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CAPITOLO 1
INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE
Studiare la comunicazione umana significa studiare la società, ed è proprio questo che giustifica
l’esistenza di una sociologia della comunicazione.
COMUNICAZIONE = è considerata come una trasmissione di informazioni, questa visione è
stata sistematizzata in quella che ancora oggi è conosciuta con la denominazione di teoria
matematica della comunicazione.
INTERAZIONE SOCIALE = processo secondo il quale due o più persone in relazione tra di loro
agiscono reagendo alle azioni degli altri. L’oggetto del processo comunicativo non riguarda soltanto
la trasmissione di dati, ma anche la trasmissione di emozioni, sentimenti.
Questa teoria venne elaborata con lo scopo di ritrovare delle strategie per far fruire il messaggio in
maniera integra dalla sorgente al destinatario, anche in presenza di rumore.
Tra queste strategie possiamo ricordare che:
Il messaggio deve fruire tramite un canale con maggiore larghezza di banda (quantità di
informazione, misurata in bit)
Si deve scegliere un codice rigido e ben definito
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Durante la trasmissione del messaggio è giusto codificarlo mediante un sistema di
ridondanze, vale a dire un sistema di ripetizione, per mantenere il messaggio integro.
Molti studiosi e scuole di pensiero si sono soffermate sul concetto di comunicazione, tra cui: la
Scuola di Palo Alto, Ervin Goffman, e lo psicologo Luigi Anolli.
Scuola di Palo Alto = essa equipara il comportamento alla comunicazione, per tale motivo nega il
requisito dell’intenzionalità. Secondo questi studiosi, infatti, l’uomo comunica anche quando non
vuole comunicare, attraverso i gesti e il nostro comportamento (es. rossore del viso, postura tesa, un
sospiro… sono tutte forme di comunicazione).
Luigi Anolli = secondo lo psicologo Luigi Anolli la comunicazione è uno scambio interattivo
osservabile tra due o più partecipanti, dotato di una intenzionalità reciproca e di un certo grado di
consapevolezza, in grado di far condividere un determinato significato sulla base di sistemi
simbolici e convenzionali di significazione e segnalazione.
Oggigiorno è difficile trovare una definizione unitaria di “comunicazione”, per cui possiamo
considerare la comunicazione quindi come un processo di costruzione collettiva e condivisa del
significato, processo dotato di livelli diversi di formalizzazione, consapevolezza e
intenzionalità.
A partire dalla metà del secolo scorso, gli sviluppi della cibernetica vanno a favore di una visione
che oggi viene definita olistica, ovvero centrata su un intero sistema e sulla reciprocità delle
relazioni tra i suoi elementi.
Ci sono anche da sempre i modelli semiotici, che concepiscono la comunicazione come un
processo di trasformazione piuttosto che un processo di trasferimento di informazione.
Nei modelli semiotici i problemi comunicativi o le decodifiche aberranti, non sono viste come
disturbi esterni al sistema, ma come una possibilità costitutiva di ogni comunicazione che, è sempre
imperfetta e imprevedibile.
Esistono 5 assiomi della comunicazione:
1) Non si può non comunicare
2) Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione di modo che il
secondo classifica il primo
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3) La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i
comunicanti
4) Gli esseri umani comunicano sia con il modello numerico che con quello analogico
5) Tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari
Gli studi più recenti hanno dimostrato che le generalizzazioni più rigide non reggono e che la
comunicazione animale presenta caratteristiche diverse da specie a specie.
Gli scimpanzé, ad esempio, sono in grado di comunicare ai propri compagni la presenza nei paraggi
di qualche predatore, specificandone la natura.
La comunicazione viene appresa attraverso un vero processo di socializzazione.
Le api ad esempio non sviluppano dialoghi, ma solo monologhi.
La referenzialità della comunicazione nelle api si riferisce solo a un numero limitato di oggetti,
come il cibo e la presenza di nemici. Infine, il linguaggio delle api sembra avere una struttura fissa,
al contrario di quello umano che invece si sviluppa e muta in continuazione.
CAPITOLO 2
Il linguaggio verbale permette di comunicare eventi accaduti lontano nello spazio e nel tempo, e
anche di comunicare argomenti complessi come dubbi, incertezze, negazioni, sentimenti e in
generale tutto ciò che non ha un corrispettivo fisico immediato (es. concetto di filosofia o
matematica).
La potenza del linguaggio verbale non proviene dall’uso della voce; infatti, ci sono anche linguaggi
gestuali molto evoluti, come la LIS lingua italiana dei segni, usata dalle persone sorde.
