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LA COMUNICAZIONE

La pedagogia deriva dal greco “pais” (fanciullo) e “agogheo” (condurre per mano), quindi significa
“condurre il fanciullo per mano”. È una scienza, poiché studia i principi e lo svolgimento di una
materia specifica: l’educazione.
Un aspetto fondamentale da sviluppare nel processo educativo è la comunicazione. Comunicare non
è una capacità innata e l’apprendimento dura tutto il corso della vita. Comunicare è una necessità
dell’uomo che nasce dal bisogno di esprimersi e vivere, attraverso essa impariamo a conoscere e
riconoscere chi siamo.
Attraverso la comunicazione si possono soddisfare due bisogni:
 i bisogni sociali, ovvero il senso di appartenenza al gruppo,
 i bisogni pratici, ossia soddisfare la necessità di avere informazioni, ricevere consigli e
ottenere qualcosa.
ELEMENTI DELLA COMUNICAZIONE
La comunicazione può essere definita come il “risultato di azioni complesse e collegate, compiute
con un certo grado di intenzionalità e consapevolezza, sulla base di conoscenze comuni o oggetto di
negoziazione, da due o più soggetti che interagiscono e costruiscono il senso delle loro azioni.
Secondo Roman Jacobson, la comunicazione è composta da precisi elementi
 Il trasmittente o mittente: persona che avvia la comunicazione attraverso un messaggio
 Il destinatario o interlocutore: persona che riceve il messaggio, il quale si riferisce a un
contesto, lo decodifica, lo interpreta e lo comprende
 Il messaggio: l’oggetto dell’invio, ciò che si comunica e il modo in cui lo si fa, è l’oggetto
del processo comunicativo, si tratta di un insieme di informazioni di base che strutturate in
un certo modo formano i contenuti della comunicazione
 Il contesto: è l’insieme della situazione generale e delle circostanze particolari in cui ogni
evento comunicativo è inserito
 Il codice: parola scritta o parlata, immagine, tono impiegato per formare il messaggio, deve
essere comune a mittente e destinatario
 Il contatto o canale: è una connessione fisica e psicologica fra mittente e destinatario, che
consente loro di stabilire la comunicazione e mantenerla
 Il referente: l’oggetto della comunicazione, a cui si riferisce il messaggio
MEZZI DI SUGGESTIONE
Ogni comunicazione è costituita da un processo che coinvolge più soggetti sociali in una serie di
eventi. Tramite i mezzi di suggestione l’informazione può modificare il comportamento del
ricevente. Gli effetti di questi possono essere:
 Effetti simultanei: in cui, subito dopo la ricezione dell’informazione, sono compiute azione
inerenti la comunicazione,
 Effetti postumi: in cui la modificazione del comportamento non avviene immediatamente,
ma nel tempo. In questo caso si attua la modifica dei contenuti del pensiero.
FEEDBACK
È il modo attraverso il quale possiamo controllare che il messaggio sia arrivato, a prescindere
dall’accettazione positiva o negativa di questo. È la comunicazione di chi ascolta ed è in relazione
con noi. Può essere verbale e non verbale. Non si può non dare un feedback perché non si può non
comunicare. In base agli effetti che produce il feedback può essere:
 Positivo: i dati che entrano nel sistema, vengono accettati ed elaborati e ciò provoca la
perdita dell’attuale stabilità nel sistema, per riorganizzare le relazioni tra i suoi elementi e
raggiungere una nuova condizione di equilibrio. Se riferito al contenuto indica accettazione,
se riferito alla relazione indica conferma
 Negativo: i dati vengono neutralizzati ed inattivati al loro ingresso nel sistema, allo scopo di
mantenere l’attuale stabilità del sistema stesso. Se riferito al contenuto indica rifiuto, se
riferito alla relazione indica disconferma.
LA DIMENSIONE COMUNICATIVA
Comunicare significa trasmettere, mettere in comune qualcosa con un altro soggetto e
costituisce una necessità naturale dell’uomo. Egli, per inviare e per percepire messaggi, si serve
dei propri sensi, della voce, del movimento, del gusto, dello sguardo, della mimica facciale e
corporea e della posizione che assume nello spazio. Questi sono tutti i componenti della
comunicazione.
La comunicazione intesa come comportamento, in senso pragmatico, risponde a determinate
regole, dette assiomi identificati dagli studiosi di Paolo Alto e sono cinque:
 Primo assioma: “non si può non comunicare. Noi comunichiamo sempre”. Non si può
non rispondere agli stimoli che ci provengono dall’ambiente sia che sia esterno o
interno. Ogni individuo comunica con parole, gesti, ma anche con silenzi, e gli altri
interlocutori non possono evitare di rispondere a questi atti comunicativi.
