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FILOSOFIA DELLA COMUNICAZIONE – UNITÀ 1

COMUNICAZIONE ® dal greco KOINÓS:


- Rif. alle cose: agg. Comune, appartenente a tutti
- Rif. alle persone: agg. 1) Partecipe, compagno, stessa origine/razza; 2) socievole, affabile, giusto ®
comunicazione etimologicamente come CONDIVISIONE = dire qualcosa che sta in mezzo ed è comune ad
entrambi, costruzione di un luogo comune ® tentativo di arrivare alla verità, qualcosa condivido da
entrambi.

➢ Radice greca mantenuta nel latimo cum, che compone l’aggettivo communis = che compie il suo incarico insieme
con altri, ricevendone benefici.
Significato gen. = appartenente a molti, passando nel sostantivo commune = il bene comune, il territorio comune.
Alla base della società latina ® communitas = la condivisione di beni, di conoscenze, di valori (attraverso il
linguaggio) fra i membri di una comunità
➢ In epoca paleocristiana e medievale ® communicare = avvicinarsi all’altare e prendere la comunione.

➢ Significati generali dati dai dizionari:


- Trasmissione mentale o spirituale di idee/pensieri
- Collegamento tramite mezzi di trasporto, trasmissione o diffusione ( di persone, merci e informazioni)
- Treccani: Teoria delle telecomunicazioni ® processo per cui i messaggi generati da una sorgente vengono
riprodotti i maniera +/- fedele presso il destinatario, collegato alla sorgente da un canale/mezzo
trasmissivo, il quale interagisce con i segnali proposti, introducendovi modifiche (attenuazione, distorsione,
rumore) che possono compromettere la trasmissione del messaggio. ® mette in luce l’aspetto della
comunicazione legato alla trasmissione di informazioni.

➢ Altra definizione è quella del 1º assioma della comunicazione, elaborato dalla Scuola di Palo Alto:
È impossibile non comunicare. In qualsiasi tipo di interazione tra persone, si sta comunicando sempre qualcosa
all’altro soggetto.
2) In ogni comunicazione si ha una meta-comunicazione che regolamenta i rapporti tra chi sta comunicando;
3) Le variazioni dei flussi comunicativi sono regolate dalla punteggiatura usata dai soggetti che comunicano;
4) Le comunicazioni possono essere di 2 tipi: analogiche (le immagini, i segni) e digitali (le parole);
5) Le comunicazioni possono essere: simmetriche (soggetti sullo stesso piano) e complementari (soggetti non sullo
stesso piano).

➢ La comunicazione implica delle REGOLE NON SCRITTE:


- Devo voler comunicare qualcosa;
- Devo trovare qualcuno che mi ascolti;
- Basare la comunicazione sull’altro;
- L’altro deve fare la stessa cosa (bidirezionale)

➢ Perché ci sia comunicazione è necessario:


- Trasmettere una determinata informazione attraverso precisi segnali organizzati secondo un certo codice;
- Tener presente l’altro e strutturare l’atto linguistico in base a lui.

ð Comunicazione = TENTATIVO DI MESSA IN COMUNE CON L’ALTRO in cui l’alterità del partner è presa in
considerazione e assunta come elemento costitutivo.

Comunicare ≠ trasmettere informazioni ® la waggle dance delle api (non esige risposte: non atto comunicativo)
➤ JOHN LOCKE – Saggio sull’intelletto umano (1690)
® primo filosofo che parla di comunicazione nel senso in cui la intendiamo oggi.
® la comunicazione attraverso le parole ha 2 usi:
- CIVILE: per tenere viva la comunicazione, per il commercio e nella vita ordinaria degli uomini.
- FILOSOFICO: per trasmettere nozioni precise e verità, per cercare le definizioni corrette delle cose.

® SCOPO del linguaggio = essere capito ma affinché questo avvenga è necessario che la parola susciti la stessa idea
in entrambi i soggetti che comunicano, soprattutto quando ci si riferisce a concetti astratti (es. amore). Per questo
prima devono essere fissati i termini del linguaggio, attraverso l’uso filosofico della parola.
® Infatti i suoni non hanno nessuna connessione naturale con le nostre idee, perciò non è nemmeno da ritenere
naturale che due persone si comprendano.
® Il legame tra suono e parole è ARBITRARIO: dobbiamo fare anche meta-comunicazione.

