Referenziale: U contesto; luso di strumenti linguistici come avverbi di spazio e tempo, articoli,
pronomi, ecc
Ftica: U canale; stabilire, mantenere, verificare, interrompere o chiudere la comunicazione, di
centrarsi insomma sugli aspetti pi attenti al contatto
Metalinguistica: U codice; espressioni come quello che voglio dire .. con cui i parlanti
stabiliscono esattamente i termini della loro conversazione o del loro atto comunicativo in generale.
Queste funzioni sono tutte presenti, in maggiore o minore misura, allinterno dellatto comunicativo.
Secondo gli autori della Scuola di Palo Alto, i codici vanno distinti tra analogici e numerici. In un normale
processo comunicativo possiamo riferirci ad oggetti o concetti rappresentandoli oppure nominandoli,
parlandone. Nel primo caso si dice che utilizziamo un codice analogico, cio che i segni che noi utilizziamo
per la nostra rappresentazione hanno una qualche relazione con ci a cui ci riferiamo. Nel caso, invece, in cui
per descrivere la mia arrabbiatura mi serva solo del linguaggio, si parler di codice numerico, nel senso che il
rapporto tra la mia arrabbiatura e le parole che uso per descriverla del tutto arbitrario. Secondo questa
distinzione il codice analogico ha un qualche legame con ci a cui si riferisce mentre quello digitale di
natura prettamente convenzionale.
I codici possono essere divisi in tipologie:
Linguistico: si riferisce alluso del linguaggio nel corso di un atto comunicativo
Paralinguistico: fa riferimento a tutti quei suoni che non rientrano propriamente allinterno di una
lingua; suoni che servono a riempire silenzi imbarazzanti nel bel mezzo di una conversazione
Cinesico: si riferisce allo sguardo ed ai movimenti del volto e del corpo (es: mimica facciale)
Prossemico: gestione dello spazio intorno a noi, modo i cui manteniamo o meno le distanze con le
persone che si trovano nel nostro raggio di azione
Aptico: contatti corporei con altre persone.
Anche in questo caso, come per le funzioni, va sottolineati che tutti i codici possono essere compresenti.
Nel modello comunicativo di codifica/decodifica la questione dei codici fondamentale: la codifica consiste
nella messa in codice, ovvero nella confezione del messaggio comunicativo; la decodifica si riferisce alla
sua ricezione ed interpretazione.
Codificare un messaggio significa mettere insieme tutti i codici che scegliamo di utilizzare per comporre un
determinato contenuto. Nella scelta del codice molto dipende dal contesto in cui si svolger latto
comunicativo. Loperazione di decodifica consiste nel riconoscere i codici con cui stato messo a punto il
messaggio, e quindi nellinterpretare il contenuto del messaggio stesso. evidente come sia essenziale la
condivisone dei codici da parte delle persone coinvolte nel processo comunicativo: si potranno benissimo
produrre decodifiche che non seguano esattamente quelle che erano le intenzioni di chi ha prodotto il
messaggio, ma nel momento stesso in cui si rifiutano determinate letture bisogna averle intese.
Nel processo di decodifica si pu passare dallinterpretazione alluso, dove luso determina una produzione
di secondo livello, con una messa in codice che di fatto finisce per dare vita ad un nuovo oggetto (es:
spilla da balia per i punk / lorinatoio di Duchamp).
3. Interazioni e quasi-interazioni
La sociologia si interroga sulla natura dellazione degli individui nella societ, chiedendosi com che la
societ si tenga insieme, e come sia possibile lordine sociale.
Thompson parla della compresenza di almeno 3 livelli di interazione comunicativa:
Interazione faccia a faccia: interazione comunicativa in praesentia, dove cio i parlanti sono
presenti luno allaltro e partecipano condividendo gli stessi riferimenti spazio-temporali; inoltre
dialogica, cio permette un flusso bidirezionale tra emittente e ricevente; infine consente lutilizzo di
molteplici codici comunicativi
Interazione mediata: avviene tramite strumenti per la comunicazione come le lettere o il telefono;
qui i partecipanti si trovano in ambienti differenti nello spazio e/o nel tempo, e inoltre i codici a loro
disposizione sono decisamente pi limitati
Quasi-interazione mediata: riguarda la modalit di comunicazione stabilita dai mezzi di
comunicazione di massa; in questa tipologia di interazione i codici prodotti dai diversi canali
mediatici sono rivolti ad un insieme di riceventi potenzialmente infinito; una sorta di monologo, e
alla bidirezionalit delle prime due sostituisce una sostanziale unidirezionalit.
divenendone lemblema ma rappresenta anche il mana, una sorta di forza o di sostanza immateriale, allora
vorr dire che il totem simbolo sia del dio (il mana) che della societ (il clan) e quindi, in ultima analisi,
che dio e societ sono la stessa cosa.
Secondo Durkheim si pu considerare, in maniera idealtipica, un continuum tra due forme di societ: la
societ a solidariet meccanica quella delle societ primitive, dove le persone sono continuamente alla
presenza le une delle altre e fanno essenzialmente la stessa cosa, pi o meno nello stesso ambiente. Qui
lindividuo in s ha scarsa importanza; la forza del gruppo tanto ampia che lindividuo non emerge. La
seconda forma, la solidariet organica, quella delle societ contemporanee, nelle quali le persone sono
disperse o comunque separate tra loro dalla barriera della privacy e sottostanno ad una divisione del lavoro
tale per cui ognuno ha competenze e compiti diversi. Limportanza del gruppo inferiore rispetto a quanto
accade nella prima: la realizzazione della propria vocazione considerata fondamentale. Ebbene, se, come
dice Durkheim, Dio simbolo della societ, il contenuto del simbolo varier a seconda dei diversi gruppi
sociali che prenderemo in considerazione. Nella societ a solidariet meccanica il contenuto simbolico del
sacro sar costituito dal totem del gruppo. Nella societ a solidariet organica il contenuto simbolico del
sacro sar lindividuo stesso.
Goffman studia i rituali della vita di tutti i giorni, che definisce come una standardizzazione, ottenuta
attraverso il processo di socializzazione, del comportamento corporeo e vocale, una standardizzazione che
consente a tale comportamento di assumere una funzione comunicativa specializzata. Si tratta dei rituali
diffusi del e nel quotidiano, il cui oggetto di culto lindividuo e che hanno un ruolo significativo nel
costruire lindividualit.
Applicando dunque lidea di Durkheim allidentit personale, Goffman distingue due tipi di rituali della vita
quotidiana, quelli della deferenza e del contegno. I primi manifestano allinterlocutore il nostro
apprezzamento nei suoi riguardi, mentre i secondi sono rivolti a noi stessi per mostrare agli altri partecipanti
la nostra onorabilit e competenza interazionale. Le attivit cui fanno riferimento hanno molto in comune:
nel momento in cui compir un atto rituale per concedere (o negare) la mia deferenza (il mio apprezzamento)
nei confronti di qualcuno, allo stesso tempo avr mostrati agli altri se il mio contegno buono o cattivo, se
appropriato o meno alla situazione in corso. Gli atti che compiamo (o che non compiamo) per esprimere il
nostro contegno sono talmente dati per scontati che difficile vederli.
La deferenza va guadagnata: occorre che siano gli altri a stabilire se ce la siamo meritata o meno. Questo
fa s che le persone siano incoraggiate ad incontrare altre persone, e con ci la societ si assicura che gli
individui stabiliranno delle interazioni tra loro. La deferenza si pu esprimere attraverso rituali di
discrezione e rituali di presentazione. I primi, come i rituali negativi, comportano proscrizioni, implicano
quelle forme di deferenza in cui gli individui devono evitare di invadere e violare la sfera sacrale attorno
allindividuo. I rituali di presentazione, corrispondenti invece ai rituali positivi, e che quindi implicano
prescrizioni, sono quelli mediante i quali lindividuo rende testimonianza al destinatario del modo in cui lo
considera e lo tratter nellimminente interazione. I rituali di presentazione costellano tutta la nostra attivit
rituale nella vita quotidiana. Ad esempio, con i rituali di ratifica, mostriamo alla persona che riconosciamo
il mutamente sopravvenuto, e lo ratifichiamo. Uno degli esempi pi comuni di rituale positivo
rappresentato dei saluti con cui si d inizio e si termina una breve interazione: sono i cosiddetti rituali di
accesso.
molto semplice violare lo spazio personale di una persona. Nellambito dei rituali di discrezione, la cui
scorretta esecuzione, sia essa pi o meno volontaria, o del tutto involontaria, comporta una vera e propria
violazione dellindividuo e dei suoi territori.
importante constatare come il s sia in parte un oggetto cerimoniale, qualcosa di sacro. Per affermare questo
s lindividuo agisce tenendo un contegno corretto quando a contatto con altri, ed trattato da questi ultimi con la
dovuta deferenza.
I territori del self sono quei territori che sono continuamente esposti alla minaccia di violazioni e
profanazioni da parte di altri individui.
Tipi di territorio
1) Lo spazio personale. Si tratta di una sorta di bolla che circonda lindividuo la cui intrusione da parte
di altri genera fastidio;
2) La nicchia. uno spazio ben delimitato allinterno del quali lindividuo ha pretese temporanee ma
esclusive. Spesso coincide con lo spazio personale ma, mentre questultimo viaggia con lindividuo,
3)
4)
5)
6)
7)
8)
la nicchia non lo segue. Per salvaguardare la nostra nicchia temporanea dovremo occuparla. La
nicchia pu ricoprire anche lo spazio di due o pi persone;
Lo spazio duso. Territorio che un individuo pu rivendicare per una necessit strumentale (es:
accetta);
Il turno. Si tratta dellordine in cui in una situazione specifica un rivendicante riceve rispetto ad
altri un bene di qualche tipo; a tale ordine corrisponde in genere una serie di regole, sulla base delle
quali i partecipanti vengono suddivisi per categoria o individualmente, o in ordine misto;
La guaina. Corrisponde alla pelle e per estensione ai nostri vestiti. Il corpo, e la sua guaina,
segmentato in maniera differente;
La riserva di possesso. Insieme di oggetti che pu venire identificato con il s, e che sta per il
possessore. Tali oggetti partecipano in qualche modo di un po della sacralit che circonda
lindividuo.
La riserva di informazione. Controllo che lindividuo esercita su un insieme di fatti che lo
riguardano quando insieme ad altri; corrisponde alla nostra privacy;
La riserva conversazionale. Pretesa rivendicata da ciascuno di controllare chi pu invitarlo alla
conversazione ed il momento in cui pu essere invitato a farlo. anche il diritto di un gruppo di
individui, che hanno iniziato una conversazione, di proteggere il loro circolo dallingresso e
dallascolto di estranei.
Tipi di marca
Le marche sono dei contrassegni che indicano che l c un territorio. Possono essere:
1) Centrali
2) Di confine
3) Incorporate, come quando marchio un oggetto per rivendicarlo quale parte del mio territorio.
Tipi di violazione
1) La posizione, ad esempio quando si colloca il proprio corpo vicino ad una determinata area;
2) Il tocco. Il nostro corpo pu toccare, e quindi violare, il corpo di altre persone. Il caso estremo
rappresentati dalla violenza sessuale.
3) La penetrazione visiva. Violazione dello spazio altrui perpetrata con lo sguardo che considerata
particolarmente negativa. Il tema dello sguardo presente anche nella riflessione di Georg Simmel:
egli si concentra sulla continua necessit di controllare i confini ed il grado di apertura tra il mio
corpo ed il corpo dellaltro.
Locchio fatto per la connessione e lazione reciproca tra individui che consiste nel guardarsi lun
laltro.
Simmel pone laccento sullintimit del corpo, sulla sua difesa e sul suo rispetto.
Intorno ad ogni uomo si trovano una serie di sfere ideali delle pi variabili ampiezze e direzioni,
penetrare nelle quali distrugge il valore di personalit dellindividuo. Il raggio di quelle sfere marca, per cos
dire, la distanza, oltrepassare la quale, da parte di una personalit estranea, costituisce unoffesa.
Il corpo, o anche lo sguardo, pu quindi profanare la sfera di intimit dei corpi altrui, la privacy.
4) La penetrazione sonora. Si ha quando il nostro spazio viene invaso da suoni, grida, urli, ecc.
5) La penetrazione conversazionale. Si verifica quando qualcuno si rivolge ad una persona che non
conosce, importunandola, oppure quando un individuo si inserisce nel bel mezzo di una
conversazione, senza che nessuno dei partecipanti alla conversazione ne abbia ratificato la presenza.
