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SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE

20/09/2022

Media -> medium -> canale

La comunicazione è una specificità , dimensione costituita della società e dell’agire umano; è un


fenomeno sociale complesso che non può essere escluso. Non c’è attività umana che non preveda la
comunicazione. Anche se innato e molto influenzato dal senso comune che ci dice che è una banalità,
noi impariamo a comunicare come esseri sociali al centro di una comunità .

Si evidenzia quindi lo stretto rapporto tra comunicazione è cambiamenti sociali determinato da


elementi e strumenti che hanno aiutato lo sviluppo (oggetto in divenire).

Per questo, uno dei modi in cui la nostra società viene chiamata dai sociologi è società
dell’informazione e della comunicazione a causa della impervesibità dei media. Il perché dell’esistenza
dei media è la risposta dell’uomo al bisogno crescente di informazione, sia dal punto di vista
quantitativo che qualitativo. L’uomo si è visto costretto ad inventare per essere sempre id più
connesso tra di se, per entrare in comunicazione con altri per acquisire informazioni.

Risorse e informazioni sono fonti primarie : per agire e interagir, muoversi e scegliere, decidere e
partecipare e per entrare in relazione con gli altri -> per gestire le complessità

Si para di complessità sociale nei processi di differenziazione e specializzazione, con l’ampliamento


delle relazione, interazioni, situazioni, ambienti sociali. Dilatazione delle possibilità degli individui di
accedere a nuove e plurime opportunità e esperienze culturali -> ricchezza esperienziale e cognitiva.

I MEDIA SONO CANALI, NON COMUNICAZIONE MA SOLO STRUMENTI

Dal punto di vista della sociologia si caratterizza per il focalizzarsi nella dimensione comunicativa delle
relazioni sociali -> l’origine e il fondamento di ogni atto comunicativo e relazione tra due o più
soggetti agenti che si riferiscono l’un l’altro e agiscono tenendo conto delle reciproche intenzioni,
motivazioni e aspettative . La sociologia studi al relazione comunicativa nella sua struttura, nelle sue
funzioni fondamentali, ma anche assume i tipi e le forme che essa può assumere nelle diverse
situazioni e contesti.

Ma cosa significa comunicare? Esistono 3 accezioni principali

1) Comunicare significa trasmettere un messaggio


2) Comunicare significa costruire elaborare, condividere significati
3) Comunicare significa costruire relazioni

Comunicare significa trasmettere un messaggio: deriva da un modello informativo nato nell’ambito


dell’ingegneria e modello per tantissimi anni:

A⟶B (emittente⟶ destinatario)

Implicitamente dice che solo A è attivo, B riceve semplicemente il messaggio in maniera totalmente
passiva come se il messaggio ricevuto producesse stessi effetti su tutti coloro che ascoltano A. Ma
nella realtà un messaggio non può essere lo stesso per tutti.
Comunicare significa costruire elaborare, condividere significati: condivisione di uno stesso
sistema di riferimento che permette di realizzare una comunicazione

Comunicare significa costruire relazioni: condivisione di un linguaggio che permette di avere una
comunicazione.

MESSAGGIO: è il contenuto dello scambio comunicativo. E’ un’informazione costruita secondo regole


di un dato codice e trasmessa per mezzo di una determinata forma materiale (suono, gesto, segno
grafico, immagine); è tale quando l’espressione rimanda un senso che il destinatario riconosce
(condizione di possibilità comunicativa e infine un messaggio è significativo non solo perché viene
riconosciuto come messaggio ma anche perché dice qualcosa in relazione con la realtà .

Messaggio in stretto rapporto con codice e canale

Il significato di un messaggio ha una duplice dimensione culturale, cosa vuol dire secondo sistemi di
riferimento culturale condivisi, e soggettiva del significati, cosa suscita in me.

21/09/2022

Tutti i modelli sono successivi al conflitto mondiale.

Il primo modello sopra citato è anche chiamato modello di Shanon – Weaver (1953) venne inventato a
sulla base del modello della telefonia, Shanon venne chiamato per risolvere i problemi di recezione di
messaggi e per risolvere il problema scompose il processo di comunicazione per capire dove si
collocava il problema:

fonte di informazione-> trasmittente->canale->ricevente->destinatario

la funzione del trasmittente è codificare il messaggio

Questo schema è stato fondamentale per capire come funziona la comunicazione, con il tempo e gli
studi da questo sono state apportate modifiche fino ad arrivare ad un processo dialogico.