® È per la teoria secondo la quale delle persone si sono messe d’accordo a chiamare una cosa in un certo modo,
che poi si è sempre chiamata così. (≠ altri pensano siano nati prima i significati dei significanti).

® Per lui lo strumento della comunicazione è il LINGUAGGIO.

➤ ARISTOTELE – Retorica (1358 b)


® Il DISCORSO è costituito da 3 elementi:
1) Colui che parla: PARLANTE
2) Ciò di cui si parla: OGGETTO
3) Colui a cui si parla: ASCOLTATORE
Questi elementi si intrecciano e danno luogo a un 4) TUTTO = il nesso che li lega e costituisce il corpo del discorso.

➢ La comunicazione è qualcosa di più rispetto alla percezione di un suono o alla comprensione di un’operazione:
COSTRUZIONE COMUNITARIA DI UN SENSO = il senso di ciò che diciamo lo costruiamo nella relazione e solo se
teniamo conto l’uno dell’altro. Il successo di un atto comunicativo si misura in base alla bontà della dinamica
relazionale.

➢ L’uomo è un ESSERE POLITICO e SOCIALE, perché possiede la PAROLA:


- VOCE (phonè): per gli animali è un modo di segnalare piacere e dolore. Gli animali non articolano il suono
in modo consapevole e non possono interagire razionalmente. TRASMETTERE INFORMAZIONI
- PAROLA (lògos, ragione): serve ad indicare l’utile e il dannoso, quindi il giusto e l’ingiusto. L’uomo è l’unico
ad avere nozione del bene e del male. La consapevolezza di intendere e indicare le cose verbalmente nello
stesso modo costituisce la famiglia e la città. COMUNICARE

➢ Emergono 2 assi che caratterizzano le comunicazioni:


- ASSE SEMANTICO: si riferisce al significato (COSA stiamo dicendo) ® studio del linguaggio (semiotica,
filosofia del linguaggio…)
- ASSE COMUNICATIVO: si riferisce al MODO in cui le persone comunicano ® studio della comunicazione
(pragmatica, teoria degli atti linguistici, psicologia della comunicazione…)
Ciò che distingue la comunicazione umana da quella animale:
- L’uomo comunica sempre per qualcun altro, al di fuori di sé
- L’uomo non subisce mai un codice ma lo lavora, rielabora, provocando una trascendenza del senso rispetto
al significante, in quanto il linguaggio è capace di creare mondi diversi* da quello materiale.
Il senso che diamo ad una parola ci dice qualcosa in più rispetto al mero significato, perché fa riferimento
a un’esperienza personale. Questo senso non si può racchiudere in una parola per trasferirlo all’altro,
dobbiamo avvicinarci all’altra persona per capirla al meglio.
ð Non raggiungeremo mai una perfetta coincidenza gli uni con gli altri ® forza della comunicazione

➤ K. POPPER* – The Self and its Brain. An Argument for Interactionism (1977)
Il linguaggio creatore di mondi:
1) Mondo fisico
2) Mondo degli stati mentali
3) Mondo dei contenuti di pensiero

® Il processo di apprendimento più importante del mondo 3 è il processo di apprendimento linguistico (apprendere
un linguaggio descrittivo e argomentativo) perché ci permette di trasmettere idee astratte.
® Popper ci dice che il linguaggio umano, pur rimanendo sempre lo stesso, ci permette di creare mondi diversi da
quello fisico, organizzati in base alle proprie regole.
® I referenti dei vari mondi cambiano in base al senso che portano (materiali e non), noi possiamo comunque
riferirci ad essi ma attraverso la nostra soggettività, la nostra visione del mondo.

