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2/05/22

Pragmatica cognitiva
La prospettiva di Grice viene riformulata in termini cognitivi, l’attenzione è rivolta a capire quali sono i
processi comunicativi per passare da ciò che si pensa a quello che si dice. Si prova a delineare un modello
teorico che viene messo alla prova con dati empirici. Come funziona il linguaggio vuol dire capire come il
cervello elabora il linguaggio. Alla plausibilità cognitiva si accomuna quella della plausibilità evolutiva.

Sperber e Wilson
Dan Sperber accomuna la teoria della pertinenza al modo in cui il nostro cervello funziona (legato a vincoli
evoluzionistici). La teoria della mente e alcune sue componenti si ritrovano nelle scimmie-> continuità
mente umana e mente animale e comunicazione umana e animale.
Le massive di Grice vengono ricondotte ad un unico principio quello della pertinenza.

Nel modello del codice chi comunica codifica i pensieri in parole e vengono poi inviate all’ascoltatore che
condividendo il codice riesce a decodificarlo. La decodifica, quindi, è il punto di arrivo del processo
comunicativo. Secondo i modelli pragmatici, la decodifica è il punto di arrivo; non si nega che la
comprensione si deve anche alla codifica, ma si sottolineare che dalla decodifica si può capire l’intenzione
del parlante.
Gli enunciati verbali sono solo degli indizi che noi offriamo e più sta al nostro ascoltatore di capire gli indizi
e riempirli di significato. Proprio perché la decodifica è il punto di partenza gli enunciati sono solo indizi,
frammenti che forniamo in maniera ostensiva al nostro ascoltatore che prova a costruire una ipotesi.

Nel modello del codice la comunicazione va sempre a buon fine, nel modello della pertinenza la
comunicazione è sempre soggetta a fallimento perché appunto l’ascoltatore fa una prova nel cercare la
comprensione dell’enunciato (gli indizi sono frammentari e le ipotesi non sono definitive). La teoria della
pertinenza utilizza inferenze sono non dimostrative, tante premesse ma senza una unica soluzione. Le
inferenze non dimostrative sono solo dei pensieri automatiche e inconsce che portano a fare una ipotesi.

Mi soffermo sul significato letterario perché è un indizio che vi è qualcosa in più che l’interlocutore vuole
dire qualcos’altro.

Uta Frith - L’autismo


Comunicare non è una impresa semplice, tuttavia, chi è soffre di autismo ha difficoltà a passare da ciò che
si è detto a capire le intenzioni del parlante.

Le inferenze non sono deduttive ma non dimostrative; il comportamento ostensivo aiuta a ricostruire le
intenzioni, il modo in cui rendiamo manifesto a ciò che vogliamo riferire.
L’intenzione informativa = l’intenzione che il parlante ha nell’informare qualcuno di qualcosa.
Un comportamento genuinamente informativo richiede l’intenzione comunicativa = ti informo e ti informo
del fatto che ti voglio informare di qualcosa. (secondo libro p.84)
Es: ammettiamo che siamo ad una festa e di avere in mano un bicchiere di vino, man mano il vino
finisce e la padrona di casa ci versa altro vino.
- In questo caso c’è una intenzione informativa perché il mio comportamento è stato colto e
nell’altra persona si è creata una credenza-> non è una comunicazione genuina.
- L’intenzione comunicativa può essere l’utilizzo di uno sguardo, intenzione mutualmente manifesta
tra ascoltatore e comunicatore: ti faccio capire che il bicchiere è vuoto e anche che voglio dell’altro
vino (mi assicuro che l’altra persona mi stia guardando e mi riguardi).

Intenzione comunicativa: capisco il contenuto comunicativo ma anche che chi sta utilizzando quel gesto lo
sta facendo per ottenere uno scopo (una intenzione sull’intenzione).
Come si fa a catturare l’attenzione? Come si crea un buon indizio? I comportamenti non verbali devono
aiutare a ricostruire le intenzioni del parlante.
La pertinenza non è una proprietà dello stimolo ma è relazionale, non è situata nell’informazione.
Essa viene definita in riferimento a due nozioni:
- Pertinenza ed effetto cognitivo

Produce una modifica (aumento di informazione, rivedere le mie credenze…) nel mio stato delle
credenze. Proprietà relazionale fra stimoli e obiettivi.
- Pertinenza e sforzo di elaborazione

Più è grande lo sforzo di elaborazione minore sarà la sua pertinenza. Ma c’è comunque un
rapporto fra sforzo e benefici.
In termini di effetto cognitivo
- La a e la b sono più efficaci
- Tra b e c l’effetto cognitivo è lo stesso, ma c è più complicato come comunicazioni
- La b è quindi quella preferibile

I nostri sistemi cognitivi cercano la pertinenza dell’informazione. La nostra mente è il


prodotto della selezione naturale. Per cui la cognizione per questo motivo presenta sia una
plausibilità cognitiva che evolutiva.
Mindreading

La teoria della pertinenza riconduce tutto alla teoria della mente. La capacità che noi abbiamo di
attribuire stati mentali a noi stessi e agli altri per capire i comportamenti.

