Il composto metodo significa “strada con la quale” (da meta, oltre, con e odos, cammino)
Cartesio proclamava il ruolo centrale del metodo nell’attività individuale. Aveva definito il
metodo come “regole certe e facili che, da chiunque esattamente osservate, gli renderanno
impossibile rendere il falso per vero e lo condurranno alla conoscenza vera di tutto ciò che sarà
capace di conoscere.
Bacone afferma che il metodo di ricerca mette quasi alla pari tutti gli
Diviene sempre più esplicita l’idea che la verità e la certezza siano coniugabili.
L’idea di un programma che stabilisca in anticipo una serie non modificabile di operazioni
eseguendo le quali si raggiunge la conoscenza scientifica su un qualsiasi argomento è tuttora
uno dei significati prevalenti dell’espressione “metodo scientifico”. (metodo ipotetico deduttivo).
Sono comunque in parecchi a sottolineare il fatto che il metodo è soprattutto una scelta fra i
modi alternativi di procedere. La questione metodologica propriamente detta è la scelta della
tecnica in funzione della natura del trattamento che ciascuna tecnica fa subire al suo oggetto.
Il metodo è quindi qualcosa di molto più complesso di una semplice sequenza unidimensionale di
passi.
Il termine tecnica designa una capacità artistica tipica dell’arte domestica, trasmissibile da
padre in figlio, dell’artigiano.
Secondo Gallino la tecnica è un complesso più o meno codificato di norme e modi di procedere
riconosciuto da una collettività, trasmesso o trasmissibile per apprendimento, elaborato allo
scopo di svolgere una data attività manuale o intellettuale di carattere ricorrente.
In un secondo significato, una tecnica si serve delle conoscenze acquisite dalle scienze sulla
realtà per modificare questo o quell’aspetto della realtà stessa.
In un terzo significato, sono le scienze a servirsi delle tecniche per conoscere meglio questo o
quell’aspetto della realtà.
Compito del ricercatore metodologo è scegliere via via il percorso, tenendo conto della natura
dei sentieri esistenti, del tempo e delle risorse disponibili.
L’essenziale del concetto di metodo sta nella scelta delle tecniche da applicare a quello specifico
problema nella capacità di modificare e adattare tecniche esistenti, nella capacità di immaginare
percorsi nuovi che diventeranno altre tecniche.
5. Epistemologia e gnoseologia
Fra gli aspetti della realtà e i concetti che li rappresentano non c’è un giunto rigido, una
corrispondenza biunivoca.
Il fatto che l’assoluta mancanza di una certa esperienza rende difficile la formazione di un
concetto che la descriva non comporta che l’esperienza ci detti il modo in cui dobbiamo
concettualizzarla. L’idea di una forte dipendenza delle nostre idee dalle nostre sensazione è la
marca distintiva della corrente gnoseologica che va sotto il nome di empirismo.
2.2 Il rapporto fra realtà e linguaggio
Il fatto che il giunto tra referenti e termini non sia rigido non significa affatto che esso sia
completamente arbitrario. Il termine non è affatto arbitrario per il singolo parlante, che trova
una lingua già fatta; egli è condizionato dai moduli della sua lingua anche quando esercita la sua
creatività. Non siamo liberi di assegnare nomi a caso, perché una lingua è un sistema non una
mera sommatoria di elementi indipendenti e quindi ha i suoi vincoli.
Pensiero e parola sono a tal punto connessi, interdipendenti e condizionati l’uno dall’altro che è
del tutto impossibile considerare un elemento facendo astrazione dall’altro.
Così anche il giunto fra termini e concetti non è rigido, ma si modifica continuamente nello spazio
e nel tempo.
Metodo = met + odos strada con la quale metodo come strada per raggiungere un certo
fine.
• Non è specialistico
• Non servono conoscenze speciali
• È un’attività concettuale, un elemento impalpabile che ha sede nel mondo del pensiero.
Metodo scientifico = programma che definisce una serie non modificabile di operazioni, tramite
le quali si raggiunge una conoscenza scientifica.
Il metodo ipotetico deduttivo coniato dai neoempiristi (tutto viene dell’esperienza) nella fine
dell’800, si articola in:
• Definire il Problema
• Inserire il problema in un quadro teorico
• Immaginare una o più ipotesi
• Raccogliere dati
• Analisi dei dati per verificare o respingere l’ipotesi
A questo si aggiunge la fase creativa ARTE scelte sono le azioni creative, l’ideare delle
soluzioni.
Il metodo è collegato alle tecniche non sono neutrali; contribuiscono a creare la soluzione.
3.1 I CONCETTI
▪ Un concetto è l’unità fondamentale del pensiero; tutt’altro rigide e omogenee fra loro. È
delimitato, ordinato e ben definito.
▪ La formazione di concetti ci aiuta a ridurre la complessità del mondo e a muoversi sicuramente
nella realtà.
▪ Siamo noi a fare concetti (racconti) sul mondo dipendendo del pezzo di realtà vissuta: i
concetti sono prodotti dalla società non dagli individui perché è comune a tutti.