Fu lo stesso Weaver che incominciò a sottolineare sia la fonda mentalità che la limitatezza di questo
sistema, infatti questo modello fa riferimento a uno dei livelli in cui possiamo osservare la
comunicazione, possiamo chiamare:

-livello A: quanto possa essere chiaro il messaggio

-livello B: che risponde al problema semantico

-livello C: problema dell’efficacia del messaggio

Modello di Losswell o modello delle 5W. Gli aspetti fondamentali di questo modello sono l’aggiunta
dell’atto intenzionale della comunicazione rivolta ad un altro e inoltre sono implicate la personalità , i
bisogni, i valori del mittente e del ricevente. Con riferimento a queste caratteristiche si introduce
l’aspetto del contesto della comunicazione. Ma il suo limite resta il fatto di essere asimmetrico in
quanto il ricevente continua ad avere un ruolo passivo.

Modello di Newcomb
Introduce la bi-direzionalità della relazione ( i partecipanti sono allo stesso tempo emittenti e
riceventi) e al modello viene aggiunto come elemento strutturale il Feedback e il contesto sociale a cui
i partecipanti si riferiscono.

Il contesto è una dimensione costitutiva della relazione comunicativa, indica l’insieme delle
conoscenze, esperienze e valori che interagiscono nella relazione e la influenzano. Il contesto detta i
comportamenti appropriati , Goffman parla addirittura di macro e micro contesto.

Negli anni ’70 i sociologi Hymes, Brown e Fraser introducono nuovi modelli più complessi con due
nuovi elementi: scopi e norme.

Scopi, norme e contesto conferiscono alla struttura della comunicazione uno spessore socio-culturale
prima assente.

27/09/2022

La relazione comunicativa si instaura quando due o più soggetti agenti cooperano alla costruzione del
senso ( con messaggi, codici, canali …) secondo determinati scopi e norme di un contesto (micro o
macro) che offre alla comunicazione i suoi oggetto (di cui si parla) e la influenza sotto molteplici
aspetti. Sono questi elementi implicati simultaneamente interagendo e operando insieme nello stesso
tempo. Vengono separati sono per praticità , non sono divisi nella realtà :

SOGGETTI AGENTI
sottolinea che entrambi i poli sono sempre reciprocamente attivi, Goffman li chiamava attori sociali.
Ciò è evidente nel faccia a faccia ma vale per tutti i contesti. Questo è importante per tre tratti
fondamentali della natura umana:

- Diversi ma simili: l’altro è come me ma diverso da me, condividiamo lo stesso sistema di


appartenenza ma non lo conoscerò mai fino in fondo in quanto la soggettività non è percepibile
ma filtrata dalla persona. Similitudini e diversità facilitano e complicano il dialogo perché
esistono universi comunicativi (strutture invarianti) che ci consentano di capire; secondo
elemento è il fatto che la comunicazione è sempre traduzione di ciò che l’altro mi comunica
all’interno del mio schema esistenziale.
- Intenzionalità : identifica un rapporto consapevole con il proprio o altrui atto comunicativo.
Esistono diversi livelli di intenzionalità ma che contengono un significato attribuito loro dal
soggetto che deve essere interpretato. Esiste l’attitudine comunicativa che è la comune
appartenenza ad un mondo che si radica dentro di noi. Ma è anche l’agire riflessivamente, più
che intenzionalmente.
- Individui e ruolo comunicativi: in presenza degli altri noi agiamo come individui ma anche in
quanto membri di una categoria sociale e quindi con il nostro ruolo. Questi limitano
l’imprevedibilità del comportamento, del fraintendimento perché rappresentano un ruolo
sociale. I ruoli definiscono le aspettative e sono spesso complementari.

Goffman dice che noi recitiamo come su una scena teatrale, se da una parte dice cosa ci si aspetta da
quel ruolo esiste sempre uno spazio di interpretazione del ruolo comunicativo. Esiste una vera e
propria idea di comunicazione.
SOGGETTI INDIVIDUALI E SOGEGTTI COLLETTIVI:

possono esistere sia soggetti individuali che collettivi restano però sempre due polarità attive uno che
manda un messaggio e l’altro che riceve. Questi soggetti hanno al proprio interno una serie di ruoli:

- Emittente: che è animatore, autore o mandante. Il problema è che i ruoli non nono sempre
precisi.
- Ricevente: può essere distinto ratificato o designato, occasionale o accidentale, diretto o
indiretto, in presenza o a distanza.