6) Le secrezioni corporee. Possiamo avere 4 tipi diversi di contaminazione: mediante secrezioni che
contaminano direttamente, mediante gli odori, mediante il calore del corpo di un altro, mediante quei
segni corporei che rimandano a secrezione.
Il ruolo di contaminante e quello di contaminato possono coincidere in una stessa persona; in questo caso
avremo dei casi di autocontaminazione. Sono tre le categorie principali di autocontaminazione, come nel
caso in cui ci si sporca da soli. In secondo luogo abbiamo i casi di autodegradazione, in cui un individuo si
contamina volontariamente con le impurit di altri. Lultima categoria quella della rinuncia al controllo
della propria privacy. In questo caso le persone con le quali interagiamo rispettano il nostro spazio, ma siamo
noi a rinunciarvi.
Il disturbatore deve compiere la sua azione di disturbo in modo che appaiano chiare le sue buone
intenzioni, insomma la sua buona fede, cos che la normalit dellinterazione venga riaffermata. Si parla,
in questo caso, di interscambio di riparazione, dove giustificazioni, scuse, richieste e spiegazioni
costituiscono il materiale utilizzato appunto per riparare ad una potenziale rottura de normale andamento
dellinterazione. Loffensore ha la possibilit di mostrare la sua buona fede e le sue buone intenzioni
dissociandosi dalla parte della sua personalit che ha compiuto loffesa, procedendo a tutto un balletto
rituale in cui la sua parte educata interagir con loffeso tentando di ristabilire lordine interazionale, e
riparando cos unoffesa che, a questo punto, rimasta solo virtuale. Lo scambio di riparazione serve a
cambiare il significato che altrimenti prenderebbe un atto, trasformandolo da offensivo in accettabile. Si
pensi alla scusa, un gesto col quale lindividuo si divide in due parti, quella responsabile di unoffesa e
quella che si dissocia dal delitto ed afferma di credere nella norma violata; o alla richiesta che si verifica in
genere prima del fatto incriminato o, al massimo, nella sua fase iniziale.
Nello scambio di riparazione ognuno dei partecipanti ha un turno di parola ed molto vicino ad
uninterazione strategica. Questo viene punteggiato da una serie di glosse del corpo, con le quali
loffensore virtuale tenta di liberarsi dalle indesiderabili implicazioni caratteriali di ci che sta facendo: ad
esempio, loffensore distoglie immediatamente lo sguardo (glosse di circospezione), assume
unespressione assorta (glosse di orientamento), esagera gli effetti di una caduta (glosse di
esagerazione).
Lo scambio riparatore viene punteggiato anche da quelle che sono le sue mosse strutturali, riconducibili a
quattro passaggi: la riparazione, laccettazione, lapprezzamento e la minimizzazione.
Nel caso in cui la vittima segnali che la riparazione offerta dalloffensore sufficiente, loffensore in
qualche modo nellobbligo di mostrare la sua gratitudine per laccettazione dellofferta, e allora si avr la
mossa dellapprezzamento (es: Grazie). In questo modo loffensore mostra non solo di avere piena
consapevolezza di avere perpetrato unoffesa virtuale, e quindi di volersi dissociare dal tipo di persona che
potrebbe commetterla, ma anche di avere perfettamente chiare le norme che regolano il rituale
dellinterazione, e quindi di essere una persona pienamente ratificata a partecipare alle interazioni quotidiane.
In alcuni casi, la vittima pu prendere un ulteriore turno, dove, in maniera pi attenuata rispetto alla sua
mossa precedente, mostra un apprezzamento dellapprezzamento dimostratogli, portando cos a termine
lintero scambio (es: Grazie e poi Prego). La riparazione e laccettazione possono essere attenuate
mediante gesti ed azioni, senza che vi sia uso del registro linguistico.
In generale, loffesa virtuale, pi che diffondere un danno, diffonde interpretabilit; e lo fa con precisione,
sottoponendo tutti i gesti successivi compiuti in prossimit, ad uninterpretazione che i presenti possono
condividere, se non dare.
Lindividuo agisce costantemente per confermare di essere giudizioso e competente. Quando, per qualsiasi
motivo, lambiente circostante non fornisce pi questinformazione su di lui, egli si sente probabilmente costretto ad
agire per controllare limpressione indesiderata di s che pu aver prodotto.
Lo scambio di riparazione pu offrire lo schema per alcuni tipi di interazione particolari, come la
postconclusione, dove un individuo pu fare quella che viene considerata la sua mossa finale che spinge
linterlocutore a farne seguire una sua, e poi, quando questultima stata indotta, fa unaltra mossa giocando
laltro che non se laspettava.
1.2. Il self come artificio drammaturgico
1.2.1. Tutti in scena!
Goffman ricorre ad una metafora, quella del teatro. La rappresentazione teatrale ha bisogno di uno spazio di
ribalta, dove avviene la rappresentazione vera e propria, e di uno spazio di retroscena, dove gli attori si
possono preparare per la rappresentazione stessa. Il retroscena dunque il luogo dove limpressione voluta
dalla rappresentazione stessa scientemente e sistematicamente negata. Il retroscena va protetto da
incursioni indiscrete da parte di chi non vi ammesso. In genere non siamo solo noi a proteggere il nostro
retroscena, ma sono anche gli altri che ci danno una mano:
Qualora gli estranei si rendano conto che stanno per entrare in tale territorio, spesso daranno a quanti vi sono
gi presenti un preavviso.
Un luogo pu funzionare da ribalta in alcune situazioni e da retroscena in altre. Ci accade ad esempio negli
studi televisivi; in questo caso il retroscena consiste in tutti quei luoghi chi non vengono momentaneamente
inquadrati dalla macchina da presa, o tutti i posti fuori dal raggio dei microfoni in azione.
Umberto Eco definisce la Neo TV. Tra le caratteristiche della Neo TV individua lautoriflessivit; la
confusione tra informazione ed evasione, tra informazione e finzione; levidenza dellenunciazione, ovvero
lesibizione non solo del contatto con il pubblico ma di tutti quegli elementi prima riservati rigorosamente al
dietro le quinte.
Il materiale liturgico consiste in tutto un insieme di strumenti scenici di cui fanno naturalmente parte
anche gli oggetti di cui ci circondiamo e con cui copriamo ed addobbiamo il nostro corpo, la nostra casa, il
nostro luogo di lavoro e quantaltro. Gli oggetti sono, da questo punto di vista, degli strumenti di cui ci
serviamo per esprimere e comunicare informazioni che ci riguardano, e quindi ricoprono una funzione
comunicativa essenziale.
Gli oggetti fungono sia da supporto materiale per linterazione, sia da indicatori simbolici per fissare un mondo
intellegibile. I beni sono concepiti come gli elementi materiali attraverso cui gli attori sociali riproducono i significati
culturali che strutturano lo spazio sociale.
Abbiamo la distinzione fra attore e personaggio, che peraltro riecheggia lidea di Durkheim secondo cui
luomo duplice, in parte costituito biologicamente ed in parte costituito socialmente. Anche G.H. Mead
scompone il self in Io e Me. Il Me quello che Mead chiama il looking-glass self, cio il self cos
come si offre al punto di vista degli altri, e quindi oggetto e non soggetto; lIo, invece, p sempre il soggetto
di un enunciato, e quindi la parte attiva del s, soggetto e non, come il Me, oggetto della percezione che
non agisce, ma semmai subisce lazione. Con Goffman, lattore non che una sorta di supporto biologico,
che tende ad avere un solo aspetto, un aspetto nudo, non socializzato, di concentrazione. Al contrario, il
personaggio, ovvero la parte sociale del self, una figura dotata di carattere positivo, il cui spirito, forza ed
altre qualit eccezionali debbono essere evocati dalla rappresentazione. Il self non solo un effetto
strutturale, un costrutto generato localmente nel corso dei balletti rituali della vita quotidiana, ma anche
un vero e proprio artificio drammaturgico, generato nel corso delle rappresentazioni della vita quotidiana.
In definitiva, la metafora drammaturgica, con la sua attenzione tutta sbilanciata verso il personaggio (rispetto
allattore) e lallestimento scenico che fornisce gli strumenti liturgici per portare avanti la
rappresentazione, ci permette di studiare linterazione faccia a faccia dal punto di vista delle situazioni che si
vengono a creare nel corso dellinterazione.
Il termine faccia pu essere definito come il valore sociale positivo che una persona rivendica per se stessa mediante la
linea che gli altri riterranno che egli abbia assunto durante un contatto particolare. Per faccia si intende quindi
unimmagine di se stessi, delineata in termini di attributi sociali positivi.
Nel corso dei rituali dellinterazione possiamo mantenere la faccia, quando la linea di condotta portata
avanti coerente con limmagine che abbiamo inteso tenere, ma possiamo anche perderla, quando non
riusciamo a conservarla per una qualsiasi ragione. I generale, linterazione viene portata avanti cercando di
salvare la faccia. Nel corso dellinterazione non cercheremo solo di salvare la nostra faccia, ma faremo del
nostro meglio per salvare anche la faccia degli altri partecipanti; mentre con il contegno cerchiamo di salvare
la nostra faccia, mediante la deferenza cerchiamo di salvare la faccia degli altri.
Linterazione faccia a faccia pu essere definita in senso stretto come ci che traspira unicamente nelle
situazioni sociali, cio in ambiti nei quali due o pi individui sono fisicamente luno alla presenza dellaltro.
Le persone sono intese come entit veicolari, cio unit umane deambulatorie. Nei luoghi pubblici (nella
ribalta della vita sociale) possiamo avere i singoli, cio gruppi composti da una sola persona, o gli
insiemi, cio gruppi con pi di una persona.
I singoli come unit veicolari. I singoli possono essere considerati come unit veicolari. Le regole del
traffico relative alle unit veicolari comprendono almeno due processi: lesternazione consiste in una serie
di espressioni gestuali e corporee che un individuo utilizza intenzionalmente per rendere comprensibili alle
altre persone elementi che altrimenti non sarebbero disponibili. Fornisce unesibizione di intenzioni ad uso
e consumo delle persone presenti sulla scena; lesplorazione consiste nel controllo che lindividuo esercita
costantemente sullarea dove si trova.
Un elemento importante che regge lordine dellinterazione in corso la fiducia:
Quando le due parti si avvicinano reciprocamente, ognuna fornisce allaltra progressivamente con piccoli cenni
la prova di aderire al percorso che stato indicato e che appropriato. E poich di solito in questo caso non ci si
guadagna molto a produrre confusione, o ad usare trucchi, la fiducia pu essere sostenuta e lo .
Gli insiemi come unit di partecipazione. Gli insiemi, ovvero i gruppi con pi di una persona, possono essere
considerati come unit di partecipazione, ovvero unit interazionali. Rispetto al singolo, linsieme ha
alcuni vantaggi: oltre ad una minore vulnerabilit, alcuni comportamenti che compiuti da soli verrebbero
valutati negativamente vengono maggiormente tollerati se chi li compie si trova in presenza (in compagnia)
di altri, se quindi fa parte di un insieme.
Di conseguenza i singoli, pi di coloro che sono in gruppo, si sforzano di esternare caratteristiche e scopi normali,
manifestando cio di se stessi degli aspetti appropriati che siano facilmente interpretabili a vista.
Il solo fatto di essere un singolo pu fornire alcune informazioni poco desiderabili sullindividuo: significa
dare unimmagine di s come di qualcuno probabilmente incapace di trovare compagnia, ma impedisce di
essere valutati in funzione della compagnia stessa; daltra parte, partecipare ad un insieme evita di essere
visti come non accompagnati, ma espone al rischio di essere giudicati sulla base dei propri compagni.
Tutti gli elementi significanti che comunicano o informano su un legame tra gli elementi di un insieme sono i
segni-di-legame che si possono trovare sia in assenza dei due terminali, sia in presenza di un solo
terminale della relazione, sia nella presenza contemporanea dei due terminali, unita alla loro espressione
con la posizione, i gesti del corpo e la voce. I segni-di-legame sono dunque tutte queste informazioni sui
legami tra le persone che coinvolgono oggetti, espressioni ed atti. Non interessa il modo in cui i terminali
comunicano dei fatti sulla loro relazione, ma il modo in cui il loro comportamento in presenza reciproca pu
contenere le prove della loro relazione. I segni-di-legame non comunicano messaggi ma contengono
prove.
Secondo Goffman le pi tipiche situazioni dellinterazione faccia a faccia sono rappresentate dalle
interazioni non focalizzate, cio le situazioni in cui si ha la mera compresenza di persone che entrano pi o
meno fuggevolmente entro il campo visivo le une delle altre, e dalle interazioni focalizzate, cio le
interazioni nelle quali si ha un comune centro visuale e cognitivo tra i partecipanti.
