simboli, siano essi parole o segni, vengono associati agli oggetti, azioni, proprietà
ecc. che noi immagazziniamo nella mente. Manipolando questi simboli, noi possiamo trasmettere
pensieri dalla nostra mente a quella degli altri".
Nell'enunciato sembra che questo processo sia già dato MA la mente non è il cervello, bensì una
capacità che si costituisce entro un'esperienza.
Conclusione capitolo 1
I nostri pensieri sono generativi e ricorsivi, ad esempio esiste un processo chiamato teoria della
mente (comprensione degli stati mentali altrui) che possiede una ricorsività (io so che mi vedi, io so
che tu sai che mi vedi ecc.).
La generatività e ricorsività del linguaggio riflettono quella del pensiero.
DI Martino: Il pensiero è più fondamentale e viene prima.
Pensieri= abilità cognitive condivise con altri primati (somiglianza cognitiva tra scimpanzé e
bambino di 2 anni e mezzo/tre).
Concepiamo un pensiero che sta prima del pensiero linguistico.
Per Corballis la generatività e ricorsività del linguaggio riflettono quella del pensiero tramite la
comunicazione.
Non c'è una ricorsività del pensiero che precede il linguaggio perché la ricorsività appartiene al
pensiero LINGUISTICO (Di Martino).
Per Corballis il linguaggio della comunicazione è diverso dal linguaggio del pensiero, perché
quest'ultimo utilizza simboli per far comprendere la rappresentazione interna ad un interlocutore.
Differenza tra linguaggio comunicativo e mentalese: il mentalese non è un linguaggio perché non
permette una comunicazione da mente a mente delle rappresentazioni interne.
Domanda: che tipo di rappresentazioni interne sono possibili senza segni?
Corballis non se lo domanda, ponendosi come continuatore di Condillac.
Noi possiamo evincere l'operatività delle rappresentazioni tramite segni.
14
Per l'uomo solo dove c'è linguaggio ci sono rappresentazioni intersoggettive (significati ideali),
altrimenti non c'è nemmeno ragionamento.
Domanda (2): in base a cosa distinguiamo un linguaggio comunicativo da uno del pensiero?
Pagina 24
L'uso dei simboli richiede una convenzione condivisa.
Ma attenzione questa è una situazione in cui tutto è già avvenuto, non può esserci convenzione
condivisa prima della costituzione di simboli linguistici.
Una teoria della mente è implicata per la costituzione stessa del segno linguistico.
Il problema è come si arriva dalla costituzione del linguaggio al riconoscimento condiviso?
George Herbert Mead
Identifica la teoria della mente con l'espressione "to take the role of the other" (capacità di
immedesimazione).
Critica a Corballis:
La teoria della mente riguarda la genesi dei segni perché è fondamentale per giungere alla
dimensione convenzionale e condivisa del linguaggio.
Conversare implica la costituzione del linguaggio, che a sua volta implica una teoria della mente.
Domanda (3): come si arriva al segno e alla conversazione linguistica?
Corballis: alcuni tratti del linguaggio derivano da tratti del pensiero.
Per lui generatività e ricorsività sono lì prima della genesi del linguaggio.
Differenza tra linguaggio parlato e mentalese
Il primo possiede solo la dimensione temporale (processo di linearizzazione) mentre il secondo può
usare la quadri-dimensionalità spazio-temporale.
Osservazione di Di Martino:
Domanda (4): La dimensione di spazio e tempo non sono rivelazioni legate al linguaggio?
Il tempo è la grandezza tra due intervalli e il numerato del movimento (cit. Aristotele).
Il tempo esso è l'esito di una geometrizzazione di ritmi.
L'unità di misura (il numerante) è un certo movimento (24 ore= un giro del sole cioè
geometrizzazione di un ciclo).
È impossibile dire tempo prima delle operazioni di geometrizzazione e linguaggio.
L'utilizzo delle quattro dimensioni da parte del pensiero prima del linguaggio parlato è un'ipotesi
fragile.