28/09/2022

Come già detto sappiamo che ci sono similarità e diversità e che non conosciamo l’altro a impresa
diretta. Necessaria è l’intenzionalità consapevole e da entrambe le parti. Queste specificità ci
caratterizzano a noi uomini. L’AGIRE COMUNICATIVO E’ INTENZIONALE.
Collegata all’intenzionalità sono gli scopi ovvero il fine delle intenzioni comunicative regolate però da
norme (regole sociali). Condividere o meno gli scopi, osservazione o meno delle norme regolano
l’unione, l’interesse o il disinteresse dei soggetti. Jokobson individua due tipi di scopi, gli scopi sociali
che dona forma alle relazioni e gli scopi interni alla comunicazione che i soggetti perseguono
consapevolmente quando is impegnano in una relazione con altri soggetti.

Scopi sociali: scopi comuni, complementari, conflittuali, negoziati-> comporta l’utilizzo di qualità
comunicative diverse.

Scopi interni alla comunicazione: perseguiti consapevolmente dai soggetti agenti che impiegano in una
relazione. Ci sono due tipi di scopi: informare/disinformare; convincere/manipolare.

Informare/disinformare: lo scopo è quello di informare e reperire informazioni, ma l’informazione


porta con se il concetto di disinformazione che si collega alle parole menzogna o dire il falso. La
mensogan è deliberatamente una bugia, dire il falso può essere a causa di una propria ignoranza( gesto
quindi non volontario). L’omissione è il non dire qualcosa di proposito. Oggi lo spazio comunicativo
con la presenza dei social ha ampliato tutto questo, le fake news sono conseguenza di questo. La post-
verità si riferisce a una denota circostanza in cui i fatti oggettivi sono meno influenti di quanto lo siano
gli appelli alle emozioni e alle credenze nella formazione delle opinioni personali.

Convincere/manipolare: Si può convincere qualcuno a fare qualcosa con due tecniche di


comunicazione o convincere il soggetto ovvero spingere uno a fare una scelta consapevole o
manipolare il soggetto che prevede di sfruttare qualcuno in situazioni particolari ammaliandolo con
linguaggio per fargli fare qualcosa. La differenza tra i due è sottile ma gli scopi sono diversi.

03/10/2022

La prima vittima della guerra è la verità -> propaganda-> manipolazione una delle armi principali

Il rapporto tra guerra e comunicazione è ed è stato sempre lo stesso ma cambia lo spazio di


comunicazione, attualmente sono i social (zelenski). Entrambi i leader riconoscono la loro impratnza e
potenza, tanto che Putin li ha censurati.

Altro elemento che compone la struttura comunicativa:


CODICI
i codici sono la forma del linguaggio, il sistema di riferimento in cui il messaggio è costruito, composto
da segni. Il segno è qualcosa che sta al posto di qualcos’altro ed evoca, sostituisce anche qualcosa per
qualcuno. Ciò che è determinante è che ci sia quel qualcuno che interpreti un oggetto, un evento come
segno di qualcos’altro. Il segno deve essere riconosciuto.

Tipi di segni:

- ICONE: comunica direttamente un’idea per somiglianza con un oggetto che rappresenta e lo
fanno attraverso le qualità percepite dai 5 sensi.
- INDICI: comunicano idee per connessione di idee
- SIMBOLI: comunicano per interpretazione, cioè richiedono forme di interferenza e di
associazione puramente convenzionale.

Nelle scienze sociali si dice che i codici svolgono tre funzioni :

- Di rappresentazione della realtà


- Di comunicazione (per cui si scambiano messaggi che possono capire e comprendere
messaggi)
- Di partecipazione sociale: per cui i segni favoriscono o suscitano un senso di appartenenza a
gruppi e collettività , suscitano senso di appartenenza.

Attraverso i codici costruiamo messaggi , ciò implica la conoscenza e l’uso di codici e linguaggi. Questi
messaggi traducono pensieri in parole, gesti, audiovisivi … i processi più rilevanti sono la codifica e
decodifica dei codici.