Linterazione non focalizzata. Un aspetto essenziale dellinterazione non focalizzata il linguaggio
espressivo dei corpi degli attori presenti in una situazione, lidioma del corpo. Questi segni espressivi
incorporati forniscono determinate informazioni e producono le impressioni che le persone presenti sulla
scena interpretano vicendevolmente ed incessantemente per tutta la durata dellinterazione.
Un altro aspetto importante dellinterazione non focalizzata il coinvolgimento degli attori, vale a dire
ci verso cui possono essere legittimamente orientati quando sono alla presenza di altri. Anche nelle
situazioni minime chi partecipa ad uninterazione non focalizzata tenuto a mostrare un coinvolgimento
minimo, quantomeno per evitare di apparire del tutto sfaccendato. per questo motivo che la societ fornisce
tutta una serie di materiali liturgici adatti allo scopo.
Lautocoinvolgimento attiene in genere ad attivit rivolte al proprio corpo o a faccende che lo riguardano.
Si pensi anche agli sfoghi di materialit, ossia quei rapidi atti che sfuggono momentaneamente ed
improvvisamente al controllo di s.
Sono inoltre possibili situazioni in cui ci troviamo coinvolti in unattivit pesando che nessuno ci guardi,
salvo poi essere improvvisamente scoperti da qualcuno: allora, sar nostro compito ostentare lapparente
normalit di quanto stiamo facendo.
Linterazione focalizzata. Linterazione focalizzata riguarda i gruppi di individui che si trasmettono lun
altro una particolare autorizzazione a comunicare, e mantengono un tipo particolare di attivit reciproca che
pu escludere altri, presenti nella situazione. Una delle regole auree di questo tipo di interazione quella
della disattenzione civile, in base alla quale lindividuo deve mostrare che consapevole della presenza
di un estraneo, ma, subito dopo, distogliere lattenzione da lui per non invadere la sua privacy. Questa
regola prevede diverse modalit di comportamento.
In primo luogo quella standard, per cui due passanti si guardano tra loro finch non giungono a due o tre metri
luno dallaltro, quando abbassano gli occhi. Questo il comportamento non marcato, quello pi normale.
Ma esiste anche una quantit di variazioni marcate che permettono di esprimere significati particolari.
Poich la disattenzione civile un comportamento riservato a chi mostra di saper tenere un comportamento
corretto in relazione al tipo di interazione in corso, si pu avere lapplicazione a contrario della norma, ad
esempio quando fissiamo volutamente a lungo una persona che ha violato una regola cerimoniale, a
significare la nostra riprovazione per la sua infrazione.
Lo sguardo rivolto ad una persona pu esprimere in molti casi la nostra intenzione a cominciare unattivit
reciproca. Il guardarsi negli occhi assume cos un ruolo notevole nella vita di comunicazione della
comunit, nel senso che stabilisce una sottintesa disponibilit verso dichiarazioni verbali, ed una adeguata
maggio considerazione per le reciproche azioni rilevanti. Se ci vogliamo invece estraniare da quanti ci
stanno intorno, esprimiamo questa volont mediante una fissit anormale dello sguardo, distogliendo gli
occhi ed evitando di incrociare il nostro sguardo con quello dei presenti.
Quando una persona non vuole entrare in un impegno di saluto con un altro, agisce di solito in modo che laltro possa
credere che la mancanza non sia un non-vedere intenzionale.
Nel corso di un incontro vi possono essere due particolari situazioni: possibili digressioni dellattenzione
rispetto al comune centro di attenzione; impropriet situazionali, le quali, bench non si adeguino
allordine cerimoniale che sovrintende linterazione, hanno comunque molto da dire (da esprimere) sulle
intenzioni di chi sbaglia il comportamento.
talmente importante mostrare di essere presenti alla situazione che, spesso, gli atti espressivi che
compiamo sono pi importanti dellazione che dobbiamo svolgere. In questo modo, spesso gli individui
finiscono per trovarsi di fronte al dilemma: espressione o azione.
I diversi tipi di interazione faccia a faccia che si svolgono nella ribalta della vita sociale sono tutti retti da una
serie di norme che regolano lordine dellinterazione.
La comunicazione interpersonale palesa quanto sia determinante mostrare in ogni modo che siamo parte di
un gruppo e ne siamo parte in piena regola.
1.2.2. A proprio rischio e pericolo
Possiamo definire il ruolo come la parte attiva dello status sociale dellindividuo. Ad ognuno dei nostri
status corrisponde un fare o un non fare. In ogni ruolo, dunque, incluso un fare, una serie di azioni che sono
le azioni appropriate a quel determinato ruolo. Il ruolo offre unidentit alla persona che lo ricopre. La
distanza dal ruolo si riferisce a comportamenti con cui il soggetto vuole inserire una zeppa tra ci che
vuole essere e ci che deve fare in una determinata situazione.
Secondo Goffman non ci sono da una parte i ruoli e dallaltra la vera identit. Inoltre, se avessimo un solo
ruolo, non potremmo esercitare la distanza da questo ruolo.
possibile distanziarci dallimmagine del self implicita nellesecuzione di un ruolo solo perch abbiamo a
disposizione altri ruoli che ci permettono di colorire espressivamente le nostre performance con messaggi incongrui
rispetto ad una presentazione di ruolo eseguita alla lettera di scindere il nostro essere dal nostro fare.
In realt non siamo liberi di esercitare la distanza dal ruolo: si tratta di un comportamento rituale ed
espressivo organizzato socialmente, con le proprie regole comunicative ed i propri idiomi.
Siamo costantemente impegnati nel lavoro di definire la situazione.
Quando ci troviamo davanti un estraneo, probabile che il suo aspetto immediato ci consenta di stabilire in
anticipo la sua identit sociale.
Questa ricostruzione unidentit sociale virtuale, che va distinta dallidentit sociale attuale, in cui la
categoria e gli attributi sono confermati. Quando lestraneo che ci troviamo di fronte ha dei segni che lo
rendono in qualche modo diverso dagli altri, ci facciamo subito una determinata idea su di lui. Un segno di
questo tipo chiamato da Goffman stigma, che possiamo dividere in almeno tre categorie: le deformazioni
fisiche, gli aspetti criticabili del carattere, gli stigmi tribali della razza, della nazione e della religione.
Per ognuno di noi ha un suo proprio stigma, e quindi ognuno di noi in qualche modo uno stigmatizzato. I
normali e gli stigmatizzati non sono tanto persone quanto prospettive, prodotte e riprodotte nel corso delle
interazioni faccia a faccia durante gli incontri tra gli uni e gli altri. In queste situazioni non abbiamo il
normale da una parte e lo stigmatizzato dallaltra: abbiamo semmai un processo sociale a due, assai
complesso, in cui ciascun individuo partecipa in ambedue i ruoli.
Se lo stigma visibile, come fare per portare a termine uninterazione? La vita di chi tace una propria
caratteristica considerata uno stigma pu essere una vita vissuta pericolosamente, nel costante rischio del
discredito.
Insomma: tutti in scena, ma anche tutti nellarena, continuamente esposti a rischi e pericoli a cui esponiamo
non solo il nostro self, ma anche lapparente normalit delle diverse situazioni. Il concetto stesso di
apparenze normali esprime due aspetti distinti dellordine dellinterazione. Il primo aspetto relativo alla
sicurezza fisica dei partecipanti allinterazione: molte volte nelle relazioni in pubblico le persone sono
costantemente esposte ad una serie di pericoli in ordine alla loro incolumit, nel momento in cui sono
appunto gettate nellarena pubblica della ribalta della vita sociale. Il secondo aspetto riguarda il senso
cognitivo degli attori, la loro possibilit di definire univocamente una situazione. Un qualunque aspetto
fuori posto pu provocare sconcerto, e lincapacit di definire la situazione0.
Le apparenze normali sono dunque quelle apparenze che indicano che nessun aspetto insolito presente
nella situazione, e che quindi lattivit in corso pu procedere senza allarmi. In questo gioca un ruolo
fondamentale lUmwelt, ovvero la sfera che circonda lindividuo a cui possono arrivare le potenziali fonti di
allarme e quindi, in definitiva, lambiente stesso, il mondo circostante allindividuo. Le persone devono non
solo tenere sotto controllo lUmwelt ma anche controllare le proprie espressioni, in modo da informare gli
altri occupanti dellUmwelt di non essere potenziali fonti di pericolo.
Con le glosse del corpo, scindendo e distanziando il mio comportamento da quello che potrebbe apparire un
self poco edotto sulle regole dellordine dellinterazione, avr informato gli astanti circa la normalit del mio
agire e della situazione in generale.
Anche con le nuove tecnologie della comunicazione, quelle che permettono linterazione mediata,
necessario adottare tutta una serie di glosse del corpo che informino gli altri circa la normalit nostra e della
situazione.
In definitiva, quello che si pu dire delle apparenze normali che linterazione faccia a faccia si svolge
allinterno di una cornice che potenzialmente pericolosa, sia per quanto riguarda lincolumit dei
partecipanti sia per quanto riguarda lintellegibilit di quanto sta accadendo. Le apparenze normali sono il
prodotto di una costruzione, a cui partecipano tutte le persone coinvolte in uninterazione.
Una ventina danni fa Goffman notava che luniversalizzazione dei conflitti aveva leffetto di trasformare tutto il mondo
in una Umwelt pericolosa. La fine di quel conflitto ha fatto del mondo un solo teatro di guerra. Ci siamo svegliati dal
sonno della sicurezza e ci siamo ritrovati in un mondo divenuto globalmente integrato e proprio per questo globalmente
insicuro. Paradossalmente, lunificazione spaziale e temporale dei nostri orizzonti non ha ridotto i rischi ma li ha
moltiplicati.
un po come se i rischi a cui siamo esposti nellUmwelt delle nostre piccole e banali interazioni faccia a
faccia quotidiane si fossero estesi fino a coprire lintero pianeta, in una globalizzazione del pericolo.
Dallaltra parte
tutta lorganizzazione collettiva della nostra vita cospira a limitare la contingenza, ad incanalare le nostre
esistenze secondo prospettive sicure e prevedibili.
Lordine sociale che sovrintende non solo le nostre interazioni faccia a faccia, ma pi in generale le nostre
vite sottoposto a due forze contrastanti: da una parte abbiamo il rischio ed il pericolo, dallaltra una relativa
sicurezza e stabilit. In un mondo dove i pericoli quotidiani relativi allinterazione faccia a faccia vengono
schivati mediante tutta una serie di strategie espressive, rimane un ambiente che tenta di limitare il pi
possibile lesistenza di zone di pericolo, onde garantire lincolumit degli individui e la prevedibilit delle
situazioni. Ebbene, proprio lesistenza di queste fasce di sicurezza ha fatto s che lindividuo trovi sempre
meno zone dove esperire volontariamente il pericolo. A fronte di una sempre maggiore riduzione dei rischi
connessi alla vita sociale, aumentando quelle che potremmo chiamare le fantasie sul rischio.
Lidea di Simmel che lavventura unesperienza marginale, che per rivela il senso pi profondo della vita.
Limprevedibilit fa s che quando voi entrate in unavventura non siete pi voi.
Questa parentesi dellesistenza di cui parla Simmel stata studiata da Goffman nei termini dellinterazione
rituale.
Goffman parla di attivit fatidica riferendosi ad unattivit rischiosa e dallesito incerto. Lazione deve
essere consequenziale, ovvero deve produrre delle conseguenze. Lattivit fatidica quindi rischiosa e
consequenziale. Ma questo pu valere anche per chi non la va a cercare volontariamente. Per riferirsi ad
unattivit fatidica in cui ci impegniamo gratuitamente Goffman sceglie il nome di azione. Lazione
unattivit rischiosa, consequenziale, intrapresa fine a se stessa. Lyng si riferisce a qualcosa del genere
quando parla della ricerca del limite solo che, a differenza dellazione, la ricerca del limite prevede il
controllo da parte dellindividuo. Si tratta di unattivit rischiosa che implica una minaccia al benessere
fisico o mentale dellindividuo, ma quasi un sottotipo dellazione: l dove non ci sia il controllo si ha
laction di Goffman, l dove sia prevista la possibilit di gestione si ha la ricerca del limite. Un altro aspetto
importante della ricerca del limite il senso di autorealizzazione che questa comporta, cio la gratificazione
dellattore.