Tutti i comportamenti umani sono interpretabili in stati mentali, siccome le credenze muovono i
comportamenti il modo in cui noi attribuiamo gli stati mentali dipende dal mindreading.
Mindreading è un comportamento predittivo riesce quindi a prevedere i comportamenti altrui. È un
sistema cognitivo così presente che vediamo menti umani anche dove non ci sono.
Esperimento Heider & Simmer
Mostrando un video in cui si muovono delle figure geometriche e gli intervistati riportano queste
spiegazioni:

Baron-Cohen ipotizza che chi descriva il video in maniera letterale soffra di qualche forma di autismo in
quanto tendiamo a pensare e collegare un’animazione alla figura umana.

Intorno ai 4 anni di età i bambini sviluppano la capacità di immaginare che le persone abbiano una credenza
diversa dalla propria. Attribuire quindi delle false credenze.
La teoria della mente quindi si dovrebbe sviluppare attorno al quarto anno di età, in realtà i bambini anche
molto piccoli riescono a riconoscere le intenzioni dell’interlocutore. Quindi come è possibile che riescano a
riconoscere le intenzioni ma solo a 4 anni superano il test della falsa credenza?
Dei bambini (di un anno e mezzo) durante un gioco, devono capire come riprendere la chiave per
riprendere dei giocattoli nascosti. Vengono create tre condizioni.
La terza cognizione ha il bisogno della teoria della mente per capire il comportamento ostensivo.
Come si conciliano dati di questo genere con i dati della falsa credenza?
La falsa credenza richiede il linguaggio, ma non è detto che non capisca le intenzioni. La teoria della mente
è fultifunzionale e composta da due strati.
La teoria della mente precede il linguaggio, il fatto che sia presente nelle scimmie è punto forte che
filogeneticamente la teoria della mente è necessaria, nasce come capacità di capire i comportamenti
umani. È un expatation ai fini della comunicazione.

9/05/22
Teoria della mente in senso ampio-> la scimmia riesce a comprendere le realizzazioni percettive di un’altra
scimmia (lettura della mente su stati percettivi).
La capacità delle grandi scimmie è poi stata testata negli anni, e si è visto che le scimmie sono in grado di
attribuire una falsa credenza agli altri.
La teoria della mente è a fondamento della comunicazione umana così come la conosciamo noi oggi. Le
scimmie utilizzano la direzione dello sguardo come strumento di comunicazione. La capacità del
riconoscimento delle intenzioni dei parlanti è parte di un contesto di continuità, perché è il prodotto di
processi evolutivi.
Qual è la caratteristica propriamente umana del linguaggio umano? (p. 154)
- Uso creativo del linguaggio per Chomsky (coerenza e consonanza)
Secondo Chomsky è un problema perché è un paradosso: da un lato c’è la libertà del linguaggio da
stimoli esterni e interni, dall’altra però il linguaggio è appropriato al contesto. Il linguaggio è
indipendente dal contesto ma lo rispetta. L’appropriatezza è divisa fra coerenza e consonanza.
Chomsky sostiene che il problema di Cartesio non abbia una risposta, perché fonda il suo pensiero sulla
grammatica non prendendo in considerazione un modello pragmatico del linguaggio.

Il nostro essere appropriati è un prodotto secondario del nostro essere ancorati al contesto reso
possibili da sistemi cognitivi. La coerenza è una proprietà del linguaggio che emerge nel contesto dei
discorsi.
1. Esaminare i sistemi cognitivi che ci ancorano al contesto-> i tre sistemi cognitivi (teoria della mente,
cognizione spaziale e temporale)
- Sistema di proiezione nello spazio-> la percezione e la localizzazione degli oggetti nello spazio
danno un ancoraggio diverso nel contesto, posso proiettarmi nelle mente altrui cercando di
catturare il modo di percezioni degli oggetti.
Proprietà dei simboli: dislocamento. Questa capacità di dislocamento è presente nei nostri sistemi
cognitivi che poi si ripercuotono sul linguaggio. Ci sganciano e ci agganciano al contesto
contemporaneamente.
- Sistema di proiezione nel tempo

