LA FASE CRITICA si determina nel momento in cui il simbolo codificato viene a contatto con la
struttura cognitiva della persona che riceve l’informazione.
Nel concetto di COMUNICAZIONE è insita la possibilità di toccare LE CORDE DELL’EMOZIONE e
coinvolgere aspetti soggettivi non razionali della relazione.
È corretto ricondurre il concetto di comunicazione al suo significato etimologico perché solo così si
può cogliere l’ INTERATTIVITA’ del processo, il cui fine è consentire UNO SCAMBIO RECIPROCO.
Il modello ISV (IMPRESA SISTEMA VITALE) sottolinea la capacità dell’impresa di interagire con il
contesto, aprendosi a interazioni e relazioni con l’esterno al fine di sopravvivere e svilupparsi. Quindi
la COMUNICAZIONE non può essere ASSOLUTAMENTE IDENTIFICATA IN MANIERA STATICA.
Nel 1949 SHANNON E WEAVEN, due matematici statunitensi , definirono la COMUNICAZIONE come
‘’un trasferimento di informazioni da un emittente a un ricevente attraverso dei messaggi’’.
Una definizione che però non identifica le DIVERSE VARIABILI che agiscono al suo interno. Su questi
vuoti LASSWELL E BRADDOCK hanno elaborato un modello di processo comunicativo diviso in alcune
fasi fondamentali. Anche questo modello non è esente da critiche in quanto tralascia un elemento
fondamentale, ovvero l’analisi delle CAPACITA’ COGNITIVE E DELLE ESPERIENZE DEL SOGGETTO
RICEVENTE. In pratica viene dato per scontato che la comunicazione raggiunge gli effetti che si
prefissa.
Il modello di L. E B. non considera il grado si significatività di ciascun messaggio rispetto ai destinatari
e quindi non considera né la FORMA né il CONTENUTO. Non viene considerato il FEEDBACK, lo
stimolo originato dalla fonte è l’unico momento rilevante e quindi la TRASMISSIONE E’ UNIVOCA.
IL PROCESSO DI COMUNICAZIONE
LA FONTE EMITTENTE
Ciascun tipo di comunicazione prevede uno scambio di segnali tra un EMITTENTE E UN RICEVENTE.
L’EMITTENTE è la persona da cui ha origine la COMUNICAZIONE
IMPORTANTE distinguere la fonte dai canali di comunicazione utilizzati per trasmettere il messaggio
dal destinatario(telefono, internet, radio, tv,carta,ecc)
Nel caso in cui si ricorre a mezzi di comunicazione rappresentati da INDIVIDUI ( es.un front office)
c’è un ORGANO DI GOVERNO, ovvero la struttura operativa. Quindi esiste l’AREA OPERATIVA E
L’AREA DELL’AGIRE. La comunicazione con il cliente da parte del personale del front office è da
considerare come un ATTO ESECUTIVO solto nel rispetto dei contenuti imposti dal management di
marketing.
LE GUIDELINES ( LE LINEE GUIDA) del messaggio sono le regole che condizionano il messaggio. E’ IL
POTERE DECISIONALE a costruire il principale requisito della fonte d’informazione.
CONSULENTE DI COMUNICAZIONE
“ Alcune ricerche di natura psicologica hanno dimostrato che gli individui attribuiscono maggiore
CREDIBILITA’ alle persone di una fonte attraente e considerano più credibili le minacce fatte da una
fonte non attraente”
LA CODIFICA
IL MESSAGGIO
Legato alla fase di codifica il MESSAGGIO costituisce l’insieme dei SIMBOLI (immagini, suoni,
linguaggi) trasmessi dalla FONTE EMITTENTE.
E’ uno dei modi attraverso i quali la fonte emittente cerca di rendere evidente e desiderabile per il
ricevente una certa linea di comunicazioe.
IL MESSAGGIO può essere analizzato considerando due aspetti:
-IL CONTENUTO(cosa dire)
-LA STRUTTURA( come dirlo)
IL CONTENUTO può essere informativo/razionale (può fare appello al ragionamento) o
persuasivo/emotivo (volto a suscitare determinati stati d’animo)
CONTENUTO INFORMATIVO/RAZIONALE
I messaggi tendono all’oggettività dimostrabile se il loro effetto è abbastanza forte i contenuti
possono INDURRE CAMBIAMENTI EFFETTIVI NEL COMPORTAMENTO.
CONTENUTO PERSUASIVO/EMOTIVO
I messaggi fanno leva sui SENTIMENTI.
Si tratta però di una distinzione prettamente teorica poiché non esistono messaggi di contenuti
esclusivamente emotivo o razionale.
APPROCCIO UNIDIMENSIONALE
tende ad essere più efficace quando il pubblico è ben disposto all’argomento(in questo caso
l’approccio bidimensionale alimenterebbe inutili dubbi determinando una minore efficacia
persuasiva)
APPROCCIO BIDIMENSIONALE
Fa riferimento agli aspetti positivi e negativi, mitigandoli. E’ più efficace quando il ricevente non è
ben disposto rispetto agli argomenti proposti dal comunicatore che potrebbe essere esposto a
controargomentazioni (nel caso delle conferenze stampa).
IL CANALE
Il canale di comunicazione è il MEZZO(carta stampata, tv, radio, cartelloni, utilizzato per far si che il
messaggio giunga al destinatario. La scelta del canale è condizionata dal tipo di messaggio che si
intende trasmettere, dal ricevente che si vuole raggiungere e dal contesto in cui si opera.
Nel caso dei MEZZI DI COMUNICAZIONE PERSONALI la distanza tra la fonte e il ricevente è limitata,
le parti hanno un contatto relativamente diretto, fonte e ricevente sono consapevoli dell’identità
dell’altro, il feedback è istantaneo.
LA DECODIFICA
È il processo attraverso il quale il destinatario riesce a comprendere i messaggi veicolati dalla fonte
emittente.
IL DESTINATARIO RICEVENTE
Per EFFICACIA DEL MESSAGGIO si intende il fatto che esso raggi, raggiunga GLI OBIETTIVI che si pone
l’emittente , la sua valenza è di tipo quantitativo.
I CONTENUTI DELLA COMUNICAZIONE MODIFICANO I COMPORTAMENTI DEL RICEVENTE.
Il FEEDBACK
Poiché la comunicazione è un PROCESSO CIRCOLARE essa non si esaurisce con la trasmissione del
messaggio ma richiede anche una risposta da parte del pubblico e, conseguentemente, una analisi
critica di tale risposta.
Ogni comunicazione si pone come obiettivo di MODIFICARE O RAFFORZARE determinati
atteggiamenti comportamenti. LA RISPOSTA E’ COSTITUITA DALL’INSIEME DELLE REAZIONI
ESPRESSE DAL RICEVENTE.
-IL CONTESTO
L’importanza attribuita al messaggio da parte di chi lo trasmette può essere colta dal ricevente solo
se il CONTESTO nel quale opera gli consente di desiderare il messaggio altrettanto importante.
Emittente e ricevente Devon utilizzare lo stesso CODICE, in caso contrario la comprensione del
messaggio risulta impossibile.
Per poter comunicare è necessario studiare a fondo i meccanismi del processo: ogni soggetto tende
a filtrare i messaggi che riceve, sia quelli che emette.
Ogni individuo ha un suo VOCABOLARIO le cui parole assumono significati precisi, non sempre
coincidenti con quelli che altri vi attribuiscono.
Se si vuole comunicare occorre IMMEDESIMARSI NEL RICEVENTE, cercando di assumere il punto di
vista.
L’emittente dopo aver decodificato il messaggio per se deve rimodificarlo secondo il codice della
CONTROPARTE affinché questa possa comprenderlo.
IL MESSAGGIO E’ CiO’ CHE SI CAPISCE NON CIO’ CHE SI INTENDEVA FAR CAPIRE.
Per poter comunicare è necessario che vi sia una base di valori, credenze e accordi comuni.
STAKEHOLDER: possono essere considerati alla stregua di AZIONISTI VIRTUALI le cui aspettative
richiedono da parte dell’impresa la stessa attenzione dedicata agli azionisti.