▪ Si pensa che noi non cerchiamo i concetti ma loro vengono a no; sono formati dallo stretto
rapporto tra l’ambiente fisico e quello sociale; ha una stabilità perché le rappresentazioni
sociali sono più stabili di quelle individuali.
▪ La proprietà dei concetti è la loro utilità.
▪ La loro attribuzione è una scelta, non è automatica.
▪ Nascono dalla nostra necessità di descrivere il mondo che ci circonda, i nostri interessi e i
nostri valori.
▪ Il concetto è una nuvola: la guardi dopo un po’ ed è cambiata, la riesci ad identificare ma non
sarà uguale alla prima. Questa metafora spiega come i vediamo i concetti: hanno qualcosa di
simile e un significato condiviso ma sono adattabili alla realtà in torno a noi.
Ogni concetto ha un REFERENTE (l’oggetto dei nostri pensieri). Ogni individuo sceglie, crea e
opera dei ritagli nel flusso indistinto dell’esperienza.
▪ Utilizziamo nella vita i concetti che ci sono più utili.
▪ Come creiamo i concetti? Decidiamo di ignorare le differenze percettive che rendono unico
un oggetto. Oggetti che ci sembrano simili vengono collocati in una stessa categoria.
È non indivisibile perché possiamo distinguere delle particolarità dentro di essi e individuare la
sua INTENSIONE: l’insieme dei suoi aspetti, che a sua volta possono essere contingenti, necessari o
definitori. L’intensione ci consente di fare un’associazione di idee nella definizione di un concetto,
e man mano individuiamo aspetti ci guidiamo dall’intensione del relativo concetto che può essere
molto diversa dall’originale. Esempio del gatto, felino a quattro zampe, miagola, ecc.
Poi abbiamo che l’insieme dei referenti è l’ESTENSIONE del concetto. È relativa a un determinato
ambito e molte volte infinita.
*articolando l’intensione riduco l’estensione. Relazione inversamente proporzionale*
Alcuni soggetti che sono referenti del primo concetto non sono referenti del secondo, e altri che
sono referenti del primo e del secondo non lo sono del terzo. Possiamo quindi immaginare questi
concetti come situati su differenti gradini di una ipotetica SCALA DI GENERALITÀ. Poniamo il
concetto di A e il concetto di B su due gradini diversi quando consideriamo che tutti i referenti A
sono anche referenti di B, mentre non tutti i referenti di B sono referenti di A. In tal caso diremo
che B è un genere rispetto ad A, mentre A è una specie di B. Si verifica una classificazione.
Le scale di astrattezza dettano che da un oggetto complesso si passa dritto a uno logico, per cui si
preferisce il termine scala di generalità giacché i concetti sono SEMPRE astratti.
Per ogni diverso modo di articolare l’intensione di un concetto si forma quindi una diversa scala di
generalità, attraverso un processo di fundamentum divisionis.
Tipizzazione Concetti già formati aiutano a ridurre la complessità dell’esperienza e quindi
aiutarci nel mondo. (Schutz)
I concetti possono essere:
• singoli = la mia penna
• generale = la penna
• plurimo = le mie penne
1. Frege: il concetto è qualcosa di oggettivo che non viene costruito per opera nostra, né si
forma in noi. Talvolta solo dopo immensi sforzi intellettuali, durati secoli, l’umanità è riuscita
a conseguire la conoscenza di un concetto nella sua forma pura.
2. Durkheim: un concetto non è il mio concetto, è comune con altri uomini, se è comune a tutti
vuol dire che è opera della comunità.
3. Nietzsche: le prime due tesi sono state messe in dubbio dai risultati delle ricerche
cognitiviste: “un pensiero viene quando è lui a volerlo e non quando lo voglio io”.
4. Legrenzi: noi non cerchiamo mai deliberatamente di formare un concetto. Esso è sempre una
reazione all’ambiente fisico e sociale, il processo è per la maggior parte inconscio.
5. Schutz: la conoscenza sedimentata in una cultura fornisce all’individuo non solo le
costruzioni concettuali consolidate, ma anche gli strumenti attraverso i quali potrà costruire
concetti nuovi.
6. Kant: il mondo esterno lo conosciamo attraverso delle lenti e facciamo delle letture cognitive.
7. Weber: siamo immersi in un flusso infinito di esperienze. Prende atto che noi viviamo nella
realtà e operiamo con retagli, che sono dei concetti. Non sono liberi creazioni della mente.
Quando l’interazione tra individuo e società con equilibri diversi tra la componente personale
(soggettiva) e quella interpersonale (intersoggettiva), la qualità della comunicazione dipende da
quale di queste due componenti prevale. Mentre più intersoggettività c’è, meglio capiamo.
I concetti e le strutture concettuali più complesse non affermano niente sui loro referenti. Non
sono pensabili come veri o falsi perché ognuno la vede diversa.
