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Lezione 1- 27/02/2023

Libri : la verità sul linguaggio, dì quello che hai in mente, l’istinto persuasivo.

Problema generale : origine del linguaggio umano. Una volta secondo dell’editto della società di lingua
parigina non era possibile studiare l’orgine, oggi si

Apparteniamo al genere homo a cui apparteniamo come specie è vecchio 2 milioni e mezzo di anni, ma noi
apparteniamo al genere sapiens che risale a 200.000 anni fa. Capire se il linguaggio ha a che fare al genere
homo sapiens o all’homo in generale è già di per sé un tema controverso.

Il linguaggio umano è vecchio due milioni di anni.

4 problemi da affrontare :

- Comunicazione e linguaggio : c’è una differenza o meno. La differenza generale è che tutti gli
animali comunicano, solo gli umani però hanno il linguaggio. Bisogna capire che tipo di
comunicazione è il linguaggio e in che senso il linguaggio non è comunicazione. Un’altra differenza
è che il linguaggio serve perché è utile alla comunicazione e da un punto di vista evolutivo ci siamo
evolutivo con un linguaggio a fini comunicativi oppure serve per pensare
- Pensiero e linguaggio : il linguaggio ha a che fare con il pensiero, siamo quel tipo di animale che
attraverso il linguaggio pensa; pensiamo anche attraverso il linguaggio. Bisogna capire chi viene
prima in questo rapporto tra pensiero e linguaggio; se il pensiero che c’è prima è davvero una
forma di linguaggio o se il pensiero viene prima. Un argomento alla prova di questo è che gli
animali pensano e non comunicano.
- Origini ed evoluzione del linguaggio : nell’evoluzione c’è il problema delle condizioni di avvio del
processo. Perché solo gli umani hanno prodotto forme di linguaggio diverso dalla comunicazione?
- Architetture cognitive: i comportamenti tutti anche il linguaggio dipendono in primo luogo dalle
architetture cognitive, in assenza delle quali non si parla. Ad esempio un gatto non parla a causa
della sua biologia, di fatto non ha un apparato fonatorio come l’uomo. La connessione tra
linguaggio e cervello è fortissima e in aree diverse, in casi di deficit mentali il linguaggio salta. Ci
chiediamo come deve essere fatta la mente umana per produrre e comprendere il linguaggio.
1. COMUNICAZIONE E LINGUAGGIO

Cosa significa comunicare? Trasmissione di informazioni non solo verbalmente ma anche la


comunicazione attraverso lo sguardo è fondamentale. La comunicazione non nasce né tanto meno si
evolve per trasmettere informazione , ma si evolve con il fine di persuadere . La comunicazione, non
solo umana, ha la finalità prevalentemente persuasiva. L’informazione c’è ma la spinta evolutiva e le
pressioni selettive che hanno portato alla costruzione di un sistema così è a fini persuasivi: quando
comunichiamo vogliamo che qualcun altro faccia qualcosa.

- Il linguaggio come un tipo specifico di comunicazione (la comunicazione umana)


- Rapporti con la comunicazione animale (continuismo o discontinuismo?) è possibile insegnare il
linguaggio a un animale non umano?
- Basta il riferimento alla comunicazione per spiegare il linguaggio (le sue funzioni e la sua natura?)

IL MODELLO DEL CODICE : codifica di un messaggio e decodifica dei suoni che vengono codificati; si
pensa che funzioni ma in molti casi non sembra funzionare. Secondo Chomsky ironia, sarcasmo,
linguaggio figurato e forme letterali sono forme di degenerazione del linguaggio che nella sua essenza
ha un linguaggio letterale che è la condizione per cui il modello del codice funzioni.il modello dle codice
restituisce un’idea meccanica della comunicazione, che non ammette l’errore. Es. “alza la mano destra”
si può non fare questa cosa ma se si sente non si può non capire. Secondo l’ipotesi di Fodor c’è un
modulo (sistema che elabora specifiche forme di informazioni; informazione linguistica elaborata da
uno specifico dominio). Secondo Fodor prendendo l’idea dell’automatismo non posso non
comprendere, la questione è un fatto automatico in quanto c’è un sistema cablato nel cervello.

È stata definita in modo negativa come “la metafora del condotto“ come se l’informazione sia un
pacchetto che passa nella testa degli altri. In questa ipotesi teorica non è ammesso l’errore che è solo
frutto di un disturbo, di un rumore di fondo, di un qualcosa che mostra che qualcosa è andato storto .
ciò che richiede spiegazione è l’errore, il successo è assicurato . il modello del codice non spiega perché
delle volte non ci capiamo

- L’errore nella comunicazione è il fatto caratterizzante, posso non capire correttamente ciò che tu
dici.
- Grice, sperber e Philips: nella comunicazione non conta ciò che viene detto ma ciò che si intende
dire, nella comunicazione si offrono degli indizi per recuperare poi le intenzioni comunicative.

Nel modello automatico del codice la comunicazione avviene senza sforzo, Pinker sostiene questa
ipotesi perché riconosce che deve essere veloce.

Sperber invece ritiene che l’errore è il proprio della comunicazione umana, è sempre in agguato , cioè il
fraintendimento. Ciò implica che sapendolo ci applichiamo e sforziamo. Philips parla del carattere
ostensivo es. ti mostro che ce l’ho con te così ti sforzi per capirlo, l’impegno di chi comunica a
comunicare e a farsi comprendere. Senza questo sforzo la comunicazione non va avanti.

La comunicazione non è prevalentemente scambio di comunicazione ma ha carattere persuasivo . il


dibattuto nasce in ambito animale in cui c’è un modello manipolativo in cui c’è l’idea che negli animali
la comunicazione serve perché gli altri facciano non comprendono. Es. quando una scimmia emette un
grido di allarme serve affinché le altri scappino.

- Il linguaggio è un prodotto tardo dell’evoluzione, non c’è da sempre. Non essendoci da sempre si
pone il problema perché c’è e da quando c’è. L’aspetto istutizionale e il carattere formativo del
linguaggio vengono dopo, non può rilegarsi allo stadio originale stesso del linguaggio.
- Philips studia come a partire dal linguaggio si sviluppa la lingua. Nella prospettiva istituzionale, il
carattere biologico- cognitivo è considerato irrilevante. Non bisogna escludere l’uno o l’altro
aspetto ma bisogna comprendere la complessità dei due aspetti insieme.

Il linguaggio è la facoltà di linguaggio cioè la condizione che ci consente di produrre e comprendere una
lingua. È un concetto che differisce da lingua.

2. PENSIERO E LINGUAGGIO

Due condizioni costitutive:

1. Il linguaggio è condizione costitutiva del pensiero


2. Il pensiero è condizione costitutiva del linguaggio

Il linguaggio umano è anche comunicazione e condivide caratteri tipici di ogni forma di comunicazione.
La comunicazione animale ci serve per capire cosa ci accomuna alle altre forme di comunicazione.
Cerchiamo però di capire cosa distingue la comunicazione animale da quella umana

Nell’origine del linguaggio umano c’è qualcosa che segna una continuità con il linguaggio animale ma
anche la differenza tra la comunicazione umana e quella animale.

- Una delle ipotesi più controverse è possibile il linguaggio senza pensiero o il pensiero è
caratterizzato in modo inscindibile dalle nostre capacità linguistiche.
Ipotesi del primato del linguaggio sul pensiero (Sussure, Vitgeinstein, Dennet) : se non parli non pensi.
Noi siamo animali pensanti perché abbiamo il linguaggio, è il linguaggio che da forma ai pensieri.

- Quanto del nostro pensiero dipende dal linguaggio e quanto no?

Dennet nel “libro sulla coscienza” afferma che quando si racconta qualcosa a qualcun altro vengo a
sapere quello che ho detto solo dopo quando è stato comunicato. Chi parla non sta in una condizione
migliore di chi ascolta. Nel momento in cui sto per dirlo non c’è niente , scopro quello che veramente
volevo dire solo dopo averlo detto. Prima di dirlo è un qualcosa di indeterminato. È solo nel pensiero
che si stanzia la parola.

Bisogna capire cosa si intenda per pensiero , per affermare che sia indipendente o meno dal linguaggio.
La verbalizzazione è qualcosa che appartiene a noi homo sapiens in quanto specie. Quando si pensa al
linguaggio si pensa al linguaggio verbale.

Philips distingue l’intenzione comunicativa da quella informativa : ho intenzione di comunicare


qualcosa ma nel farlo ho anche l’intenzione di comunicare che gli altri sappiano la mia intenzione.

Possiamo fare leva su questa diversità tra le due intenzioni per calibrare la nostra comunicazione: es. se
informo gli altri dico “domani sarà bel tempo”. Se a questo precede però una conversazione con un
altro individuo avendogli detto “se domani farà bel tempo andremo al mare”. Nel comunicare
l’intenzione informativa realizzo al tempo stesso l’intenzione comunicativa a quel singolo individuo che
ha l’altra conoscenza.

Se il linguaggio dipende strettamente dal pensiero, non c’è pensiero se non c’è linguaggio. Una delle
forme di pensiero che è indipendente dal linguaggio è il pensiero per immagini , ad esempio se
qualcuno ci chiede la strada per andare da qualche parte nella nostra mente si crea uno schizzo. È
importante per la nostra creatività e flessibilità mentale

Esistono buoni motivi per pensare che il linguaggio è uno strumento del pensiero ma non è il
costituente unico e ultimo del pensiero

IL DETERMINISMO LINGUISTICO : IPOTESI SAPIR-WHORF : il linguaggio determina il pensiero.

Il sistema linguistico di sfondo (la grammatica) di ciascuna lingua non è soltanto uno strumento di
riproduzione per esprimere idee, ma esso stesso da forma alle idee, è il programma e la guida
dell’attività mentale dell’individuo, dell’analisi delle sue impressioni, della sintesi degli oggetti mentali
di cui si occupa. Analizzaimo la natura secondo linee tracciate dalle nostre lingue. Le categorie e i tipi
che isoliamo dal mondo dei fenomeni non vengono scoperti perché colpiscono ogni osservatore , ma al
contrario il mondo si presenta come un flusso caleidoscopico di impressioni (il caos) che deve essere
organizzato dalle nostre menti, il che vuol dire che deve essere organizzato in larga misura dal sistema
linguistico delle nostre menti

- Lingue strumenti del pensiero: strutturiamo l’esperienza secondo la struttura della grammatica
delle lingue

Oggi i neo-whorfiani si distanziano un po' da quest’idea così definita, si parla più di una tesi dell’influenza e
non di determinismo secondo la quale il pensiero ha comunque una sua qualche autonomia .

Sussure: non c’è identità tra pensiero e linguaggio e quindi c’è una differenza tra questi .

- Fenomeno del vedere come : l’idea è che nel guardare un qualcosa colgo un aspetto della realtà e
vedo le cose da un certo punto di vista, nel guardare do sempre un’interpretazione di quello che
vedo. Se non avessimo il linguaggio non potremmo avere un’immagine di una cosa o d un’altra. Si
hanno degli stimoli ma si possono anche vedere cose diverse.
- 2.4 Permabeabilità cognitiva : vedere è sapere

La percezione è carica di teoria, percepire qualcosa non è un qualcosa dei sensi ma implica dei processi
interpretativi. Il vedere è una forma del pensare perché nel vedere dico “quella è una ragazza “ e questo mi
aiuta nella percezione .

- 2.5 la massa amorfa del pensiero

Il pensiero è una massa amorfa senza la lingua. Le parole danno forma alla massa amorfa. È quello che
Whorf definiva come “flusso caleidoscopico”. Parlare di massa amorfa è non senso da un punto di vista
empirico, il bambino è in grado di riconoscere il volto della madre quindi reagisce alla massa amorfa. Dato
che verificando l’idea della massa amorfa non corrisponde ai fatti non avrebbe senso apoggiarla.

Non esistono idee innate: Locke – supponiamo dunque che lo spirito sia per così dire un foglio bianco, privo
di ogni carattere , senza alcuna idea. In che modo verrà ad esserne fornito? Da dove proviene quel vasto
deposito che la fantasia industriosa e illimitata dell’uomo vi ha tracciato con una varietà quasi infinita? Da
dove si procura tutto il materiale della ragione e della conoscenza? Rispondo con una singola parola :
dall’ESPERIENZA. Su di essa tutta la nostra conoscenza si fonda e da essa in ultimo deriva. La nostra
osservazione adoperata sia per gli oggetti esterni sensibili, sia per le operazioni interne del nostro spirito
che percepiamo e sulle quali riflettiamo, è ciò che fornisce al nostro intelletto tutti i materiali del pensare

La tabula plastica :

1. Plasticità cerebrale
2. Intelligenza generale ( la mente come un risolutore generale di problemi)
3. Connessionismo (idea di costruire in antitesi e contrapposizione all’intelligenza artificiale classica
delle reti neuronali che costruiscono reti neuronali in modo da simulare il funzionamento del
cervello umano. Riprende l’idea della tabula rasa, questi neuroni non sanno e c’è un programma
che dice loro cosa dover fare.
2.8 THE EXTENDED MIND : la forma più attuale e contemporanea dell’ipotesi Sapir- Whorf è l’ipotesi
della mente estesa. Clark sostiene che la mente è estesa e non è soltanto nella scatola cranica, e
non si identifica con la scatola cerebrale perché è anche al di fuori di essa. Uso di pc, appunti o
power point io sto estendendo la mia mente sarebbe un pezzo della mia memoria. Gran parte
dell’attività mentale poggia su delle protesi esterne alla mente. Clark sostiene che l’impalcatura per
eccellenza dei nostri processi mentali è il linguaggio. Il linguaggio è uno strumento del pensiero che
ci rende dei cyborg mentali . il linguaggio è elemento naturale esterno all’individuo, i nostri processi
mentali sono il frutto di un’interiorizzazione di qualcosa che è al di fuori di noi. In questa
interiorizzazione noi costruiamo la mente

Ipotesi diversi tra loro che confluiscono nella stessa idea: è il linguaggio inteso come istituzione esterna
all’individuo di cui l’individuo partecipa entra attraverso la nascita . partecipa agli aspetti sociali interiorizza
tutto ciò e in questa interiorizzazione e procedendo dall’esterno verso l’interno forma il linguaggio.
l’identità personale è parte di questi processi di interiorizzazione. Un caso è il processo narrativo in quanto
interiorizziamo le storie della comunità alla quale facciamo parte le quali ci consentono di costruisce anche
la nostra personalità.

Qual è il costo di questa ipotesi? Racconta però solo un aspetto della questione. Quello che non va bene è
se questo aspetto funzioni per tutto, se si dice solo che noi siamo tutta questa roba qui. Questa ipotesi si
basa sull’ipotesi della teoria della mente che non tiene alla prova empirica.

Innatismo : ce l’abbiamo già alla nascita o per la storia evolutiva o per un creatore. Il fatto che noi ce
l’abbiamo innato non significa che non sia frutto dell’esperienza, perché in realtà le specie passate ne
hanno fatto esperienza (evoluzionismo) . lo stato nascente dell’esssere umano non è quello della tabula
rasa, della mente plastica o della massa amorfa.

- Bisogna capire se l’innatismo sia dato dall’esperienza o se sia un qualcosa dovuto alla biologia e a
come sono fatti i nostri cervelli.
Sfondo di problemi:

1. Comunicazione e linguaggio
2. Pensiero e linguaggio
3. Origini e evoluzione del linguaggio
4. Architetture cognitive

Il linguaggio è una sottosezione della comunicazione, è uno strumento di comunicazione


ma non solo. Le cose interessanti riguardano ciò che non è lingaggio. La prospettiva
chomskyiana fa riferimento al modello del codice, la Gu è un insieme di regole che
trasforma i pensieri in parole. La codificazione del pensiero è molto complessa, e secondo
Chomsky la Gu è fra codifica e decodifica.

Pensiero e linguaggio

Due condizioni:

1. Il linguaggio è condizione costitutiva del pensiero - ipotesi più plausibile


2. Il pensiero è condizione costitutiva del linguaggio
Il primato del linguaggio sul pensiero è quella del DETERMINISMO LINGUISTICO
(Saphir-Woolf), senza il pensiero noi non avremmo il linguaggio (ipotesi di Corballis
abbiamo prima avuto dei pensieri, via via abbiamo avuto modi di espressioni per questi
pensieri per avere poi dei linguaggi). I pensieri però non determinano il linguaggio (70 mila
anni fa - esplosione della verbalizzazione). Il linguaggio dipende dall’impiego che vi è stato
nella sua origine.

La massa amorfa del pensiero - senza il linguaggio e il sistema della lingua secondo
Saussure non c’è il pensiero. Woorf flusso calendoscopico del pensiero - se non c’è un
sistema non si può dar forma alle idee. Verrà messa in discussione questa ipotesi perchè
se non si hanno le rappresentazioni e sistemi cognitivi propri dell’uomo non esisterebbe il
linguaggio. Il tema dell’origine del linguaggio mette in crisi la priorità del pensiero.

Locke - tabula rasa - non c’è niente nella mente quando nasciamo e dipende tutto
dall’esperienza. Alla nascita c’è già una scena con degli attori, assorbiamo e
interiorizziamo ciò che c’è già fuori da noi. Assorbiamo le pratiche comunicative e
interiorizzandole formano la nostra persona. L’individualità diventa una di tipo collettivo,
non è un processo che non esiste ma vi è anche il processo inverso. Dall’interno verso
l’esterno, quindi l’individuo ha un effetto sull’esterno.

Pinker - tabula rasa è stata trasformata a favore del cervello che ha plasticità cerebrale
(emisfero del cervello non adibito al linguaggio), intelligenza generale (come risolutore dei
problemi, non funziona al livello evoluzionistico perchè ogni sistema ha il suo ruolo),
connessionismo (intelligenza artificiale, strumenti che apprendono, vengo esposto ad una
esperienza dalla quale estraggo una regola).

Il linguaggio è un’impalcatura esterna - è qualcosa di esterno a noi

Il linguaggio da forma al pensiero, per esempio la costruzione del sé dipende dagli sgruardi
degli altri

Anni 50 del 900 prospettiva del primato del pensiero sul linguaggio - definire cosa si
intende per pensiero perchè è quello che da forma al linguaggio. Fodor (filosofo della
mente) scrive il linguaggio del pensiero, il pensiero ha una certa forma e linguaggio per
esprimere il pensiero deve avere una certa forma per esprimere il pensiero. Se il
linguaggio serve per esprimere i pensieri deve essere simile ai pensieri. Leibniz critica
Locke dove emerge la tabula rasa della mente; la tabula rasa senza lingua o idee che
cos’è? La tabula rasa si capisce solo in riferimento ad idee e pensieri. INNATISMO le idee
dipendono dalle esperienze

Russell - i pensieri sono X crede che p atteggiamenti proposizionali - ho un atteggiamento


con una proposizione che esprime l’atteggiamento (pensa, spera…) il contenuto del
pensiero è espresso nelle proposizione. “Il cane mangia una bistecca“ - il pensiero deve
essere predicato argomento - contenuto preposizionale ha una struttura in costituenti e
non può essere che i pensieri non abbiano delle strutture che riflettono quelle del
linguaggio; la proposizione ha un valore di verità, ha un contenuto semantico. Il pensiero
ha a che fare con la conoscenza che può essere valutata in termini di verità o falsità. Il
linguaggio è fatto per esprimere pensieri ad esempio gli stati d’animo non sono considerati
come pensieri. Le rappresentazioni mentali producono inferenze meccanicamente e
casualmente perchè le inferenze incidono su altre inferenze.

Gli stati mentali hanno contenuto semantico e un ruolo causale (ho delle cause da ciò che
credo e i contenuti proposizionali creano delle sequenze di ragionamenti, delle catene e
perciò delle inferenze). La critica di Fodor è che il valore delle inferenze salta.

Modus ponens/tollens A implica B perciò da A a B - vedo che piove e prendo l’ombrello ad


esempio, ci sono una serie di regole di inferenze che sono valide che ci permettono di
mettere in atto delle azioni razionali. Metafora del calcolatore, le inferenze dipendono dalla
forma e non dal contenuto. È un vantaggio dal punto delle architetture cognitive, perchè
se dipendesse dal contenuto dovrei avere una forma diversa per ogni contenuto. Le regole
valgono per la forma senza tener conto del contenuto.

Da qui nasce: che cos’è il linguaggio?

Fodor - isomorfismo fra linguaggio e pensiero - è il pensiero che ha una natura linguistica,
le lingue che noi parliamo (struttura predicativa e proposizionale, perchè i pensieri sono
così. Ciò serve a dar conto di come funziona il ragionamento, il problema chiave è quello di
come è possibile che un sistema fisico produca dei pensieri. (Problema mente-corpo) il
meccanicismo risolve il problema della mente corpo, come fa un pensiero ad avere
un’influenza sul corpo?

Le emozioni rientrano nel piano razionale - problema di cartesio

Il modello del linguaggio per Chomsky le cose importanti avvengono all’interno della frase,
non basta comprendere le frasi per comprendere il discorso, i due sistemi cognitivi sono
dirversi, primato della frase.

GU insieme di regole che permettono il passaggio dal pensiero alle parole, ma come
avviene? Come il pensiero è veicolato da un suono.

Il principio di dipendenza dalla struttura

Le frasi sono costruite da costituite “la vecchia porta la sbarra” a seconda di come i
costituenti sono letti, gli alberi sono operazioni mentali è l’attività celebrale quando
comprendiamo o produciamo una frase a seconda di come li comprendiamo
differentemente grazie alle attività celebrale. Da un punto di vista cognitivo sono le attività
del nostro cervello che interpreta differentemente i costituenti. Gu principi e parametri che
regolano le operazioni mentali, ciò che avviene nella mente quando comprendiamo. Cosa
avviene quando comprendiamo quindi come avviene. Bisogna capire come
comprendiamo. La comprensione del linguaggio è comprensione delle frasi perchè tutte le
operazioni mentali partono dalla frase, non c’è una distinzione fra una comprensione
discorsiva perchè il discorso è un’insieme di frasi. Questa ipotesi va contro schizofrenici,
perchè deragliano e non mantengono la rotta del piano discorsivo. Per capire l’essenza del
linguaggio bisogna passare al piano del discorso (ciò che avviene fra le frasi).

Pinker - suoni pronunciati creano delle idee nelle mente degli atri, posso attraverso la
fisica dei suoni trasmettere dei pensieri.

- Linguaggio determina il pensiero (tenere in considerazione la teoria della tabula rasa,


siamo solo un prodotto della cultura); è un modello che non tiene;
- Pensiero che determina il linguaggio (pensiero ha natura linguistica e ha una struttura
proposizionale e solo queste possono essere vere false per valutare il contenuto
semantico, primato della frase, e si capisce la frase si capisce il linguaggio).