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Simboli: quando il rapporto tra significato e significante è arbitrario e convenzionale (la
parola cane è il simbolo verbale dell’animale)
LA COMUNICAZIONE VERBALE
La comunicazione verbale è un processo sociale che caratterizza l’uomo rispetto a tutte le altre
specie animale e ci permette di comunicare argomenti più complessi come dubbi, incertezze etc. per
cui la parola rappresenta l’universo della conoscenza. Una caratteristica del linguaggio vernale è la
convenzionalità: il rapporto che si crea tra due persone è del tutto normale.
L’idea di un rapporto causale tra linguaggio e conoscenza è stata formalizzata nell’ipotesi della
relatività linguistica di Sapir-Whorf; tale ipotesi afferma che la lingua determinerebbe non solo il
modo in cui parliamo del mondo che ci circonda, ma anche ciò che di questo mondo conosciamo.
La sociologia si occupa sempre delle relazioni che esistono tra linguaggio, conoscenza e struttura
sociale. In questo processo di costruzione sociale della conoscenza, il linguaggio svolge un ruolo
fondamentale in quanto costituisce il materiale di base.
La comunicazione verbale ha avuto da sempre un potere fondamentale nella nostra vita; infatti,
nella Bibbia c’è l’esempio primordiale in quanto Dio disse “sia luce” e luce fu. Ogni parola produce
effetti su chi le pronuncia e chi le ascolta; quindi, venne elaborata a partire dagli anni ’50 la teoria
degli atti linguistici che riassume i principi dell’idea che dire è sempre fare.
Decidere come nominare le cose rappresenta proprio una forma di potere. Ogni parola ha una
connotazione specifica che non è mai legata solo al significato letterario “extracomunitario” della
parola, ma possiamo notare come il linguaggio rispecchi spesso anche le diseguaglianze di genere,
assumendo il maschile come “standard” e associando al femminile un senso che può essere di ironia
o di disprezzo.
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Accanto alle pause vuote (silenzio) tutti noi utilizziamo le cosiddette pause piene (suoni
verbali come mmh, ehm…) che servono sia per prendere tempo, sia per governare lo
scambio dei turni e gestire l’andamento complessivo della comunicazione.
Anche il silenzio (pausa vuota) può “parlare” più delle parole. Può infatti indicare un’ottima
o una pessima relazione (es. pensiamo al silenzio rapito di due innamorati o al silenzio
gelido di due persone che si detestano), può indicare assenso (il famoso chi tace acconsente)
o dissenso. Può infine essere un indice di estrema concentrazione o al contrario distrazione.
Il silenzio è spesso associato a una distribuzione asimmetrica del potere, in genere chi gode
di una posizione sociale superiore può pretermetterei di attendere che siano gli altri a
salutare per primi.
Il sistema cinesico: comprende i movimenti degli occhi, del volto e del corpo. Anche il
contatto oculare aumenta l’attivazione nervosa sia in situazioni appaganti sia in quelle di
pericolo.
La mimica facciale è una componente importante del sistema cinesico. Le espressioni del
nostro viso sono fuori dal nostro controllo (es. quando arrossiamo o diventiamo pallidi), in
altri invece sono volontarie (es. quando esibiamo il “sorriso di circostanza”).
Nonostante alcuni studiosi abbiano identificato ben 44 unità di azione (gesti del viso
involontari), il numero di espressioni a cui ricorriamo nella vita quotidiana è basso.
La mimica facciale è infatti sempre immersa in un contesto sociale e spesso anche in una
sorta di interazioni comunicative passate tra gli interlocutori, che la rende abitua agli occhi
un osservatore esterno e casuale.
Il sistema cinesico comprende anche i gesti, nella comunicazione umana riguardano in
primo luogo le mani. La gestualità viene utilizzata per sottolineare o enfatizzare le parole,
ma in molti casi costituisce anche l’unico codice comunicativo utilizzato. Assieme al
discorso verbale i gesti devono essere considerati parte integrante della comunicazione e non
solo come un accessorio o una forma di ridondanza eliminabile senza alterare il senso della
comunicazione stessa.
I gesti sono spesso più importanti delle parole, nei casi in cui la comunicazione verbale
risulta ambigua, incerta o contraddittoria.
Un gesto sbagliato o interpretato in malo modo può scatenare conseguenze che vanno da un
imbarazzo fino a complesse tensioni internazionali.
La comunicazione va intesa come un flusso integrato di codici dove un sorriso, una parola,
un gesto si influenzano a vicenda e prendono vita in modo sinergico.
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conversazioni rilassate e informali, il volume della voce può essere basso o molto
basso.
