Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
LA COMUNICAZIONE
La comunicazione è una funzione primaria, già appena nato il bambino comunica
tramite piacere e dispiacere (sorriso e pianto).
È costituita da 3 fasi:
1. codifica
2. invio del messaggio
3. decodifica (essenziale che il messaggio coincida con quello iniziale, non
sempre è così)
È un processo:
o sistemico, in quanto le persone coinvolte fanno parte di un sistema di
influenzamento reciproco
o pragmatico, in quanto ciò che conta sono gli effetti da comunicare, non le
intenzioni
o strategico, in quanto la persona che ha chiari obiettivi da raggiungere si dota
di una strategia ben precisa
L'effetto Cocktail party= la sola pronuncia del nostro nome durante una festa cattura
la nostra attenzione distogliendola dalla conversazione che stavamo seguendo.
Questo è un esempio del coinvolgimento del processo di attenzione automatica.
I principali registri:
alto o formale
medio
basso o informale
Bisogna distinguere:
o comportamento, corrisponde ad una qualsiasi azione motoria messa in atto
da un individuo;
o informazione, processo di acquisizione di conoscenze comprese tramite
inferenza;
o interazione, realtà tangibile che consiste in un evento circoscritto in termini
temporali e spaziali, nonché in uno scambio comportamentale direttamente
osservabile tra i partecipanti;
o comunicazione, uno scambio interattivo osservabile fra 2 o più partecipanti,
dotato di intenzionalità reciproca e di consapevolezza
La COMUNICAZIONE NON VERBALE è il cosiddetto linguaggio del corpo e si
manifesta ogni volta che una persona trasmette informazioni ad un’altra attraverso
lo sguardo, i gesti, la voce, utilizzando uno o più indicatori non verbali
contemporaneamente.
14/10
Il linguaggio silenzioso:
postura
abbigliamento
apparenza fisica
mimica facciale e sguardo
prossemica e spazio
Postura= modo in cui le persone si atteggiano sia quando sono in piedi che quando
camminano. Tramite l’atteggiamento posturale gli individui possono anche
dimostrare il diverso grado di accessibilità consentito all’altro. Servono anche per
determinare lo stato d’animo delle persone.
Nell’uomo le espressioni del volto possono essere usate in almeno 3 modi differenti:
1. il volto evidenzia le caratteristiche del comportamento ed il carattere della
persona.
2. il volto lascia trasparire le Emozioni, anche se nell’uomo, le espressioni
dell’emozione e gli atteggiamenti sono modificati e controllati da regole
culturali e in parte regolati da fattori cognitivi.
3. Il volto produce molti segnali interattivi che di solito accompagnano la
conversazione attraverso movimenti molto rapidi.
Condon e Ogston hanno riscontrato una forte sincronia tra i movimenti della fronte
ed il linguaggio concomitante, dove l’espressione dell’area superiore del volto
fornisce un commento costante alla produzione verbale in corso.
La mimica facciale ha una funzione:
o Emotiva, perché manifesta le emozioni del soggetto;
o Comunicativa, perché manifesta le intenzioni del soggetto.
La prospettiva comunicativa ingloba quella emotiva inserendola in un orizzonte più
ampio.
Gli occhi sono importanti sia come ricettori che come emittenti di informazioni. Lo
sguardo condiziona il rapporto che instauriamo con il nostro interlocutore. Il
contatto oculare aumenta l’attivazione nervosa in molte specie. Con lo sguardo
viene segnalata l’alternanza dei turni del dialogo e l’intensità del discorso. Il contatto
oculare ha funzione di feedback sulla situazione relazionale in atto. Nella
conversazione assume il ruolo di segnale d’appello per comunicare la propria
disponibilità a iniziare un’interazione.
Maturare una consapevolezza emotiva circa i propri canali di comunicazione non
verbale aiuta a riconoscere le emozioni degli altri e i segnali che ci stanno inviando.
Consente inoltre di infondere fiducia nelle relazioni interpersonali e di garante di
una comunicazione efficace con piena corrispondenza tra segnali verbali e non
verbali.
Sorriso= promotore dell’affinità relazionale (impegato al fine di stabilire e
mantenere una relazione amichevole con gli altri). Fin dalla nascita il bambino
esibisce un limitato repertorio di comportamenti: sorriso endogeno, smorfie,
tendersi o allontanarsi-
I CODICI NON VERBALI- SISTEMA PARALINGUISTICO
o Altezza, ritmo, volume e tono del linguaggio
o Accento
o Qualità della voce
o Piangere, sbadigliare, ridere, etc.
Spesso il non verbale racconta più di ciò che diciamo -> se il comportamento N.V.
contraddice le parole, il messaggio non passa o passa solo parzialmente mentre
l’effetto è massimo quando ciò che si trasmette con il verbale coincide con ciò che si
trasmette con il N.V.
Altri fattori influenzano la comunicazione: il tono della voce, il ritmo, l’inflessione,
etc. Spesso si definisce “paralinguistica” quella serie di aspetti connessi all’uso della
voce, ma non strettamente legati alle parole pronunciate: ritmo, intonazione,
volume, accenti, stile, etc.
o Intonazione -> partecipa alla comunicazione delle emozioni;
o Timbro -> determinato da elementi muscolari, può essere alto o basso;
o Melodia -> espressa dalle emozioni, può essere arrabbiata, felice, triste,
preoccupata, etc.
28/10
I GESTI -> movimenti di qualsiasi parte del corpo, che possiedono un significante e
trasmettono un significato. Possono essere:
o Emblemi= gesti dotati di un significato preciso e socialmente condiviso
o Gesti illustratori = hanno il compito di illustrare ciò che si sta dicendo
o Indicatori emozionali= legati a stati emotivi
o Gesti adattatori= movimenti che manifestano con il corpo uno stato emotivo e
riequilibrano uno stato di tensione
o Gesti regolatori= gesti che regolano il discorso e indicano un cambiamento
nelle strategie
1. Punti= segni della punteggiatura e segni che indicano l’alternarsi delle
persone che parlano;
2. Posizione= atteggiamento e attenzione di una persona durante un
discorso;
3. Presentazione= grado di coinvolgimento di una persona durante un
discorso.
La classificazione dei gesti secondo Roth
4. Deittici= connotano la punta di un dito della mano in riferimento a idee
astratte o concrete;
5. Battuti o motori= movimenti semplici, ripetuti in successione e ritmici
6. Iconici= imitano un’idea o una storia e comprendono complessi e sfaccettati
movimenti;
7. Metaforici= mostrano cose astratte e possono sostituire il vocabolario
verbale.