Verifichiamo solo una proposizione, non un concetto. Non verifichiamo la nazionalità, il sesso, ma
lo rileviamo.
Una proprietà è composta da un insieme di stati che si manifestano nella realtà in modi diversi. È
nel mondo della realtà ma le vediamo nel mondo del pensiero perché ciò che osserviamo è già
contestualizzato nella nostra mente.
Gli ASSERTI sono le locuzioni che predicano qualcosa a proposito del soggetto, è pensabile come
vero o falso e sono potenzialmente accertabili. Mentre che i concetti sono una proprietà che cerca
un’utilità e può essere più o meno utile. Unico strumento di pensiero che può, almeno in linea di
principio, essere mostrato vero o falso con un adeguato controllo empirico.
Positivisti e empiristi logici attribuivano la legittimità scientifica ad asserti effettivamente
accertabili come V/F. La scienza non potrebbe affermare nulla sul passato o sul futuro non
immediato, né su fenomeni non raggiungibili con gli strumenti di cui dispongono. Sono concetti
rivedibili.
Esempio: fumare provoca il cancro ai polmoni. È pensabile come vero o falso.
Sono combinazioni a vari livelli di complessità dei pre-asserti un solo concetto costruito
attraverso la combinazione logica di più concetti.
Spesso non si ottiene una risposta univoca della verità/falsità di un asserto, per questo a volte
sono concepibili livelli intermedi (valori di verità).
Ecco perché si deve precisare che gli asserti scientifici, come gli asserti dell’uomo comune, devono
solo essere pensabili e potenzialmente accertabili come veri o falsi. Potenzialmente perché
SPIEGAZIONE CAUSALE:
Quando tra due asserti viene stabilito un nesso causale (perché) sulla base di un supposto legame
causale tra i referenti viene proposta una spiegazione. La sua caratteristica è la plausibilità
Esempio: alle ore 12.00 del 18 ottobre 2010 Mario ha dato un pugno a Giuseppe perché Giuseppe lo ha
urtato.
La spiegazione è pensabile come vera o falsa, ma non è percepibile, non è osservabile. È una
supposizione.
Le definizioni stipulative non sono pensabili come V/F perché non c’è u accordo, ma sono
opportune. Es.: avere socializzazione anticipatoria: studiare un paese prima di trasferirti.
*Qualunque affermazione è un asserto, mentre che i concetti e le strutture concettuali come
pre-asserti*
Attributi specifici:
• Pre-asserto: utilità: quanto sia rilevante il fundamentum divisionis scelto per la ricerca;
• Asserto: accetabilità.
• Spiegazione: plausibilità.
LA CLASSIFICAZIONE
Una coppia di concetti che stanno fra loro in rapporto genere/specie, implicano una
classificazione. I referenti vengono divisi in A e non A.
ESEMPIO: prendiamo il concetto di sistema politico. Un aspetto della sua intensione (e quindi una delle
proprietà dei sistemi politici) è il principio di legittimazione dei governanti. Se questo aspetto è assunto
come fundamentum divisionis, le classi potrebbero essere: teocratico, autocratico, aristocratico,
democratico, etc.
I confini tra le classi sono rigidamente delimitati: data una qualsiasi coppia di classi, nessun
referente dev’essere attribuibile ad entrambe le classi della coppia (criterio della mutua
esclusività). Il complesso delle classi deve essere esaustivo: ogni possibile stato sulla proprietà
che si è adottata come fundamentum divisionis deve essere assegnabile ad una delle classi. La
mutua esclusività è una proprietà di ciascuna coppia di classi; l’esaustività è un requisito
dell’insieme delle classi.
Il livello di complessità aumenta con la TIPOLOGIA, che viene prodotta articolando
simultaneamente due o più fundamenta divisionis, cioè due o più aspetti dell’intensione di un
concetto di genere.
• Aristotele compito della scienza era identificare la natura di ogni specie di oggetto della
conoscenza la conoscenza deve essere certa, definitiva, indipendente dal soggetto
conoscente.
• Galilei compito della scienza è di formulare asserti controllati e decisi in modo
impersonale cioè senza alcun contributo delle conoscenze e delle valutazioni dei singoli
scienziati
Novità nella visione galeliana:
o Gli oggetti perdono importanza, servono solo come portatori di stati su una proprietà.
o Ci interessano le relazioni tra queste proprietà
o Si deve trovare la forma matematica che queste relazioni hanno in natura
Lo sperimentatore:
• Isola la proprietà P, detta sperimentale
• Sceglie una o poche proprietà, dette operative
• Identifica poche proprietà che tiene costanti
• Impone variazioni alle proprietà operative
Nelle scienze umane non posso limitare tutte le variabili, e alcune proprietà non possono essere
modificate perché sono fisse (sesso) o perché variano secondo processi naturali (età).
• Ogni soggetto che si pone come vettore-riga di una matrice è perfettamente scindibile nei
suoi stati sulle proprietà rilevate e registrate nella matrice
• Ogni stato su una proprietà una volta trasformato in dato della matrice è del tutto separato
dall’individuo che lo detiene
• Ogni stato è totalmente indipendente dagli stati dello stesso soggetto su altre proprietà.