Codifica: processo per cui uno stato mentale/contenuto psichico viene tradotto in parole, gesti, suoni.
Ciò può avvenire con segni verbali, non verbali o altre forme con l’utilizzo di canali artificiali.

La decodifica è il processo inverso che avviene nel ricevente del messaggio (deve diventare una sua
idea). Ma siccome la comunicazione è difficile perché al corrispondenza tra codici è quasi sempre
parziale o imperfetta si è riscontrato che la recezione dipende molto da :

- Caratteristica dei codici utilizzati


- Conoscenza, possesso e uso dei codici da parte dei soggetti

Il rumore è qualcosa di intrinseco alla comunicazione.

La questione della difficoltà di codici chiama il problema della competenza comunicativa che
dobbiamo sviluppare, anche se sembra ironico visto che nasciamo con questa qualità . Si parla anche di
disparità di codici tra soggetti; negli ultimi tempi si aggiunge la questione che noi siamo multimediali
ovvero utilizziamo più canali in simultanea per comunicare un messaggio che non sempre può essere
concordante.

04/10/2022

MESSAGGIO
È la forma che assume il codice, deve soddisfare tre elementi:

- Riconoscimento del messaggio da parte del destinatario


- Relazione alla realtà
- Utilizzo di un dato codice

Dimensioni del messaggio:

1. Intenzionalità o no: consapevolezza dell’atto comunicato è utile per interpretare il contesto


informativo in cui ci moviamo. Ci dice anche i livelli di tossicità e inquinamento che si sono
creati nella comunicazione. La questione dell’intenzionalità ci chiarisce la questione del caos
informativo ovvero distinguendo nel l’inquinamento dell’informazione tre tipi di messaggi:
MISINFORMAZIONE (non intenzionalità di condividere false informazioni),
DISINFORMAZIONE (intenzionalità di condivisione di false informazioni, con fine di inganno) e
MALINFORMAZIONE (messaggio autentico ma condiviso per produrre danno, come ad
esempio divulgazione di fatti privati).
2. Denotazione e connotazione: la denotazione prevede la comprensione di ciò di cui si sta
parlando, la comprensione invece si lega all’esperienza personale con associazione di
significato.
3. Contenuti e relazione: in base alla confidenza con la persona
4. Dimensione implicita o esplicita: quei messaggi non detti in una conversazione che un
interlocutore estraneo non può capire. Ogni atto comunicativo ha un significato che oltrepassa
il suo contenuto immediato di cui i due interlocutori comprendono sia il qui ed ora che il che
cosa ma anche le premesse, le presupposizioni e la conoscenza reciproca di coloro che
comunicano.

CONTESTO (MACRO E MICRO)


Il contesto avvolge tutto e da senso alle cose, lo influenza e lo determina. Indica l’insieme delle
condizioni in cui avviene la comunicazione. E’ il mondo che sta prima e intono all’evento comunicativo
e lo condiziona sotto molteplici aspetti. Goffman divideva il contesto in:

- MICROCONTESTO: è la specifica situazione che avviene, è la situazione di interazione sociale


dove i partecipanti si influenzano reciprocamente e sono entrambi presenti.
- MACROCONTESTO: contesto dove si determina ciò che avviene nel microcontesto, è il più
ampio contesto di riferimento

Il contesto determina ciò che accade non fa da contorno ma tiene conto dei comportamenti
comunicativi. Ha la capacità di condizionare i comportamenti sia nel privato che nel pubblico. Si
individuano 4 dimensioni del contesto:

1. Dimensione spazio-temporale: due variabili determinanti ch influenzano il modo in cui


avviene una conversazione, metafora teatrale di Goffman del ribalta e retroscena indicando la
differenza tra un registro privato e uno pubblico. La dimensione spazio tempo si vede anche se
la conversazione avviene in presenza o a distanza, quando la conversazione avviene a distanza
non si ha un feedback del ricevente, è come parlare con un muro. Con la diffusione delle
tecnologie si sono sviluppate anche mezzi che permettono di avere conversazioni
decontestualizzate e asincrone si parla infatti di collasso dei contesti.
2. Dimensione psicologica atteggiamento con cui i partecipanti entrano nella relazione
comunicativa e la influenzano. Studi dicono che carattere, umore e simpatia favoriscono il
successo della comunicazione. La simpatia viene intesa come un qualcosa di più ampio rispetto
al significato comune, che oltre ad essere istintivo può anche essere costruito con 3
meccanismi principali: - aspetto fisico – compiacimento intellettuale (leccata di culo) - affinità
3. Dimensione sociale: rapporto tra struttura sociale e forme di comunicazione che riflettono le
relazioni sociali che incorrono tra i partecipanti (status, solidarietà , intimità …). Il
condizionamento sociale è maggiormente evidente nelle micro situazioni di interazione.
Goffman infatti diceva con l’esempio dell’entrare per la prima volta in una stanza la prima cosa
che istintivamente facciamo è quella di guardarsi intorno per capire quale sia il
comportamento più appropriato per poterci definire all’interno di quell’ambiente. Una società
è condizionata da norme e regole sociali non scritte ma importanti perché ci consentono di
capire. Con il termine norme si intende i modelli di comportamento legati ai valori sociali che
sono prescritti richiesti o preferiti, comportamento appropriato. Le norme comunicative
sociali possono essere volte a favorire l’interpretazione comunicativa o a favorire l’interazione
comunicativa e stabiliscono la modalità di relazione tra posizioni sociali. C’è sempre quindi un
gioco di traduzione ridefinizione reciproca.
4. Dimensione culturale: i soggetti agenti che comunicano possiedono un identità culturale
specifica che non sempre ci permette di capire il significato del messaggio, vedi i modi di dire.
Quando si appartiene ad una stessa cultura si condivide modi si pensare, sentire, di agire
propri della società a cui apparteniamo. Si parla infatti di comunicazioni Intra culturali se i
soggetti appartengono alla stessa cultura e inter culturali se il background culturale è diverso.
Il contesto culturale influisce sulla definizione e comprensione dei significati, diversi contesti
culturali influenzano le norme che guidano l’agire comunicativo e definiscono il
comportamento appropriato. Ci sono due prospettive sul rapporto comunicazione e
cultura:
- enfatizzazione del condizionamento socio culturale deriva dagli approcci funzionalistici,
primato della cultura sulla comunicazione
- primato della comunicazione sulla cultura nella relazione comunicative modifichiamo il
linguaggio
La verità tra queste due prospettive sta nel mezzo, si influenzano reciprocamente.
“la cultura è una rete di significato in cui l’uomo è impigliato ma al tempo stesso egli riproduce,
ripara e modifica questa rete attraverso le relazioni comunicanti in cui è coinvolto”

la comunicazione è anche interpretazione di significati si parla quindi di analisi dei frame ovvero
strutture basilari della comprensione nella nostra società per dare senso e significato ad un evento.
Sono le guide di riferimento legate agli specifici contesti sociali. Sono fattori di ordine che facilitano la
comunicazione e contrastano efficacemente il rumore. Conosciamo la realtà e cu relazioniamo
attraverso processi di categorizzazione attraverso due processi opposti:

- Individualizzazione: l’altro viene percepito come unità fisica


- Tipizzazione: rappresentazione dell’altro come appartenente ad un gruppo, lo categorizziamo
socialmente.

Queste categorizzazioni possono portare allo stereotipo ma hanno una grande forza mano a mano che
ci si allontana dal rapporto diretto con il soggetto.

11/10/2022

Questi processi vengono messi in crisi quando c’è l’incontro diretto con l’individuo, non essendo tabule
rase ma portiamo dentro il nostro agire comunicativo e le nostre idee. Ci avviciniamo agli altri sulla
base di una precomprensione dove giocano un ruolo importante le categorie degli altri, anche
attraverso i sistemi multimediali. Ad esempio una fiction sui carabinieri in un momento di necessità di
rivalutazione del loro ruolo può aiutare nel raggiungimento del fine.
La comunicazione è sempre interesse e coinvolgimento, attenzione e adesione soggettiva dei
partecipanti. Ma ciò dipende molto dall’interesse e coinvolgimento che mettono i soggetti agenti e
dall’impegno che essi sono disposti a porre nella relazione. Esistono due tipi di interesse o verso il
contenuto o verso la relazione. Questo interesse è figlio di tutti quei meccanismi selettivi in atto nei
processi di ricezione riconducibile a esposizione selettiva, percezione selettiva e memorizzazione
selettiva:

- ESPOSIZIONE: gli individui selezionano le fonti più consone ai propri valori, come questi una
sorte di protezione verso noi stessi.
- PERCEZIONE E COMPRENSIONE: rifiuto, distorsione e interpretazioni falsate sono un altro tipo
di selezione sempre rispetto al nostro sistema valoriale e le nostre convinzioni.
- MEMORIZZAZIONE SELETTIVA: tendiamo a ricordare le cose che più ci confermano le nostre
convinzioni.

