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TECNICHE DI ESPRESSIONE CORPOREA 07/10

LA COMUNICAZIONE
La comunicazione è una funzione primaria, già appena nato il bambino comunica
tramite piacere e dispiacere (sorriso e pianto).
È costituita da 3 fasi:
1. codifica
2. invio del messaggio
3. decodifica (essenziale che il messaggio coincida con quello iniziale, non
sempre è così)

Il soggetto umano è sempre comunicante. La comunicazione ha molteplici


dimensioni:
- è un’attività sociale
- comunicare è partecipare e condividere i significati
- è un’attività cognitiva
- è strettamente connessa all’azione
- non è disgiunta dalla discomunicazione
- è una risposta a bisogni di tipo fisico
- contribuisce a formare e consolidare il nostro senso d’identità

È un processo:
o sistemico, in quanto le persone coinvolte fanno parte di un sistema di
influenzamento reciproco
o pragmatico, in quanto ciò che conta sono gli effetti da comunicare, non le
intenzioni
o strategico, in quanto la persona che ha chiari obiettivi da raggiungere si dota
di una strategia ben precisa

Socialità e comunicazione sono due dimensioni tra loro distinte ma intrinsecamente


interdipendenti, che si evolvono in maniera congiunta, con un andamento a spirale
senza fine, attraverso un processo reciproco di continui rimandi.

Distinguiamo diverse funzioni nella comunicazione:


o strumentale= compiere o ottenere qualcosa
o di controllo= fare in modo che qualcuno si comporti in una determinata
maniera
o informativa= spiegare qualcosa
o espressiva= esprimere i propri sentimenti o dare ordini
o sociale= stare in compagnia.
La comunicazione sociale mette in evidenza la natura relazionale della
comunicazione, sottolinea la sua rilevanza essenziale nella costituzione e
prosecuzione dei giochi psicologici che i protagonisti intendono realizzare in maniera
congiunta. Ha una matrice culturale e possiede una natura convenzionale, non
soltanto in quanto rappresenta un esito degli accordi e delle convenzioni
culturalmente stabilite. Occorre che il segnale possieda una qualità sufficientemente
buona e raggiunga una certa intensità per superare la soglia di ricezione e arrivare al
destinatario.
La comunicazione sociale comprende:
o codice linguistico parlato e scritto
o registro
o tipi di linguaggio
o organizzazione logica delle parole
altri concetti:
o rumore= insieme degli elementi ambientali che interferiscono con la
trasmissione del segnale (es. codici non condivisi, scarsa motivazione,
preconcetti e pregiudizi, etc.)
o ridondanza= ripetizione dell'operazione di codifica del messaggio per favorire
la sua codifica
o filtro= processo di selezione di alcuni aspetti e proprietà del segnale rispetto
ad altri nell’operazione di decodifica

Feedback= quantità di informazione che dal ricevente torna all’emittente. E’ distinto


in feedback positivo e negativo (da non confondersi con rinforzo positivo e
negativo):
nel 1o caso il feedback aumenta l’informazione di ingresso
nel 2o caso riduce l’informazione di ingresso e consente di mantenere l’omeostasi
del sistema
il processo di significazione
La semeiotica è la scienza che studia la vita dei segni nel quadro della vita sociale.
Per la semeiotica, la comunicazione è un processo di significazione (=capacità di
generare significati).
Al centro il simbolo, che è unione tra immagine acustica (il significante) e mentale
(significato).

La teoria degli atti linguistici


Categorie:
atti locutori= atti di dire qualcosa
atti illocutori= atti nel dire qualcosa
atti perlocutori= atti con il dire qualcosa
Possono essere diretti (verbali) o indiretti (non verbali)

L'effetto Cocktail party= la sola pronuncia del nostro nome durante una festa cattura
la nostra attenzione distogliendola dalla conversazione che stavamo seguendo.
Questo è un esempio del coinvolgimento del processo di attenzione automatica.

I principali registri:
alto o formale
medio
basso o informale

Bisogna distinguere:
o comportamento, corrisponde ad una qualsiasi azione motoria messa in atto
da un individuo;
o informazione, processo di acquisizione di conoscenze comprese tramite
inferenza;
o interazione, realtà tangibile che consiste in un evento circoscritto in termini
temporali e spaziali, nonché in uno scambio comportamentale direttamente
osservabile tra i partecipanti;
o comunicazione, uno scambio interattivo osservabile fra 2 o più partecipanti,
dotato di intenzionalità reciproca e di consapevolezza
La COMUNICAZIONE NON VERBALE è il cosiddetto linguaggio del corpo e si
manifesta ogni volta che una persona trasmette informazioni ad un’altra attraverso
lo sguardo, i gesti, la voce, utilizzando uno o più indicatori non verbali
contemporaneamente.

I fattori che possono influenzare l’intero sistema di comunicazione sono:


o sistema verbale, che sono quegli aspetti del discorso che sono inclusi in
maniera convenzionale, nella forma scritta;
o sistema intonazionale, che si riferisce alle sottolineature, all’uso dell’enfasi e
dell’inflessione di voce;
o sistema paralinguistico, che comprende fenomeni come le risa, i gridolini, gli
sbadigli, le pause e le accelerazioni nel parlare;
o sistema cinestetico, che comprende i movimenti del corpo in generale
(movimento mani, occhi, spazio etc)

Nella comunicazione tra le persone si utilizzano:


o messaggi verbali, ciò che si dice;
o messaggi paraverbali, intonazioni e modulazioni della voce, inflessioni, pause,
ritmi, silenzi;
o messaggi non verbali, distanze, contatti corporei, posture e movimenti, gesti,
espressioni del viso, sguardi, abbigliamento, etc.

La comunicazione non verbale riguarda:


o il linguaggio dell’azione, che comprende tutti i movimenti che non sono usati
esclusivamente come segnali;
o il linguaggio degli oggetti, composto da tutte quelle esibizioni intenzionali e
non di cose materiali o del corpo umano;
o i linguaggi silenziosi, come il linguaggio dei segni.

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Il linguaggio silenzioso:
postura
abbigliamento
apparenza fisica
mimica facciale e sguardo
prossemica e spazio

Postura= modo in cui le persone si atteggiano sia quando sono in piedi che quando
camminano. Tramite l’atteggiamento posturale gli individui possono anche
dimostrare il diverso grado di accessibilità consentito all’altro. Servono anche per
determinare lo stato d’animo delle persone.

RISPECCHIAMENTO= affiatamento emotivo con l’interlocutore, tanto da assumere


persino i gesti, come se si fosse davanti ad uno specchio.
->verbale= ripetere con le mie parole ciò che ha detto l’altro (do un feedback).

Spazio e comportamento spaziale (posizione occupata dalla persona nello spazio)


sono fortemente regolati dalla cultura d’appartenenza.

Nelle relazioni distinguiamo:


codice temporale -> loquacità
-> latenza di risposta
codice tattile -> tocco
codice spaziale -> indici ambientali
-> prossemica

Hall distingue 4 diverse zone, ciascuna poi suddivisibile in 2 fasi:


distanza intima= tra persone con rapporti stretti
fase di vicinanza -> contatto fisico presente con alto grado di coinvolgimento delle 2
persone. Distanza ridotta; l’olfatto e la sensazione di calore emanato dai corpi è per
entrambi molto forte.
fase di lontananza (da 5 a 15 cm) -> metro e autobus affollati possono costringere
persone estranee ad entrare in rapporti che normalmente si classificherebbero
come relazioni spaziali intime, ma i viaggiatori posseggono espedienti difensivi che
servono ad abolire questa intimità.
distanza personale= data dalla sovrapposizione delle braccia
fase di vicinanza (da 45 a 75 cm) -> la posizione che le persone assumono nella loro
relazione spaziale è indice dei loro rapporti sociali o dei sentimenti reciproci o di
entrambe le cose.
fase di lontananza=
distanza sociale= distanze molto ampie
fase di vicinanza (da 120 a 210 cm) -> si trovano affari impersonali. Le persone che
lavorano insieme tendono ad usare la distanza sociale più prossima. E’ anche la
distanza mantenuta negli incontri convenevoli e/o occasionali.
fase di lontananza (da 210 a 360 cm) -> da qui si trattano gli affari più formali. Le
scrivanie degli uffici sono di dimensione tale da tenere i visitatori alla fase di
lontananza, Alcuni dettagli del viso più minuti non si notano tale distanza.
distanza pubblica= data dal tocco tra medi
fase di vicinanza (da 360 a 750 cm) -> a questa distanza una persona può assumere
comportamenti evasivi o difensivi se si sente minacciata.
fase di lontananza (da 750 cm in poi) -> è la distanza adottata solitamente in contesti
pubblici.

COMPORTAMENTO NELLO SPAZIO


Le persone comunicano con il loro modo di gestire lo spazio
Elementi da considerare:
distanza tra interlocutori
orientazione (posizione reciproca)
fianco a fianco= indica intimità e atteggiamenti cooperativi
frontale = utilizzata in situazioni più formali ed in cui si tende a stabilire un rapporto
gerarchico, indica anche atteggiamenti competitivi.
modo di muoversi nell’ambiente
organizzazione dello spazio e degli oggetti
LA FISIOGNOMICA -> il volto è un importante indicatore di ciò che siamo, che siamo
stati e che saremo. È la zona che maggiormente si tiene in considerazione quando
parliamo e comprende una serie di microsegnali molto comunicativi (movimenti
degli occhi, della bocca, etc.). È il canale su cui è più possibile esercitare un controllo
volontario.

Nell’uomo le espressioni del volto possono essere usate in almeno 3 modi differenti:
1. il volto evidenzia le caratteristiche del comportamento ed il carattere della
persona.
2. il volto lascia trasparire le Emozioni, anche se nell’uomo, le espressioni
dell’emozione e gli atteggiamenti sono modificati e controllati da regole
culturali e in parte regolati da fattori cognitivi.
3. Il volto produce molti segnali interattivi che di solito accompagnano la
conversazione attraverso movimenti molto rapidi.
Condon e Ogston hanno riscontrato una forte sincronia tra i movimenti della fronte
ed il linguaggio concomitante, dove l’espressione dell’area superiore del volto
fornisce un commento costante alla produzione verbale in corso.
La mimica facciale ha una funzione:
o Emotiva, perché manifesta le emozioni del soggetto;
o Comunicativa, perché manifesta le intenzioni del soggetto.
La prospettiva comunicativa ingloba quella emotiva inserendola in un orizzonte più
ampio.
Gli occhi sono importanti sia come ricettori che come emittenti di informazioni. Lo
sguardo condiziona il rapporto che instauriamo con il nostro interlocutore. Il
contatto oculare aumenta l’attivazione nervosa in molte specie. Con lo sguardo
viene segnalata l’alternanza dei turni del dialogo e l’intensità del discorso. Il contatto
oculare ha funzione di feedback sulla situazione relazionale in atto. Nella
conversazione assume il ruolo di segnale d’appello per comunicare la propria
disponibilità a iniziare un’interazione.
Maturare una consapevolezza emotiva circa i propri canali di comunicazione non
verbale aiuta a riconoscere le emozioni degli altri e i segnali che ci stanno inviando.
Consente inoltre di infondere fiducia nelle relazioni interpersonali e di garante di
una comunicazione efficace con piena corrispondenza tra segnali verbali e non
verbali.
Sorriso= promotore dell’affinità relazionale (impegato al fine di stabilire e
mantenere una relazione amichevole con gli altri). Fin dalla nascita il bambino
esibisce un limitato repertorio di comportamenti: sorriso endogeno, smorfie,
tendersi o allontanarsi-
I CODICI NON VERBALI- SISTEMA PARALINGUISTICO
o Altezza, ritmo, volume e tono del linguaggio
o Accento
o Qualità della voce
o Piangere, sbadigliare, ridere, etc.
Spesso il non verbale racconta più di ciò che diciamo -> se il comportamento N.V.
contraddice le parole, il messaggio non passa o passa solo parzialmente mentre
l’effetto è massimo quando ciò che si trasmette con il verbale coincide con ciò che si
trasmette con il N.V.
Altri fattori influenzano la comunicazione: il tono della voce, il ritmo, l’inflessione,
etc. Spesso si definisce “paralinguistica” quella serie di aspetti connessi all’uso della
voce, ma non strettamente legati alle parole pronunciate: ritmo, intonazione,
volume, accenti, stile, etc.
o Intonazione -> partecipa alla comunicazione delle emozioni;
o Timbro -> determinato da elementi muscolari, può essere alto o basso;
o Melodia -> espressa dalle emozioni, può essere arrabbiata, felice, triste,
preoccupata, etc.
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I GESTI -> movimenti di qualsiasi parte del corpo, che possiedono un significante e
trasmettono un significato. Possono essere:
o Emblemi= gesti dotati di un significato preciso e socialmente condiviso
o Gesti illustratori = hanno il compito di illustrare ciò che si sta dicendo
o Indicatori emozionali= legati a stati emotivi
o Gesti adattatori= movimenti che manifestano con il corpo uno stato emotivo e
riequilibrano uno stato di tensione
o Gesti regolatori= gesti che regolano il discorso e indicano un cambiamento
nelle strategie
1. Punti= segni della punteggiatura e segni che indicano l’alternarsi delle
persone che parlano;
2. Posizione= atteggiamento e attenzione di una persona durante un
discorso;
3. Presentazione= grado di coinvolgimento di una persona durante un
discorso.
La classificazione dei gesti secondo Roth
4. Deittici= connotano la punta di un dito della mano in riferimento a idee
astratte o concrete;
5. Battuti o motori= movimenti semplici, ripetuti in successione e ritmici
6. Iconici= imitano un’idea o una storia e comprendono complessi e sfaccettati
movimenti;
7. Metaforici= mostrano cose astratte e possono sostituire il vocabolario
verbale.
LA CINESICA -> comunicare con i gesti
Ekman e Friesen distinguono:
1. Gesti emblematici o simbolici= segnali intenzionali con un significato specifico,
possono ripetere o sostituire la comunicazione verbale (es. stretta di mano);
2. Gesti illustratori= usati con consapevolezza, accompagnano il discorso
illustrando ciò che si sta dicendo
3. Gesti regolatori= segnali utilizzati con basso indice di intenzionalità ed
indicano a chi parla se l’interlocutore è interessato o no (es. cambio di
postura, cenni del capo, contatto visivo)
4. Gesti di adattamento= movimenti inconsapevoli che non trasmettono un
messaggio specifico. Si distinguono i gesti auto-adattivi (manipolazione del
proprio corpo durante la conversazione), gesti etero-adattivi (coinvolgono la
persona con cui si sta parlando) e gesti diretti verso gli oggetti.
5. Gesti indicatori dello stato emotivo= l’ansia, la tensione emotiva producono
mutamenti nei movimenti delle persone (es. pugni chiusi in segno di rabbia).
La comunicazione gestuale
o 9-12 mesi: gesti performativi o deittici. Si riferiscono ad un oggetto/evento
esterno. Di solito sono accompagnati da uno sguardo diretto alternativamente
all’oggetto e al referente. MANIFESTANO UN’INTENZIONALITA’
COMUNICATIVA
Hanno funzione richiestiva tra gli 8 e 9 mesi e funzione dichiarativa tra i 10 e
12 mesi. La funzione dichiarativa richiede una capacità avanzata, ovvero la
comprensione dell’interlocutore non solo come strumento-agente utile per
raggiungere i propri scopi, ma anche come individuo che possiede stati
psicologici, quale l’interesse per gli eventi esterni.
In entrambi i casi i gesti deittici segnano il raggiungimento di 2 tappe cruciali
nello sviluppo comunicativo del bambino:
1. Passaggio da interazioni solo diadiche ad interazioni
triadiche;
2. Comparsa dell’attenzione condivisa

L’interlocutore ha 3 possibilità di “stare al gioco comunicativo”