• Ogni stato trasformato in un dato è fungibile con qualsiasi altro dato della stessa variabile.
• Ogni stato su una proprietà al quale, applicando una definizione operativa è stato
assegnato un codice numerico su una variabile, trasformandolo in un dato della matrice, è
trattato come perfettamente uguale a qualunque altro stato su quella variabile. In altri termini
tutti i dati che hanno lo stesso codice numerico sulla stessa variabile sono trattati come
identici.
-Solo questo complesso di assunti rende possibile l’analisi dei dati.
-La relazione della variabile nella matrice è data dal ricercatore.
*Casi devianti: Lazarsfeld: quando vedo che un dato non è ciò che mi aspetto, studio quel
individuo in profondità*
4.4 IL METODO DELL’ASSOCIAZIONE
La netta preferenza per le proprietà quantitative caratterizza l’approccio che diventa standard
• L’approccio standard utilizza procedure si occupa di relazioni tra variabili utilizza
il metodo dell’associazione si cercano associazioni tra le proprietà. Si vogliono spiegare
e stabilire le relazioni causali tra le variabili -- a certi valori della variabile A tendono a
corrispondere certi valori della variabile.
Si può far risalire l’approccio “qualitativo” all’opera di Dilthey che sosteneva che le scienze
umane non potevano seguire modelli universali di spiegazione basati sulla causalità, ma dovevano
cercare la comprensione delle motivazioni del soggetto attraverso una forma di empatica con
esso, garantita dalla comune natura umana del ricercatore e del soggetto studiato.
La matrice è l’intersezione in una tabella a doppia entrata tra un fascio di vettori paralleli
orizzontali e un fascio verticale. È collegata al mondo del linguaggio. È un’organizzazione
sistematica della raccolta e registrazione delle informazioni che ci interessano sugli oggetti che
studiamo. Essa non fotografa la realtà ma rappresenta alcune parti in maniera più o meno fedele.
Nella matrice dei dati i vettori orizzontali si riferiscono a oggetti e quelli verticali alle proprietà di
questi oggetti. Il termine OGGETTO è inteso in senso gnoseologico: gli oggetti nelle righe di una
matrice dei dati possono essere individui, famiglie, gruppi. Qualunque cosa di cui si vogliono
conoscere le proprietà, gli attributi, le caratteristiche. Ma in una data matrice tutti gli oggetti
devono essere dello stesso tipo (unità di analisi), e questo determina il tipo di proprietà che si può
inserire nelle colonne. Quando si accetta di venire intervistato si diventa un caso, è ogni esemplare
dell’unità su cui si raccolgono le informazioni. In una ricerca si deve definire anche l’ambito spazio
temporale che ci interessa (generalmente presente) Sulle righe ci sono i casi e sulle colonne ci
sono le proprietà (variabili).
Campione casuale semplice = quando la probabilità di estrazione è la stessa per ogni elemento.
Campione casuale = ogni membro della popolazione ha una probabilità nota e superiore a zero di
essere estratto. Alle aree remote si assegna un numero minimo di interviste para que haya chance
bajo de ser entrevistado pero de todos modos haya.
• Questa distinzione è piegata agli interessi economici delle agenzie dei sondaggi e poco a quelli
della scienza.
La popolazione viene suddivisa, per ragioni pratiche e/o teoriche, in N sotto-insiemi di ampiezza
nota e da ciascuno di essi si estrae almeno un membro del campione.
Atomismo = tutti gli uomini sono uguali, non serve studiare i singoli individui, viene ignorata la
specificità del singolo e del contesto in cui è inserito.
Attendibilità: stabilità delle registrazioni/precisione degli strumenti. Mi posso fidare?
Si deve ricordare che le proprietà di una popolazione possono essere costanti o variare. Variano se
membri differenti della popolazione hanno stati diversi su di esse. Suore nel convento e fuori.
CAP. VI: LE COLONNE DELLA MATRICE: DALLE PROPRIETÀ ALLE VARIABILI. LA FEDELTÀ
DEI DATI E L’ATTENDIBILITÀ DELLE VARIABILI
Sulle colonne della matrice dei dati relativa ad una ricerca si trovano le variabili che rappresentano
le proprietà che interessano gli autori di quella ricerca.
Le unità di cui raccogliamo le informazioni spesso non coincidono con le unità di riferimento
diventano unità complesse o aggregati (es. ospedali, scuole, istituzioni, etc.). Intervengono o sono
parte del concetto di studio.
Complesso di tutte le operazioni intellettuali e materiali che permettono di passare dagli “stati”
della realtà a numeri che rappresentano questi stati nella maniera più fedele possibile. È il
processo mediante il quale una proprietà nel mondo reale viene trasformata in una variabile nella
matrice. Si ha un dato quando si incrociano due vettori.