LA CINESICA -> comunicare con i gesti
Ekman e Friesen distinguono:
1. Gesti emblematici o simbolici= segnali intenzionali con un significato specifico,
possono ripetere o sostituire la comunicazione verbale (es. stretta di mano);
2. Gesti illustratori= usati con consapevolezza, accompagnano il discorso
illustrando ciò che si sta dicendo
3. Gesti regolatori= segnali utilizzati con basso indice di intenzionalità ed
indicano a chi parla se l’interlocutore è interessato o no (es. cambio di
postura, cenni del capo, contatto visivo)
4. Gesti di adattamento= movimenti inconsapevoli che non trasmettono un
messaggio specifico. Si distinguono i gesti auto-adattivi (manipolazione del
proprio corpo durante la conversazione), gesti etero-adattivi (coinvolgono la
persona con cui si sta parlando) e gesti diretti verso gli oggetti.
5. Gesti indicatori dello stato emotivo= l’ansia, la tensione emotiva producono
mutamenti nei movimenti delle persone (es. pugni chiusi in segno di rabbia).
La comunicazione gestuale
o 9-12 mesi: gesti performativi o deittici. Si riferiscono ad un oggetto/evento
esterno. Di solito sono accompagnati da uno sguardo diretto alternativamente
all’oggetto e al referente. MANIFESTANO UN’INTENZIONALITA’
COMUNICATIVA
Hanno funzione richiestiva tra gli 8 e 9 mesi e funzione dichiarativa tra i 10 e
12 mesi. La funzione dichiarativa richiede una capacità avanzata, ovvero la
comprensione dell’interlocutore non solo come strumento-agente utile per
raggiungere i propri scopi, ma anche come individuo che possiede stati
psicologici, quale l’interesse per gli eventi esterni.
In entrambi i casi i gesti deittici segnano il raggiungimento di 2 tappe cruciali
nello sviluppo comunicativo del bambino:
1. Passaggio da interazioni solo diadiche ad interazioni
triadiche;
2. Comparsa dell’attenzione condivisa
Nel corso dei secoli la filosofia ha utilizzato il termine persona per designare un
peculiare tipo di essere. Dall’analisi dei fenomeni umani si può arrivare a definire la
persona come soggetto in grado di realizzare atti di tipo unico, in quanto spirituali,
dotati di senso e generatori di senso, intelligenti e liberi.
Persona (dal latino phersu, maschera), fa riferimento alla maschera teatrale;
tuttavia, è evidente il riferimento al corpo come portatore della maschera. Persona
e vita corporea si equivalgono, nel senso che possiamo affermare che il corpo è la
persona dell’anima. In filosofia, il termine viene utilizzato per indicare una sostanza
o un essere individuale.
La persona è una:
a. Sostanza
b. Individuale
c. Di natura razionale
Per sostanza si intende ciò che esiste per sé, a differenza di quello che esiste solo
nella mente. Si differenzia da ciò che è accidentale e ha bisogno di qualcos’altro su
cui “poggiarsi” per esistere.
La nozione di sostanza è fondamentale soprattutto per spiegare l’identità della
persona, il fatto che resta la stessa nonostante il passare del tempo, il mutare delle
esperienze e i cambiamenti della vita e per rendere conto del fatto che a supporto
delle capacità che riconosciamo come tipicamente umane c’è una realtà comune.
L’individualità implica sia l’unità interna, sia la diversità degli altri, dunque l’unicità.
L’unità interna non esclude ovviamente la composizione di parti in un tutto. Ogni
persona è unica e irripetibile.
Boezio utilizza il termine natura per indicare l’elemento più intimo della persona-IO.
Per quanto riguarda la dimensione razionale, S. Tommaso rivede la definizione
boeziana perché aggiunge il termine intellettuale (ogni essere sussiste la natura
razionale o intellettuale, è persona).
La razionalità esprime in modo specifico la capacità della persona di avere coscienza
di sé e del mondo esterno.
Si può intendere come espressione di tutte le facoltà tipiche della persona, poiché
tutte le facoltà tipicamente personali presuppongono la consapevolezza (intelletto e
ragione), ma anche la volontà (che per gli antichi è appetito razionale, dunque
capacità di muovere in base a ciò che è colto dalle facoltà razionali).
A tutto ciò la filosofia contemporanea ha aggiunto le dimensioni dell’affettività.
Il fatto che la persona possa dire “io” significa che essa possiede se stessa. Tale
possesso si rivela nella coscienza e nella libertà.
La persona umana vive nel tempo grazie alla coscienza, che le permette di
distinguere tra passato, presente e futuro. Può ricordare e progettare.
La libertà può essere anche definita come capacità di iniziare una nuova catena
causale, senza essere determinati da qualcos’altro.
Alcuni filosofi hanno distinto tra persona e personalità:
Ogni essere umano ha una natura personale, è un individuo unico e
irripetibile
Ogni individuo si manifesta come è perché ha una personalità.
Teoria innatista-ambientale
Ognuno di noi nasce diverso dagli altri e si sviluppa in modo diverso.
L’identità del singolo uomo è molto più profonda e ricca della sua identità genetica.
Aristotele attribuiva alla relazionalità il carattere accidentale. Il pensiero
contemporaneo ha il merito di aver riconosciuto alla relazione una forma
ugualmente originaria dell’essere, tanto quanto quella di sostanza.
Non è possibile dissolvere il proprio io nelle relazioni con gli altri: anche quando
entriamo a far parte di un gruppo.
Anche se siamo uniti ad un’altra persona da un amore profondissimo, non
riusciremo mai a fondere la nostra identità con la sua. Al contrario, chi ha
un’identità poco strutturata, ha grandi difficoltà ad entrare in relazione con gli altri.
L’incomunicabilità non deve essere intesa come una chiusura solipsista, perché
proprio la singolarità di ciascuno fonda la ricchezza del dialogo e della relazione
interpersonale. Attraverso la relazione, la persona porta a piena attuazione la
propria specificità come essere individuale. L’Io si perfeziona attraverso il tu.
La persona umana, oltre ad essere una psiche/anima, è anche corporea. Questo ha
offerto importanti contributi alla fenomenologia contemporanea. Può infatti essere
studiato, in quanto corpo simile esteriormente alle cose materiali, dalle scienze, ma
è diverso dai corpi delle altre cose in quanto corpo di una persona. E questo significa
che è permeato da quel principio spirituale che dice “Io”.