1. La validazione, quando accetta l’immagine di sé che il parlante gli propone
perché è d’accordo con lui;
2. La disconferma, quando l’altro ritiene che il parlante non sia più un
interlocutore degno di stima e quindi come tale non esista;
3. L’opposizione, quando egli ritiene che il parlante abbia fatto una valutazione
erronea e quindi che abbia torto
L’ASCOLTO
o passivo= attenzione silenziosa al messaggio dell’interlocutore.
Strumenti:
1. silenzio
2. cenni di assenso con il capo
3. brevi interiezioni
4. sguardo rivolto verso chi parla
5. postura rivolta verso chi parla
o attivo= riformulazione del messaggio dell’interlocutore
Strumenti:
1. parafrasi, è una forma di supporto verbale che riformula il
contenuto presente nel messaggio ascoltato dell’interlocutore
2. verbalizzazione, è una forma di supporto verbale che riformula
lo stato emotivo presente nel messaggio ascoltato
3. comunicazioni io-messaggio
Le caratteristiche per una comunicazione efficace sono
 creare empatia
 prestare attenzione ai feedback
 creare sintonia tra i livelli di comunicazione
 utilizzare l’ascolto attivo
 concentrarsi sulla percezione del messaggio
 abituarsi ad essere assertivi
MIRRORING= rispecchiamento -> una delle tecniche più efficaci per creare una
comunicazione empatica
L’EMPATIA
Rogers, psicologo umanista, notò che erano tre le condizioni necessarie e sufficienti
per produrre un cambiamento positivo in una persona (-> se vive una condizione di
conflittualità, di confusione, di malessere, queste 3 condizioni sono in grado di far
evolvere la persona verso il superamento delle difficoltà):
1. l’empatia= capacità di mettersi nei panni dell’altro;
2. la congruenza= stato di accordo interno;
3. l’accettazione positiva= presuppone una visione altero-centrica della vita,
secondo la quale si dà per scontato che ogni persona è diversa dall’altra.
ASSERTIVITA’= capacità di comunicare in modo efficace e convincente, tenendo
l’ansia sotto controllo e creando relazioni positive con gli altri
NEGOZIAZIONE= processo di costruzione di accorsi fra portatori di interessi
impegnati nella loro dissonanza
04/11
PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE DI PAUL WATZLAWICK
Viviamo attraverso il nostro comportamento e ci esprimiamo attraverso il rapporto
con gli altri: siamo talmente in interazione che una qualsiasi modificazione di
ciascuno di noi comporta una modificazione di tutti gli altri.
Un gruppo, guidato da Don Jackson e Gregory Bateson, ingaggiato per studi sulla
schizofrenia, ha permesso di sviluppare interessanti teorie sulla comunicazione, ora
universalmente riconosciute come i caposaldi di questa nuova disciplina.
Paul Watzlawick -> psicologo e filosofo, seguace del costruttivismo, derivante dal
pensiero relativista del costruttivismo filosofico.
“Pragmatica della comunicazione umana” -> Jackson, Watzlawick, Janet e Bavelas
Presupposti teorici -> un fenomeno resta inspiegabile finché il campo d’osservazione
non è abbastanza ampio da includere il contesto in cui il fenomeno si verifica. Se si
studia una persona dal comportamento disturbato isolandola, allora l’indagine deve
occuparsi della natura di tale condizione. Se invece si estende l’indagine fino ad
includere gli effetti che tale comportamento ha sugli altri, le reazioni degli altri a
questo comportamento, e il contesto in cui tutto ciò accade, il centro dell’interesse
si sposta dal singolo alla relazione tra le parti in un sistema più vasto.
Chi studia il comportamento umano passa allora dall’analisi deduttiva della mente
all’analisi delle manifestazioni osservabili nella relazione: il veicolo di tali
manifestazioni è la comunicazione. Lo studio della comunicazione umana si può
dividere in tre settori:
o sintassi= competenza esclusiva dei tecnici dell’informazione, i quali si
interessano ai problemi di codificazione, dei canali, della capacità, del rumore,
della ridondanza e di altre proprietà stilistiche del messaggio;
o Semantica= l’interesse primario è il significato;
o Pragmatica= influenza il comportamento.
Sensazioni, percezioni, attenzione, memoria e diversi altri concetti sono stati
definiti come “funzioni”
W.R. Ashby, neurologo e psichiatra inglese, studiò l’attività del SNC, spiegandola
mediante un modello cibernetico. Rivela che un osservatore che sia in possesso
di tutta l’informazione necessaria non ha bisogno di riferirsi al passato (e quindi
all’esistenza di una memoria nel sistema): gli basta lo stato attuale del sistema
per poterne spiegare il comportamento.
LA TEORIA GENERALE DEI SISTEMI
L’interazione può essere considerata come un sistema e la teoria generale dei
sistemi ci aiuta a capire la natura dei sistemi interattivi.
Modello della pragmatica della comunicazione umana
Secondo Watzlawick e Bateson le relazioni tra gli esseri umani devono essere
intese come “sistemi” (=insieme di fenomeni interdipendenti in cui ogni singolo
evento non può essere spiegato isolatamente ma solo in riferimento a tutti gli
altri eventi che compongono il sistema
La teoria dei sistemi
Un sistema si può definire come un insieme organico di elementi semplici in
relazione tra loro. Nel caso della comunicazione interpersonale gli elementi sono:
l’emittente, il ricevente, il messaggio, ecc., e possono trovarsi in diverse relazioni
(verbale, non verbale).
Ogni elemento di un sistema ha il suo significato nell’ambito del sistema stesso.
Quindi interpreteremo la comunicazione personale nel suo complesso, non solo a
partire dai suoi elementi singoli.
Le dinamiche della comunicazione interpersonale hanno “regole di base” che vi si
possono osservare. Però è necessario ricordare che essa è un sistema circolare,
perché nella comunicazione interpersonale non ci sono ruoli fissi, ma l’emittente
diventa a sua volta ricevente e viceversa, influenzandosi a vicenda; sia perché
non ci sono né un vero e proprio inizio, né una vera e propria fine.
La memoria è un concetto a cui l’osservatore ricorre per colmare la lacuna
determinata dal fatto che il sistema è in parte inosservabile. Tanti più sono le
variabili osservabili tanto più l’osservatore sarà costretto a considerare gli eventi
passati come rilevanti per il comportamento del sistema.
I sistemi umani sono sistemi aperti che comunicano in modo costante con il loro
ambiente. Se si vuole cogliere la “dinamica del gruppo” bisogna situarsi a livello
della totalità e non degli individui. Solo una visione totale (sistemica) dei processi
di interazione può portare a comprendere i comportamenti individuali.
Un altro principio importante evidenziato in quest’opera è quello di
“retroazione” (feedback) che conduce al superamento della concezione lineare di
casualità nelle relazioni umane.
Informazione e retroazione
La teoria psicoanalitica di Freud parte dal postulato che il comportamento sia in
primo luogo la conseguenza di una ipotizzata azione reciproca di forze
intrapsichiche che si ritiene seguano strettamente le leggi della fisica sulla
conservazione e trasformazione dell’energia. Considerava di secondaria
importanza l’interazione con le forze esterne anche quando tale interazione era
evidente.
Retroazione
La teoria psicoanalitica caratterizza l’omeostasi, che gioca un ruolo importante
nel far raggiungere e mantenere la stabilità delle relazioni;
il concetto di interazione individuo-ambiente provoca un cambiamento, cioè la
perdita di stabilità ed equilibrio.
In entrambi i casi parte dei dati in uscita sono reintrodotti nel sistema come
informazione.
I sistemi interpersonali possono essere considerati circuiti di retroazione, il
comportamento di ogni persona influenza ed è influenzato dal comportamento
di ogni altra persona.
Sia la stabilità che il cambiamento contraddistinguono le manifestazioni della
vita, i meccanismi di retroazione negativa e positiva agiscono in essa come forme
specifiche di interdipendenza o di complementarità.
Ridondanza -> eccesso di elementi significativi e di informazioni rispetto allo
stretto indispensabile per la corretta comprensione e la ricezione del messaggio
stesso.
Durante il processo comunicativo potrebbero essere presenti degli elementi che
lo disturbano e che rendono difficoltosa la comprensione; i rumori. Per limitare i
danni causati dai rumori si utilizza la ridondanza, ossia l’ausilio di un messaggio
secondario atto ad assicurare la riuscita della comunicazione.
Fattori che facilitano o rinforzano la comunicazione, agendo su uno dei suoi
elementi, prendono il nome di “ridondanza”, la quale non ha come scopo quello
di aumentare l’informazione, ma solo di renderla più chiara. In certi casi può
aiutare a risolvere problemi dati dal rumore, ma un’eccessiva ridondanza il più
delle volte porta all’assuefazione, per cui viene percepita come fastidiosa quindi è
da evitare.
Metacomunicazione -> quando parliamo della comunicazione, quando usiamo un
linguaggio che ha come oggetto le ridondanze pragmatiche della interazione
comunicativa, allora stiamo metacomunicando (=comunichiamo sulla
comunicazione).
GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE
1. L’impossibilità di non comunicare;
2. Livello di contenuto e livello di relazione:
3. La punteggiatura nella sequenza di eventi;
4. La comunicazione numerica ed analogica
5. Interazione simmetrica e complementare.
Primo assioma: l’impossibilità di non comunicare
Non è possibile non avere un comportamento. Se si accetta che l’intero
comportamento in una situazione di interazione ha valore di messaggio, vale a dire
di comunicazione, comunque ci si sforzi, non si può non comunicare. L’attività o
l’inattività, le parole o il silenzio hanno tutti valore di messaggio.
L’impossibilità di non-comunicare è un fenomeno che riveste un interesse più che
teorico. Il silenzio, il ritrarsi, l’immobilità o ogni altra forma di diniego sono essi
stessi comunicazione.
La comunicazione può essere:
o Intenzionale, cioè rivolta a uno scopo;
o Conscia, cioè basata su una volontà razionale;
o Efficace, cioè in grado di raggiungere gli obiettivi che si prefigge;
o Reciproca, cioè fondata sull’interazione individuale.
Secondo assioma: livello di contenuto e livello di relazione
Ogni comunicazione implica un impegno e perciò definisce la relazione. È un altro
modo per dire che una relazione non solo trasmette un’informazione, ma al tempo
steso impone un comportamento. Accettando l’impostazione di G. Bateson, si è
giunti a considerare queste due operazioni come l’aspetto di “notizia” (report)
(=contenuto dell’informazione) e di “comando” (command) (=modo in cui deve
essere assunto un preciso messaggio a seconda della relazione esistente tra 2
persone) di ogni comunicazione.
L’aspetto di reazione chiarisce il significato del contenuto, l’aspetto di comando si
riferisce invece alla relazione tra i comunanti. Il problema consiste allora nel definire
la relazione che intercorre tra l’aspetto di comando e quello di notizia del
messaggio.
Possiamo identificare:
o L’aspetto di notizia del messaggio come comunicazione;
o L’aspetto di comando come metacomunicazione.
Terzo assioma: la punteggiatura della sequenza di eventi
Un osservatore esterno può considerare una serie di comunicazione come una
sequenza ininterrotta di scambi.
Coloro che partecipano l’interazione, ed è parte nella comunicazione, legge lo
scambio e reagisce secondo quella che, sulle orme di Whorf, Bateson e Jackson
hanno definito “la punteggiatura della sequenza di eventi”. La punteggiatura
organizza gli eventi comportamentali ed è quindi vitale per le interazioni in corso.
Questo assioma pone l’accento sulla punteggiatura della comunicazione, non i segni
di interpunzione (!?:;) ma indica le diverse possibilità di interpretazione che un
evento comunicativo può avere.
La natura di relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione
tra i comunicanti.
Quarto assioma: comunicazione numerica ed analogica
Nella comunicazione umana si hanno due possibilità di far riferimento agli oggetti:
o In modo analogico, attraverso una rappresentazione (=dandogli un nome);
o In modo numerico, attraverso un’assegnazione simbolica (=rappresentandoli
con un immagini).
Questi due modi di comunicare sono rispettivamente equivalenti all’analogico e al
numerico. Ogni volta che si usa una parola per nominare una cosa è evidente che il
rapporto tra il nome e la cosa nominata è un rapporto stabilito arbitrariamente. Le
parole sono segni arbitrari che vengono manipolati secondo la sintassi logica della
lingua.
La comunicazione non verbale non si limita al movimento del corpo, ma include le
posizioni del corpo, il ritmo, la cadenza delle parole stesse, e ogni altra espressione
non verbale di cui l’organismo sia capace.
La comunicazione analogica ha radici arcaiche e la sua validità è molto più estesa e
generale perché non si basa sull’apprendimento di un codice ma su una capacità
espressiva congenita.
Quando c’è incongruenza tra il linguaggio verbale e linguaggio N.V., questa modalità
comunicativa si chiama doppio messaggio e genera ambiguità e confusione
nell’ascoltatore.
Quinto assioma: interazione simmetrica e complementare
La scismogenesi (Bateson) è un processo di differenziazione delle norme di
comportamento individuale derivante dall’interazione cumulativa tra individui.
Definiamo scismogenesi simmetrica il caso in cui i modelli tendono a rispecchiare il
comportamento dell’altro; si definisce invece scismogenesi complementare il caso in
cui il comportamento del partner completa quello dell’altro e costituisce un diverso
tipo di Gestalt comportamentale.
Nella relazione complementare si hanno due diverse posizioni:
1. One-up= posizione superiore, primaria;
2. One-down= posizione inferiore, secondaria.
Ogni assioma implica precise patologie comunicative. Le conseguenze pragmatiche
di queste patologie corrispondono a varie psicopatologie individuali.
1. Primo assioma:
a. Rifiuto della comunicazione: un passeggero fa capire all’altro che
non vuole comunicare;
b. Accettazione della comunicazione: un passeggero cede alla
comunicazione dell’altro e cominciano a comunicare;
c. Squalificazione della comunicazione: il passeggero che non voleva
comunicare si abbandona ad una sorta di comunicazione
inconcludente, cambiando argomento, contraddicendosi e
fraintendendo l’altro nel tentativo di invalidare la comunicazione;
d. Usare un sintomo come comunicazione: un passeggero manifesta un
sintomo, dietro il quale nasconde la propria volontà di non
impegnarsi in una comunicazione, che fa capire all’altro che non è
possibile conversare con lui.
2. Spesso accade che il motivo scatenante di una discussione consista in un
disaccordo al livello di relazione (meta comunicazione), mentre la
discussione rimane centrata a livello di contenuto. Dopo la discussione
devono definire se la loro relazione è simmetrica o complementare. In
questa ottica, sono possibili 3 reazioni a questa definizione di se stessi:
a. Conferma: il rispondente conferma all’emittente la versione che
questo ha dato di sé;
b. Rifiuto: il rispondente rifiuta l’immagine proposto dall’emittente.
Questo rifiuto presuppone riconoscimento;
c. Disconferma: in questo caso l’emittente non viene preso in
considerazione dal ricevente.
3. La sequenza di eventi viene punteggiata dai parlanti. Un tipico errore di
punteggiatura è rappresentato dalla “profezia che si autoavvera” in cui il
soggetto crede di reagire ai comportamenti altrui mentre in realtà li
provoca.
4. Possiamo commettere errori nel processo di traduzione dal modulo
analogico a quello numerico (e viceversa).
5. In una relazione sana sono presenti, alternativamente, sia situazioni
simmetriche che situazioni complementari, e che entrambe
indifferentemente concorrono a confermare il Sé dei comunicanti.

L’interazione simmetrica è sempre presente nella competitività. Porta la relazione


verso un’escalation simmetrica all’interno del quale i due comunicanti non arretrano
mai di fronte all’altro, ma tentano di avere “l’ultima parola” sul contenuto (volontà
di arrogarsi il diritto di definire la relazione). Quando siamo di fronte a una
escalation simmetrica, siamo di fronte a due partner che rifiutano reciprocamente le
definizioni del Sé dell’altro.
Quando siamo di fronte a patologie dell’interazione complementare, osserviamo
disconferme del Sé dell’altro: si assiste ad una negazione dell’altro come emittente,
mancandone del tutto il riconoscimento. La complementarità patologica si definisce
rigida: i comunicanti permangono nelle posizioni one-up e one-down in modo
statico, senza possibilità di alternarsi.
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Finestra di Johari -> modello che concettualizza i meccanismi di conoscenza e auto-
conoscenza. Spiega in che modo l’Io si relaziona con se stesso e con gli altri,
attraverso diversi livelli cognitivi e relazionali.

Il quadrante in alto a dx è l’arena, il comportamento dell’Io aperto che è


consapevole di ciò che sa, pensa, vuole, e si esprime apertamente con gli altri.
Il quadrante in alto a sn è la facciata, l’aspetto esteriore che non sempre corrisponde
a ciò che c’è dietro, è la maschera pubblica con cui l’Io si camuffa e si nasconde per
celare i suoi difetti, esaltare le sue virtù.
Il quadrante in basso a dx è il punto cieco, una zona psichica che sfugge all’io, ma si
manifesta a sua insaputa e indipendentemente dalla sua volontà.
Il quadrante in basso a sn è l’ignoto, ciò che resta nascosto sia a noi che agli altri, il
subconscio.
Le interazioni tra i 4 quadranti determinano 4 tipi di rapporti: comunicazione aperta
(conversazioni), rivelazioni inconsapevoli (rossore, tremiti), confidenze e sfoghi
(pianto, confessione), contagio emozionale (si sbadiglia o si piange se lo fanno gli
altri). Aspetti dell’Io cieco ci possono essere rivelati dal feedback che riceviamo dagli
altri nelle interazioni comunicative e comportamentali che abbiamo con loro.
L’ignoto e il subconscio possono essere tirati fuori da facilitatori, persone che hanno
su di noi una certa influenza e sono capaci di toccarci nel profondo.