Pagina 25: Esempio
Posso formare mentalmente un'immagine spaziale di casa mia in tre dimensioni e per
descrivermela posso fare mentalmente una passeggiata (quattro dimensioni) ma per poterla
riportare a voce devo usare una sola dimensione (linearizzazione).
Obiezione sull'espressione "passeggiata mentale"
Per Corballis è un'attività quadri-dimensionale, riguarda il mentalese, e solo la descrizione verbale
fa parte del linguaggio parlato.
Domanda (5): si può passeggiare mentalmente senza la traduzione linguistica dell'esperienza (che
rende possibile la concatenazione dei segni)?
Per Corballis attraverso il mentalese possiamo applicare una variazione immaginativa o viaggiare
temporalmente, invece per Di Martino non si tratta di attività quadri-dimensionali.
La passeggiata mentale è indipendente dal linguaggio, proprio perché un certo testo di immagini si
è costituito grazie ad un pensiero linguistico.
Essa implica un'attività rimemorativa complessa (infatti i bambini prima di parlare non sono in
grado di svolgere queste operazioni).
La passeggiata mentale è un'attività unidimensionale (altrimenti tutte le dimensioni
collassano).
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Per Corballis il linguaggio linearizza (è una proprietà del linguaggio parlato). Attenzione: non è il
linguaggio che linearizza ma la scrittura alfabetica/fonetica (riproduce la parlata in successione).
La scrittura traduce la parlata in un continuum spaziale/visivo.
L'immagine della linea si adatta più allo scritto che al discorso.
Corballis ha in testa una lingua più vicina al mentalese (separata dal linguaggio parlato) perché
vuole dimostrare che il linguaggio parlato segue il linguaggio dei gesti (posto tra mentalese e
linguaggio parlato).
Pagina 26
Mentre le parole sono arbitrarie, i gesti sono iconici (posseggono una componente mimetica che li
rende più semplici da apprendere).
La sua ipotesi vede il linguaggio vocalizzato come tappa conclusiva di un percorso.
Tra gesto e pensiero c'è una relazione più stretta di quella tra parole e pensieri, questo è uno
dei motivi che avvalorano la genesi gestuale del linguaggio.
George Herbert Mead
Ha una visione opposta: l'aspetto vocale ha una proprietà unica rispetto ai gesti, la riflessività (non
posso non sentire quello che emetto). Solo la sordità comporta la creazione di un linguaggio
gestuale.
Riepilogo di fine capitolo
La sua adesione alla visione chomskiana è solo parziale.
Anche per Corballis il linguaggio è un aspetto che caratterizza l'umano e che rende umani.
Egli sostiene che l'abilità linguistica non può essersi evoluta ex-novo (visione opposta a Chomsky)
ma è annunciata da un protolinguggio animale.
Obiettivo: capire come il linguaggio è emerso nell'evoluzione della nostra specie.
16
Due ricercatori osservando i filmati dello scimpanzé Vicky riscontrano il suo utilizzo di
un'imitazione visiva per riprodurre il linguaggio, da qui l'idea di insegnare ai primati l'ASL (es.
Koko).
18/11/16
Lezione 20 (Di Martino-Fabbrichesi)
Antropologia dal punto di vista pragmatico (Kant)
Che cos'è l'uomo?
Non era una domanda essenziale nel tempo precedente a Kant, perché solo quando la centralità
dell'anima si è staccata dall'idea globale sull'uomo si sono potute sviluppare le scienze umane.
Cos'è l'uomo?
La sostanza uomo si sta assottigliando, diventando un "nodo di scambio/perno".
Dal quesito kantiano si passa alla domanda di Nietzsche in Ecce homo .
Quesito: come è possibile che Foucault parli di morte dell'uomo?
Le parole e le cose (Foucault)
La promessa del superuomo di Nietzsche ipotizza la morte dell'uomo.
Periodo umanista-rinascimentale
Emerge un'idea dell'uomo.
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18
Foucault aveva compreso che l'individuo dionisiaco fallisce se non presuppone un individuo storico
(nuovo centro).
Dal movimento verso l'esterno deve sostituirsi un movimento ascetico: bisogna perdere se stessi
asceticamente per esercitare un nuovo sé stoicamente (immagine della trottola).