Platone definisce il corpo soma (tomba) o sema (prigione dell’anima). L’antropologia
platonica è segnata da una radicale negazione del corpo e dall’esigenza di una sua
purificazione tramite il sapere filosofico. L’educazione per Platone è quel processo di
progressiva ascesi ed elevazione dalla buia caverna del corpo alla luce solare della
verità incorporea, cui solo l’anima può accedere. Il dualismo platonico è nello scritto
di Fedone, dove possiamo leggere che “se non è possibile conoscere nulla nella sua
purezza mediante il corpo, non è possibile raggiungere il sapere”, o sarà possibile
solo quando si sarà morti.
Il pensiero di Aristotele concepisce una unità organica tra corpo e anima. Le
categorie metafisiche di forma (anima) e materia (corpo), tradotte in termini
antropologici, non permettono di pensare l’anima dualisticamente separata dal
corpo. Semmai si può pensare ad una distinzione di funzioni, non ad una
separazione assoluta. Aristotele distingue, all’interno dell’anima, diverse funzioni
(vegetativa, sensitiva e razionale); il corpo è strumento naturale dell’anima, dunque
è inestricabilmente legato con essa. Per Aristotele esiste un intelletto agente e uno
passivo. L’intelletto agente è eterno e immortale, ed inoltre unico per tutti gli
uomini; l’intelletto passivo è legato strettamente al corpo.
Per Socrate l’anima è la sede della nostra attività pensante; quindi, il corpo assume
una posizione subordinata rispetto alla psiche; diventa uno strumento al servizio
dell’anima.
Da Socrate, a Platone ed Aristotele, il corpo viene visto come limitativo per la
conoscenza; una prigione che rende guasta l’anima.
Il Rinascimento valorizza l’uomo come “microcosmo” e dotato di un corpo che
diventa oggetto di studio.
Il Razionalismo moderno esprime l’esigenza di una necessaria alleanza tra la mente
e il corpo, tra ragione e passioni.
Cartesio introduce il paradigma filosofico dell’età moderna: la dualità di carattere
sostanziale tra anima e corpo. Il principio della metafisica cartesiana, il Cogito, porta
alla scoperta della dualità di sostanza tra res cogitans e res extensa. Le due sostanze
sono indipendenti:
Res cogitans è il regno della libertà;
Res extensa definisce la sua autosufficienza a partire dalla necessità
meccanica.
L’uomo è l’unico essere in cui le due sostanze trovano un, seppur problematico e
contraddittorio, punto di congiunzione. Il dualismo cartesiano influenzerà la nascita
della medicina moderna.
Il Romanticismo rappresenta un fenomeno di rivalutazione dell’uomo, nella
dimensione emozionale-spirituale e in quella corporeo-pulsionale.
La dottrina psicanalitica influenzò profondamente il modo di concepire l’uomo,
aprendo spazi interpretativi sconosciuti e liberando l’uomo dalle catene della
razionalità.
Freud perviene a formulare l’ipotesi che esistano contenuti psichici, non
direttamente accessibili alla coscienza, in grado di condizionare pesantemente il
nostro comportamento e la salute del nostro corpo.
Marcel -> l’uomo è l’intero; io sono il mio corpo, non un’anima che si serve del corpo
come strumento estrinseco. Io sono il mio corpo nel senso di esisterlo. L’analisi
fenomenologica, e la fenomenologia del corpo in particolare, rappresenta la via per
cogliere la dimensione antropologica nella sua organicità e interezza aperta sul
mondo. Da questo punto di vista appare del tutto superata la problematica del
rapporto tra lo spirito e il corpo.
Il filosofo Husserl, padre della fenomenologia, afferma che per la fenomenologia, il
corpo assume la peculiarità di essere corpo proprio (Leib), vissuto. La coscienza del
corpo proprio è, secondo Husserl, presente in ogni percezione. Il corpo dell’uomo si
impone dell’orientamento, ossia ciò che rende possibile l’orientamento spaziale in
relazione agli oggetti. Husserl studia l’esperienza interiore (Erlebris) del corpo
proprio e la distinzione originaria tra corpo proprio e ogni altro corpo.
Sartre è il filosofo che tiene insieme prospettiva fenomenologica ed esistenziale. Il
corpo è elemento di mediazione tra il sé e gli altri; è elemento di relazione e
utilizzabilità nell’ambito dell’intersoggettività. L’uomo è il proprio corpo. Sartre
parlava di 3 corpo:
- LEIB ossia l’essere un corpo;
- KORPER ossia avere un corpo;
- l’ESSERE un corpo per l’altro.
Merleau-Ponty, nell’ambito della fenomenologia francese, unisce alla ricerca
fenomenologica raffinate analisi psicologiche. Parla della coscienza nei termini di
un’apertura intenzionale rispetto al mondo. L’uomo è corpo proprio e c’è perfetta
osmosi tra corporeità ed esistenza. Il corpo è il mio fatto originario e irripetibile,
l’unica sintesi a priori rispetto al mio essere nel mondo. Anche in Merleau-Ponty la
prospettiva fenomenologica ha come sfondo la filosofia esistenziale. La spazialità del
corpo è il dispiegarsi del suo essere di corpo, il modo in cui esso si realizza come
corpo.
Galimberti riflette per comprendere la dimensione antropologica superando quel
dualismo anima/corpo, che per secoli ha contraddistinto la tradizione filosofica
occidentale. Secondo Galimberti, la stessa psicologia va rifondata a partire da una
prospettiva che superi l’idea di una psiche come altro corpo, e di un corpo visto solo
in termini estrinseci. Nell’opera “il corpo”, l’immagine del corpo è rappresentazione
mentale visiva, che per la sua complessità non può costituirsi attraverso la sola
esperienza delle sensazioni. Essa è il risultato di dati esperienziali raccolti con varia
modalità sensitivo-sensoriale, ricomposti attraverso il filtro dell’affettività.
L’immagine corporea allora ha una tripla origine:
1. Fisica, perché connessa sempre al corpo e alle sue funzioni;
2. Psicologica;
3. Sociale, perché risultato dello sviluppo psicologico dell’individuo e delle
sue interazioni sociali.
La psicologa Ines Testoni in “il dio cannibale” fa una riflessione sulla corporeità
femminile e sull’anoressia. Questa si presenta come un disagio nei confronti degli
alimenti. La Testoni sottolinea che la dimensione della corporeità interessa anche
l’uomo. Afferma che nella nostra cultura il corpo è tutto. L’anoressia va allora
interpretata come una malattia dietro cui sta la volontà di annullamento della
propria corporeità, la sua completa smaterializzazione e spiritualizzazione.