Nel corso dei secoli la filosofia ha utilizzato il termine persona per designare un
peculiare tipo di essere. Dall’analisi dei fenomeni umani si può arrivare a definire la
persona come soggetto in grado di realizzare atti di tipo unico, in quanto spirituali,
dotati di senso e generatori di senso, intelligenti e liberi.
Persona (dal latino phersu, maschera), fa riferimento alla maschera teatrale;
tuttavia, è evidente il riferimento al corpo come portatore della maschera. Persona
e vita corporea si equivalgono, nel senso che possiamo affermare che il corpo è la
persona dell’anima. In filosofia, il termine viene utilizzato per indicare una sostanza
o un essere individuale.
La persona è una:
a. Sostanza
b. Individuale
c. Di natura razionale
Per sostanza si intende ciò che esiste per sé, a differenza di quello che esiste solo
nella mente. Si differenzia da ciò che è accidentale e ha bisogno di qualcos’altro su
cui “poggiarsi” per esistere.
La nozione di sostanza è fondamentale soprattutto per spiegare l’identità della
persona, il fatto che resta la stessa nonostante il passare del tempo, il mutare delle
esperienze e i cambiamenti della vita e per rendere conto del fatto che a supporto
delle capacità che riconosciamo come tipicamente umane c’è una realtà comune.
L’individualità implica sia l’unità interna, sia la diversità degli altri, dunque l’unicità.
L’unità interna non esclude ovviamente la composizione di parti in un tutto. Ogni
persona è unica e irripetibile.
Boezio utilizza il termine natura per indicare l’elemento più intimo della persona-IO.
Per quanto riguarda la dimensione razionale, S. Tommaso rivede la definizione
boeziana perché aggiunge il termine intellettuale (ogni essere sussiste la natura
razionale o intellettuale, è persona).
La razionalità esprime in modo specifico la capacità della persona di avere coscienza
di sé e del mondo esterno.
Si può intendere come espressione di tutte le facoltà tipiche della persona, poiché
tutte le facoltà tipicamente personali presuppongono la consapevolezza (intelletto e
ragione), ma anche la volontà (che per gli antichi è appetito razionale, dunque
capacità di muovere in base a ciò che è colto dalle facoltà razionali).
A tutto ciò la filosofia contemporanea ha aggiunto le dimensioni dell’affettività.
Il fatto che la persona possa dire “io” significa che essa possiede se stessa. Tale
possesso si rivela nella coscienza e nella libertà.
La persona umana vive nel tempo grazie alla coscienza, che le permette di
distinguere tra passato, presente e futuro. Può ricordare e progettare.
La libertà può essere anche definita come capacità di iniziare una nuova catena
causale, senza essere determinati da qualcos’altro.
Alcuni filosofi hanno distinto tra persona e personalità:
 Ogni essere umano ha una natura personale, è un individuo unico e
irripetibile
 Ogni individuo si manifesta come è perché ha una personalità.
Teoria innatista-ambientale
Ognuno di noi nasce diverso dagli altri e si sviluppa in modo diverso.
L’identità del singolo uomo è molto più profonda e ricca della sua identità genetica.
Aristotele attribuiva alla relazionalità il carattere accidentale. Il pensiero
contemporaneo ha il merito di aver riconosciuto alla relazione una forma
ugualmente originaria dell’essere, tanto quanto quella di sostanza.
Non è possibile dissolvere il proprio io nelle relazioni con gli altri: anche quando
entriamo a far parte di un gruppo.
Anche se siamo uniti ad un’altra persona da un amore profondissimo, non
riusciremo mai a fondere la nostra identità con la sua. Al contrario, chi ha
un’identità poco strutturata, ha grandi difficoltà ad entrare in relazione con gli altri.
L’incomunicabilità non deve essere intesa come una chiusura solipsista, perché
proprio la singolarità di ciascuno fonda la ricchezza del dialogo e della relazione
interpersonale. Attraverso la relazione, la persona porta a piena attuazione la
propria specificità come essere individuale. L’Io si perfeziona attraverso il tu.
La persona umana, oltre ad essere una psiche/anima, è anche corporea. Questo ha
offerto importanti contributi alla fenomenologia contemporanea. Può infatti essere
studiato, in quanto corpo simile esteriormente alle cose materiali, dalle scienze, ma
è diverso dai corpi delle altre cose in quanto corpo di una persona. E questo significa
che è permeato da quel principio spirituale che dice “Io”.
Platone definisce il corpo soma (tomba) o sema (prigione dell’anima). L’antropologia
platonica è segnata da una radicale negazione del corpo e dall’esigenza di una sua
purificazione tramite il sapere filosofico. L’educazione per Platone è quel processo di
progressiva ascesi ed elevazione dalla buia caverna del corpo alla luce solare della
verità incorporea, cui solo l’anima può accedere. Il dualismo platonico è nello scritto
di Fedone, dove possiamo leggere che “se non è possibile conoscere nulla nella sua
purezza mediante il corpo, non è possibile raggiungere il sapere”, o sarà possibile
solo quando si sarà morti.
Il pensiero di Aristotele concepisce una unità organica tra corpo e anima. Le
categorie metafisiche di forma (anima) e materia (corpo), tradotte in termini
antropologici, non permettono di pensare l’anima dualisticamente separata dal
corpo. Semmai si può pensare ad una distinzione di funzioni, non ad una
separazione assoluta. Aristotele distingue, all’interno dell’anima, diverse funzioni
(vegetativa, sensitiva e razionale); il corpo è strumento naturale dell’anima, dunque
è inestricabilmente legato con essa. Per Aristotele esiste un intelletto agente e uno
passivo. L’intelletto agente è eterno e immortale, ed inoltre unico per tutti gli
uomini; l’intelletto passivo è legato strettamente al corpo.
Per Socrate l’anima è la sede della nostra attività pensante; quindi, il corpo assume
una posizione subordinata rispetto alla psiche; diventa uno strumento al servizio
dell’anima.
Da Socrate, a Platone ed Aristotele, il corpo viene visto come limitativo per la
conoscenza; una prigione che rende guasta l’anima.
Il Rinascimento valorizza l’uomo come “microcosmo” e dotato di un corpo che
diventa oggetto di studio.
Il Razionalismo moderno esprime l’esigenza di una necessaria alleanza tra la mente
e il corpo, tra ragione e passioni.
Cartesio introduce il paradigma filosofico dell’età moderna: la dualità di carattere
sostanziale tra anima e corpo. Il principio della metafisica cartesiana, il Cogito, porta
alla scoperta della dualità di sostanza tra res cogitans e res extensa. Le due sostanze
sono indipendenti:
 Res cogitans è il regno della libertà;
 Res extensa definisce la sua autosufficienza a partire dalla necessità
meccanica.
L’uomo è l’unico essere in cui le due sostanze trovano un, seppur problematico e
contraddittorio, punto di congiunzione. Il dualismo cartesiano influenzerà la nascita
della medicina moderna.
Il Romanticismo rappresenta un fenomeno di rivalutazione dell’uomo, nella
dimensione emozionale-spirituale e in quella corporeo-pulsionale.
La dottrina psicanalitica influenzò profondamente il modo di concepire l’uomo,
aprendo spazi interpretativi sconosciuti e liberando l’uomo dalle catene della
razionalità.
Freud perviene a formulare l’ipotesi che esistano contenuti psichici, non
direttamente accessibili alla coscienza, in grado di condizionare pesantemente il
nostro comportamento e la salute del nostro corpo.
Marcel -> l’uomo è l’intero; io sono il mio corpo, non un’anima che si serve del corpo
come strumento estrinseco. Io sono il mio corpo nel senso di esisterlo. L’analisi
fenomenologica, e la fenomenologia del corpo in particolare, rappresenta la via per
cogliere la dimensione antropologica nella sua organicità e interezza aperta sul
mondo. Da questo punto di vista appare del tutto superata la problematica del
rapporto tra lo spirito e il corpo.
Il filosofo Husserl, padre della fenomenologia, afferma che per la fenomenologia, il
corpo assume la peculiarità di essere corpo proprio (Leib), vissuto. La coscienza del
corpo proprio è, secondo Husserl, presente in ogni percezione. Il corpo dell’uomo si
impone dell’orientamento, ossia ciò che rende possibile l’orientamento spaziale in
relazione agli oggetti. Husserl studia l’esperienza interiore (Erlebris) del corpo
proprio e la distinzione originaria tra corpo proprio e ogni altro corpo.
Sartre è il filosofo che tiene insieme prospettiva fenomenologica ed esistenziale. Il
corpo è elemento di mediazione tra il sé e gli altri; è elemento di relazione e
utilizzabilità nell’ambito dell’intersoggettività. L’uomo è il proprio corpo. Sartre
parlava di 3 corpo:
- LEIB ossia l’essere un corpo;
- KORPER ossia avere un corpo;
- l’ESSERE un corpo per l’altro.
Merleau-Ponty, nell’ambito della fenomenologia francese, unisce alla ricerca
fenomenologica raffinate analisi psicologiche. Parla della coscienza nei termini di
un’apertura intenzionale rispetto al mondo. L’uomo è corpo proprio e c’è perfetta
osmosi tra corporeità ed esistenza. Il corpo è il mio fatto originario e irripetibile,
l’unica sintesi a priori rispetto al mio essere nel mondo. Anche in Merleau-Ponty la
prospettiva fenomenologica ha come sfondo la filosofia esistenziale. La spazialità del
corpo è il dispiegarsi del suo essere di corpo, il modo in cui esso si realizza come
corpo.
Galimberti riflette per comprendere la dimensione antropologica superando quel
dualismo anima/corpo, che per secoli ha contraddistinto la tradizione filosofica
occidentale. Secondo Galimberti, la stessa psicologia va rifondata a partire da una
prospettiva che superi l’idea di una psiche come altro corpo, e di un corpo visto solo
in termini estrinseci. Nell’opera “il corpo”, l’immagine del corpo è rappresentazione
mentale visiva, che per la sua complessità non può costituirsi attraverso la sola
esperienza delle sensazioni. Essa è il risultato di dati esperienziali raccolti con varia
modalità sensitivo-sensoriale, ricomposti attraverso il filtro dell’affettività.
L’immagine corporea allora ha una tripla origine:
1. Fisica, perché connessa sempre al corpo e alle sue funzioni;
2. Psicologica;
3. Sociale, perché risultato dello sviluppo psicologico dell’individuo e delle
sue interazioni sociali.
La psicologa Ines Testoni in “il dio cannibale” fa una riflessione sulla corporeità
femminile e sull’anoressia. Questa si presenta come un disagio nei confronti degli
alimenti. La Testoni sottolinea che la dimensione della corporeità interessa anche
l’uomo. Afferma che nella nostra cultura il corpo è tutto. L’anoressia va allora
interpretata come una malattia dietro cui sta la volontà di annullamento della
propria corporeità, la sua completa smaterializzazione e spiritualizzazione.
La psicosomatica è una scienza che si propone di studiare l’essere umano nei suoi
aspetti psicologici e in quelli corporei: psiche e soma sono due aspetti diversi di un
unico organismo.
Il copro umano viene oggi chiamato corporeità ed indica la dignità della dimensione
psico-fisica dell’uomo, che deriva dal fatto che il corpo umano è espressione della
soggettività. L’uomo è il suo corpo, ma non solo. Il corpo è il modo in cui la persona
umana è nel mondo. Le condizioni corporee influiscono sul modo di essere della
persona.
Il corpo neuropsicologica è un corpo che non solo è in grado di muoversi, ma anche
in grado di percepire se stesso e riconoscersi. Si percepisce attraverso la sensibilità
estero ed esterocettiva, superficiale e profonda, attraverso la loro integrazione,
comparazione ed associazione. Il corpo può valutare le proprie posture sia in
modalità statica che dinamica, diventando così punto di riferimento nei confronti
del mondo e dello spazio. Il corpo così organizzato è al centro e all’origine della
costruzione spazio-temporale, che viene resa possibile dalla decantazione affettiva.
Il corpo tonico-emozionale afferma che l’essere umano vive, realizza e agisce
soprattutto a livello affettivo.
Il corpo espressivo-comunicativo-> il corpo è il primo ed unico mezzo attraverso il
quale si possono esprimere i propri bisogni e desideri ed esteriorizzare i propri
conflitti.
Lo schema corporeo permette di avere il sentimento e la conoscenza del proprio
corpo, ma non è tutto. L’individuo si forma un’immagine corporea, alla cui
formazione concorrono le percezioni, il linguaggio, la memoria, le esperienze
passate e il peso degli affetti e delle sofferenze somato-psichiche. L’Io corporeo
rappresenta l’insieme delle relazioni e delle azioni del soggetto aventi per funzione
l’adeguamento e l’adattamento al mondo esterno. L’Io corporeo deriva dalla
relazione con il mondo degli altri e degli oggetti e si manifesta per mezzo della
funzione tonica e di quella motoria.
Lo schema corporeo è l’organizzazione delle sensazioni relative al proprio corpo in
rapporto a quanto proviene dal mondo esterno.
L’immagine del corpo è la rappresentazione mentale del nostro corpo, cioè il
modo in cui il corpo appare a noi stessi.
L’Io corporeo deriva dalla relazione con il mondo degli altri e degli oggetti e si
manifesta per mezzo della funzione tonica e di quella motoria.
Secondo Le Bouch, l’immagine del copro si costruisce secondo tappe dello sviluppo
che si adattano alla fase precedente. Ogni tappa ha un concetto diverso di schema
corporeo: corpo subito, corpo vissuto, corpo percepito, corpo rappresentato. Tali
concetti dipendono dalla maturazione dell’esperienza relazionale.
 Corpo subito: 0-3 mesi, il bambino si manifesta motoriamente rispetto alle
manipolazioni e stimolazioni provenienti dall’esterno. La motricità è riflessa e
dipende totalmente dalla madre;
 Corpo vissuto: 3 mesi-3 anni, esplorazione del proprio corpo e quello della
madre per cui si ha l’inizio del processo di differenziazione tra sé e l’altro. La
percezione del corpo è legata al movimento, l’esplorazione e conoscenza del
mondo. Si distinguono le principali parti del corpo;
 Corpo percepito: 4-6 anni (fase preoperatoria per Piaget). In questa fase il
bambino è più interessato a se stesso; la percezione si rivolge verso il proprio
corpo, le singole parti. Nell’attività motoria emerge un maggiore controllo
posturale e tonico ed un affinamento dell’attività prassica. L’affermazione
della dominanza laterale permette una maggiore organizzazione dello spazio,
maggiore conoscenza del corpo e delle sue parti interne, dell’orientamento
spaziale e temporale;
 Corpo rappresentato: 7-12 anni (fase delle operazioni formali). Si ha la
percezione tridimensionale del corpo, della successione dei gesti, movimenti,
spostamenti. Il copro diventa il punto di riferimento per l’orientamento e la
strutturazione spaziale. La consapevolezza della percezione permette una
rappresentazione mentale del copro in movimento: i movimenti diventano più
coordinati e fini. Il bambino è in grado di staccarsi dall’aspetto concreto per
passare alla rappresentazione; distingue dx e sn sull’altro (localizzazione).
J.Piaget-> il bambino alla nascita possiede dei meccanismi riflessi automatici
scaturenti da stimoli entero ed esterocettivi che determinano un comportamento
istintivo ed innato. Con lo sviluppo, dai meccanismi riflessi si originano i primi
schemi motori che il bambino assimila e ripete, rispondendo agli stimoli esterni
secondo un suo modo d’essere che originerà una rappresentazione corporea
personale.
Nell’entrare in relazione con un essere umano, la struttura che notiamo
primariamente è la superficie del suo corpo che risulta essere, nello stesso tempo, il
suo legame con ciò che lo circonda. La tattilità è filogeneticamente e
ontologicamente il primo dei sensi. Nell’embrione, infatti, il primo senso che si
sviluppa è il tatto, che diventa il modo principale attraverso cui comunicare con il
mondo circostante, cioè la madre, durante i 9 mesi di gestazione. Durante il parto le
stimolazioni principali che il neonato riceve sono cutanee; nell’entrare a far parte
del mondo, dopo la nascita, attraverso la stimolazione tattile e l’allattamento
materno, il corpo del nascituro entra in funzione.
Un primo aspetto psicologico della pelle riguarda il contatto cutaneo nelle prime
relazioni oggettuali. La cute ha un ruolo decisivo nel mantenimento dell’omeostasi
dell’organismo.
Il primo legame affettivo si costituisce proprio grazie alla soddisfazione del bisogno
di contatto e di calore che il bambino sperimenta all’inizio della sua vita. Da questo
momento in poi il neonato acquisisce informazioni, apprende e comunica attraverso
la pelle; solo se i messaggi tattili ricevuti saranno gratificanti, la crescita e lo sviluppo
del neonato proseguiranno in modo normale.
Il bambino, mentre sperimenta l’appoggio esterno sul corpo della madre, può
conquistare un appoggio interno, su cui può addossarsi in sicurezza per mettere in
atto i primi meccanismi della sua vita psichica. Ciò può avvenire solo se il bambino,
attraverso il corpo, è sicuro di avere un contatto stretto e stabile con la pelle della
madre, nonché la garanzia di un “circondarsi reciproco con lo psichismo della
madre”. Se gli sforzi compiuti dalla madre nel maternage sono soddisfacenti, il
bambino interiorizza la madre sufficientemente buona.
Una seconda importante funzione dell’Io-pelle è il contenimento, che fa invece
riferimento all’handling materno, legato alla capacità della madre di fornire,
attraverso le cure al bambino, l’immagine-sensazione del “corpo come sacco”. Si
evidenziano due aspetti del “sacco”: uno passivo (il recipiente che accoglie
passivamente immagini, sensazioni, affetti, conservandoli e neutralizzandoli) ed uno
attivo (il contenitore in senso bioniano, che fa riferimento alla capacità della madre,
attraverso la rêverie, di esercitare la funzione per elaborare e restituire al bambino
affetti e sensazioni trasformati e bonificati).
La comunicazione corporea che si stabilirà tra il bimbo e l’ambiente rappresenterà,
in questi primo periodo, uno dei fattori principali del suo sviluppo ontogenico e
psicomotorio. Il contatto fisico, il massaggio, l’esperienza motoria rappresentano le
vie principali attraverso il quale il bambino apprende. Lo sviluppo dell’intelligenza
passa attraverso il corpo. La prima relazione che il bambino vive con il mondo
esterno si attua attraverso il corpo nel dialogo tonico con la madre, processo di
maturazione e affettivo dove “il corpo viene destato alla vita” dalle manipolazioni
dell’altro.
La percezione tattile contribuisce, infine, allo sviluppo di tre importanti funzioni
emotive:
1. Permette la strutturazione dell’immagine corporea;
2. Favorisce la strutturazione dell’autostima;
3. Permette la modulazione adattativa dell’ansia, una funzione che in seguito
si tradurrà nella modulazione delle emozioni.
Queste tre funzioni interagiscono e contribuiscono alla formazione della personalità,
della flessibilità del carattere e dello stile.
Il dialogo tonico è la vera prima comunicazione che si instaura. Un dialogo corporeo
che si esprime con variazioni tonico-emozionali in grado di alleviare le tensioni e far
vivere un’esperienza piacevole al proprio bambino. Un’interazione comunicativa
basata su un gioco empatico emozionale. È fatta di contatti epidermici, calore, gioco
corporeo, parole sussurrate, etc. ricerche come quelle di Harlow e di Bowlby sul
bambino portano alla conclusione che un primo legame affettivo si costruisce a
partire dalla soddisfazione e dal bisogno di contatto e di calore che il bambino
sperimento nel corso dell’interazione con chi si prende cura di lui. Di tipo tattile
sono, di conseguenza, molti dei comportamenti che mediano l’attaccamento: il
toccare, l’aggrapparsi, l’abbracciare, etc.