Sulla base del modello goffmaniano, quando un soggetto si cimenta in unazione molto importante che
questi mostri il controllo di s. importante insomma mostrare coraggio, costanza, integrit, cavalleria e,
soprattutto, appunto, compostezza, cio lautocontrollo, la calma. Questa, a sua volta, consiste tanto nella
calma mentale e nellessere sempre allerta (la presenza di spirito) quanto nella dignit, cio la capacit di
mantenere il decoro fisico di fronte ai costi, difficolt e bisogni urgenti.
Tutti questi elementi costituiscono il carattere di una persona, di cui appunto si pu dare prova nel
momento in cui ci si cimenta in unazione. In definitiva, lazione serve a ricreare, ricostruire, il nostro self, a
mostrare che il nostro un self che ha un carattere forte. E non nemmeno necessario cimentarsi tutti i giorni
in attivit rischiose.
Nel modello della ricerca del limite proposto da Lyng alcune persone si cimentano in questattivit per il
bisogno di autorealizzazione che hanno gli individui, e che si esplica ad esempio con un lavoro creativo,
attraverso il quale possibile realizzare se stessi. Quanto pi in una societ la sfera lavorativa alienante e
ripetitiva, tanto maggiore sar il bisogno di autorealizzazione e, quindi, la ricerca del limite.
Secondo Goffman la questione centrale che lazione una richiesta che fa la societ stessa agli individui, e
non c quindi, come potrebbe apparire dal modello di Lyng, unopposizione tra individuo e societ, con le
attivit ripetitive che opprimono ed alienano le persone. Proprio perch le attivit lavorative quotidiane pi
comuni non permettono lazione, questa costituisce un tentativo di rimettere in scena, attraverso il rituale,
certi rischi e pericoli che sono pressoch scomparsi nella nostra societ. Non neppure necessario che
lazione sia un gesto eroico; ad esempio nel caso di un film dellorrore, si parla di azione vicaria, cio di
unesperienza gratuita del rischio, e qui i media la fanno da padroni.
unespressione, e quindi il rendere accessibili le sue informazioni, non un fine ufficiale dellazione ma, almeno
apparentemente, soltanto un effetto secondario (Goffman 1969).
Linformazione comunicata quella in cui gli individui non offrono espressioni ma offrono comunicazioni.
Ci si riferisce
ad un tipo particolare di attivit strumentale e precisamente alluso del linguaggio o di segni equivalenti al
linguaggio, per trasmettere informazioni. La trasmissione intenzionale di informazioni un processo tipicamente
umano che si verifica quando i segni impiegati significano per lemittente ci che essi significano per il ricevente e
quando lo scopo quello di impartire al ricevente informazioni adeguate e corrette.
Il grado zero della comunicazione lintenzionalit di chi comunica: il mino che latto di comunicare
possa esprimere che lemittente ha la capacit e apparentemente la voglia di comunicare. Nel flusso
dellinterazione faccia a faccia abbiamo un misto di comunicazione ed informazione: quale fonte di
informazioni, lindividuo trasuda espressioni e trasmette comunicazioni.
Nella degenerazione dellespressione
Tanto pi losservatore sospetta che il soggetto controlli lespressione o tanto pi vuole difendersi da questa
possibilit, tanto meno importanza egli attribuir al significato apparente della condotta del soggetto e tanto pi tenter
di scoprire delle espressioni che siano immuni dalla falsificazione e dissimulazione.
Faremo riferimento al concetto di frame cos come stato elaborato da Goffman, considerandolo dapprima
come cornice per lorganizzazione dellesperienza tout court e poi come cornice della comunicazione in
generale e verbale in particolare.
Il frame una cornice che mettiamo intorno agli eventi e che ci permette di rispondere alla domanda che
cosa sta succedendo qui?. quindi una cornice cognitiva che orienta la comprensione dei messaggi ed
indica quale tipo di ragionamento impiegare per la loro corretta interpretazione.
I frames primari sono le cornici che organizzano il mondo della realt quotidiana, suddivisibili a loro volta
fra naturali e sociali. I frames secondari sono tutte le successive trasformazioni che possono subire i frames
primari, e quindi tutte le cornici che si possono sovrapporre alle cornici che abbiamo gi applicato. Esistono
due tipi di frames primari: naturali e sociali. I primi sono determinati dal mondo fisico, i secondi dal mondo
sociale. Parlare del giorno e della notte come di frames significa inoltre riconoscere alla scansione
socioculturale dellelemento temporale un processo di categorizzazione, allo scopo di rendere comprensibili i
fenomeni che si verificano allinterno di alcuni momenti del nostro tempo quotidiano. Daltra parte, la
dimensione temporale un fattore di disturbo per unorganizzazione sociale. vero che linsicurezza ed il
pericolo sono previsti ed istituzionalizzati, almeno entro alcune sacche della vita sociale, per non detto
che, una volta legittimato culturalmente un pericolo, venga meno il rischio. Il problema non viene risolto:
viene ridefinito. Coppie concettuali come giorno/notte mettono quindi in gioco dicotomie metaforiche come
bene/male, sicurezza/perdono, normalit/devianza.
Per comprendere un messaggio o un evento bisogna vederlo nella sua cornice primaria. Intorno ad un frames
primario si possono costruire altre cornici che ne trasformano il significato. Quello che c dentro
sempre lo stesso, ma il suo significato cambia col variare della cornice. Lesperienza stratificata, e la
cultura in generale un frame di frames dove tutto ci che percepiamo ha almeno una cornice intorno, che ci
informa non solo su che cosa stia succedendo in quel momento, ma anche su come e quanto dobbiamo essere
coinvolti nellevento in corso. Le interazioni sono orientate sulla base delle necessit del momento. Dalla
capacit di interpretare correttamente un frame dipende la sopravvivenza sociale dellindividuo. Non
capire che cosa sta succedendo qui in effetti unesperienza che porta una sensazione di straniamento.
Le cose si fanno un po pi complesse se pensiamo alle possibili trasformazioni dei frames primari, e quindi
ai frames secondari. Sono possibili due categorie principali di trasformazioni: quelle lecite, in cui tutti sono a
conoscenza della trasformazione dellevento primario, e quelle illecite, dove solo alcuni sono a conoscenza
della trasformazione. Goffman chiama le prime keyings, e le seconde fabrications.
Nel caso delle fabrications, quelli che organizzano linganno possono essere chiamati gli operatori, i
fabbricanti, gli ingannatori. Quelli deliberatamente ingannati possono essere chiamati i creduloni. Per
preparare una fabrication necessario in genere che due o pi individui comunichino tra loro di nascosto:
questo tipo di comunicazione la comunicazione collusiva.
Spesso possono capitare situazioni in cui una persona, pur senza essere vittima di un inganno, sbagli
frame. Ci sono situazioni in cui si preferisce autoingannarsi. Al di l di queste situazioni di autoinganno,
le ambiguit possono sorgere gi a partire dagli inquadramenti primari. Di pensi inoltre agli errori rispetto
alle trasformazioni, specie in relazione ai keyings (miskeyings), sia in difetto (cio nel non attribuire un key
ad un evento che ne ha uno downkeiyng), sia in eccesso (nellattribuire un key ad un evento che non ce
lha pi upkeying).
Si parla di esperienza negativa quando non sappiamo bene quale tipo di cornice dobbiamo applicare alla
situazione in corso. Lesperienza negativa nel senso che trae il suo carattere da ci che essa non , e ci
che essa non consiste in una risposta organizzata e programmaticamente affermata. Un esempio di questa
situazione si ha a proposito del doppio legame, cio quando ci si trova davanti a due ingiunzioni
contraddittorie, fra le quali non riusciamo ad orientarci. soprattutto il mondo delle arti, proprio per la loro
capacit di deformare il reale (per capirlo meglio), a proporci gli esempi pi interessanti.
Pur rimanendo vero che i disorientamenti cognitivi non durano pi che pochi istanti, nondimeno
lesperienza del mondo sociale pu essere resa seriamente vulnerabile dallincertezza sulla cornice da
applicare ad un frammento di interazione e questa vulnerabilit strutturale. Normalmente, in una
qualunque situazione comunicativa, siamo molto attenti a segnalare ai nostri interlocutori quali sono le
cornici giuste da applicare a quanto stiamo dicendo: i segni che demarcano i limiti dellinterpretazione di
quanto sta avvenendo sono come delle parentesi (brackets), ma necessario che queste parentesi vengano
ben segnalate. Vi sono comunque dei limiti alle possibilit di trasformare un evento e di apporvi cornici su
cornici. Da una parte, i limiti sono fisici: oltre un certo punto, non siamo pi umanamente in grado di gestire
troppe trasformazioni che ci guidino al significato da attribuire ad un determinato evento. Dallaltra, i limiti
sono funzionali: in fin dei conti, senza un minimo di fiducia nelle apparenze normali la societ non
sarebbe letteralmente possibile.
2.1.2. Le scatole cinesi della comunicazione
La comunicazione interpersonale verbale pu essere sottoposta a diversi tipi di incorniciamento
metacomunicativo. Pu capitare di non riuscire a gestire adeguatamente la produzione di parole e discorsi, e
anzi questo il caso forse pi frequente di incapacit di gestione corretta del frame. Anche nel caso di
incomprensioni o ambiguit nellinterpretazione di un messaggio, in genere tali incomprensioni ed ambiguit
vengono dipanate nellarco di un tempo ragionevolmente breve. Questo dipende in larga misura dalla
notevole competenza che gli individui mostrano di avere nella gestione dellintero balletto rituale della
comunicazione. Unimportante differenza che si pu trovare, e che rende linterazione verbale diversa da
tutte le attivit dellinterazione faccia a faccia considerate negli esempi precedenti, che proprio gli
enunciati linguistici, e soprattutto le normali conversazioni, sono connessi con il mondo circostante in
maniera debole e vaga, e questo rende il parlare pi vulnerabile di altre attivit alle trasformazioni, siano esse
lecite o illecite. Le conversazioni informali di tutti i giorni non sono poi cos legate ad estesi progetti
sociali, ma avvengono come un mezzo attraverso cui lattore tratta se stesso al momento: e questi
trattamenti del self sono molto spesso qualcosa di opzionale, coinvolgenti segmenti transitori di attivit,
interconnessi solo in modo sciolto agli eventi circostanti. La conversazione informale ha una caratteristica
peculiare che la rende uno strumento perfetto per gestire quei momenti della quotidianit in cui proprio
lamenit e la frivolezza possono funzionare da riempimento per i numerosi momenti interstiziali della
vita quotidiana.
A differenza dellinterazione secondo copione nelle commedie, nella conversazione naturale raro che la
migliore risposta venga fornita l per l. Infatti quando durante la conversazione informale viene fornita una risposta che
tanto buona quanto quella che potrebbe venire in mente successivamente, allora si verificato un evento memorabile.
Il discorso informale ha minori connessioni al mondo di quanto non ne abbiano altri tipi di espressioni
verbali. Quello che un individuo fa principalmente parlando durante uno scambio verbale di questo tipo
Fornire la prova della correttezza o non correttezza della situazione attuale, ed altre basi per la simpatia,
lapprovazione, lesonero, la comprensione, o il divertimento. E quello che i suoi ascoltatori sono obbligati a fare
mostrare qualche tipo di apprezzamento proprio del pubblico. Essi saranno spronati a non prendere iniziative ma ad
esibire segni che mostrino che sono stati stimolati.
La modalit principale in cui avviene questo scambio verbale quella di fornire un resoconto di aspetti che
ci riguardano o di fatti che ci sono accaduti. Qui torniamo alla metafora teatrale, perch, anche se ci
impegneremo a fornire una versione dei fatti il pi possibile obiettiva ed oggettiva, in realt quello che
faremo sar fornire una narrazione, un racconto. Questa narrazione si dipaner sulla base del codice e dello
stile che sceglieremo di utilizzare. Quali che siano gli stili e le scelte narrative che sceglieremo di adottare, il
nostro racconto subir comunque una drammatizzazione. Useremo strumenti tipici di ogni script narrativo,
ovvero di ogni copione drammaturgico, come la suspense. Con questo artificio narrativo il parlante mette
linterlocutore nella condizione di ascoltare quanto ha da dirgli, con una serie di tecniche. Se il parlante non
viene fermato, allora avr il diritto di svelare quanto ha promesso di raccontare. Spesso ci che i parlanti
intraprendono non fornire informazioni ad un ricevente, ma un presentare drammi ad un uditorio,
passando gran parte del nostro tempo impegnati non a dare informazioni ma a dare spettacoli.