Cambia quindi il concetto di comunicazione che non è più lo strumento per apparire, per stupire.
La comunicazione deve accrescere la trasparenza, l’impresa comunica per ottenere credibilità,
fiducia, legittimazione →così l’impresa migliora la sua immagine costruendosi una reputazione.
L’ immagine dell’impresa influenza in maniera determinante le decisioni di diversi stakeholder. Sia
che si tratti di un consumatore, di un potenziale investitore, di un dipendente o di un collaboratore.
IMPRESA COMUNICA PER MIGLIORARE SE STESSA (la propria identità, la propria immagine) al fine
di avere un duraturo successo.
→Importanza nelle risorse
Un duraturo vantaggio competitivo deriva dal modo in cui le risorse sono combinate tra loro, dal
livello di sintonia che esiste tra esse. Le risorse sono importanti nel determinare ciò che l’impresa
sa fare ma le capacità aziendali derivano dall’abilità dell’impresa di ottenere coordinamento e
collaborazione al suo interno.
La comunicazione all’interno del sistema aziendale è fondamentale per determinare le competenze
distintive i punti di forza.
COMUNICAZIONE
LA COMUNICAZIONE E IL VALORE
La comunicazione non solo diffonde il valore dell’impresa ma essa CREA VALORE incrementando il
PATRIMONIO INTANGIBILE dell’impresa : Teoria INVISIBLE ASSETS nell’impresa esistono capacità
che non si materializzano in impianti, fabbricati e prodotti ma sono intangibili si tratta ad esempio
del sapere tecnologico, delle conoscenze accumulate nel mercato e nei consumatori, nelle
competenze del management ecc…
RISORSE INTANGIBILI
Sono costituite da fattori produttivi non dotati di fisicità come ad esempio le TECNOLOGIE, LA
REPUTAZIONE, LA CULTURA AZIENDALE.
• TECNOLOGIE →conoscenze tecniche possedute dall’impresa
• REPUTAZIONE → fiducia di cui l’impresa gode tra i vari interlocutori
• CULTURA AZIENDALE → insieme di valori diffusi, sviluppati nel tempo all’interno
dell’impresa
LE RISORSE UMANE benchè siano TANGIBILI incorporano abilità che non sono tangibili (conoscenza,
esperienza, motivazione) ma che costituiscono il CAPITALE UMANO ovvero risorse durevoli create
attraverso la FORMAZIONE.
Le singole risorse di solito non sono efficaci (sono come gli ingredienti di una torta) ciò che è
essenziale è che le risorse siano INTEGRATE e coordinate in funzione delle diverse attività. (gli
ingredienti si trasformano in una torta attraverso l’azione del cuoco che sa come dosarli e
mescolarli). La capacità di ottenere queste azioni di dosaggio è denominata COMPETENZA o
CAPACITA’ ORGANIZZATIVA. Nelle aziende uno strumento per sviluppare tali competenze è proprio
la COMUNICAZIONE.
La comunicazione aumenta credibilità dell’impresa e ne migliora l’immagine ma può nel contempo
CONTRIBUIRE alla CREAZIONE NEL VALORE INCREMENTANDONE Il PATRIMONIO INTANGIBILE
DELL’IMPRESA.
Ciascuna area della comunicazione contribuisce a creare valore nella singola area d’azione che a sua
volta alimenta la creazione del VALORE OGGETTIVO.
CONTRIBUTO NELLA COMUNICAZIONE COMMERCIALE
I risultati che essa determina sono maggiori volumi di vendita, incrementi di quota di mercato,
miglioramenti sui versanti della notorietà e dell’immagine. Si tratta di risultati importanti per
l’impresa quantitativamente misurabili e quindi valorizzabili.
Gli effetti delle comunicazioni nel prodotto e quindi il risultato più importanti della comunicazione
commerciale sono sintetizzabili in una parola : marca .
La comunicazione commerciale crea valore incidendo direttamente su due variabili fondamentali
del capitale economico: il reddito medio atteso è la stabilità di tale reddito.
COMUNICAZIONE COMMERCIALE
Incrementa il reddito medio attraverso un aumento della domanda e riduce il rischio percepito
agendo nel fronte della fiducia e della fedeltà alla marca.
EFFETTOà INCREMENTO DEL VALORE ECONOMICO DELL’IMPRESA
Anche in momenti di crisi la comunicazione può svolgere un importante ruolo anti-ciclico di tipo
commerciale ma in termini di visibilità quando tutti dimostrano una comunicazione che investe
aumenta la capacità distintiva dell’impresa può trasmettere importanti valori e PLUS AZIONI.
COMUNICAZIONE GESTIONALE
Avviare considerando le aree della comunicazione come creatrici di valore, a ben vedere non sono
molte le imprese che considerano la comunicazione come una modalità di DIFFUSIONE di tale
valore. Eppure la comunicazione gestionale, rinforzando l’identità e la cultura aziendale fornisce lo
sviluppo della conoscenza, delle capacità gestionali e strategiche dell’impresa e CREA VALORE.
COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE
COMUNICAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA
Per lungo tempo è stata considerata alla strategia di un avere fiscale. La sua importanza è cresciuta
nel tempo ed è diventata fondamentale per la sopravvivenza dell’impresa.
IL PROCESSO DI COMUNICAZIONE
Qualsiasi processo decisionale (personale e aziendale) richiede una fase di ricerca, di ANALISI DELLA
SITUAZIONE.
La ricerca consiste in un atteggiamento di vigilanza per CAPIRE, CONOSCERE e MIGLIORARE LE
RELAZIONI senza FARSI COGLIERE DI SORPRESA DAI CAMBIAMENTI.
RICERCA SIGNIFICA SOPRATTUTTO NELLA PARTE INIZIALE
ASCOLTO fatto con umiltà e in modo continuativo, con comprensione e desiderio di capire.
RICERCA = PREVENZIONE
Le ricerche motivazionali sono ciò che i diversi pubblici sentono, credono e ascoltano, forniscono un
PROCESSO DECISIONALE (in tema di COMUNICAZIONE)
Un obbiettivo è fruttuoso.
L’INTANGIBILITA’ della comunicazione e gli ELEVATI INVESTIMENTI che caratterizzano questa
attività, richiedono sempre più diagnosi basate sulla ricerca à per convincere i responsabili delle
politiche aziendali della NECESSITA’ DI UN DETERMINATO INTERVENTO.
La ricerca consente in oltre di PREVENIRE PROBLEMI AZIENDALI, individuandoli e diagnosticandoli
quando sono ancora in fase embrionale.
Non in tutte le imprese, gli stakeholder (gli interlocutori dell’azienda) assumono le stesse
caratteristiche.
A seconda dell’attività esercitata dalla impresa, dell’organizzazione dell’impresa, della sua
dimensione e dei suoi mercati geografici di riferimento, alcuni interlocutori possono acquisire
maggiore/minore rilevanza e richiedere attenzione dall’impresa.
Il ruolo e l’importanza degli interlocutori aziendali può inoltre variare nel tempo a causa del
mutamento del contesto in cui l’azienda opera. Ogni qual volta l’impresa intende avviare nuove
iniziative o modificare quelle in essere, deve valutare quali soggetti coinvolgere e quali soggetti
potrebbe causare una minaccia.
I DESTINATARI DELLA COMUNICAZIONE d’impresa possono essere classificati in 4 gruppi:
Una volta definito il Pubblico Obiettivo occorre stabilire quale risposta s’intende ottenere dal
pubblico in questione.
Se nella comunicazione commerciale la risposta definitiva consiste nell’acquisto di un bene,
diversa è la situazione per le altre aree della comunicazione.
In linea generale, la comunicazione è un processo volto ad ottenere un cambiamento nel soggetto
al quale si rivolge, ciascuno di noi comunicando vuole che il proprio interlocutore creda in qualcosa
in cui prima non credeva, usi qualcosa che prima non aveva mai usato, faccia qualcosa che prima
non aveva mai fatto.