- memoria episodica: possiamo rivivere esperienze passate, rivivere gli eventi


- pensiero episodico futuro: siamo in grado di immaginarci nel futuro che può essere a breve termine
o meno. Questa capacità è importante per interpretare dei comportamenti (es. trasportare delle
pietre da parte degli ominidi è connesso all’immaginarsi di uno scenario -> immagino che mi possa
aiutare in uno scenario diverso).
- Memoria semantica: processi legati al sapere, riguarda le rappresentazioni astratte e impersonali
che vanno a costruire le conoscenze del soggetto
- Memoria episodica: ha a che fare con gli eventi privati del soggetto
Esse non coincidono, perché delle prove sperimentali della neuropsicologia hanno evidenziato che
si può perdere la memoria episodica pur rimanendo intatta quella semantica. Ma perdendo la
memoria episodica si perde anche la capacità di proiettarsi nel futuro.
Nella condizione passata si chiedeva il ricordo di un evento passato, nella condizione futura i
meccanismi celebrali sono i medesimi ma il livello di prevedibilità è maggiore, e di conseguenza le
aree interessate del cervello.

Emergono contemporaneamente nel bambino attorno al quarto anno di età. I bambini di quattro
anni fornivano delle risposte più complesse e se rispondevano in maniera dettagliata nel passato lo
facevano anche nel futuro. È evidente quindi una presenza esplicita di questa capacità intorno ai 4
anni e successivi.

2. Proprietà pragmatica del discorso

Chomsky prende in considerazione l’enunciato e i processi che consentono di formare frasi ben
formate dal punto di vista sintattico. Il modello della grammatica universale è una microanalisi.
Se ci spostiamo nella macroanalisi si interpretano le relazioni esterne tra enunciati. La coerenza è
una proprietà del discorso, è il modo in cui gli argomenti interni a un discorso sono organizzati in
maniera strutturata rispetto a un obiettivo, un piano o un tema generale.
Coesione: colleghiamo due frasi continuative tramite meccanismi grammaticali o lessicali.
Mettiamo in crisi il fatto che un discorso per essere coerente deve essere coeso.
Questa idea di coesione come caratteristica imprescindibile per la coerenza cade perché ad
esempio i pazienti schizofrenici riescono a scrivere in maniere grammaticalmente corretta ma c’è
una carenza di coerenza. I discorsi deraglianti degli schizofrenici richiamano la metafora della rotta,
passano da un argomento all’altro senza avere un topic centrale (deragliamento).
Quali sono i sistemi cognitivi che ci aiutano a mantenere la rotta?
Se vi è una lesione nelle aree frontali del cervello c’è una incapacità di mantenere la rotta. Viene
chiesto a dei pazienti di ripetere ciò che gli è stato detto ma vi è un (tangenzialismo), il paziente va
per la tagenziale perdendo il compito che gli è stato chiesto.
Ci consentono di guidare il comportamento in situazioni complesse e conflittuali in cui vi sono più
stimoli e bisogna scegliere quello più pertinente. I discorsi coerenti hanno un comportamento
finalizzato.
16/05/2022
Patologie del linguaggio_> capire i sistemi cognitivi che hanno una influenza sulla coerenza discorsiva.
Incoerenza discorsiva:
- Il deragliamento è quello in cui c’è un continuo scivolamento del topic (c’è la coesione o coerenza
locale perché gli enunciati tra loro adiacenti sono in una relazione di contenuto).
- Mentre la tangenzialità è un caso di un’inapropriatezza sembra essere lì per lì coerente per poi
perdere completamente l’argomento iniziale.
Non c’è un obiettivo perché c’è un problema di pianificazioni e comportamenti prestabiliti, se non
riescono ad immaginarsi lo scopo non riescono neanche a pianificare i passi del discorso.

La conversazione sia le forme basilari sia quelle più complesse sono la forma più naturale del linguaggio. Le
grandi scimmie non sono in grado di conversare.
Il caso di Panbanisha
È un Bonomo, che fa parte dello stesso gruppo di studio di Kanzi. Riesce a comunicare con i lessi grammi ma
comprende anche l’inglese conversazionale. Panbanisha viene portata in giro per il parco dai ricercatori, tra
cui vi era anche un cane, la scimmia lo attacca la prima volta. Successivamente dopo lo spavento del cane
quest’ultimo viene preso in braccio e Panbanisha diventa gelosa. La ricercatrice cerca di spiegare a
Panbanisha perché non può essere presa in braccio.
Carattere direzionale-> parlante e ascoltatore hanno un obiettivo comune;
Carattere cumulativo/progressivo-> in questo sforzo condiviso e comune va avanti la conversazione,
vengono aggiunte informazioni man mano e si va avanti sulla base della costruzione iniziale; la capacità di
cambiare idea e opinione è tale grazie a queste tre caratteristiche.
Questo per dire che il “discorso” tra la ricercatrice e Panbanisha non può essere considerato tale data la
mancanza di questi tre punti chiave

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