Il problema che si pone a questo punto quanto una conversazione sia improvvisata e quanto invece sia
preparata. Secondo Sparti limprovvisazione nel jazz caratterizzata da una serie di elementi, tra i quali
linseparabilit (cio latto del comporre inscindibile dallatto dellesecuzione), loriginalit (per cui ogni
improvvisazione in qualche modo differente da quelle precedenti), lestemporaneit (limprovvisazione ha
luogo nel qui ed ora e non nota in anticipo), lirreversibilit (un passaggio non riuscito non di pu
cancellare: non ci si pu quindi correggere a seguito di unesecuzione), la responsivit (improvvisare
significa reagire ai cambiamenti introdotti nel corso della musica).
Per certi versi una improvvisazione come la risposta generata per far fronte ad una domanda non prevista nel
corso di una conversazione. La risposta richiede conoscenza dellargomento, un ricco vocabolario di base e prontezza
mentale: gli stessi presupposti dellimprovvisazione. Bench quello che esattamente diremo non pu essere anticipato, il
linguaggio che useremo per comunicarlo assai familiare.
Proseguendo nellanalogia tra improvvisazione nel jazz e nella conversazione, va notato anche come la
conversazione non soddisfi n linseparabilit (non c unazione che corrisponda allatto della
composizione) n loriginalit (a meno di non voler sostenere che parlare del tempo costituisca una
dimostrazione di grande originalit).
Il carattere improvvisato della conversazione spesso apparente. Vi sono molte ordinarie conversazioni che
risultano casuali e non pianificate. Eppure una sorta di copione implicito sempre presente. S, improvvisiamo, ma
sappiamo bene entro quali limiti farlo: nella vita quotidiana evitiamo di violare intenzionalmente le aspettative e
produrre comportamenti inattesi o inauditi.
Abbiamo anche qui quella cospirazione alla normalit. Per non dare limpressione di improvvisare, o
costringere gli altri a non farlo, metto in scena improvviso la normalit (mediante il lavoro improvvisato,
rendiamo sensate ed intellegibili le situazioni nelle quali ci troviamo) ben sapevo che chi troppo originale
guardato spesso come un deviante.
Anche l dove abbiamo dovuto improvvisare per far fronte a situazioni impreviste, saremo in grado
successivamente di ristabilire una coerenza narrativa le cui forme ed i cui ritmi saranno pi quelli di un
romanzo, di una commedia teatrale o di un film che quelli della vita reale. La narrazione diviene cos un
aspetto essenziale della nostra vita, permettendoci di conferire un ordine ed una coerenza ad un mondo che
ne privo, e soprattutto un ordine ed una coerenza a quello che ci riguarda.
2.2. Dalle cornici al self
2.2.1. Chi parla? E chi ascolta?
Il contesto ci permette di comprendere anche come si comportano e come si devono comportare i
partecipanti allevento.
Nella distinzione fra interazione faccia a faccia e quasi-interazione mediata, la seconda costituisce unottima
risorsa per la prima, e per le strategie conversazionali e narrative che impieghiamo nel corso di un evento
comunicativo.
Le diverse cornici che mettiamo intorno al parlare implicano una revisione non solo del concetto di contesto,
ma anche di quelli di emittente e ricevente. Nelle conversazioni informali non sempre il punto di vista del
parlante coincide con quello della storia. Le cornici della comunicazione ci mostrano quindi che spesso
tendiamo a deresponsabilizzarci almeno parzialmente per ci che diciamo, nonch per come lo diciamo.
Quando un parlante impiega parentesi convenzionali per avvertirci che ci che sta dicendo da intendersi
scherzosamente o come pura e semplice ripetizione di parole dette da qualcun altro, allora chiaro che egli intende
porsi in relazione di responsabilit personale ridotta per ci che sta dicendo.
Se il frame una cornice attorno alla quale se ne pu costruire unaltra, e poi unaltra ancora, allo stesso
modo il self del parlante assomiglia ad una matrioska, ed proprio nelle sue prese di distanza da quanto dice,
nelle sue riduzioni di responsabilit che possiamo vedere meglio in azione questo gioco di
incorniciamento.
In relazione al concetto di emittente possiamo individuare almeno tre funzioni: lanimatore, che emette
fisicamente lenunciato; il responsabile, ossi lentit sociale alla quale il messaggio pu essere
effettivamente imputato; lautore, che formula materialmente il messaggio stesso. Non si parler pi, quindi,
semplicemente di emittente, ma di formato di produzione, dove le tre funzioni possono coesistere o meno
nello stesso emittente. Anche il ricevente viene scomposto analiticamente, in quello che Goffman chiama
schema di partecipazione e che vede ascoltatori ratificati ed ascoltatori non ratificati, questi ultimi
distinguibili a loro volta in astanti (presenti, legittimamente, alla conversazione, pur senza prenderne parte)
ed in origlianti.
Si ha la distinzione tra competenza linguistica e competenza comunicativa: la prima si limita alla corretta
gestione della grammatica, del lessico, ecc., mentre la seconda prevede una capacit di gestione di tutto il
balletto rituale della comunicazione.
Il concetto di schema di partecipazione
Illumina sia il fatto che gli eventi linguistici avvengono allinterno di situazioni sociali, sia le possibili
comunicazioni secondarie tra partecipanti non inclusi nella comunicazione principale, sia fenomeni come la collusione,
lallusione, ecc.
La decostruzione delle nozioni di emittente e ricevente mostra la struttura essenzialmente negoziale dei
ruoli sociali e comunicativi orientati funzionalmente, e contemporaneamente marcati anche nella
comunicazione stessa, nei testi prodotti.
Siamo socializzati anche a destreggiarci abilmente tra tutti i diversi ruoli e funzioni che di solito,
semplificando, chiamiamo emittente e destinatario. Con lallusione e la collusione c un uso sistematico, normale e
controllato delle ambiguit e dellindirezione, del modo in cui il linguaggio si nasconde dietro il linguaggio.
ai presenti di essere consapevoli di quanto ci accaduto. Con questo, non solo mostriamo che una
parte di noi non ha problemi, ma che siamo dotati anche di una certa presenza di spirito.
3) Il trasalimento da minaccia. Sono espressioni che esprimono anche il loro essere ragionevolmente
sotto controllo.
4) I suoni di ribrezzo. Sono suoni dove, pur trovandoci in presenza di qualcosa di contaminante
minimizziamo la portata di tale contaminazione, con un grido che dopotutto non particolarmente
serio.
Esistono anche i gridi che emettiamo quando costituiamo un insieme. Si tratta di gridi come il grugnito da
sforzo, lesclamazione di dolore, il gemito sessuale, i suggerimenti di presa di parola (con cui sollecitiamo
una domanda o un commento di un interlocutore). In tutti questi casi, ci che ritualizzata non
unespressione, ma un rapporto io-altro, una organizzazione internazionale; questo possibile proprio
grazie alle continue incassature del linguaggio nelle situazioni sociali, che ci permettono di considerare come
sociologicamente rilevanti fenomeni quali il parlare da soli, unimprecazione o un gemito sessuale. vero
anche il contrario, e cio che il linguaggio pu riflessivamente incassare le circostanze sociali in cui
prodotto. Le incassature, inoltre, non riguardano solo mezze parole, grugniti da sforzo parole e frasi
compiuto, ma anche identit.
2.3. Le parentesi della comunicazione
2.3.1. Mettere tra parentesi ci che tutti sanno
Letnometodologia si concentra sulla logica dellazione e del ragionamento pratico in ogni situazione della
vita quotidiana, ed in particolare nelle interazioni comunicative faccia a faccia.
La sua tesi fondamentale che le attivit attraverso cui i membri della societ producono e gestiscono situazioni di
relazioni quotidiane organizzate sono identiche ai procedimenti usati dai membri per renderle spiegabili (Garfinkel
1967).
Si tratta dello studio (-logia) dei metodi (-metodo-) utilizzati dagli individui (etno-) per rendere spiegabile,
intellegibile (accountable) la realt che li circonda. Quello che fa letnometodologia andare ad analizzare le
spiegazioni ed i resoconti (gli accounts) forniti dagli stessi attori sociali, i quali a loro volta li impiegano
quotidianamente attingendoli da tutto quello che riguarda la conoscenza di senso comune che costituisce
loggetto di analisi delletnometodologia.
Garfinkel si serviva spesso dei cosiddetti esperimenti di rottura, che vedevano protagonisti i suoi studenti:
ad essi veniva chiesto di rompere lordine cognitivo normale delle situazioni quotidiane pi comuni.
Questi esperimenti mostravano come ad essere rotto non fosse solo lordine cognitivo delle malcapitate
vittime, ma anche lordine morale: come se gli individui non avessero il diritto di togliere dalle parentesi
gli aspetti dati per scontati della nostra realt, sconvolgendo cos lordine naturale del modo in cui
conosciamo il mondo e gli attribuiamo un senso.
Alfred Schtz ha individuato una serie di caratteristiche che costituiscono gli elementi principali della
conoscenza della vita quotidiana:
1) La reciprocit delle prospettive. Noi non soltanto vediamo le cose in un certo modo ma assumiamo
anche che ogni altra persona veda le stesse cose e faccia gli stessi assunti, ed assumiamo che
ciascuno assuma lo stesso di noi.
2) Loggettivit delle apparenze. Le persone assumono che il mondo oggettivamente cos come
appare, non il prodotto di una costruzione sociale.
3) Le tipizzazioni. Le persone assumono comunemente che i tipi di cose che accadono in una situazione
sono esempi dei tipi di cose accadute in passato e che accadranno in futuro.
4) Realizzabilit ed intenzionalit diretta ad un fine. Le persone esperiscono una situazione come
qualcosa che esse stanno facendo; il senso che hanno del loro self quello del self in azione, e
dunque il self agente esperito come il proprio self totale.
5) Fondo di conoscenza pratica di senso comune. Le persone interpretano la propria situazione
utilizzando categorie interpretative comuni, come simboli linguistici ed altre conoscenze culturali.
Questa conoscenza viene assunta come ovvia per ciascuno; appunto ci che tutti sanno.
Queste caratteristiche del ragionamento di senso comune hanno come effetto quello di ridurre la complessit
del reale e prevedono lutilizzo prevalente delle glosse, ovvero di modi in cui una caratteristica solo
parziale della realt viene ritenuta indicare la realt pi ampia che non si vede.
A partire dalle caratteristiche del ragionamento di senso comune individuate da Schtz, Garfinkel cerca di
capire quali siano le pratiche attraverso cui le persone producono lintellegibilit e loggettivit del mondo
sociale, intendendo tale produzione come il risultato di pratiche sociali e non di processi psicologici.
Letnometodologia tratta i fatti sociali come realizzazioni (accomplishments).
Il suo scopo quello di
Analizzare le pratiche ed i modi con cui gli individui costruiscono la stabilit del loro mondo sociale e
contemporaneamente lo rendono descrivibile, osservabile, oggetto di resoconti. Letnometodologia si presenta come un
viaggio nel mondo del senso-comune.
Secondo Garfinkel sono due le caratteristiche principali di tali pratiche: lindicalit e la riflessivit.
Lindicalit, o indessicalit (indexicality), vuol dire che il significato di ogni cosa, per essere compreso,
nominato, comunicato, deve essere riferito al contesto in cui questa cosa si trova. Quel contesto essenziale
per la comprensione, ma deve essere dato per scontato che le persone sappiano cos.
La natura indessicale del discorso comune e delle pratiche quotidiane inevadibile ed ineliminabile:
qualunque attivit, azione o discorso unattivit situata, cio realizzata in un contesto, il cui significato descrivibile,
raccontabile, dimostrabile, esibibile, solamente mediante luso di elementi indessicali.
Lindessicalit un elemento che caratterizza profondamente il lavoro di costruzione della realt sociale
compiuto dai soggetti.
La riflessivit sta ad indicare che le persone tendono inconsciamente ad interpretare ci che accade in una
determinata situazione come il caso particolare di un qualcosa di pi generale, secondo un tipo di
ragionamento tautologico, circolare ed autoevidente. Attraverso le attivit pratiche gli attori producono e
gestiscono la situazione interazionale in cui sono coinvolti, costituiscono esattamente i criteri in base ai quali
essi ricostruiscono il senso della loro azione e rendono conto del loro comportamento (e quindi lo rendono
spiegabile, accountable).
Garfinkel condusse due esperimenti (causa giudiziaria in tribunale, schedari nelle cliniche psichiatriche) ma
il caso pi famoso quello di Agnes, un diciannovenne che decise di cambiare sesso. Da qui Garfinkel
dedusse che anche la maschilit e la femminilit messe in scena dagli attori sociali sono dei pratical
accomplishments.
Harvey Sacks sostiene che qualunque cosa possiamo pensare sulla persona normale, dobbiamo smettere di
pensare ad essa soltanto come una persona, ma dobbiamo pensarla come qualcuno che impegnato, come
sua costante occupazione, nellattivit di fare la persona normale.