18/11
L’importanza del rapporto di fiducia che il bambino già dai primi mesi riesce a
stabilire con la madre tramite il dialogo tonico, dove il bambino trova senso di
protezione necessario a placare il senso di smarrimento. Solo così il bambino potrà
avere una solida base per il pieno sviluppo delle sue capacità.
Sperimentalmente sono stati studiati soprattutto alcuni aspetti della percezione
tattile, come la sensibilità al doloro e alla temperatura. Le reazioni al caldo e al
freddo variano notevolmente da un bambino all’altro; tutti i b. manifestano
comunque qualche risposta ai cambiamenti di temperatura, sia esterna che interna.
Ad esempio, sono stati osservati nei neonati cambiamenti nella quantità di latte
succhiato al variare della temperatura (Camaioni-> cercare studi sullo strumento
grafico).
Il massaggio può essere definito come qualsiasi forma di stimolazione tattile
eseguita con le mani in modo sistematico. Il massaggio è uno dei modi più efficaci
per instaurare e rafforzare il rapporto e la relazione con il bambino, favorendo il
rilassamento di entrambi.
Il massaggio è il momento di conoscenza del bimbo sia fisica che relazionale,
soprattutto è un tempo utile per continuare quel rapporto di amore e relazione già
iniziato durante la gravidanza. È inoltre un modo per instaurare un dialogo non
verbale, che permette di comprendere i segnali dati dal bambino.
Il baby massage è una modalità di contatto piacevole profonda tra genitore e
bambino, favorisce l’attaccamento, la relazione e ,,,
La ricerca condotta da Hart, Davidson e Clarlee sull’efficacia di un corso di massaggio
infantile rivolto ai genitori ha posto in evidenza alcune considerazioni significative:
o Consapevolezza da parte del genitore dell’acquisizione di un’esperienza
arricchente;
o Massaggio come strumento di benessere psico fisico del bambino;
o Massaggio come strumento di interazione sociale.
I benefici del massaggio si hanno anche in bambini prematuri, sia che venga
effettuato da personale esperto che dalla mamma. Per mezzo del contatto fisico il
bambino, fin dai primi giorni, coglie nel proprio corpo lo stato emotivo altrui, a
seconda dei modi in cui viene accudito. Egli acquisisce sin da allora la conoscenza del
proprio corpo, mediante l’introiezione del corpo dell’altro, prima di tutti quello
materno.
Montagu afferma la pelle come sistema sensorio è il più importante sistema
organico del corpo in quanto diversamente dagli altri sensi, un essere umano non
può sopravvivere senza le funzioni comportamentali e fisiche da essa prodotte. Il
nutrimento affettivo attraverso il massaggio promuove dinamiche famigliari sane e
salde e aumenta nel neonato il livello di tolleranza allo stress. Egli mette al centro
del suo interesse la pelle in quanto organo complesso e affascinante, e
approfondisce le straordinarie conseguenze che toccarla presenta sullo sviluppo
dell’uomo.
La sensibilità tattile attiva sensazioni corporee che sono alla base della
strutturazione dell’Io e più particolarmente dell’Io corporeo che ci consente di
percepire l’ambiente circostante. Una comunicazione corporea, epidermica, di
contatto diretto, riveste un’importanza fondamentale nei primi mesi di vita del
piccolo che, proprio dal toccare e dall’essere toccato, riceve tutta una serie di
informazioni utili per uno sviluppo equilibrato come il senso di protezione e di
fiducia dell’esistenza.
Il piacere tattile soddisfacente nella prima infanzia svolge un ruolo fondamentale
nello sviluppo dell’essere umano. Il bambino ha bisogno di apprendere, sulla base
del tatto, il significato di intimità, prossimità, distanza e distacco, che sono elementi
decisivi per sentire e percepire la struttura del mondo circostante. Il tocco è uno
strumento molto efficace per nutrire e riscaldare l’organismo del bambino; la
stimolazione tattile ha profondi effetti sia neurofisiologici che comportamentali.
L’abbracciare il bambino con affetto crea un senso di intimità, di amore, di sicurezza
e di benessere.
È fondamentale cercare di catturare lo sguardo del bambino, parlando in modo
dolce e sommesso, poiché è un modo per comunicare con il bambino.
Il massaggio è associato alla stimolazione cinestetica, al dondolio, al contatto dello
sguardo e della pelle. Movimenti e oscillazioni lente, ritmiche, tenendo in braccio il
bambino, favoriscono il rilassamento e la calma. Se più veloci accelerano invece
stimolano l’apparato vestibolare, migliorano le capacità di equilibrio e posturali.
Vimala McClure è la persona che ha portato il massaggio neonatale in occidente.
Il tatto si sviluppa nell’embrione prima dell’8° settimana di gestazione perché la
pelle è una delle prime parti che si strutturano.
I benefici del massaggio sono:
Interazione:
 Attraverso l’interazione si stimola il bonding (attaccamento): si pone come
momento di nutrimenti affettivo e di sostegno nell’art di essere genitori.
 Il massaggio infantile permette il rinforzo della comunicazione verbale e non
verbale. La prima forma di comunicazione che il bambino riceve ed il primo
linguaggio del suo sviluppo avvengono attraverso la pelle.
 Comunicare tramite il contatto visivo: gli occhi del neonato iniziano a mettere
a fuoco dai 17 ai 30 cm, che è esattamente la distanza tra il viso della madre e
il suo; inoltre è attratto dai contrasti e mette a fuoco cose rotonde e scure
(occhi e capezzolo).
Stimolazione:
 Va a favorire il sistema immunitario, linfatico e neuro-ormonale;
 Si lavora sull’udito -> i genitori, parlando al bambino, che comincia a misurare
le distanze. Parlare al bambino diventa rinforzo del linguaggio. Il b. riproduce
dei suoni e li rinforza creando il primo dialogo verbale
 Si lavora sull’odorato -> la vicinanza e lo stretto contatto fanno sì che la madre
e il bambino si riconoscano.
 Contatto visivo
 Il massaggio di tutto il corpo permette una precoce e completa percezione e
conoscenza dello schema corporeo a livello cerebrale.
 Importante anche l’utilizzo di storie e filastrocche.
Sollievo:
 Gas e coliche intestinali;
 Stitichezza;
 Fastidi della dentizione;
 Raffreddore;
 Un importante momento di sollievo si ha quando, attraverso il massaggio, il
bambino può dar sfogo ad una tensione emotiva, magari con un bel pianto o
una energica attività motoria per poi sprofondare in un bel sonno ristoratore.
Rilassamento:
 Regolazione degli stati comportamentali;
 Situazioni di calma;
 Capacità di autoconsolazione;
 Normalizzazione del tono muscolare;
 Regolazione del ritmo sonno-veglia.
I bambini adottati, in affido, con problemi di apprendimento, ADHD, situazioni sociali
a rischio, ansia, ex prematuri, hanno bisogno dei massaggi come momento
privilegiato di ricomposizione della fiducia e dell’unità dell’adulto.
Aspetti del corpo:
o Aspetto funzionale;
o Sviluppo dell’Io.
L’azione del corpo sta all’origine di ogni tipo di concrescenza.
L’educazione psicomotoria si propone di fare in modo che la prima educazione, a
partire dall’esperienza vissuta, parta dal corpo.
SVILUPPO DELL’IO
Nell’educazione psicomotoria le nozioni essenziali e strettamente legate tra loro
sono:
 Nozione di corpo, da estendersi a quella di schema corporeo;
 Nozione di oggetto;
 Nozione di altri con i quali il soggetto entra in azione.
Il primo oggetto che il bambino percepisce è il proprio corpo ed è il mezzo
dell’azione, della conoscenza e della relazione.
La costruzione dello schema corporeo, ossia l’organizzazione delle sensazioni
relative al proprio corpo, esercita una funzione fondamentale per lo sviluppo e la
maturazione nervosa.
Azione e reazione
o Le azioni e le reazioni implicano movimento;
o Il movimento risulta dal carattere unitario psicofisiologico della natura
dell’individuo, dal quale emerge il legame tra sistema nervoso e
psicomotricità;
o Esistono nel cervello zone psicomotorie, zone psicosensoriali, psicoelaborative
o associative, identificabili nella cosiddetta corteccia cerebrale;
o Il sistema complesso dell’uomo prende il nome di psicomotricità;
o Gli organi di senso sono strumenti della percezione; la psicomotricità è lo
strumento complesso dell’azione;
L’analisi dello schema corporeo in ambito psicomotorio è legata all’azione, al
movimento.
Secondo molti autori per la costruzione della personalità è necessaria la
rappresentazione che si ha del corpo. Tale rappresentazione è quello che si chiama
schema corporeo.
Il soggetto nei primi 3 anni di vita:
 Nozione senso-motoria: la nozione del nostro corpo è strettamente legata
all’organizzazione delle prassie ideatorie, ossia all’utilizzo degli oggetti;
 Nozione preoperatoria: la nozione del proprio corpo è legata all’integrazione
dei gesti significativi organizzati in rapporto al proprio corpo (prassie motorie).
 Nozione operativa: la nozione del proprio corpo è legata al campo spaziale in
cui si svolge la sua operatività (prassie costruttive).
Classificazione di Ajuariaguerra
 Intransitive: non richiedono discriminazione spaziale o uso di oggetti
 Transitive: comportano discriminazione spaziale o uso di oggetti
 Costruttive: comportano uso simbolico dello spazio e capacità di
programmare una sequenza di atti motori necessari a realizzare un modello o
una costruzione (disegno e scrittura)
 Specializzate: sequenza di movimenti inizialmente appresi e poi automatizzati
(marcia, vestirsi, svestirsi)

Fasi di acquisizione di una prassia:


il progetto d’azione deve cioè essere immaginato e monitorato nell’atto della
realizzazione.
 Preparazione: l’azione viene eseguita molto lentamente, viene esercitato un
forte controllo, vengono curate le singole parti dell’azione;
 Composizione: l’azione viene eseguita più velocemente ma vengono
commessi errori di esecuzione;
 Proceduralizzazione: a questo livello l’azione viene svolta fluentemente, in
modo routinario, automatizzato.
Il soggetto impara a conoscere e accettare sé, a comprendere l’ambiente
circostante, a vivere in armonia con gli altri grazie a modalità come la coscienza del
proprio corpo, il controllo posturale, la coordinazione dinamica, l’organizzazione
percettiva, la lateralizzazione, la coordinazione oculo-motoria e oculo-podalica. La
motricità fine e il linguaggio).
Legge della progressione -> cefalo- caudale e prossimo-distale
L’asse longitudinale comporta il riconoscimento della destra e della sinistra del
proprio corpo, che consentirà al bambino di riconoscere il miglior funzionamento di
una parte del corpo rispetto all’altra, alla base del concetto di lateralità, e di
associare ad ogni emisoma il nome corrispondente c’è il processo di lateralizzazione,
i termini “dominanza emisferica” e “lateralità” vengono usati in molti testi come
sinonimi ma
o La dominanza emisferica si riferisce alla realtà neurologica;
o La lateralità è la realtà corporea-motoria dell’individuo.
Secondo Broca la dominanza di una parte del corpo è dovuta ad una maggiore
predominanza di un emisfero cerebrale rispetto all’altro; invece, per lateralizzazione
s’intende sia il processo attraverso cui si sviluppa la lateralità, sia la capacità di
individuare dx e sn sul corpo dell’altro e di proiettare questi rapporti rispetto agli
oggetti e allo spazio in generale.
Uno degli aspetti della specializzazione cerebrale è la dominanza, ossia la prevalenza
di un emisfero rispetto all’altro che comporta l’uso preferenziale di una parte del
corpo rispetto all’altra. L’esternazione più manifesta concerne l’uso asimmetrico
delle mani.
Per lateralità si intende l’uso abituale e in forma privilegiata di un emicorpo rispetto
all’altro. La lateralità è dapprima un elemento prassico, cioè il prodotto di ruolo
neurofisiologico.
La lateralizzazione è il processo con cui la dominanza emisferica cerebrale si
esprime, a livello corporeo, determinando una maggior forza, maggior quantità di
energia (tono), di una parte del corpo rispetto all’altra; è un processo innato.
Con la lateralizzazione il bambino può orientarsi nello spazio esterno prendendo
come punti di riferimento la lateralità del suo corpo. Questa
conoscenza/interiorizzazione del proprio corpo sarà supportata dai campi percettivi:
vista, tatto, udito, senso cinestetico…
M. Frostig e P. Maslow, oltre alla distinzione tra lateralità e dominanza laterale
introducono il concetto di direzionalità. Secondo la loro tesi, la lateralità si riferisce
alla conoscenza dei lati dx e sn del corpo; la direzionalità si riferisce alla conoscenza
della dx e della sn nello spazio; la dominanza emisferica sarebbe la topografia dello
spazio esterno.
Per la neurofisiologia la lateralità è un processo solo neurologico al termine del
quale il bambino manifesta una preferenza laterale nell’utilizzare certi organi
simmetrici.
La lateralità è perciò intesa come una funzione di una dominanza emisferica capace
di conferire ad uno degli emisferi l’iniziativa dell’organizzazione dell’atto motorio.
Le disorganizzazioni della lateralità sono generate da lesioni in grado di originare
aprassie ideomotorie, ideatorie, visive e uditive.
Alcune teorie sullo sviluppo della lateralità sono basate sulla posizione fetale, altre
sono legate all’afflusso sanguigno, alla rapidità di sviluppo dei due emisferi cerebrali,
a fattori ereditari, ad influenze sociali.
Un comportamento di lateralizzazione in epoca neonatale è l’orientamento del
capo.
Secondo Gesell: ”Fin dalla nascita è possibile osservare la lateralità assiale, ossia
l’organizzazione tonica asimmetrica dell’asse del corpo.”
Nel 75% dei casi mediante l’osservazione del riflesso tonico del collo si può predire
la lateralità. Durante il quarto mese è già possibile notare nel bambino una
predilezione per una mano o per l’altra, ed è proprio in quel periodo che si possono
osservare i primi segni della dominanza manuale (che è collocabile tra i 2 e i 4 anni).
Nel periodo tra i 2 e i 6 anni si osserva il passaggio da una lateralità fluttuante e non
ancora nettamente determinata ad una lateralità affermata e stabile.
Secondo Piaget il bambino è in grado di prendere consapevolezza della propria dx e
sn a 6 anni non su gli altri ma su se stesso. È una procedura innata, che comincia a
delinearsi intorno ai ¾ anni e stabilizzarsi intorno ai 6/7.
La scelta manuale è indispensabile e strettamente collegata a: equilibrio, schemi
motori, cognitivi, affettivo-relazionali e, soprattutto, linguistici.
La prensione ha un suo sviluppo:
 Cubito-palmare -> oggetto afferrato da sotto il mignolo senza usare il pollice;
 Digito-palmare -> vengono utilizzate tre dita;
 Radio-digitale -> opposizione tra pollice e indice.
Lo sviluppo della manipolazione dipende dalla maturazione neuromuscolare e
dall’esercizio ed è presente in una forma immatura nel bambino che si realizza nel
riflesso di presa che si indebolisce e scompare del tutto attorno al 3°/4° mese e si
trasforma in una prensione volontaria.
Pinza inferiore -> prima fase pinza superiore -> seconda fase pinza superiore
25/11
La psicomotricità è il luogo del
o Sapere;
o Saper essere;
o Saper fare.
Conoscenza di sé
o Organizzazione del movimento;
o Coordinazione dinamica generale;
o Percezione e regolazione del movimento;
o Organizzazione dello schema corporeo;
o Dominanza laterale.
Conoscenza dell’oggetto
o Coordinazione oculo-manuale;
o Organizzazione spazio-temporale.
Interazione con l’altro
o Sviluppo del linguaggio mimico-gestuale;
o Sviluppo del linguaggio verbale;
o Simbolizzazione attraverso il disegno, il gioco, il racconto.
La psicomotricità è una pratica e un sapere che affronta il corpo dal punto di vista
della sua sensibilità: storicizza, studia e valuta la conversione e la trasformazione del
movimento nell’atto psichico e sociale. La psicomotricità è una tecnica che evolve il
movimento, il gesto (e i relativi contenuti affettivi ed emotivi) in conoscenza,
pensiero, linguaggio e segno. Riguarda e sviluppa la presa di coscienza nel soggetto,
la sua crescita emotiva, cognitiva e motoria.
Motricità= attività che privilegia il corpo e il movimento -> Psicomotricità= riprende
integralmente il termine “motricità”, ritenendo che ogni aspetto motorio non possa
essere considerato estraneo all’influenza emotiva, cognitiva e simbolica.
Il termine psicomotricità assume a pieno il suo significato solo in tempi che si
possono definire storicamente recenti. La prima apparizione del termine
“psicomotorio”, si fa risalire al 1870, per dare un nome a delle regioni della corteccia
cerebrale vicine alle aree definite motorie, dove si ipotizzava avvenisse l’unione,
ancora piuttosto misteriosa, tra il movimento e l’immagine mentale.
 Primo periodo: 1900-1945 (Tissiè, Werniche, Duprè)
Primo tentativo di superare in Medicina il modello anatomico-clinico che non
riusciva a spiegare certi sintomi e disturbi.
I tre orientamenti che ne hanno determinato la nascita sono la neurologia, la
neurofisiologia (stretto contributo tra sistema cerebro-spinale, simpatico e
parasimpatico e ormonale-> qualsiasi stimolo che parte dal corpo influisce su
tutto l’organismo.) e la neuropsichiatria infantile (legame tra patologie
cognitive, psichiche e motorie. Duprè mette in evidenza la relazione tra
insufficienza mentale e ritardo motorio).
Duprè parla di “debilità motrice” (ritardo globale della motricità). Mette in
evidenza un legame tra lo sviluppo della motricità, dell’intelligenza e
dell’affettività.
La psicomotricità per molto tempo è stata una giustapposizione dei termini,
perché poggiava sul dualismo filosofico anima-corpo da Platone e Cartesio
(visione dell’uomo dualistica e meccanicistica). Il corpo era sotto il dominio
della volontà e dell’intelligenza.
I contributi delle discipline emergenti:
o Psicologia genetica-> Gestalt e Binet-Simon costruiscono un test sullo
sviluppo psicomotorio del bambino nei primi tre anni che comprende
funzioni motorie e psicomotorie (intelligenza, affettività, prensione.
Linguaggio e socialità). Oseretzky redige una scala di valutazione dello
sviluppo motorio dai 4 ai 16 anni.
La psicologia genetica vede il movimento come denominatore comune
dello sviluppo (movimento come comunicazione e come intelligenza).
Con Piaget e Wallon si ha la conoscenza dello sviluppo del bambino. Le
esperienze corporee sono alla base dello sviluppo dell’Io,
dell’acquisizione dello schema corporeo; dell’organizzazione dello
spazio.
Movimento=comunicazione, la relazione madre/bambino e la funzione
tonica (dialogo tonico)
Movimento=intelligenza, Piaget studia il rapporto tra motricità e
sviluppo dell’intelligenza, rappresenta la connessione tra affettività e
funzioni cognitive, ma trascura il pensiero simbolico.
Spitz effettuò delle ricerche sulle conseguenze relative alle carenze
affettive nel bambino durante il primo anno di vita; secondo lui
l’affettività ha un ruolo stimolante e facilitante lo sviluppo psicomotorio,
ma anche inibente lo sviluppo motorio, psicomotorio, la
deambulazione, il linguaggio, il controllo sfinterico. -> Marasma
(deprivazione di contatto)
Anche Bowlby ha studiato il comportamento dei bambini
istituzionalizzati e, sulla base delle sue ricerche, ha sviluppato la nota
teoria sull’attaccamento;
o Psicoanalisi;
o Filosofia-> Bergson introduce innovazione sulla concezione
filosofica dell’uomo. Lo spirito si manifesta attraverso i movimenti del
corpo. Compito dell’omo è garantire il continuo crescere dello slancio
vitale, impedendo che si arresti di fronte alle resistenze della materia;
o Pedagogia-> Froebel, Claparède, Seguin, Montessori, Delacroly
propongono nuovi modelli educativi. Viene data importanza alle
esigenze del bambino, al suo agire, specie a quello senso-motorio.
Vengono valorizzate affettività e creatività, essenziali per lo sviluppo
psichico.
 Nasce quindi una nuova concezione del corpo e dello spirito;
 Fallisce il dualismo cartesiano;
 Nasce il parallelismo psicomotorio: infatti Heuyer affermava che “ai
bambini con ritardo intellettivo è necessario dare un posto importante
all’educazione motoria […] tutto ciò che può sviluppare le sue funzioni
motorie svilupperà parallelamente le sue funzioni intellettive”.
 La psicomotricità è ancora dominata dalla neurologia, pur essendoci i nuovi
apporti. Infatti si parla di trattamento psicologico per le problematiche
affettive e rieducazione motoria. In questo contesto, Tissè fece una
distinzione tra educazione fisica o ginnastica pedagogica per i bambini
normali e ginnastica medica per i bambini ritardati (esercizi di tipo
funzionale). In questo periodo le abilità psicomotorie erano la destrezza e
l’agilità del corpo. J. Le Camus definisce il corpo “corpo scaltro”.
 Secondo periodo: 1947-1972-> rinnovamento teorico ed istituzionalizzazione
Dal 1947 in poi, i primi lavori di Ajuariaguerra e di Diatkine riprendono il
concetto di psicomotricità, allargandolo, affinandolo e tentando di conferirgli
un quadro nosologico e delle indicazioni terapeutiche precise:
o Rompono con la neurologia;
o Si avvalgono di studi di Freud, di Piaget e di Wallon;
o Tengono in considerazione gli apporti di altre scienze (neuropatologia,
psicoanalisi e psicologia genetica).
Grazie alla fenomenologia, con Husserl, si supera la visione dualistica
dell’uomo. Per Husserl l’esperienza è la fonte della conoscenza: “tutti i
concetti derivano dall’esperienza, quelli generali come quelli particolari”.
Attraverso l’esperienza, l’uomo entra in contatto con l’individuale che
coincide con la “percezione”. L’esperienza deve diventare esperienza interna,
esperienza di coscienza, cioè esperienza vissuta.
Schilder distingue lo schema corporeo dall’immagine corporea e tenta di fare
una sintesi del modello neurologico del corpo ereditato da Head e del modello
psicoanalitico del corpo libidinale e fantasmatico ereditato da Freud.
Merleau-Ponty oppone un corpo-oggetto ad un corpo-me assimilato al
pensiero cosciente: conosciamo il nostro corpo attraverso le rappresentazioni
mentali che ci facciamo di esso. Il soggetto è fatto di corpo e lo schema
corporeo è un modo di esprimere che “il mio corpo è al mondo”, che funziona
nel mondo come il cuore nell’organismo, e l’uomo è coscientemente in
possesso dei suoi organi di cui conosce ogni posizione e orientamento.
Lo schema corporeo può essere localizzato nella corteccia parietale;
l’immagine corporea riguarda la situazione emotiva, i ricordi, le motivazioni e i
propositi d’azione dell’individuo; non è statica, ma si modifica continuamente
per merito delle esperienze personali.
Ajuriaguerra tenta di fare una sintesi dei lavori di Wallen, Piaget, dei
fenomenologi e degli psicoanalisti in “manuale di psichiatria del bambino”.
Nel 1963 si attesta la nascita ufficiale della Psicomotricità in Francia, come
specialità professionale riconosciuta da un certificato.
Viene riconosciuta un’acquisizione metodologica: metodologia di
osservazione e intervento tecnico -> rieducazione psicomotoria come pratica
specifica-> vengono creati test psicomotori.
Distinguiamo varie correnti:
a. Corrente eclettica-> lo sviluppo psichico e lo sviluppo motorio sono
strettamente legati e l’educazione dell’uno può influire
favorevolmente sull’altro, per cui la rieducazione Psicomotoria si
applica a bambini senza lesioni, né PCI, né paralisi periferiche
recuperabili, che rpesentano debilità motrice, disturbi del
comportamento, DSA, ritardo scolastico.
I metodi utilizzati sono in armonia con l’educazione fisica, la
ginnastica ritmica, il gioco organizzato, la danza e lo sport; ci sono
inoltre metodi nuovi di origine psichiatrica, come il rilassamento
progressivo di Ajuaruaguerra e il rilassamento attraverso movimeti
passivi di Wintrebert;
b. Corrente della terapia Psicomotria specifica-> due caratteristiche
specifiche:
1. La necessità della presa di coscienze corporea, della
realizzazione prassica e della conoscenza gnosica;
2. La necessità di una relazione autentica fra il bambino e
l’educatore;
Ricordiamo le prove di ritmo di Stamback, i lavori sull’ontogenesi sel
bambino davanti allo specchio di Zazzo e l’imitazione dei gesti per lo
sviluppo dello schema corporeo di Berges.
L’esame psicomotorio viene considerato come l’elemento principale
della terapia. L’attività terapeutica passa attraverso il corpo per
giungere sulle funzioni mentali disturbate e sulle reazioni
comportamentali del soggetto;
c. Corrente dell’educazione e della rieducazione psicomotoria-> nasce
dall’idea di una educazione specializzata:
1. Rifiuto della ginnastica fisica classica fatta di esercizi
ripetitivi;
2. Rifiuto dello sport inteso solo come competizione;
3. Rifiuto della ginnastica correttiva che interveniva solo
sul sintomo isolato;
Le Bouch presenta una nuova concezione del movimento e per i
bambini in età scolare stila un programma educativo:
 Coordinazione motoria;
 Conoscenza del proprio corpo;
 Educazione dello schema corporeo e adattamento
posturale;
 Percezione dello spazio e strutturazione spazio-temporale.
Vayer dice che il perno dell’azione educativa durante l’infanzia è
la strutturazione dello schema corporeo.
Lapierre e Aucouturier si orientano sul capo dell’espressione e
della comunicazione corporea;
 Terzo periodo: 1973….-> la Psicomotricità riesce a liberarsi definitivamente
del predominio neurologico grazie ai contributi di Ajuariaguerra e Bergès
(concetto di corpo cosciente).
Anche in Italia cominciano a diffondersi i primi contenuti sulla Psicomotricità
come nuova modalità di approccio al bambino negli istituti privati psico-
medico-pedagogici.