Conclusione
Sloterdijk: la scultura del torso del dio apollo è una imperfezione che riesce a parlare più di ogni
figura perfetta.
L'intensità batte la perfezione.
Nietzsche: la cellula seminale come divenire dell'organismo (rievocazione della vita passata). Una
parte imperfetta e lacerata dell'organismo può essere utilizzata come rimembranza.
Amare ogni attimo al tal punto che si vorrebbe che tornasse (eterno ritorno).
Di Martino
L'espressione costruzione dell'umano si distanza dalla costituzione dell'umano (fenomenologia).
La seconda espressione significa reperire il percorso che ha condotto alla manifestazione di
qualcosa (analisi regressiva applicata al mondo già dato per trovare il cammino che ha condotto lì).
La costruzione dell'umano può riguardare l'ominazione o l'umanizzazione.
Costruzione dell'umano come ominazione
Meccanismo antropo-genetico che emerge con Sloterdijk nel saggio "Domesticazione dell'essere" ,
i quattro meccanismo che vengono identificati sono:
Insolazione;
Tecnica;
Neotenia (tendenza a mantenere stadi giovanili);
Transfert (capacità di trasferire in situazioni nuove abitudini) attraverso il linguaggio.
Esiste un quinto meccanismo (egli polemizza con i cerebralismi) che mette in funzione gli altri
quattro.
Sloterdijk parla di una costruzione senza ingegnere (impersonalità della costruzione), manca un
dirigersi consapevolmente verso.
Costruzione dell'umano come umanizzazione
L'umanizzazione è un percorso che deve compiersi in ciascuno di noi.
La costruzione dell'umano non va da sé e può assumere direzioni molto diverse (ad esempio la
divaricazione tra uomo occidentale e comunità tradizionali).
I media e altri esercizi hanno determinato il nostro percorso (mediologia-eserciziologia).
Devi cambiare la tua vita
Se vogliamo capire la differenza dobbiamo interrogare le dinamiche della costruzione dell'umano
(oltrepassare il baratro tra processi naturali e azioni).
Il transito da natura a cultura è sempre stato aperto.
Gli esseri umani esistono solo perché è stato costruito un punte tra queste due dimensioni.
Il superuomo implica un programma non biologico ma acrobatico.
La prima forma di produzione è anonima (Leroi-Gourhan: l'invenzione di strumenti non va pensata
in termini moderni attribuendola al genio di un singolo ma piuttosto alla situazione favorevole e a
una massa critica che contenga un appello all'invenzione) e tuttavia vi è una forma di produzione
consapevole, nel momento in cui si decide per l'esercizio (cit. Pico della Mirandola) sottoponendosi
ad un programma acrobatico (cura di sé).
L'essere alle sue spalle trova tutto il cammino dell'ominazione che l'esercizio potrà plasmare.
La costruzione dell'umano è stata liberata da Kant in poi ma non significa che parta da zero.
La vita basata sull'esercizio parte da un cammino già avvenuto.
Dalla comparsa del linguaggio è presente una vita in esercizio che conduce a noi.
Andiamo tutti verso l'alto (verticalità).
19
22/11/16
Lezione 21
Con Kanzi non si può parlare di un vero e proprio linguaggio, perché le sue produzioni non hanno
alcune caratteristiche fondamentali del linguaggio umano.
Secondo Corballis le grandi scimmie possiedono un PROTO-LINGUAGGIO e questo è importante
come prova a favore della sua teoria dell'origine gestuale del linguaggio.
Il nostro antenato comune aveva capacità cognitive generali che aprivano già nella direzione del
linguaggio (formare rappresentazioni mentali e combinarle) e forse gli stessi primati possedevano
delle abilità in questo senso.
La conclusione del capitolo 2 afferma che le grandi scimmie comunicano efficacemente con i gesti
("mani", braccia ed espressioni facciali) infatti possono riconoscere e connettere simboli artificiali
NON vocali. Da questo possiamo affermare che le scimmie hanno abilità comunicative in direzione
gestuale-visiva.