Laspetto che va sottolineato di queste caratteristiche delle pratiche di accountability che proprio il loro
successo mostra come loperare di tali pratiche sia seen but unnoticed, cio visto senza essere notato. Le
persone evitano accuratamente di riconoscere lindicalit e la riflessivit delle loro operazioni quotidiane. Per
comprendere quanto questa normalit sia apparente, e non sia altro che il prodotto delle nostre pratiche di
accountability, la deformazione della realt viene praticata mediante quelli che Garfinkel chiama
esperimenti di rottura. Con gli esperimenti di rottura
Garfinkel intende manomettere volontariamente la situazione percepita come normale dagli attori ed
osservare come questi vi reagiscono. Lo scopo quello di far emergere le strutture sociali sottostanti alle situazioni
ordinarie di vita e mostrare allo stesso tempo sia la cogenza dellatteggiamento naturale della vita ordinaria, sia anche
la responsabilit degli atti compiuti. Per Garfinkel, infatti, un comportamento non sensato pu essere valutato come
immorale perch causa di situazioni umilianti per chi lo subisce. Nella vita quotidiana gli interlocutori sono
implicitamente ritenuti membri bona fide del gruppo perch considerati corretti (dimensione normativa) e capaci di
gestire linterazione (dimensione cognitiva); attivamente impegnati a mantenere inalterata la normalit apparente.
Gli esperimenti mostrano chiaramente come il mondo sociale sia un complesso di indicalit che noi diamo
per scontate e che ci guardiamo bene dal mettere in questione. Quando questo accade si rischia di imbarcarsi
in una ricerca infinita delloggettivit della realt. Ma ce n anche per la riflessivit: secondo tale principio
latteggiamento quotidiano inquadra la situazione particolare come il caso specifico di un modello di azione
pi generale, dato per scontato. Cos, ad esempio, i rapporti tra genitori e figli sono improntati allinformalit
(es: un ragazzo, di ritorno a casa, si comporta come ospite sconosciuto).
Questi esperimenti mostrano che quando si rompono gli aspetti indicali e riflessivi su cui fondiamo i nostri
atti comunicativi non solo lordine cognitivo a venire rotto. Le vittime degli esperimenti ritengono di avere
moralmente diritto allintelligibilit di quanto viene detto, e quindi allordine cognitivo si sovrappone un
corrispondente ordine morale: lintellegibilit un diritto, e chi viola tale diritto deve delle spiegazioni.
Alvin Gouldner (1970) ha visto gli esperimenti di rottura, che terminano con le penose reazioni in cui
incorrono normalmente le persone le cui concezioni della realt sono state violate ed anzi violentate con
fredda deliberazione, come unoperazione molto vicina ad una forma artistica pop piuttosto comune negli
anni Sessanta e Settanta, lhappening (es: liberare sulla strada cento polli). Alla base sia dello happening che
della dimostrazione etnometodologica vi un impulso comune: quello di far fermare le attivit di routine, di
far fermare il mondo ed il tempo. Entrambe cercano di trasmettere la vulnerabilit del mondo di ogni giorno
di fronte al disordine che si verifica, quando si violano presupposti che sono tacitamente ritenuti validi.
Tra le principali procedure del ragionamento di senso comune che ci permettono di mettere le parentesi
vanno ricordate la clausola dellet cetera, le procedure ad hoc e le pratiche di glossa.
Con la clausola dellet cetera siamo di fronte alla tendenza delle persone a semplificare le implicazioni del
loro ambiente o delle proprie (ed altrui) azioni mediante lallusione, tacitamente condivisa ma mai provata,
ad una capacit di saper scendere pi nel dettaglio.
Le procedure ad hoc sono delle procedure che servono a riconoscere ed usare le regole nellesecuzione di
unattivit che prevede un comportamento regolato.
Le procedure ad hoc fondano in questo senso non solo la possibilit di negoziare lapplicabilit della regola,
ma anche la salvaguardia della sua definizione formale in presenza di una disapplicazione sostanziale. E rappresentano
la possibilit di collegare unistruzione astratta, ad un contesto specifico, rendendo attuabile listruzione e descrivibile
come ordinato il contesto. Esse descrivono il modo in cui le regole concretamente funzionano.
Le pratiche di glossa sono tutte quelle descrizioni e quei commenti in cui ci produciamo ogni volta che
facciamo qualcosa. Svolgere unattivit, infatti, significa anche integrarla con una serie di commenti e
descrizioni che la mettono in rapporto con una qualche regola.
2.3.2. Eccetera eccetera
Aaron Cicourel ha proposto una serie di metodi che riguardano propriamente la sfera della comunicazione
interpersonale. Secondo Cicourel (1968) gli individui si dotano di una serie di procedure interpretative per
ottenere una comprensione intersoggettiva. Tali procedure devono ovviamente presupporre un accordo
tacito, dato per scontato, che costituisce la caratteristica essenzialmente negoziale dellinterazione
comunicativa. Le procedure interpretative individuate da Cicourel sono: la reciprocit delle aspettative,
secondo cui un interlocutore assume che, fino a prova contraria, gli altri vedano le cose e diano significato
agli oggetti nel suo sesso modo; le forme normali, in base alle quali linterlocutore assume che esista un
accordo comune sulle apparenze normali della realt sociale, e che ogni comunicazione inserita in un
corpus di conoscenze comuni; il principio degli et cetera in base al quale il parlante assume che gli
interlocutori riempiano di significato eventuali lacune nelle conoscenze di senso comune comuni agli
interlocutori stessi; i vocabolari descrittivi come espressioni indicali, ovvero la procedura indicale che
abbiamo visto prima, inserita anche in questo caso nella sua dimensione pi eminentemente linguistica.
Uno scambio negoziato si basa per lo pi su presupposti non detti, impliciti, dati-per-scontati. Il patto
linguistico che abbiamo di fronte un artificio sociale tanto fragile quanto lo possono essere le apparenze
normali dellinterazione.
Tali propriet sono state rivedute e corrette da Kjolseth basandosi sul concetto di common sense
knowledge di Schtz:
a) Backgorund knowledge, cio le caratteristiche identificate prevalentemente da Cicourel, che
sarebbero veri e propri universali conversazionali posseduti da ogni individuo comunicativamente
competente in ogni societ; tale conoscenza non sarebbe tuttavia sufficiente a permettere
uninterpretazione appropriata di ogni uso linguistico in contesti sociali e ad essa necessario
aggiungere:
b) Foreground knowledge, cio le conoscenze necessarie per distinguere situazioni culturalmente
riconosciute nelle quali valgono diverse pratiche conversazionali;
c) Emergent ground knowledge, le conoscenze specificamente necessarie per riconoscere il qui e ora
di una parte della conversazione, in quanto distinta da precedenti e futuri episodi della
conversazione;
d) Trascendent ground knowledge, cio le conoscenze potenzialmente necessarie in un dato momento
della conversazione.
3. La conversazione
3.1. Lanalisi della conversazione
3.1.1. I rituali della conversazione
Lanalisi della conversazione un esito della ricerca etnometodologica sulle attivit ordinarie che
costituiscono il nostro mondo sociale, che non deriva da un particolare interesse nei confronti dei fatti
linguistici. Lanalisi della conversazione si occupa cio delle normali situazioni conversazionali
considerandole come attivit ordinarie del mondo sociale, che possono dirci qualcosa su come lo stesso
mondo sociale organizzato. La dimensione rituale viene a formare quelle pratiche per cui i partecipanti ad
una conversazione partecipano alla produzione di senso.
La conversazione considerata come una delle attivit ordinarie della nostra vita quotidiana attraverso le
quali si riproduce il mondo sociale come insieme ordinato, intendendo il termine conversazione come
sinonimo di interazione verbale, e sottolineando pertanto come nellazione di comunicare i soggetti interagiscano continuamente tra loro determinando il loro comportamento reciproco al di l del ruolo di parlante
o ascoltatore che ricoprono in quel momento. Lanalisi della conversazione consiste nellesplicitare
il lavoro compiuto dai locutori nel sostenere uninterazione verbale, organizzare il suo modo di procedere, negoziare
alcuni nodi cruciali che la strutturano. Le conversazioni sono attivit sociali regolate.
questo caso, il locutore dovr innanzitutto assicurarsi di avere lo spazio necessario, portando avanti una vera
e propria negoziazione, e perch gli interlocutori dovranno prodursi, di tanto in tanto, in brevi turni in cui
manifesteranno la loro disponibilit a continuare ad ascoltare la storia, o le loro reazione a questa. Per prima
cosa, quindi, avremo una premessa, dove il locutore introdurr la sua storia.
Vi un altro meccanismo essenziale dellorganizzazione della conversazione: le coppie adiacenti, ovvero
sequenze composte da due enunciati collocati luno accanto allaltro da due locutori diversi. Secondo
Schegloff le coppie adiacenti prevedono
la non-terminalit (chi riceve una risposta dopo averla sollecitata non pu non continuare a parlare);
la non-ripetibilit (non si pu ripetere una seconda volta la stessa sequenza)
la pertinenza condizionale (ad esempio, a domanda devo rispondere; non mi posso rifiutare senza
venire giudicato negativamente)
Le coppie adiacenti funzionano in ogni momento della conversazione. Il loro funzionamento mostra come
avviene lo scambio rituale dei saluti, quello stesso scambio che, dato per scontato, viene messo in crisi se
minacciato dalla confusione del frame.
Unaltra caratteristica della conversazione quella delle sequenze laterali: nel corso delle conversazioni ci
sono talvolta delle occorrenze che non sembrano essere parte dellargomento centrale della conversazione
stessa, ma che tuttavia rispetto ad essa sono in qualche modo rilevanti. Si tratta di sequenze inserite
(Sacks 1995), coppie adiacenti che si inseriscono allinterno di altre coppie adiacenti per permettere il loro
completamento. Un caso di sequenza laterale la sequenza di ritardo che soddisfa la domanda non con
una risposta ma con la promessa che si dar una risposta non appena si ricever la risposta alla propria
domanda.
Una conversazione va pure, ad un certo punto, terminata: tuttavia, se costituisce unattivit rituale, non pu
essere interrotta senza alcuni rituali di chiusura. La chiusura va quindi negoziata coordinatamente, e chi
attacca bottone impedendoci di sospendere il meccanismo del turno non ci permette di portare a termine tale
negoziazione. Peraltro, per arrivare alla chiusura della conversazione si passa in genere attraverso i cosiddetti
turni di pre-chiusura.
Tuttavia, possibile che in tali momenti linterlocutore non chiuda affatto, anzi approfitti di avere di nuovo
la parola per dire qualcosa che magari aspettava di dire da tempo.
Questi momenti finali, spesso i pi attesi ed importanti, non risultano da una libera ispirazione dei locutori,
ma sono, per cos dire, forniti dallorganizzazione conversazionale: quando si usano le possibili pre-chiusure per
scoprire finalmente le proprie carte, si assommano due strategie, una argomentativa, da parte del soggetto che usa
questa mossa per ottenere determinati scopi, laltra conversazionale, nel senso di sfruttare per una strategia precisa i
dispositivi che strutturano linterazione verbale faccia-a-faccia. Quando dopo le possibili pre-chiusure la conversazione
si estende ancora a lungo, questo non un segno che il meccanismo si inceppato e non ha funzionato, ma proprio del
contrario e cio che i locutori hanno coordinatamente negoziato la funzione di introdurre nuovi temi conversazionali.
Va considerato come la conversazione sia spesso caratterizzata dalle cosiddette procedure di correzione, che
possono essere in genere di due tipi: lautocorrezione, praticata dal parlante che ha sbagliato, e
leterocorrezione, praticata da altri partecipanti sul locutore che stato colto in errore.
Secondo Goffman, in relazione alla conversazione non si deve tanto parlare di turni quanto di mosse,
per mossa intendendo ogni segmento di parlato o di suoi sostituti che ha un distinto rapporto unitario con
qualche insieme di circostanze in cui i partecipanti si trovano. La conversazione, intesa in questo modo,
una sequenza di mosse da parte dei partecipanti.
La sequenza dellinterazione non coincide necessariamente con la sequenza dei turni. Una unit interazionale, una
mossa nel linguaggio di Goffman, cio qualcosa che ha una relazione unitaria con qualche insieme di circostanze in
cui i partecipanti si trovano congiuntamente, pu essere pi breve di un turno di parola come pu estendersi attraverso
diversi turni; inoltre non deve essere obbligatoriamente espressa verbalmente, n riferirsi solo a segmenti di
conversazione.