Reich sperimentò come rilassare i muscoli tesi mediante la pressione diretta


su di loro. In questo modo il paziente poteva entrare in contatto con emozioni
forti e a lungo dimenticate e con ricordi dolorosi. L’unità di mente, corpo ed
emozioni divenne più chiara. Egli notò che il paziente cominciava a sembrare
più vivo, la sua pelle più rosea e i movimenti è più spontanei. Era come se
avesse più energia (energia “organismica” o “orgone”).
Secondo Reich la Corazza Caratteriale funziona in modo circolare, stringendo il
corpo in anelli di tensione. Individuò nell’armatura sette segmenti: oculare,
orale, cervicale, toracico, diaframmatico, addominale e pelvico.

La bio-energetica è un metodo che combina psicoterapia verbale e corporea.


Il concetto di integrazione è basato sul fatto che mente e corpo formano
un’unità. Noi siamo i nostri pensieri, emozioni, sensazioni, impulsi ed azioni.
Una persona il cui flusso energetico è bloccato, ha perso una parte della sua
vitalità e della sua personalità. Questa perdita fa sì che la persona si senta
depressa.

Lowen -> appena cominciamo a crescere facciamo esperienza di come la


libera espressione delle nostre emozioni si scontra con il rifiuto, la
disapprovazione, l’umiliazione e la punizione. Impariamo presto a controllare
le nostre emozioni quindi blocchiamo i muscoli coinvolti mediante tensioni
croniche.

L’etologia di Montagner studia le varie modalità del linguaggio posturale,


mimico, gestuale e vocale, innati e appresi ed il relativo significato
comunicativo. Si avvicina all’osservazione del bambino. Afferma che ben
presto il linguaggio del corpo soccombe al linguaggio verbale.

Movimento filosofico fenomenologico-esistenziale con ruolo attivo del corpo -


> importanza della creatività e dell’espressione libera.
Dalla motricità espressiva e comunicativa derivano:
o Pedagogia relazionale del linguaggio;
o Psicomotricità relazionale;
o Rilassamento relazionale.
Il psicanalista Joliyet si rifiutò di utilizzare l’esame psicomotorio perché
considerato negativo in quanto riparatore delle funzioni per orientare la
terapia sulla relazione (-> da un corpo strumentale a uno relazionale).
Si potrebbe pensare a due tipi di intervento:
1. una psicomotricità legata allo strumentale senza affrontare i problemi
affettivi;
2. una psicomotricità considerata una psicoterapia che affronterebbe i
problemi psicoaffettivi attraverso l’espressione del corpo, utilizzando i principi
di transfert.
Il terapista deve mettersi in situazione di ascolto in modo da arrivare al nucleo
del disturbo, in questo modo la terapia diventa un dialogo.
Bruno Bettelheim è stato uno psicoanalista austriaco. Si occupò di psicologia
dell’infanzia e si interessò in particolare all’autismo. I suoi studi si
incentrarono sulla psicanalisi applicata all’età evolutiva. In particolare ebbero
successo le sue teorie sull’autismo. La sua ipotesi attribuiva la causa a un
rapporto inadeguato con la madre (la cosiddetta madre frigorifero) da cui si
doveva essere staccati per una terapia riabilitativa (“parentectomia”).
I principi fondamentali della teoria di Winnicot:
a. La funzione di holding;
b. Lo spazio transizionale;
c. L’oggetto transizionale;
d. La madre sufficientemente buona;
e. Il Falso Sé.
Lo psicodramma trae origine dalla concezione psicologica e dal metodo
psicoterapeutico e formativo elaborato da Moreno, sia in ambito clinico che
sociale ed educativo. Iniziò ad elaborare lo psicodramma come modalità di
intervento mirante ad intervenire sul sistema di relazioni interpersonali dei
singoli e dei gruppi. Elaboro la sociometria, metodo di analisi sociologica e di
diagnosi psicologica in ambito gruppale.
Le specificità della psicoanalisi sono:
- La parola;
- L’interpretazione;
- Il transfert;
- La razionalizzazione;
- L’insight.
Le specificità della psicomotricità sono:
- Il corpo;
- il bambino che vive il suo corpo e agisce con esso;
- il bambino che esteriorizza attraverso il suo corpo i propri conflitti;
- il bambino che agisce in prima persona;
- il corpo del terapista come strumento terapeutico, come luogo per accogliere
le ansie e i bisogni.
Il terapista deve:
- provare piacere nel giocare con il suo corpo;
- provare piacere nel rimanere in contatto con il bambino;
- avere superato le problematiche legate al proprio corpo con una formazione
che gli permette di vivere il suo corpo e le sue espressioni emotive, affettive e
relazionali.
La psicomotricità si differenzia dalla psicoanalisi perché in essa non c’è
interpretazione dell’agire del bambino.
La Francia è la culla della Psicomotricità-> 5 indirizzi:
1. pediatrico (Duprè, Ajuriaguerra; Wallon);
2. basato sull’educazione fisica (J. Le Bouch);
3. psico-pedagogico-scolastico (Picq e Vayer);
4. neuropsicologico (Soubiran e Coste);
5. psicoanalitico (Lapierre e Aucouturier).

Ajuriaguerra presenta i disturbi psicomotori tipici:


- Disordini psicomotori connessi al controllo tonico-emozionale (instabilità
psicomotoria, inibizione psicomotoria, tic, balbuzie, …);
- Disordini della realizzazione motoria e dell’organizzazione gnosico-prassica
(dislateralizzazione, disprassie evolutive, ritardi psicomotori, disgrafie,
dislessie, disturbi dello schema corporeo).
In Italia, negli anni 70, in molte città del nord nascono interessi per la Psicomotricità,
che si svolge sia in ambito educativo-pedagogico che terapeutico-riabilitativo. Il
primo corso (Corso di aggiornamento per rieducatori della psicomotricità) fu
promosso, nel 1969, dall’Istituto di Neuropsichiatria Infantile dell’università di
Milano e durò quattro mesi.
Nel 1973 la regione Lombardia organizzò un corso biennale per “Educatori e Tecnici
della Psicomotricità” presso l’AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spastici) di
Milano, iniziativa che non fu più ripetuta perché una nuova figura esperta era
ritenuta inutile. L’insegnante doveva svolgere si la funzione di psicomotricista che di
logopedista.
All’inizio degli anni Settanta si avvertiva già la “minaccia” della chiusura delle Scuole
Speciali per subnormali, che accadde nel 1977 con la legge numero 517 che aboliva
le classi differenziali per alunni disadattati, mentre stabiliva il diritto all’integrazione
del disabile in una classe composta di alunni normodotati con la presenza di un
insegnante di appoggio.
È Eugenio Ghillani a diffondere la psicomotricità in Italia. Insieme a Giovanni Bollea
organizzò i primi Convegni Italiani di Psicomotricità. Nel 1897 fu presidente della
prima associazione di categoria: l’ANUPI (Associazione Nazionale Unitaria
Psicomotricisti Italiani).
Nel contesto pedagogico la psicomotricità ha fatto la sua prima apparizione nel nord
Italia, presso le Scuole Speciali, strutture che accoglievano bambini con ritardo
mentale. Nek 1985 a Salsomaggiore ha luogo il Convegno Nazionale per la
preparazione del Congresso di Nizza. L’intento è quello di dare una definizione
chiara e coerente dell’intervento psicomotorio. È in questa occasione che il
professor Bollea lancia la proposta di responsabili delle Scuole di Psicomotricità di
avere una base comune di lavoro per poter avviare le richieste di riconoscimento
della professione.
In quegli anni gli handicap psichici venivano ancora nascosti, per vergogna e senso di
colpa. In questo contesto socioculturale ed educativo, l’idea psicomotoria fu accolta
con molto interesse da parte di pedagogisti particolarmente sensibili: la
psicomotricità era un modo nuovo di osservare e interagire con il bambino.
L’ANUPI si batte per il riconoscimento di una figura professionale, un’equipollenza
che consenta ai colleghi di poter mantenere il proprio posto di lavoro. Chiede inoltre
che venga ampliato il programma di formazione dei TNPEE con i proprio apporti
specificamente psicomotori. Da questo accordo tra l’ANUPI e la NPI nasce un nuovo
decreto che definisce la figura del TNPEE.
DECRETO 17 gennaio 1997, n.56 -> regolamento concernente l’individuazione della
figura e relativo profilo professionale del terapista della neuro e psicomotricità
dell’età evolutiva.
Successivamente, con la promulgazione della Legge n. 251 del 10 agosto 2000, viene
sancita la nascita della Professioni Sanitarie della Riabilitazione, di cui il TNPEE fa
parte. Nel 2001, la Riforma Universitaria con decreto 02/04/2001 trasforma il
Diploma Universitario in Laurea di primo livello in TNPEE. Nel 2004 si assiste alla
collocazione del TNPEE tra le professioni sanitarie della riabilitazione appartenenti
alla classe SNT-2, all’interno del SSN.
02/12
Il concetto di espressione corporea non è ancora chiaramente definito; per avviarci
alla ricerca di una sua definizione, iniziamo ad analizzare il significato delle parole
”espressione”, “esprimere” ed “espressivo”:
 “espressione: l’atto e il modo di esprimere, di comunicare ad altri quando si
sente, si pensa o si vuole: espressione di un sentimento, della volontà, delle
proprie idee”;
 “esprimere: spremere, trarre fuori, mandare fuori”;
 “espressivo: esprime con molta efficacia i pensieri o gli affetti”.
Non è però facile definire l’espressione corporea poiché rappresenta un concetto
ampio e trasversale: la troviamo in discipline artistiche come la danza, il teatro, etc.,
però difficilmente viene considerata come disciplina autonoma e con identità
propria. Solo negli ultimi anni viene usato più frequentemente il termine
“espressione corporea”.
Nell’ambito del movimento espressivo si fa riferimento alla comunicazione non
verbale, che avviene nella vita di relazione quotidiana e all’ascolto e alla riscoperta
del proprio vissuto motorio, connesso all’esternazione delle proprie percezioni e
sensazioni, ma anche al piacere nel muoversi in situazione di gioco e divertimento
aperte alle sollecitazioni di tipo creativo e inventivo. Proprio per queste sue
caratteristiche il movimento espressivo è da considerarsi un ottimo strumento di
relazione.
Due pilastri che sostengono l’espressione corporea:
- Da una parte la tecnica, che comprende la conoscenza delle possibilità del
corpo, la conoscenza segmentaria, l’analisi e lo studio del fenomeno del
movimento;
- Dall’altra la spontaneità, che riflette il nostro potenziale vitale e creatore, cioè
la capacità di rispondere ad una situazione nuova in modo adeguato o ad
un’altra già conosciuta in modo innovativo.
Secondo Perkins la creatività è l’unione delle capacità che fanno sì che una persona
produca spesso prodotti creativi adeguati alla realtà, complessi, trascendenti,
unitari, simbolicamente significativi.
Allo stesso modo Guilford basa la definizione di creatività fondamentalmente sulla
persona, manifestando che gli individui creativi si caratterizzano per una
combinazione di tratti di personalità: sensibilità ai problemi, fluidità di idee, capacità
di analisi, di sintesi, etc.
I tre diversi ambiti in cui viene praticata l’espressione corporea sono quello
terapeutico, artistico ed educativo.
1. Terapeutico: include l’utilizzo dell’espressione corporea nel campo delle
terapie psico-bio-corporee o come formazione nella comunicazione, come
accade in altri campi come quello delle dinamiche di gruppo.
2. Artistico: le tecniche dell’espressione corporea vengono applicate nella
formazione degli attori in ambito teatrale, a partire dalla scuola parigina di
arte del teatro drammatico di Vieux Colombier; nella danza professionale,
in particolare alla danza moderna che si basa specialmente sull’espressione
del corpo; nel cinema, nel mimo e altre performance interattive che
utilizzano mezzi tecnologici audiovisivi.
3. Pedagogico: l’espressione corporea si trova in modi diversi nella scuola; in
alcuni casi come materia del curriculum, in altri come procedimento
didattico interdisciplinare.