ORIGINI ED EVOLUZIONE DEL LINGUAGGIO

Tutti i manuali spiegano le origini e evoluzione del linguaggio (Gestualità= tratto arcaico
del linguaggio)

Chomsky - “linguistica cartesiana”, egli è un neocartesiano il linguaggio è un tratto che


distingue noi dagli animali e per Cartesio era l’anima, c’è una differenza qualitativa, il
passaggio fra il non umano e umano è una rottura nell’ambiente naturale. Il linguaggio
rappresenta per Chomsky quello che era l’anima per Cartesio, un salto qualitativo. Per
Chomsky il linguaggio è un organo biologico e la differenza qualitativa a cui lui fa
riferimento è in contrasto.

Cartesio: le bestie non hanno il linguaggio anche se riescono a produrre suoni, non riesco
a riferisi ai pensieri; gli animali esprimono emozioni ma non connettono al pensiero
l’espression del pensiero, la parola è l’unico segno certo del pensiero nascosto. Il
linguaggio fa la differenza perchè solo attraverso questo possiamo esporre i pensieri.
Chomsky nel libro linguistica cartesiana riprende questo pensiero. La differenza la fa il
pensiero, perché noi parliamo e possiamo farlo a differenza degli animali che esprimono
emozioni.

Differenza qualitativa- una creatura o è umana o non lo è, non ci sono gradi di umanità,
variano solo alcuni aspetti fisici superficiali. O si è umani o non si è umani. Non vuole
ammettere che il linguaggio umana dipende da forme di linguaggio animale, per egli il
linguaggio è una esplosione (Tattersall - fa riferimento alla teoria della esplosione).
Corballis critica questa visione che vede miracolistica. Chomsky non crede nella
evoluzione del linguaggio, se vi è invece una continuità bisogna considerare la specificità
del nostro linguaggio. La GU non si può ritrovare negli animali, e a suo favore gioca
l’argomento della complessità.

Organi incipienti

Selezione naturale - caratteri positivi rispetto alla mutazione dell’ambiente sopravvivono, i


caratteri positivi vengono tramandati - ciò implica il gradualismo. Per Chomsky il
linguaggio è un organo complesso e ciò non si spiega con l’evoluzione. Se si guarda ad
un’ala per esempio permette all’organismo di volare, all’inizio gli organi complessi se non
mettono in atto la funzione della complessità non dovrebbe essere selezionata. Organismi
complessi come il linguaggio non permettono forme semplici perchè non dovrebbero
essere state selezionate nella selezione naturale. La selezione naturale si passa dal
semplice al complesso, dunque il semplice non c’è nel linguaggio perchè non è
selezionato.

Pinker e Bloom - la selezione naturale è la sola spiegazione dell’origine della complessità


adattativa, c’è un organo complesso allora l’unica spiegazione è la selezione naturale,
l’alternativa è il creazionismo. La complessità in natura o è per selezione naturale o per un
dio creazionista. Il linguaggio mostra un progetto complesso per il fine adattativo della
comunicazione, il linguaggio è dunque evoluto per selezione naturale. La complessità alla
quale Chomsky credeva, la contraddice lui stesso. La selezione ci spiega come e perchè,
senza la plausibilità evoluzionistica non ha senso andare ad analizzare il linguaggio.
LEZIONE 3- 06/03/2023

Secondo la visione delle scienze cognitive si predilige la visione che prevede il primato del pensiero sul
linguaggio che deriva da impalcature e strutture cognitive dell’uomo.

- Studi sull’origine del linguaggio da un punto di vista cognitivo. Altri possibili approcci sono quelli
comparativi o la paleontogenetica (Fitch)

Assumiamo un approccio cognitivo all’origine dello studio del linguaggio umano : studiamo i sistemi che
presiedono all’origine del linguaggio. perché lo studio di questi sistemi ci è utile per uno studio cognitivo del
linguaggio? perché presupponiamo che i nostri parenti ancestrali dovevano già possedere questi sistemi. Ci
interroghiamo su cosa sia il linguaggio, come funziona e quali sistemi ne regolano il funzionamento.
Approccio cognitivo : ipotizziamo che i nostri parenti ancestrali circa 2 milioni di anni fa dovevano
possedere questi sistemi altrimenti non avrebbero potuto dar forma al linguaggio umano. Attraverso come
funziona capiamo che cos’è un certo fenomeno e lo facciamo individuando i processi sottostanti. Se questi
sistemi ci serve a distinguere la nostra comunicazione da quelli animali, bisogna riconoscere che i nostri
progenitori avessero già questi sistemi.

Per Philips c’è un unico sistema fondativo del linguaggio e se quel sistema lo avevano già anche i nostri
antenati emerge con chiarezza. Gaster ad esempio diceva che certi sistemi potevano averli gli umani antichi
perché ce li hanno li scimpanzé ed essendoci una continuità, già anche gli umani primitivi li avessero.

Il problema tra funzionamento del linguaggio e la sua origine tocca i sistemi cognitivi presenti in passato in
animali non umani .

Quali sono i sistemi cognitivi alla base dal passaggio della comunicazione non umana a quella umana?
Come doveva essere fatto il cervello dei nostri antenati per dare avvio a una comunicazione prossima al
linguaggio umano ?

Questo approccio cognitivo contrasta l’idea della massa amorfa, del fluido caleidoscopico e della tabula
rasa; bisogna piuttosto ipotizzare che il pensiero non è una massa amorfa nemmeno alla nascita.

I bambini riescono molto velocemente a distinguere l’oggetto dalle proprietà dell’oggetto, se già conosce
una parola per indicare l’oggetto e poi ne sente una nuova automaticamente capisce che sia una proprietà
dell’oggetto. Per spiegare questo passaggio non si può far a meno di spiegare che cosa sono gli oggetti.
Quando si dice che qualcosa è innato o i sistemi cognitivi sono innati lo sono le condizioni per poter
apprendere queste cose ma non i contenuti di questi sistemi . L’alternativa è la tabula rasa: o nasciamo
vuoti o nasciamo con delle determinazioni interne. A favore delle determinazioni interne c’è l’esperienza.

- Come funziona il linguaggio è un modo per dire che cos’è il linguaggio, studiando i sistemi di
comunicazioni capiamo che cos’è il linguaggio.
- Visione standard : ipotesi di Chomsky e Fodor (modello del linguaggio molto simile al sistema
creato da Chomsky).

Fodor propone un modello del pensiero e Chomsky crea un modello del linguaggio che segue questo, la
proprietà essenziale per Chomsky è la capacità di produrre da un numero finito di enunciato un numero
infinito di combinazioni LA SINTASSI ( la combinazione degli elementi è per lui l’elemento essenziale del
linguaggio, cosa che non appartiene alla comunicazione animale. Gli animali quindi non hanno la capacità di
combinare le parole.

L’albero della sintassi sono le operazioni che la mente compie quando interpreta la frase, per Chomsky
conta solo la combinazione delle parole. Andrea Moro ha conferito uno spessore cognitivo alle idee di
Chomsky. Il cervello riconosce se una frase è ben formata e risponde quindi ai principi della grammatica
universale.
LE ORIGINI DEL LINGUAGGIO

-Chomsky è un cartesiano e pensa che il linguaggio umano sia quello che per Cartesio era l’anima ovvero l’
elemento distintivo da un punto di vista qualitativo cioè una rottura con il resto del mondo animale.

Chomsky : non studiate la comunicazione animale per studiare il linguaggio perché sarebbe una perdita di
tempo , perché ciò che distingue la comunicazione umana da quella animale è un qualcosa che non c’è
nella comunicazione animale : la sintassi. Nel parlare invento sempre nuove combinazioni, infinita
produttività che è la chiave per capire cosa differenzia gli umani dai non umani. Per lui il linguaggio è la
frase, solo gli umani costruiscono frasi e per farlo necessitano della grammatica universale. Le frasi sono
così importanti perché hanno contenuto semantico, perché sottostanno a criteri di verità e falsità (possono
essere vere o false), le parole no

Così come il pensiero ha un contenuto , le frasi hanno contenuto semantico.

DIFFERENZA QUALITATIVA : una creatura è umana o non lo è non ci sono gradi di umanità – rivendicheremo
invece un atteggiamento continui sta e gradualista sia nell’umanità che nel linguaggio. di conseguenza ha
senso studiare forme più semplici del linguaggio. Corballis in questo attacca Chomsky dicendogli che la usa
è una teoria miracolistica (il sarto). Per Chomsky il linguaggio non ha legami con cose più semplici perché
quelle non sono linguaggio, ma solo comunicazione.

- Esperimenti con il bonobo Kanzi per attaccare Chomsky ed escludere una possibilità di tipo
associazionistico. Kanzi sa il nome delle cose ma le combinazioni delle frasi sono sempre nuove, mai
sentite da lui.
- Si tratta di frasi che vengono comprese, la comprensione è più semplice della produzione
- Non è possibile dire che comprenda come gli umani perché non è umano e quindi non può farlo,
ma se vi siano forme di comprensioni più semplici. Questo elimina il problema tutto o nulla: ci sono
dei gradi. Questo è sufficiente per mettere in discussione la questione chomskyana.

IL LINGUAGGIO COME MIRACOLO : archeologi e antropologi sembrano in qualche modo concordare sul
fatto che il linguaggio sia stato una sorta di miracolo. Il noto paleontropologo Tattersall suggerisce anche un
evento senza precedenti : le forme di elaborazione e comunicazione dei nostri antenati hanno compiuto un
incredibile transizione da una modalità non simbolica e non linguistica a quella simbolica e linguistica
attuale. Questo sbalzo qualitativo non ha paralleli nella storia. Infatti, come già accennato, l’unica ragione
per pensare che questo balzo possa essersi verificato è che si è effettivamente verificato. E sembra sia
avvenuto ben dopo l’acquisizione della forma biologica moderna che caratterizza la nostra specie (
CORBALLIS, 2020) …. – coralli attacca questa visione di salto

Come far fronte al modello dell’esplosione?

- Darwanizzare Chomsky : un gruppo di studiosi fautori della GU ha preso questa direzione


- Cambiare modo interpretativo ( se la GU non è compatibile con la teoria dell’evoluzione , tanto
peggio per la GU) . si vede che non è un metodo del linguaggio appropriato.

La teoria dell’evoluzione è l’unica ipotesi a quella creazionista.

- Per studiare l’origine del linguaggio non bisogna guardare alla grammatica ma alla pragmatica,
all’origine non c’è alcuna grammatica perché è un prodotto tardi dell’evoluzione .

I vincoli di un modello linguistico sono :plausibilità cognitiva (Andrea moro lo dimostra ) ma non risponde
all’aspetto dell’adeguatezza da un punto di vista evolutivo. Da questo punto di vista la risposta è negativa

DIFFERENZA QUANTITATIVA : non vi può essere ombra di dubbio che fra l’intelligenza dell’uomo più
primitivo e quella dell’animale più perfetto vi sia una immensa differenza..ciò nondimeno per quanto
grande sia la differenza che passa fra la mente dell’uomo e quella degli animali più elevati, è differenza solo
di grado e non di qualità (DARWIN), “l’origine dell’uomo e la selezione sessuale”.

- nell’origine delle specie Darwin non accenna all’essere umano lasciando a ben vedere che si
interessi anche dell’essere umano.
- Il continuismo è difficile da mettere in discussione , ma il problema della prospettiva continui sta e
gradualista è capire qual’è il punto nel quale smettiamo di essere in continuità e il momento in cui
si evidenzia la differenza con ciò che c’era prima. La differenza non è qualitativa, tuttavia deve
essere una differenza.
- L’obiettivo di Darwin è dar conto della continuità in un’ottica della differenza.

Evoluzione dell’occhio : un antico animale in possesso del 5 percento di un occhio avrebbe potuto
usarlo in effetti per qualcosa di diverso dalla vista, ma appare almeno altrettanto probabile che lo
usasse per avere una vista al 5 percento. Una vista che è al pari al 5 per cento della tua o della mia è
senza dubbio molto preferibile all’essere del tutto senza vista. Così una vista all’un per cento è
preferibile alla totale cecità. E il 6 percento è meglio del 5 per cento , il 7 percento è meglio del 6 per
cento, e così via salendo su per la serie graduale continua (DAWKINS, 1986)

4. ARCHITETTURE COGNITIVE

4.1 Caruana- Borghi , il cervello in azione, Bologna, il Mulino, 2016- autori che studiano il cervello in
azione, facendo vedere che il motivo primo dell’evoluzione del cervello umano è l’ azione. Bertozz “il
senso del movimento “ afferma che il cervello umano si è evoluto per fare prima degli altri. Perché se
fai prima vinci sull’altro.

Nel 1937 il neurochirurgo canadese Wilder Penfield (1891-1976) pubblica con Edwin Boldrey sulla
rivista “brain” << semantic motor and sensory representation in the cerebral cortex of man studied by
electrical stimulation >>.

L’homuncolos di Penfield “sensor homunculus e motor homunculus” – corpo per come dovrebbe
essere se rispettasse la relazione aree implicate e corpo.

Due obiettivi polemici :

1. La teoria computazionale /rappresentazionale della mente


2. La metafora del sandwich (sensorio- cognitivo- motorio ) : la “ciccia” della mente è il pensiero. Ho
degli organi di sensp che mi rappresentano il fatto che c’è troppo caldo, l’elaboro nella mente e mi
levo la giacca. Questa metafora è un modello della priorità del pensiero

LA TEORIA RAPPRESENTAZIONALE- COMPUTAZIONALE DELLA MENTE- IL PROGRAMMA


NEOCARTESIANO

La TMR analizza il rapporto tra rappresentazione e rappresentato

La TCM riguarda l’adesione del programma cognitivista alla “condizione di formalita” l’idea per cui i
processi mentali hanno accesso soltanto alle proprietà formali ( non semantiche ) delle
rappresentazioni mentali

“il solipismo metodologico” come unica startegia ri ricercar possibile della scienza cognitiva.
LEZIONE 4- 08/03/2023

Jean piaget (1967) – biologia e conoscenza

“ conoscere non implica propriamente il fare una copia della realtà ma piuttosto un reagire e trasformare la
realtà in un modo che include nel processo gli stessi sistemi che permettono tali reazioni e trasformazioni.

Egli sostiene che la conoscenza è una forma di adattamento al mondo e l’adattamento al mondo è una
forma di trasformazione. Oggi sappiamo secondo la teoria dell’evoluzione ci adattiamo all’ambiente e lo
trasformiamo, costruiamo nicchie ecologiche. Sostiene l’ipotesi di assimilazione e accumulamento : con le
mie strutture cognitive assimilino e costituiscono l’esperienza , ma nel fare questo si accomodano al mondo
, esse stesse si trasformano nella relazione con il mondo esterno .

Piaget segue le varie fasi dello sviluppo evolutivo del bambino che sono il risultato di questi processi di
assimilazione e accomodamento – critico forte della tabula rasa ed empirismo. Con la teoria
dell’accomodamento dimostra però che l’esperienza poi ha un ruolo importante e forte.

- Trasformazione continua: vengo trasformato dall’ambiente mentre trasformo l’ambiente.

PERCEZIONE E AZIONE

John dewey “esperienza e natura (1958), contro una visione intellettualistica della conoscenza

“le cose infatti sono oggetti che devono essere trattati, usati, manipolati e adoperati; goduti e sopportati
ancor più che cose che devono essere conosciute. Sono possedute prima di essere conosciute – gli oggetti
sono in certo modo e ci spingono ad agire

James j. Gibson “il significato o il valore di una cosa sia in quello che invita a fare”- ipotesi degli appigli : il
mondo ci offre degli appigli e ci spinge ad agire. L’afferrare è la chiave di lettura della conoscenza come
trasformazione del mondo e gli oggetti sono forme per l’azione e non per la conoscenza.

GIBSON L’APPROCCIO ECOLOGICO DELLA PERCEZIONE VISIVA

Noi dobbiamo percepire per muoverci ma dobbiamo anche muoverci per percepire- non c’è la visione
contemplativa (guardo e poi agisco ), devo percepire per agire ma devo agire per percepire. La visione
statica è un’astrazione es. quando guidi vedi frammenti della realtà, non un semaforo interno, ci bastano
quelli perché sono appigli della realtà

“la percezione è un particolare tipo di attività esplorativa e non qualcosa che precede l’azione (Caruana e
Borgh, p.21)

“According to Gibson it is impossibile to distinguish clearly what is typical of action and what is specific to
perception for the simple fact the perception (like any other form of cognition ) is a formo f action : as a
clearly highlights, in fact “ we must perceive in order to move, but we must also move in order to perceive
” (gibson 1979, p.223). in this conception, the notion of affordance is vital : every object, in fact, is
conceptualized not by its form, but for its functional properties. As we will see in detail in the next
paragraph, each object is characterized by practical opportunities that the object offers to the organism
with perceives it “

Un oggetto (borsa) lo conosciamo per delle proprietà intrinsiche per la forma e quindi diciamo che è
diverso da un tavolo o lo riconosciamo per l’uso che ne facciamo? Distinzione tra conoscenze per
caratteristiche di un oggetto o di un uso che ne facciamo di quest’oggetto. Questo approccio ecologico
spinge all’azione, un oggetto differisce da un altro perché presuppone azioni diverse, quindi sono oggetti
diverse.
Lickstein – differenza tra significato e uso : il significato dipende dall’uso. Se sono proprietà astratte come la
forma o l’uso a favorire la caratterizzazione .

Quali sono I processi che permettono lo sviluppo del linguaggio umano dalla prospettiva endocrina: parte
dall’azione e poi costruisce un’astrazione del linguaggio

AFFORDANCES :

button- push, switch, flip, knob-rotate, light feedback

Appigli all’azione che determinano come il nostro cervello prepara il tipo di azione: sono pulsanti che
vengono manovrati in modo diversi. Si tratta di oggetti diversi e riconosciuti diversi (quelli sopra elencati )
perché ci spingono ad azioni diverse.

È una prospettiva legata a quel tipo di oggetti e di azioni che vengono eseguite, lascia aperto tutto il campo
di termini come “giustizia, felicita etc..”, di termini astratti che comunque si ricomprendono tramite aspetti
più concreti come lo spazio

- L’idea convince perché spiega come in assenza di linguaggio sia possibile categorizzare le cose
senza in possesso del linguaggio.
- L’ipotesi che si mette in discussione è che ci sia una conoscenza prima di agire – la conoscenza
secondo questa visione procede dall’azione
- Conosco qualcosa usandola

I NEURONI SPECCHIO : PERCEZIONE E AZIONE

Mettono in relazione percezione ed azione. Sono neuroni adibiti alla preparazione ed esecuzione del
movimento corporeo. Secondo questi autori la comprensione passa per la simulazione dell’uso di
quell’oggetto : capisco il significato del martello perché mi collego all’uso che ne faccio del martello

Sono neuroni che presiedono al fatto che guardando il mondo mi preparo ad agire nel mondo

EVIDENZE DALLE NEUROSCIENZE: Sono stati scoperti del caso perché c’erano i macachi usati per
esperimenti sulle aree pre-motorie. Questi macachi erano in situazioni di riposo, erano fermi metre gli
sperimentatori prendevano il caffè. L’attività neuronale è elettrochimica, quando un eurone scarica fa
rumore. Gli elettrodi conficcati su questi animali, quando gli elettroni scaricano fanno rumore. Siccome
erano in situazione di riposo, si sentivano le scariche delle scimmie. Questo ha portato a un’analisi, hanno
individuato dei neuroni che scaricano non solo quando si prepara o si esegue un’azione, ma anche quando
vede qualcuno che esegue una certa azione (ecco il termine specchio): neuroni che risuonano quando
vedono qualcuno che esegue una certa AZIONE , non movimento.

Azione : ha un fine e un’intenzione , non un semplice movimento casuale.

Il sistema specchio riconosce l’azione, non scaricano il movimento non intenzionale e non finalizzato. Il
sistema specchio è un modo per comprendere l’agire degli altri. Il sistema specchio è la base del cervello
sociale, ci permette di capire cosa l’altro sta facendo e perche lo sta facendo

IL SISTEMA SPECCHIO

Il sistema specchio rappresenta l’anello mancante un termini di meccanismi neurali tra le capacità dei
primati non umani di 20 milioni di anni fa e il linguaggio degli umani moderni (rizzolatti e arbib, 1998 )

L’area F5 del macaco è l’omologo dell’area di Broca del cervello umano cioè l’area deputata alla produzione
del linguaggio, produce movimenti della fonazione.
Questo secondo Corballis è un indizio importante dell’origine gestuale del linguaggio, non è un caso che sta
proprio la. L’idea dell’afferrare come modello costitutivo del funzionamento del linguaggio non è per niente
insensata : mano e bocca (homucolus) sproporzionato rispetto alla corposità

“il nostro isstema motorio si attiva quindi ogni qual volta osserviamo un oggetto afferrabile e cosa ancora
più curiosa , prepara esattamente l’azione di un afferra mento adeguata per prendere quel determinato
oggetto, sulla base delle sue caratteristiche tridimensionali, della sue forma e della sua dimensione. La
programmazione di un’interazione sensori motoria con l’oggetto sarebbe quindi parte del processo
percettivo stesso, in linea con l’idea gibsoniana di affordance , nonché con le osservazioni fatte in precdenza
da Dewey o da Heidegger (caruna e borghi, p.40)

- Idea del primato dell’azione sul linguaggio

RAPPRESENTARE è SIMULARE (IDEA ALTERNATIVA all’idea di rappresentazione proposto da Fodor cioè


modello della rappresentazione- idea legata a una visione contemplativa del mondo : traduco
l’informazione distale in numeri o altri simboli ) è una visione concettuale : concettualizzo l’esperienza e la
rappresentazione , quella conoscenza poi entra in una catena di ragionamenti

Qua si propone un’altra idea: rappresentare è simulare. – io vedo tu che agisci e mentre guardo tu che stai
agendo il mio sistema specchio simula quello che tu fai. Questo far rivivere dentro di me quello che tu vivi
emotivamente (l’empatia ad esempio : io provo quello che tu provi)

CRITICA AL CARATTERE AMODALE DELLA PERCEZIONE (solo se è amodale e astratta entra nella catena dei
ragionamenti – insistere sulla forma e non sul contenuto, quando si parla di questione modale bisogna
considerare il contenuto

“All’astrattezza e all’incorporeità del concetto classico di rappresentazione mentale si è ripsosto con la


riformulazione di questo concetto in termini motori e corporei : se di rappresentazione si vuole parlare,
questo deve allora essere espressa non in formato amodale, bensì in un formato motorio e corporeo
(Carsuana e Borghi, p.25)

Il sistema specchio ci consente di simulare le conoscenze degli altri – sistemi di apprendimento molto
potenti. Es. studiamo le storie, la possibilità di entrare nella storia di un altro come terza persona

NEURONI SPECCHIO E COMPRENSIONE DELL’AZIONE (giacomo rizzolatti, corrado senigaglia “so quel che fai
“ il cervello che agisce e i neuroni specchio “)

I neuroni specchio sono alla base del riconoscimento e della comprensione del significato degli “eventi
motori”, ossia degli atti, degli altri. Si noti che col termine “comprensione “ non intendiamo
necessariamente la consapevolezza esplicita (o addirittura riflessiva) da parte dell’osservazione dell’identità
o della somiglianz atra l’azione vista e quelle eseguita. Più semplicemente, alludiamo a un’immediata
capacità di riconoscere negli “eventi motori” osservati un determinato tipo d’atto , caratterizzato da una
specifica modalità di interazione con gli oggetti, di differenziare tale tipo da altri ed eventualmente di
utilizzare una simile informazione per rispondere nel modo più appropriato (p.96)

- Quando vedo qualcuno che agisce lo comprendo simulandolo. Se vedo un ogetto e mi preparo
all’azione sto comprendono

Motor knowledge of our own act is a necessary and sufficient condition for immediate under standing of the
acts of others (rizzolatti and sinigaglia 2008, p.106 )

- L’azione è condizione necessaria e sufficente per comprendere

LINGUAGGIO COME AZIONE


Cosa succede nel nostro cervello quando ascoltiamo una parola, la leggiamo , la produciamo? (a livello della
parola – ma come si passa dalle parole alle frasi?)- c’è il primato della parola (in Chomsky primato della
frase) – se sposti o cambi il modello, cambia anche l’idea del linguaggio

1. La teoria proposizionale classica: le parole sono connesse solo in modo arbitrario ai loro referenti, e
il loro significato è rappresentato in termini proposizionali e deriva dalla traduzione dell’esperienza
in simboli amodali e astratti
2. Il modello embodied: secondo il neuro scienziato italiano Vittorio Gallese, padre dell’embodied
simulation, l’ascolto di verbi o frasi d’azione indurrebbe nell’ascoltare l’attivazione dei programmi
motori relativi all’azione corrispondente, evocando dunque una simulazione sensori motoria di
quell’azione – come se la spiegazione ultima del significato del linguaggio si riducesse non a una
spiegazione ma a un atto pratico (caruana e borghi, pp.139-140)
- Idea della corporeità, rappresentazione modale (le proposizione non vanno bene in quanto forma a
noi interessa il contenuto )

Che succede nel cervello quando sente una parola che rimanda ad un’azione come “martellare”? il
significato dell’espressione è l’atto pratico a cui l’espressione rimanda.