Una variabile è un vettore di segni che rappresentano gli stati dei casi sulle proprietà, per le quali
spesso è necessario un piano di codifica. È il caso di sottolineare il fatto che in tutti i piani di
codifica è necessario prevedere una cifra specifica per le informazioni mancanti.
La sensibilità è il rapporto fra il numero di stati di una proprietà che consideriamo nel nostro
piano di codifica e il numero di stati differenti che la stessa proprietà può assumere.
Il piano di codifica è parte del complesso di regole e convenzioni che permettono di trasformare
una proprietà in una variabile nella matrice. Questo complesso si chiama definizione operativa e
le parti che la costituiscono variano a seconda della natura della proprietà. Le differenze più
importanti sono legate al tipo di unità di analisi, e di conseguenza al tipo di tecnica con cui si
raccolgono i dati.
Il ricercatore sceglie la sensibilità che gli interessa rapporto tra il numero degli stati della
proprietà che prendiamo in considerazione e quelli che può assumere nella realtà.
WILD CODE CHECK = l’analisi delle distribuzioni di frequenza di tutte le variabili di una matrice
per scoprire eventuali codici non previsti. Dobbiamo controllare ci dati al ojo por ciento, al ver
que hay algo que no nos cuadra por lo que lo comparamos con otros datos externos y arreglamos.
CONSISTENCY CHECK = consiste nell’esplorare la matrice, si basa sul fatto che alcune
combinazioni di categorie sono socialmente o giuridicamente impossibili in una data società: non
si possono avere preti di sesso femminile, né casalinghe di sesso maschile, né professori senza
laurea, etc.
• Tutte le altre forme di controllo si applicano confrontando i dati con informazioni che si
trovano fuori dalla matrice richiedono costi elevati, sono ostacolati dalla privacy,
richiedono un notevole investimento di tempo.
• INTERVISTA SULL’INTERVISTA l’unico modo per avere indizi sulla fedeltà delle risposte a
domande su opinioni e atteggiamenti, ma invade la privacy e costa molto. Conviene usarla
nello studio pilota per trovare qual è la formulazione più efficace della domanda.
Attendibilità = stabilità delle registrazioni, precisione degli strumenti è una proprietà dello
strumento
ha una deriva scientista mutuato dalle scienze fisiche
• Nelle scienze fisiche si parla di accuratezza = proprietà della coppia strumento-osservatore
minore è la varianza maggiore è l’accuratezza
Attendibilità reliability = indice che misura il grado di accordo fra osservazioni ripetute dello
stesso fenomeno.
• Nelle scienze sociali non posso osservare come funziona uno strumento in relazione ad una
persona le differenze intraindividuali producono osservazioni su più persone
• Ogni singola rilevazione produce un vettore
Critiche: arbitraria suddivisione della domanda; non sono applicabili a nessun altro degli
strumenti che si usano in un sondaggio.
Si distinguono per decidere qual è la procedura più adatta a seconda della natura degli stati.
PROPRIETÀ DISCRETE: alcune proprietà di oggetti fisici o di unità di natura diversa, hanno un
numero finito di stati chiaramente distinguibili tra di loro. Si dividono in 3 classi:
▪ categoriali = se gli stati sono semplicemente diversi l’uno dall’altro, ma non c’è alcuna
relazione quantitativa fra loro, è qualitativa. Esempio: la nazionalità di un individuo, il tipo di
regime politico di uno stato, etc.
▪ ordinali = se gli stati hanno relazioni d’ordine tra loro, e quindi si possono ordinare tutti
lungo una scala. Esempio: il titolo di studio di un individuo, il suo grado gerarchico in
un’organizzazione civile o militare, etc.
▪ cardinali = se gli stati hanno relazioni cardinali, nel senso che si può legittimamente calcolare
un quoziente tra loro. Esempio: il numero dei componenti di una famiglia, il numero di posti
letto in un albergo, etc.
PROPRIETÀ CONTINUE: hanno un numero infinito di stati impercettibilmente diversi l’uno
dall’altro. Si dividono in 2 classi:
▪ misurabili = se i loro stati si possono registrare senza la collaborazione attiva dell’individuo
il cui stato si sta rilevando. Es. età, altezza, altitudine, etc.
▪ non misurabili = se è richiesta la collaborazione attiva dell’individuo. Es. atteggiamenti,
livello di soddisfazione della qualità della vita, etc.
Gli stati sono chiaramente distinti. Decidiamo quali stati diventeranno categorie della variabile
creando una classificazione, una struttura concettuale complessa Un requisito fondamentale per
la classificazione è l’esaustività del complesso delle categorie: tutti i possibili casi su una proprietà
devono poter essere assegnati a una categoria.
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Molte classificazioni prevedono una CATEGORIA RESIDUALE “altro” alla quale si assegnano tutti
gli stati che non sembrano attribuibili a categorie che hanno un significato specifico.
• Molti “non so”: temi del questionario non sono interessanti, sono mal formulati o non
vengono capiti per il linguaggio
• Molti “non risponde”: le risposte toccano temi delicati e personali.