Dunque: Se non si spera di ottenere un miglioramento, non esiste ragione per comunicazione.
È POSSIBILE INDIVIDUARE DIVERSE FASI NEL COMPORTAMENTO DI RISPOSTA DEL PUBBLICO.
• IL MODELLO AIDA (il più importante) secondo il quale il ricevente passa attraverso le fasi
dell’ATTENZIONE, dell’INTERESSE, del DESIDERIO e dell’AZIONE.
• MODELLO DELLA GERARCHIA DEGLI EFFETTI: fasi della consapevolezza, conoscenza,
gradimento, preferenza, convinzione e acquisto.
• MODELLO DELL’INNOVAZIONE-ADOZIONE (Rodgers):
1) Fase attenzione = dove l’individuo apprende l’esistenza di una nuova idea, ma ha una scarsa
conoscenza
2) Fase interesse= l’individuo comincia ad interessarsi alla nuova idea ma vuole maggiori
informazioni e cerca di capire i vantaggi che potrebbe ottenere
3) Fase valutazione = l’individuo valuta l’efficacia dell’idea in base alle sue necessità
4) Prova = L’individuo mette in pratica la nuova idea (quasi sempre in scala ridotta) e si interessa
per sapere come conoscere i vari aspetti più nel dettaglio
5) Adozione= se l’idea risulta utile l’individuo l’accetta.
E’ la seconda fase del processo di comunicazione. Dopo la fase di analisi (1) e la fase di definizione
degli obiettivi (2) bisogna elaborare strategie tattiche (3). Seguono l’implementazione (4) ovvero
l’assegnazione delle responsabilità nelle varie aree coinvolte al fine di rendere effettivi i programmi
ed infine, la valutazione e il controllo (5) per monitorare i programmi definiti.
La programmazione della comunicazione aziendale alla strategia di qualsiasi altra attività
dell’impresa deve essere coerente con la politica aziendale, con le finalità e la mission dell’impresa.
Pertanto sarebbe opportuno che la mission fosse esplicitata in una dichiarazione Programmatica,
scritta e resa pubblica all’interno e all’esterno. La dichiarazione formalizza l’impegno dell’impresa a
perseguire un’attività. Solo una dichiarazione PUBBLICA può fornire l’appoggio e la collaborazione
di tutti.
Anche le decisioni sulla successione cronologica delle azioni di comunicazione andrebbero inserite
nella programmazione. E’ tanto più importante quanto maggiore è la novità del contenuto dei
messaggi.
Il pubblico non rifiuta i cambiamenti ma ha bisogno di tempo e di rassicurazioni per accettare le
novità, specie se improvvise e di notevole rilevanza.
PRINCIPIO IMPORTANTE = i mutamenti sugli atteggiamenti del pubblico si verificano più facilmente
se il suggerimento è accompagnato da cambiamenti di altri fattori che influenzano le opinioni e gli
atteggiamenti.
LE COMUNICAZIONI
La vita sociale è piena di comunicazioni alcune sono palesi, altre si esprimono in modo diverso dalle
parole ma sono ugualmente eloquenti. Basti pensare ai gesti (il sorriso, il movimento della mano,
l’incarnarsi delle sopracciglia) e ai suoni (le campane di una chiesa, il pianto di un bambino). TUTTO
È COMUNICAZIONE.
La COMUNICAZIONE VERBALE: il problema principale sta nel fatto che se le parole si riferiscono ad
idee astratte (come democrazia, profitto, redditività), non c’è un accordo universale sul loro
significato e per comunicare con successo è indispensabile che chi esprime e chi riceve il messaggio
ATTRIBUISCONO LO STESSO SIGNIFICATO alle parole usate.
IL RICORSO AL SOLO STRUMENTO PUBBLICITARIO NON È SUFFICIENTE.
La pubblicità svolge un ruolo importante nel destare l’attenzione ma è insufficiente nello stadio
dell’interesse in cui i soggetti hanno bisogno di comunicazioni più dirette e personalizzate.
Nello studio della valutazione entrano in gioco altri meccanismi come il passaparola o l’influenza dei
leader d’opinione.
Anche nella fase della prova sono necessari strumenti di comunicazione più dirette e personalizzate
mentre nella fase finale di adozione occorre assicurare l’individuo sulla bontà della sua scelta.
OSTACOLI ALL’EFFICACIA
Ci sono delle barriere che ostacolano la piena comprensione del messaggio e favoriscono processi
di DISTORSIONE. Problemi che affliggono sia chi comunica sia il pubblico che riceve la
comunicazione. Oltre alle barriere sociali (età, linguaggio), le barriere politiche e economiche nel
mercato della comunicazione esiste una spietata concorrenza tra idee e proposte che si contendono
l’attenzione del pubblico.
La fase della comunicazione vera e propria richiede l’elaborazione del messaggio e la scelta degli
strumenti e dei mezzi di comunicazione.
Dopo aver deciso la risposta che si intende ottenere dal pubblico occorre definire il contenuto del
messaggio.
Ogni comunicazione ha 2 aspetti:
1) Un aspetto di CONTENUTO, NOTIZIA che corrisponde a “cosa sto dicendo”.
HA VALENZA STRUMENTALE (obiettivo è convincere il ricevente facendo appello alle sue
capacità razionali quando questo aderisca ad una certa tesi);
2) Un aspetto di RELAZIONE O COMANDO (METACOMUNICAZIONE) che corrisponde a “come
deve essere interpretato il messaggio?”. Il processo di influenzamento della comunicazione
che ha UNA VALENZA EMOTIVA. Si cerca di persuadere, di modificare gli atteggiamenti e le
valutazioni di una persona, facendo appello alle emozioni, agli aspetti irrazionali della psiche.
Se sia più efficace l’elemento razionale a quello emotivo è stato oggetto di diversi studi ma si è
sempre pervenuti a conclusioni differenti. Lo studio di Hartmenn ha evidenziato un maggiore effetto
della comunicazione emotiva. Studio condotto nel 1963 in occasione di una campagna elettorale
dove sono stati distribuiti due opuscoli per lo stesso partito in 3 zone. In una circoscrizione fu
distribuito un opuscolo che spingeva a votare in base a motivazioni razionali, il secondo opuscolo si
basava su motivazioni emotive e nella terza zona non fu distribuito nessun opuscolo per utilizzare
tale zona come zona di controllo. I risultati elettorali furono favorevoli al partito in tutte e 3 le
circoscrizioni ma in misure diverse:
1) Nella zona dove sono stati distribuiti gli opuscoli basati su motivazioni emotive
l’incremento fu del 50%
2) Nella zona dove sono stati distribuiti gli opuscoli basati su motivazioni razionali
l’incremento fu del 35%
3) Nella zona di controllo l’incremento fu del 25%.
Sembra che il consumatore scelga qualche sostegno logico, razionale per scelte che in realtà sono
prevalentemente istintive.
La comunicazione è pertanto un processo di scambio di informazioni (contenuto) e di
influenzamento (metacomunicazione) tra due o più persone che avviene all’interno di un
determinato contesto.
Teoria dinamiche della comunicazione
GLI STRUMENTI
Una volta definito il contenuto del messaggio occorre stabilire quali sono gli strumenti più idonei
alla sua veicolazione, ovvero il mix più efficace per sostenere il messaggio. L’efficacia degli strumenti
di comunicazione può variare in funzione della:
• TIPOLOGIA DI MERCATO IN CUI L’IMPRESA OPERA (beni di consumo o beni industriali)
• AREA DI COMUNICAZIONE (commerciale, gestionale, istituzionale ecc )
• STUDIO DI DISPONIBILITÀ DEL DESTINATARIO.
LA VALUTAZIONE
L’ultima fase del processo di comunicazione consiste nella valutazione di ciò che è stato fatto, cioè
nel cercare delle risposte a domande:
- come abbiamo svolto la nostra attività di comunicazione?
-avremmo potuto fare meglio?
-come?