 Secondo assioma: “la comunicazione costa di due aspetti: contenuto e relazione”. Il
contenuto riguarda la notizia in sé, fornisce i dati, l’informazione, oi simboli e codici
convenzionali, la relazione dà informazioni sull’informazione cioè istruzione sul modo
in cui deve essere acquisita la notizia ed implica la definizione di sé e dell’altro. In
questo modo si avrà una definizione di sé (ecco come mi sento e sono adesso nei tuoi
confronti) e una definizione dell’altro (ecco come ti vedo, ecco come vedo che tu mi
vedi). Informazione sull’informazione + definizione di sé e dell’altro = meta
comunicazione.
 Terzo assioma: “la comunicazione avviene sempre su un piano numerico e su un piano
analogico”. Sul piano numerico si avvale del linguaggio verbale e serve a scambiare
informazioni sugli oggetti e sulle azioni, nonché a trasmettere la conoscenza di epoca in
epoca, sul piano analogico si avvale del linguaggio non verbale cioè usa i gesti, la
postura, la mimica, i toni della voce. Il linguaggio numerico è utilizzato a livello
cosciente ed ha un’organizzazione logica molto efficace, ma non ha una semantica
adeguata alla relazione. Il linguaggio analogico è prevalentemente usato a livello
inconscio, ha la semantica ma non le sintassi adeguate a definire in modo univoco la
relazione.
 Quarto assioma: 2nel processo di comunicazione ciascuno dei comunicanti dà una
propria definizione degli eventi che dipende dalla natura della relazione”. Ognuno ha la
sua visione casuale, soggettiva, degli eventi.
 Quinto assioma: “tutti gli scambi sono simmetrici o complementari a seconda che siano
basati sull’uguaglianza o sulla differenza tra i comunicanti”. Nella comunicazione
simmetrica gli interlocutori occupano posizioni allo stesso livello, hanno cioè la stessa
misura, nella comunicazione complementare tra gli interlocutori esistono posizioni
diverse, posizioni dominanti, o “one up” e posizioni sottomesse o “ one down”.
LA COMUNCAZIONE NON VERBALE
Gran parte della comunicazione avviene non verbalmente, e la comunicazione non verbale ha un
grande impatto sull’interlocutore. Un’analisi dei vari comportamenti non verbali può essere basata
sul contatto visivo, sulle espressioni del volto, sul silenzio, sul tono, volume e inflessione della
voce, sui gesti e sulle posture.
La comunicazione non verbale può di fatto sostituire il linguaggio, spesso accompagna il
linguaggio, magari per sottolineare un passaggio importante del discorso. In alcuni casi costituisce
un’azione autonoma oppure un linguaggio standardizzato.
Può essere utilizzata in modo cosciente, attraverso il modo di vestire, di truccarsi, l’espressione
linguistica o la creazione artistica; in altri casi è utilizzata in modo inconscio, alcuni gesti sono
compiuti senza che vi sia intenzionalità, autonomamente, perché esprimono l’emotività che in quel
momento si vive. È questo il motivo per cui si afferma che ogni atto comunicativo prevede un certo
grado di consapevolezza, e non una precisa e totale intenzionalità.
Nell’ambito delle scienze della comunicazione, la comunicazione non verbale viene suddivisa in
quattro componenti:
1. Il sistema paralinguistico: detto anche sistema vocale non verbale, indica l’insieme dei suoni
emessi nella comunicazione verbale indipendentemente dal significato delle parole. Il
sistema paralinguistico è caratterizzato da diversi aspetti:
 Il tono: è dato dalla frequenza della voce; viene influenzato da fattori fisiologici (età,
costituzione fisica) e dal contesto: una persona di elevato livello sociale che si trova a
parlare con una di livello sociale più basso tenderà ad avere un tono di voce più grave.
Può esprimere apprezzamento o disappunto, entusiasmo o apatia, interesse o noia.
 La frequenza: anche in questo caso l’aspetto sociale ha una forte influenza: un sottoposto
che si trova a parlare con un superiore tenderà ad avere una frequenza di voce più bassa
rispetto al normale.
 Il ritmo: serve a dare più o mono incisività ai concetti espressi. Il ritmo dato ad un
discorso conferisce maggiore o minore autorevolezza alle parole pronunciate: parlare ad
un ritmo lento, inserendo delle pause tra una frase e l’altra, dà un tono di solennità a ciò
che si dice; al contrario parlare ad un ritmo elevato attribuisce poca importanza alle
parole pronunciate. Nell’analisi del ritmo nel sistema paralinguistico va considerata
l’importanza delle pause, che vengono distinte in pause vuote e pause piene. Le pause
vuote rappresentano il silenzio tra una frase e l’altra, quelle piene le tipiche interiezioni
(come mmm, beh) prive di significato verbale, inserite tra una frase e l’altra.
 Il silenzio: è un modo strategico di comunicare e il suo significato varia con le
situazioni, le relazioni e la cultura di riferimento. Le sue caratteristiche possono essere
fortemente ambivalenti: il silenzio tra due innamorati ha ovviamente un significato
molto diverso rispetto al silenzio tra due persone che si ignorano. Ma anche in questo
caso gli aspetti sociali e gerarchici hanno una parte fondamentale: un professore che
parla alla classe o un ufficiale che si rivolge alle truppe parleranno nel generale silenzio,
considerato una forma di rispetto per il ruolo ricoperto dalla persona che parla. Esso può
indicare, a seconda dei casi, un’ottima o una pessima relazione; assenso o dissenso;
estrema concentrazione o distrazione.