• Molti stati assegnati ad “altro”: la classificazione è stata operata con superficialità.
Stabilire un criterio di divisione (aspetto dell’intensione del concetto che viene articolato)
problemi: incertezza del fundamentum divisionis, imprecisione nell’attribuzione dei singoli
oggetti o eventi alle classi.
• Mutua esclusività nessun caso può essere attribuito a più di una classe
Nessun oggetto o evento può essere membro dell’estensione di due classi. Esempio:
▪ Cristiani errore fanno parte della stessa classe
▪ Cattolici
▪ Protestanti
▪ Ebrei
• Esaustività proprietà del complesso delle classi
Quando ha un codice ed è analizzata con tecniche statistiche una categoria cambia nome e si
chiama MODALITÀ. Con l’espressione frequenza di una modalità si intende il numero di dati che
sono attribuiti a quella modalità. La modalità con la frequenza più alta si chiama MODA. Il primo
passo dell’analisi di una variabile categoriale è la produzione della sua DISTRIBUZIONE DI
FREQUENZA, una tabella formata da
PRE-TEST STUDIO PILOTA serve a mettere alla prova la nostra concezione del mondo da
mettere in pratica nell’indagine per evitare errori si somministra preliminarmente il
questionario ad alcuni membri, il più possibile diversi tra loro, della stessa popolazione che si
intende studiare. Ci suggerisce la quantità di sensibilità. Il giusto livello di sensibilità aumenta
l’attendibilità.
Stabilita la categoria bisogna stabilire un codice hanno il solo valore di etichetta con
l’assegnazione di codici si compie il passo più importante nel processo di trasformazione di una
proprietà categoriale in una variabile. Posto che le categorie di questo tipo di proprietà non hanno
alcuna differenza quantitativa tra loro, non c’è alcuna ragione perché i codici siano numerici.
MAQUILLAGE: fase intermedia tra la raccolta delle informazioni e l’analisi dei dati.
Accorgimenti:
consigliabile lavorare con tabelle con un numero di categorie il più possibile ridotte.
• L’importanza di una categoria dipende dal suo significato (autonomia semantica) e dal
numero di dati che le corrisponde.
Sono ordinali le proprietà nelle quali tutti gli stati si possono ordinare lungo una scala secondo un
criterio che corrisponde alla natura della proprietà, di modo che c’è uno stato maggiore di tutti gli
altri, uno minore di tutti gli altri, e ciascun altro è maggiore di uno o più altri e minore di uno o più
altri.
Le categorie di una proprietà ordinale perdono autonomia semantica perché l’interesse passa
dalle singole categorie alla loro sequenza. Per questo in una tabella in cui ci sono più variabili
ordinali si considera l’andamento globale delle celle. Va introdotta la PERCENTUALE
CUMULATA, relativa a una modalità si calcola tenendo conto non solo della frequenza di quella
modalità ma anche delle frequenze delle modalità che la precedono nell’ordine.
Un vantaggio del ricorso alle distribuzioni di frequenze cumulate è che permette di individuare
immediatamente la mediana della distribuzione. In una sequenza di cifre, la mediana è la cifra
che ha lo stesso numero di cifre da entrambi i lati della serie. Se invece di una serie di cifre si parla
di una distribuzione di frequenze, la categoria mediana è quella in cui cade la percentuale
cumulata del 50%.
Le modalità delle variabili cardinali devono essere numeri veri e propri dato che in fase di analisi
si debbono poter sottoporre a tutte le operazioni matematiche.
Di una variabile cardinale non interessa solo la media, ma anche la variabilità, cioè la dispersione
dei suoi dati attorno alla sua media. La variabilità è il nucleo dell’approccio standard nelle scienze
sociale. Se gli stati su una proprietà non variano nel campione questa proprietà si definisce
costante.
Il valore che sintetizzi la dispersione dei dati di un campione si calcola in questo modo:
Il primo passo è trasformare ciascun fato rilevato nel suo scarto dalla media. Il dato X i si trasforma
in xi (Xi – X). La somma algebrica degli scarti di una media è 0 per necessità matematica. Per
evitare che la somma si annulli non ci resta che elevare al quadrato gli scarti prima di sommarli. La
somma degli scarti quadratici si chiama DEVIANZA ed è il modo più immediato di quantificare la
dispersione dei dati d’una variabile dalla sua media.
Qualsiasi distribuzione tende ad apparire più dispersa quanto più numerosi sono i casi. Ne
consegue che per confrontare le dispersioni di due campioni che hanno un numero differente di
casi bisogna neutralizzare l’effetto di questo numero dei casi (N), dividendo la devianza per tale
numero.
Σxi – N = s si chiama varianza e si può usare per confrontare le dispersioni della stessa variabile in
due campioni o popolazioni diverse.
Essendo una media di quadrati la varianza è una grandezza quadratica. Per compararla con
grandezze lineari come la media bisogna estrarne la radice quadrata. Il valore che ne risulta (s) si
chiama SCARTO – TIPO.