La valutazione può essere svolta ex ante/ex post. Benché i metodi utilizzati a questo fine siano
ancora in fase sperimentale è opportuno analizzare il rapporto costi/benefici e ricordare che
diffondere una notizia non significa comunicare (le trasmissioni non ascoltate, i film non visti, gli
opuscoli non letti non possono influenzare un pubblico che non c’è.
LA PREVALUTAZIONE EX ANTE
LA VALUTAZIONE EX POST
Le ricerche relative alla post valutazione di uno specifico programma di comunicazione devono
riguardare:
1) ampiezza del pubblico (quante persone sono state interessate?)
2) le relazioni nel pubblico (il contesto del messaggio lo ha colpito favorevolmente o
sfavorevolmente?)
3) gli effetti della comunicazione (quali risultasti abbiamo raggiunto?)
4) i gradi di influenza (che cosa ha esercitato maggiore influenza?)
Per attuare la politica della comunicazione l’impresa si avvale di un complesso di risorse interne ed
esterne.
le risorse INTERNE dipendono dalle scelte organizzative e strategiche dell’impresa.
Le risorse ESTERNE configurano quello che viene definito il mercato della comunicazione il quale è
composto dai soggetti attraverso cui passano i processi di comunicazione decisi dall’impresa per
raggiungere il target. Si tratta di soggetti intermediari della comunicazione. Il contributo fornito
dai soggetti esterni può essere un veicolo come nel caso dei media sia consulenza se ci si rivolge
ad agenzie di pubblicità.
IL MERCATO DELLA COMUNICAZIONE considera 4 fattori:
1) gli utenti: rappresentanti delle aziende che investono in comunicazione. Nel nostro paese, come
nel resto dei paesi evoluti, la maggior parte degli stanziamenti riguardano la comunicazione
commerciale; gli utenti principali sono le imprese produttrici di beni di lago consumo. In genere
per volgere le attività di comunicazione le imprese si avvalgono di soggetti esterne -> le agenzie di
comunicazione.
2) le agenzie di comunicazione: sono costituite da personale specializzato che si occupa dello
studio dello studio, dello sviluppo e della realizzazione di campagne di comunicazione per conto
terzi.
2 TIPI DI AGENZIE
-> gli studi: che comprendono professionisti free-lance e le boutique creative, piccole agenzie la
cui organizzazione fa capo al titolare e a pochi collaboratori; studiano l’aspetto creativo delle
campagne la cui realizzazione spetta più all’azienda.
->le agenzie a servizio competo: organizzazioni dotate di rilevanti conoscenze di marketing,
comunicazione e pubblicità in grado di risolvere tutti i problemi di comunicazione delle aziende-
clienti.
Le agenzie di comunicazione vengono classificate in base alla dimensione e al livello di
internazionalità. Per definire la dimensione i criteri utilizzati sono l’ammontare degli investimenti
in comunicazione che vengono gestiti dall’agenzia, numero dipendenti, pacchetto clienti.
le agenzie internazionali sono quelle che dispongono di una serie di filiali in vari paesi del mondo, a
loro ricorrono le imprese che hanno una presenza diretta in un certo numero di mercati esteri.
il rapporto è tra la sede centrale dell’impresa e la sede centrale dell’agenzia.
a questo livello vengono decide le scelte di fondo del piano di comunicazione che poi viene
realizzato nei singoli mercati.
COM E’STRUTTURATA UN’AGENZIA DI COMUNICAZIONE: 3 reparti
1) reparto contatto
2) reparto media
3) reparto creativo
Al reparto contatto il compito di gestire i collegamenti tra il cliente e il ruolo dell’agenzia.
Reparto Media è composto da coloro che rappresentano al cliente: quali mezzi utilizzare (TV,
stampa, affissioni, ecc.), con quale frequenza, in che arco di tempo, affinché la campagna risulti
efficace.
Nel reparto creativo, sotto la direzione di un creativo esperto operano i COPY WRITER e gli ART
DIRECTOR. I primi si occupano di testi, i secondi delle immagini.
Il creativo deve essere in grado di scrivere un testo e immaginare visivamente qualcosa di
qualunque argomento.
LE WEB AGENCY
L’introduzione del WEB quale mezzo di comunicazione ha favorito lo sviluppo di nuove imprese, le
cosiddette agenzie di interactive marketing alle quali si sono interessate le tradizionali agenzie di
comunicazione nel tentativo di acquisirle.
Sono così sorti i WEB MEDIA GROUPS ovvero i centri media nati per l’acquisto di spazi in rete. Nel
caso del WEB viene a cadere la netta separazione tra UTENTI e EDITORI, chi acquista spazi e chi li
ospita. Yahoo ad esempio assume sia il ruolo di cliente che quello di editore a seconda dello specifico
spazio considerato.
Le prime strutture che si sono occupate della comunicazione sul WEB sono le WEB AGENCY che
curano le realizzazioni dei siti e i progetti internet per i loro clienti.
In una prima fase internet era considerato in maniera separata rispetto agli altri media, ma ora si
sta fortemente considerando internet come uno dei mezzi a disposizione dell’impresa per
raggiungere i propri obbiettivi.
LE CONCESSIONARIE
Le concessionarie sono degli intermediari che interpongono tra coloro che offrono spazi (TV, radio,
ecc.) e gli utenti (in prima persona oppure rappresentati da agenzie di comunicazione).
Le CONCESSIONARIE rappresentano un fenomeno tipicamente italiano, negli altri paesi prevale un
rapporto diretto tra i due soggetti.
Il rapporto tra CONCESSIONARIE DI PUBBLICITÀ e i mezzi è regolato da un contratto denominato
CONTRATTO DI CONCESSIONE
Si ha una CONCESSIONE DI VENDITA quando un soggetto detto CONCEDENTE concede ad un altro
soggetto chiamato CONCESSIONARIO il potere di distribuire e vendere i propri prodotti (spazi) dopo
averli acquisiti.
Nel caso della COMMERCIALIZZAZIONE DIRETTA, la vendita dello spazio viene effettuata dallo stesso
produttore tramite un ufficio specializzato chiamato divisione pubblicità. In Italia la
commercializzazione diretta viene praticata dei Gruppi Editoriali.
I CENTRI MEDIA
Ad esempio: la scelta del mezzo stampa trova la sua contestualizzazione nella conseguente
selezione delle testate giornalistiche ritenute più idonee dal punto di vista del genere
editoriale es. cronaca, cultura, ecc.
Con lo sviluppo tecnologico ed economico vi è stata una crescita elevata dei mezzi di comunicazione.
I principali sono le EMITTENTI TELEVISIVE E RADIOFONICHE LOCALI E NAZIONALI, QUOTIDIANI,
RIVISTE, AFFISSIONI, CARTELLI, INTERNET, ecc.
Media che diffondono il loro messaggio secondo un approccio di mass communication (TV, STAMPA,
RADIO) e media che consentono forme di comunicazione più mirate come nel caso del TELEFONO e
DIRECT MAIL.
Mentre i mezzi del primo tipo non consento una puntuale misurazione dell’efficacia della
comunicazione.
I secondi, invece, permettono una puntuale determinazione del ritorno sull’investimento in
comunicazione.
• Media con comunicazioni MIRATE MEDIA INTERATTIVI
Consentono di raggiungere un pubblico selezionato proponendo una forma di interattività.
Ad esempio: campagna pubblicitaria con numero verde consente una compravendita
personalizzata con coloro che chiamano e lasciano i loro dati.
2° DISTINZIONE
MEZZI DI COMUNICAZIONE DI MASSA e MEZZI DI COMUNICAZIONE NON DI MASSA
MANIFESTAZIONI ORGANIZZATI DALLE IMPRESE per far convergere l’attenzione e l’interesse del
pubblico
(MANIFESTAZIONI, MOSTRE, VISITE IN AZIENDA)
Anche le SPONSORIZZAZIONI possono rientrare in questa categoria come le ASSEMBLEE DEGLI
AZIONISTI.
L’ATMOSFERA
Commenti sulle creazioni di AMBIENTE e ATMOSFERE volte a suscitare una certa disponibilità
sul PUBBLICO DI RIFERIMENTO.