In questo modo, la conversazione viene fatta rientrare a pieno diritto nella dimensione rituale.
Quando parliamo non facciamo altro che rendere evidenti quali siano la direzione e la traiettoria della nostra
unit discorsiva.
Questo vale anche volendo considerare la conversazione nei suoi aspetti pi conflittuali.
Se linterlocutore prova a cominciare a parlare nello stesso momento in cui noi parliamo, come se qualcuno
ci calpestasse il piede che abbiamo messo avanti: in genere chi calpesta che si ritira, magari offrendo delle scuse, non
colui che calpestato. Basta poi rovesciare il sistema di aspettative per avere il quadro dellinterazione polemica e
conflittuale, nella quale spesso, al di l di uno scontro sui contenuti del discorso, avviene uno scontro sui diritti di parola
(il diritto di chi parla fino a conservare il turno fino alla fine viene contestato, si danno molteplici sovrapposizioni, si
alza la voce per coprire ci che laltro sta dicendo, il tono si fa pi concitato per eliminare le possibilit che
linterlocutore si intrinseca nelle micropause tra un segmento di discorso e laltro, ecc.)
Analizzare le pratiche conversazionali significa studiare come gli individui si manifestano reciprocamente il
senso della societ in cui vivono.
Per ridere. Raccontare barzellette. Una barzelletta si costruisce narrativamente su una collisione tra due
diversi frames tra loro incompatibili.
Ma raccontare una barzelletta significa anche esporsi ad un rischio internazionale. Chi vuole raccontare una
barzelletta deve non solo annunciarla ma anche, acquisito il diritto allascolto collettivo, procedere nel
racconto fino alla fine. Va quindi scelto il momento per introdurla. I presenti possono ridere, ma non sono
obbligati.
Al di l di questi problemi relativi al mettersi in gioco quando si racconta (o si ascolta) una barzelletta,
vale la pena sottolineare la capacit della barzelletta di frustrare le aspettative e le attese dellascoltatore.
In definitiva, la barzelletta richiede un impegno conversazionale complesso, che coinvolge chi la racconta e
chi lascolta, e che richiede alcune competenze non solo conversazionali ma anche cognitive.
Davide Sparti (2005) vede unanalogia tra la conversazione e le performance dei musicisti jazz:
il jazz una musica che si fa in gruppo, in combo, di solito organizzato intorno ad una sezione ritmica ed una
front line di solisti. Esistono per dei ruoli ed anche alcune convenzioni. Inoltre, i musicisti condividono il fine estetico
globale di esprimersi attraverso il medium sonoro. Ma di fatto, quando ci si riunisce per fare musica improvvisata,
moltissimi dettagli sono stabiliti interagendo nel corso della performance.
La struttura tipica della telefonata nei giochi televisivi quella che vede:
a) Lapertura della telefonata che costituisce lintroduzione a quel contatto del telespettatore con
lemittente. Si tratta di una sequenza le cui pratiche sono fortemente ritualizzate.
Le attivit rituali che vedono impegnati i partecipanti in questa prima fase sono finalizzate a: 1)
stabilire il contatto; 2) determinare lidentit del parlante. Nel primo caso siamo in presenza della
sequenza chiamata/risposta: lo squillo del telefono in studio, che garantisce lautenticit
dellinterazione, il simulacro dellentrata in scena del partecipante da casa.
Una sequenza come questa (esempio p.111) la messa in scena di un percorso di iniziazione che
deve superare prove e difficolt prima di poter ottenere la ricompensa. La ricompensa, in questo
caso, non il premio che si vince al gioco, ma laccesso stesso alla parola con i protagonisti della
scena televisiva.
Una volta stabilito il contatto, si passa alla sequenza di identificazione, in cui viene determinata
lidentit del partecipante al gioco. La formula standard di questo rituale di determinazione
dellidentit quella del nome di battesimo + luogo di residenza. Il primo elemento di questa
presentazione del self, il nome, normalmente declinato nel nome di battesimo, con esclusione del
cognome. Questo conferisce alla conversazione i tratti di una interazione informale.
Vengono compiuti molti sforzi da parte di entrambi i partecipanti per stabilire e definire
correttamente lidentit del telespettatore.
Il secondo elemento della presentazione del self del partecipante la provenienza geografica.
Possono sorgere malintesi sulla provenienza geografica, che portano il conduttore a celebrare rituali
minimi di riparazione. Inoltre, attraverso la formulazione del luogo, i partecipanti sono in grado di
specificare meglio il tipo di relazione che li lega.
Una volta stabilit lidentit tramite il nome di battesimo ed il luogo di provenienza, completano le
sequenze di apertura i saluti e le informazioni sulla salute e su altre questioni, tutte espansioni
della fase di apertura. Si tratta di tipiche sequenza di small talk, le brevi frasi in cui ci si informa del
tempo o di altro non tanto per sapere davvero com il tempo, quanto per stabilire la relazione tra i
partecipanti e per favorire lentrata nella fase del gioco vero e proprio.
b) Il gioco ha una struttura rituale tale per cui se la risposta positiva, corretta, giusta, allora
avvengono i rituali di esultanza, con festeggiamenti, i complimenti e la gioia; se la risposta
negativa, scorretta, sbagliata, allora avvengono i rituali di mestizia, con lespressione di malinconia,
dispiacere e tristezza. In alcuni casi nella stessa modalit di formulazione della domanda viene gi
suggerita la risposta da parte del conduttore; il conduttore finge flessibilit aiutando in realt, nello
stesso tempo, il concorrente. Si ha cos la classica forma della sequenza incassata allinterno della
prima domanda, quella principale: domanda iniziale richiesta di aiuto (aiutino) aiuto o
negazione dellaiuto risposta alla domanda iniziale. Spesso laiutino genera una serie di
sequenze incassate, per cui tra la domanda iniziale e la risposta si hanno numerose domande e
risposte secondarie, tutte volte a fare arrivare il concorrente alla risposta esatta. In questo caso:
la conversazione serve a far proliferare il gioco, rivolta a risolvere il problema che la domanda pone, non ha
pi uno scopo preliminare o procedurale come nelle sequenze dintroduzione.
Esistono poi casi in cui lintera trasmissione si basa esplicitamente sullaiutino, che diviene anzi il
centro stesso del programma. Non importante la correttezza della risposta, ma il gioco di
interazione tra concorrente e conduttori, fondato su una serie di procedure di negoziazione
progressive che portano quasi invariabilmente alla soluzione.
La sequenza del gioco si chiude infine con il commento del conduttore, che spesso una situazione,
positiva o negativa, della risposta del concorrente.
c) La chiusura delle conversazioni telefoniche televisive prevede anchessa una complessa attivit
rituale, riassumibile in uno schema piuttosto ricorrente in cui al commento del conduttore per la
risposta segue laccettazione da parte del concorrente, quindi i ringraziamenti reciproci ed i saluti.
Luscita dalla conversazione pu essere tuttavia dilazionata ad opera del conduttore stesso o ad
opera del concorrente. Lespansione pu riguardare la sequenza dellaccettazione, anche in questo
caso ad opera del concorrente o ad opera del conduttore. In alcuni casi il conduttore si impegna in
post-espansioni della chiusura. Si tratta per lo pi di episodi di self-tank, in cui il conduttore sembra
quasi riflettere tra s e s sullinterazione appena avvenuta.
Luscita dalla conversazione pu essere non solo dilazionata, ma anche accelerata, sia mediante la
sua compressione, in cui il turno del conduttore esaurisce quelli che normalmente sarebbero rituali
celebrati in turni diversi, sia mediante la sua riduzione, cio saltando un passaggio successivo dopo il
commento negativo. Infine, si hanno delle chiusure mute quando alla risposta (in genere se
sbagliata) il conduttore passa alla telefonata successiva. In questo caso anche lapertura non
particolarmente strutturata, e si tratta di interazioni molto brevi.
Il conflitto nella comunicazione televisiva. Al pari di quanto avviene nelle normali situazioni della vita
quotidiana, nei programmi televisivi ci sovrapponiamo alle parole dellinterlocutrice, togliamo la parola, ci
insultiamo, ci offendiamo, ci disconfermiamo, cerchiamo di discreditare. Queste situazioni conflittuali
avvengono comunque allinterno di un ordine rituale, che nel caso delle trasmissioni televisive
ulteriormente accentuato da tutte quelle marche audiovisive e lo stile della comunicazione. Inoltre, le
situazioni conflittuali televisive sono di natura particolare, in quanto si tratta di un conflitto in pubblico, o
almeno reso pubblico.
Il conflitto in pubblico ha come luogo privilegiato di osservazione lo spettacolo televisivo. Linterazione
conduttore-ospite, o intervistante-intervistato, una relazione asimmetrica in cui il primo gestisce linterazione,
stabilendo lallocazione del turno, ossia dando e togliendo la parole, e decidendo i contenuti del discorso.
Mizzau elabora una vera e propria tipologia delle situazioni conflittuali nella comunicazione.
Il conflitto pu nascere da una discussione cortese o pu anche essere una messa in scena del conflitto.
In questo caso si definisce il frame del gioco in maniera implicita: questo un gioco, non stiamo litigando
davvero. Si fa come se, facendo finta. Ma talvolta il conflitto non tanto messo in scena, quando
sottinteso, tra il dire ed il non dire.
C poi il malinteso, usato spesso come strategia discorsiva allinterno di una situazione conflittuale e quindi
spesso intenzionale. (es. Maria De Filippi) Bisogna chiarire il proprio commento che non stato compreso. Il
malinteso pu anche essere provocatorio.
Il conduttore di un talk show ha tra i propri compiti non detti anche quello di incrementare il conflitto
soprattutto l dove questo stenti a crearsi nel corso della discussione. Mizzau individua una serie di strategie
impiegate da Maria Da Filippi nel programma Amici proprio per questo scopo:
a) Sollecitazione di una presa di posizione netta. Nel chiedere di esprimersi nettamente se a favore o
contro qualcuno che intervenuto, la conduttrice non fa che rinfocolare il conflitto e far emergere
con pi evidenza la contrapposizione.
b) Selezione di un ospite che ha manifestato il proprio disaccordo. In questo caso la conduttrice non si
limita a selezionare chi manifesta il proprio disaccordo con quanto espresso precedentemente da
altri, ma ne introduce lintervento proprio sottolineando tale disaccordo.
c) Sollecitazione di un intervento provocatorio conflittuale. La conduttrice coglie un commento a
microfono spento tra il pubblico, ed invita lautrice di tale commento a ripeterlo al microfono.
d) Contrapposizione diretta della conduttrice al parlante precedente. In questultimo caso la stessa
conduttrice a contrapporsi a chi ha avuto lultimo turno di parola, ed quindi lei la protagonista della
situazione conflittuale che si crea.
Nellanalizzare la conversazione cos come si sviluppa nei programmi televisivi bisogna tenere in
considerazione il fatto che i media hanno linguaggi specifici e peculiari.
Il conflitto privato che si svolge sotto gli occhi del pubblico, sulla scena televisiva, non ha caratteristiche
diverse da quelle che possiamo osservare nel quotidiano; queste appaiono per concentrate, ed enfatizzate, sia dal ruolo
della conduttrice sia da quello di chi assiste e partecipa parteggiando per luno o per laltro dei contendenti. Un po
diversamente vanno le cose nella trasmissione reality show, dove il conflitto, frequente, in qualche modo pi
autentico. Di ci causa il fatto che non c un animatore in scena; che le tensioni nascono tra ragazzi e ragazze che
sono costretti a coesistere per lunghi periodi, e che quasi nullaltro hanno da fare che parlare, di s e della situazione in
cui si trovano. Inoltre la presenza della telecamera nei tempi lunghi viene dimenticata, o comunque di essa solo a tratti
si consapevoli.
I MUD, acronimo che sta per multi users domain, sono essenzialmente programmi nei quali gli utenti
possono connettersi e giocare, spesso impegnati nellesplorazione di nuovi mondi. Ogni utente controlla un
proprio alter ego attraverso il quale cammina, interagisce con altri personaggi, esplora territori.
LIRC, acronimo di Internet relay chat, che consiste grossomodo in una chiacchierata fra utenti collegati
ad Internet. A differenza dei MUD, chiacchierata dellIRC avviene in stanze vuote, ed essenzialmente
testuale. Le forme sincrone permettono lanonimit completa degli utenti, che spesso peraltro fanno ricorso a
nicknames ovvero a soprannomi.