Dopo tutte queste ricerche venne fuori la Teoria della dissonanza cognitiva ovvero in presenza di
esperienze divergenti l’individuo tenterà di cercare l’elemento di equilibrio tra messaggio e
comunicazione. Inserisce una nuova variabile raggiunta quasi inconsapevolmente.

Tutte queste posizioni sono a protezione di quelle precedenti, ma la chiusura naturalmente non è mai
totale perché lascia passare quelle piccole cose non contrastanti, sennò verrebbe a negarsi la funzione
di cambiamento e sviluppo.

Post anni ’60 queste teorie subirono un calo di interesse fino ad oggi che se ne risente una nuova
attenzione si parla infatti di:

-camere d’eco: soprattutto sui social, in base alle nostre idee, interessi ci focalizziamo su un preciso
ideale.

- evitamento: sempre nel contesto di affollamento informativo noi raggiungiamo una strategia che ci
evita le informazioni che non vogliamo ricevere.

Più vicino all’attività selettiva nei processi di attenzione e interpretazione è la teoria della risposta
cognitiva: - percorso centrale: atteggiamento vigile

- Percorso periferico: scorciatoie, attenzione ad aspetti secondari.

Rilevanza e motivazione sono aspetti fondamentali per la scelta motivo per cui molto frequentemente
siamo diretti verso il percorso periferico che però aumenta l’affollamento informativo.

CANALI
E’ il mezzo fisico ambientale che consente il contatto tra soggetti agenti e rende possibile la
trasmissione di messaggi.

Tipi di canali: -Sensoriali: 5 sensi

-Tecnologie comunicative: superare ed estendere le nostre facoltà psicofisiche e


sensoriali

La pluralità di canale e forme espressive che operano simultaneamente spiega la complessità , la


ricchezza e l’insieme delle problematicità della comunicazione.
FUNZIONI DELLA COMUNICAZIONE:

1. funzione sociale: evidenzia la sua pervarsività bella sua quotidianità dell’agire umano, il
compito di mantenere, creare e rafforzare le relazioni sociali, bisogno primario perché ci
assolve ad entrare in relazione con gli altri.
Le funzioni possono dividersi in FATICA, se non ha uno scopo ben preciso, e INTEGRATIVA, se
volta a condividere significati, valori tra persone. Il punto focale della questione però sta nel
mezzo, l’importante è ricordare e porre in primis la questione della ricchezza valoriale. Ha
quindi una funzione integrativa, condivisione del comune orizzonte di senso, si parla di
comunicazione sia a livello macro che micro.
2. funzione referenziale: conoscere e rappresentare la realtà attraverso esperienza diretta,
osservazione e imitazione di un comportamento, attraverso simboli, descrizioni o racconti. La
funzione referenziale pone la questione di quale sia il rapporto tra le realtà e i nostri processi
conoscitivi e di rappresentazione. Ci sono due prospettive attraverso cui l’uomo conosce la
realtà , attraverso la prospettiva realistica e idealistica. Nella prospettiva idealista la realtà
ci è fatta conoscere attraverso simboli, non ci è data direttamente dal linguaggio; la
prospettiva realista ci presenta due modelli di realtà, un primo modello primario corrisponde
alla vita quotidiana che noi viviamo e un modello secondario che corrisponde alla realtà dei
media come riflesso della vita reale. Creano mondi immaginari che dilatano il nostro orizzonte
offrendo la possibilità di trascendere il qui e l’ora. Nell’idealismo la realtà non ci è
immediatamente data e si può dire che i media siano non solo più mezzi ma estensione del
linguaggio -> danno forma alla nostra esperienza. Ci sono due posizioni teoriche dei media che
si possono ricondurre alle prospettive dell’idealismo e del realismo.
La prima riflessione di Macluhan “il medium è il messaggio”, dice che l’ambiente di costruisce
intorno al media poiché essi plasmano le strutture percettive e cognitive con cui l’uomo vede il
mondo ed agisce in esso. Goffman invece sottolinea che la realtà non esiste se non attraverso
gli occhi del soggetto, mutua le funzioni dei media e la visione della natura: essi diventano
frame, prospettive, codici, ambienti che organizzano la realtà -> definiscono la realtà sociale
ma non la rappresentano.
3. funzione identitaria: Presentare un immagine dell’Io, cioè manifestare agli altri chi siamo ma
allo stesso tempo confermare o modificare la nostra identità . Le identità sono tutte quelle che
ci caratterizzano e ci differenziano dagli altri. Esistono due grandi modelli il sistema verticale
e sistema orizzontale. Il sistema verticale è composto dalla pluralità di stati di identità
che si forma con la continua interazione con gli altri.
Senso irrinunciabile dell’Io-> identità dialogica-> identità derivante dallo status
Il sistema orizzontale prevede una pluralità di selves, ovvero espressione identitarie che le
persone assumono e interpretano nelle diverse situazioni e contesti. In questo caso l’identità è
solo sociale conferita dall’assunzione di un ruolo dato. Il concetto di identità personale rimane
un concetto inattingibile, una sorta di noumeno delle relazioni sociali (che non è dato
conoscere). In entrambe le prospettive viene fuori la stretta relazione che c’è tra identità e
comunicazione (dialogica).
L’identità è quindi dialogica perché è soggetta al cambiamento, può essere messa in
discussione nelle relazioni di comunicazione e può anche mettersi a rischio con l’esposizione
perché necessita di essere riconosciuta dagli altri.
“quando Paolo parla di Pietro ci dice più di Paolo che di Pietro”
Ogni comunicazione è sempre un dire di se, al di la del contenuto che esprimiamo c’è sempre la
presentazione di se e una richiesta di riconoscimento (Goffman).
Perché in questo scambio verbale ognuno cerca di gestire le proprie espressioni comunicative
con lo scopo d i gestire nel modo più vantaggioso le impressioni che gli altri ricevono. Infatti le
nostre modalità di presentazione sono facciata personale, status sociale e ambientazione.
Oggi la continuità tra online e offline ha ampliato la possibilità di presentare se stessi, sono
anche queste forme di espressione che compongono i repertori di definizione e identità
personale pubblica.
L’Interlocutore può reagire alla presentazione di se con la conferma, il rifiuto e la
disconferma. Oggi il tema dell’identità è molto sentito, basti vedere come i siti web delle
organizzazioni inseriscono “la nostra storia, origine …”
4. funzione pragmatica: Produrre e coordinare l’azione, è un modo di agire. La comunicazione
può servire a coordinare , promuovere, favorire o impedire l’azione. La comunicazione può
essere lei stessa un’azione perché produce effetti nel contesto capaci di far accadere un evento.
5. funzione meta comunicativa: Si realizza quando il linguaggio parla di se stesso o la
comunicazione si riferisce alla comunicazione stessa; ci aiuta a comprendere quei processi di
codifica, risponde al problema della difficoltà di comunicazione. Bateson dice che è una cosa
naturale per gli esseri umani sapere che i nostri segnali sono segnali.
La meta comunicazione può essere declinata in 3 accezioni:
-spiegare il significato: raccontare i segni di codifica per verificare la compatibilità delle
conoscenze del codice linguistico “ che cosa intendi?”
-istruzioni per l’uso: serve a dare indicazioni circa il modo in cui il messaggio deve
essere inteso-> meta comunicazione
-framing: indizi per inquadrare, far comprendere, dare segnali che funzionano da
segno-contesto indicando l’ordine della realtà in cui ci si trova.

La competenza comunicativa si occupa delle abilità necessarie per svolgere i compiti: quando parlare,
quando tacere, cosa dire, dove e in quale modo … E’ tutto l’insieme di precondizioni, conoscenze e
regole che permettono di comunicare. E’ una capacità non innata ma appresa per cui abbiamo già le
predisposizioni. Il primo a parlare di competenza linguistica è Chomsky, conoscenza interiorizzata
della lingua, del significato … incomincia a porre l’attenzione sulle competenze. Differenzia tra
competenza linguistica e esecuzione linguistica -> problemi sociali, capacità non uguali per tutti.