COME AVVIENE LA COMUNICAZIONE? Con il DIALOGO


• Dal greco dialogos da dialegomai = conversare, discorrere. Composto da:
- dia = attraverso
- logos = discorso, da lego = parlo, dico
Etimologia di logos ® leghein: significato primario è “raccogliere”, poi “scegliere”, “contare” e poi “dire”.
È una forma eminente dello scegliere e raccogliere, significa “mettere insieme”.
Nell’uso del linguaggio, io devo scegliere quali parole usare e facendo un discorso metto insieme più parole.

• Nella genesi: “Onomathesia” è il potere dato da Dio ad Adamo di dare il nome alle cose = il primo ordinamento
che l’uomo da al caos.

• Nel pensiero greco, logos indica anche come una parola si articola nel discorso e allo stesso tempo il pensiero che
esprime.

➤ ERACLITO (VI-V sec. a.C.)


® il primo ad intendere logos anche come “ragione”
- un principio di razionalità universale,
- una legge di armonia universale per organizzare il mondo,
- un principio dinamico del divenire*

® Lo sviluppo del suo pensiero inizia dalle considerazioni sul logos = legge universale della realtà delle cose.
® *Come presocratico, anche lui identifica il suo principio dinamico del divenire in un elemento da cui si generano
tutte le cose: la ragione (poi associato al fuoco, elemento naturale sempre in divenire)
® Eraclito sostiene la presenza di un ordine nella natura che rispecchia l’ordine della razionalità umana. Un ordine
universale, valido per tutti.
® Il mondo del logos e delle cose vive in perfetta armonia, tale grazie all’armonia dei contrari (rosso e non rosso).
Ciò che rende razionale questa ambiguità è il porsi in ascolto del logos e attraverso l’opposizione, raggiungere
un’unità. L’ordine della razionalità umana è dinamico, cambia in continuazione ma mantiene un equilibrio in
movimento.

➤ PLATONE (sec. dopo)


® Logos assume il significato di “discorso”
® risalendo all’etimologia di dialogo: dia-logos è quindi un logos che sta in mezzo, che separa ma che è anche una
legge che unisce. In una comunicazione infatti ognuno condivide qualcosa che non è di nessuno ma allo stesso
tempo è di tutti, a disposizione di tutti. Per usare una parola in italiano potremmo usare “condividere”.

® Un altro riferimento culturale e filosofico importante è il concetto di “medietà” = capacità di mediazione del
dialogo.
® La teoria del carattere intermedio dell’uomo viene spiegata da Platone nel Simposio (203B – 204C “La madre e
il padre di Eros: Penia e Poros”): l’amore, la filosofia e l’uomo sono a metà strada tra la pienezza del possesso, del
sapere e dell’essere e la loro completa mancanza, per questo motivo possono avere quella mancanza che si fa
desiderio, caratteristica della natura umana.
® Ci dice che l’uomo, come essere costantemente desiderante, sta sempre nel mezzo.
® EROS:
- È descritto come una figura per lo più negativa, povero e sempre alla ricerca di qualcosa: descrizione
dell’uomo
- È filosofo, perché la sua condizione di medietà glielo permette (solo gli uomini nel mezzo, né sapienti né
ignoranti possono diventarlo)
- Ha la forma di un demone perché non è né una cosa né l’altra, tende verso ciò che non ha.

® DIALOGO ha la stessa natura intermedia (né discorso compiuto né silenzio)


- In esso c’è forte ASIMMETRIA tra me e l’altro, il quale rimane per me TRASCENDENTE = valore da
salvaguardare, rispettando lo spazio dell’altro.
- Solo nel RICONOSCIMENTO del tu come qualcosa diverso da me) è garantita la MOLTEPLICITÀ.

➢ ANIMA DELL’UOMO
® immortale, eterna e tripartita = carro diviso in 3 parti:
1) Aurigo che guida il carro ® parte razionale, il logos
2) Cavallo bianco ® la parte irascibile (Thimos)
3) Cavallo nero ® la parte concupiscibile (Eros)

Aurigo deve tenere a basa i due cavalli, guidandoli verso la pianura delle verità, dove troviamo l’essenza delle cose.
Se Aurigo, la ragione, ha dominato abbastanza i due cavalli, da farli soffermare abbastanza a lungo sulle idee,
quando l’anima si incarnerà in un corpo, sarà più sapiente.