L’AVVENTO DI INTERNET
I CRITERI DI SCELTA
La scelta degli STRUMENTI e dei MEZZI attraverso cui le imprese comunicano avviene a seconda dei
diversi PUBBLICI DI RIFERIMENTO e delle DIVERSE SITUAZIONI CHE CARATTERIZZANO L’IMPRESA.
Di solito per ciascun STRUMENTO di comunicazione esistono dei MEZZI che vengono considerati più
efficaci.
ES. Nella PUBBLICITA’ si ricorre ai MEZZI DI MASSA nelle RELAZIONI PUBBLICHE a RIUNIONI,
MEETING, DIRECT MARKETING al TELEFONO.
Nulla vita però di fare ad es. PUBBLICITA’ nel corso di una FIERA o DIRECT MARKETING nell’ambito
di una campagna pubblicitaria o mezzo stampa…
La scelta degli STRUMENTI prima e dei MEZZI poi deve essere compiuta valutando l’EFFICACIA, I
COSTI E LE OPPORTUNITA’ DI IMPIEGO SULLA BASE DEGLI OBIETTIVI E STRATEGIA DELL’IMPIEGO.
I MASS MEDIA
La scelta dei MEDIA rappresenta un momento importante nella PIANIFICAZIONE DELLA
COMUNICAZIONE AZIENDALE.
I mezzi di COMUNICAZIONE creano relazioni con i riceventi che possono essere FORTI, DEBOLI,
CENTRALI O INCIDENTALI.
Vedere un messaggio pubblicitario sul retro di un autobus genera una risposta diversa rispetto se si
guarda una PUBBLICITA’ al cinema seduto vicino al proprio partner prima dell’inizio di un FILM, il
che è ancora diverso dall’essere raggiunti da MESSAGGI in un SUPERMERCATO o in una SALA
esposizioni-à DIVERSO IMPATTO EMOTIVO.
IMPATTO è la capacità del messaggio di ottenere la risposta desiderata da parte del RICEVENTE
quando è veicolato attraverso un certo mezzo.
STAMPA, RADIO, TELEVISIONE possiedono potenzialità ESPRESSIVE diverse che possono DEPRIMERE
O VALORIZZARE il contenuto di un dato MESSAGGIO PUBBLICITARIO.
Il MEZZO PRESCELTO deve risultare COERENTE con la natura del MESSAGGIO, e cioè con
quell’insieme di SIMBOLI che la strategia creativa ha utilizzato per decodificare un PRODOTTO.
Occorre dunque IDENTICARE LE DIFFERENZE TRA I MEDIA E LE RELATIVE RISPOSTE DEL PUBBLICO.
LA MODALITA’ DI TRASMISSIONE
LA TEMPISTICA
Riguarda il momento del giorno in cui il MEZZO (e quindi il MESSAGGIO) può essere VISTO E
ASCOLTATO.
I mezzi sono ormai sempre disponibili 24 ore su 24 anche se l’ultimo nell’arco della giornata prevede
differenti AUDIENCE cosi come riflesso dei PALINSESTI TELEVISIVI E RADIOFONICI.
ES. Un quotidiano può essere letto a colazione, durante il viaggio verso il lavoro.
La sera cambia la situazione, cambia lo STATO MENTALE E LA PRONTEZZA DI RISPOSTA.
I Giornali del fine settimana vengono letti in un AMBIENTE PIU SERENO, CON UN’ATMOSFERA PIU
RILASSATA.
Gli SMS pubblicitari che possono essere ricevuti in qualsiasi momento del giorno, possono provocare
una sensazione di FASTIDIO.
Man mano che i mezzi diventano POPOLARI cresce l’elemento IRRITANTE E AUMENTA LA
POSSIBILITA’ DI GUARDARLI NEGATIVAMENTE.
IL CONTESTO
Il contesto è il MICROAMBIENTE nel quale avviene la comunicazione aziendale. Studi che risalgono
agli anni 70 hanno mostrato l’impatto del CLIMA EDITORIALE nella comunicazione. Il contesto
coinvolge anche le CIRCOSTANZE FISICHE E SOCIALI in cui i mezzi sono disponibili.
ES. la TV si vede a casa in modo rilassato i CARTELLONI si guardano in ambienti più frenetici magari
andando al lavoro in macchina.
IL FORMATO
È connesso alla flessibilità del mezzo utilizzato.
La TV, IL CINEMA, INTERNET offrono SUONO, IMMAGINE, MOVIMENTO E COLORE e offrono
molteplici opportunità CREATIVE. La RADIO è un mezzo MOLTO MENO INVASIVO coinvolgendo solo
l’udito. Tuttavia l’apparente povertà di stimoli sensoriali può essere compensata dalla necessità di
fare appello all’IMMAGINAZIONE.
I MASS MEDIA
E-MEDIA
Il termine e-media è stato coniato per indicare i nuovi mezzi che si sono resi
disponibili con lo sviluppo delle telecomunicazioni, dell’elettronica e
dell’informatica.
Il successo di questi nuovi mezzi è strettamente connesso al fatto che essi
permettono, grazie alla tecnologia che li supporta, interattività, risposte in
tempi più brevi, comunicazioni più dirette e sofisticate.
Il potere del’ e-media sta rivoluzionando non solo la comunicazione, ma
anche il marketing e il comportamento degli individui.
IL CASO DAEWOO
nel mercato automobilistico inglese il lancio della Daewoo si è fondato sulla
vendita negli showroom→ ad un certo punto si preferi optare per un nuovo
coinvolgimento interattivo attraverso la creazione di stazioni multimediali nei
saloni di vendita. Ciò consenti ai clienti un facile accesso alle informazioni:
interangendo con le stazioni, vedendo modelli da più angolature e
progettando la propria auto in modo personalizzato, i clienti potevano
scegliere tra le varie opzioni.
La comunicazione multimediale infatti diffondere informazioni sui prodotto e
sull’azienda e rendere le presentazioni più efficaci, interessanti e
comprensibili.
L’ANIMAZIONE INFORMATICA
7l’animazione informatica è un tipo di applicazione multimediale diffusa per
scopi comunicativi.
Tecniche e tecnologia usate in film come jurassic park e matrix vengono ora
adottati anche in campo pubblicitario.
I paesaggi un tempo disegnati a mano ora sono creati al computer e le
sequenze di animazioni possono essere create con idonei programmi
informatici in poche ore o pochi giorni.
l’applicazione di tali animazioni viene usata in televisione,al cinema, nei video
di taglio promozionale.
La realtà virtuale è la nuova frontiera della tecnologia multimediale → circa
l’animazione di ultima generazione per quanto può sembrare realistica,
l’immagine è sempre vista dalla stessa prospettiva.
La realtà virtuale invee è un luogo in cui si può entrare e muoversi come nella
vita reale-
gli e-media possono essere classificati come ON LINE E OFF LINE.
Quelli on line sono accessibili in tempo reale, sono dinamici e cappaci di
aggiornare continuamente informazioni (es: internet,teletext,videotext).
I mezzi offline si servono principalmente di cd rom e dvd. Applicazioni di tipo
educativo hanno fatto largo uso di tali mezzi. Sono progettati per contenere
tutte le informazioni di cui l’utente necessita. Una volta prodotte le
informazioni contenute rimangono fisse per tutta la vita sul cd rom o dvd.
2 ponti:
I DESTINARARI
STRUMENTI E MEZZI
Gli strumenti e mezzi non differiscono da quelli usati nelle altre aree della
comunicazione.
È possibile distinguere:
STRUMENTI COMUNI per più aree ( pubblicità, sponsorizzazioni,
relazioni pubbliche)
STRUMENTI SPECIFICI per la comunicazione istituzionale (attività di
lobbing o public aff...) quali : LOBBY ( gruppi di persone formato da
soggetti particolarmente competenti e influenti la cui attività è ...... e
sostenere interessi economici di una o più imprese)
MEDIA (presenti delle imprese maggiormente strutturate e gestiti
dall’ufficio stampa al quale competono 3 attività:
o controllo e monitoraggio di quello che viene pubblicato o
trasmesso cioè della rassegna stampa,
o gestire il rapporto con i giornalisti,
o training ai manager dell’impresa su come gestire i rapporti con i
media).