Problema : che ne è di quelle espressioni che non rimandano ad atti pratici ?

ACTION- BASED LANGUAGE (ABS) glenberg e gallese, 2012

Quando comprendiamo il linguaggio facciamo delle predizioni degli effetti che possono conseguire a una
nostra azione. Questa teoria(..) sottolinea in modo marcato l’importanza del sistema motorio e ascrive alla
simulazione una funzione preditiva. La simulazione non ci serve solo a riattivare le esperienze sensi motorie
precedenti. Comprendere il linguaggio ci aiuta così a comprendere le conseguenze delle nostre azioni, per
planificarle- ci dice che succederà e che fare (caruana e borghi, 141-42)

- Il sistema di simulazione serve anche come sistema predittivo che posso simulare in avanti , questo
è importante per la comprensione
- L’idea che i sistemi motori si attivino durante la comprensione è fortissima. Quando ci esprimiamo
tramite verbi d’azione l’attivazione neuronale è fortissima

IL PROBLEMA DELLA COSTITUTIVITà

Secondo alcuni filosofi della mente l’influenza che il corpo ha nei processi cognitivi non implica che il corpo
abbia anche un ruolo costitutivo in tali processi. Questo argomento, noto come il reclutamento del sistema
sensi motorio in compiti cognitivi non sia una condizione necessaria al compito cognitivo stesso, ma solo
qualcosa di concomitante ai processi cognitivi: un fenomeno secondario o derivato

Secondo Mahon e Carmazza le evidenza che elaborano il linguaggio attiva il sistema motorio non vanno
contestate. Tuttavia il fatto che l’elaborazione delle praole attivi il sistema motorio non è sufficiente
provarne il ruolo costitutivo (caruana e borghi, p.145)

UNA RISPOSTA AL PROBLEMA

Il vincolo delle caratteristiche necessarie e sufficienti è troppo forte

La comprensione del linguaggio è un fenomeno assai complesso, che certamente non si esaurisce con
l’attivazione dei sistema motorio. Però essendosi il sistema linguistico sviluppato a partire dai sistemi più di
base, come quello sensoriale e motorio, sembra sensato pensare- come in effetti testimoniato da
numerose evidenza- che esso “sfrutti” funzioni e strutture preesistenti, mediante quello che nel primo
capitolo abbiamo definito un pricesso di preadattamento o exattamento (caruana e borghi , 146 )

- La comprensione non può essere ridotta allo schema motorio


- Gallese termina dicendo che questa roba va bene per le parole , quando si deve spiegare la sintassi
ci sono dei problemi e per loro il futuro sarà lo studio di una sintassi corporea: come si possa
spiegare la sintassi tramite questa visione corporea.

- La direzione in cui bisogna andare è la pragmatica cioè studiare il linguaggio non in astratto ma nei
contesti di uso effettivo con nessuna idealizzazione. Nell’uso effettivo ci sono le cose più importanti

LA FORZA DELLE ORIGINI : il fondamento gestaule del linguaggio (anche la parola è gesto)

- Le origini pantomimiche del linguaggio (raccontare storie senza linguaggio ) : linguaggio più antico
dell’homo sapiens perché deriva dai gesti .
LEZIONE 5- 13/03/2023

THOM SCOTT-PHILIP (2015) “di quello che hai in mente . le origini della comunicazione umana “

Prospettiva classica: modello di Fordor, sandwich – verso gli emboded per le difficoltà relazionate ai modelli
classici.

- Svolta verso modelli emoboded avvenuta per varie ragioni :


1. I modelli classici risultano fortemente dualistici :c’è ancora forte distinzione tra mente e corpo. A
partire da quei modelli della mente si sviluppano certi modelli del linguaggio come modello
sintatticistica di Fodor. Quando mente e corpo si sganciano, una serie di caratteristiche emergono
con forza.
2. Questa svolta verso i modelli dell’azione portano a una visione dove è la pragmatica del linguaggio
a emergere in primo piano : in primo luogo l’uso effettivo del linguaggio (nei contesti ). (non vedere
il contesto come contesto : il fatto che il significato del linguaggio derivi dal contesto è il problema
perché bisogna capire invece perché e come questo avviene ).

Prospettiva della conoscenza come azione (piaget, et) che spingono verso l’indissolubilità mente e corpo e
al tempo stesso all’azione stessa. L’azione stessa è una forma di conoscenza, agire vuol dire adattarsi e
mettere in atto quella forma di conoscenza che è l’adattamento all’ambiente

- Autori dei testi : hanno un fondamento pragmatico : è la pragmatica del linguaggio per studiare le
origini del linguaggio (tra cui anche Philiphs). Non a caso Chomsky dice che il problema delle origini
è un falso problema perché questo problema presuppone una visione evoluzionistica altrimenti
l’origine non si potrebbe spiegare se non con il creazionismo

Le origini gestuali : il modello del linguaggio come azione rimanda al fondamento gestuale. Soprattutto
i neuroni a specchio hanno dato vigore all’idea dell’origini gestuali del linguaggio. nel libro “dal gesto
alla parola, (tradotto in italiano di Corballis), spiega in questo libro il ruolo dei neuroni specchio legato
alla gestualità del linguaggio che sta in 2 argomenti fondamentali :

a. I neuroni specchio stanno nelle stesse aree che governano la produzione del linguaggio (vocale e
gestuale )- per Corballis questo non può essere un caso.
b. Dei modelli del cervello in azione ei modelli legati ai neuroni specchio (Ad esempio quello di Harbib
) è la teoria della simulazione alla base /passaggio tra modelli classici e quelli della scienza cognitiva
post-classica è il concetto della rappresentazione mentale : nei modelli classici la proposizione:
rappresento la realtà attraverso la proposizione, l’enunciato. I modelli simulazionisti ci consentono
di dare alla rappresentazione una visione nuova : vedo una persona fare un’azione e simulo
l’azione dell’altro : in questa prospettiva simulare è comprendere

il modello gestuale sfrutta questa visione : se qualcuno fa un gesto simulo e capisco quello che l’altro fa. Il
concetto di simulazione è basato su quello di azione . comunicare è anch’essa una forma di azione.

“piaget comeback. Reflections on language in a post-Chomskyan era “- ferretti e adornetti.,2019

THOM SCOTT PHILIPS

Video youtube: how language makes human

-RIFERIMENTO ALLE INTENZIONI : se prendo un mirtillo e lo mangio chi mi guarda ha un’informazione , sa


che I mirtilli sono commestibili. Se io inizio a mangiare ed esagero io sto comunicando: segna una differenza
fondamentale e che il significato per Philips (Sperber e Wilson: teoria della pertinenza e Grice : padre di
questa teoria “meaning “ in cui sposta l’attenzione dal referente e dall’idea che il significato è ciò che il
parlante intende quando usa una certa espressione. Sperber e Wilson (thoery of relevance )riprendono la
visione di Grice , ma la rendolo plausibile cognitivamente, rendono la sua visione plausibile cognitivamente.

Il modello di Grice è per Sperber e Wilson son plausibile dato che lui la teoria delle intenzioni l’ha
presentata come teoria delle implicature. Quando siamo in dubbio se qualcuno ha detto ironicamente o
meno una cosa iniziamo a fare delle inferenze cioè a ragionarci. Questo modello delle implicature quando
qualcuno parla per Sperber e Wilson è implausibile cognitivamente. Se noi dovessimo quando qualcuno
parla mettere in pratica effettivamente quella serie di inferenze, l’impegno cognitivo è troppo e quindi la
comprensione sarebbe troppo lenta. Per loro, quindi, questo modello non è plausibile cognitivamente

GRICE- SIGNIFICATO DELLE INTENZIONI 1957 “MEANING “

SPERBER E WILSON – come l’intenzione del parlante possa essere reso in un modello cognitivamente
plausibile “teoria della pertinenza”

SCOTT PHILIPS – studia le origini e si rifa alla teoria di Sperber e Wilson ciò che lo distingue da Sperber è il
riferimento esplicito alla teoria dell’origine del linguaggio. pur muovendosi in un contesto molto diverso da
quello neo-cartesinao (chmskyano ), conserva però l’ìdea della comunicazione ostensiva è qualitativamente
diverso dalla comunicazione animale.

Comunicazione ostensiva – è il modello del linguaggio avanzato da Philips

Grice (1968) - UTERE’S MEANING SENTENCE-MEANING, AND WORD-MEANING . egli distingue il significato
di un enunciato(ciò che l’enunciato letteralmente dice) e quello del parlante (ciò che il parlante entende
dire)

Es. Alessandro che bell’amico che sei – posso voler dire questo o che mi hai combinato. Noi comprndiamo
la differenza anche se in alcuni momenti abbiamo dei dubbi. Questa è una difficoltà a questo sistema
aperto ed indeterminato che a volte ci porta a dei fraintendimenti, ma questa è anche la forza espressiva
del linguaggio umano che non lo mette al pari di altri sistemi comunicativi

Sperber e wilson 1968-2002

“relevance theory may be seen a san attempt to work out in detail one of grice’s central claims : that an
essential feature of most human communication, both verbal and non-verbal, is that expression and
recognition of intentios “ – aspetto centrale della comunicazione verbale e non verbale è la comprensione
delle intenzioni.

I 3 libri si distinguono per I tre modelli del linguaggio che propongono si distinguono anche per le
architetture cognitive a cui fanno riferimento- modelli del linguaggio che si sposano a modelli di
architettura cognitiva .

I modelli del linguaggio vanno di pari passo con le architetture cognitive

UN UNICO PRINCIPIO

“this book is essentially an exploration od the idea that there is a single property –relevance- which makes
information worth processing for a human being “ ( sperber e Wilson , 1995 – unico prinicipio esplicativo :
pertinenza e unico sistema di elaborazione : mind reading. Nelle alter visioni il linguaggio è un mosaico
quindi un solo principio esplicativo non basta e servirà un’impalcatura cognitive composite, più complessa.

Pertinenza: principio che governa la conversazione; nella conversazione siamo appesi a un filo, un
equilibrio molto precario in cui ognuno degli interlocutori prova ad allinearsi. Se gli interlocutori non si
allineano non si capiscono (forma di precondizione originaria).

Il turn taking “cambio di turno” è un qualcosa che animali non umani fanno
La pertinenza è un principio che regola questo equilibrio tra chi parla e chi ascolta. Questo ci porta verso la
cooperazione : idea che la cooperazione sia elemento fondamentale della comunicazione umana, la
differnza tra noi e i non umani è che nella comunicazione cooperazione. Tomasello sostiene la
cooperazione come tratto eslcusivo degli umani

Con la pertinenza si parla di equilibrio perché mentre uno parla, chi ascolta deve sforzarsi. L’idea del
modello del codice che c’è uno che parla e l’altro ascolta e comprende attraverso un meccanismo veloce e
semplice dato che non implica sforzo è un’idea che non regge o per lo meno regge solo per le frasi; nel
discorso l’ascoltatore si deve impegnare per comprendere le intenzioni comunicative del parlante, il
parlante però deve sforzarsi nel farsi comprendere

Pertinenza :equilibrio tra sforzo cognitivo e guadagno .

Il parlante deve fornire gli indizi migliori per far comprendere le sue intenzioni, l’ascoltatore deve sforzarsi
per comprendere gli indizi e quindi le sue intenzioni comunicative. Non però troppo sforzo.

Nella comunicazione oltre alla cooperazione, per il prof nella conversazione c’è anche la competizione
l’latro da noi nella conversazione controbatte a ciò che noi diciamo ed esprime quindi la sua opinione . La
competizione si inserisce in quadro di cooperazione, quando non c’è l’elemento competitivo la
conversazione si blocca. Nel caso dei bmabini autistici è come giocare un apartita a ping-pong , di botta e
risposta manca però l’elemento della contrapposizione che manca in una conversazione con un bambino
autistico.

La competizione è l’ elemento che fa crescere la comunicazione, si parla di fatto di reciprocità persuasiva .

SPERBER parla di vigilanza epistemica ; mentre il parlante comunica chi lo ascolta è vigile e ci sono dei
meccanismi che ci fanno cooperare con chi parla e ce lo fanno controllare. Tuttavia questo concetto della
competizione ancora non c’è con Grice, Sperber e Wilson.

Se non c’è equilibrio nella conversazione noi non ci comprendiamo

IL MUSCOLO DEL PENSIERO : CORRUGATORE : muscolo del pensiero che fa vedere che siamo assorti

“un uomo può essere assorbito nei più profondi pesnieri, eppure le sue sopracciglia rimarranno spianate
fino a quando non incontrera un ostacolo nel corso del suo ragionamento, o verrà interrotto da qualcosa
che lo disturba, e allora un corrugamento passerà come un’ombra sulle sue sopracciglia. Un uomo affamato
può pensare a come procurarsi il cibo ma non aggrotterà la fronte, se non quando qualcosa interromperà il
suo pensiero..- quando c’è una rottura dell’ equilibrio serve un aggrottamento . l’equilibrio è però un
qualcosa che si raggiunge con sforzo (hanno ragione sperber e wilson a parlare di equilibrio tra guadagno e
sforzo che devo farlo per ottenerlo- se lo sforzo è titanico uno molla)- mette fuori causa l’idea di Pinker “il
linguaggio viene inteso senza sforzo , è un qualcosa di automatico”. Bisogna considerare però il linguaggio
come un’altra cosa.

“UNICO PRINCIPIO, UN UNICO SISTEMA DI ELABORAZIONE ”

“pragmatic interpretation is ultimately an exercise in metapsychology in which the hearere infers the
speaker’s intended meaning from evidence she has provided for this suppose …” (sperber e wilson , 2002)

Ciò che segue da queste considerazioni è che l’interpretazione pragmatica è un sistema di meta psicologia
(io penso che tu pensi qualcosa) – avere stati mentali che pensano altri stati mentali, il che ci permette di
leggere le intenzioni degli altri.
Per noi scienziati cognitivi, il significato è la comprensione di un’ espressione. Se ciò che conta non è ciò che
dice il parlante ma le sue intenzioni comunicative, come faccio a comprendere da “che bell’amico che sei”,
ma che mi hai combinato. La comprensione è una questione cognitiva, mentale.

È il sistema di mindreading che ci permette di leggere le intenzioni del parlante

- Il parlante può offrire solo degli indizi. Quando sviluppiamo un codice espressivo, il codice ci aiuta
ma non modifichiamo la natura stessa della comprensione. Il codice è più preciso ma per quanto
preciso non mutano questo modello della comunicazione : è un modello indiziario. Tu parti dai miei
inidizi e con uno sforzo arrivi alla comprensioni delle stesse. Il modello della teoria della pertinenza,
il modello ostensivo della comunicazione, presuppone un unico sistema di elaborazione , un
sistema capace di mettere in azione strategia metapsicologiche, il mindreading che per Philips è un
sistema ricorsivo, quindi un sistema ricorsivo.

Proprio perché nella comprensione per Sperber on è necessario andare a fondo, anche perché è impossibile
farlo dato che il modello è indiziario. Ciò che conta non è ciò che viene detto ma ciò che viene inteso. È un
modello che lascia aperta la possibilità del fraintendimento , secondo Philips il fraintendimento è la più
grande risorsa del linguaggio umano ciò che realmente lo rende flessibile e creativo.

Io non solo fornisco indizi agli altri indizi su ciò che voglio dire, ma do al tempo stesso informazioni a me
stesso su ciò che voglio dire. (secondo alcuni autori). Prima di comunicare un qualcosa, nella mente si ha
solo un qualcosa di puramente indeterminato, quando dico qualcosa io stesso ho gli indizi per capire se
quello che ho detto sta in piedi, motivo per il quale ho la possibilità di correggere ciò che dico.

Per Chomsky il significato è il linguaggio letterale e la metafora tec sono solo delle distorsioni del
linguaggio. ci sono dice modelli che sottolienano una necessità di passaggio per il significato letterale per la
comprensione delle metafore, altri invece che per la comprensione delle metafore si parla di comprensione
diretta.

L’uso figurale del linguaggio è più elevato numericamente dell’uso letterale dello stesso.

Sia sperber e wilson , che Philips sostengono che gli animali non umani usano il modello del codice con un
linguaggio quasi automatico.

- La comprensione non può essere solo legata all’enunciato ma deve andare oltre, l’enunciato è solo
un pretesto; devo comprendere le mie intenzioni e l’ascoltatore comprendere a sua volta le
intenzioni del parlante.

L’idea del modello ostensivo non significa però che tutto il linguaggio sia così, un sacco della comunicazione
si basa sulle intenzioni ma ci sono anche casi di comunicazione letterale. Per scott Philips però è la
comunicazione ostensiva che ci distingue dagli animali , sebbene la comunicazione non sia solo
comunicazione ostensiva. L’idea è che esistano casi in cui non c’è il modello indiziario, perché c’è il
significato letterale.

Philips:gli umani hanno comunicazione ostensiva, gli animali no

C’è un doppio livello di intenzioni : io intendo comunicare qualcosa, ma voglio che chi ascolta capisca che io
abbia intenzione di comunicare qualcosa.

SIMULAZIONE VS. METARAPPRESENTAZIONE

Test della falsa credenza: si vede una vignetta con sally e han (2 bambole) una con la scatola e una vicino
alla porta. Una mette la palla e la mette nel cestino ed esce, han allora toglie la palla dal cestino, sally
quando torna cercherà la palla nel cestino. Sino ai 4 anni i bambini non superano questo test, fino ai 4 anni
un bambino non è capace di mettersi nella mente dell’altro , cioè che la persona uscendo non sa che sally
sposta la palla e quindi cercherà la palla nella cesta . i bambini autistici non lo superano mai, alcuni bambini
autistici si . l’autismo è una sindrome complessa e c’è differenza soggettiva tra i vari individui, ma
statisticamente sono di più quelli che non superano il test della falsa credenza.

L’autismo è diventato un alleato forte della pertinenza. – se si dice che la teoria della pertinenza poggia su
un sistema di meta rappresentazione che implica un sistema della mente, la dove un sistema è deficitario ci
aspettiamo che la comunicazione inidiziaria salta. I bambini autistici, non avendo una teoria della mente
mostrano delle difficoltà nel comprendere le metafore e il linguaggio figurato. Huta Fritter sostiene che gli
autistici sono inchiodati al significato letterale; il che significa che se il significato letterale fosse più forte di
quello figurato dovrebbero essere dei campioni nella comunicazione, ma non è così perché non
comunicano, se non a ping-pong perché non può crescere, non va avanti. Si tratta quindi di un esempio
forte per la teoria della pertinenza. : se la struttura cognitiva alla base del modello ostensivo della
comunicazione è il mind reading ricorsivo (io so che tu sai che lui sa..), nell’autismo dovrebbero mostrare
difficoltà nella comprensione di aspetti pragmatici nella teoria della mente.

L’enigma delle prime parole nel bambino si risolve perché il bambino non è interessato all’oggetto di per sé
ma all’intenzione referenziale della madre. I bambini autistici dovrebbero avere una difficoltà
nell’acquisizione delle parole- senza un meccanismo di lettura delle intenzioni il linguaggio non raggiunge la
maturità sia nel linguaggio che nella comprensione

SPERBER : gli animali non umani usano il modello del codice, noi umani il modello ostensivo perché solo noi
umani abbiamo la teoria della mente. Quando però si è scoperto il contrario questo sistema è vacillato ma
lui comunque ha trovato delle strategie per giustificare la sua idea.

THE SOCIAL BRAIN HYPOTHEIS

Humphrey (1976) the social function of intellect

“THE CHIEF ROLE OF CREATIVE INTELLECT IS TO HOLD SOCIETY TOGETHERSS” (HUMPHREY, 1976 )

Dunbar (1988) the social brain hypothesis, “evolutionary anthropology”

BYRNE AND WHITEN

With the expression “Machiavellian intelligence “ Byrne and whiten (1988) refer to one of the most
pressing evolutionary challenges with which primates had to deal, the ability to predict and control the
behavior of the others, using them as a means to their own ends- intelligenza machiavellica ci consente di
competere con gli altri e quindi fare prima, per far prima bisogna compredere quail siano le sue intenzioni
es. Portiere per comprendere come parare deve comprendere dove tirerà il calciatore.

Il sistema di mindreading è essenziale per far svillupare una capacità di socializzaazione e comunicazione
degli altri, non è un caso che I bambini autistici hanno difficoltà a rapportarsi con gli altri. Gli aspetti sociali
per l’essere umano sono importanti, cresciamo in base al numero di rapporti scoiali che abbiamo con gli
altri.

-gli autistici comunicano ma non tramite il modello della comunicazione ostensiva


I limiti del modello del codice

Piero: cos’hai intenzione di fare oggi

Maria: ho mal di testa

-> IMPLICATURE che dimostrano che il modello del codice non funziona. Senza le
intenzioni del parlante lo scambio conversazionale è incomprensibile.

Capire come conta l’intenzione del parlante e come funziona è il vero problema e limite di
questo modello. Come si afferra il senso che sta in un terzo mondo? non è plausibile dal
punto di vista degli umani, è troppo astratta l’idea che si afferri il senso così facilmente.