L’arteterapia nasce negli anni 40, grazie all’apporto di Margaret Naumberg e Edith
Kramer, e deriva da una tipologia di psicoterapia dinamica; si tratta di un percorso di
cura alternativo all’utilizzo psichico.
La Naumberg era una studiosa di Freud e Jung ed era convinta che le produzioni
artistiche dei suoi pazienti fossero una proiezione diretta del loro inconscio e
pertanto fossero estremamente utili per la risoluzione dei transfert.
Se la parola non riesce a comunicare certi pensieri, determinate problematiche o
limiti, l’arte può farlo.
Gli strumenti terapeutici prevalentemente impiegati sono tecniche e metodiche
usate dalle attività artistiche visuali, come
- La musica (musicoterapia);
- La danza (danzaterapia);
- Il teatro (teatroterapia).
Sono forme di arteterapia, non sfruttano la parola.
L’arteterapia ha un approccio olistico alla persona, andando a lavorare sulla sua
sfera emozionale, intellettiva e sulle sue capacità relazionali. Si tratta di un sostegno
non verbale che vuole portare un miglioramento dello stato di salute dell’essere
umano, intervenendo sulla qualità di vita, tramite lo sviluppo del processo creativo.
L’arteterapia è una terapia espressiva, uno strumento di conoscenza di sé, che
utilizza il processo creativo e l’uso di materiali artistici per favorire lo sviluppo
affettivo e cognitivo. Le risorse utilizzate sono le potenzialità che ognuno di noi
possiede, di elaborare il proprio vissuto e di esprimerlo creativamente. Il focus
dell’arteterapia non è il prodotto finale ma il processo creativo in sé.
L’arteterapia si presenta come un campo di esperienza dove si ha lo scopo di
facilitare l’espressione di emozioni, di rappresentare degli stati d’animo, di
sviluppare la dimensione intersoggettiva.
L’arteterapeuta deve restare nella relazione e saper leggere tutto ciò che accade
nella coppia terapeutica, perché, malgrado si enfatizzi il materiale, il medium
espressivo ed il contesto, resta sempre prioritario tutto ciò che passa tra gli attori
sulla scena artistico-terapeutica. Aiuta il paziente a scegliere i “materiali” che
renderanno visibili le immagini interne invisibili che rimandano alla struttura della
personalità. Vengono usati tempere, acquerelli, colori ad olio e gessetti e creta
modellabile. Deve essere dotato di una sensibilità estetica che sia in grado di
cogliere non la bellezza ma la parte comunicativa e realmente significativa di ciò che
si esprime; comprensione ed accettazione sono i valori cardine alla base della
disciplina. Altro aspetto fondamentale dell’arteterapia è che i prodotti artistici, di
qualsiasi natura essi siano, non devono mai essere soggetti ad interpretazioni in
quanto il messaggio è sempre personale, intimo, specifico dell’inconscio di ogni
individuo e il terapeuta deve ricercarlo durante il colloquio a tu per tu con il
paziente.
I tre settori dell’arteterapia:
- Area educativa, a carattere preventivo, dove la pratica dell’arteterapia mira ad
agevolare percorsi formativi didattici esperienziali e processi di sviluppo della
creatività;
- Area riabilitativa, di tipo dinamico, in supporto a strategie di riabilitazione nei
confronti di utenze specifiche;
- Area psicoterapeutica o curativa nel contesto della clinica dei disturbi e della
patologia psichiatrica. In questo tipo di intervento entra in scena il processo di
simbolizzazione.
I due ambiti dove viene maggiormente utilizzata sono quello educativo-formativo e
quello riabilitativo-sanitario; l’efficacia della disciplina si rileva nel suo massimo se
affiancata alla terapia convenzionale e non in sostituzione.
I fondamenti per la fruizione clinica dell’arteterapia risiedono nell’attenzione
costante alla relazione ed alle dinamiche che la regolano piuttosto che ad un giudizio
estetico soggettivo, nella tutela della libertà espressiva.
Il linguaggio grafico e la funzione rappresentativa
Gli atti d’intelligenza vanno oltre il campo percettivo-motorio e includono la capacità
rappresentativa. Il bambino può rievocare mentalmente il contenuto di esperienze
precedenti e non più presenti percettivamente. Il bambino può organizzare
mentalmente le percezioni grazie alla memoria, con la quale rievoca col pensiero ciò
che si è percepito precedentemente, mantenendo l’immagine rappresentativa
dell’oggetto stesso. Il campo rappresentativo è più ampio dell’orizzonte percettivo.
La funzione rappresentativa determina lo sviluppo del linguaggio.
Linguaggio= segno orale-scritto usato per definire la realtà di cui il soggetto possiede
il concetto, costruito attraverso la funzione rappresentativa (significato), con l’uso di
un mezzo differente dalla realtà (significante). Processo semeiotico-> la parola
albero (significante) evoca la realtà albero (significato), ma è diversa dalla realtà
albero stessa.
IL LINGUAGGIO GRAFICO
l
Area della Area del
rappresentazione linguaggio

Orale-grafico-
Realtà-concetto
mimico

Significato Significante

Funzione semeiotica
Processo di significazione

L’uomo sviluppa una pluralità di linguaggi grazie al nesso tra significato e significante
(parola, disegno, suono, gesto).
 Linguaggio gestuale: movimenti del corpo;
 Linguaggio grafico: schemi grafici;
 Linguaggio orale: emissioni foniche.
CODICI LINGUISTICI= SISTEMI SIGNIFICANTI
Età infantile:
Il linguaggio orale
Consente di risalire al significato solo se si appartiene o si conosce la cultura in cui si
utilizza quel significante.
La parola è un segno convenzionale proprio di una cultura, in cui dato un oggetto
viene denominato con un determinato nome convenzionalmente utilizzato. È vasto
e articolato.
Il linguaggio grafico
È caratterizzato da una comunicazione immediata. Il disegno, ad esempio, consente
di risalire dal significante al significato, dallo schema grafico alla realtà
rappresentata.
L’aspetto iconico è una caratteristica significativa del disegno infantile.
Più o meno verso un anno e mezzo, i bambini iniziano ad esprimersi attraverso il
disegno in maniera spontanea e, così come accade in altre aree dello sviluppo, le
capacità del bambino solo legate allo stato evolutivo.
Caratteristiche dell’atto grafico:
- Il bambino scarabocchia con tutto il corpo;
- Tiene lo strumento grafico con un’impugnatura di tipo palmare (non è ancora
in grado di utilizzare le dita;
- Tende a sbattere lo strumento con violenza, non ponendo attenzione su
quello che sta facendo;
- Nel produrre scarabocchi si diverte a muoversi sia dentro il foglio che fuori.
Un ritardo o un’anomalia nello sviluppo delle abilità grafiche può essere indice di
una difficoltà nella programmazione del gesto motorio. È importante riconoscere i
segnali atipici nello sviluppo delle abilità grafiche per supportare lo sviluppo prima
dell’ingresso nella scuola primaria.
Alcuni segnali atipici che possiamo osservare nello sviluppo delle abilità grafiche
sono:
 Incapacità di copiare alcuni semplici disegni (tratti orizzontali o verticali,
cerchio);
 Rappresentazione immatura della figura umana: la difficoltà può essere nel
programmare il gesto grafico o nella percezione corporea di sé;
 Scorretta prensione dello strumento grafico: già a partire dall’età prescolare è
importante impostare una corretta prensione dello strumento, per evitare che
si struttura una presa scorretta poi difficile da correggere.
Livello motorio (fino circa ai 20 mesi) -> i tracciati sul foglio sono omolaterali
(occupano lo spazio del foglio corrispondente alla mano utilizzata) e centrifughi
(partono dal punto più vicino al soggetto e poi si allontanano). Le linee curve
possono essere tracciate in senso orario o antiorario in base all’immaturità. A 3 anni
è in grado di chiudere il cerchio.
Le fasi del disegno infantile:
1. Scarabocchio 2-4aa;
2. Pre-schematica 4-7aa;
3. Schematica 7-9aa;
4. Del realismo 9-12aa;
5. Pseudorealista 12-14aa.
Fase dello scarabocchio-> si tratta delle prime tracce lasciate sul foglio. Vengono
inizialmente realizzate con semplici movimenti del braccio in diverse direzioni, senza
un ordine particolare. Successivamente, i segni acquisiscono un significato e il
bambino impara a distinguere e nominare le figure. Si distinguono 4 sottofasi:
- Scarabocchio disordinato (il bambino disegna senza prestare attenzione ai
tratti, ma per puro piacere del movimento e del segno che rimane sul foglio.
Esiste appena una coordinazione occhio-mano);
- Scarabocchio controllato (la coordinazione si evolve e il bambino è
consapevole delle diverse tracce che lasciano i suoi movimenti. Durante
questa fase sperimenta tratti diversi e inizia ad usare i colori);
- Grafismo scritturale (gli scarabocchi tendono ad imitare la scrittura degli
adulti);
- Scarabocchio con nome (il bambino è capace di riconoscere i suoi disegni e
attribuisce a questi un nome, in modo tale che si convertano in frutto della
sua immaginazione e non solo del movimento cinestetico. Tutti i segni sono
accompagnati da una descrizione verbale).
Fase pre-schematica-> si notano i primi tentativi di rappresentazione. Le creazioni
sono legate al mondo che li circonda. La casa, l’albero e la figura umana sono i primi
elementi che vengono assimilati e rappresentati attraverso cerchi e linee. Le figure
come animali, case, alberi, fiori e mezzi di trasporto sono umanizzate. Quanto più
conosce, tanti più dettagli avrà il disegno. In ogni disegno, il bambino mostra il suo
livello di conoscenza del tema e, per questo, nessun bambino disegnerà
esattamente allo stesso modo di un altro. Durante questa fase si utilizzano tutti i
colori, preferendo colori forti. Il colore non corrisponde alla realtà. La scelta può
dipendere dalle preferenze del bambino o essere semplicemente casuale. L’ordine
della disposizione degli oggetti è bizzarro e il bambino si sente come al centro dello
spazio (egocentrismo). Disegna senza un ordine prestabilito.
A 5 anni l’omino è riconoscibile e quasi sempre rappresentato in posizione verticale.
I disegni sono ricchi di particolari.
Un altro mezzo per rappresentare lo spazio in questo stadio è il folding over
(ripiegamento) secondo il quale gli oggetti verticali sono proiettati al suolo quasi
come se fossero visti dall’alto.
Fase schematica-> il bambino disegna quello che conosce e non quello che vede e
non è raro che realizzi disegni in trasparenza o come se fossero ai raggi X. Si tratta di
disegni lineari e molto più precisi, con variazioni nella figura umana e tendenza alla
miniaturizzazione. La figura umana viene disegnata con tutti i dettagli e, in base alle
sue esperienze personali, la rappresentazione può essere positiva o negativa, con i
successivi cambiamenti nel disegno: esagerazione di parti importanti o disprezzo o
rimozione di parti meno importanti. La proporzione si evolve e si rappresenta la
figura di profilo. Rispetto al colore, questi iniziano ad essere utilizzati per come si
vedono nella realtà. Le variazioni dei colori, poiché ancora non consapevoli delle
diverse possibilità artistiche, sono sintomo di cambiamenti o problemi emotivi. Inizia
a riconoscere le due dimensioni. Utilizza una linea di terra o una base su cui
appoggia le figure.
Fase del realismo-> a partire da questa fase i disegni sono influenzati da ciò che ha
appreso durante le fasi precedenti. Alcuni adulti disegnano come bambini perché
non hanno sviluppato le loro potenzialità oltre i libelli raggiunti fino ai 9-10aa.
Questa è la fase durante la quale l’immaginazione e la rappresentazione delle cose si
combinano e si dovrebbe introdurre il disegno tecnici: le diverse forme e la
rappresentazione dello spazio e l’elaborazione delle immagini esteticamente ben
fatte. Nella rappresentazione viene interiorizzato il mondo personale. Durante
questa fase, i disegni delle bambine e dei bambini tendono a differenziarsi. Il
disegno è più rigoroso e il bambino stesso, attratto dalla realtà fotografica, giudica
come infantili i disegni delle fasi precedenti.
Fase pseudorealista-> in questa fase di predilige l’effetto visivo e ci si identifica
emotivamente con quanto rappresentato. Il disegno non rappresenta più un’attività
spontanea e si riconosce un certo sviluppo del ragionamento e della formazione
critica delle proprie opere.
Il disegno è stato considerato come uno strumento utile alla comprensione sia della
maturazione intellettuale che della personalità dell’individuo.
Lo spazio foglio rappresenta l’ambiente da esplorare. In genere i bambini che fanno
disegni ben distribuiti sul foglio sono più sereni. L’uso dello spazio esprime le
relazioni del soggetto con l’ambiente e le sue reazioni ad esso. L’uso di una ristretta
parte è indice di insicurezza. La preferenza della parte superiore, in rapporto a
quella inferiore è tipica dei bambini piccoli e tende a scomparire con l’età. Evidenzia
come la zona utilizzata dal bambino per disegnare sia espressione di un significato e
le interpreta a livello simbolico:
- Completamente occupato dal disegno -> il bambino è socievole ed estroverso,
ha fiducia in sé e verso gli altri;
- Poco occupato-> il bambino è insicuro ed introverso.
Uscire fuori dai bordi del foglio è caratteristico dei bambini molto piccoli o più grandi
ma con scarso controllo motorio; di chi vuole essere al centro dell’attenzione ed è
poco riflessivo o di bambini con carenze affettive, ricerca di attenzione e aiuto.
Il disegno ha un valore proiettivo:
 come è usato lo spazio foglio

RICORDO FANTASIA SOGNO

LEGAME CON LE IO PROIETTATO


ORIGINI EGOCENTRISMO NEL FUTURO

PAURA INSICUREZZA DESIDERIO

 tratto (debole indica sensibilità e timidezza, forte indica irruenza, entusiasmo


e grinta
 i colori utilizzati
Alcuni oggetti ed elementi che compaiono frequentemente nei disegni dei bambini
hanno un preciso significato psicologico:
- il sole è il simbolo paterno;
- il suolo indica la base sicura dei bambini, simbolo di sicurezza e nutrimento;
- la montagna indica il seno materno, simbolo di accoglienza;
- la casa è uno dei temi più rappresentati, simboleggia il rifugio ed il calore
familiare.
I bambini molto piccoli tendono a disegnare le persone o gli oggetti che sono
importanti a livello emotivo di dimensioni maggiori, non tenendo in considerazione
la realtà. L’acquisizione delle misure avviene progressivamente con l’età.
Diversi studi rivelano che i colori influenzano lo stato d’animo. Anche se i colori non
hanno un ruolo determinante nella cura dei disturbi, è certo che possono cambiare
le nostre emozioni.
Il test dei colori di Luscher si basa sulla preferenza mostrata verso ciascuna tinta e le
reazioni che provoca nel soggetto. Il test viene utilizzato come strumento
diagnostico dello stato psicofisico del soggetto. Il test contiene 8 colori: i 4 colori
base (rosso, giallo, verde, blu) e 4 colori ausiliari (viola, marrone, grigio e nero).
- Il giallo risveglia e dà calore. Suscita una sensazione di espansione e spinge al
movimento;
- Il blu induce alla calma e si connota come placida e profonda soddisfazione.
Denota uno stato di soddisfatto adattamento. Fissando a lungo questo colore
si produce un effetto di quiete, soddisfazione ed armonia;
- Il verde corrisponde a sensazioni di solidità, stabilità, forza e costanza e un
comportamento caratterizzato dalla perseveranza. L’energia del verde è
un’energia potenziale raccolta in sé stessa che denota una tensione interiore;
- Il rosso spinge verso l’attività e denota un senso di forza e sicurezza. La scelta
del rosso corrisponde ad un desiderio di espansione, rappresenta la
mobilitazione di tutte le energie, la sicurezza di sé, la fiducia nelle proprie
forze e capacità;
- Il grigio è il colore della neutralità, una terra di nessuno priva di vita. Chi lo
sceglie tende alla distanza e al non coinvolgimento;
- Il viola è il colore della metamorfosi, trasformazione, mistero e magia,
preferito dai bambini con personalità immature. Colore tradizionale della
mistica e della spiritualità;
- Il marrone esprime emotività, equilibrio e sensualità. È un colore caldo che si
associa alla terra, al tronco degli alberi;
- Il nero rappresenta la negazione assoluta, il no radicale, è la tinta
dell’opposizione dietro la quale può esprimersi una rivendicazione di potere.

Nel disegno della figura umana il bambino rappresenta inconsciamente se stesso;


quindi, un disegno con una figura umana ben proporzionata e strutturata ci rivela un
bambino con una buona percezione del proprio schema corporeo.
Il disegno segue un’evoluzione che varia anche in base al sesso. All’età di tre anni, ad
esempio, la figura umana viene rappresentata secondo la forma di un uomo
“girino”, solo dai quattro anni in poi compaiono la testa e gli occhi. Una particolare
attenzione merita l’analisi dei particolari del viso, perché questo racchiude tutti gli
organi di senso che permettono la comunicazione con il mondo esterno.
3 anni 4 anni 5 anni 6 anni
Capelli Piedi Piedi Piedi
Gambe Capelli Capelli Capelli
Tronco Gambe Gambe Gambe
Viso (naso) Tronco Tronco Tronco
Bocca Braccia Braccia Braccia
Occhi Viso (naso) Mani Mani
Bocca Viso (naso) Dita
Occhi Bocca Viso
Occhi Bocca
Naso Occhi
(Orecchie)
Naso
6,5 tratti 8,5 tratti 10 tratti 11,7 tratti

Testa grande: bisogno di scambio, di comunicazione con l’ambiente che lo circonda.