Il valore della fiducia in alcuni casi può essere persino superiore a quello
delle risorse finanziarie.
IMMAGINE AZIENDALE
Indagine:
Per il 54% dei manager l’immagine aziendale coincide con quella del suo
amministratore delegato ( maggior facilità degli individui di identificare una
persona piuttosto che un’entità astratta). Tanti in Italia gli esempi a questo
proposito: Luca Cordero di Montezemolo per la Ferrari. Tale identificazione
delle aziende “patronali” oggi tende a caratterizzare anche le multinazionali.
L’immagine aziendale non si può più creare in maniera artefatta come avveniva spesso
per alcuni prodotti. Il PRODOTTO è qualcosa di artificiale e sin dalla sua fase di
progettazione è possibile decidere quale IMPRESSIONE si vuole che il pubblico ne
abbia, quali caratteristiche devono differenziarlo da quelle della concorrenza e come
deve essere posizionato nelle menti del pubblico.
Per l’IMPRESA la situazione è assai diversa, l’impresa viene sempre prima
dell’immagine di essa. L’IMMAGINE DELL’IMPRESA è determinata dalle sue
prestazioni: ciò che fa un’impresa determina la sua immagine.
La GESTIONE DELL’IMMAGINE deve consistere nell’assicurare la corretta
trasmissione degli obiettivi, della filosofia e della missione dell’impresa.
1. PERDITA DI REDDITIVITÀ
2. NEGATIVITÀ DEI FLUSSI DI CASSA
3. PERDITA QUOTE DI MERCATO
4. DIMINUZIONE NELLE VENDITE
5. PERDITA DI MANAGER IMPORTANTI E PERSONE QUALIFICATE
6. DETERIORAMENTO DELLA STRUTTURA FINANZIARIA
Si può, inoltre, distinguere fra declino e crisi. Il declino è collegato ad una performance
negativa; la crisi è uno sviluppo del declino, è la fase acuta, conclamata dal declino.
IL CRISIS MANAGER
Soprattutto nelle crisi a matrice esterna, il crisis manager assume particolare
rilievo. Si occupa della prevenzione e della gestione delle emergenze. È suffi-
ciente leggere le cronache d’impresa per rendersi conto che le crisi ormai sono
ritenute parte integrante della vita organizzativa di un’azienda. L’importanza
della comunicazione aumenta anche in virtù della rapidità con cui circolano le
informazioni dell’influenza dei media.
INTERVENTO PROATTIVO
3 teorie che si sono sviluppate tra gli anni 70 e 80.
A. TEORIA DELLA DIPENDENZA DELLE RISORSE ESTERNE
La presenza di tale teoria è che le imprese non sono autosufficientinecessi-
tano di risorse dall’ambiente in cui operano. Le imprese sono quindi INFLUEN-
ZATE DALL’AMBIENTE, ma intraprendono anche azioni per modificare l’am-
biente stesso, al fine di controllarlo il più possibile.
B. TEORIA DELL’ISTITUZZIONALIZZAZIONE
Le imprese sono istituzioni, cioè profondamente inserite e connesse con i va-
lori dell’ambiente nel quale operano, esse cercano di conformarsi alle aspetta-
tive e alle norme sociali per ottenere LEGETTIMAZIONE E RICEVERE LE RI-
SORSE NECESSARIE alla loro attività e alla loro SOPRAVVIVENZA.
C. TEORIA DELLA CULTURA ORGANIZZATIVA
La cultura organizzativa e l’azione dei leader sono fattori determinanti che ge-
nerano COINVOLGIMENTO E IMPEGNO.
PROCESSO DI COMUNICAZIONE
Prevede 4 fasi fondamentali:
1) Elaborazione interna: i dati grezzi nascono e successivamente vengono aggregati e
coordinati in modo da renderli intellegibili nel loro insieme;
2) Codifica: consente una ulteriore elaborazione delle informazioni al fine di renderle in-
tellegibili al destinatario finale (pubblico di riferimento);
3) Fase di erogazione (trasmissione) delle informazioni codificate dall’impresa: comporta
la scelta di mezzi più idonei in termini di efficacia ed efficienza al raggiungimento degli
obiettivi della comunicazione;
4) Fase dell’utilizzazione: può essere considerata secondo una duplice ottica: da un lato
utilizzo delle informazioni da parte dei riceventi finali; dall’altro una sorta di collega-
mento con la prima fase (elaborazione), come chiusura di un ipotetico circolo virtuoso
in cui l’impresa emittente considera l’utilizzazione alla stregua di un feedback prodotto
dai destinatari al fine di valutare la consistenza della propria attività comunicativa.
La storia
Venti anni fa parlare di comunicazione economico finanziaria per la divulgazione di parti-
colari notizie verso i dipendenti o interlocutori esterni appariva come violare il principio di
riservatezza aziendale. Unico termine di riferimento era il bilancio, che, oltre che essere
molto tecnico, era soggetto ad ampi margini di discrezionalità da parte dei redattori
(enormi vuoti legislativi lo rendevano un documento spesso privo delle necessarie doti in-
formative).
L’evoluzione del contesto ambientale ha inciso pesantemente nel comportamento delle im-
prese; l’attuale tendenza verso la globalizzazione sta accentuando l’esigenza di un allinea-
mento formale dell’informativa agli standard internazionali.
Oggi gli aspetti economico-finanziari dell’impresa hanno assunto un ruolo di maggiore im-
portanza nell’ottica di ottenimento del consenso e quindi per l’affermazione dell’immagine
aziendale.
Miglioramenti legislativi, aumento della conoscenza economica e maggiore interesse
verso i fenomeni economici sono tutti fattori che hanno contribuito all’affermazione di una
comunicazione economico-finanziaria del tutto autonoma e non più trattata a margine di
altre forme comunicative.
Ciononostante, molte imprese non si sono ancora del tutto adeguate al nuovo modo di in-
tendere l’informativa societaria.
Esempio
Verso la fine degli anni ’70 un analista finanziario americano alla ricerca di qualche azione italiana
da inserire nel portafoglio di un grande investitore istituzionale di New York chiese i nomi di al-
cune grandi società quotate alla Borsa di Milano tra quelle che fornivano il maggior numero di in-
formazioni. Il suo criterio di scelta destò molto stupore poiché in Italia soltanto le imprese che
vanno male si affannano a fornire ampie informazioni. Gli imprenditori le cui aziende vanno bene
evitano di parlare per paura dei sindacati e della concorrenza. L’americano a fine anno scrisse rin-
graziando per i nominativi forniti: gli avevano fruttato ottime plusvalenze per il fondo pensione di
cui era gestore.
Esempio
Lo dimostrano i risultati di un sondaggio svolto su un campione di 103 soggetti scelti tra 150 inve-
stitori istituzionali del Regno Unito e presentato alla comunità finanziaria milanese nella prima-
vera del 1993. L’obiettivo di tale sondaggio era quello di ottenere un giudizio sull’interesse ad in-
vestire in Italia e sull’informativa finanziaria fornita dalle aziende italiane. Gli investitori hanno
giudicato insufficiente l’informativa fornita dalle nostre società, chiuso e arretrato l’atteggia-
mento del management.
Democrazia interna: al socio (a prescindere dall’entità della sua quota di partecipazione) deve es-
sere garantito il diritto ad una informazione esaustiva.
Democrazia esterna: 1) fornire una corretta informazione non solo ai potenziali investitori ma più
in generale a tutti i soggetti interessanti alle modalità gestionali dell’impresa;
2) contribuire, grazie ad una informativa societaria trasparente, al raggiungimento di un elevato
grado di efficienza e funzionalità del mercato dei capitali.
In realtà la trasparenza ha poca influenza sul pubblico dei risparmiatori, visto che per la scelta
delle proprie forme di investimento delega gli investitori istituzionali o gestioni professioniste.