Sottodeterminazione: elemento fondamentale per i modelli successivi (S-P, p.20)

Attacca il significato letterale e il fatto che il senso sta in ciò che dice il parlante. La
comunicazione linguistica non è mai solo letterale. È sicuramente utile il significato
letterale ma si tratta solo di un indizio, di un punto di partenza che il parlante dà
all’interlocutore per garantire un equilibrio tra sforzo e guadagno MA (spesso e volentieri)
non basta. La svolta si ha proprio nel principio di sottodeterminazione. Quello che conta
nella comunicazione umana sono le intenzioni del parlante e ciò avviene PRIMA
dell’invenzione del linguaggio. La sottodeterminazione, andando oltre il significato
letterale, apre la strada ai fraintendimenti[1] che però permettono un uso creativo,
flessibile e divertente della comunicazione. Questa forma ricca, flessibile e caratterizzata
dalla sottoderminazione è la precondizione del linguaggio umano e pertanto questa
COMUNICAZIONE OSTENSIVO-REFERENZIALE nasce prima del linguaggio propriamente
detto.

[1] Nel modello del codice, invece, l’errore non è previsto. Avvengono perché il sistema si è
“ inceppato” (Fodor, Chomsky: considerano tutto ciò come l’eccezione che conferma la
regola; il centro del linguaggio umano è il significato letterale).

Scott-Philip> “sottodeterminazione”= il significato letterale di un enunciato


sottodeterimina il significato del parlante. La comunicazione linguistica non è mai soltanto
letterale, il significato letterale è uno strumento utile per comprendere il significato del
parlante ma non viceversa.

Reddy= modello del codice è visto come la metafora del condotto - nel modello del codice
è automatico il processo di comprensione, ma le nostre aspettative sono opposte esistono
forme di divergenza e di non completa comprensione, sono tendenze con il
funzionamento della comunicazione. Il modello del codice cerca di garantire il successo
comunicativo, come ci fosse un algoritmo che fa dipendere la comunicazione, ma
all’interno del fallimento è spiegato in due modi: meccanismo del codice implementato in
maniera errata o qualche rumore di fondo che non gli permette di decifrare il messaggio.
Ma ciò che va spiegato è il successo e non fallimento, nel momento in cui ignoriamo la
perfezione euristica del modello del codice. Il problema che va affrontato è il successo
della comunicazione, come facciamo a comprenderci se il parlante ci fornisce un un
indizio? E se persino le espressioni codificate sono indizi, la codifica verbale rimane un
indizio, una volta inventato un codice espressivo rimane comunque la necessità di
interpretare degli indizi.

La comunicazione è un continuo equilibrio e rottura di equilibrio.

MODELLO DELLA PERTINENZA (MODELLO OSTENSIVO-REFERENZIALE)


La comunicazione è produzione e interpretazione di indizi. Il parlante poduce un indizio di
ciò che intende comunicare e il destinatario inferisce ciò che il parlante intendeva dire a
parte da quell’indirizzo > COMPETENZA PRAGMATICA
Un atto ostensivo rende manifesta un’informazione > intenzione informativa
Mentre io parlo rendo manifesta la mia intenzione informativa, mentre parlo intendo anche
l’intenzione di rendere manifesta quell’informazione
rende manifesta l’intenzione di rendere manifesta quell’informazione > intenzione
comunicativa
crea delle aspettative > pertinenza

Tomasello: intenzione comunicativa


Il fatto di chiedere attenzione non è irrilevante, lo sguardo gioca un ruolo importate perchè
veicola l’informazione comunicativa. Devo prestare attenzione a ciò che sto dicendo e
sottolineo con chi mi sto riferendo. Richiesta di attenzione perché lo sforzo che devi fare
per risalire alle mie intenzioni è importante per il mio interlocutore. Solo gli umani prestano
attenzione all’informazione che l’altro gli sta fornendo. Quella richiesta aggiuntiva, vuole
non solo che sia compreso il contenuto ma anche il motivo per cui richiedo attenzione. Se
si presta attenzione c’è uno sforzo cognitivo che ha un beneficio. Lo sguardo è selettivo.
Bisogna partire dalla comunicazione non convenzionalizzata per capire quella
convenzionale. L’additare è tipico degli umani secondo Tomasello anche se non è solo
tipicamente umano. Una via per capire le origini del linguaggio (le caratteristiche
essenziali) è lo studio comparativo fra gli umani e gli animali più vicini a noi, come le grandi
scimmie; va fatto uno studio sulle specificità che va in linea con la continuità.

Le origini del linguaggio

1. Quali capacità congnitive rendono possibili i processi ostensivi e referenziali


2. Come si sono evoluti
3. Una volta presente, in che modo la comunicazione ostensivo-referentiale sia stata
utilizzata per creare le vare convenzioni comunicative
Gli umani hanno una lingua umana prima della nascita delle lingue stesse, l’avvento
delle lingue fa rimanere comunque le parole degli indizi;

Tema dell’origine - confronto con animali non umani (argomento della tesina)

Differenza qualitativa di Scott-Phillips crede che la comunicazione ipotensiva comprende


intenzione comunicativa e informativa. Solo gli umani sono in grado della comunicazione
ostensiva, perché siamo gli unici che riusciamo a mettere insieme le due intenzioni.

Solo gli umani hanno comunicazione ostensiva, gli altri hanno il modello del codice.
Scott-Phillips considera il mindreading che è posseduto anche da animali non umani, che
dovrebbero avere anche la comunicazione ostensiva. Lavorando sulla differenza fra
intenzione informativa e comunicativa, dichiara che gli animali sono in gado solo di
cogliere intenzione informativa che non è sufficiente a sviluppare una comunicazione
ostensiva (più del modello del codice,ma meno della ostensiva). Serve un mindreading
ricorsivo che è specifico del linguaggio. Ciò si collega ad un altro aspetto che Sperber
aveva introdotto: cosa serve per dare avvio a una comunicazione umana? Gli esseri umani
dovevano essere equipaggiati di architetture cognitive, il mindreading ha dato avvio a una
comunicazione umana. Ma il mindreading umano si è evoluto in una forma specializzato
che ha permesso di distinguere le due intenzioni (mindreading ricorsivo). Il mindreading è
in continuità con quello degli animali, ma la comunicazione non lo è. Fa una differenza: dal
punto di vista cognitivo c’è continuità tuttavia la comunicazione è qualitativamente
diversa; mettono in campo una comunicazione intenzionale ma non ostensiva. Il modello
del codice è potenziato dal mindreading, mentre negli umani il mindreading è alla base
della nostra comunicazione.

Gli animali non umani comunicano con il modello del codice,solo noi umani siamo in grado
di cogliere le intenzioni comunicative. Solo gli umani hanno la teoria della mente? Il
modello ostensivo dipende dalla teoria della mente e solo loro la possiedono allora solo gli
umani possono cogliere le intenzioni del parlante. Che ne è della comunicazione ostensiva,
una olta che siamo a conoscenza che gli animali non umani hanno il mindreading. Sperber
non cambia idea e nemmeno Scott-Phillips, però quest’ultimo riconosce che gli scimpanzé
hanno la teoria della mente, però non possiedono una comunicazione di tipo ostensivo. La
soluzione che si inventa è che siccome la ostensiva è fatta di due intenzioni, gli animali
non umani colgono solo l’informazione informazione e non quella comunicativa. Ma la
comunicazione ostensiva necessita di entrambe le informazioni. Per questo è legata solo
agli umani. Pone l’accento che intenzione comunicativa che è prodotto di un mind reading
ricorsivo, che possiedono solo gli umani. È per questo che gli animali non umani non hanno
una comunicazione di tipo ostensiva.

L’avvento del codice non cambia la natura indiziaria del modello della comunicazione. I
meccanismi cognitivi della comunicazione ostensiva si sono evoluti per ragione
indipendenti, ma una volta convalidati hanno favorito l’avvento della comunicazione
ostensiva.

Scott-Phillips e RIchard Moore - quest’ultimo crede che la comunicazione ostensiva sia


posseduta anche da animali non umani, perché serve un mindreading di basso livello.
Lez. 7 – lun 20 marzo

Strutture cognitive su cui poggia il linguaggio. Quello di scott phillips è modello alto di
mindreading, è un modello top-down, di tipo concettuale. Fodor pensava che il modularismo
riguardasse non tutte le funzioni cognitive, ma solo la percezione e il linguaggio; quindi il pensiero
no, il pensiero per Fodor non è modulare ma quiniano e isotropico.
Sperber pensa invece che la modularità sia estesa anche al pensiero la theory of mind è modulo
concettuale.
La TOM attribuisce alle altre persone stati mentali intenzionali (credenze, desideri)
Se per il linguaggio c’è un solo un principio (la pertinenza) e solo un dispositivo (la TOM), allora
se hai la TOM puoi produrre linguaggio. La TOM è l’unica cosa che permette di affrancarsi dal
modello del codice. Tutto questo entra in crisi, però, se si guardano studi di etologia cognitiva che
già da tempo riscontrano la TOM anche negli animali → l’articolo di Premarck e Woodruff nel 1988
diede inizio al dibattito, con esperimenti su scimpanzé. Per Scott Phillips il modello ostensivo
appartiene solo agli umani ed è una differenza qualitativa rispetto al modello del codice. In realtà,
dopo l’articolo del ’88, i due autori tornarono sul tema e si rimangiarono la risposta netta che avevano
dato: o meglio, capirono che la domanda su se la TOM ce l’hanno o no gli animali è domanda mal
posta, perché la TOM è questione di grado. Premarck scrive un articolo in cui fa distinzioni di grado
e mostra che la teoria della mente nelle grandi scimmie è limitata agli stati intenzionali di tipo
volitivo-percettivo: una grande scimmia sa attribuire un desiderio a un’altra scimmia, ma non sa
attribuire stati epistemici (credenze). Una credenza è più complessa, sottosta a criteri di vero e falso.
Perciò alcuni dicono che per avere comunicazione ostensiva bisogna avere TOM che coglie anche
stati epistemici. Questo tiene insieme l’idea che è possibile forme di mind reading anche ad animali
non umani, ma più basiche, non adatte a produrre comunicazione ostensiva. Hanno una TOM, ma
di un grado inferiore, non sufficiente a generare comunicazione ostensiva che rimane tipica
degli umani perché hanno TOM che coglie stati epistemici.
Scott Phillips un po’ segue questa via. Perché sa che il modello del codice è troppo riduttivo
per il mondo animale e attribuisce a loro un’uniformità – e una diversità da noi – che non c’è (in
realtà sono molto più diversi una cozza e un’elefante, da uno scimpanzé e noi).
Il test della falsa credenza valuta proprio se qualcuno è in grado di attribuire stati epistemici.
Con dei test fatti con l’eyetracker è emerso che gli scimpanzé superano il test della falsa credenza.
“Great apes anticipate that other individuals will act according to false beliefs”: titolo dell’articolo,
uscito su Science, scritto anche da Tomasello, è il suo gruppo di ricerca. Tomasello dal canto suo
crede che il confronto scimmie e umani ci sia solo prima del 9 mese.
Scott Phillips però non ha cambiato opinione e fa leva sulla distinzione fra intenzione
comunicativa e intenzione informativa; solo la prima è il proprio della comunicazione umana; il
mindreading nemmeno a livelli risolve il problema, perché l’intenzione comunicativa riguarda la
capacità di cogliere in chi parla l’intenzione che io sappia che lui intende dirmi qualcosa.

Ipotesi iniziale: sperber e wilson, distinzione netta fra modello del codice e ostensivo, il
passaggio fra le due dipende dalla TOM.
Scott phillips riconosce TOM in animali non umani, ma ve ne sono forme e gradi diversi; non
per questo hanno un modello di comunicazione ostensivo.

Il paleontologo Jay Gould → padre della teoria evoluzionista


I pilastri del tempo: sulla presunta inconciliabilità tra fede e scienza (Rocks of Ages, Science and
Religion in the Fullness of Life)

Ferretti: differenze specifiche nella continuità


O differenza quantitativa: avere 10 alla 16esima neuroni, come un essere umano, porta a delle
differenze comportamentali ovviamente. Ma non ci sono discontinuità, perché nella natura non ci
sono salti.

Abbiamo visto su YouTube il video: Almost | A Short Film by Uwe Greiner


→ Comunicazione non verbale, fondata su capacità interpretative che poggiano su stati
intenzionali
Fondamentale lo sguardo, anche privo di intenzione informativa, è solo un richiamo
all’attenzione, c’è solo intenzione comunicativa (ce l’ho con te)

Nel libro di Scott Phillips c’è una tabella 5 (p. 125):


• Comunicazione ostensiva umana → il sistema metapsicologico,
metarappresentazionale è la condizione di base, il meccanismo di base che la rende
possibile. La lingua diventa un potenziamento di questa cosa che già c’era. La lingua
potenzia questo sistema metapsicologico, che già c’era. Quindi, il linguaggio umano è
reso possibile da meccanismi metapsicologici, ma è potenziato da un codice (verbale)
che associa simboli a significati. L’aspetto associativo (meccanico) è un potenziamento
delle capacità meta psicologiche della comunicazione ostensiva.
• Nelle grandi scimmie, il mind reading potenzia il modello del codice. La condizione di
possibilità è un meccanismo associativo, ma è potenziato in alcuni casi da capacità di
mind reading, che lo rende flessibile. Il mindreading rende flessibile un modello
meccanico. Non sempre, le formiche usano un modello del codice, una trasmissione
addirittura chimica di informazioni.

→ Meccanismo associativo e meccanismo metapsicologico giocano ruolo diverso nei due tipi
di comunicazione.

X scott phillips c’è:


- Continuità nell’architettura cognitiva: il mind reading
- Discontinuità nel modello comunicativo: dal modello del codice a quello ostensivo c’è un
salto qualitativo.

Ma come fa ad esserci continuità nel sistema cognitivo, ma non sul piano della comunicazione?
Richard Moore gli obietta proprio questo e sostiene che ci sia comunicazione ostensiva anche negli
animali, per quanto sia di grado diverso, ma non di qualità. Interessante il dibattito fra questi autori
se si vuole fare tesina su animali non umani.

Nel caso del video che abbiamo visto, l’arrivare a parlarsi verbalmente avrà certamente
potenziato la loro comunicazione, ma non l’ha cambiata: sempre metapsicologica, ostensiva, rimane.

Competenza pragmatica: come facciamo, come mittenti, a sapere che indizi fornire per
veicolare un certo significato? E, come destinatari, come possiamo generare le giuste inferenze a
partire dagli indizi? Definiamo l’abilità di realizzare questi compiti competenza pragmatica → p. 78

Natura indiziaria, interpretativa → principio di sottodeterminazione


Non posso mai essere certo di essere compreso, ma cerco di scegliere le parole migliori che
aiutino a sottodeterminare le migliori interpretazioni del mio pensiero.
La possibilità del fraintendimento come connaturata, ma grande risorsa
Principio di cooperazione (Grice): sforzo reciproco di mittente e destinatario.

Implausibilità psicologica del principio di cooperazione


Sperber e Wilson, da neogriceani, lo attaccano perché considerano implausibile
cognitivamente il modello delle implicature conversazionali.
Se il sistema inferenziale fosse la base della comunicazione, essa si bloccherebbe, è una cosa
troppo complicata cognitivamente. Quello di grice è un modello sofisticato e convincente ma regge
cognitivamente? Sperber e Wilson sostengono che la pertinenza rende prioritaria una
interpretazione rispetto alle altre e così blocca una rete altrimenti quasi infinita di possibili
interpretazioni.
Esempio a p. 81
La teoria della pertinenza è un modello neogriceano plausibile cognitivamente
Scott Phillips aggiunge la plausibilità evoluzionistica, cioè cerca di rendere conto dell’origine
del linguaggio tramite teoria della pertinenza.

p. 84-85: distinzione fra principio cognitivo e principio comunicativo

!! Scott Phillips parla sempre di comunicazione, solo alla fine del libro parla di lingua e
linguaggio

→ Le nostre decisioni su quali stimoli trattare e le nostre interpretazioni di essi tendono a


massimizzare la pertinenza degli stimoli stessi. I nostri sistemi cognitivi sono organizzati così,
funzionano in automatico così.
→ Nel produrre il segnale, il mittente si impegna a massimizzare la pertinenza dello stimolo
che rivolge al destinatario: se ti chiedo attenzione, es. ti guardo, la cosa vale per te, vale il tuo sforzo.

La ricorsività del mindreading (e non della grammatica) → teoria della mente ricorsiva, capace
di elaborare diversi livelli di stati mentali incastrati fra loro.
Lettura p. 91

A p. 99: distinzione fra sistemi impliciti ed espliciti. Un modo implicito di cogliere gli stati
mentali altrui è avvicinabile al sistema 1 di Kahneman: veloce, automatico, non riflessivo. Ce lo hanno
anche i bambini

L’ultima parte del libro riguarda il costruire una lingua: come si arriva a costruire il codice
espressivo?
Lingua → evoluzione culturale
Linguaggio → evoluzione biologica
Con la costruzione di una lingua entriamo nel sistema della cultura, fatto di un patrimonio
comune. Noi eravamo partiti dall’ipotesi Sapir-Worf del determinismo linguistico: qui è veramente il
contrario, la lingua (il codice espressivo comune) è il prodotto finale dell’evoluzione che ha prima
nella cognizione e poi della comunicazione ostensiva le sue tappe primarie. Il codice espressivo arriva
tardi e, sì, è specifico dell’homo sapiens, perlomeno nella verbalizzazione.

Due modelli di protolinguaggio: il protolinguaggio è una forma iniziale e che fa da


condizione per tutte le altre lingue. È la pre-condizione per l’avvento del linguaggio umano. E’ il
ponte fra comunicazione ostensiva e linguaggio umani. Aggiunge qualcosa di nuovo: un codice. Il
protolinguaggio innesca il meccanismo del codice espressivo. Due sono i modelli al centro del
dibattito:
- Sintetico (o composizionale): Bickerton (’90, ’95) pensa che il protolinguaggio siano
parole senza sintassi. Studia il pidgin, dove è assente una sintassi complessa. Come
si passa al linguaggio? Nota che i bambini dati in queste comunità pidgin lo
rendevano sempre più complesso e ricco sintatticamente, di generazione in
generazione: perché? Per la grammatica universale chomskiana: il bambino ha in
input il pidgin, ma nella produzione può arricchire (processo di creolizzazione)
- Analitico (o olistico): Wray e Arbib propongono un modello controintuitivo, in cui
all’inizio una sola espressione significava un’intera frase (era olofrastica). E si vede
pure nei bambini: che con una parola vogliono dire molte cose. Poi c’è un processo
di analisi: i parlanti della comunità, con un processo di grammaticalizzazione, si
spezzetta in elementi costituenti.

Tomasello sposa l’idea della grammaticalizzazione. La comunicazione fra un adulto e un


bambino, il maternese, che punta sugli aspetti emotivi
Ipersemplificazione che va nella direzione di far convergere i codici espressivi: lui prevede che
ci sarà una convergenza fra le lingue in futuro
I processi di grammaticalizzazione dipendono dall’uso (prospettiva pragmatica): usando le
parole, riflettiamo sul significato, siamo sempre più precisi (data la difficoltà dell’interpretazione e
del fraintendimento), dunque mossi dall’esigenza di arginare il fraintendimento, rendiamo il codice
sempre più chiaro.
Tomasello, Diventare umani → la grammaticalizzazione è un processo storico-culturale,
dunque la lingua è il prodotto dell’evoluzione culturale, non biologica.

L’ipotesi di Scott Phillips prova a mettere insieme i due modelli. A pg. 153: la comparsa del
protolinguaggio ha coinvolto sia aspetti di analisi che di sintesi. Egli pensa che il modello ostensivo
sia capace di unire le due ipotesi del protolinguaggio e che non c’è bisogno di contrapporli.
Ferretti aderisce all’ipotesi della sintassi come prodotto di evoluzione culturale.
LEZIONE 22/03

Il mindreading ricorsivo: difficoltà empiriche


La teoria della mente si manifesta a partire dai 4 anni, quando i bambini sono esperti comunicatori. Pur
fallendo i test della falsa credenza, alcuni bambini con ASD si dimostrano capaci di comunicazione
ostensiva. -> S-P rivela un’incongruenza negli studi classici (p. 97). La soluzione è o accettare che i soggetti
con ASD presentano una teoria della mente ricorsiva oppure si afferma che la comunicazione ostensiva non
ha bisogno di meccanismi ricorsivi ma di meccanismi più basici rispetto al mindreading ricorsivo. S-P risolve il
dilemma imboccando la prima opzione: accetta che i soggetti ASD possiedono mindreading ricorsivo. Noi
imboccheremmo la seconda!
Il primato della frase
LIBRO: Architectures and Mechanisms for Language Processing
S-P e altri rimangono ancorati al primato della frase: la comprensione del linguaggio è la comprensione della
frase. Si tratta di un’idea determinata dal pensiero chomskyano.
Il primato della proposizione
Centralità della proposizione. Il passaggio dal pensiero al linguaggio passa per una catena di inferenze (Grice).
Sotto vi è una teoria del ragionamento (inferenze), assunta come la base dell’architettura cognitiva. S e W
adottano infatti un modello proposizionale -> ipotesi che metteremo in discussione: il pensiero umano NON
ha una forma proposizionale, noi abbiamo un pensiero largamente visivo!
Per Corballis il pensiero ha una forma narrativa; è il piano del discorso ad essere alla base del pensiero
umano, non la frase! È tutto ciò che avviene fuori dalla frase, quello che conta è la relazione tra frasi.
Identità narrativa: il sé si costruisce attraverso il racconto.

Fodor= isomorfismo delle frasi


Il pimato della proposizione
Sperber e Wilson – ruolo delle inferenze nella comunicazione: ciò che è comunicato è proposizionale, serve a
cogliere le intenzioni. Le inferenze ci fa cogliere le intenzioni che sono alla base, ciò che conta soo solo le
intenzioni. Sono l’unico terreno solido su cui basare un approccio alla comunicazione del tutto o in parte
inferenziale.
Il pensiero è largamente visivo, per attaccare la visione proposizionale della comunicazione. Per Corballis il
pensiero ha una forma narrativa, è quello che viene al di fuori delle frasi che ci aiuta a comprendere il discorso.
Il filo del discorso è più importante che comprendere parola per parola del discorso. L’identità narrativa
permette di costruire il sé, racconti non funzionali non distruggono la costruzione del sé.
Primo elemento di rottura: il mindreading è uno strumento potentissimo alla base della comunicazione, ma è
sufficiente se si guarda al piano conversazionale? Il mindreading ha un carattere riassuntivo, ha una natura
contratta, va subito all’osso, perciò è uno strumento estremamente economico, riesco a cogliere ciò che mi
viene detto e riesco a controbattere. Ma è così riduttivo che non può bastare, il discorso ha una natura estesa
(nel tempo e nello spazio), il discorso ha una natura distesa.