® per Platone la CONOSCENZA non è mai qualcosa di completamente nuovo, è sempre REMINESCENZA. Nell’anima
dell’uomo ci sono già le verità ma sono sbiadite. Per farle riaffiorare bisogna cercare di RICORDARE attraverso l’arte
della maieutica = fare domande.

ð DA QUI LA RADICE GRECA DEL MODO DI INTENDERE IL DIALOGO COME RICERCA DEL SAPERE
➤ EMMANUEL LÉVINAS
® CRITICA: l’importanza data al sapere, dalla cultura occidentale, che viene visto come nodo centrale dell’esistenza,
soprattutto dopo la rivoluzione scientifica.
- Trattato sulle passioni di Cartesio, il quale dice che una delle passioni più importanti per l’uomo è la
meraviglia (senso di stupore davanti a cose sconosciute) e che attraverso il sapere questo sentimento può
essere gradualmente eliminato.
- Per i greci, l’intellettualismo etico metteva al primo posto il sapere: se faccio male a qualcuno lo faccio solo
perché non conosco ancora il bene, ma più conoscerò il mondo e le cose, più diventerò buono. Gli critica il
fatto che secondo questo pensiero l’uomo basti a sé stesso.
® Sulla base di queste critiche, comincia a pensare al dialogo e si interroga sulle trasformazioni necessarie nel
pensiero filosofico per dare al dialogo uno spazio adeguato.
® La condizione di un dialogo VERO/APERTO è il RICONOSCERSI APERTI e MANCANTI.
® L’io è sempre lo stesso, mentre l’altro può essere ESPERIENZA, illuminazione
® Il dialogo funziona da PONTE che cerca di superare l’alterità.
® Nell’altro viene identificata la FONTE ATTIVA DI UN’INTERPRETAZIONE = luogo in cui il mondo può essere
contenuto.
® Per lui la TRASCENDENZA dell’altro si manifesta nel suo VOLTO, che non si può mai veramente vedere, perché
deve essere ciò che sfugge alla visione oggettivante.

ð L’altro non è conoscibile fino in fondo, mi si offre, vi accedo ma non pretendo di dominarla (di averlo
compreso totalmente) perché non è possibile. La PAROLA ci aiuta a conoscere ma mai totalmente.

GRECI ≠ LÉVINAS
- Greci: vedere = conoscere
- Lévinas: il volto dell’altro sfugge alla vista e convince che non si potrà mai conoscere tutto. Se ritengo di
conoscere l’altra persona appieno, gli tolgo la possibilità di essere qualcos’altro. Se penso di possedere la
verità, il mio dialogo non sarà autentico, perché al contrario il dialogo deve presupporre uno spazio di
APERTURA = riconoscersi mancanti, altrimenti non ci sarebbe arricchimento.
-
® quello che interessa nell’approccio ebraico di Lévinas è l’ALTRO COME DIVERSITÀ INESAURIBILE e che rende la
mia CONOSCENZA INESAURIBILE.
RADICI CULTURALI DEL DIALOGO NELLA CULTURA OCCIDENTALE
Il nostro concetto di dialogo va pensato a partire da due fondazioni culturali: cultura greca ed ebraica.

• CULT. GRECA ® ne derivano sue generi letterari legati al dialogo:


- DIALOGO TEATRALE
- DIALOGO FILOSOFICO (DIALETTICA) ® inteso come conflitto/opposizione verbale tra due posizioni e che
avviene in un luogo pubblico.
® fiorisce nell’Atene democratica del V sec. con Pericle, il quale nell’Orazione funebre ci dice che nel
contesto democratico il dialogo era fondamentale perché permetteva di prendere decisioni politiche.

In quest’epoca fioriscono i MAESTRI DI RETORICA e DIALETTICA = arte del dialogare nel senso di DISCUTERE,
disputare per vincere i dialoghi. Implicando quindi un riferimento all’attività della RAGIONE (logos) nel suo
momento DISCORSIVO (non intuitivo).
In questo contesto non esiste la verità assoluta, perché ciò che le cose sono dipende da come ciascuno le
vede (≠ Protagora o Gorgia).