La psicosomatica è una scienza che si propone di studiare l’essere umano nei suoi
aspetti psicologici e in quelli corporei: psiche e soma sono due aspetti diversi di un
unico organismo.
Il copro umano viene oggi chiamato corporeità ed indica la dignità della dimensione
psico-fisica dell’uomo, che deriva dal fatto che il corpo umano è espressione della
soggettività. L’uomo è il suo corpo, ma non solo. Il corpo è il modo in cui la persona
umana è nel mondo. Le condizioni corporee influiscono sul modo di essere della
persona.
Il corpo neuropsicologica è un corpo che non solo è in grado di muoversi, ma anche
in grado di percepire se stesso e riconoscersi. Si percepisce attraverso la sensibilità
estero ed esterocettiva, superficiale e profonda, attraverso la loro integrazione,
comparazione ed associazione. Il corpo può valutare le proprie posture sia in
modalità statica che dinamica, diventando così punto di riferimento nei confronti
del mondo e dello spazio. Il corpo così organizzato è al centro e all’origine della
costruzione spazio-temporale, che viene resa possibile dalla decantazione affettiva.
Il corpo tonico-emozionale afferma che l’essere umano vive, realizza e agisce
soprattutto a livello affettivo.
Il corpo espressivo-comunicativo-> il corpo è il primo ed unico mezzo attraverso il
quale si possono esprimere i propri bisogni e desideri ed esteriorizzare i propri
conflitti.
Lo schema corporeo permette di avere il sentimento e la conoscenza del proprio
corpo, ma non è tutto. L’individuo si forma un’immagine corporea, alla cui
formazione concorrono le percezioni, il linguaggio, la memoria, le esperienze
passate e il peso degli affetti e delle sofferenze somato-psichiche. L’Io corporeo
rappresenta l’insieme delle relazioni e delle azioni del soggetto aventi per funzione
l’adeguamento e l’adattamento al mondo esterno. L’Io corporeo deriva dalla
relazione con il mondo degli altri e degli oggetti e si manifesta per mezzo della
funzione tonica e di quella motoria.
Lo schema corporeo è l’organizzazione delle sensazioni relative al proprio corpo in
rapporto a quanto proviene dal mondo esterno.
L’immagine del corpo è la rappresentazione mentale del nostro corpo, cioè il
modo in cui il corpo appare a noi stessi.
L’Io corporeo deriva dalla relazione con il mondo degli altri e degli oggetti e si
manifesta per mezzo della funzione tonica e di quella motoria.
Secondo Le Bouch, l’immagine del copro si costruisce secondo tappe dello sviluppo
che si adattano alla fase precedente. Ogni tappa ha un concetto diverso di schema
corporeo: corpo subito, corpo vissuto, corpo percepito, corpo rappresentato. Tali
concetti dipendono dalla maturazione dell’esperienza relazionale.
Corpo subito: 0-3 mesi, il bambino si manifesta motoriamente rispetto alle
manipolazioni e stimolazioni provenienti dall’esterno. La motricità è riflessa e
dipende totalmente dalla madre;
Corpo vissuto: 3 mesi-3 anni, esplorazione del proprio corpo e quello della
madre per cui si ha l’inizio del processo di differenziazione tra sé e l’altro. La
percezione del corpo è legata al movimento, l’esplorazione e conoscenza del
mondo. Si distinguono le principali parti del corpo;
Corpo percepito: 4-6 anni (fase preoperatoria per Piaget). In questa fase il
bambino è più interessato a se stesso; la percezione si rivolge verso il proprio
corpo, le singole parti. Nell’attività motoria emerge un maggiore controllo
posturale e tonico ed un affinamento dell’attività prassica. L’affermazione
della dominanza laterale permette una maggiore organizzazione dello spazio,
maggiore conoscenza del corpo e delle sue parti interne, dell’orientamento
spaziale e temporale;
Corpo rappresentato: 7-12 anni (fase delle operazioni formali). Si ha la
percezione tridimensionale del corpo, della successione dei gesti, movimenti,
spostamenti. Il copro diventa il punto di riferimento per l’orientamento e la
strutturazione spaziale. La consapevolezza della percezione permette una
rappresentazione mentale del copro in movimento: i movimenti diventano più
coordinati e fini. Il bambino è in grado di staccarsi dall’aspetto concreto per
passare alla rappresentazione; distingue dx e sn sull’altro (localizzazione).
J.Piaget-> il bambino alla nascita possiede dei meccanismi riflessi automatici
scaturenti da stimoli entero ed esterocettivi che determinano un comportamento
istintivo ed innato. Con lo sviluppo, dai meccanismi riflessi si originano i primi
schemi motori che il bambino assimila e ripete, rispondendo agli stimoli esterni
secondo un suo modo d’essere che originerà una rappresentazione corporea
personale.
Nell’entrare in relazione con un essere umano, la struttura che notiamo
primariamente è la superficie del suo corpo che risulta essere, nello stesso tempo, il
suo legame con ciò che lo circonda. La tattilità è filogeneticamente e
ontologicamente il primo dei sensi. Nell’embrione, infatti, il primo senso che si
sviluppa è il tatto, che diventa il modo principale attraverso cui comunicare con il
mondo circostante, cioè la madre, durante i 9 mesi di gestazione. Durante il parto le
stimolazioni principali che il neonato riceve sono cutanee; nell’entrare a far parte
del mondo, dopo la nascita, attraverso la stimolazione tattile e l’allattamento
materno, il corpo del nascituro entra in funzione.
Un primo aspetto psicologico della pelle riguarda il contatto cutaneo nelle prime
relazioni oggettuali. La cute ha un ruolo decisivo nel mantenimento dell’omeostasi
dell’organismo.
Il primo legame affettivo si costituisce proprio grazie alla soddisfazione del bisogno
di contatto e di calore che il bambino sperimenta all’inizio della sua vita. Da questo
momento in poi il neonato acquisisce informazioni, apprende e comunica attraverso
la pelle; solo se i messaggi tattili ricevuti saranno gratificanti, la crescita e lo sviluppo
del neonato proseguiranno in modo normale.
Il bambino, mentre sperimenta l’appoggio esterno sul corpo della madre, può
conquistare un appoggio interno, su cui può addossarsi in sicurezza per mettere in
atto i primi meccanismi della sua vita psichica. Ciò può avvenire solo se il bambino,
attraverso il corpo, è sicuro di avere un contatto stretto e stabile con la pelle della
madre, nonché la garanzia di un “circondarsi reciproco con lo psichismo della
madre”. Se gli sforzi compiuti dalla madre nel maternage sono soddisfacenti, il
bambino interiorizza la madre sufficientemente buona.