Giora vs Wilson: la coerenza globale è riducibile alla pertinenza? Giora dice a Wilson e Sperber che se la
pertinenza è l’unica cosa può spiegare la comunicazione allora dovrebbe essere applicabile anche al piano
discorsivo. La proprietà che governa il piano discorsivo è la coerenza verbale, e è la proprietà che presiede
all’ordine. Da ordine e collega tra loro gli elementi.
Giora: il piano discorsivo non si spiega con la pertinenza perché non è condizione necessaria né sufficiente a
spiegare il piano discorsivo, è una abilità autonoma e indipendente dalla pertinenza; la pertinenza globale è
una proprietà che non si può applicare sul piano discorsivo.
- Pertinenza: spiega il linguaggio (Sperber e Wilson)
- coerenza globale non si spiega con la pertinenza, è autonoma e indipendente
- per comprendere il filo del discorso non posso far affidamento solo alla pertinenza
il piano narrativo è retto dalla coerenza globale, difatti, la rottura del filo del discorso, il deragliamento, è
violazione del principio di coerenza. Coerenza è il modo in cui gli argomenti interni a un discorso sono
organizzati in maniera struttura a un obiettivo, un piano o u tema generale. Il filo del discorso ci permette di
anticipare le cose, quando una persona divaga, ci si aspetti che si ritorni sul filo del discorso altrimenti si perde
il significato generale.
Coerenza= cucitura degli eventi, non è la casualità delle frasi all’interno del discorso. Quando si parla c’è un
obiettivo, es le slide aiutano a costruire il discorso.
Riducibilità
La coerenza globale può essere ricondotta alla coesione? La coerenza globale è una proprietà del pensiero,
prima dell’espressione del pensiero. I meccanismi di coesione sono stati inventati dalle grammatiche delle
lingue per esprimere un pensiero discorsivo.
Wilson fa riferimento a come i segmenti del testo sono collegati fra loro, capire che si sta dicendo dipende dalla
coerenza del discorso, ciò dipende a come i segmenti sono all’interno del testo. Se ci spostiamo sul piano del
discorso ci spostiamo dal piano della comunicazione? La coerenza globale non la si può interpretare secondo la
pertinenza, vuol dire che la pertinenza è una capacità che non riesce a cogliere tutto. Il piano discorsivo conta
e la coerenza globale conta, l mindreading non basta a spiegare il piano discorsivo. Nel piano discorsivo sono
coinvolti sistemi celebrali che vanno oltre il mindreading, perciò la pertinenza non basta. Ampliamento piano
discorsivo ampliamento delle architetture cognitive.
Wilson sostiene che se ci si attiene al principio di pertinenza riesco a capire quello che si vuole dire, i segmenti
nel discorso sono influenti perché la pertinenza è il principio alla base della comprensione del linguaggio.
Dobbiamo essere attenti al ruolo della trama del discorso, nella narrazione quello che conta è la trama, i
personaggi fanno parte della trama (visione aristotelica).
Possiamo comprendere un discorso senza però comprendere le intenzioni dei parlanti, però se si scindono le
due parte di solito c’è un fraintendimento
Giora: nel flusso discorsivo e i segmenti del discorso si sommano alla pertinenza, quest’ultima non è sufficiente.
La comprensione della frase può avvenire in diversi modi, la comprensione di frasi non basta per comprendere
la comunicazione umana, perché la comunicazione umana avviene sempre in ambito discorsivo. C’è sempre un
contesto più ampio attorno agli oggetti e alle espressioni che utilizziamo. In tutte le comunicazioni c’è discorso,
nei reali contesti d’uso si deve guardare al piano discorsivo. Noi pensiamo nel piano discorsivo.

Se la coerenza non è riducibile alla pertinenza, allora il mindreading non basta a spiegare l’elaborazione del
piano discorsivo. Ferretti: “the social brain is not enough” la dimensione estesa del piano narrativo chiama in
causa il cervello ecologico oltre il cervello sociale (ecologico comprende i sistemi di navigazione nello spazio e
nel tempo).
THE TRIADIC SYSTEM OF GROUNDING AND PROJECTION:
- MTT
- MST
- Mindreading
Sistemi distinti tra loro sono uniti in una catena neuronale, sono tutti e tre sistemi cognitivi, ci sganciamo e
riagganciamo continuamente dal qui e ora ed è alla base della flessibilità umana. Con continui sganciamenti
dal qui e ora possiamo radicarci al contesto, non siamo radicati all’ambiente. Es. anticipiamo cosa sta per
dire l’altro, oppure ricordiamo cose menzionate prima.
Sono alla base del pensiero narrativo umano, ci sganciano e ci permettono di agganciarci al discorso. Questi
tre sistemi fanno parte del cervello narrativo. Se il sistema è triadico, il mindreading è solo un pezzo della
comunicazione umana.

Race et al.: soggetti con danni all’ippocampo avevano problemi legati alla memoria. Hanno scoperto che questi
soggetti avevano difficoltà nella navigazione nel tempo e nello spazio (ippocampo è la sede di questa
navigazione), queste persone avevano difficoltà nella narrazione. Non riuscendo a muoversi nello spazio e nel
tempo, mancavano della coerenza globale.

La coerenza discorsiva riflette il grado con cui una narrazione è orientata nello spazio e nel tempo. Questa
organizzazione sul piano strutturale dipende dallo spazio e dal tempo. Narrare e navigare nello spazio sono più
di una sola metafora, è l’essenza del seguire il filo del discorso. L’ippocampo struttura elementi linguistici attorno
a specifici dettagli spaziotemporali. La coerenza discorsiva e globale rifletto lo sviluppo di un tema, il contesto
specifico spaziotemporale, e la narrazione cronologica.

La coerenza discorsiva va oltre la pertinenza e quindi oltre il mindreading. Questo sistema triadico ha a che fare
con il piano discorsivo, allora il mindreading non basta. Il cervello sociale non basta per dar conto del linguaggio
umano.
LEZIONE 9- 27/03/2023

Libro ferretti e corballis : ampliamento della teoria della pertinenza.

Se si studia la comprensione e produzione di frasi, si studia il linguaggio nella sua interezza-. Atteggiamento
promosso sulla visione chomskiana : primato della frase. Da un putno di vista del pensiero l’enunciato ;
l’enunciato sono gli elementi necessari per esprimere le frasi. Relaizone tra contenuto mentale e come
esprimiamo quel contenuto.
In this book, the contributors largely focus on the question of what architectures and mechanisms underlie sentence
comprehension, but it is our belief that their contributions illuminate the general nature of human language processing in
the context of cognition as a whole. Because of the scope of these contributions, this introduction primarily concentrates
on sentence comprehension. However, our perspective is to try to use evidence from sentence comprehension to
understand the overall nature of language processing.
PICKERING, CLIFTON, & CROCKER (2001, p. 1), in Architectures and Mechanisms for Language Processing, CUP.

La frase non basta : il modello della frase spiega solo un pezzo del linguaggio umano. Il pensiero per
immagini è diverso da quello proposizionale ; perché pensiamo per immagini solo in alcuni casi . nel caso in
cui qualcuno ci chieda la strada noi pensiamo per immagini. Le immagini mentali servono solo in alcune
situazioni, ciò mostra che sono diverse dalle altre

- Ci sono altre forme di pensiero oltre a quello preposizionale

Bisogna dare dei motivi del perché ci si sposta sul piano del discorso.

IL PRIMATO DELLA FRASE

per chiunque sia interessato al ruolo dell'inferenza nella comunicazione ci sono ottime ragioni per presumere che ciò che
viene comunicato sia proposizionale: è relativamente facile dire cosa sono le proposizioni e come l'inferenza possa
operare su di esse. Nessuno ha un'idea chiara di come l'inferenza possa operare su oggetti non proposizionali - cose del
tipo immagini, impressioni o emozioni. I contenuti e gli atteggiamenti proposizionali sembrano quindi fornire l'unico
terreno relativamente solido su cui basare un approccio alla comunicazione del tutto o in parte inferenziale» (Sperber
and
Wilson, 1986, p. 57).- esaltazione della preposizione come la struttura che esprime il contenuto mentale. Sperber e
wilson sono fautori della pragmatica, della sottodeterminazione, del modello ostensivo referenziale etc.. ; si può aderire
al primato della frase senza aderire al significato letterale della frase stessa. Questi si spostano sul piano della
pragmatica, rifiutano l’importanza del significato letterale ; tuttavia rimangono al centro dell’idea che la frase sia alc entro
del linguaggio stesso. Nonostante si distacchino dal modello chomskiano, perché attribusicono più importanza alla
pragmatica, comunque riconoscono il primato della frase
-la pertinenza però non spiega tutto, bisogna ampliare le proprietà e le relative strutture cognitive.

Motivi :
2. comprendere le frasi non basta per comprendere il filo del discorso e per comprendere cosa il nostro interlocutore sta
dicendo ; noi parliamo per discorsi. Per comprendere il discorso sicuramente dobbiamo comprendere le frasi ma le frasi
non bastano. Se il discorso è fatto di frasi e io comprendo le frasi sembrerebbe che io comprenda il discorso : in realtà
comprendere le frasi non basta e nemmeno produrle. Nella comunicazione, anche quando qualcuno dice solo “no “
implica un discorso implicito con una sua natura discorsiva- questo mette alla prova l’idea del primato della frase.
Il piano discorsivo aggiunge una proprietà – bisogna quindi anche rimpolpare la struttura cognitiva stessa.
(proprietà: funzionamento di dispositivi che elaborano il messaggio )

Linguaggio come mosaico di capacità e proprietà quindi implica più sistemi di elaborazione, un solo sistema di
elaborazione (pragmatica ) non bastano

1. Il discorso presenta proprietà che la frase non ha , se ci atteniamo a come si elaborano le frasi , non
spieghiamo come si articola il discorso stesso.
Dibattito Giora- wilson : se la teoria della pertinenza fosse in grado di spiegare la coerenza globale

Giora : la pertinenza non spiega la coerenza globale (proprietà che organizza il piano discorsivo, che presiede a come
organizziamo le frasi tra loro, non cosa avviene dentro le frasi ). La coerenza globale sia indipendente dalla pertinenza ;
lei però non studia i sistemi che elaborano la coerenza globale

Uno dei motivi che ci sposta verso questa direzione sono le difficoltà nella comprensione nel filo del discorso: la frase
non basta perché ci sono una serie di disturbi del linguaggio o differenze del linguaggio che altrimenti non si spiegano :
casi in cui l’elaborazione delle frasi è corretta, se il linguaggio avesse al proprio centro la frase, allora chi comprende la
frase comprenderebbe il linguaggio nella sua interezza.
Per Giora la pertinenza non è necessaria né sufficiente ad elaborare la coerenza globale.

Se la coerenza non è riducibile alla pertinenza( unico sistema mind reading ), allora il mindreading non basta a spiegare
l’elaborazione del piano discorsivo.

- Basta trovare un deficit a un altro sistema cognitivo, che non sia il mind reading. Se troviamo che il MTT comporta effetti
sul piano discorsivo , è un modo per provare che sul piano concorrono più sistemi cognitivi che non sono mind reading.
Basta quindi provare che altri sistemi cognitivi hanno effetto sul piano del discorso, diversi dal mind reading Dunque non
basta il mind reading e dunque non basta la teoria della pertinenza.
- Premessa: sperber e wilson – il mind reading è sufficiente per elaborare il piano del discorso perché il mindreading si lega
alla pertinenza.

Questo fa comprendere come aspetti cognitivi e concettuali debbano essere poi legati tra di loro.

THE SOCIAL BRAIN IS NOT ENOUGH

La dimensione estesa del piano narrative chiama in causa il cervello ecologico (sistemi di navigazione nello spazio-tempo).

Ma dove cerchiamo questi sistemi cognitivi? Siccome il discorso ha un carattere esteso, disteso (Agostino ) ; la frase sta tutta nella
memoria di lavoro quindi la elabora come un tutto . Il piano discorsivo è esteso quindi mentre tu parli lo colgo. Dunque vado a
cercare quei sistemi che hanno similarità con l’estensione nel tempo e nello spazio .

THE TRIADIC SYSTEM OF GROUNDING AND PROJECTION : per indagare il piano discorsivo servono almeno questi tre sistemi

MTT : mental time travel

MST: mental space travel

MINDREADING

Siamo sistemi fisici in grado di rappresentare il tempo

GLOBAL COHERENCE : A NEW DEFINITION

After claiming that "discourse coherence reflects the degree to which a narrative is oriented in space and time" and that
"the hippocampus supports the creation of narrative context by structuring linguistic elements around spatiotemporally
specific details", Race et al. (2015, p. 279) proposed a definition of global coherence perfectly in line with my hypothesis
in this talk: Discourse coherence reflects the development of a unified theme, spatiotemporally specific context, and
chronologically ordered narrative"

MICHAEL CORBALLIS “la verità sul linguaggio “ (per quel che ne so )

Presenta un modello del linguaggio che pur all’interno del modello della pragmatica del linguaggio, si discosta da
Sperber e Wilson e Philips per ragioni sostanziali .

I prerequisiti mentali (del linguaggio )- seconda parte del libro


Il fatto che abbiamo il linguaggio dipende dal fatto cha abbiamo dei prerequisiti per il linguaggio stesso. Il linguaggio
poggia sulla cognizione, senza cognizione non avremmo il linguaggio.
- Il linguaggio dipende dalla cognizione – poi una volta costituito il linguaggio rimodella la cognizione. Linguaggio
come modo per esprimere il pensiero e al tempo stesso riformulare il pensiero stesso.

Il linguaggio è un’invenzione de linguaggio .

Se il linguaggio ha l’effetto di influenzare il pensiero e di ristrutturarlo, allora il pensiero precede c’è già altrimenti non si
potrebbe ristrutturare .
Attacco Corballis al modello del miracolo di Chomsky – perché ci sia il linguaggio serve il pensiero- viene quindi prima il
pensiero e poi il linguaggio.

Affinché ci sia linguaggio serve un pensiero e dei sistemi che elaborano quel pensiero; se non ho qualcosa da esprimere
io non invento un sistema espressivo. Però quando invento il linguaggio per esprimere i pensieri ; il linguaggio non solo
esprima pensieri ma li ristruttura perché li esprime linguisticamente. Il linguaggio ha linguisticitalizzato il pensiero.

Con le pratiche linguistiche mi esprimo linguisticamente – oggi il bambino le interiorizza e le mette poi in pratica, ma
quelle pratiche linguistiche da dove vengono (problema delle origini ) – questa ipotesi non tiene :: prima di quello non
eravamo gli umani che siamo.
- Se vogliamo studiare il linguaggio umano partiamo dai prerequisiti mentali che servono
- Autonomia del pensiero del linguaggio
- Storie- piano discorsivo

IL PRIMATO DEL PENSIERO


L'analisi delle strutture interne su cui poggia il linguaggio è l'argomento della Parte seconda di questo libro. La mia idea è
che tali strutture non siano specifiche per il linguaggio, né siano emerse improvvisamente nella nostra specie.
Piuttosto, esse sono il prodotto dei normali processi evoluzionistici di adattamento mentale a una realtà spaziale con
pressioni sociali crescenti. Da questo punto di vista, il linguaggio è stato plasmato per permetterci di condividere i nostri
pensieri intimi e in effetti potrebbe svolgere tale funzione solo nella nostra specie. Per capire come ciò sia possibile,
dobbiamo analizzare la natura del pensiero. Come vedremo, infatti, alcune caratteristiche del linguaggio dipendono dalla
natura dei nostri pensieri e delle nostre esperienze (Corballis, 2017, trad. it. p. 65)

Pensiero senza linguaggio


Pensiero indipendente dal linguaggio : la prova è che gli animali non umani viaggiano nel tempo . sganciarsi e spostarsi
nello sazio e nel tempo . ci sono delle ghiandaie (uccelli ) che nascondo il cibo sotto terra e poi lo tirano fuori a secodna
della degradabilità del cibo : si rendono conto del tempo che passa e sanno che alcuni cibi si deteriorano prima di altri .
questa è una prova dell’indipendenza di queste forme del pensare dal linguaggio- primo scalino per dire che sono una
condizione del linguaggio
- La capacità di viaggiare nel tempo è tipica anche degli animali non umani; quello che è tipico degli umani è che
raccontiamo i nostri viaggi nel tempo agli altri : il linguaggio è stato creato proprio per questa ragione

«sostengo che pensiero e linguaggio siano due entità distinte. Sono convinto che esista un aspetto fondamentale del
pensiero, la capacità di viaggiare mentalmente nel tempo e nello spazio, e che sia questo ad aver dato forma al
linguaggio come sistema di comunicazione. Ciò determina la proprietà del linguaggio nota come dislocamento
(displacement) che ci permette di fare riferimento a eventi che non sono presenti: siamo infatti in grado di descrivere
eventi accaduti nel passato o che progettiamo per il futuro, o persino immaginari. A mio avviso la facoltà di viaggiare con
la mente nel tempo non è esclusivamente umana, ma si è evoluta in modo graduale negli animali che abitano e si
muovono sulla Terra. Propria degli umani, piuttosto, è la capacità di condividere questi viaggi mentali» (Corballis,
2017, trad. it. p. 65).

STORIE
«Alla base delle storie ci sono i nostri viaggi mentali, quelli che siamo in grado di fare in altri luoghi, tempi e menti,
spesso nel regno della fantasia. Sebbene il linguaggio sia fondamentale per raccontare storie, va però distinto dalle
storie stesse» (Corballis, 2017, trad.it. p.
66)
L’origine del linguaggio umano è narrativa: è il proprio del linguaggio umano. L’idea è che la storia sono le prime
forme di comunicazione umana ; gli umani hanno cominciato a distinguere se stessi dagli altri animali quando hanno
iniziato a raccontare storie
UMANI si distinguono da altri animali perché solo noi siamo in grado di raccontare storie . gli animali non umani più
vicino a noi sono in grado di farlo : hanno una sintassi meno articolata della nostra tuttavia meno articolato ria. Fino ad
ora , i test che questi animali non hanno superato è la capacità di raccontare storie.
L’origine in qualche modo si lega allo scopo : che cosa serve il linguaggio ci aiuta a capire perché è fatto così, se non
fosse fatto così sarebbe utile a un altro scopo. Lo scopo lo si indaga indagando l’origine : è all’origine che la questione
dello scopo emerge.

La gestualità è un modo per capire se gli animali non umani hanno forme comparabili a quelle del linguaggio umano. Gli
studi sulla pantomima hanno mostrato che al momento non ce la fanno, non usano la pantomima. Siccome non sono in
grado di esprimersi con forme pantomimiche (gestuali si ) si pensa che non siano in grado di esprimere contenuti di tipo
narrativo.

- Idea che mente che vaga : per Corballis questo aspetto è caratteristico dell’uomo.

If there is anything that defines our species as unique (...), it is the telling of stories, and the invention of language as
the means of doing so..(Corballis, 2015, p. 107).

Tratto definitorio del linguaggio umano : raccontare storie, I nostril predecessor hanno fatto
quest’invenzione nel passato per raccontare storie. Gli altri animali possono proiettarsi nel tempo e nello
spazio, sganciandosi dal qui ed ora. La differenza è che noi umani abbiamo inventato il linguaggio per
creare storie e per condividere con gli altri queste storie. Linguaggio invenzione umana : finalità condividere
viaggi mentali nel tempo e nello spazio attraverso le storie. Una storia ci porta in un altro tempo rispetto a
quello che viviamo e in cui stiamo
1. Unica specie che racconta storie
2. Abbiamo inventato il linguaggio per raccontare storie – storie precedono il linguaggio . le storie
hanno una dimensione estesa che le frase non hanno. Questa dimensione estensiva ha la sua
espleficazione nelle storie che hanno un finale ; l’obiettivo è il finale quindi mi proietto in avanti e
anticipo ciò che stai per dire

Le storie dipendono dalla capacità di viaggiare nel momento e nello spazio che deriva da sistemi cognitivi ,
ma se non ho il linguaggio posso raccontare storie. Il linguaggio è solo un mezzo per raccontarle.

«Alla base delle storie ci sono i nostri viaggi mentali, quelli che siamo in grado di fare in altri luoghi, tempi e menti,
spesso nel regno della fantasia. Sebbene il linguaggio sia fondamentale per raccontare storie, va però distinto dalle
storie stesse» (Corballis, 2017, trad.it. p.
66)

IL POTERE DELLE STORIE : MONDI POSSIBILI

Lo storico israeliano Yuval Noah Harari, nel suo libro Sapiens(2014), si spinge più in là e ipotizza che siano state le
storie di finzione a guidare l'evoluzione del linguaggio stesso:
Tuttavia, la caratteristica davvero unica del nostro linguaggio non e la capacita di trasmettere informazioni su
uomini e leoni. È piuttosto la capacità di trasmettere informazioni su cose che non esistono affatto. Per quanto
ne sappiamo, solo i Sapiens sono in grado di parlare di intere categorie di cose che non hanno mai visto, toccato o
odorato (ivi, trad. it. p. 33).
(Corballis, 2017, trad. it. p. 112).

Alcuni animali non umani (quelli più vicini a noi : le grandi scimmie) potrebbero avere tutte le strutture cognitive che noi
abbiamo e che ci hanno permesso di creare il linguaggio. se ce li hanno gli animali non umani i nostri sistemi cognitivi,
questo rinforzerebbe l’idea della continuità. Questo pone un problema : perché le scimmie non raccontano storie se
hanno i nostri sistemi . possibili 3 risposte :

1. Ce li hanno ma non al livello in cui ce l’abbiamo noi (idea condivisa da Philips)il livello a cui l’abbimo noi serve
per il linguaggio
2. Il linguaggio è un mosaico di capacità : potrebbero avere alcuni sistemi che noi abbiamo ma non tutti. Per quel
tipo di linguaggio servono tutti i sistemi che noi abbiamo , se ne manca uno non basta
3. Anche se avessero tutti i sistemi che noi abbiamo e sviluppati quanto i nostri, potrebbero non averlo sviluppato
perché il linguaggio non gli serve ( il linguaggio serve per uno scopo)

Il linguaggio che noi abbiamo è impegnativo : la comprensione implica sforzo . questo mostra perché siamo gli unici ad
avere questa forma di comunicazione

Scopi : elementi di distinzione tra Corballis e ferretti

Corballis (aristotelico ): pensa che le storie siano uno strumento di conoscenza, nella “poetica” Aristotele sosteneva che
la capacità di raccontare storie, (la narrazione ) è più forte della storia. La capacità narrativa è più forte perché apre la
possibilità di mondi possibili ; la storia racconta ciò che è accaduto, la narrazione racconta anche ciò che non c’è che
non esiste. Permettono di costruire mondi contro fattuali, che non esistono.

Corballis è aristotelico perché pensa che le storie servano per immaginare mondi possibili, dunque per finalità
conoscitive.

Nella Poetica, Aristotele sostenne che la poesia è più importante della storia perché riguarda ciò che è possibile, e non
ciò che è realmente accaduto; per questo motivo, la poesia apre la mente, proprio come l'esercizio fisico distende i
muscoli e migliora il nostro benessere. Per"poesia" il filosofo intendeva la fantasia, vale a dire le opere
dell'immaginazione, che naturalmente comprendono parte di ciò che oggi chiamiamo poesia, oltreché i romanzi e le
opere teatrali. Se Aristotele fosse vivo, avrebbe senza dubbio incluso nella poesia anche i film e le serie televisive. Li
avrebbe persino guardati. (Corballis,2017, trad. it. p. 113).