Il bonobo Kanzi ed altri primati allevati in cattività sono in grado di cogliere simboli scritti
collegandoli.
TESI: il linguaggio attuale è l'esito di un lungo cammino che ha preso le mosse da un linguaggio
(generativo, ricorsivo e provvisto di una grammatica) fatto di gesti (dalla mano alla bocca).
Pagina 55
Ricorrendo ai mezzi visivi anche le scimmie costruiscono un proto-linguaggio caratterizzato dalla
generatività ANCHE se non possiede la flessibilità di un linguaggio grammaticale, è solo un inizio.
Capitolo 3: all'inizio era il gesto
Teoria comune: L'essenza del linguaggio è sonora.
Per Corballis accettare questa tesi significa avere più difficoltà nella spiegazione della genesi del
linguaggio.
Come è nato il linguaggio?
È interessante notare che il linguaggio vocale sia arbitrario (eccetto le onomatopee- esempio:
rimbombare).
Questo causa meraviglia perché diventa più difficile spiegare l'origine del linguaggio senza una
dimensione iconica.
Se dovessimo spiegare come si è giunti a connettere suoni arbitrari con referenti, dovremmo far
ricorso ad un linguaggio (per spiegare un linguaggio).
Tesi: Per risolvere il problema è necessario introdurre come medium il GESTO.
Pagina 60
La relazione tra parole e mondo reale ha implicato il gesto.
La nascita del linguaggio vocale è inscritta nel percorso di una significazione precedente fatta di
gesti.
Riformulazione: è necessario risalire ad una fase precedente del linguaggio che comporta
un'antichità gestuale della parola.
Anche il gesto vocale è un gesto del corpo.
La parola erediterebbe un passato gestuale (prolungherebbe i gesti primordiali della mano).
Corballis analizza la situazione 2 milioni di anni fa (apparizione del genere homo= apparizione del
linguaggio), in cui è avvenuto il passaggio dal proto-linguaggio al linguaggio.
A differenza di Leroi-Gourhan (unione di tecnicismo e linguaggio) Corballis propone una prima
veste dei segni linguistici sotto forma gestuale.
Merleau Ponty
20
21
23/11/16
Lezione 22
Corballis accenna ad un nesso tra l'ampiezza della ricorsività e quella della memoria a breve
termine.
22
Pagina 104
Non possiamo stabilire un rapporto univoco tra un ambiente e la nascita della stazione eretta, ma
possiamo stabilire che i primi ominini dovettero essere irrequieti (hanno compiuto spostamenti) e
versatili (grazie alle tecnologie).
A partire da 2 milioni di anni fa iniziarono le emigrazioni out-of Africa verso ambienti variegati.
La stazione eretta permise di porre il destino degli ominini nelle mani.
Sono le mani che trainano lo sviluppo del cervello.
La questione delle mani viene sollevata per approfondire la capacità di LANCIARE.
Lanciare
Le scimmie cappuccine hanno abilità di lancio ma vi sono delle differenze (minore abilità), nel loro
caso si tratta di GETTARE mentre nel caso dell'uomo di LANCIARE.
La struttura della mano umana favorisce la presa e il lancio e la postura bipede fornisce una leva
ulteriore.
23
Il lancio è stato importante per la sopravvivenza trasformandosi da atto di difesa ad arma di offesa.
Sloterdijk
Il lancio delle pietre ha trasformato lo stress in sovranità.
Può trasformare l'evitamento dell'azione negativo della fuga, in un evitamento positivo del lancio a
distanza.
Liberazione dai limiti corporei.
Corballis:
Il lancio apre la strada al linguaggio
Con la capacità di lanciare si è creato un altro effetto di ritorno (incremento di ominazione) per la
capacità di agire a distanza.
Il lancio può avere aperto la strada al linguaggio perché compierlo con un braccio potrebbe aver
generato circuiti cerebrali nell'emisfero sinistro dedicati alla coordinazione temporale.
Secondo un'altra prospettiva il lancio potrebbe aver migliorato la raffinatezza del gesto della mano
e quindi aver donato maggior espressività.