3. La zona sociale: va da uno a 3 o 4 metri, è la distanza a cui ci manteniamo più o
meno a tutti gli interlocutori casuali. Al suo interno è possibile osservare l’altra
persona che abbiamo di fronte, controllare movimenti e anche prevenire eventuali
intenzioni aggressive.
4. La zona pubblica: va oltre i 4 metri, è prevista per le occasioni pubbliche,
conferenze, comizi o lezioni universitarie. In questi casi la comunicazione diventa
qualcosa di accuratamente preparato in anticipo attraverso lo studio di tutte le sue
componenti, come la voce, le parole, i gesti, la postura.
Aptica: diverse forme di contatto fisico. Costituisce un terreno tanto importante quanto
delicato: un tocco in più o uno in meno può farci passare per persone fredde oppure
invadenti.
La nostra interpretazione è fortemente condizionata dal sistema non verbale. Risulta evidente
nelle situazioni ambigue e incerte = in questi casi sono gli sguardi, i gesti o i movimenti a fornirci
l’appiglio per costruire un modello di interpretazione coerente con ciò che accade.
I sistemi di comunicazione non verbale non dispongono della possibilità di risolvere le divergenze
interpretative attraverso strumenti codificati come i dizionari.
Nell’uomo una parte della comunicazione viene destinata ad affermare, ribadire o rinegoziare le
relazioni di potere.
Quelli che sono stati definiti pronomi del potere e della solidarietà, ovvero “tu” “lei” “voi”,
offrono un’occasione per verificare una delle molteplici funzionalità comunicative del linguaggio
quotidiano.
La distinzione tra comunicazione numerica e comunicazione analogica non coincide con quella
tra comunicazione verbale e comunicazione non verbale. Anche se spesso quella verbale è di tipo
numerico e quella non verbale di tipo analogico.
Incrociando tra loro le due variabili verbale/non verbale e numerico/analogico, otteniamo quattro
situazioni diverse:
1. Comunicazione verbale di tipo numerico: ad esempio una lezione universitaria
tradizionale, senza supporti multimediali, dove la componente principale è ciò che dice il
docente.
2. Comunicazione non verbale di tipo numerico: ad esempio la LIS: lingua italiana dei
segni, è utilizzata dalle persone sorde ed è un esempio di comunicazione gestuale costruita
attraverso un sistema linguistico convenzionale. Un altro esempio è dato dai linguaggi
formali artificiali: matematica, linguaggio di programmazione dei computer.
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3. Comunicazione verbale di tipo analogico: un esempio è la poesia, il verso “M’illumino
d’immenso” trovano il senso nella sonorità delle parole, nell’armonia, o in quello che sono
in grado di evocare, ma non di certo nel significato dei singoli termini.
4. Comunicazione non verbale di tipo analogico: ad esempio la comunicazione di un
genitore con il figlio neonato, le effusioni amorose di una coppia di amanti possono fare a
meno delle parole e viaggiare solo sul piano analogico.
Un altro assioma della comunicazione dice che “la natura di una relazione dipende dalla
punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti”.
La Scuola di Palo Alto intende che “punteggiatura” non corrisponde proprio alla nozione
grammaticale comune di questo termine, anche se la sua funzione è molto simile. L’idea di
punteggiatura utilizzata deriva da una visione cibernetica e sistemica della comunicazione.
Il modello del pacco postale viene appunto utilizzato spesso nei termini della psicologia
comportamentale; in questo caso avremo messaggi “stimolo” a cui avremo messaggi “risposta”.
Il contributo della Scuola di Palo Alto è stato proprio quello di evidenziare il suo carattere
convenzionale e arbitrario, e di collegare l’adozione di una punteggiatura piuttosto di un’altra natura
della relazione che si sviluppa tra gli interlocutori.
La punteggiatura degli eventi comunicativi è qualcosa che avviene ad ogni livello della
comunicazione (es. nei “botta e risposta” tra due innamorati ma anche nei rapporti tra i popoli e le
nazioni.
Da un punto di vista sistemico-comunicativo non esiste una punteggiatura giusta e una sbagliata.
L’adozione di alcune punteggiature finisce con il provocare un’inversione nella successione
temporale precipita di alcuni fenomeni. È il caso di quelle che vengono chiamate profezie che si
autoavverano = sono delle “magie” comunicative. Esse sono riassunte in sociologia dalla teoria di
Thomas: se gli uomini definiscono le situazioni come reali, esse saranno comunque reali nelle
loro conseguenze.