Una seconda importante funzione dell’Io-pelle è il contenimento, che fa invece
riferimento all’handling materno, legato alla capacità della madre di fornire,
attraverso le cure al bambino, l’immagine-sensazione del “corpo come sacco”. Si
evidenziano due aspetti del “sacco”: uno passivo (il recipiente che accoglie
passivamente immagini, sensazioni, affetti, conservandoli e neutralizzandoli) ed uno
attivo (il contenitore in senso bioniano, che fa riferimento alla capacità della madre,
attraverso la rêverie, di esercitare la funzione per elaborare e restituire al bambino
affetti e sensazioni trasformati e bonificati).
La comunicazione corporea che si stabilirà tra il bimbo e l’ambiente rappresenterà,
in questi primo periodo, uno dei fattori principali del suo sviluppo ontogenico e
psicomotorio. Il contatto fisico, il massaggio, l’esperienza motoria rappresentano le
vie principali attraverso il quale il bambino apprende. Lo sviluppo dell’intelligenza
passa attraverso il corpo. La prima relazione che il bambino vive con il mondo
esterno si attua attraverso il corpo nel dialogo tonico con la madre, processo di
maturazione e affettivo dove “il corpo viene destato alla vita” dalle manipolazioni
dell’altro.
La percezione tattile contribuisce, infine, allo sviluppo di tre importanti funzioni
emotive:
1. Permette la strutturazione dell’immagine corporea;
2. Favorisce la strutturazione dell’autostima;
3. Permette la modulazione adattativa dell’ansia, una funzione che in seguito
si tradurrà nella modulazione delle emozioni.
Queste tre funzioni interagiscono e contribuiscono alla formazione della personalità,
della flessibilità del carattere e dello stile.
Il dialogo tonico è la vera prima comunicazione che si instaura. Un dialogo corporeo
che si esprime con variazioni tonico-emozionali in grado di alleviare le tensioni e far
vivere un’esperienza piacevole al proprio bambino. Un’interazione comunicativa
basata su un gioco empatico emozionale. È fatta di contatti epidermici, calore, gioco
corporeo, parole sussurrate, etc. ricerche come quelle di Harlow e di Bowlby sul
bambino portano alla conclusione che un primo legame affettivo si costruisce a
partire dalla soddisfazione e dal bisogno di contatto e di calore che il bambino
sperimento nel corso dell’interazione con chi si prende cura di lui. Di tipo tattile
sono, di conseguenza, molti dei comportamenti che mediano l’attaccamento: il
toccare, l’aggrapparsi, l’abbracciare, etc.
18/11
L’importanza del rapporto di fiducia che il bambino già dai primi mesi riesce a
stabilire con la madre tramite il dialogo tonico, dove il bambino trova senso di
protezione necessario a placare il senso di smarrimento. Solo così il bambino potrà
avere una solida base per il pieno sviluppo delle sue capacità.
Sperimentalmente sono stati studiati soprattutto alcuni aspetti della percezione
tattile, come la sensibilità al doloro e alla temperatura. Le reazioni al caldo e al
freddo variano notevolmente da un bambino all’altro; tutti i b. manifestano
comunque qualche risposta ai cambiamenti di temperatura, sia esterna che interna.
Ad esempio, sono stati osservati nei neonati cambiamenti nella quantità di latte
succhiato al variare della temperatura (Camaioni-> cercare studi sullo strumento
grafico).
Il massaggio può essere definito come qualsiasi forma di stimolazione tattile
eseguita con le mani in modo sistematico. Il massaggio è uno dei modi più efficaci
per instaurare e rafforzare il rapporto e la relazione con il bambino, favorendo il
rilassamento di entrambi.
Il massaggio è il momento di conoscenza del bimbo sia fisica che relazionale,
soprattutto è un tempo utile per continuare quel rapporto di amore e relazione già
iniziato durante la gravidanza. È inoltre un modo per instaurare un dialogo non
verbale, che permette di comprendere i segnali dati dal bambino.
Il baby massage è una modalità di contatto piacevole profonda tra genitore e
bambino, favorisce l’attaccamento, la relazione e ,,,
La ricerca condotta da Hart, Davidson e Clarlee sull’efficacia di un corso di massaggio
infantile rivolto ai genitori ha posto in evidenza alcune considerazioni significative:
o Consapevolezza da parte del genitore dell’acquisizione di un’esperienza
arricchente;
o Massaggio come strumento di benessere psico fisico del bambino;
o Massaggio come strumento di interazione sociale.
I benefici del massaggio si hanno anche in bambini prematuri, sia che venga
effettuato da personale esperto che dalla mamma. Per mezzo del contatto fisico il
bambino, fin dai primi giorni, coglie nel proprio corpo lo stato emotivo altrui, a
seconda dei modi in cui viene accudito. Egli acquisisce sin da allora la conoscenza del
proprio corpo, mediante l’introiezione del corpo dell’altro, prima di tutti quello
materno.
Montagu afferma la pelle come sistema sensorio è il più importante sistema
organico del corpo in quanto diversamente dagli altri sensi, un essere umano non
può sopravvivere senza le funzioni comportamentali e fisiche da essa prodotte. Il
nutrimento affettivo attraverso il massaggio promuove dinamiche famigliari sane e
salde e aumenta nel neonato il livello di tolleranza allo stress. Egli mette al centro
del suo interesse la pelle in quanto organo complesso e affascinante, e
approfondisce le straordinarie conseguenze che toccarla presenta sullo sviluppo
dell’uomo.
La sensibilità tattile attiva sensazioni corporee che sono alla base della
strutturazione dell’Io e più particolarmente dell’Io corporeo che ci consente di
percepire l’ambiente circostante. Una comunicazione corporea, epidermica, di
contatto diretto, riveste un’importanza fondamentale nei primi mesi di vita del
piccolo che, proprio dal toccare e dall’essere toccato, riceve tutta una serie di
informazioni utili per uno sviluppo equilibrato come il senso di protezione e di
fiducia dell’esistenza.
Il piacere tattile soddisfacente nella prima infanzia svolge un ruolo fondamentale
nello sviluppo dell’essere umano. Il bambino ha bisogno di apprendere, sulla base
del tatto, il significato di intimità, prossimità, distanza e distacco, che sono elementi
decisivi per sentire e percepire la struttura del mondo circostante. Il tocco è uno
strumento molto efficace per nutrire e riscaldare l’organismo del bambino; la
stimolazione tattile ha profondi effetti sia neurofisiologici che comportamentali.