Hymes introduce il concetto di competenza comunicativa come capacità di usare le parole e le regole
grammaticali per costruire frasi e usarle in maniera appropriata sono processi diversi. Occorre
considerare gli interlocutori e la situazione in cui si interagisce. Si basa sul fatto che l’atto
comunicativo è inserito in un contesto e ne deve rispettare le regole sociali.

LIVELLI DI COMPETENZA:

1. CONTENUTISTICHE: conoscenza diretta o indiretta dell’oggetto di cui si parla per


comprenderlo. E’ la conoscenza richiesta per comprendere e intervenire in una comunicazione
riguardo ambiti e campi semantici. Difficoltà della contemporaneità per una crescente
divisione dei saperi, mancano i saperi; la divisione delle competenze sul contenuto o sulle
tematiche tende a passare in secondo piano in quei contesti implosi in cui ciascuno is sente
abilitato a parlare di qualunque cosa
2. SEMIOTICHE/ESPRESSIVE: conoscenze e abilità coinvolte nella produzione e comprensione
dei segni e dei codici; ovvero la conoscenza delle modalità espressive con cui dare forma ai
messaggi e ai significati linguistici e non verbali.
3. SITUAZIONALI: Capacità e abilità a tener conti dell’intercultura degli scopi, delle norme e dei
ruoli che caratterizzano le specifiche situazioni comunicative nelle quali i soggetti sono
coinvolti. Capacità performativa: individuare i modi e le forme comunicative più rispondenti ai
propri scopi.
4. SOCIO CULTURALI: si riferiscono alle esigenze più generali che valgono in tutte le situazioni e
che quindi stanno alla base delle competenze situazionali. Capacità di riconoscere le diverse
condizioni, status, contesto formale …
5. COMPETENZE MEDIALI: competenze implicate nella conoscenza e uso dei media (da
accendere un dispositivo a riconoscere i diversi tipi di media). Sono sempre stati oggetto di
osservazione da parte degli studiosi molto condizionate dalle circostanze sociali. Comporta un
certo tipo di alfabetizzazione che qui, capacità di conoscere un frame.

la questione di saper utilizzare i media come accesso ai mezzi di informazione:

knowledge gap -> digital devide

gli anni che c’è stata l’esplosione del digital devide negli anni 2000 c’è stata una convergenza e una
riduzione di questa distanza con ricuciture dei principali elementi strutturali: copertura
territoriale, rapporto costi/velocità , sistema di fiducia, analfabetismo digitale. Tale competenza
non dipende dalla capacità ma da aspetti più complessi legati a riferimenti sociali, culturali,
simbolici e valoriali.

PROBLEMATICHE DIGITALI:

1. SOVRACONSUMO: “bulimia digitale” si evidenzia che l’accesso dei beni arriva in maniera
accanita a coloro che fino ad allora non ne avevano avuta possibilità
2. DISINFORMAZIONE: sovraccarico informativo, incapacità di orientarsi in un mondo
informativo. Distinguere le fake news.
3. COMPLOTTISMO: echo chambre ovvero evitare il coinvolgimento con altre informazioni,
balle che ci convincono delle nostre idee.

RUMORE

Può essere accidente o incidente a seconda degli elementi di disturbo. Il rumore è una
condizione permanente che ha a che fare con la sua stessa natura e accompagna il tentativo di
comunicare. Il rumore può essere fisico (riguarda i canali) o semantico (riguardo i significati
prodotti e recepiti).

I MEDIA THOMPSON

La realtà contemporanea è statura di esperienze in cui le tecnologie mediali entrano nella nostra vita
di tutti i giorni.

La mediatizzazione è un meta processo di trasformazione culturale e sociale influenzato dai media,


che va analizzato secondo un approccio storico-evolutivo, Va quindi inteso con la relazione del
rapporto media con le altre sfere della vita, si genera più ampi sulle diverse istituzioni sociali e sulle
differenti pratiche della vita quotidiana.

Es. nei processi giudiziari le risorse multimediali permettono ai giudici di avere informazioni precise
di processi passati che influenzano le decisioni (già iniziati con giornali e televisioni).

Inizialmente il termine era utilizzato in ambito di studi sul giornalismo che vede poi un processo di
assimilazione dei social media secondo una logica mediale. La ricerca della mediazione non è
necessariamente medio-centrica perché l’oggetto principale dell’attenzione si trova altrove, si evita
quindi il DETERMINISMO TECNOLOGICO(aumento tecnologia).

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