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LA RAPPRESENTAZIONE DELLA VITA QUOTIDIANA
Secondo Goffman, le strategie degli individui negli incontri con i propri simili sono tese a cercare di
controllare la definizione della situazione di ciò che sta accadendo, perseguendo due scopi
principali:
1. Farsi un’impressione sugli altri
2. Controllare e influenzare le impressioni che gli altri hanno su di noi.
CAPITOLO 3
LA COMUNICAZIONE DI MASSA
Società di massa è quel tipo di società in cui le situazioni che riguardano l’ambito economico,
politico e della comunicazione sono organizzate e gestite in modo da trattare come insiemi di
persone e quindi non sono considerate con la loro individualità.
A partire dalla prima metà del ‘900, nel panorama degli studi della comunicazione nasce il concetto
dei MEDIA: si tratta di un elemento a cui viene attribuito il significato di “mezzo”, “strumento”.
Il primo mezzo di comunicazione esistente è stato la scrittura. La scrittura è un sistema
codificato di marcatori visivi con cui lo scrivente può determinare le parole esatte che il lettore
produce a partire dal testo. Le prime forme di scrittura furono i PITTOGRAMMI: icone,
rappresentazioni grafiche degli oggetti di comunicazione.
Scrittura alfabetica: (Prima forma di scrittura alfabetica avvenne nel 1300 a.C.) sono segni
associati a suoni ricombinabili. Per millenni la scrittura e la conoscenza è stata riservata a gruppi
privilegiati. C’è una differenza tra le informazioni scritte e quelle tramandate oralmente e le
informazioni scritte sono tramandate nel tempo e nello spazio. Quando si è cominciato a utilizzare
la scrittura come mezzo per accumulare la conoscenza i libri erano molto cari, di lusso ed esclusivi
venendo scritti a mano.
Nel 1456 avviene una rivoluzione fondamentale = l’invenzione della stampa a caratteri mobili di
Gütemberg, essendo il primo strumento che si avvicina alla comunicazione di massa. Attraverso la
stampa abbiamo la prima merce uniforme prodotta in serie e la stampa permette la riduzione dei
costi e la distribuzione maggior dei libri.
LA STAMPA
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Il primo sistema di stampa nacque nel 1456: la stampa a caratteri mobili. I singoli caratteri erano
riposizionabili e utilizzabili a piacere in modo semplice e rapido, permettendo lo sviluppo su larga
scala. La diffusione dei libri su grande scala determinò una forte alfabetizzazione e di conseguenza:
- la nascita della scienza moderna
- la nascita dei diritti d’autore e della legge sul copyright (Inghilterra, 1709)
- la nascita dell’opinione pubblica
Conseguenze della stampa
1. Modifica del rapporto di potere della conoscenza e prima di allora era in mano a pochi (il
primo libro stampato è stata la Bibbia; la diffusione della Bibbia, scritta in latino e tradotta
in lingua volgare rende accessibile a tutti).
2. Omogenizzazione della conoscenza della lingua e standardizzazione della lingua
3. Accumulazione della conoscenza
LE TELECOMUNICAZIONI
Per telecomunicazione si intende comunicazione a distanza. Fino al 19 secolo si usavano i piccioni
viaggiatori, segnali di fumo in grandi città nell’800 si riusciva a comunicare molto meglio
attraverso le lettere rispetto a oggi. Il primo cambiamento importante riguarda le telecomunicazioni
con l’invenzione del telegrafo che utilizzava sul codice binario che codifica in impulsi elettrici
(codice Morse).
Avvento della massa. Gli autori condividono il fatto che nelle società la massa può essere
considerata un soggetto manipolabile della classe dominante, e questo perché da una parte c’è una
élite e dall’altra le masse che sono disperse, disorganizzate e più facili da manipolare.
2. MODELLO DELLE 5 W
Questa teoria è stata elaborata da Lasswell negli anni ’30, ed evidenzia la presenza di 5
variabili:
- Who: chi comunica
- What: cosa comunica
- Whom: a chi
- Where: come (con quale mezzo)
- What effects: con quali effetti
I DIFFERENZIALI DI CONOSCENZA
attraverso lo sloga “l’informazione è potere” questo concetto evidenzia il fatto che la maggiore
diffusione dei media accentua le disuguaglianze tra gruppi sociali poveri e ricchi di informazione.
DIVARIO DIGITALE: fenomeno contemporaneo, è una rivisitazione del modello dei
differenziali.
LA CONVERGENZA MEDIALE
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CAPITOLO 4
LA COMUNICAZIONE ONLINE
Nuovi media new media: nuovi strumenti di comunicazione che si sono aggiunti ai media
tradizionali.
1) La RIDONDANZA: due punti qualsiasi della rete potevano essere messi in comunicazione
attraverso percorsi diversi (commutazione di pacchetto).