A scarti – tipo simili possono corrispondere situazioni reali molto diverse se le medie sono diverse.
Se i vuole un valore caratteristico che assolva alla stessa funzione, basta dividere lo scarto – tipo
per la media (s/X) ottenendo il COEFFICIENTE DI VARIAZIONE, il cui simbolo è V. Questo
coefficiente è una misura assolutamente pura della dispersione di una distribuzione perché è stata
depurata dagli effetti del numero dei casi e del livello numerico medio dei dati. Perciò V è il valore
caratteristico da usare quando si compara la dispersione di distribuzioni diverse.
Si ricorda che le categorie vicino allo 0 hanno maggiore autonomia semantica – num. di figli
Condizioni di misurazione:
• che la proprietà sia continua. Se non lo è non si misura: si classifica (proprietà categoriali e
ordinali) oppure si conta (proprietà discrete cardinali).
• che a monte si sia stata stabilita e riconosciuta un’unità di misura.
• che si effettui un confronto tra l’unità di misura e lo stato dei vari oggetti sulla proprietà
che si sta misurando. Come la proprietà da rilevare è psichica il ricercatore può:
✓ osservare i comportamenti del soggetto e basandosi su questi inferire sullo stato
✓ sollecitare il soggetto di chiarire qualcosa che permetta al ricercatore di inferire
✓ sollecitare al soggetto a compiere egli stesso il confronto fornendo risposte che
collochino il suo stato direttamente sul segmento grafico che ne rappresenta la
proprietà.
SCALA DI LIKERT
Egli propose così ai soggetti intervistati di reagire a ciascuna frase con uno fra vari gradi di
(dis)approvazione. Le affermazioni che il soggetto deve approvare o disapprovare non gli sono
sottoposte separatamente, ma organizzate in batterie che condividono lo stesso schema di
risposta.
Infine, il fatto che le frasi siano organizzate in batterie, se da un lato accresce la rapidità con la
quale le scale Likert si costruiscono, si somministrano all’intervistato sono approvate o
disapprovate da lui e sono analizzate dal ricercatore, dall’altro lato riduce la fedeltà dei dati così
prodotti.
PROBLEMA DEL RESPONSE SET. Tendenza all’acquiescenza: sempre dar consenso e dire di sì.
1. il soggetto finisce con l’essere annoiato dalla routine delle domande.
2. Molti ricercatori non considerano il fatto che spesso i patrimoni di conoscenze e le sfere
di interesse degli intervistati non coincidono con i loro.
3. L’intervistatore si presenta come inviato di un’istituzione accademica e le affermazioni
sono considerate espressioni della Sapienza accademica e non si azzardano a
disapprovarle
4. Induzione delle risposte. Vero?
Likert, per mitigare il problema dei response set propone di mescolare nella stessa batteria
affermazioni di orientamento opposto – dette anche a polarità invertita – in modo che un
intervistato non potesse razionalmente dichiararsi d’accordo con tutte.
FORCED CHOICE Edwards propone di chiedere agli intervistati di scegliere una fra due frasi di
orientamento opposto presentate insieme, una contrapposta all’altra.
SCALA DI GUTTMAN lui introduce il criterio della cumulatività: si somministra una serie di
frasi a un campione di soggetti chiedendo solo se approvano o disapprovano ognuna di esse.
Per risolvere il problema degli errori è necessario togliere dal campione i soggetti responsabili
di troppi errori, visto che evidentemente avevano risposto senza fare attenzione o eliminare
dalla scala le frasi che causavano i più alto numero di errori.
DIFFERENZIALE
SEMANTICO:
SCALA AUTO-ANCORANTE: si chiese ad ogni intervistato di
collocare il suo stato in una scala, ed egli si ancorava alla
scala per stabilire la posizione tra i due estremi.
TERMOMETRO DEI SENTIMENTI: graduato dal al 100,
l’intervistato è istruito a manifestare i suoi sentimenti di simpatia o antipatia. Le si sottopone in
sequenza una serie di referenti pregandolo di manifestare mediante la scala il suo grado di
sim/antipatia.
Non si ottengono tramite una rilevazione diretta, ma scaturiscono d’un rapporto tra due variabili
cardinali già rilevate. Il rapporto tra le due variabili cardinali produce un’altra variabile cardinale
che non si può definire né naturale (perché non si basa su un conteggio) né metrica (perché non è
prodotta da misurazione).
• da due var. cardinali naturali: percentuale di laureati sul totale di persone con più di 20 anni
• da una card metrica + card naturale: quantità di energia elettrica consumata per abitante
• da due card. Metriche: estensione del territorio agricolo sul totale del territorio.
2. Una definizione operativa diretta si può immaginare ma non è affidabile ogni volta che l’unità di
analisi è un essere umano e che la proprietà indagata:
•ha risposte socialmente desiderabili
•è un concetto familiare allo scienziato ma non all’uomo comune
•è qualcosa che la morale dominante nella comunità dell’intervistato considera riprovevole.