Anche il DIBATTITO SCIENTIFICO, formalizzato nell’Europa moderna, è una sorta di lotta ideale per
dimostrare in termini razionali l’errore dell’altro. È l’EREDE dei dialoghi platonici*. Quindi nella
contemporaneità, la verità scientifica non è il risultato di un accumulo di risultati positivi ma un metodo di
REFUTAZIONE delle teorie che non reggono la prova sperimentale ® quando si vuole confermare una
teoria, si devono trovare i casi che la confutano.

K. POPPER – La logica della scoperta scientifica, 1934


® ha formalizzato questa metodologia: la ricerca della verità procede attraverso la ricerca del suo
contraddittorio (PRINCIPIO DELLA FALSIFICABILITÀ: una teoria è scientifica se è sottoponibile a un controllo
in grado di falsificarla).

• CULT. EBRAICA ® nella Bibbia assistiamo ad un paradosso: Dio è PERSONALE e puoi parlarci ma è anche
TRASCENDENTE, un essere la cui modalità è l’ETERNA INCOMPIUTEZZA
ð Porta alla necessità di applicare ad ogni interlocutore RISPETTO e DISTANZA.

Focus cultura greca: scoprire una verità con intento conoscitivo


Focus cultura ebraica: di tipo etico incentrato sul RICONOSCIMENTO dell’altro e della sua identità (riguarda il legame
tra me e l’interlocutore). Approccio al tema del discorso è inteso in termini di responsabilità nei confronti dell’altro.
Il discorso implica il valore di riconoscere in Dio l’altro come soggetto che non si riesce mai a conoscere del tutto.
Tema essenziale nel dialogo biblico è l’APPELLO = riconoscimento dell’altro che implica disponibilità ma anche
distanza.
DIALOGHI PLATONICI
® è una forma letteraria nuova, ovvero testo logico-filosofico scritto dialogato, che deriva dai racconti degli enigmi
e dei miti.
® Platone fa un testo scritto dialogato perché in un certo senso è come se il testo rimanesse aperto
all’interlocutore-lettore, emulando l’esperienza originale.
® Platone scrive 34 dialoghi, su argomenti diversi e che hanno come protagonista SOCRATE (tranne nell’Apologia
in cui scrive della sua morte)
® Si distacca dal maestro Socrate perché scrive.
® Platone inventa questo genere sulla base della sfera pubblica (un ambiente in cui le idee si confrontavano in
modo agonistico).

FEDRO: Mito dell’origine e della nascita della scrittura


® Racconta un breve dialogo tra il re degli egizi e il dio Theuth (Ermes, il dio dei messaggi, dei commerci e dei
ladri) e quindi spesso interpretato come il dio della comunicazione, attraverso cui si può anche imbrogliare.
Il dio Theuth avrebbe inventato la scrittura e vuole sottoporre questa invenzione al re per convincerlo ad adottarla,
sostenendo che aiuta la memoria.
Nonostante tutto il re sostiene il contrario, ovvero che la scrittura aiuterà a dimenticare, perché ciò che è scritto è
solo un’informazione data e non la ricorderò perché non ho elaborato un ragionamento.
Inoltre la scrittura può finire sia nelle mani di chi è in grado di comprendere il testo, sia di chi non lo è. Aspetto
negativo perché se non hai capito non sarai in grado di imparare.
® Platone attraverso questo testo ci dice che l’arte della DIALETTICA permette di far fiorire meglio il desiderio di
conoscenza delle anime, portandole alla verità tramite il RAGIONAMENTO.
ð L’insegnamento rimane prerogativa dell’oralità.