L’abbracciare il bambino con affetto crea un senso di intimità, di amore, di sicurezza
e di benessere.
È fondamentale cercare di catturare lo sguardo del bambino, parlando in modo
dolce e sommesso, poiché è un modo per comunicare con il bambino.
Il massaggio è associato alla stimolazione cinestetica, al dondolio, al contatto dello
sguardo e della pelle. Movimenti e oscillazioni lente, ritmiche, tenendo in braccio il
bambino, favoriscono il rilassamento e la calma. Se più veloci accelerano invece
stimolano l’apparato vestibolare, migliorano le capacità di equilibrio e posturali.
Vimala McClure è la persona che ha portato il massaggio neonatale in occidente.
Il tatto si sviluppa nell’embrione prima dell’8° settimana di gestazione perché la
pelle è una delle prime parti che si strutturano.
I benefici del massaggio sono:
Interazione:
Attraverso l’interazione si stimola il bonding (attaccamento): si pone come
momento di nutrimenti affettivo e di sostegno nell’art di essere genitori.
Il massaggio infantile permette il rinforzo della comunicazione verbale e non
verbale. La prima forma di comunicazione che il bambino riceve ed il primo
linguaggio del suo sviluppo avvengono attraverso la pelle.
Comunicare tramite il contatto visivo: gli occhi del neonato iniziano a mettere
a fuoco dai 17 ai 30 cm, che è esattamente la distanza tra il viso della madre e
il suo; inoltre è attratto dai contrasti e mette a fuoco cose rotonde e scure
(occhi e capezzolo).
Stimolazione:
Va a favorire il sistema immunitario, linfatico e neuro-ormonale;
Si lavora sull’udito -> i genitori, parlando al bambino, che comincia a misurare
le distanze. Parlare al bambino diventa rinforzo del linguaggio. Il b. riproduce
dei suoni e li rinforza creando il primo dialogo verbale
Si lavora sull’odorato -> la vicinanza e lo stretto contatto fanno sì che la madre
e il bambino si riconoscano.
Contatto visivo
Il massaggio di tutto il corpo permette una precoce e completa percezione e
conoscenza dello schema corporeo a livello cerebrale.
Importante anche l’utilizzo di storie e filastrocche.
Sollievo:
Gas e coliche intestinali;
Stitichezza;
Fastidi della dentizione;
Raffreddore;
Un importante momento di sollievo si ha quando, attraverso il massaggio, il
bambino può dar sfogo ad una tensione emotiva, magari con un bel pianto o
una energica attività motoria per poi sprofondare in un bel sonno ristoratore.
Rilassamento:
Regolazione degli stati comportamentali;
Situazioni di calma;
Capacità di autoconsolazione;
Normalizzazione del tono muscolare;
Regolazione del ritmo sonno-veglia.
I bambini adottati, in affido, con problemi di apprendimento, ADHD, situazioni sociali
a rischio, ansia, ex prematuri, hanno bisogno dei massaggi come momento
privilegiato di ricomposizione della fiducia e dell’unità dell’adulto.
Aspetti del corpo:
o Aspetto funzionale;
o Sviluppo dell’Io.
L’azione del corpo sta all’origine di ogni tipo di concrescenza.
L’educazione psicomotoria si propone di fare in modo che la prima educazione, a
partire dall’esperienza vissuta, parta dal corpo.
SVILUPPO DELL’IO
Nell’educazione psicomotoria le nozioni essenziali e strettamente legate tra loro
sono:
Nozione di corpo, da estendersi a quella di schema corporeo;
Nozione di oggetto;
Nozione di altri con i quali il soggetto entra in azione.
Il primo oggetto che il bambino percepisce è il proprio corpo ed è il mezzo
dell’azione, della conoscenza e della relazione.
La costruzione dello schema corporeo, ossia l’organizzazione delle sensazioni
relative al proprio corpo, esercita una funzione fondamentale per lo sviluppo e la
maturazione nervosa.
Azione e reazione
o Le azioni e le reazioni implicano movimento;
o Il movimento risulta dal carattere unitario psicofisiologico della natura
dell’individuo, dal quale emerge il legame tra sistema nervoso e
psicomotricità;
o Esistono nel cervello zone psicomotorie, zone psicosensoriali, psicoelaborative
o associative, identificabili nella cosiddetta corteccia cerebrale;
o Il sistema complesso dell’uomo prende il nome di psicomotricità;
o Gli organi di senso sono strumenti della percezione; la psicomotricità è lo
strumento complesso dell’azione;
L’analisi dello schema corporeo in ambito psicomotorio è legata all’azione, al
movimento.
Secondo molti autori per la costruzione della personalità è necessaria la
rappresentazione che si ha del corpo. Tale rappresentazione è quello che si chiama
schema corporeo.
Il soggetto nei primi 3 anni di vita:
Nozione senso-motoria: la nozione del nostro corpo è strettamente legata
all’organizzazione delle prassie ideatorie, ossia all’utilizzo degli oggetti;
Nozione preoperatoria: la nozione del proprio corpo è legata all’integrazione
dei gesti significativi organizzati in rapporto al proprio corpo (prassie motorie).
Nozione operativa: la nozione del proprio corpo è legata al campo spaziale in
cui si svolge la sua operatività (prassie costruttive).
Classificazione di Ajuariaguerra
Intransitive: non richiedono discriminazione spaziale o uso di oggetti
Transitive: comportano discriminazione spaziale o uso di oggetti
Costruttive: comportano uso simbolico dello spazio e capacità di
programmare una sequenza di atti motori necessari a realizzare un modello o
una costruzione (disegno e scrittura)
Specializzate: sequenza di movimenti inizialmente appresi e poi automatizzati
(marcia, vestirsi, svestirsi)
L’arteterapia nasce negli anni 40, grazie all’apporto di Margaret Naumberg e Edith
Kramer, e deriva da una tipologia di psicoterapia dinamica; si tratta di un percorso di
cura alternativo all’utilizzo psichico.
La Naumberg era una studiosa di Freud e Jung ed era convinta che le produzioni
artistiche dei suoi pazienti fossero una proiezione diretta del loro inconscio e
pertanto fossero estremamente utili per la risoluzione dei transfert.
Se la parola non riesce a comunicare certi pensieri, determinate problematiche o
limiti, l’arte può farlo.
Gli strumenti terapeutici prevalentemente impiegati sono tecniche e metodiche
usate dalle attività artistiche visuali, come
- La musica (musicoterapia);
- La danza (danzaterapia);
- Il teatro (teatroterapia).