Testa piccola: segnale di esperienze difficili vissute nella prima infanzia legate a
problemi, ad esempio, alimentari (intolleranze, scarso appetito, etc.)
Presenza del cappello: il bambino si sente continuamente sotto l’osservazione degli
adulti, i quali probabilmente lo sottopongono a numerosi divieti.
Bocca: è la via della nutrizione, quindi rappresenta una forza di crescita. Quando è
colorata intensamente di rosso denota una forma di aggressività; quando è
disegnata con una linea sottile (normale prima dei 7 anni) è sintomo di
insoddisfazione o disappunto; quando non viene disegnata rivela carenza d’affetto.
Orecchie disegnate o ben evidenziate: le orecchie sono il simbolo dell’ascoltare,
della curiosità. Il bambino è particolarmente attento alla realtà che lo circonda.
Tuttavia, quando sono molto grandi esprimono una svalutazione di sé, una scarsa
autostima.
Braccia lunghe: mostra la necessità di abbracciare, di comunicare; è un segno di
grande affettività (a meno che le mani non siano rappresentate con artigli o pugni
chiusi, in questo caso potrebbero nascondere atteggiamenti più aggressivi).
Braccia corte: insicurezza, timidezza e bisogno di essere continuamente rassicurato.
Gambe corte: segno di stabilità e robustezza. Il bambino è con i piedi per terra.
Presenza di denti: il bambino potrebbe nascondere rabbia per qualcuno che lo fa
sentire a disagio.
Il disegno della casa ha importanza a livello affettivo-emotivo, poiché in esso il
bambino proietta il suo rapporto con la famiglia.
Questo test può essere d’aiuto per comprendere alcuni aspetti, più nascosti, della
personalità. L’albero, infatti, rappresenta l’essenza della persona, il suo sé.
Nell’interpretazione del test si devono tener presenti tutti i particolari del disegno: la
collocazione nel foglio, le caratteristiche della chioma, la presenza di elementi
specifici.
Meritano un’attenzione particolare:
- Le radici, simbolo dell’affettività, delle emozioni, del rapporto tra madre
(radici) e figlio (tronco);
- Il tronco, che esprime la sicurezza del bambino;
- La chioma, che rappresenta l’apertura del bambino verso l’ambiente esterno.
Albero piccolo: timido e introverso.
Albero grande: individuo pieno di entusiasmo e aperto verso l’esterno.
Albero disegnato in alto: tipico di un bambino molto fantasioso.
Albero disegnato in basso: tipico dei bambini più piccolo. Denota insicurezza e
bisogno di protezione.
Albero disegnato al centro: sintomo di comportamenti ancora egocentrici,
caratterizzati dal bisogno di sentirsi continuamente al centro dell’attenzione.
Albero con radici: forte attaccamento alla famiglia, in particolar modo alla madre, la
sua linfa vitale. Questo rapporto emotivo stabile gli permette di affrontare al meglio
le difficoltà.
Albero senza radici: manca il rapporto saldo della terra, la linfa vitale; si tratta di un
bambino insicuro ed emotivamente instabile.
Albero con nido sul tronco: anche questo simbolo di forte legame con la figura
materna. Il bambino ha bisogno di sentirsi seguito per potersi esprimere al meglio.
Albero con frutta attaccata ai rami: rivela un bambino molto generoso, estroverso,
ricco di bei sentimenti, pronto a dare ed aiutare in cambio di affetto.
Albero con frutta sospesa nella chioma: individuo insicuro, forse anche malinconico.
Albero con fiori e funghi alla base del troco: la sensibilità è la caratteristica
principale di questi bambini che instaurano, di solito, un rapporto armonioso con la
famiglia e la natura.
Alberi con fiori e farfalle: elementi presenti maggiormente nelle bambine.
Denotano un forte senso estetico e una buona dose di romanticismo.
Alberi con rami lungo il tronco: più spesso disegnati dai bambini, sono simbolo della
crescita e dello sviluppo della sessualità.
Albero con sole vicino: come per il test della casa, il sole rappresenta la figura
paterna. Quando è presente potrebbe esprimere il bisogno di maggiori attenzioni da
parte del padre.
Anche la scelta del tipo di albero ha un significato ben preciso, soprattutto quando si
tratta di alberi poco comuni.
È importante osservare alcuni aspetti mentre il bambino disegna:
- La collocazione dei personaggi sul foglio;
- Il primo e l’ultimo personaggio disegnato;
- La vicinanza tra personaggi;
- Le cancellature;
- L’omissione o aggiunta di qualche soggetto;
- L’espressione del volto;
- La posizione delle braccia, mani e gambe.
13/01
LA MORFOLOGIA DI PROPP
La Morfologia della Fiaba di Vladimir Propp costituisce l’opera più importante
dedicata alla struttura del racconto fiabesco. La fiaba contiene emozioni forti come
la gelosia, l'amore, l'odio: rappresenta in termini immaginari un conflitto e indica la
via d'uscita. tutti i bambini, inoltre, hanno in sede normali impulsi aggressivi che
temono inconsapevolmente di non riuscire a controllare; la fiaba consente loro di
proiettarli, ossia viverli liberamente attraverso le gesta dei personaggi malvagi e, allo
stesso tempo, con la sconfitta della strega e dell'orco, rassicura che la normale parte
cattiva di sé può essere tenuta a bada.
I ruoli dei personaggi sono:
1. L’eroe protagonista: ha qualità positive, supera prove difficili;
2. L’antagonista: avversario eroe, ostacola l’eroe per impedirgli di raggiungere il suo
scopo;
3. Il falso eroe: prende con l’inganno il posto dell’eroe vero;
4. L’aiutante: aiuta l’eroe quando è in difficoltà;
5. Il sonatore: consegna all’eroe degli oggetti magici;
6. Il mandante: affida all’eroe una missione da compiere;
7. La persona ricercata: o l’oggetto ricercato dall’eroe.
Propp, nell’opera La morfologia della fiaba ha analizzato moltissime fiabe e ha
rilevato che le situazioni, le azioni e i ruoli dei personaggi si ripetono costantemente.
Ecco alcuni dei più comuni archetipi con le rispettive caratteristiche:
- Il leone: forza, orgoglio;
- Il lupo: disonestà, ingordigia, avidità;
- L’asino: ignoranza;
- La mosca: saggezza;
- La volpe: intelligenza, astuzia;
- Il falco: autoritarismo, assolutismo;
- La gallina: vanità;
- L’agnello: innocenza, timidezza;
- La tartaruga: assennatezza, costanza;
- La lepre: temerarietà, sicurezza.
Alba Marcoli, psicologa clinica di formazione analitica, ha avuto una lunga
esperienza sia nel campo dell'insegnamento che della psicoterapia. si è occupata per
anni di disagio minorile e di problemi della famiglia. è stata autrice di numerosi testi
dedicati agli argomenti trattati nei laboratori emozionali.
I tre porcellini
il principio di piacere contro il principio di realtà.
Il porcellino più piccolo vive in accordo con il principio di piacere e cerca una
gratificazione immediata. il porcellino più grande ha imparato ad agire in conformità
con il principio di realtà, rimandando il desiderio. il lupo rappresenta le forze
inconsce da cui l'individuo deve imparare a proteggersi, e chi può essere sconfitto
tramite la forza dell'io.
Cappuccetto rosso
Cappuccetto Rosso può essere letta su diversi piani; quello simbolico e della
bambina che diventa adulta dopo essere stata mangiata dal lupo. Ci sono riferimenti
sessuali; il passaggio della fase edipica con il rapporto con l'altro sesso. Si potrebbe
interpretare il lupo della favola di Cappuccetto come un solenne avvertimento a non
fare ciò che è stato proibito, poiché i genitori sanno ciò che è bene per il bambino,
che non vede il pericolo in un lupo che parla con voce suadente. Il lupo rappresenta
il Super-io come immagine dei genitori e del senso di colpa che assale i bambini
quando compiono qualcosa contro il loro volere.
Hansel e Gretel
in questa fiaba si evidenzia il tentativo del bambino di aggrapparsi ai suoi genitori
anche quando è giunto il momento di affrontare il mondo da solo. Nel racconto si
evidenzia la necessità di superare il bisogno di oralità (infatuazione dei bambini per
la casetta di marzapane) e l'angoscia di separazione. Questa fiaba permette al
bambino di fronteggiare le sue paure, anche quella di essere divorati; ma alla fine i
bambini escono vittoriosi e sconfiggono il nemico più minaccioso. Queste paure,
frequenti intorno ai 4 5 anni, si presentano a livello inconscio in tutte le età.
la principale differenza tra fiaba e favola deriva dalla motivazione per la quale sono
state create: la fiaba è stata ideata per intrattenere, mentre la favola per educare.
L'uso di favole create ad hoc su reali storie cliniche di bambini serve per fornire agli
adulti degli strumenti diversi per cercare di capire e dare un nuovo senso ai
comportamenti infantili.
Le fiabe rappresentano la conoscenza più antica dell'uomo, al pari di miti e
leggende. Le loro radici storiche sarebbero nei riti iniziatici delle tribù primitive, in
cui i bambini venivano allontanati dalla madre isolati in una capanna nel bosco, dove
affrontavano prove rischiose, per poi uscirne con lo status di adulti.
Le fiabe prodotte dalla cultura dei popoli al di fuori del tempo e dello spazio aiutano
a tradurre in immagini visive gli stati interiori; aiutano a trasportare nella realtà
significati nascosti; elaborano l'inconscio nelle fiabe personaggi hanno un carattere
non ambivalente: oh sono buoni o sono cattivi.
Lo psicodramma freudiano
È una pratica terapeutica individuale in una dimensione gruppale. Questa
particolarità fa sì che lo psicodramma freudiano non sia una psicoterapia di gruppo,
Bensì una psicoterapia individuale in gruppo.
Lo psicodramma è quella pratica professionale che utilizza i metodi basati sulla
filosofia e la metodologia ideate da Jacob Levy Moreno. Esso usa i metodi della
rappresentazione scenica, della sociometria, delle dinamiche di gruppo, della teoria,
del ruolo, per facilitare un cambiamento costruttivo nell'individuo e nei gruppi,
attraverso lo sviluppo di nuove percezioni e la riorganizzazione di vecchi modelli di
comportamento.
Nello psicodramma analitico, la dimensione corporea, ha una rilevanza centrale
perché ogni avvenimento umano ha un coinvolgimento mentale, biologico e
relazionale. Ogni esperienza psichica e vissuta nel corpo e ogni evento del corpo ha
una corrispondenza psichica. Pensando al corpo come spazio, come postura, come
luogo dello sguardo, come comunicazione non verbale, cogliamo immediatamente
la fondamentale rilevanza costitutiva dell'esperienza delle percezioni cinestetiche a
cui di volta in volta viene dato un senso, un significato. L'esplorazione
psicodrammatica delle dimensioni somatiche, sociali e psicologiche dei ruoli
personali con cui si agisce nella vita supera la semplice somatizzazione del malessere
e del benessere e riconferma il corpo come la complessa e specifica modalità
dell'essere nel mondo.
Lo psicodrammatista, psicologo e psicoterapeuta abilitato all'esercizio dello
psicodramma, guida in scena il contesto organizzativo, attraverso l'esaltazione dei
suoi punti di forza e la sottolineatura delle sue fragilità; Facilitando il gioco del
gruppo in scena entra nell'organizzazione del lavoro e nelle sue falle, lo scopo di
colmarle. Un confronto finale tra i partecipanti condensa e conclude la riflessione
che emerge dal gioco della rappresentazione. Lo psicodramma si propone così nella
formazione come metodo attivo globale e rivoluzionario, leggero e profondo ad un
tempo, trasformativo e propulsivo per l'azienda e per le persone che la formano.
La formazione personale è un percorso volto a sviluppare le capacità professionali.
Gli allievi acquisiranno le qualità di ascolto, comprensione di intervento necessario
alla realizzazione di un progetto di lavoro. Non è terapia per adulti.
Nello psicodramma viene giocata l'esperienza dei membri del gruppo: ciò significa
che ricordi, le emozioni, gli eventi concreti, i sogni, espressi verbalmente vengono
tradotti in scena all'interno dello spazio del cerchio, ricreate con i personaggi che li
compongono. Il come se del gioco: In psicodramma non si agisce direttamente, si fa
come se, si fa finta di essere un personaggio o un altro personaggio. Ma nel come se
si vivono percezioni, sensazioni, affetti reali. Il gioco drammatico permette di
provare e riprovare gli eventi che hanno reso opache le capacità personali, virgola di
costruire sensi e significati nel mondo della propria esperienza. Il gioco apre al
simbolico: Ovvero nel gioco significati delle cose e degli eventi. Gradualmente hanno
lo spazio per apparire nella loro ambivalenza, virgola di lasciare scoprire sensi e
significati non ancora esplorati, virgola di sentire che i fatti della propria vita hanno
più di un senso.
La formazione personale è il luogo dove vivere situazioni che stimolino nell'allievo la
ricerca e la trasformazione delle sue possibilità espressive sul piano personale. È una
formazione di gruppo e richiede ad ogni partecipante alla disponibilità alle
implicazione corporea e l'espressione di sé a livelli diversi dell'esperienza emotiva e
simbolica.
La formazione degli operatori è molto importante per la sua utilità, i quali
acquisiscono con questo percorso competenze tanto per il lavoro individuale che di
gruppo.
Gli oggetti sono strumenti personali quali corpo e voce, se li psicomotori, grandi e
colorati strumenti musicali non usuali: Creta, colori a dita e tempera, cera, oggetti
della natura o di uso comune che favoriscono l'esperienza creativa.
Fondamentale un setting adeguato che permette al crearsi di una situazione
protetta dove poter esprimere, contenere, di elaborare e trasformare le proprie
emozioni quali rabbia, tristezza e sensi di colpa. L'arteterapia a mediazione corporea
mirano a ritrovare l'equilibrio tra il verbale e il non verbale, a ritornare al tempo del
gioco, a disinibire l'azione. Il teatro è terapeutico, permette di liberare i blocchi fisici
ed energetici attraverso l'azione, il gesto e la parola è l'espressione dei sentimenti e
desideri repressi nella vita. La teatro terapia consiste nella messa in scena dei propri
vissuti all'interno di un gruppo, con il supporto dei principi scenici dell'arte derivanti,
implica la sensibilità e la percezione del proprio movimento corporeo e vocale,
agisce attraverso la rappresentazione di personaggi improvvisati.
Fondamenti metodologici
- Spontaneità/Creatività. Come dice Moreno, la spontaneità opera nel
presente, nel qui e ora; Essa stimola l'individuo verso una risposta adeguata a
una situazione nuova o una risposta nuova ad una situazione già conosciuta;
Assieme alla creatività, sono due principi di base che sostengono la vita di
tutte le creature, umane e non. Sebbene integrate, stimolano a rompere gli
schemi consueti, a trovare soluzioni sempre innovative al bisogno di vivere.
- Inoltre, secondo Moreno, l'incontro è una situazione di relazione
interpersonale, fondata sulla comunicazione reciproca, alla relazione telica
virgola, che facilita l'espressione piena della propria capacità espressiva.
- Relazione telica. E una capacità innata di entrare in contatto affettivo con
l'altro per costruire assieme una relazione fondata sulla reciprocità
comunicativa e la capacità di ascolto.
- Verità soggettiva. Nello psicodramma moreniana ogni persona ha un luogo e
un tempo per portare i suoi vissuti, la sua visione del mondo, di esprimere la
sua identità: Ognuno è libero di essere se stesso.
- Ausiliarietà. Nel gruppo di psicodramma Moriano ci si esercita essere al
servizio dell'altro: Non ci Può essere lavoro scenico in assenza di altri
disponibili, Affettivamente, condividere la storia del protagonista e prendervi
parte e interpretando le sue parti e i suoi personaggi, persino lui stesso (alter
ego).
- Realtà e semirealtà. In ogni incontro psico drammatico moreniana,
sperimentiamo una comunicazione viva e sincera, quegli altri nella quale
portiamo ogni volta le nostre storie di vita, ma anche il modo in cui ci
percepiamo reciprocamente (Piano di realtà). Ma non c'è teatro senza
dimensione del sogno, del fantastico e la semi realtà è il momento in cui
giochiamo gli uni con i fantasmi degli altri.
- Catarsi e integrazione. m Lo psicodramma moreniana non è solo scarica
pulsionale, liberazione energetica, purificazione emotiva (catarsi abreativa),
ma è anche un processo delicato e profondo di riorganizzazione del nostro
mondo interno (catarsi integrativa) alla ricerca di nuovi equilibri.
Processo espressivo
In questa fase si può liberamente esprimere le proprie sensazioni nel gioco
dell'interpretazione. L'individuo non si sente più costretto a fingere, ma può essere
se stesso, essere qualsiasi personaggio, nel quale può rispecchiarsi. L’espressivo e
tutto ciò che si manifesta intenzionalmente con il gesto corporeo e con il suono
vocale nello spazio scenico. Distinguiamo tre fasi:
- Il livello promuove la liberazione e l'espressione del corpo;
- Il livello espressivo, il gioco e l'improvvisazione del personaggio conducono al
possibile cambiamento;
- Il livello posti espressivo dove la messa in scena permette l'analisi dei vissuti.
Processo post espressivo-> In questa fase avviene l'elaborazione introspettiva
dell'esperienza scenica: Si guarda con attenzione a ciò che è emerso di sé dalla
rappresentazione e se ne discute insieme virgola, in modo da assimilare la situazione
e le sue ripercussioni. Alla base vi è la concezione che parole gettano siano un
tutt'uno, l'una deriva dall'altro ed entrambi dovrebbero servire di esprimere il vero
sé.
La teatroterapia è una disciplina a mediazione corporea che è il principale obiettivo
di rendere armonico il rapporto tra corpo, voce e psiche e spirito nella relazione con
se stessi, gli altri e la propria creatività, rimuovendone il soggetto, tutto ciò che gli
impedisce di affermarsi. Ha come base una visione olistica dell'essere umano.