Obiezioni del re:


1) La scrittura non rafforza la memoria ma offre un mezzo per richiamare alla memoria
2) La scrittura non accresce la sapienza degli uomini ma l’apparenza del sapere
3) Lo scritto è inanimato, non sa difendersi e ha sempre bisogno dell’intervento del suo autore
4) Il discorso orale è migliore e più potente
5) La scrittura implica gran parte di gioco, l’oralità implica grande serietà
6) Lo scritto, per essere corretto, deve implicare una conoscenza del vero dialetticamente fondata e la
conoscenza dell’anima del destinatario, strutturando il discorso su di esso.
LA DEGENERAZIONE DELLA DIALETTICA COME DIBATTITO NELLO SPAZIO PUBBLICO

Apparizione del sistema della polis + culto della dialettica come sistema argomentativo del dibattito contraddittorio
ð Graduale desacralizzazione della parola solidale e una democratizzazione della società
ð La parola quindi non diventa di uso solo di chi ha potere ma di USO PUBBLICO, portando delle conseguenze
nell’ambito politico e sociale:
o Il rifiuto del soprannaturale e del meraviglioso nella spiegazione dei fenomeni
o La ricerca di una coerenza interna nel discorso, fondata sulla rigorosa definizione dei termini e dei
concetti (bisogna cercare la definizione vera)
o Rapporto sempre più stretto tra politica e logos

® I sofisti, essendosi accorti che la PAROLA È POTERE spingono sulla valorizzazione della PAROLA PUBBLICA, in
modo che venga vista come un qualcosa di cui posso servirmi e non qualcosa di sacro.
ð Comportando il rischio della DEMAGOGIA = pratica che mira a ottenere il consenso delle masse,
lusingandole con promesse che non verranno poi mantenute.
® Platone ha individuato questo pericolo e si chiese come arginarlo, impedendo che la parola diventi
VEICOLO DI MENZOGNA e VIOLENZA.
® È un filosofo metafisico ma il fine ultimo della sua filosofia è POLITICO = trasformare la società nel regno
della giustizia.
® Tratta questo pericolo nel dialogo del Fedro, parlando di Tisia e Gorgia, due famosi retori dell’epoca:
gli utilizzatori della parola che non corrisponde al vero sono i SOFISTI.
® Secondo Platone ognuno può interpretare i fatti in modo soggettivo, ma nella comunicazione, la
CORRISPONDENZA tra informazione e fatto seve essere il più simile possibile.

➤ GORGIA (485/83 a.C. – 375 a.C. ca.)


® Agisce perlopiù ad Atene ed è stato il maestro di Tucinide, che ha raccontato la Guerra del Peloponneso (prima
storia umana priva di interventi divini)
® Nichilista: per lui nulla è*
® Fonda in un certo senso la RETORICA PARADIGMATICA
I primi sofisti si occupavano solo della retorica SINTAGMATICA = della scrittura, arte della costruzione
dell’argomentazione che prevede che ogni discorso sia organizzato secondo una precisa struttura.
Mentre la retorica PARADIGMATICA = della figura, arte dell’abbellimento e arricchimento del discorso.
® In ogni orazione devono esserci entrambe

® *Nel suo poema sull’essere e il non essere diceva che la realtà non è conoscibile e anche se lo fosse, non sarebbe
esprimibile e se fosse anche questo, non sarebbe comunque comunicabile: separazione netta tra uomo e realtà

SOCRATE (V sec.) aveva detto che i discorsi lunghi e le orazioni si facevano in ambiti pubblici specifici:
- TRIBUNALI: discorsi giudiziari per accusare (criterio del giusto)
- ASSEMBLEE: discorsi deliberativi (criterio dell’utile)
- ELOGI/ENCOMI: discorsi epidittici per lodare ® con Gorgia passano dall’essere in versi alla prosa
DECORATIVA (consonanze, antitesi, allitterazioni, metafore)
Gorgia scrive: ENCOMIO DI ELENA (415 a.C. ca.)
- Esercitazione virtuosa
- Argomento: l’innocenza o la colpevolezza di Elena di Troia, per dimostrare la POTENZA DELLA PAROLA
- Opinione comune: Elena era una figura negativa, causa della guerra
- Gorgia sceglie di usare la parola per convincere i suoi ascoltatori che Elena è innocente

ð Viene dimostrata la consapevolezza di Gorgia sul potere della parola = guarire o avvelenare