Per sopperire a tale mancanza, la CMC prevede lutilizzo di alcuni accorgimenti grafico-linguistici, tra i
quali emoticons o smileys, che hanno lo scopo di indicare lumore o lo stato danimo dellinterlocutore. Gli
emoticons sono insomma delle glosse con le quali si cerca di completare il messaggio. Le combinazioni
possibili sono molteplici.
bene ricordare che, anche se il linguaggio della CMC effettivamente pi ricco di quanto pu sembrare a
prima vista, gli elementi paralinguistici della comunicazione in rete vengono nella maggior parte inviati coscientemente.
4. Linguaggio e societ
4.1. La natura sociale del linguaggio
4.1.1. Che cos il linguaggio
Il linguaggio forse il pi importante sistema di comunicazione umana, la principale forma di mediazione
simbolica attraverso cui si costituisce e si trasmette il significato. In quanto tale, il linguaggio costituisce sia
un processo cognitivo sia unattivit simbolica, inseriti in un contesto essenzialmente sociale. Il linguaggio
uno strumento con cui costruiamo e legittimiamo la realt che ci circonda:
Le oggettivazioni comuni della vita quotidiana si mantengono prima di tutto grazie alle significazioni
linguistiche. La vita quotidiana soprattutto vita con e per mezzo del linguaggio che condivido col mio prossimo. Una
comprensione del linguaggio quindi essenziale per ogni comprensione della realt della vita quotidiana.
Il linguaggio costituisce anche la prima fonte di socializzazione: esso lo strumento principale attraverso cui
il bambino diviene essere sociale.
Il fatto di considerare il linguaggio quale forma di mediazione simbolica si inscrive anche in quella che
stata definita come svolta linguistica, e cio la predominanza accordata al linguaggio da parte del pensiero
filosofico e sociale. In quanto orizzonte e limite del nostro mondo, il linguaggio in-forma la nostra
esperienza: ci troviamo dentro un linguaggio, che definisce anche i limiti della nostra capacit di
rappresentazione, di noi stessi come degli altri, e di ci che ci circonda.
Da un punto di vista strettamente linguistico, il linguaggio viene considerato come un sistema di suoni e
simboli, analizzato entro quattro sfere tradizionali: la fonetica (i suoni), la sintassi (principi), la semantica (i
significati) e la pragmatica (modo)
De Saussure, influenzato dalla teoria sociologica di Durkheim, sottolinea come il linguaggio sia non gi
individuale, bens una rappresentazione collettiva, e come esso vada distinto in langue e parole. La langue
(la lingua) costituisce linsieme delle abitudini linguistiche che ci permettono di comprendere e di farci
comprendere: si tratta di un prodotto sociale, collettivo, indipendente dalla volont dei singoli individui. La
parole (leloquio) la realizzazione pratica della lingua, la concreta esecuzione linguistica nelluso
quotidiano ed individuale del linguaggio.
Il sociologo Randall Collins sviluppa questo legame Durkheim-Saussure sostenendo che
il parlare stesso pu essere analizzato come un rituale di interazione e che le parole costituiscono oggetti
sacri che comunicano il senso di appartenenza al gruppo.
Il linguaggio costituisce il perno attorno a cui si venuta a formare la sociologia della vita quotidiana, vale
a dire quellapproccio microinterazionista come lanalisi goffmaniana, letnometodologia e lanalisi delle
conversazioni.
La stessa realt, creata socialmente, si fonda su una base linguistica che , insieme, data per scontata e
negoziata, nei balletti rituali dellinterazione quotidiana.
In Goffman maggiormente rimarcata la dimensione di azione del linguaggio, il suo valore di interazione
strategica ed il suo fondamento di guerra, polemico; in Garfinkel invece sottolineato soprattutto il costante
rapporto tra il senso di ci che si comunica ed il contesto, la situazione in cui avviene luso del linguaggio.
Letnometodologia si propone di capire come gli attori sociali usino dei metodi per rendere intellegibile la
realt e considera centrale limportanza del linguaggio. Esso alla base della riflessivit di tali metodi. La
riflessivit consiste nellinterpretare quanto si d in ogni determinata situazione come un caso di qualcosa
di pi generale. La riflessivit una pratica eminentemente linguistica: questo significa, dal punto di vista
delletnometodologia, che luso quotidiano, normale del linguaggio, rappresenta inevitabilmente e
contemporaneamente sia una descrizione delle scene di interazione sociale, sia un elemento di queste stesse
scene che esso rende ordinate.
Il linguaggio alla base dellindicalit. Questa consiste nel dare per scontato che le persone, in ogni
situazione, conoscano il contesto necessario per la comprensione di una qualsiasi cosa particolare. proprio
nel linguaggio che lindicalit si rende pi evidente, manifestandosi soprattutto nei discorsi e nelle
conversazioni.
Lanalisi della conversazione si lega a quello che lo scopo principale delletnometodologia, e cio capjre
come gli individui rendono intellegibile il mondo sociale.
Lecologia del linguaggio proposta da Goffman una prospettiva che vede il linguaggio come parte di una
cornice (frame) interazionale pi ampia. Il linguaggio incassati nel rituale, e noi interagiamo mediante il
linguaggio mostrando agli altri il nostro self.
La dimensione conflittuale entra in gioco nel momento in cui la definizione della situazione diviene
fondamentale per poter, appunto, sostenere il nostro self nellinterazione con gli altri; si tratta di una
sospensione delle ostilit, dove i rituali della conversazione permettono di instaurare linterazione sociale;
ma Goffman ci avverte che questo armistizio temporaneo ha unesistenza effimera.
Il linguaggio conflittuale anche al livello stesso della sua produzione, prima ancora che al livello della
partecipazione intersoggettiva. Goffman propone cos di problematizzare la definizione di parlante,
estingue lanimatore, lautore ed il mandante. Il ricevente viene scomposto in quello che Goffman
chiama schema di partecipazione, che prevede ascoltatori ratificati e non ratificati. Questi ultimi, a loro
volta, possono esser astanti, e quindi presenti, legittimamente, alla conversazione, pur senza farne parte, ed
origlianti.
Una prospettiva del linguaggio che vada sempre pi nella direzione della sua corporeit ed emozionalit
proposta da Davvid Sudnow. Egli sostiene che il linguaggio incarnato: esso non consiste tanto nelle sue
parti formali ma nella corporeit coinvolta quando gettiamo il nostro self nella conversazione, adeguando i
ritmi del nostro discorso a quelli del nostro corpo, e viceversa. Lo studio di Sudnow unanalisi del rapporto
tra il parlare ed il suonare musica jazz improvvisata.
In entrambi i casi il significato emerge man mano che andiamo avanti. Sudnow descrive entrambi i casi come se si
trattasse di una questione di entrare nel flusso di un ritmo. Gli ascoltatori vi riescono quando sono capaci di entrare
nello stesso ritmo del parlante, di anticipare dove il discorso sta andando. Goffman sottolinea i livelli multipli delle
trasformazioni che possono essere costruite, ma sempre su un nucleo di copresenza fisica di animali umani in un dato
luogo; Sudnow sottolinea che questi animali umani sono impegnati ad agire ed armonizzare tra loro i ritmi.
La gestione e la definizione dei frames dellanalisi goffmaniana assicura di fatto il potere a chi detenga tale
competenza comunicativa.
In un certo senso, la competenza comunicativa pu essere vista anche come una risorsa, come un capitale
linguistico che i parlanti investono nei giochi contrattuali della vita sociale. Il sociologo francese Pierre
Bourdieu propone la nozione di mercato linguistico, secondo cui il mercato linguistico consisterebbe in un
certo tipo di leggi di formazione dei prezzi dei prodotti linguistici. Tali leggi variano a seconda dei vari
mercati delle diverse societ, per cui, in societ diverse, ad una stessa produzione linguistica non verr
attribuito lo stesso valore. Secondo il sociologo francese
Non si deve per dimenticare che i rapporti di comunicazione per eccellenza, quali sono gli scambi linguistici,
sono anche rapporti di potere simbolico in seno ai quali si attualizzano i rapporti di forza tra i locutori o i loro gruppi
rispettivi.
qui in gioco la competenza linguistica legittima, ossia quella legata alle produzioni linguistiche alte,
proprie di chi detiene la legittimit del potere:
i locutori sprovvisti di competenza legittima si trovano esclusi di fatto dagli universi sociali in cui essa
richiesta, o condannati al silenzio. Ci che raro, dunque, non la capacit di parlare che, essendo inscritta nel
patrimonio biologico, universale, dunque essenzialmente non distintiva, ma la competenza necessaria per parlare la
lingua legittima che ritraduce le distinzioni sociali nella logica propriamente simbolica della distinzione. La costituzione
di un mercato linguistico crea le condizioni per una concorrenza oggettiva nella quale e per mezzo della quale la
competenza legittima pu funzionare come capitale linguistico che produce, in occasione di ogni scambio sociale, un
profitto di distinzione.
Tale competenza dominante pu funzionare come capitale linguistico, che assicuri un profitto di distinzione,
solo se si verificano le condizioni necessarie ai gruppi che la detengono di imporla come (sola) competenza
legittima allinterno dei vari mercati. Parole e discorsi sono anche segni di ricchezza destinati ad essere
valutati e stimati e segni di autorit, il cui destino quello di essere creduti ed obbediti. I piccolo borghesi
si producono in una continua attivit di auto-correzioni, per ottenere quel capitale linguistico proprio della
upper class. Le classi inferiori sono ridotte allestensione o al silenzio. Le classi superiori, essendo dotate gi
di loro del capitale linguistico, possono anche permettersi di abbandonarsi a scorrettezze ed imprecisioni
linguistiche.
Secondo il sociologo francese, latto linguistico io ti battezzo ha s un ceto effetto sullo status del
ricevente, ma solo se il locutore ha la legittimit di pronunciare latto. Si tratta della questione della
legittimit del potere: per avere il potere necessario anche che chi sottoposto a tale potere riconosca
lautorit. Il potere delle parole non altro che il potere delegato del portavoce, e le sue parole sono tuttal
pi una testimonianza tra le tante della garanzia di delega di cui egli investito. Latto linguistico, e quindi
il linguaggio, pu al limite esprimere e rappresentare lautorit, che per proviene dallesterno.
Latto linguistico essenzialmente un rito di istituzione, nel senso che istituisce, sancisce un determinato
stato di cose, sanziona lo status del ricevente dellatto.
I riti di istituzione non potrebbero esercitare il potere che hanno se non fossero capaci di dare almeno lapparenza di un
senso e di una ragione dessere ad esseri che non hanno ragione di esistere: gli esseri umani. Gli atti di istituzione
lasciano credere, agli individui consacrati, che essi hanno un motivo di esistere, che la loro esistenza serve a qualcosa.
La definizione di una situazione, e quindi, nel decidere come mettere in chiave una particolare interazione
faccia a faccia, implica, proprio come nel discorso di Bourdieu, unautorit che ci legittimi a farlo, e quindi,
in ultima istanza il potere di farlo.
C, nel modello della comunicazione interpersonale come rituale dellinterazione, una dimensione sempre
presente della capacit coercitiva di tale attivit rituale, pronta a riconoscere che la definizione della
situazione nelle mani di chi detiene il potere.
4.3.2. Disuguaglianze
I rapporti tra le trasformazioni della struttura e delluso del linguaggio e il mutamento sociale si stabilito
che la pronuncia degli abitanti di una grande citt varia a seconda della loro classe sociale. Questo dimostra
che le variazioni fonologiche non sono affatto libere, ma corrispondono alla struttura della stratificazione
sociale.
Nel caso di Bernstein (1973), lattenzione concentrata sulla relazione tra disuguaglianza linguistica e
disuguaglianza sociale. Le diverse pratiche di socializzazione, legate anche alla classe di appartenenza,
influenzano lo sviluppo del comportamento sociale del bambino, tramite luso di determinati codici
linguistici.
Talvolta il linguaggio stesso pu essere utilizzato proprio come risorsa e strumento di differenziazione
sociale o culturale.
Con lespressione competenza comunicativa interculturale si intende linsieme di risorse che permettono
uno scambio comunicativo efficace ed appropriato tra parlanti con background culturali diversi. La
comunicazione culturale proprio questo scambio comunicativo tra parlanti con background culturali
diversi, a cui non p alieno spesso il fenomeno di miscommunication e quindi di fallimento nella
comunicazione. Fabio Quassoli presenta almeno tre formulazioni teoriche:
1. Wiemann: egli prende spunto da una definizione di competenza comunicativa come abilit nello scegliere, tra
i comportamenti comunicativi a disposizione in una situazione, la strategia migliore per (1) conseguire
obiettivi di carattere strumentale, (2) salvare la faccia, (3) mantenere lallineamento dei propri interlocutori
entro gli obblighi normativi contestualmente rilevanti.