Sono forme di arteterapia, non sfruttano la parola.
L’arteterapia ha un approccio olistico alla persona, andando a lavorare sulla sua
sfera emozionale, intellettiva e sulle sue capacità relazionali. Si tratta di un sostegno
non verbale che vuole portare un miglioramento dello stato di salute dell’essere
umano, intervenendo sulla qualità di vita, tramite lo sviluppo del processo creativo.
L’arteterapia è una terapia espressiva, uno strumento di conoscenza di sé, che
utilizza il processo creativo e l’uso di materiali artistici per favorire lo sviluppo
affettivo e cognitivo. Le risorse utilizzate sono le potenzialità che ognuno di noi
possiede, di elaborare il proprio vissuto e di esprimerlo creativamente. Il focus
dell’arteterapia non è il prodotto finale ma il processo creativo in sé.
L’arteterapia si presenta come un campo di esperienza dove si ha lo scopo di
facilitare l’espressione di emozioni, di rappresentare degli stati d’animo, di
sviluppare la dimensione intersoggettiva.
L’arteterapeuta deve restare nella relazione e saper leggere tutto ciò che accade
nella coppia terapeutica, perché, malgrado si enfatizzi il materiale, il medium
espressivo ed il contesto, resta sempre prioritario tutto ciò che passa tra gli attori
sulla scena artistico-terapeutica. Aiuta il paziente a scegliere i “materiali” che
renderanno visibili le immagini interne invisibili che rimandano alla struttura della
personalità. Vengono usati tempere, acquerelli, colori ad olio e gessetti e creta
modellabile. Deve essere dotato di una sensibilità estetica che sia in grado di
cogliere non la bellezza ma la parte comunicativa e realmente significativa di ciò che
si esprime; comprensione ed accettazione sono i valori cardine alla base della
disciplina. Altro aspetto fondamentale dell’arteterapia è che i prodotti artistici, di
qualsiasi natura essi siano, non devono mai essere soggetti ad interpretazioni in
quanto il messaggio è sempre personale, intimo, specifico dell’inconscio di ogni
individuo e il terapeuta deve ricercarlo durante il colloquio a tu per tu con il
paziente.
I tre settori dell’arteterapia:
- Area educativa, a carattere preventivo, dove la pratica dell’arteterapia mira ad
agevolare percorsi formativi didattici esperienziali e processi di sviluppo della
creatività;
- Area riabilitativa, di tipo dinamico, in supporto a strategie di riabilitazione nei
confronti di utenze specifiche;
- Area psicoterapeutica o curativa nel contesto della clinica dei disturbi e della
patologia psichiatrica. In questo tipo di intervento entra in scena il processo di
simbolizzazione.
I due ambiti dove viene maggiormente utilizzata sono quello educativo-formativo e
quello riabilitativo-sanitario; l’efficacia della disciplina si rileva nel suo massimo se
affiancata alla terapia convenzionale e non in sostituzione.
I fondamenti per la fruizione clinica dell’arteterapia risiedono nell’attenzione
costante alla relazione ed alle dinamiche che la regolano piuttosto che ad un giudizio
estetico soggettivo, nella tutela della libertà espressiva.
Il linguaggio grafico e la funzione rappresentativa
Gli atti d’intelligenza vanno oltre il campo percettivo-motorio e includono la capacità
rappresentativa. Il bambino può rievocare mentalmente il contenuto di esperienze
precedenti e non più presenti percettivamente. Il bambino può organizzare
mentalmente le percezioni grazie alla memoria, con la quale rievoca col pensiero ciò
che si è percepito precedentemente, mantenendo l’immagine rappresentativa
dell’oggetto stesso. Il campo rappresentativo è più ampio dell’orizzonte percettivo.
La funzione rappresentativa determina lo sviluppo del linguaggio.
Linguaggio= segno orale-scritto usato per definire la realtà di cui il soggetto possiede
il concetto, costruito attraverso la funzione rappresentativa (significato), con l’uso di
un mezzo differente dalla realtà (significante). Processo semeiotico-> la parola
albero (significante) evoca la realtà albero (significato), ma è diversa dalla realtà
albero stessa.
IL LINGUAGGIO GRAFICO
l
Area della Area del
rappresentazione linguaggio
Orale-grafico-
Realtà-concetto
mimico
Significato Significante
Funzione semeiotica
Processo di significazione
L’uomo sviluppa una pluralità di linguaggi grazie al nesso tra significato e significante
(parola, disegno, suono, gesto).
Linguaggio gestuale: movimenti del corpo;
Linguaggio grafico: schemi grafici;
Linguaggio orale: emissioni foniche.
CODICI LINGUISTICI= SISTEMI SIGNIFICANTI
Età infantile:
Il linguaggio orale
Consente di risalire al significato solo se si appartiene o si conosce la cultura in cui si
utilizza quel significante.
La parola è un segno convenzionale proprio di una cultura, in cui dato un oggetto
viene denominato con un determinato nome convenzionalmente utilizzato. È vasto
e articolato.
Il linguaggio grafico
È caratterizzato da una comunicazione immediata. Il disegno, ad esempio, consente
di risalire dal significante al significato, dallo schema grafico alla realtà
rappresentata.
L’aspetto iconico è una caratteristica significativa del disegno infantile.
Più o meno verso un anno e mezzo, i bambini iniziano ad esprimersi attraverso il
disegno in maniera spontanea e, così come accade in altre aree dello sviluppo, le
capacità del bambino solo legate allo stato evolutivo.
Caratteristiche dell’atto grafico:
- Il bambino scarabocchia con tutto il corpo;
- Tiene lo strumento grafico con un’impugnatura di tipo palmare (non è ancora
in grado di utilizzare le dita;
- Tende a sbattere lo strumento con violenza, non ponendo attenzione su
quello che sta facendo;
- Nel produrre scarabocchi si diverte a muoversi sia dentro il foglio che fuori.
Un ritardo o un’anomalia nello sviluppo delle abilità grafiche può essere indice di
una difficoltà nella programmazione del gesto motorio. È importante riconoscere i
segnali atipici nello sviluppo delle abilità grafiche per supportare lo sviluppo prima
dell’ingresso nella scuola primaria.
Alcuni segnali atipici che possiamo osservare nello sviluppo delle abilità grafiche
sono:
Incapacità di copiare alcuni semplici disegni (tratti orizzontali o verticali,
cerchio);
Rappresentazione immatura della figura umana: la difficoltà può essere nel
programmare il gesto grafico o nella percezione corporea di sé;
Scorretta prensione dello strumento grafico: già a partire dall’età prescolare è
importante impostare una corretta prensione dello strumento, per evitare che
si struttura una presa scorretta poi difficile da correggere.