® Dialogo di Platone dedicato a Gorgia e Socrate: la parola per Gorgia è potente ma neutra perché non contiene
la verità. Socrate dice di prestare attenzione a ciò, perché se è vero, chiunque può usarla per scopi negativi. (a
Gorgia non interessa)

RETORICA SINTAGMATICA: il discorso deve avere una certa struttura


Le operazioni fondamentali usate come modello sono:
1) INVENTIO = ricerca degli argomenti utili per supportare la mia tesi. Si muove secondo 2 approcci diversi:
• Via logica: punta a convincere e si basa su argomentazioni +/- razionali (apparato logico/pseudo-logico = Probatio)
- Probationes inartificiales
- Probationes artificiales
• Via psicologica: punta a commuovere, tramite la manipolazione dei sentimenti
2) DISPOSITIO = mettere in ordine quello che ho trovato
o Bisogna stabilire l’interlocutore implicito e quindi il discorso potrà essere: obliquo, diretto o
contrario
o Organizzare gli argomenti in modo temporale:
1) Esordio: l’oratore si presenta. Fa una captatio benevolentiae (per ingraziarsi il pubblico) e una
partitio (annuncia le ripartizioni adottate) ® c. emotivo
2) Narratio: vengono ricostruiti i fatti in discussione ® c. dimostrativo
3) Confirmatio: vengono allineati gli elementi di valutazione (dell’inventio) ® c. dimostrativo
4) Epilogo: vengono fatte le richieste e le proposte dell’oratore ® c. emotivo

3) ELOCUTIO = abbellimento del discorso attraverso le figure retoriche


4) ACTIO = recitare il discorso
5) MEMORIA = imparare a memoria il discorso

Nell’encomio di Elena:
Esordio: Gorgia fa affermazioni generali e fa la captatio benevolentiae. Usa molte figure retoriche. Ci dice che sta
per dire di Elena il giusto. Spiega le sue intenzioni.
Narratio: Ci dice i motivi che avrebbero spinto Elena a fare ciò che ha fatto, sottolineando il fatto che lei non avrebbe
potuto fare nulla per combatterli. Quindi è innocente. Viene descritta come una persona lodevole, bella e figlia di
un dio.
Motivi: colpa degli dei (loro sono più forti), rapita (colpa del rapitore), colpa della parola (spinge a fare cose che
usando la ragione non si farebbero)
Confirmatio: Ci dice che le parole, tramite la commozione, riescono a farci fare cose che con la ragione non
faremmo. Ed è quello che lui sta cercando di fare: manipolare l’uditore per fargli cambiare idea.
Epilogo: Ci dice che con la parola, non solo ha scagionato Elena, ma ci ha anche convinto del fatto che avesse
ragione.
➤ PROTAGORA
® Platone scrive anche un altro dialogo che tratta della retorica utilizzata senza lo scopo di testimoniare il vero: il
Protagora.
® Un dialogo che ci fa capire come i sofisti fosse considerati delle star all’epoca, erano dei grandi sapienti che
andavano per le città cercando nuovi allievi da istruire.
® Parla di un giovane Ippocrate, allievo di Socrate, che va dal maestro dicendogli che Protagora stava arrivando in
città e di mettere una buon parola per lui con Protagora. Socrate però lo fa riflettere con molte domande e lo mette
in guardia: bisogna prestare attenzione perché gli insegnamenti ricevuti attecchiscono subito alla nostra anima e
quindi bisogna sapere se possono farci bene o male e non ci si può perciò affidare al primo sofista che capita.

LA STRUTTURA DEL TESTO NARRATIVO – CHATMAN


® è un critico letterario e cinematografico che si occupa di NARRATOLOGIA
® Nel suo libro: “Story and Discourse. Narrative Structure in fiction and film” fa delle distinzioni importanti:
1) Story e Discourse
- STORY = la storia raccontata, il contenuto strettamente narrativo comune a tutti i
racconti che trattano lo stesso tema (il SIGNIFICATO della storia in sé)
- DISCOURSE = la costruzione del racconto o la retorica narrativa, propria di ogni racconto
(il SIGNIFICANTE)

2) Narratore/autore implicito e Lettore implicito


- NARRATORE IMPLICITO = l’immagine che l’autore da di sé stesso nell’opera, si fa
conoscere attraverso le sue tecniche di scrittura
- LETTORE IMPLICITO = l’uditorio che l’autore si è fissato come ricettore ideale del suo
testo e si ricostruisce a partire dal testo.