Le storie hanno proprietà conoscitiva: servono per conoscere


Ferretti : fine delle storie non conoscitivo , ma il fine dell’invenzione delle storie non è la conoscenza ma la persuasione
– abbiamo inventato le storie per convincere gli altri

CORBALLIS: CONOSCENZA
FERRETTI : PERSUASIONE
Le cose non si escludono a vicenda : Ferretti pensa che vi sia anche il fattore della conoscenza, ma viene prima la
persuasione . l’aspetto della conoscenza è possibile ma è successiva.

Il fine della persuasione assicura continuità: tutti gli animali nel comunicare non intendono informare ma
persuadere: vogliono che altri animali facciano qualcosa. Quando la scimmia grida all’arrivo del predatore (richiamo
delle scimmie) è un segnale di persuasione , di convincimento.
Tutta la comunicazione ha come fine la persuasione : fare in modo che l’altro faccia qualcosa. Tutta la comunicazione
tende al convincimento

Se tutta la comunicazione è persuasiva, perché abbiamo dovuto inventare le storie per essere persuasivi?
Noi dobbiamo essere più persuasivi : l’altro da noi è un soggetto attivo. Il modello della comunicazione persuasiva non è
un modello di persuasione dell’altro : l’latro reagisce ai miei tentativi di persuasione, è pronto a controbattere.

Il tentativo di persuasione della comunicazione umana è diverso da quello degli animali, è qualcosa di più complesso
l’altro è pronto a controbattere: la comunicazione umana è reciprocamente persuasiva, gli umani tendono alla mutua
persuasione.

L’altro non solo deve comprendere ciò che diciamo, ma deve anche accettarlo. Il tipico degli esseri umani è che nella
comunicazione cooperano ma al tempo stesso competono

La comunicazione cresce solo se c’è argomento e contro argomento : anche se la pensiamo in modo diverso ,
comunque la comunicazione cresce. Noi possiamo recedere delle nostre posizioni e riconoscere le ragioni dell’altro. La
competizione dipende dal fatto che nella comunicazione tendiamo a persuadere: l’altro non solo comprende ma rilancia
allo stesso tempo. Il vantaggio persuasivo della comunicazione limita l’aggressività fisica.
29/03/2023
Comprendere un discorso è diverso dal comprendere una frase. A differenza degli animali non
umani, gli esseri umani creano discorsi. La differenza tra comunicazione animale e il linguaggio
umano è la capacità di produrre discorsi e di creare storie. Le storie sono discorsi con coordinate con
nessi causali, temporali etc.
Le storie servono per conoscere, per Gottshall le storie sono come il simulatore di volo, ci
permettono di fare esperienza simulata senza i rischi dell’esperienza vera e propria. Per Corballis
permettono di inventare mondi possibili. Per Ferretti la ragione evolutiva delle storie era quella di
convincere gli altri. Se le storie hanno funzione persuasiva allora c’è continuità con la comunicazione
animale, ma solo gli esseri umani creano storie per persuadere, questo perché dobbiamo essere più
persuasivi, visto che il nostro interlocutore è un soggetto attivo che cercherà di controbattere a quello
che dico. Noi siamo equipaggiati di meccanismi di sospetto, che controllano quello che gli altri fanno,
altrimenti in un sistema di cooperazione gli imbroglioni sarebbero avvantaggiati. Vigilanza
epistemica per Sperber rispetta la cooperazione, per Ferretti anche la competizione è importante,
durante una conversazione, mentre noi parliamo l’altro controlla e si prepara a ribattere. Per Sperber e
Wilson la vigilanza epistemica serve a schivare la persuasione.

Narrazioni con finalità cognitive o con finalità persuasive, la via persuasiva è quella più liberale
perché considera anche la finalità cognitiva, mentre quella narrativa no.
Quando parliamo di narrativa parliamo delle chiacchiere con gli amici non dei grandi romanzi come
“Delitto e Castigo” o “Guerra e Pace”. La narrativa naturale non prevede dei particolari talenti,
intendiamo un discorso che abbia un capo e una coda, un inizio un mezzo e soprattutto una fine.
“Trame” di Brooks, emozioni fungono da motore che ci spinge ad arrivare al finale di una storia.
Coinvolgimento emotivo così forte che ci spinge ad arrivare alla fine. Se penso che il linguaggio
umano ha un origine narrativa, che abbiamo inventato per sganciarci dalle forme di comunicazione
animale che non erano abbastanza.
La dialettica è quella parte della filosofia che è persuasiva attraverso l’argomentazione, è la scienza
dell’argomentazione. La retorica è analoga alla dialettica. La retorica come strumento di
persuasione è qualcosa che si apprende, posso fortificare gli strumenti del convincimento e della
persuasione, ma ne siamo tutti dotati. “Tutti gli uomini per natura tendono al sapere” dalla
Metafisica di Aristotele. La persuasione è un fatto naturale dell’essere umano, la retorica è un’arte,
ma è anche una cosa che gli umani hanno, chi più chi meno, ma siamo tutti persuasivi. La retorica si
può apprendere perché per natura siamo inclini ad essa.
Analitica, quando pensiamo alla retorica, persuasione argomentativa, tecniche efficace di
persuasione. L’argomentazione arriva tardi verbalizzazione, grammatica, scrittura. La persuasione
argomentativa fa parte della comunicazione persuasiva, ma è tarda. Viene prima la storia e poi
arrivano le argomentazioni con verbalizzazione e sintassi, con Homo Sapiens. Storie all’inizio
attraverso il gesto. La comunicazione non è trasmettere informazioni, ma persuadere. All’origine il
linguaggio è narrativo, il che è controintuitivo, intuitivamente partiremmo dal semplice per arrivare
al complesso. L’argomentazione dipende dal linguaggio, bisogna avere il linguaggio per poter
argomentare. Quando io argomento non posso nascondere il mio intento persuasivo, la narrazione è
più subdola, sono più persuasivo senza farti capire che ti sto cercando di persuadere. Se oltre a
comprendere non accettiamo quello che ci viene detto noi non comprendiamo realmente, in chi
parla c’è intento persuasivo quindi vuole che chi ascolta accetti quello che gli sta venendo detto.
Nel parlare conto sul fatto che l’interlocutore abbia delle credenze e che valuti sulla base di quelle
credenze, il parlante cerca di convincere della bontà di quello che sta dicendo attraverso la coerenza
delle cose nuove con le cose che sono già state dette, un corso è fondato sul filo di un discorso.
Reciprocità persuasiva, non c’è manipolazione.

03/04/2023
L’adattamento è alla base del nostro cambiamento nel modo di comunicare. Comunicazione si
potenzia per potenziare la cognizione o come mezzo di persuasione.

Rispetto del turno presente anche nella comunicazione fra animali non umani. Si può parlare di
protocomunicazione? Comunicazione fra animali non umani e bambini, bambini usano il corpo
mentre parlano. Linguaggio umano nasce dal gesto, cosa che ci permette di retrodatare la nascita del
linguaggio a molto tempo prima, la verbalizzazione vocalizzazione elementi discreti che usiamo noi
sono di Sapiens. Neanderthal cantava. Corballis “Dalla mano alla bocca” sull’origine gestuale del
linguaggio. Com’è possibile raccontare storie attraverso il gesto, prima della verbalizzazione,
attraverso la pantomima. Cosa fanno gli animali e i bambini quando comunicano? Qual è il fine
ultimo? Non vengono trasmessi significati eppure si capiscono. Per evitare la rissa uno dei due
animali deve persuadere l’altro di essere più forte. Cosa viene trasmesso? L’informazione viene
trasmessa, qual è l’informazione che viene trasmessa però? A livello della comunicazione il
modello della trasmissione dell’informazione non sta in piedi se non si individua cos’è che viene
trasmesso. Modello manipolatorio nasce in ambito di comunicazione animale in opposizione al
modello di trasmissione dell’informazione. Il modello della trasmissione dell’informazione
intuitivamente funziona. Bisogna capire se lo scopo con cui il linguaggio è nato è informare o
persuadere. Il linguaggio è un mosaico, ognuno analizza un pezzo della questione, noi studiamo
l’origine, l’innesco che ha portato la nostra specie a differenziare la nostra comunicazione da quella
animale.
La retorica animale, retorica dipende dal linguaggio. Mimetismo forma di menzogna, forma basica
di inganno. Finalità adattativa dell’inganno a fini persuasivi, voler comunicare in maniera
persuasiva. Se la retorica è l’arte del convincimento, anche gli animali sono in grado di convincere.
Noi siamo garantiti dalla continuità con gli animali non umani, sfondo manipolativo o
manipolatorio. La retorica è un atto comunicativo intenzionale di un animale, il modello
manipolativo è più liberale rispetto a quello informativo, infatti per il modello manipolativo lo
scopo è informare o manipolare le credenze. Modello manipolativo della comunicazione anche nel
mondo animale risponde ad abbassare il livello di aggressività ed evitare lo scontro fisico. Modello
manipolatorio nasce in ambiente animale, critiche ricevute perché sennò ogni atto di comunicazione
umano sarebbe un atto di manipolazione, per questo si parla di persuasione. Modello informativo
ancora molto forte, ma il problema che ha è spiegare cos’è quel qualcosa che ci trasmettiamo.
Due ingegneri sistema efficace della comunicazione telefonica, svuotare la nozione di informazione
da nozioni oscure come il significato, nozione di informazione oggettiva libera da nozioni oscure
dipendenti dai processi della nostra mente avremmo una forma di comunicazione che funziona per
tutto anche per oggetti inanimati come i telefoni.

Modello falsamente oggetti soprattutto quando applicato agli animali, non parliamo quando
applicato agli umani, forse funziona con i telefoni. Il modello dell’informazione pretende
un’oggettività che non è in grado di garantire o che l’informazione esprima il contenuto che io
voglio trasmettere. Che cos’è un segnale? Quando un animale lo emette vuole esprimere un
contenuto o addirittura denota qualcosa nel mondo esterno, non è mai l’informazione in sé, la
pretesa di oggettività svanisce. Che contenuto hanno da veicolare due animali? È il referente
esterno? Segnali animali sono simboli? Molto controverso.

Modello manipolativo o manipolatorio, Dawkins “Il gene egoista” noi siamo in balia dei nostri geni,
sociobiologia e degenerazioni di essa siamo macchine della sopravvivenza egoistica dei nostri geni,
i geni mirano all’immortalità, i geni trovano forme per riprodursi all’infinito, noi portiamo in giro i
nostri geni, attraverso la riproduzione li mandiamo avanti. Stegmann e Feretti ritengono che il
modello matematico oggettivo informazione non regga se si parla del mondo animale senza tirare in
causa il modello manipolativo. Modello informativo falsamente semplice e falsamente oggettivo.
Nel modello persuasivo è chi persuade quello ad essere avvantaggiato rispetto al persuaso. Emettere
un certo suono è come premere un interruttore che mette in moto dei muscoli. Se si vuole fare a
meno del modello dell’informazione, almeno per quanto riguarda la comunicazione animale, questa
è l’alternativa. Così come io sfrutto una pietra sfrutto anche un altro organismo vivente, stiamo
parlando di mondo animale, ma se parliamo di continuità tra animali non umani ed esseri umani
allora la stessa cosa deve valere anche per noi. Per Dawkins l’altruismo come comportamento di
benevolenza disinteressata non esiste. Le forme di altruismo che mettiamo in atto nei confronti dei
figli sono genuinamente altruistiche, ma è l’istinto biologico per la sopravvivenza a farcele
compiere. Anche le forme più genuine di altruismo sono mosse da un fine, cosa che comunque non
toglie niente a queste. Non è mai realmente disinteressato l’altruismo. La cooperazione c’è ma la
finalità è l’interesse del gruppo.

Ha senso pensare che il mittente a proprio vantaggio manipola il ricevente? Ha senso ritenere che il
ricevente sia un soggetto passivo? Ruolo del ricevente centrale nella comunicazione persuasiva. La
comunicazione persuasiva esalta il ruolo del ricevente.
Negazione aspetti cooperativi della conversazione. Se è tutto a vantaggio del emittente e a
svantaggio del ricevente che motivo evolutivo ha il ricevente di portare avanti una conversazione? Il
modello manipolatorio è un modello stimolo risposta, grido agisce sugli organi di senso.

L’altro da noi ha un ruolo attivo, per questo abbiamo inventato le storie, per essere più persuasivi.
Nessuna lotta di religione tra modelli manipolatori e informativi, perché emittente e ricevente hanno
ruoli distinti nella conversazione. Emittente vuole convincere il destinatario, il comportamento del
mittente è selezionata quanto più è persuasivo il mittente. Nella comunicazione il destinatario è
attento all’informazione. L’emittente è selezionato per essere più efficace dal punto di vista
persuasivo, mentre il ricevente dal punto di vista di ricevere. Entrambi hanno vantaggi evolutivi
seppur diversi, ogni volta che siamo emittenti il nostro intento è la persuasione dell’altro , quando
siamo riceventi prendiamo dall’emittente l’informazione, quindi ci informiamo. I ruoli distinti
spiegano questa differenza. Tutti e due i ruoli hanno vantaggia dal punto di vista della selezione
evolutivo.
Il vero motivo del perché l’ascoltatore non è mai un soggetto passivo è la conversazione, la
comunicazione umana è caratterizzata da contesti conversazionali, dove si parte da punti di vista
diversi. Siamo condannati dalle nostre risorse cognitive, dal nostro cervello narrativo, se guardo una
cosa io attivo i miei ricordi, metto ogni percezione in quello che è tipico del contesto narrativo, la
dimensione estesa, sono gli esseri umani che distinguono fra prima e dopo. La dimensione estesa è
la nostra condanna, attraverso il cervello narrativa ci apriamo ad orizzonti che gli altri animali non
hanno, quando comunichiamo ci troviamo davanti ad altri punti di vista. Siamo inesorabilmente
condannati all’incomprensione anche quando abbiamo punti di vista simili. L’altro da noi presenta
il conto del proprio punto di vista. Nella conversazione gli interlocutori sono agenti iperattivi, pronti
a far valere la propria opinione. Non è solo una questione di presa del turno, ma anche di punti di
vista. Diffidenza, vigilanza epistemica, so che la pensi in modo diverso da me e questo mi porta a
prepararmi una controargomentazione. Piano conversazionale implica la reciprocità persuasiva, la
persuasione riguarda entrambi i partecipanti alla conversazione, tutti e due ricoprono un ruolo
attivo. Per essere più persuasivi degli altri abbiamo inventato le storie, prima ancora
dell’argomento, l’argomentazione richiede linguaggio, le storie le puoi raccontare anche senza
linguaggio, essere persuasivo anche senza linguaggio. Comunicazione persuasiva sfondo di
continuità con il mondo animale, la differenza sta nell’invenzione delle storie proprio perché
l’interlocutore è pronto a controbattere, le nostre idee divergono e anche quando convergono non
collimano. Sforzo continuo di allineamento come precondizione per una conversazione che
funzioni.
RIASSUNTO: due forme di comunicazione

1. Modello informativo – classico


2. Modello manipolatorio – persuasivo

Abbracciamo il modello persuasivo perché quello informativo, per quanto intuitivo, è un modello
che presenta delle difficoltà (es. modello oggettivo dell’informazione, modello matematico NON è
così oggettivo!).

Il linguaggio umano è in continuità con la comunicazione animale tramite la PERSUASIONE: la


comunicazione ha come fine il fatto che qualcun altro faccia qualcosa -> elemento comune in tutti
i tipi di comunicazione. MA c’è una differenza: l’essere umano DEVE essere più persuasivo +
l’ascoltatore non è passivo + RACCONTA STORIE! -> le storie vengono inventate per essere più
persuasivi in quanto gli altri la pensano diversamente da me (negli animali queste diverse visioni
non sono presenti).

LIBRO: “Il lato oscuro delle storie” -> tutte le cose belle della narrazione sono anche un elemento
di sospetto e di difficoltà perché colpisce la società.

Rapporto con il linguaggio: quanto la nostra capacità di raccontare storie dipende dal linguaggio?
Sia Corballis che Ferretti vedono le storie come il prodotto di una certa capacità di pensiero
(pensiero precede il linguaggio); l’uomo pensa in forme di storie; il linguaggio nasce come esigenza
di comunicare agli altri le nostre storie e persuadere. -> come noi rappresentiamo la realtà
influenza come noi parliamo sulla realtà (PRIMA pensiero e DOPO linguaggio). Il pensiero è la
condizione del linguaggio e a sua volta il pensiero viene rimodificato dal linguaggio MA il
linguaggio NON è alla base del pensiero perché altrimenti il pensiero sarebbe un’attività tipica solo
degli umani + senza linguaggio non ci sarebbe pensiero, cosa non vera + quando si studia l’origine
del linguaggio (non assunto come dato di fatto), la prima cosa che noti è che il linguaggio non si
può avere in modo “creazionista” ma va sempre giustificato! Quando giustifichi l’origine del
linguaggio, non lo puoi presupporre! L’unica cosa che già possiedi per giustificarlo è il pensiero in
quanto altri animali non umani ce l’hanno già! Altrimenti abbracceresti un’ipotesi creazionistica
che è però prima di fondamenti.

-> Il linguaggio ha una forma narrativa e discorsiva e quindi dobbiamo chiederci a che condizioni
tutto questo è possibile, a che condizioni ciò avviene se lo scopo è essere più persuasivi.

DOMANDA FONDAMENTALE A CUI CERCHIAMO DI RISPONDERE: Come deve essere fatto un


umano per dar vita a una forma narrativa di linguaggio? Va studiata la cognizione umana.

Cosa rende storia una storia?

NB: In una ricerca di questo tipo, prima si definisce l’oggetto di studio poi le proprietà e i sistemi
cognitivi. Faremo lo stesso per le storie e i sistemi di cognizione umana.

Il pensare in forma di storie viene prima del raccontare storie, le storie che raccontiamo
dipendono dal fatto che noi pensiamo in forma di storia. Il racconto di storie rispetta la forma del
pensiero (->isomorfismo di Fodor)

Corballis, The Wandering Mind: Se c’è qualcosa che definisce come unica la nostra specie è la
capacità di raccontare storie (vs. S-P: ciò che rende unico l’umano è la capacità ostensiva) e
l’invenzione del linguaggio come il mezzo per farlo. Altri animali possono intraprendere viaggi
mentali limitati attraverso spazi limitati, ma le storie ci permettono di espandere le nostre vite
mentali verso orizzonti illimitati.

-> viaggio mentale nel tempo è l’elemento costitutivo delle storie (livello del pensiero); anche se
non parlassimo, anche se fossimo soli al mondo, nel guardare la realtà noi costruiremo comunque
una storia perché la capacità di raccontare storie è propria del nostro cervello, siamo fatti così e
non possiamo farne a meno o scegliere di non farlo.

Cerebralmente l’uomo costruisce delle protonarrazioni della realtà che il linguaggio riconfigura;
protonarrazioni come condizioni del linguaggio che vengono modificate a loro volta dal linguaggio
(le modifica, non le inventa, sono già fortemente strutturate in senso narrativo).

Bruner, sostiene primato del linguaggio sul pensiero.

Siccome è un artefice dell’idea del racconto narrativo dell’esperienza della realtà, l’esperienza è
come ci rapportiamo con la realtà. L’esperienza del vissuto si traduce con il racconto. Bruner
distingue argomenti da storia, la storia non è un argomento. La verità e la verosimiglianza sono
distinte. C’è una forte distinzione fra il modo di convincimento che ha a che fare con la logica da
un modo che ha a che fare con la verosimiglianza. L’argomentazione è un fatto tardo perché
presuppone il linguaggio, mentre la narrazione no. Per argomentare serve il linguaggio così come
per contro argomentare.
Bisogna tenere a mente che:

- Le storie servono per strumento conoscitivo


- Per strumento persuasivo
Con le storie facciamo riferimento alla finzione però ragiono su qualcosa che non c’è.

Nelle storie c’è sempre un personaggio, nel re telling per esempio compare il personaggio se non
era presente prima. È l’elemento distintivo del racconto, primeggia sul racconto stesso, è
impossibile raccontare una storia senza la presenza di un personaggio. Per capire una storia,
dobbiamo capire il personaggio. Le storie hanno i personaggi come caratteristica e ci serve
qualcos’altro per capire la storia. Quando ci immedesimiamo nei panni di qualcun altro
abbassiamo le nostre difese, e non posso contro battere e difendermi dai tentativi di persuasione.
Il personaggio è una calamita empatica e per questo è persuasiva. Attraverso la storia simulo
un’esperienza reale. I sistemi cognitivi che elaborano le storie sono gli stessi legati alla vita reale
Altra caratteristica fondamentale è l’intrigo, ovvero la trama. Sembra un elemento altrettanto
caratteristico della storia. Emerge forte l’idea di capire che cos’è un evento e che cos’è la
concatenazione degli eventi. I nessi degli eventi sono alla base dell’intrigo.

Intervista di Camilleri, crede che la figura di Montalbano sia nato attraverso il romanzo. C’è quindi
una pressione della trama sui personaggi stessi.
Ricoeur mette insieme Agostino (tempo) e Aristotele (trama). L’esperienza configurante del tempo
è qualcosa di inedito. Nella vita non c’è trama, perché non c’è un finale ovvero qualcosa a cui
tende la storia; la morte invece ci prende del tutto impreparati. La storia se non avesse un finale
non la potremmo cogliere come un tutto, il finale ha un potere attrattivo. Brooks individua
l’aspetto funzionale delle storie. Fa un’operazione inversa, perché noi comunque nel comprendere
gli accadimenti della vita, anticipiamo continuamente dove andranno a finire le nostre scelte.

Il fattore del tempo: fattore costitutivo delle storie.

Una narrazione si colloca nel tempo ha una narrazione estesa nel tempo, la comprensione delle
frasi entra a far parte della memoria di lavoro. La frase la si comprende in maniera immediata e
senza sforzo ma temporalmente è un tutt’uno. L’elaborazione discorsiva è al di fuori della
memoria di lavoro, ha una dimensione estesa nel tempo. Non è semplicemente che le storie
avvengono nel tempo, ma che il tempo è un elemento costitutivo delle storie. È il tempo
umano/dell’esperienza distinto dal tempo fisico. L’esperienza del tempo è l’elemento costitutivo
delle storie (quello umano). Le storie si collocano e si identificano nel tempo. La trama è come la
esperiamo, l’esperienza del tempo però. Agostino arriva a dire che il tempo è un’invenzione
umana, dio sta fuori dalla temporalità. Il prima e dopo riguardano l’esperienza umana. Il tempo
solitamente si divide in:

- Presente del presente


- Presente del passato
- Presente del futuro
12/04/2023

Le storie precedono gli argomenti, per argomentare è necessario il linguaggio, che è un lusso tardo.
Le storie non hanno bisogno di un linguaggio. Distinguere storie dalle argomentazioni è importante.
Aristotele trama più importante del personaggio, altra tradizione il personaggio è più importante.
Per Ferretti non ci dovrebbe essere una cosa che prevale sull’altra.