2. Il sistema cinesico: il sistema cinesico comprende tuti gli aspetti comunicativi espressi dai
movimenti del corpo:
 Il contatto visivo: tra due persone ha una pluralità di significati, dal comunicare interesse al
gesto di sfida. L’aspetto sociale ed il contesto influenzano anche questo aspetto: una
persona, in una situazione di disagio, tenderà più facilmente del solito ad abbassare lo
sguardo
 La mimica facciale: riguardo a questo aspetto va considerato che non tutto ciò che viene
comunicato tramite le espressioni del volto è sotto il nostro controllo (ad esempio l’arrossire
o l’impallidire). La gran parte delle espressioni facciali sono, ad ogni modo, assolutamente
volontarie e adattabili a nostro piacimento alle circostanze. La diversa interpretazione delle
espressioni faciali nelle varie colture è uno dei campi di studio più considerati nella storia
delle scienze della comunicazione.
 I gesti: in primo luogo, quelli compiuti con le mani la gestualità manuale può essere una
utile sottolineatura delle parole, e quindi rafforzare il significato, ma anche fornire una
chiave di lettura difforme dal significato del messaggio espresso verbalmente. Anche in
questo senso va considerata la difformità interpretativa che le diverse culture danno ai vari
gesti: ad esempio in Bulgaria lo scuotimento laterale del capo, che in quasi tutte le culture
significa “No”, ha esattamente il significato opposto.
 La postura: la posizione che si assume rispetto ad un individuo trasmette il grado di
comunicazione che si tende adottare in quel momento, l’atteggiamento degli individui
coinvolti può essere congruente o incongruente. È congruente quando entrambi accettano il.
Grado di relazione e quindi si posizionano l’uno di fronte l’altro, diminuiscono la distanza
tra loro e adottano atteggiamenti simili. È incongruente quando abbiamo il rifiuto del grado
di comunicazione proposto dall’altro, per cui uno dei due si posiziona in modo da non essere
in posizione frontale e cerca di aumentare la distanza fisica.
3. La prossemica: l’aspetto prossemico della comunicazione analizza i messaggi inviati con
l’occupazione dello spazio. Il modo nel quale le persone tendono a disporsi in una
determinata situazione, apparentemente casuale, è in realtà codificato da regole ben precise.
Ognuno di noi tende a suddividere lo spazio che ci circonda in quattro zone principali
 Zona intima (da 0 a 50 cm): la zona intima è quella con accesso più ristretto. Solitamente
in questa zona vengono accettati senza disagio al suo interno solo alcun familiari stretti e
il partner. Un ingresso di altre persone esterne a questo ristretto nucleo di “ammessi”
all’interno della zona intima viene percepita come una invasione che provoca un disagio,
variabile a seconda del soggetto.
 Zona personale (da 50 cm a 1 m): è meno ristretta, vi sono ammessi familiari meno
stretti, amici, colleghi. In questa zona si possono svolgere comunicazioni informali, il
volume della voce può essere mantenuto basso e la distanza è comunque
sufficientemente limitata da consentire di cogliere nel dettaglio espressioni e movimenti
degli interlocutori. Da questa distanza, se si vuole, è possibile entrare rapidamente in
contatto fisico.
 Zona sociale (da 1 a 3/4m): la zona sociale è quell’area in cu svolgiamo tutte le attività
che prevedono interazione con persone sconosciute o poco conosciute. A questa distanza
è possibile cogliere interamente o quasi la figura dell’interlocutore, cosa che ci permette
di controllarlo per capire meglio le sue intenzioni. È anche la zona nella quale si
svolgono gli incontri di tipo formale, ad esempio un incontro di affari, e in cui
dev’essere chiaro che l’incontro non è dovuto a motivi di reciproca attrazione personale.
 Zona pubblica (oltre i 4m): la zona pubblica è quella delle occasioni ufficiali: un
comizio, una conferenza, una lezione universitaria. In questo caso la distanza tra chi
parla e chi ascolta è relativamente elevata e generalmente codificata. È caratterizzata da
una forte asimmetria tra i partecipanti alla comunicazione: generalmente una sola
persona parla, mentre tutte le altre ascoltano.
4. L’aptica: l’aptica è costituita dai messaggi comunicativi espressi tramite contatto fisico.
Anche in questo caso si passa da forme comunicative codificate (la stretta di mano, il bacio
sulle guance come saluto ad amici e parenti), ad altre di natura più spontanea (un abbraccio,
una pacca sulla spalla). L’aptica è un campo nel quale le differenza culturali rivestono un
ruolo cruciale: ad esempio la quantità di contatto fisico presente nei rapporti interpersonali
fra le persone di cultura sud-europea verrebbe considerata come una violenta forma di
invadenza dai popoli nord-europei.

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