La CONSOB (relazione 1986) dice che non ci si deve illudere sulla volontà e sulla stessa capacità
del risparmiatore medio di apprezzare l’informazione che gli si fornisce proprio a causa della sua
abbondanza e del suo tecnicismo. Per questo l’informazione viene analizzata e filtrata da inter-
mediari cui il risparmiatore si rivolge per ottenere consigli.
L’impresa fa propria la politica della trasparenza perché il mercato lo richiede ma in questo modo
riesce ad ottenere la fiducia e di conseguenza l’apporto di risorse tangibili e intangibili.
Investitori sono tutti coloro che finanziano o che potrebbero finanziare l’attività dell’impresa (
banche, fondi d’investimento, ma anche i singoli risparmiatori).
Ma oltre alla raccolta dei capitali non va dimenticato l’ulteriore obiettivo dell’impresa: vale a dire
la creazione di una forte credibilità.
A tal proposito il pubblico di riferimento è assai più vasto; le imprese intrattengono relazioni
aziendali con una gamma ampia e differente di interlocutori: non solo banche e finanziatori, ma
anche dipendenti, clienti, fornitori, ecc…
La comunicazione quindi contribuisce non solo ad assicurare la diffusione del valore dell’im-
presa, ma incide anche sul processo di mobilitazione delle risorse umane che occupano un ruolo
centrale nella produzione del valore dell’impresa.
La competizione tra le imprese avviene non solo per quanto riguarda l’offerta di beni e servizi, ma
anche sulla domanda dei fattori produttivi, soprattutto laddove questi fattori sono scarsi. Le im-
prese che si trovano in competizione per l’acquisizione tendono a fornire maggiori informazioni.
Esempio
Per attirare nel proprio organico i manager migliori è necessario comunicare all’esterno i dati es-
senziali sull’andamento economico del complesso aziendale.
I bisogni informativi
Una volta considerata la comunicazione economico-finanziaria alla stregua di un prodotto,
il secondo problema da risolvere è l’analisi dei bisogni informativi di tipo economico finan-
ziario.
Sono tre:
1. bisogni legislativi: derivano da precisi obblighi normativi che impongono la produ-
zione e la diffusione di determinate informazioni economiche;
2. bisogni di mercato : l’impresa li recepisce attraverso una costante attività di ascolto e
di analisi dell’ambiente in cui è inserita e servono per intercettare la reale domanda di
informazione economico - finanziaria proveniente dai diversi interlocutori interni ed
esterni dell’impresa;
3. bisogni di conoscenza aziendale: spingono l’impresa a trasmettere informazioni pre-
mianti per la sua attività e quindi desidera che il mondo esterno le conosca.
Sulla base di tali bisogni, si possono delineare almeno due forme di comunicazione econo-
mico-finanziaria:
1) la prima si può definire “di base” o dovuta, si sostanzia in documenti Standard prodotti
annualmente dalle imprese (bilancio d’esercizio, Dichiarazione dei redditi) o in occa-
sione di operazioni straordinarie nate da particolari esigenze gestionali (es: fusioni, ac-
quisizioni ecc). La comunicazione economico-finanziaria dovuta risponde principal-
mente al soddisfacimento degli interessi manifestati da tutti i soggetti coinvolti nell’at-
tività aziendale, rappresenta l’offerta minima obbligatoria.
2) la seconda forma di comunicazione economico-finanziaria è quella applicata o voluta,
che ha come obiettivo il soddisfacimento dei bisogni informativi di particolari interlocu-
tori nella gestione economico-finanziaria dell’impresa (lettera agli azionisti, comunicati
stampa, convegni) ma con riferimento a particolari fenomeni contingenti che riguar-
dano la vita aziendale (situazioni di crisi, collaborazioni con altre aziende, aumenti di
capitale ecc). L’obiettivo di questa forma di comunicazione è quello di trasmettere
messaggi chiari e calibrati verso ben definiti interlocutori o in relazione a precisi acca-
dimenti. In realtà non sempre questi processi comunicativi sono voluti dalle aziende.
Spesso queste informazioni aggiuntive sono il risultato del potere contrattuale di alcuni
interlocutori nei confronti dei quali l’impresa ritiene importante mantenere una rela-
zione di scambio (tipico il caso dei sindacati).
COMUNICAZIONE ECONOMICO FINANZIARIA
GLI STRUMENTI
Per anni è stata identificata questo tipo di comunicazione con le Pubblicità, per molto tempo il suo impiego si
è dimostrato efficiente ed efficace per affrontare i mercati di massa.
La pubblicità è uno strumento “puro”, in una concezione meccanicistica della comunicazione.
Per tutti gli altri strumenti infatti è necessaria una politica di marketing (es. per la promozione è necessaria
una politica di sconti
Vendite Personali -> politica di distribuzione
Relazioni Pubbliche -> una politica di relazioni.
Oggi il concetto di comunicazione commerciale si è evoluto grazie soprattutto all’uso di STRUMENTI
INTERATTIVI dove il destinatario ha un ruolo critico, attivo.
RISPOSTA COGNITIVA
La risposta cognitiva difende dalla informazioni possedute dai singoli soggetti, informazioni che sono
strettamente connesse agli stili di vita e capacità percettive.
La percezione non ha funzione …, ha il compito di filtrare le informazioni.
La percezione è
Selettiva: solo alcuni elementi du informazione vengono recepiti in quanto rispondenti di bisogni in un dato
momento
Parziale: alcuni elementi di informazione sono in contraddizione con il quadro di riferimento
Difensiva: non di rado alcuni stimoli vengono respinti perché ritenuti fastidiosi
Compito del marketing è vincere queste resistenze ai fini di far conoscere il proprio prodotto
• la notorietà: capacita di Un potenziale acquirente di identificare una marca
LA NOTORIETA’ è la capacità di un potenziale acquirente di identificare una marca
LA RISPOSTA AFFETTIVA
Questo tipo di risposta rimanda ai giudizi favorevoli o sfavorevoli nei confronti di una marca. Giudizi che
possono derivare dalle informazioni raccolte ma soprattutto dall’esperienza maturata durante e dopo
l’acquisto di un prodotto.
INSIEME DISPONIBILE è l’insieme delle marche che fanno parte di una certa categoria di prodotti.
INSIEME EVOCATO: marche note o provate che il consumatore prende in considerazione al momento
dell’acquisto.
LA RISPOSTA COMPORTAMENTALE
Per quanto concerne la risposta comportamentale, la misura più diretta riguarda l’andamento delle vendite
del prodotto o della marca.
E’ opportuno raccogliere altre informazioni per disegnare il profilo del comportamento d’acquisto dei
clienti.
La marca (il brand) è il risultato più tangibile della comunicazione commerciale. La marca rappresenta la
sintesi di tutta l’attività di marketing e comunicazione commerciale dell’impresa.
RUOLO DELLA MARCA: rappresentando la sintesi tangibile dell’immagine dell’impresa, la marca può fornire
un contributo determinante nell’accrescimento del patrimonio aziendale. Il suo valore risiede non solo nel
patrimonio di fiducia dei clienti, ma in generale nei rapporti e nelle relazioni che l’impresa sviluppa con i
diversi stakeholders. Nelle relazioni interne la marca sviluppa il senso di appartenenza, mentre nelle
relazioni esterne genera fiducia, credibilità e legittimazione.
Quindi il primo fondamentalo obbiettivo della comunicazione commerciale è quello di definire una politica
di marca. La marca può essere definita una forma di conoscenza e grado di valore per l’impresa. Tale valore
deriva dall’attribuzione da parte del pubblico di una serie di aspettative e di sentimenti.
BRAND E VALORE DELL’IMPRESA: studi americani hanno dimostrato che il 5% del prezzo di contrattazione
di una società quotata è direttamente attribuibile al “brand imose”. Nei momenti di crisi del mercato solo le
società con un solido brand recuperano quasi totalmente le loro perdite
Diverse sono le cause che possono determinare una crisi d’impresa. Esistono diverse tipologie che
riguardano il prodotto.