Mette insieme S. Agostino e Aristotele, il primo per il tempo e l’altro per la trama. Prende il meglio
di queste due prospettive e le inserisce in tre volumi “tempo e racconto”. Validazione empirica,
attraverso scienze cognitive e neuroscienze idea estremamente feconda.
Finale della scienza come sorta di attrazione verso la fine, aspetti emotivi della narrazione.
Emozioni e narrazione strettamente interconnesse. Emozioni sono il motore dell’azione. Forza
persuasiva della narrazione è che entra con il piano emotivo, emozioni che ci servono per agire.
Il tempo umano, l’esperienza del tempo. Nozione di evento, che cos’è un evento? Narrazione è una
sequenza di eventi, ma cosa sono gli eventi? Eventi unità di base del piano narrativo. Cos’è un
evento dal punto di vista cognitivo?
Fattore tempo, la narrazione è legata all’esperienza del tempo, al tempo umano. Idea che il tempo
ha bisogno del racconto per essere esperito, esperienza del tempo ha bisogno di una struttura
narrativa, di una configurazione.

Non c’è un’esperienza del tempo senza racconto e non c’è racconto senza una dimensione
temporale. Identità personale, guazzabuglio di questioni. Cosa garantisce l’identità? Spostare
l’identità dal punto di vista fisico a quello psicologico. Linea di continuità data da ricordo e
proiezione nel futuro.
Il passato non c’è più, il futuro non è ancora, il presente è transeunte. L’eternità non contempla
prima, ora e dopo. Spostamento su piano psicologico e mentale, il tempo esiste solo nella mente
umana.

Mentalizzazione del tempo. Dimensione distesa che viviamo continuamente, come un elastico,
viviamo tra ricordi e quello che verrà. Distensione dell’animo senza piano narrativo non ce
l’avremmo.

Una storia ha una dimensione temporale perché gli eventi si configurano in un tutto olistico, la
dimensione temporale non è la successione, ma l’esperienza temporale ha bisogno di una
configurazione, di una struttura, il racconto struttura come un tutto una storia, senza questa
dimensione del racconto non avremmo il tempo umano, non avremmo l’esperienza del tempo. S.
Agostino il tempo non esiste, è qualcosa di soggettivo, dipende dalla mente umana. Questo aspetto
non basta, perché Aristotele mette la trama, l’intrigo che configura l’esperienza come un tutto
dotato di senso. Solo dall’intreccio tra tempo e racconto Agostino e Aristotele arriviamo
all’esperienza del tempo. L’invenzione del racconto è per governare è l’esperienza temporale.
Ricoeur mostra che attraverso l’intrigo, il racconto diventa racconto. L’invenzione umana del
racconto serve a dominare l’esperienza temporale. L’esperienza del tempo, il futuro in particolare, a
che fare con il piano narrativo.
Esperienza del tempo e racconto sono due cose intrecciate per Ricoeur.
Effetti della trama nella dimensione temporale: c’è una dimensione cronologia della storia (la
successione degli avvenimenti) ma c’è anche una dimensione non cronologica, ovvero configurante,
grazie alla quale l’intrigo trasforma gli atti in storia. Prendo tutto l’insieme del racconto, si comprende
qualcosa quando si ha la configurazione per intero del racconto, il nocciolo della questione.

NOZIONE DI EVENTO

Storia: successione di eventi connessi fra di loro


Evento: mentre un fatto è chiaro e rimanda ad uno stato di cose, la descrizione di evento è molto più
confuso. “Una prospettiva cognitiva sul tempo” libro di Zacks “EVENT COGNITION” (TESINA) –
attraverso il tempo come si rappresenta un evento. Come la mente rappresenta gli eventi? La realtà
psichica attraverso la quale gli individui interpretano la realtà, sono tratti distintivi della nostra realtà.
Evento è esperienza da parte dell’osservatore di un segmento spazio-temporale, la relazione con
qualcosa che avviene nello spazio e nel tempo.

I fatti possono essere neutrali mentre gli eventi solo legati a delle emozioni (tenerezza, rammarico). È
difficile concettualizzare l’idea dell’evento, si danno degli esempi per interpretarlo, però è il modo
più corretto per avere una definizione di questo. La pratica esemplificativa è un metodo per avere
un’idea di cosa è un evento.

La struttura della grammatica degli enunciati rispetta la struttura degli eventi, il rispecchiamento è fra
gli eventi. Analizzare la struttura linguistica, proposizionale degli enunciati, aiuta a capire l’evento
stesso.
Gli eventi sono costitutivi di come riusciamo ad analizzare il mondo, gli eventi hanno una struttura.
C’è una corrispondenza forte fra linguaggio e struttura degli eventi, questi hanno una struttura
intrinseca, gli eventi ci coinvolgono nell’azione. Tutti noi ci muoviamo nell’ambito della pragmatica,
per cui parlare vuol dire agire.

La percezione degli eventi ha a che fare con l’elaborazione del piano discorsivo e del piano narrativo.
In entrambi i casi, il linguaggio ci fa capire la struttura sottostante degli eventi, perché il linguaggio è
alla base del pensiero:
1. è la frase l’elemento costituente degli eventi (Sinha)
2. la struttura del discorso attraverso la quale cogliamo la natura degli eventi (Zacks)
Come si distinguono gli eventi nel mondo? Una storia, un discorso è una successione di eventi, ma si
presuppone che si riesce a distinguere la successione dei due eventi. Come facciamo a distinguere gli
eventi fra di loro? Si studia la segmentazione degli eventi per capire come gli eventi si distinguono fra
di loro. Insieme alla segmentazione c’è un processo parallelo complementare, quello attraverso il
quale l’interprete coglie la sequenza di enunciati come riferentesi a un tutto coerente e integrato.

Insieme alla segmentazione, costruiamo un tutto omogeneo mentre qualcuno parla, cerchiamo di
cogliere il senso in generale, come un insieme completo. Bisogna guardare al tutto, e cogliere il tutto
se no non si coglie il senso del discorso. Una tende ad individuare gli eventi costitutivi e l’altro tende a
cucire gli eventi fra di loro. L’ippocampo è la parte che cuce gli eventi fra di loro, ha questo compito
di riuscire a cucire gli eventi fra di loro per non avere una esperienza frammentaria.
L’elemento di cucitura vale in tantissimi campi, perché l’ippocampo si occupa anche dell’identità
personale. Ha un effetto anche per la navigazione nel tempo e nello spazio. Nel processo di
segmentazione la valutazione/la emotività ha un ruolo fondamentale, l’emozione dà il carattere
valutativo all’evento. Processi di segmentazioni, importanti per la divisione ma non basta sul piano
narrativo serve anche la cucitura per avere una coerenza fra gli eventi, inserisce gli eventi in quadro
coerente. Non possiamo comprendere il piano narrativo senza queste due interpretazioni, sono
distinte però coesistono. Come il nostro cervello fa queste due procedure?
Il linguaggio è parassitario del pensiero, riplasma il pensiero che assume una forma linguistica. Non
lo costituisce da capo.
NEURONARRAZIONE
Come è composto il cervello per poter comprendere le storie?
Teoria del cervello narrativo: le storie hanno una capacità persuasiva, e noi abbiamo un cervello
adatto a capire come tutto questo sia possibile, perché la segmentazione perché la cucitura.

Noi abbiamo un cervello che rappresenta la realtà in una certa maniera, il nostro lo rappresenta
sottoforma di storie o meglio protostoria. Un cervello di questo tipo permette agli umani di essere
flessibili, ma ci condanna ad un punto di vista sulla realtà e dal punto di vista comunicativo
rappresenta una problematica. Diventa una difficoltà sul piano narrativo, perché ognuno ha il suo
punto di vista a volte a contrasto con il nostro.
Siamo gli unici ad avere una prospettiva di esperienza, ma che questa prospettiva dipende dal
linguaggio, l’estremista è l’antropologa Scalise Sugiyama.

Il linguaggio verbale permette il racconto di storie, senza il linguaggio non avremmo potuto avere
storie.
HUTTO – impariamo ad avere una narrazione di storie perché viviamo in una comunità dove siamo
coinvolti nella narrazione di storie (COSTRUTTIVISMO NATURALISTA) penso narrativamente
perché ho interiorizzato la forma narrativa delle pratiche sociali della comunità in cui vivo. L’ipotesi
presume il linguaggio, però non tiene in considerazione il punto di partenza del linguaggio. È
unidirezionale, perché non spiega come il linguaggio influenzi le storie.

Veniamo al mondo ed entriamo già in una scena, dove gli attori sanno già l’azione e questo plasma il
mio modo di narrazione, di raccontare le storie, è una teoria che guarda solo alla cultura. Il cervello
che serve per comprendere le storie non è un cervello generale, deve avere dei sistemi specifici di
acquisizione.

CRITICA: la grammatica delle storie è diversa dalla grammatica del linguaggio, ma distinguere una
storia dal linguaggio è difficile se le storie si basano sul linguaggio. O le storie hanno degli elementi
narrativi, ma se le storie non hanno degli elementi narrativi, da dove escono? Devono dipendere da
altro, per esempio il pensiero e quindi un cervello che possa elaborarle prima di poterle raccontare ad
altri. Prima del racconto di storie, noi abbiamo le capacità di rappresentare le storie. La teoria di
Bruner ha senso ora, ma non è valida per le origini. Lo studio delle origini ci aiuta a capire come è
partito il processo del linguaggio.

- è la narrazione che precede il pensiero, perché o le storie precedono il linguaggio o il linguaggio


precede le storie.
L’innesco narrativo del pensiero è la pantomima, il sistema utilizzato per primo per poter raccontare
storie e comunicare con l’altro. Risale solitamente a un milione e 800 mila anni fa. Avvento della
grammatica che riesce a far argomentare gli esseri umani.
LEZIONE 14- 17/04/2023

Intreccio tra evento e narrazione

Storie: serie di eventi connesse casualmente e temporalmente tra loro

Relazione tra tempo e racconto : tesi di Ricoeur di mettere insieme Agostino ed Aristotele – Ricoeur si
accorge che Aristotele ha insistito sulla nozione di trama e non viceversa e Agostino invece sul tempo e non
sula trama

Trama : elemento fondamentale per l’esperienza del tempo perché stanno alle definizioni di Bruner, Brux la
questione della temporalità del tempo umana è una condizione fondamentale perché ci sia il racconto

Ricoeur : tempo condizione principale affinchè ci sia il racconto

Nozioni di evento due possibilità : 1. Eventi strettamente connessi alla frase 2 considerare gli eventi
intrinsecamente connessi al discorso (ipotesi del prof) ; mentre sento qualcuno parlare la capacità di
scomporre in eventi la sequenza di ciò che mi viene detto è un elemento importante . questi processi di
individuazione e segmentazione di eventi è un processo complementare a quello di “ricucire insieme”

NEURONARRAZIONE

C’è una tradizione molto forte , anche in filosofia , (come Vitgeinstein ) che riconoscono la priorità del
linguaggio al pensiero e quindi di conseguenza alle storie stesse

- Il linguaggio non può essere posto all’origini delle questioni : del linguaggio stesso bisogna
presupporre l’origine stessa e non un gancio appeso al cielo; il linguaggio merita di essere
analizzato a partire dalla sua origine. Non si darebbe l’origine del linguaggio senza storie
1. Quando studiamo ai rapporti pensiero-linguaggio non possiamo non pensare alle sue origini
2. Il linguaggio ha una forma narrativa prima della forma narrativa dell’espressione; questa dipende
dal pensiero narrativo c’è una forma di isomorfismo ; se il pensiero è narrativo il modo migliore per
esprimerlo è tramite la forma narrativa
Possibilità di giustificare questa ipotesi : abbiamo un cervello predisposto alla narrazione ; il cervello
per essere una condizione della comunicazione comunicativa . il nostro cervello ha strumenti e
architetture cognitive che permettono una rappresentazione narrativa dell’esperienza prima di
comunicare a qualunque altro quella rappresentazione

Il formato della rappresentazione mentale è narrativo . il pensiero narrativo significa che noi
costruiamo rappresentazioni narrative dell ‘esperienza e dobbiamo vedere se nel cervello ci sono le
architetture cognitive che lo permettono .

Dove andiamo a cercare nel cervello questi dispositivi? Per dare plausibilità cognitiva dobbiamo
riscontrare architetture cognitive che consentano queste rappresentazioni narrative

Cosa ci guida nella ricerca delle architetture cognitive? Architetture cognitive e le proprietà(unione di
filosofia : ci da e definisce le proprietà, fa un’analisi concettuale ; l’analisi empirica invece ce ne da le
architetture cognitive). A partire dalle proprietà : personaggio , trama e tempo dobbiamo vedere se
queste proprietà hanno dei dispositivi corrispondenti nel nostro cervello.

C’è il tempo? C’è la sua rappresentazione e architetture cognitive che rappresentano il tempo? Se ce le
hanno possiamo dire che il nostro cervello è capace di rappresentare narrativamente

Cervello narrativo composto da tre sottosistemi fondamentali : sistema triadico di radicamento e


proiezione; insieme di sistemi cognitivi che ci radicano al contesto tramite sganciamenti continui dal qui ed
ora

Mi aggancio al contesto tramite delle proiezioni, tramite continui sganciamenti dal qui ed ora. L’essere
radicato al contesto si deve a sistemi di proiezione cioè di sganciamento

Tre sistemi

1. Sitstema navigazione nel tempo


2. Sistema navigazione nello spazio
3. Mindreading : capità di sganciarmi dalla mia mente a quella degli altri
Questi tre sistemi hanno un network celebrale comune ; sono sistemi diversi tra loro ma sono unificati
dallo sganciamento e dalla proiezione, cioè assumere un tempo luogo diverso rispetto a quello in cui ic
troviamo

Questa possibilità ha nello spazio l’ elemento di base costitutivo . navigare nello spazio significa
spostarsi da un punto A ad un punto B

La bussola ci da la direzione ; la direzione è uno dei costituenti di base della comprensione di chi parla.
Capire dove sta andando chi parla, in che direzione si muove, qual è il suo punto di vista rispetto a ciò
che sta dicendo. Quando qualcuno parla e divaga, apre una parentesi uscendo dal discorso che sta
tracciando io lo seguo ma con una certa impazienza mi aspetto che torni nel percorso. Se apri un inciso
va bene ma non esagerare perché mi aspetto che rientri. In queste divagazioni gli schizzofrenici si
perdono fanno tante divagazioni ma non rientrano ; il deragliamento è tipico degli schizzofrenici che
sono incapaci di tracciare un discorso mentre si parla e mantenere una direzione; su quella direzione io
esplicito le frasi per dire ciò che voglio comunicare. Non ci facciamo caso, ma la direzione è
fondamentale quando si sposta l’attenzione dal piano della frase al piano del discorso; quest’aspetto
emerge fortemente

Tra gli animali che hanno subito uno sterminio, tra cui i tipi in quanto cavie da laboratorio, è stato
scoperto che i topi hanno un senso forte della direzione, sanno sempre rimettersi nella giusta direzione.
Un errore tipico di quando ci si perde è sbagliare la direzione; cioè prendere un verso quando la
direzione è tutt’altra.

Ci sono dei soggetti con difficoltà nell’orientamento che hanno difficoltà anche nel piano narrativo

Navigare : individuare la direzione e mantenere la traiettoria ( è quello che si fa nella comunicazione


per mantenere il filo del discorso) questo serve a mantenere anche la coerenza globale; mantenere la
rotta verso una direzione è parte del processo di costruzione della coerenza globale del discorso.

Capire in che direzione va all’latro è fondamentale per capire dove va a parare e per poterlo anche
anticipare
I due autori nel 2007 hanno individuato questo network celebrale in cui stanno insieme i tre sistemi.
Loso stessi si sono chiesti perché stanno insieme questi sistemi ? perché sono sistemi di proiezione

(prpf) è perché ognuno di questi sistemi contribuisce a costruire una rappresentazione narrativa
dell’esperienza

Vignetta : mentre un soggetto percepisce la scena , le altre vignette sono sistemi di anticipazione e del
ricordo ; mentre guardi una scena quella scena è sempre dilatata ; mentre abbiamo esperienza di
qualcosa è impossibile per noi tenere a freno i sistemi di spazio-tempo : sperimentiamo la tensione di
cui parlava Agostino tra passato e presente

- Questa è la riprova che il nostro sistema di rappresentazione dell’esperienza ha la dimensione


narrativa /proiettiva

Per prof queste vignette sono proto storie, sono la precognizione del racconto che noi facciamo
dell’esperienza. Prima di poterlo raccontare, noi sperimentiamo in noi stessi la possibilità die stendere
continuamente la rappresentazione di ciò che vediamo. Questa natura estesa è la pre condizione della
forma proto- narrativa, che assumeranno la forma di racconto solo quando inventerò il racconto con un
sistema espressivo con un linguaggio

All’inizio c’è un network celebrale con 3 sistemi che permette un tipo di esperienza che si avvale di
proiezioni, le proiezioni danno forma estesa alla narrazione, è una precognizione della narrazione è
quindi una proto narrazione

(articolo da leggere per questa tesina)

Una prima indicazione che questo sistema sia coinvolto con il piano narrativo ce lo danno i deficit, le
difficoltà; il caso dei bambini con la sindrome di Williams (bambini con difficoltà visivo- spaziale ) che
influiscono poi sul piano narrativo

Sono bambini che se gli si chiede di disegnare una casa ne disegnano tutte le parti costituenti ma in
modo sbagliato e disordinato

Il modello che dovevano disegnare è quello della prima riga; nella terza riga si vede come disegna i
colori ci sono ma disgregati tra loro ; manca la percezione dell’oggetto intero si disegnano gli elementi
ma non c’è il tutto intero
Esperimento fatto da Levinson : la percezione dello spazio è egocentrica, cioè dipende dalla mia
posizione. Questo è stato considerato un universale della rappresentazione dello spazio , è egocentrica
cioè fondata sul soggetto che percepisce. Levinson ha fatto quest’esperimento con delle popolazioni
della foresta amazzonica alle quali si chiedeva di girarsi di 180 gradi e gli si richiedeva di disegnare
quello che avevano visto. Se è il soggetto che determina, se io mi giro di 180 gradi anche il disegno
dovrebbe girarsi di 180 gradi.

Il risultato è stato : gli occidentali rispondevano al criterio egocentrico ; loro giravano di 180 gradi e la
figura girava insieme a loro; il gruppo della foresta amazzonica invece rappresentava la scena da un
punto di vista allocentrico ; cioè se un oggetto sta a destra ma io mi giro di 180 gradi lo rappresento
sempre in quella pareta

Levinso ha dimostrato che la rappresentazione egocentrica non vale per tutti ci sono popolazioni con
una rappresentazione di tipo allocentrico ; questo aveva ripercussioni anche nel discorso dato che
davano una rappresentazione allocentrica dello stesso

Levinson di questi argomenti ne da una connotazione culturalista : la rappresentazione dello spazio


dipende da dove vivi . secondo lui non sarai mai viziato “girandoti di 180 gradi “ ciò che vedi. La
rappresentazione dello spazio per lui , attaccando il mito degli universali (l’idea che nel cervello esista
qualcosa che rende uniforme la rappresentazione dello spazio ) dipende dalla cultura.

Nel nostro cervello ci sono però sistemi diversi per la rappresentazione egocentrica ed allocentrica, il
vincolo alle rappresentazioni mentali di rappresentazioni dello spazio dipendono da aspetti mentali. I
due sistemi sono distinti nel cervello : ippocampo ci consente di rappresentare fallocentricamente lo
spazio ; che ci sia possibilità di farlo è già scritto nel nostro cervello e quindi ne è la pre condizione .

La critica di Levinson contro gli universali tiene e non tiene : tiene nel senso che esistono forme diverse
di rappresentare lo spazio ma non tiene perché queste possibilità non dipendono dalla cultura ma da
come è fatto il nostro cervello.
Ipotesi teorica del fatto che parlare coerentemente fosse collegato a mantenere il filo del discorso,
ipotesi ancora da provare

Direzione : sapere dove stai andando , dove vai a parare, qual è il tuo punto di vista

L’ippocampo crea le mappe mentali ; sul territorio ci sono dei punti di riferimento importanti per la
navigazione detti land mark

E poi c’è la vera navigazione


La navigazione nello spazio è qualcosa di complesso che è caratterizzato da tanti processi : dalla
direzione, ai punti alla navigazione effettiva. C’è un passaggio dalla mappa astratta alla navigazione del
territorio, quando navigo sul territorio sto attento a varie cose : costantemente ho in mente la rotta e la
direzione (dove voglio andare)

Sono tutti processi tipici della narrazione ; la direzione corrisponde al filo del discorso, i land mark
corrispondono ad eventi caratteristici che comportano la svolta; evento che stravolge la trama sino a
quel punto. Nella trama ci sono dei punti in cui costruisco scenari visivi di ciò che sta accadendo. Sono
elementi strutturali della trama che non possiamo tralasciare perché sono costitutivi.

L’idea che il Narrare e navigare stiano insieme non è solo una metafora ma è qualcosa di più

I bambini con il deficit di Wiliams : le frasi stanno apposto ma la coerenza no

Spesso si tende a dire che questi bambini abbiamo difficoltà nella rappresentazione spazio temporale
ma che il linguaggio stia apposto; questo dipende da cosa si intenda per linguaggio e la tradizione
Chomskiana ha una forte influenza

Questo mette in discussione l’idea che solo la parte sinistra sia dedita al linguaggio e quelle alla base
delle afasia: broka e vernick . sono alla base di un’idea del linguaggio come grammatica

Lui trova riduttivo considerare il linguaggio solo come elaborazione della frase; il linguaggio invece è un
mosaico di capacità tra cui la comprensione e produzione delle frasi è una di questa capacità.

La grammatica della frase è un prodotto tardo il che significa che è un mezzo sofisticato per comporre
frasi

Modello di Trabasso e Sperri : in questo modello si sostiene che le storie , la coerenza globale è una
connessione tra eventi casualmente tra loro nel tempo. Sono dei modelli che simulano l’idea della
navigazione, in cui ci sono i nessi casuali e hanno fatto vedere come raffigurare la connessione tra
eventi. Lo scopo era spiegare come e perché ci ricordiamo certe cose e non altre delle storie. Loro
parlano di una forte forza casuale che spiega il perché ricordiamo alcuni aspetti delle storie e non altre.
Grafico che rappresenta processi mentali , anche il grafico restituisce l’idea che ricostruire la storia sia
come navigare; vi sono vari punti e le linee più forti indicano nessi causali maggiori.

Una prova che mostra se si è capita una storia è raccontarla e soprattutto se colgo il nocciolo di una
storia cioè quali sono i nessi causali più importanti che determinano quella trama che non puoi perdere
altrimenti non capisci quella storia.