Lo psicodramma è un metodo d'approccio psicologico che consente alla persona di
esprimere sulla scena le diverse dimensioni della sua vita e di stabilire dei
collegamenti costruttivi fra di esse. Lo psicodramma facilità grazie alla
rappresentazione scenica, lo stabilirsi di un intreccio più armonico tra le esigenze,
intrapsichiche le richieste della realtà e porta alla riscoperta e alla valorizzazione
della propria spontaneità e creatività.
Patologia come la schizofrenia sono caratterizzati da uno a più o meno grave
disintegrazione dell'io e una diminuzione di capacità critica del piano della realtà. Da
questo conseguono sintomi come allucinazioni e deliri, crisi dissociative,
deterioramento dell'affettività, disturbi della volontà, chiusura autistiche. I pazienti
durante le sedute possono esternare il proprio dolore, rabbia, gioia e si utilizzano gli
strumenti musicali o il proprio corpo per comunicare vissuti, pensieri, emozioni,
attribuendo ai gesti e alla produzione sonora un valore simbolico.
L'Alzheimer e le altre demenze sono malattie caratterizzate da un deficit acquisito su
base degenerativa, organica, cerebrale che producono un decadimento psichico
coinvolgente praticamente tutte le funzioni mentali. I sintomi principali sono gravi
disturbi della memoria, i disturbi del linguaggio e della scrittura, comportamenti
incoerenti ai finalisti, tono dell'umore depresso, agitazione psicomotoria, spesso con
aggressività. Gli obiettivi della Musicoterapia in questi casi sono offrire uno spazio in
cui il paziente possa esprimersi liberamente, migliorare i disturbi comportamentali,
far riemergere il desiderio di socializzazione, recuperare la memoria tramite il canto
di canzoni tradizionali, mantenere le abilità residue. Il modello più usato per questi
pazienti è quello di benenzon.
Canzoni e la ninna nanna possono aiutare a creare un legame tra madre e figlio. La
ricerca suggerisce che il momento migliore sono gli ultimi tre mesi di gravidanza,
virgola. In particolare gli ultimi due, in quanto il bambino è abbastanza maturo per
inviare e ricevere segnali. L'atto del canto per il bambino appena nato è una
peculiarità umana. Le mamme di tutto il mondo e di tutte le tribù di popolazioni
ancora non civilizzate, cantano spontaneamente per i loro bambini una volta nati,
per calmarli e farli addormentare.
Il musicoterapeuta deve stare attento a non commettere un acting out Nella seduta
perché il transfert nell'ambito non verbale, quasi la ripetizione esatta dei conflitti
infantili.
Il coterapeuta può essere un altro musicoterapeuta o un altro terapeuta della salute
con capacità clinica terapeutica. Il suo ruolo è quello di appoggiare ciascuna delle
scelte del musicoterapeuta e favorirne il compito:
- Può dare inizio all'esecuzione di una consegna dal musicoterapeuta, offrendo
così al paziente un esempio da imitare;
- Puoi aiutare ad aprire o rafforzare un canale di comunicazione in pazienti che
mostrano una certa difficoltà a farlo;
- Può contenere l'acting out di un paziente per consentire al musicoterapeuta
di mantenere il normale controllo della situazione, se un paziente fugge dal
setting è il coterapeuta che lo accompagna.
La musicologa e psicologa Kate Heiner fu uno dei promotori di un approccio
scientifico alla musicoterapia, mirato ad individuare gli elementi essenziali utilizzati
dal cervello per elaborare una risposta di tipo emozionale rispetto ad una musica
percepita. La studiosa dimostrò che la musica agisce sull’animo umano,
principalmente in virtù di due sue componenti: la tonalità, maggiore o minore (il
modo) e la velocità di esecuzione, lenta o veloce (il tempo).
- La combinazione Modo maggiore/Tempo veloce, si Lega ad emozioni di
euforia, esaltazione;
- La combinazione Modo maggiore/tempo lento sa far nascere in chi l'ascolta
un particolare senso di equilibrio e serenità;
- La combinazione in Modo minore/Tempo veloce induce negli ascoltatori
sensazioni di paura e angoscia;
- La combinazione Modo minore/Tempo lento genera pensieri malinconici e
particolarmente tristi.
La musica dalla persona malata, la possibilità di esprimere e percepire le proprie
emozioni, virgola di mostrare o comunicare i propri sentimenti o stati d'animo
attraverso il linguaggio non verbale.
KAIROS- LE RADICI DELL’ANSIA
Kairos significava nell'antica Grecia momento giusto o opportuno. Gli antichi greci
avevano due parole per il tempo, Kronos e kairos. La prima si riferisce al tempo
logico e sequenziale, la seconda significa un tempo nel mezzo, un momento di un
periodo di tempo indeterminato nel quale qualcosa di speciale accade.
Il tempo mentale è la somma di tutti gli elementi musicali che sono stati appresi fin
dal concepimento e da cui derivano i nostri ritmi e stile di vita, al senso del tempo, il
vissuto personale e relativo allo scorrere del tempo, ecc. Il tempo mentale era un
concetto conosciuto già dai greci, era chiamato Kairos.
Gli stimoli sonori influenzano il nostro essere, il nostro pensiero e le nostre
emozioni. L'identità sonora (ISO) Altro non è che la somma di tutte le esperienze
sonore che l'individuo ingloba in sé dal momento della nascita in avanti. Ogni
individuo racchiude in sé una storia musicale o un'identità sonora unica e
irripetibile.
ISO Vuol dire affinità. Possiamo distinguere:
- ISO Gestaltico -> Il soggetto non percepisce un insieme di suoni elementari,
ma una sensazione globale;
- ISO Complementare -> fluttuazione momentanea dell'ISO gestaltico sotto
l'effetto di circostanze ambientali;
- ISO Gruppale-> Connessione allo schema sociale all'interno del quale
l'individuo evolve. Dinamica che pervade il gruppo come sintesi stessa di tutte
le identità sonore;
- ISO Universale -> Identità sonora che caratterizza tutti gli esseri umani.
È un concetto cardine in musicoterapia, introdotto da Rolando Benenzon, secondo il
quale la musica può avere un effetto terapeutico, se il tempo musicale coincide con
quello mentale del paziente.
È un fenomeno che sintetizza le nozioni di esistenza ad un suono di un insieme di
suoni o di fenomeni sonori interni che ci caratterizzano e individualizzano.
È un fenomeno sonoro e di movimento interno che riassume i nostri archetipi
sonori, il nostro vissuto sonoro intrauterino e il nostro vissuto sonoro della nascita
dell'infanzia fino alla nostra età attuale.
E un suono strutturato all'interno di un mosaico sonoro il quale a sua volta si
struttura col tempo e che fondamentalmente è in perpetuo movimento.
Questo principio di ISO È anche presente nei processi di comunicazione più primitivi,
essenziali come quello di una mamma con il suo neonato, dove istintivamente la
madre apre i canali di comunicazioni con il suo bimbo proprio perché cerca di
uguagliare i suoi propri processi energetici con quelli che riceve dal suo bebè.
ISO GESTALTICO
Riceve durante i mesi della gestazione stimoli provenienti da tre grandi fonti che ne
favoriranno la strutturazione:
- Dall'esterno attraverso il liquido amniotico: Voce del padre e altre voci, rumori
dell'ambiente sociale, suoni musicali-culturali, fenomeni acustici di vario tipo.
- Dall'interno della madre: Voce della madre, ritmo di ispirazione ed
espirazione, battito cardiaco, scricchiolio delle pareti uterine…;
- Dallo stesso corpo del feto: Il flusso sanguigno con tutte le sue caratteristiche
di nutrizione e respirazione, termoregolazione, funzioni vitali, il battito
cardiaco, i fenomeni sonori del funzionamento del suo organismo.
ISO GRUPPALE
È intimamente connesso allo schema sociale all'interno del quale l'individuo evolve.
Occorre un certo lasso di tempo perché l'ISO gruppale si instaura e si strutturi:
Dipenderà spesso dalla buona composizione del gruppo e della conoscenza dell'iso
individuale di ciascun paziente da parte del musicoterapeuta. L'ISO di gruppo è
fondamentalmente allo scopo di raggiungere un'unità di integrazione di un gruppo
terapeutico in un contesto non verbale. L'ISO gruppale è una dinamica che pervade
il gruppo come sintesi stessa di tutte le identità sonore.
IL METODO DI BENENZON
Il suo modello si basa sul concetto di ISO Che è un insieme infinito di energie sonore,
acustiche e di movimento che appartengono a un individuo e lo caratterizzano.
Una seduta di musicoterapia comporta implicitamente tre fasi, anche se non sempre
specificamente codificate.
Prima fase- Riscaldamento e catarsi. In musicoterapia, in questa fase iniziale si
ottiene una scarica di tensione simultanea al riscaldamento. Per questo si parla di
catarsi che è molto agevolata dalla presenza dello strumento in quanto questo
consente la canalizzazione di energie fisiche e psichiche trattenute. In questa prima
fase della seduta, il Musicoterapeuta ha disposto qualche strumento utile per la
scarica messo a punto qualche ritmo in grado di rendere più facile il riscaldamento e
anche ha potuto offrire alcune consegne verbali.
Seconda fase- Percezione e osservazione dell'esame non verbale. Questa fase
prende il via dal preciso momento in cui il musico-terapeuta scopre ed elabora
un'ipotesi sull'iso complementare del paziente. Nel corso di questa fase il
musicoterapeuta percepisce l'identità sonora circostanziale del paziente e tenta una
sua integrazione con l'ISO dello stesso. Nella situazione terapeutica, ecco ciò che
avviene: nel paziente le energie si liberano nello stesso modo, ma quando
raggiungono il musicoterapeuta entrano direttamente toccando l'ISO
complementare e l'ISO gestaltico, cioè emissione della risposta energetica.
La seconda parte è costituita da sedute di musicoterapia, in cui pazienti e
musicoterapeuta lavorano attivamente. Si tratta di istituire canali di comunicazione
di livello regressivo, per mezzo dell'identità sonora del paziente e di aprirne di nuovi
virgola in vista di una sua futura integrazione in un gruppo o in funzione di altre
terapie.
Terza fase-Dialogo sonoro. Ora il canale di comunicazione è stabilito e costituisce il
punto centrale della seduta. Siamo nel pieno del processo terapeutico nel corso del
quale si restituisce al paziente la rielaborazione di modelli dinamici del suo
psichismo, della sua interrelazione e, per altro verso si offrono sensazioni
gratificanti. E il momento in cui si giunge a far rivivere situazioni inconsce che
porteranno ricchezza di informazioni sul paziente.
IL MODELLO DI ALVIN
È un modello di musicoterapia misto virgola, in cui si utilizzano tecniche sia di tipo
ricettivo che attivo ed è consigliata in particolare con i bambini con handicap.
1 Relazione sé/Oggetto: In questa fase il paziente è invitato a scegliere gli strumenti
a utilizzarli come meglio crede. In questo modo il paziente ha stimolato a sviluppare
una propria consapevolezza senso motoria.
2 Relazione sé/Terapeuta: Attraverso produzioni sonore, il dialogo di
improvvisazione musicale. Il paziente è indotto a sviluppare fiducia nel terapeuta. In
questa fase viene soprattutto sottolineata la necessità di provare piacere a fare ed
ascoltare musica.
3 Relazione sé/Altri: In questa fase si attua il passaggio dall'esperienza individuale a
quella di gruppo e le precedenti esperienze vengono utilizzate come modelli per
sviluppare relazioni. In questa fase si usa l'improvvisazione libera, il canto e
l'ascolto, la discussione e il movimento.
IL METODO DI ORFF
Utilizza il ritmo espresso naturalmente dai movimenti e dai suoni che una persona
emette. Ogni strumento può corrispondere a un'immagine della fantasia. Il
terapeuta deve crearsi tali immagini, ma non deve imporre al bambino: Ogni
bambino dà significato alle sonorità e alle sensazioni ottiche in base alle proprie
esperienze e al proprio mondo.
L’OGGETTO INTERMEDIARIO
L'oggetto intermediario è uno strumento di relazione in grado di creare canali di
comunicazione extra psichici EO fluidificare quelli rigidi e stereotipati. Un oggetto
intermediario è uno strumento di comunicazione in grado di agire terapeuticamente
sul paziente insieme alla relazione, senza dar vita a Stati di allarme intensi. Lo
strumento, suonato da uno dei due, esprimerà immediatamente la propria identità
sonora. La distanza che esiste tra oggetto, intermediario e il musicoterapeuta
consente di accostarsi molto intimamente all'uso del paziente e del
musicoterapeuta.
MUSICA COME DISCIPLINA OLISTICA
Il problema fondamentale è che la musica è psicologicamente olistica, nel senso che
coinvolge tutto il cervello, in quanto le sue differenti componenti sono
verosimilmente processate attraverso circuiti diversi. A livello cerebrale, gli
ascoltatori e gli stessi musicisti hanno diverse risposte emotive ed intellettive a
diversi tipi di musica.
Quando ascoltiamo un brano si attivano i due emisferi del cervello: Quello sinistro si
concentra sul linguaggio, Quello adesso sulla parte musicale, creando connessioni
fra loro. La parte destra del cervello attiva l'immaginazione, dando vita alle emozioni
più diverse, mentre la parte sinistra analizza aspetti quali la struttura del brano e le
parole della canzone.
La musica esiste da quando l'uomo ha scoperto in essa un validissimo strumento di
condizionamento delle emozioni. L'esempio più banale che può essere riportato in
questo senso riguarda i soldati che battono sui tamburi per dare il ritmo di marcia o
suonano le trombe per animare la carica. La psicologia non è l'unica occuparsi di
emozioni e se rispondono a meccanismi biologici per cui entriamo nelle
neuroscienze.
Esiste un rapporto tra neuroscienze e musica?
Può la musica influenzare a livello neurobiologico le emozioni? Sicuramente sì.
Come?
La relazione tra musica ed emozioni risiede nel concetto stesso di musica negli ultimi
decenni, che il rapporto tra musica e neurobiologia delle emozioni è stato molto
studiato.
Ascoltare musica fa piacere far affiorare alla mente i ricordi, fa nascere emozioni e ci
aiuta a condividerle con chi ci sta intorno. Un processo che sembra assolutamente
naturale, quasi scontato, ma che in realtà mette in moto un meccanismo complesso.
Mentre ascoltate una canzone ne scandisce il ritmo battendo il piede con una certa
cadenza. Cambiando il ritmo della melodia, cambierà anche quello del nostro piede,
ed è stato dimostrato che cambierà anche quello delle nostre connessioni mentali.
Negli ascoltatori inesperti, l'ascolto della musica attiva la parte destra del cervello,
quella più intuitiva. Nei musicisti si attiva la parte più razionale, c'è quella sinistra.
Le risposte emotive coinvolgono molte strutture neuronali appartenenti ad aree
limbiche del cervello, come l'amigdala, l'ippocampo. Si è accertato che la loro
attivazione dipende da meccanismi motivazionali e di gratificazione localizzati anche
nella corteccia prefrontale.
La musica rilascia nel cervello anche una sostanza chimica chiamata dopamina, che
migliora l'umore e riduce lo stato d'ansia. La dopamina trasmette piacere, gioia e
motivazione. La musica rafforza il tuo sistema immunitario, può creare esperienze
emozionali positive, le quali danno luogo alla secrezione di ormoni che rafforzano il
sistema immunitario.
Ha un'azione sulla chimica naturale del cervello e aiuta a regolare l'umore. Il
semplice atto di cantare una nota provoca un senso di esaltazione dovuto alla
combinazione di endorfine, ormoni rilasciati dal corpo mentre si canta. L'ossitocina,
un ormone che viene rilasciato mentre si canta, è noto per alleviare l'ansia e lo
stress. È anche associato con il senso di fiducia e di legame, spiegando quindi la
connettività euforica sperimentata mentre si canta in gruppo.
Il timpano del nostro orecchio, sollecitato dalle onde acustiche esterne, vibra e
trasmette il segnale opportunatamente tradotto dal sistema nervoso fino al cervello,
producendo la sensazione acustica. Attraverso la cassa armonica degli strumenti
musicali, il fenomeno della risonanza può essere utilizzato in musicoterapia per
indurre la persona a sentirsi accolta e compresa senza di parole. Il musicoterapeuta
conosce gli effetti positivi della musica e deve stare attento a non mettere in atto
quelli negativi.
L'ascolto ci coinvolge anche a livello inconscio, esercita su di noi la sua influenza.
Danzare a ritmo di musica è importante sia per i bambini, in quanto li aiuta a
sviluppare il linguaggio, a coordinare i movimenti che per gli adulti e anziani,
prevenendo l'invecchiamento cerebrale e fisico, migliorando la propria percezione
spazio corporea, il proprio coordinamento motorio.
Ascolto empatico
Possiamo infatti lasciarci cullare dalla melodia, dall'armonia, dal ritmo e dal timbro
in un abbraccio che ricorda quello del grembo materno, oppure possiamo
partecipare attivamente all'atmosfera musicale creando musica o lasciandoci
trasportare e liberando le nostre emozioni anche con un'esplosione incontrollata di
gesti e suoni.
L'ascolto empatico si attua attraverso l'euritmia ed il dialogo sonoro. L'euritmia è un
termine antico in uso presso la civiltà greca, è stata indicare la coordinazione fra
suoni e ritmi e movimenti. La madre che allatta il proprio bambino, compie un gesto
ritmico, cullandolo e donandolo, mentre gli sussurra parole affettuosi, gli canta una
melodia adeguando ogni gesto ed ogni suono a quanto il piccolo sembra più gradire
di più. Infondendogli, sicurezza, fiducia e gioia.
Tornando al rapporto madre e bambina, è possibile affermare che ci sono delle
modalità di dialogo primitive e innate che vengono utilizzate in modo naturale dai
due per entrare in relazione. Tra queste troveremo:
- Il dialogo tonico;
- Il dialogo sonoro.

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