DIFETTO DI PROGETTAZIONE O PRODUZIONE : ex. La general motors alcuni anni fa mise in commercio un
modello indicativo di pick-up che riscontrò grande successo tra il pubblico. Ben presto manifestò gravi
difetti di progettazione : il serbatoio si incendiava in caso di incidente. La GM venne citata in giudizio e
dovette sostenere le spese di risarcimento danni, nonché riprogettare il suo prodotto.
CONTAMINAZIONE ACCIDENTALE DI SOSTANZE DANNOSE PER L’UOMO: la PERRIER nel 1990 annunciò il
ritiro dal mercato nord-americano delle sue acque minerali, 72 bottiglie per un valore stimato per un valore
di 30ml$. Pochi giorni prima nella bevanda, nota per la purezza e per l’origine naturale, i laboratori
dell’ufficio igiene avevano riscontrato tracce di benzene, un solvente ritenuto cancerogeno. In poche
settimane ha compromesso l’immagine dell’azienda ed il suo posizionamento nella fascia alta di mercato
costruito faticosamente in lunghi anni di attività.
CONTAMINAZIONE DOLOSA : contraffazione o sabotaggi del prodotto. Nel settembre del 1982 morirono
vicino chicago dopo aver ingerito una particolare marca di analgesico (Tynelon) che qualcuno aveva
sabotato. Nella capsula era stato inserito un potente veleno. L’azienda faceva parte del gruppo
jonson&jonson la cui immagine fu seriamente compromessa. La società, consapevole della propria
estraneità al fatto, prese comunque delle contromisure, sostenendo i costi per il ritiro del prodotto (31ml di
confezioni per un valore di circa 100ml$), attivò un numero verde per garantire informazioni dirette al
pubblico e rimborsò i prodotti già venduti. Investì anche ingenti risorse per riprogettare la confezione del
prodotto con 3 dispositivi del prodotto per il suo rilancio sul mercato. Le vendite tornarono ai livelli
precedenti al sabotaggio ma il responsabile non fu mai identificato.
Non sempre gli eventi di natura dolosa provengono da agenti esterni all’impresa, talvolta sono gli stessi
dipendenti ad agire contro l’impresa per procurarle un danno. In ogni caso le crisi legate al prodotto
mettono a repentaglio la fiducia dei consumatori e l’insieme dei rapporti dell’impresa con il mercato .
Lo sviluppo di una situazione d’emergenza dovuta al prodotto può essere suddivisa in 4 fasi :
1. Normalità : corrisponde alla situazione ante crisi. In tale fase la presenza di buoni sistemi di
controllo potrebbe consentire di individuare un eventuale compromissione interna prima che i
prodotti lascino il magazzino. Se ciò non accade l’impresa entra nella fase di esplosione della crisi
fase in cui si determina una riduzione accelerata delle vendite fino ad un livello minimo che può
essere pari a zero.
2. Esposizione della crisi : in questa fase il primo passo consiste nell’identificazione del fattore di crisi
che può comportare pericolo per il consumatore, occorre quindi intervenire per rendere innocuo il
prodotto eventualmente tramite il “RECALL” (ritiro del prodotto). Contemporaneamente occorre
comunicare all’esterno per fornire una sincera informazione ai consumatori e difendere il buon
nome aziendale. Nella fase di esplosione della crisi, alla flessione delle vendite, possono seguire
ulteriori costi dovuti ad un’eventuale operazione di ritiro del prodotto
3. Periodo interno Interlocutorio : nella terza fase l’emergenza pubblica è cessata ma il recupero non
può ancora iniziare perché è necessario effettuare test, analisi ed indagini sull’accaduto. In questa
fase non bisogna trascurare il possibile effetto trascinamento degli altri prodotti dell’azienda.
4. Recupero : quando la crisi si risolve, c’è la c.d. fase di recupero con la re-immissione del prodotto
sul mercato, eventualmente in una forma nuova. Di solito avviene una riconquista più veloce dei
clienti più fedeli ed una lenta ricostruzione della restante quota di mercato. Il programma di
recupero è fondamentalmente un programma di marketing.
Un problema di comunicazione risolto con la comunicazione: questa è la sintesi che definisce l’intera
vicenda che ha coinvolto la mercedes nel lancio della classe A. prima del debutto, per un anno e mezzo,
c’era stata una massiccia campagna di comunicazione che aveva aumentato le attese del pubblico. Di fronte
a tale situazione i vertici mercedes si sono resi conto che il rendimento (*) dell’auto non era il vero
problema, ma che per riportare la fiducia sul prodotto occorreva intervenire subito ed essere quanto più
possibile trasparenti. Per questo hanno reagito con una comunicazione molto forte, tenendo a stoccarda
una conferenza stampa nella quale spiegavano cosa avrebbe fatto mercedes per rimuovere il problema
(questione tecnica).
3) Identificazione dei ….pubblici ai quali l’impresa intende rivolgersi: lavoratori, fornitori, clienti, abitanti
della zona etc.
Occorre una mappatura di tutti gli stokeholders che potrebbero essere interessati dall’evento critico
4) Identificare i canali informativi da utilizzare in funzione delle diverse tipologie di crisi (mass media,
inserzioni sui giornali, spot televisivi, conferenze stampa, linee telefoniche dedicate etc.).
Quando un’impresa è coinvolta in incidenti di una certa portata l’informazione transita obbligatoriamente
attraverso i media.
5) predisposizione dei materiali di comunicazione di base : in questo modo l’impresa dovrà concentrarsi
solo sulla raccolta di informazioni inerenti la situazione specifica in atto.
Indipendentemente dalla causa che rischia di minare alla base l’immagine aziendale, ritardare la
comunicazione, fornire risposte incomplete non migliorano la situazione.
Ciò che sarebbe opportuno predisporre è un piano di comunicazione d’emergenza (da predisporre in fase di
normalità) che preveda i principi e le azioni da intraprendere in caso di crisi.
Definire il Crisis Plan, definire ruoli precisi e responsabilità (chi può e deve rispondere) sia per la
comunicazione interna che per quella esterna. La nomina di un portavoce è funzionale, evita dispersioni di
energie e sovrapposizioni. Il portavoce fa parte del manager team ma non necessariamente deve essere il
leader, parla a nome di tutta l’organizzazione a tutti gli interlocutori.
Nel Tampering la quota di mercato tende a reagire in modo elastico alla conclusione della crisi e a ritornare
abbastanza presto ai livelli originari.
Il Tampering può essere una crisi molto costosa, la caduta delle vendite può essere velocissima, talvolta
fino all’azzeramento della quota di mercato.
L’impresa deve comunque attivarsi (anche se innocente) per proteggere il proprio consumatore.
Si può autoalimentare perché la notizia di contaminazione può, come altri comportamenti devianti,
suscitare nuove contaminazioni.
Gli interventi esterni ----soprattutto i mass media possono influenzare l’evoluzione della crisi, pertanto è
necessario attivare una politica di comunicazione trasparente per orientare i Media verso un’informazione
conforme ai fatti e non di tipo scandalistico.
La risposta organizzativa il pubblico non può che valutare negativamente un intervento non tempestivo del
produttore su contaminazioni o difetti del suo prodotto.
Il Tampering.
Gli episodi di Tampering non dovrebbero intaccare irrimediabilmente l’immagine dell’Impresa. Così come la
caduta delle vendite durante la fase di crisi non dovrebbe avere effetti significativi sulla fedeltà alla marca.
Superata questa fase è partita la campagna per la nuova Classe A che in breve tempo è riuscita a riallineare
la percezione del pubblico. Una campagna che in Italia è stata avvantaggiata dal fatto che in precedenza si
era puntato poco sugli aspetti tecnici della vettura e più su quelli emotivi. Il risultato dell’operazione è stato
grandioso: 13.000 auto vendute, a fronte delle 11.000 passate.
Le variabili che influenzano gli sviluppi e l’esito delle crisi legate ai prodotti:
Immagine dell’Azienda------ la risposta dei consumatori alla notizia della pericolosità del prodotto
dipende dal giudizio sul produttore maturato prima dell’emergenza. Se il consumatore considera l’Impresa
affidabile tenderà ad avere una posizione meno rigida