Conclusione
La comparsa del bipedismo potrebbe aver fornito l'ultima spinta necessaria per lo sviluppo del
linguaggio.
Dal proto-linguaggio gestuale (fino a 2 milioni di anni fa) si è passati al linguaggio gestuale.
25
La caccia o la costruzione di un utensile poteva essere rappresentata come una sequenza mimica
(exaptation).
La mimesis può essere stata la prima fase del linguaggio, così che esso fosse costituito da una serie
di gesti iconici (che mimavano l'azione) e di gesti deittici (indicativi).
I gesti illustrativi di solito precedono la parte del proferimento a cui sono correlati e gesticolare
coadiuva la ricerca delle parole adatte.
Si presenta già l'apertura simbolica quando si usa un gesto che sta al posto di un'azione, si descrive
con la mano o si indica.
L'apertura del linguaggio deve essere immaginata come apertura di una raddoppiamento
(raffigurare).
Gli animali invece non disegnano.
La soglia della simbolizzazione mediante il gesto è una reduplicazione (simile all'esempio di
"MAR").
Da questo momento il mondo può essere avuto con un movimento della mano (come apertura
linguistica).
È un evento che inaugura un altro mondo.
25/11/16
Lezione 23
Diventare umani (pt.2)
I gesti iconici e i gesti deittici implicano già un'apertura della significazione, perché la loro
combinazione è la fase iniziale della simbolizzazione (reduplicazione).
I primati sviluppano delle limitate abilità gestuale in senso iconico/deittico solo nel momento in cui
subiscono un processo di umanizzazione (in cattività).
Pagina 139
È difficile immaginare un antecedente vocale troppo arretrato, è invece possibile che i gesti iconici
siano stati elementi centrali nello sviluppo delle lingue (apparizione del genere homo).
Ipotesi di fine capitolo
È possibile che in questa fase gestuale del linguaggio fosse presente una GRAMMATICA (che
assieme alla generatività e alla ricorsività caratterizza il linguaggio umano).
26
Non simbolizza perché i suoi gesti non sono staccabili e replicabili in assenza.
29/11/16
Lezione 24
Capitolo 7: parole, parole, parole
Pagina 210
Corballis riflette sulle obiezioni alla teoria gestuale, un esempio:
1. Si creerebbe un conflitto tra i gesti dedicati alla manifattura e quelli dedicati al linguaggio.
In realtà questo potrebbe spiegare la lentezza, per un ampio periodo, dello sviluppo tecnologico
dei nostri antenati.
I gesti manuali possono rendere meno miracolosa la spiegazione della genesi del linguaggio, la
comunicazione si radicherebbe nella gestualità manuale inaugurata dalla postura eretta e avrebbe
permesso un ulteriore sviluppo dell'espressività.
Tattersal supponeva un'evoluzione biologica per spiegare questi passaggi.
30
Cos'è l'astrazione?
Si tratta dell'identità ideale del significato, che nasce con i gesti vocali linguistici. Essa non è
incorporata nella cosa o nella testa del parlante perché è fatta venire al mondo dal segno, il gesto
linguistico che diventa parola possiede una vocazione astraente.
Non c'è un'astrazione e poi un linguaggio che la esprima, è il parlare che è astrarre.
Pagina 257
Per Corballis possono esserci vantaggi nelle parole perché non essendo iconiche (non raffigurano)
permettono l'astrazione.
La lingua vocale è linguisticamente superiore a quella dei segni, perché molti segni
rimangono iconici.
2. Pubblicità della comunicazione: è il modo più adeguato per attirare l'attenzione (se vogliamo
occultare la comunicazione bisbigliamo o ricorriamo a gesti).
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MODULO C
L'uomo ha un'ampia memoria a breve termine che permette di complicare la ricorsività
(incastonamenti di subordinate).
Per Corballis la funzione della memoria è una delle prerogative di un cervello più voluminoso. La
ricerca scientifica è unidirezionale ma tecnica, linguaggio e memoria devono essere intese in una
dimensione di continuità.
Domanda
La memoria è una semplice facoltà del cervello?
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