Gli animali non umani anche se hanno forme di pensiero porto narrative, non si esprimono in forma
narrativa perché probabilmente per la loro comunicazione non serve; a noi c’è servita perché noi siamo
di questi punti di vista che ci caratterizzano.
LEZIONE 15 – 19/4

Esperimento degli anni 50, i nostri processi interpretativi animano anche gli oggetti che non sono animati. I
movimenti vengono viste come azioni, si attribuiscono stati mentali a degli oggetti. Attribuire stati, intenzioni e
pensieri agli oggetti inanimanti.
Effetto HEIDGHER e ZIMMER – estrema varietà delle storie raccontate, si possono dare diverse interpretazioni a
una stessa storia, interpretazione animistica della storia. Le storie sono diverse e siamo prigionieri del nostro
cervello narrativo. C’è una struttura e una trama comune però variano le interpretazioni. È la struttura nel
complesso che ci porta a dare un’interpretazione ai soggetti, è una condizione/costruzione di senso. C’è la
necessità di dare un ordine altrimenti ci si perde, quando non c’è l’ordine vi è una disgregazione. È una esigenza
costitutiva, per mettere in fila gli eventi e costruire una storia di senso. Ognuno nel vedere qualcosa si
interpreta in forma di storia ma ognuno ha la propria storia. La storia risente del nostro apporto. Nella
comunicazione difatti si parte da due punti diversi.

Natura estesa nello spazio e nel tempo – le storie richiedono uno spazio e un tempo.

Una serie di sistemi cognitivi che aiutano la proiezione (estensione), riuscire a sganciarci dal qui e ora. Sono qui
ma mi proietto in un altro spazio e in un altro tempo. Meccanismi di proiezione servono per costruire la
narrazione estesa, la narrazione contratta riguarda la comprensione della frase.
Considerare la narrazione in analogia con il movimento nello spazio.
Soggetti che si perdono, se accade un impedimento, non sanno riorganizzare mappe mentali (che si
costruiscono nell’ippocampo). Quello di sinistra è un soggetto disorientato, ma difronte la richiesta di costruire
una mappa del suo appartamento, si affida solo alla sua narrazione orale ma non li mette in ordine, mentre la
mamma e la figlia riescono a ricostruire una mappa ordinata. Costruire una mappa mentale degli ambienti ci
permette di ricordarli, ci sono degli effetti negativi sulla memoria e altri tipi di sistemi cognitivi. Per la nostra
prospettiva il linguaggio si basa su sistemi cognitivi, e quindi significa attaccare il modello di Chomsky.

NAVIGARE NEL TEMPO


DARE IMPORTANZA AL TEMPO UMANO, OVVERO L’ESPERIENZA. Il racconto e il tempo sono strettamente
connessi fra di loro. Senza la trama non avremmo il tempo, e senza l’esperienza del tempo non avremmo la
trama.
Difficoltà sul piano narrativo e sul piano strutturale del tempo. Il tempo e la memoria vanno insieme.
Prigioniero del presente – libro: il soggetto rimaneva inchiodato al presente, era incapace di fare nuove
esperienze, rimaneva incatenato al presente. I meccanismi che presiedono al ricordo sono in larga parte gli
stessi di quelli del futuro. Perché sono entrambi meccanismi proiettivi, la memoria quindi non è un archivio
dove vi sono tutti i ricordi. La memoria è un sistema costruttivo e proiettivo. La memoria episodica non viene
trattata in questo libro. Memoria episodica è collegata a dei ricordi, passato e futuro non sono due aspetti
differenti, il rincordo così come l’immaginazione nel futuro sono costruzioni funzionali.
IPPOCAMPO= strumento per la proiezione nel tempo, amnesici ippocampali sono soggetti che hanno dei danni
all’ippocampo, presiede alla costruzione delle mappe mentali. Il cervello però non distingue spazio e tempo.
Presente e futuro stessi meccanismi cerebrali, la memoria è un processo attivo.
MEMORIA EPISODICA – COLLEGATA ALL’ESPERIENZA TEMPORALE, HA UNA COSCIENZA ANTONOETICA
Il tratto del vissuto temporale è un tratto distintivo della memoria episodica, la memoria semantica è una
memoria temporale. La memoria episodica è la memoria della nostra esperienza, dei nostri episodi personali e
il meccanismo del MTT ha come tratto costitutivo la conoscenza autonoetica, il tempo umano e il vissuto
temporale deve avere determinate caratteristiche.

La memoria episodica
La coscienza autonoetica distingue la memoria episodica dalla memoria semantica. La coscienza è il tratto
distintivo. Non ha ricordi di tipo personale, costruire le proprie esperienze è diverso rispetto a delle conoscenze
generali. Questo paziente aveva la memoria semantica intatta ma quella episodica no.
Sono i miei ricordi, ricevere i ricordi vuol dire esperire che ciò che ho vissuto l’ho vissuto in prima persona.
MEMORIA EPISODICA E SEMANTICA – EPISODICA -> LEGATA FORTEMENTE ALLA COSCIENZA ANTONOETICA
MEMORIA SEMANTICA – TEMPO CONOSCIUTO / MEMORIA EPISODICA – TEMPO VISSUTO
Quando comprendo una storia esperisco con la storia del personaggio, perché entro nel personaggio e vivo nel
personaggio. La coscienza è utile alla comprensione del personaggio, e quindi vivere al suo posto.
MENTAL TIME TRAVEL
La memoria episodica è distinta da quella semantica – Corballis e Suddendorf coniano il termine MTT
- La memoria episodica
- E il pensiero di proiettarsi nel futuro

Ipotesi della temporalità è davvero alla base del racconto? Quando comprendiamo storie lo facciamo
utilizzando il tempo umano? Come si fa a verificare questa ipotesi?

- Difficoltà sul piano del tempo e della narrazione -> dall’analisi queste due differenze ricorrevano nei casi
degli autistici.
- Gli studi erano fatti sul piano narrativo e ASD
- Oppure sulla proiezione del tempo e ASD
Perciò studiare il tempo e il piano della narrazione dovrebbero stare insieme ed essere studiati insieme;
quindi, dal punto di vista metodologico si parte da un’ipotesi.
Selezionare un campione anche in base ad altre ricerche. Come si dimostra che il MTT è impiegato nella
trama narrativa?

Se vai a visitare una cascata? Cosa porti? – i bambini sono stati portati all’immaginazione
1. Si vedeva una prima vignetta - Cosa succede dopo? Immaginare nel futuro qualcosa che fosse causalmente
connesso agli eventi iniziali della storia e raccontava il procedimento della storia
2. Dalla fine della storia si andava a ritroso – problema di costruire connessi causali nel tempo.

Prima test del MTT e poi un test sulla narrazione = ipotesi: se ci sono difficoltà nel primo test mostreranno
differenze anche nel racconto delle storie.

- Gruppo di controllo
- Gruppo di bambini autistici difficoltà sul piano narrativo
- Sottogruppo di chi ha difficoltà nella proiezione del tempo – in questo sottogruppo di bambini il 30%
percento avevano problematiche a spiegare cosa succedeva dopo; non riescono a spostarsi nel tempo.
Il tempo è implicato nella comprensione narrativa e altrimenti abbiamo delle problematiche sul piano della
narrazione, il tempo è un elemento costitutivo della trama.

Studio:

Studio con persone che hanno danni all’ippocampo, le persone hanno delle difficoltà di rappresentazione dello
spazio, anche difficoltà della rappresentazione del tempo. Queste autrici ipotizzano che abbiano problemi con
la narrazione globale.
Questi soggetti hanno difficoltà sul piano narrativo che non dipendono dalla memoria, ma dalla
rappresentazione dello spazio/tempo. UTILIZZABILE PER LA TESINA.

Coerenza globale -> proprietà che presiede alla organizzazione della successione degli eventi in base al tempo e
allo spazio
L’ippocampo crea una rete fra gli eventi, li cuce e quindi riesce anche a collegare lo spazio insieme agli eventi, è
una operazione introdotta dall’ippocampo. La coerenza globale rispetta il grado con cui una narrazione è
orientata nello spazio e nel tempo. L’ippocampo cuce gli eventi in ordine a dettagli spaziotemporali. Sul piano
linguistico c’è ovviamente una coesione, ma è una connessione che si vede in superficie. La coesione è l’artificio
grammaticale che gli umani hanno inventato per rispecchiare la coerenza globale che è un meccanismo
cerebrale. La coesione rispecchia quello che viene al piano del pensiero, perché mette in ordine gli eventi e li
colloca in uno spazio-tempo. Per costruire il piano discorsivo utilizziamo la coesione ma è soltanto la parte
superficiale del nostro pensiero narrativo, dove l’ippocampo cuce gli eventi collocandoli nello spazio-tempo. È il
modo in cui noi pensiamo. Sono le condizioni essenziali dell’esperienza, non si può pensare qualcosa al di fuori
di queste condizioni spaziotemporali.
LEZIONE 16 – 26/04
IPPOCAMPO = sistema che non è direttamente collegato al linguaggio come l’area di Broca per esempio;
l’ippocampo è un’area adibita alla memoria quindi al tempo e allo spazio. Quando si assume una prospettiva
verso il linguaggio, bisogna guardare al piano del discorso e quindi guardare all’ippocampo. Quest’ultimo lega
tra loro eventi, preside le connessioni fra eventi e serve per costruire strutture coerenti di eventi, cuce tra loro
gli eventi e ci fornisce una base solida per il piano discorsivo.
Strutture cognitive che hanno un riverbero sul linguaggio sono quelle più interessanti, affinché si possa
sostenere la tesi che il linguaggio è un’invenzione umana (exaptation), viene poi usato per l’espressione. Il
linguaggio poggia su strutture cognitive. Il pensiero precede il linguaggio, il linguaggio poi ricostruisce il
pensiero.
LEGGERE CON ATTENZIONE L’ARTICOLO PER LA TESINA “SHARING MENTAL SIMULATIONS AND STORIES” (Race,
Keane, Verfaeille). Danni all’ippocampo portano problemi al discorso narrativo, l’ippocampo è al fondamento
del linguaggio umano. Libro di Corballis (capitolo sull’ippocampo).
CORBALLIS studiava il MTT come dispositivo alla base dell’elaborazione della ricorsività, per elaborare la frase.
Poi cambiò la prospettiva che era un dispositivo alla base dell’elaborazione del piano discorsivo.

IL PERSONAGGIO
Trama, personaggio, tempo = proprietà del piano narrativo
Ruolo del personaggio nel piano narrativo

Fludernik sostenitrice della prevalenza del personaggio, attaccando fortemente la trama, perché è dipendente
da quello che fa il personaggio. Ci possono essere racconti senza trama ma non senza personaggi.
Anche solo la rappresentazione di un drago è un racconto perché il lettore attribuisce uno stato di emozioni alla
rappresentazione, il personaggio richiama attribuzioni di intenzionalità.
Il testo è qualcosa di inerte, le proprietà del testo contano solo quando viene interpretato.
Il potere persuasivo delle storie – strumento di potere persuasivo

Le storie permettono di convincere qualcuno senza che l’altro sia consapevole del fatto che è stato manipolato.
Uno dei meccanismi che ci permettono di volare sotto i radar, ti convinco senza farti capire che ti sto
convincendo di qualcosa, ha un vantaggio che inibiamo la controbattuta dell’interlocutore. Abbiamo dei
meccanismi di difesa dalla manipolazione solo se capisco che qualcun altro mi sta manipolando, le storie però
celano l’intento comunicativo. Un esempio sono le parabole.
Il meccanismo cognitivo alla base della storia è il trasporto narrativo, vengo assorbito dalla storia, assumo i
panni del personaggio per cui divento attaccabile (posso essere convinto) può essere più efficace
dell’argomentazione. I meccanismi coinvolti sono l’empatia (vengono messi in primo piano i neuroni a
specchio), il trasporto è prevalentemente emotivo. È un mindreading in prima persona, provo quello che il
personaggio sta provando.

Non posso contro argomentare


Se controbatto finisco sul piano argomentativo, se convinco l’altro riesco ad entrare nelle credenze degli altri.
La narrazione su certi fatti di conseguenza muta.
I meccanismi di empatia associano gruppi sociali, Bloom, ha scritto un libro che sottolinea che l’empatia
governa anche una discriminazione. Per risolvere ciò entriamo nel piano della ragione.
Cosa bisogna intendere oggi per ragione? La contro argomentazione è decisiva però a volte ci lasciamo
prendere dalle emozioni, e perché la nostra ragione è impastata con le emozioni.
Nella narrazione e nel potere persuasivo si trova l’elemento chiave della conversazione umana, nel dialogo, il
solo fatto di avere due opinioni diversi, oppure accogliere l’ipotesi dell’interlocutore ci porta avanti nella
conversazione. Perciò la narrazione è il primo elemento che ci permette di dare il nostro punto di vista, solo
nella conversazione mi posso confrontare con l’altro, nella conversazione diventa lo scambio di punti di vista.
Primato della narrazione = esprimere il proprio punto di vista; nella comunicazione = scambio diversi punti di
vista.

Da una serie di storie nella testa dovevamo diventare capaci di comunicare. Sistema espressivo capace di
raccontare storie prima del linguaggio. Homo Ergaster, non aveva il linguaggio ma aveva un sistema capace di
dar vita a proto-racconti, attraverso il sistema che è la PANTOMIMA. Nel gesto e nella pantomima troviamo il
primo atto di comunicazione tipicamente umana.
Oggi usiamo un codice prevalentemente verbale, anche se i gesti continuano ad essere un retaggio di una
comunicazione precedente. I gesti fanno da sostegno al linguaggio verbale ma esprimono un aspetto diverso
rispetto al codice verbale.
Pantomima prima espressione di comunicazione umana, però dipende dalla definizione che diamo alla
pantomima. Vista come gesti che sono codificati, una forma che attraverso il gesto è capace di raccontare
storia, è questa pantomima è solo umana, appartiene ad animali umani. Pantomima serve per raccontare
storie.

Il modello indiziario della comunicazione, si basa sulla cooperazione fra le persone che si trovano a comunicare.
Si mette in discussione, che se pensiamo solo alla cooperazione perdiamo di vista lo scambio di punti di vista e
sul controbattere (devo accettare quello che stai dicendo). Se mi convince porto dati a favore, se non mi
convince controbatto. La finalità ultima rimane comunque la cooperazione, nella comunicazione si trova una
convergenza fra diversi punti di vista. Nella conversazione, nel dibattito fra i diversi punti di vista, questi devono
convergere. La reciprocità persuasiva è alla base della comunicazione, la narrazione ci fornisce punti di vista
diversi che devono arrivare ad una convergenza. Il luogo in cui gli umani danno conto della loro comunicazione
è la reciprocità persuasiva, ovvero il discorso, che ha come fine ultimo la cooperazione ma senza sforzo non ci
sarebbe la convergenza di punti di vista. La competizione fra punti di vista di versi è il punto di partenza della
comunicazione. Allineamento forma di protolinguaggio, è una precondizione. Non c’è mai una convergenza
assoluta dei due punti di vista, anche quando siamo concordi i nostri punti di vista sono comunque diversi.
Esperimento: raccontare storie con la pantomima = capire se qualcuno ha capito la storia, collegando i fatti
con qualcosa che ha fatto prima. Associazioni dirette con l’ultima cosa che ha fatto il personaggio prima ai
fatti precedentemente accaduti.
PANTOMIMA= SISTEMA ESPRESSIVO INDICATO PER RACCONTARE STORIE.

Per Corballis, il linguaggio è gestuale, la verbalizzazione è il proprio dell’Homo Sapiens ma la verbalizzazione


non coincide con la narrazione. La narrazione ci permette di retrodatare il linguaggio, l’elemento di comunanza
del linguaggio è la persuasione. Il fine evolutivo della comunicazione è la tendenza alla persuasione, noi umani
siamo più persuasivi grazie alla narrazione. Nella storia evolutiva umana, circa 2 milioni di anni fa nasce il
linguaggio gestuale. I pensieri umani sono in forma narrativa e la pantomima si presta a raccontare storie.
Pantomima = persuasiva (attraverso il racconto) esprimere i pensieri in forma di storie.
Es. dopo una battuta di caccia - racconto di quello che è avvenuto e stabilire poi i ruoli e programmare un’altra
battuta di caccia.

McBride = tra cacciatori e prede si mette in forma mimica quello che è accaduto
In questa definizione c’è un’azione che è evocata nella mente e una serie di evocazioni associati a questa, la
forza di pantomima è nel raccontare le storie. La pantomima è una serie di gesti, i gesti sono trasparenti non
sono arbitrari sono simili a ciò che rappresenta. Mentre la parola è arbitraria e convenzionale, il gesto è
trasparenza perché ha una relazione di somiglianza con ciò che rappresenta. L’immagine non è soltanto visiva,
può essere tattile ma anche olfattiva; la natura tramite immagini non è legata solo alle azioni.

La pantomima è quindi un sistema multimodale. È contemplata la possibilità di una sequenza di eventi, la


pantomima si potrebbe riconoscere sul piano narrativo.

E gli altri animali?


Pochissimi studi sono stati fatti sugli animali, l’importanza della storia è un fatto recente. Le grandi scimmie
hanno attraverso il gesto la possibilità di comunicare. Lo scimpanzè può mimare il gesto a patto che siano
presenti gli oggetti a cui i loro gesti si riferiscono, può mimare un’azione solo se ha presente di fronte a sé gli
elementi, sono strettamente legati al loro qui e ora. Si attiene a quello e non può sganciarsi
Gli animali però hanno il sistema triadico, quindi perché devono essere legati al qui e ora.

Gli animali immaginano però situazioni future, però De Wall dice che non riescono a comunicare non a pensare
situazioni future.

Sono capaci di pantomima?


Sono capaci di usare la pantomima per raccontare storie?
Sì – No. Bisogna capire la definizione della pantomima.
Sono in grado di produrre gesti pantomimi e quindi riescono a riferirsi ad eventi passati.
Cosa rende pantomimici questi gesti?

I gesti pantomimi si riferivano ad eventi passati, descrivendoli attraverso frasi pantomimiche. Riescono ad
usare gesti per raccontare eventi passati, i gesti però esprimono frasi. Ma la visione è molto ristretta, perché i
concetti mentali sono solo legati alle frasi. Pregiudizio che il linguaggio sia solo frasi.

Solo se la pantomima racconta storie può essere considerata un protolinguaggio.


Può la pantomima raccontare eventi? Per le storie ci serve una sequenza di eventi, le due autrici tradiscono la
definizione di storia. La scimmia però descrive un evento e un solo evento non è una storia, le grandi scimmie
non usano la pantomima per raccontare storie. Gli animali non umani utilizzano la pantomima per esprimere un
evento, ma non raccontano storie.

C’è un uso della pantomima legata a singoli eventi ma non arriva a raccontare storie, è un uso molto limitato.
MCNEILL = la pantomima serve a raccontare storie ma secondo lui non è un precursore del linguaggio umano.

DAL GESTO ALLA PAROLA


Dal PROTOLINGUAGGIO (gestuale-pantomimico) al LINGUAGGIO (verbale).
“It’s hard to pantomime blue” ARBIB – insiste sugli aspetti negativi della pantomima; i colori sono astratti perciò
anche se la pantomima è un sistema astrattivo non riesce a cogliere tutti gli aspetti astratti del linguaggio. Il
passaggio è dall’iconico all’arbitrario, il linguaggio porta ad un livello di astrattezza. Si passa dal gesto alla parola
perché troppo iconico e allora gli umani hanno inventato forme astratte (problema del simbolico).
Non dobbiamo guardare le proprietà negative, non ha un carattere astratto però ha una struttura di storia, non
perde l’ossatura dello storytelling. Le esigenze è quella di migliorare il racconto di una storia, la pantomima dà
una struttura narrativa che il linguaggio ricostruisce ma non inventa da zero. La verbalizzazione non perde il
carattere dello storytelling, ricostruisce solo una struttura data dalla pantomima.
La pantomima ha la struttura narrativa, quindi è un vero e proprio protolinguaggio. Essendo una struttura
prima del linguaggio e dà le basi per l’avvento stesso del linguaggio. Il verbale serve ad essere più precisi, perché
è ambigua la pantomima, ma il linguaggio ci spinge a migliorare l’apparato narrativo dato dalla pantomima.
TEMI TESINA
Tesina – prima introdurre le varie prospettive, la prospettiva che si adotta e quella che si critica; bisogna far
interagire i testi d’esame (prendere ciò che ci serve per l’argomento dai testi), mostrare gli autori cosa dicono e
adottare una delle prospettive. Scegliere un tema in base alla posizione che voglio prendere, rispetto a ciò che ci
ha convinto di più.
1. Linguaggio e azione – abbracciamo la teoria pragmatica per cui dire vuol die compiere una azione (il parlare
è un fare) Chomsky è la parte diametralmente opposta
2. Dalla comunicazione al linguaggio (animali e umani) – Scott Philips differenza qualitativa tra umani e
animali, il modello del codice è il modello della comunicazione animale, gli animali che hanno un mind
reading potenziano il modello del codice ma non lo modificano e vi è continuità dei sistemi cognitivi. Si
inserisce il tema delle origini del linguaggio.
3. Modelli della comunicazione a confronto
4. Architetture cognitive: cosa serve per avere un linguaggio (dopo una panoramica, se ne può scegliere una e
capire quali modelli del linguaggio essa comporta/si può fare il contrario).
5. Basta il mindreading per avere il linguaggio? (il ruolo delle intenzioni comunicative); si può scegliere anche
l’ipotesi che basti (Sperber – c’è bisogno solo del mindreading)
6. Costruire una lingua – il passaggio al sistema espressivo, senza l’espressione non c’è il passaggio alla
comunicazione, il passaggio dal gesto alla parola l’elemento chiave è quello espressivo
7. Serve il protolinguaggio per avere il linguaggio? – non è soltanto una forma che è prima del linguaggio, non
è un linguaggio ma lo permette, nel protolinguaggio dobbiamo trovare delle caratteristiche che ci portano
al linguaggio
8. Linguaggio e adattamento biologico (prospettiva evoluzionistica)
9. Cosa rende una storia una storia?
10. Tempo, spazio e racconto
11. Il cervello narrativo
12. Storie senza linguaggio
Cervello narrativo? Tema relativo alle origini del linguaggio, la narrazione riguarda le origini del linguaggio
13. Le origini persuasive del linguaggio – a cosa serve il linguaggio? Dobbiamo essere più persuasivi di altri
animali, per quello abbiamo ideato la narrazione
14. Architetture cognitive e modelli teorici
15. ToM e narrazione: il ruolo del personaggio – contrastare l’idea che non vi è qualcosa in più al MTT, basta il
mindreading persino per la narrazione; se il mindreading non basta è perché vi è un piano narrativo che è
fondamentale
16. Le spinte selettive alla base del linguaggio – che cos’è il linguaggio?
17. La dimensione estesa della mente (e del linguaggio)
18. A cosa serve il linguaggio
19. Il protolinguaggio pantomimico
20. Dal gesto alla parola

Tomasello – nel parlare ci leghiamo allo spazio


TESINA: circa 10 pagine; riferimenti bibliografici in (APA)
PROGETTO

ONDA MEDIA PER OGNI CONDIZIONE 1. AMPIEZZA 2. LARGHEZZA


Durante le 4 vignette creiamo una aspettativa

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