2) L’ARCHITETTURA POLICEFALA: ossia un’assenza di un unico nodo centrale
incaricato di smistare i dati tra tutti gli altri nodi. Una rete policefala non presenta punti
deboli.
Ridondanza e assenza di nodo centrale sono state talvolta interpretate come precise richieste dei
militari durante la Guerra Fredda.
LEGGE DI METCALFE: “una rete di comunicazione è tanto più utile quanto più alto è il numero
di nodi che riesce a collegare”
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INTERNET DELLE COSE: termine utilizzato per definire un’infrastruttura che è arrivata a
collegare, oltre che le persone, anche elettrodomestici, autoveicoli, dispositivi elettronici diventando
quindi onnipresente ed invasiva.
I SOCIAL NETWORK
Sono degli straordinari strumenti di raccolta, organizzazione e gestione del nostro bacino di legami
deboli: essi consentono di mantenere relazioni con un elevato numero di amici e di usare in modo
efficiente le conoscenze che abbiamo.
INDIVIDUALISMO RETICOLARE: reticolo di relazioni estremamente esteso e ramificato.
GROOMING SOCIALE ONLINE: insieme di comportamenti che consistono nel mostrare
segnali di apprezzamento, inviare messaggi di auguri, all’interno dei social.
CAPITOLO 5
LA SOCIETA’ DELL’INFORMAZIONE E DELLA CONOSCENZA
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Nel 700 la società europea entra in un periodo storico definito come MODERNITA’. Quest’ultima
è caratterizzata da un processo di urbanizzazione (le persone delle campagne si spostano in città), di
industrializzazione. questi cambiamenti hanno portato a una vera e propria rivoluzione nella società
e allo stesso tempo sono stati accompagnati da una serie di timori. I TIMORI sono legati
principalmente alla perdita di legami comunitari, alla spersonalizzazione delle relazioni sociali,
all’isolamento degli individui. Questi tipi di timori sono legati ad una forma di disagio che deriva da
un cambiamento importante. Si tratta degli stessi timori che si ripresentarono nel 900.
Se noi fossimo nati nel 700 in una famiglia contadina il nostro destino sarebbe stato segnato
(avremmo fatto lo stesso lavoro dei nostri bisnonni, nonni, genitori).
Da una parte la modernità apre delle possibilità agli individui, ma dall’altra causa ansia e incertezza
poiché viviamo in un contesto caratterizzato dal pluralismo.
2. la diffusione delle nuove tecnologie ha carattere pervasivo nella nostra esistenza individuale
o collettiva;
- v come volume: essendo generati in modo automatico, i big data hanno a che fare con
quantità di informazioni difficilmente immaginabili;
- v come variabilità: le potenzialità dei big data si esprimono al meglio mettendo in relazione
tra loro dati provenienti da fonti diverse.
Il CAPITALE CULTURALE dipende dalle competenze culturali che hanno acquisito gli individui
nel corso del processo di socializzazione.
Il BENESSERE DIGITALE è rappresentato dalla capacità di disinnescare quelli che sono gli
aspetti più critici, riuscendo però allo stesso tempo a sfruttare le opportunità che il digitale ci offre.
Il PREGIUDIZIO DI CONFERMA fa riferimento alla tendenza degli individui ad andare alla
ricerca e di dare valore a quel tipo di informazioni che di fatto confermano le proprie opinioni.
La DISSONANZA COGNITIVA è la situazione in cui gli individui si trovano costretti a adottare
dei comportamenti che sono in realtà incoerenti tra loro.
Nell’epoca di internet è stato suggerito che l’autorevolezza diventa un “punto di fermata”: il
punto raggiunto il quale, smetto di cercare ulteriormente.
La camera dell’eco è una metafora che viene utilizzata per descrivere quella situazione in cui le
informazioni e le opinioni in rete vengono amplificate o rafforzate. L’omogeneità delle
informazioni e dei contenuti a cui noi abbiamo accesso non dipende solo dalla nostra scelta ma
dipende anche dagli algoritmi. Questi ultimi selezionano e filtrano quel tipo di informazione per
selezionare un contenuto che incontri il nostro interesse.
Noi viviamo in una sorta di bolla online che ha 3 caratteristiche:
1. nella nostra bolla, ci siamo solo noi. Ognuno di noi vive nella propria bolla e non condivide
l’esperienza con nessun altro.
2. I confini della bolla sono invisibili. Non si conoscono i funzionamenti degli algoritmi.
3. Non abbiamo scelto di entrarci ed è sempre più difficile tentare di uscirne.
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