Livello motorio (fino circa ai 20 mesi) -> i tracciati sul foglio sono omolaterali
(occupano lo spazio del foglio corrispondente alla mano utilizzata) e centrifughi
(partono dal punto più vicino al soggetto e poi si allontanano). Le linee curve
possono essere tracciate in senso orario o antiorario in base all’immaturità. A 3 anni
è in grado di chiudere il cerchio.
Le fasi del disegno infantile:
1. Scarabocchio 2-4aa;
2. Pre-schematica 4-7aa;
3. Schematica 7-9aa;
4. Del realismo 9-12aa;
5. Pseudorealista 12-14aa.
Fase dello scarabocchio-> si tratta delle prime tracce lasciate sul foglio. Vengono
inizialmente realizzate con semplici movimenti del braccio in diverse direzioni, senza
un ordine particolare. Successivamente, i segni acquisiscono un significato e il
bambino impara a distinguere e nominare le figure. Si distinguono 4 sottofasi:
- Scarabocchio disordinato (il bambino disegna senza prestare attenzione ai
tratti, ma per puro piacere del movimento e del segno che rimane sul foglio.
Esiste appena una coordinazione occhio-mano);
- Scarabocchio controllato (la coordinazione si evolve e il bambino è
consapevole delle diverse tracce che lasciano i suoi movimenti. Durante
questa fase sperimenta tratti diversi e inizia ad usare i colori);
- Grafismo scritturale (gli scarabocchi tendono ad imitare la scrittura degli
adulti);
- Scarabocchio con nome (il bambino è capace di riconoscere i suoi disegni e
attribuisce a questi un nome, in modo tale che si convertano in frutto della
sua immaginazione e non solo del movimento cinestetico. Tutti i segni sono
accompagnati da una descrizione verbale).
Fase pre-schematica-> si notano i primi tentativi di rappresentazione. Le creazioni
sono legate al mondo che li circonda. La casa, l’albero e la figura umana sono i primi
elementi che vengono assimilati e rappresentati attraverso cerchi e linee. Le figure
come animali, case, alberi, fiori e mezzi di trasporto sono umanizzate. Quanto più
conosce, tanti più dettagli avrà il disegno. In ogni disegno, il bambino mostra il suo
livello di conoscenza del tema e, per questo, nessun bambino disegnerà
esattamente allo stesso modo di un altro. Durante questa fase si utilizzano tutti i
colori, preferendo colori forti. Il colore non corrisponde alla realtà. La scelta può
dipendere dalle preferenze del bambino o essere semplicemente casuale. L’ordine
della disposizione degli oggetti è bizzarro e il bambino si sente come al centro dello
spazio (egocentrismo). Disegna senza un ordine prestabilito.
A 5 anni l’omino è riconoscibile e quasi sempre rappresentato in posizione verticale.
I disegni sono ricchi di particolari.
Un altro mezzo per rappresentare lo spazio in questo stadio è il folding over
(ripiegamento) secondo il quale gli oggetti verticali sono proiettati al suolo quasi
come se fossero visti dall’alto.
Fase schematica-> il bambino disegna quello che conosce e non quello che vede e
non è raro che realizzi disegni in trasparenza o come se fossero ai raggi X. Si tratta di
disegni lineari e molto più precisi, con variazioni nella figura umana e tendenza alla
miniaturizzazione. La figura umana viene disegnata con tutti i dettagli e, in base alle
sue esperienze personali, la rappresentazione può essere positiva o negativa, con i
successivi cambiamenti nel disegno: esagerazione di parti importanti o disprezzo o
rimozione di parti meno importanti. La proporzione si evolve e si rappresenta la
figura di profilo. Rispetto al colore, questi iniziano ad essere utilizzati per come si
vedono nella realtà. Le variazioni dei colori, poiché ancora non consapevoli delle
diverse possibilità artistiche, sono sintomo di cambiamenti o problemi emotivi. Inizia
a riconoscere le due dimensioni. Utilizza una linea di terra o una base su cui
appoggia le figure.
Fase del realismo-> a partire da questa fase i disegni sono influenzati da ciò che ha
appreso durante le fasi precedenti. Alcuni adulti disegnano come bambini perché
non hanno sviluppato le loro potenzialità oltre i libelli raggiunti fino ai 9-10aa.
Questa è la fase durante la quale l’immaginazione e la rappresentazione delle cose si
combinano e si dovrebbe introdurre il disegno tecnici: le diverse forme e la
rappresentazione dello spazio e l’elaborazione delle immagini esteticamente ben
fatte. Nella rappresentazione viene interiorizzato il mondo personale. Durante
questa fase, i disegni delle bambine e dei bambini tendono a differenziarsi. Il
disegno è più rigoroso e il bambino stesso, attratto dalla realtà fotografica, giudica
come infantili i disegni delle fasi precedenti.
Fase pseudorealista-> in questa fase di predilige l’effetto visivo e ci si identifica
emotivamente con quanto rappresentato. Il disegno non rappresenta più un’attività
spontanea e si riconosce un certo sviluppo del ragionamento e della formazione
critica delle proprie opere.
Il disegno è stato considerato come uno strumento utile alla comprensione sia della
maturazione intellettuale che della personalità dell’individuo.
Lo spazio foglio rappresenta l’ambiente da esplorare. In genere i bambini che fanno
disegni ben distribuiti sul foglio sono più sereni. L’uso dello spazio esprime le
relazioni del soggetto con l’ambiente e le sue reazioni ad esso. L’uso di una ristretta
parte è indice di insicurezza. La preferenza della parte superiore, in rapporto a
quella inferiore è tipica dei bambini piccoli e tende a scomparire con l’età. Evidenzia
come la zona utilizzata dal bambino per disegnare sia espressione di un significato e
le interpreta a livello simbolico:
- Completamente occupato dal disegno -> il bambino è socievole ed estroverso,
ha fiducia in sé e verso gli altri;
- Poco occupato-> il bambino è insicuro ed introverso.
Uscire fuori dai bordi del foglio è caratteristico dei bambini molto piccoli o più grandi
ma con scarso controllo motorio; di chi vuole essere al centro dell’attenzione ed è
poco riflessivo o di bambini con carenze affettive, ricerca di attenzione e aiuto.
Il disegno ha un valore proiettivo:
come è usato lo spazio foglio