Bisogna, così, trovare una o più proprietà che:
•ammettano accettabili definizioni operative dirette
•abbiano una stretta relazione semantica con la proprietà che interessa Queste proprietà si
chiamano indicatori della proprietà X.
Nella scelta degli indicatori entrano in gioco la conoscenza tacita e quella esplicita.
Duplice pluralità:
•ogni concetto che non suggerisce direttamente una definizione operativa richiede una pluralità di
indicatori.
•Ogni concetto che può essere direttamente operativizzato può essere scelto come indicatore di
una pluralità di altri concetti.
Una particolare combinazione di pluralità verso l’alto e verso il basso si trova spesso nell’analisi
secondaria.
La VALIDITÀ è una proprietà del concetto I in quanto possibile indicatore del concetto C in un
determinato ambito spazio – temporale e con una determinante unità d’analisi.
• Validazione di contenuto: giudicano una forma di controllo della validità.
• Validazione per gruppi conosciuti: per vedere se un indicatore era valido in un test, questo
veniva sottoposto a un gruppo dal cui aspettavamo certi risultati.
Al violare l’unicità di criteri si viola la mutua esclusività perché alto-basso-magro (una persona
può essere alta eppure magra).
La TIPOLOGIA è un’operazione mentale con cui creiamo i tipi e l’insieme dei tipi gli scaturisce.
Classe sta a classificazione come tipi a tipologia.
-la condizione fattuale è che non manchino dati su uno o più indicatori: se ne mancano il punteggio
finale di ciascun caso nell’indice deve essere la media e non la somma dei suoi punteggi validi.
-la condizione numerica è che tutte le variabili che si sommano abbiano la stessa estensione di
scale, o almeno un’estensione simile.
-Ci sono indicatori più validi di altri e che quindi bisogna considerare qual è più pesato. Viene
aggiunto un coefficiente numerico. A+2B+0.5
-Criterio semantico: a volte dobbiamo invertire la scala: relazione semantica inversa/opposta
relazione inversamente proporzionale.
Quando la relazione esiste ma non si specifica la natura delle variabili fra le quali esiste, si parla
genericamente di associazione. Il termine opposto è “indipendenza”. Se l’associazione è tra
variabili categoriali, ed emerge analizzando una tabella di contingenza si parla di CONCORDANZA.
Infine il termine specifico per l’associazione fra variabili cardinali e quasi cardinali è
CORRELAZIONE. Se entrambe le varibili sono quantitative si può anche accertare il segno della
loro associazione.
3.bidirezionale simmetrica: le due proprietà esercitano influenze reciproche della stessa intensità.
Sulla base dei dati registrati nella matrice, possiamo solo accertare se fra le variabili A e B esiste
un’associazione, e se è forte o debole: se le variabili sono quantitative possiamo anche stabilire se
questa associazione è positiva o negativa.
9.2 I MODELLI
Sono rappresentazioni grafiche delle nostre ipotesi sulle relazioni fra due o più variabili. Si può
notare che:
a. alcune relazioni fra variabili non sono lineari ma curvilinee e addirittura paraboliche;
b. la capacità di scegliere le variabili giuste da inserire nel modello può consentire di arrivare
a un modello molto semplice che tuttavia fornisce una rappresentazione sufficientemente
corretta ed efficace del fenomeno che ci interessa.
c. Si può attribuire un segno all’associazione tra le variabili
VARIABILI SPURIE: sono le relazioni statistiche profondamente diverse delle relazioni esistenti
nella realtà. --- diagramma di dispersione.
Per ogni relazione unidirezionale definiamo una variabile INDIPENDENTE (esercita l’influenza) e
una DIPENDENTE (subisce l’influenza). Può esserci anche una variabile INTERVENIENTE rispetto
alla variabile indipendente.
È una specie di rete, o diagramma di flusso, in cui tutti i concetti che andiamo scegliendo sono
collocati su un foglio e posti in relazione tra loro mediante frecce come avviene alle variabili in un
modello. Ma la mappa dei concetti ha funzioni ben diverse da un modello, in quanto aiuta nella
scelta dei concetti rilevanti per la ricerca
in seguito si dovranno trovare indicatori quando necessario, fissare le definizioni operative e
raccogliere i dati. Il modello è invece un preliminare di ogni singola procedura di analisi dei dati
mediante tecniche statistiche.
Raccolti i dati compiremo una serie di operazioni preliminari alla loro analisi:
• effettuiamo tutti i controlli sulla fedeltà dei nostri dati che i nostri strumenti e le nostre
risorse ci permettono di effettuare;
• aggreghiamo opportunamente le categorie delle classificazioni che intendiamo inserire in
tabelle di contingenza;
• costruiamo indici tipologici o indici sommatori per sintetizzare adeguatamente le
informazioni fornite dagli indicatori.
Per ipotesi s’intende comunemente un’affermazione circa le relazioni fra due o più variabili. Ogni
ipotesi si può quindi considerare la trasposizione verbale di un modello.