In generale tutti i testi sono prodotti grazie a un PROCESSO DI GENERAZIONE complicato che elabora i materiali in
una serie di stadi di elaborazione che non sempre si percepiscono dall’esterno, prima di arrivare ad una loro
MANIFESTAZIONE.
Si possono distinguere:
1) PROCESSO GENERATIVO DI PROFONDITÀ
2) UNA SUPERFICIE DI MANIFESTAZIONE DEL TESTO

® Questa manifestazione implica che ci sia un momento in cui il testo viene EMESSO. In semiotica,
questo PROCESSO DI EMISSIONE del testo con conseguente DISTACCO DALL’AUTORE viene
chiamato DEBRAYAGE.
® È sempre presente, sia nel TESTO SCRITTO (dal pensiero alla scrittura) che nel DISCORSO ORALE
(dal pensiero/scrittura al momento in cui lo diciamo a voce)
® Si tratta dell’ELIMINAZIONE dal testo dei RIFERIMENTI ALL’IO E AL QUI ED ORA
dell’ENUNCIAZIONE (momento in cui il testo viene emesso)
® 3 tipologie che si devono presentare sempre tutte e 3:
- Débrayage ATTANZIALE: consiste nella disgiunzione del soggetto dell’enunciazione e
nella proiezione nell’enunciato di un non-io
- Débrayage TEMPORALE: consiste nella postulazione di un non-ora distinto dal tempo
dell’enunciazione
- Débrayage SPAZIALE: consiste nell’opporre, al luogo dell’enunciazione, un non-qui

N.B. Nell’enunciato viene eliminato ogni riferimento spazio-temporale e al soggetto


dell’enunciazione.
® per questo SPAZIO che si crea tra SOGGETTO e l’ENUNCIAZIONE, si dice che la COMUNICAZIONE è
MEDIAZIONE

EMBRAYAGE = il processo opposto, che ha l’obiettivo di ricollocare l’evento in un dato tempo e


luogo tramite dei riferimenti spazio-temporali reali (dell’enunciazione)

® Questa idea di distacco che avviene nella comunicazione si scontra con l’idea della comunicazione come
qualcosa di trasparente e perfettamente comprensibile, perché questo distacco crea una distanza tra il testo e
il suo autore che non si sa come verrà colmata dal lettore.
Il débrayage influisce quindi sulla comunicazione: ne deriva infatti che qualsiasi sforzo farò per comunicare
qualcosa sarà sempre un azzardo, perché non potrò mai sapere se ho comunicato veramente oppure no.

® Tutto il parlare si fonda quindi su un ATTO DI FIDUCIA e sulla CAPACITÀ DEL FUTURO DI CREARE I MONDI
RICHIESTI per INTERPRETARE il SIGNIFICATO che è INCOMPIUTO

➤ A proposito di questo… JOHN PETERS:


® analizza il fenomeno della comunicazione e ci dice che in realtà i SEGNI non sono MAI SICURI nella
comunicazione, sono solo INDIZI ® perché la comunicazione è un INCONTRO TRA UOMINI in carne ed ossa,
fatti di emozioni, retroterra culturali…
ð La comunicazione è fatta di PRATICHE che cercano di compensare a ciò

➤ CHARLES PIERCE
® spiega la problematica del legame tra SIGNIFICANTE e SIGNIFICATO, ovvero un SEGNO è GENERALE e lascia
all’interprete il diritto di COMPLETARE LA DETEMINAZIONE da solo.

Vedi: idea di dialogo per Platone vs. idea di dialogo per Gesù
- PLATONE e SOCRATE ® a favore di una RETORICA AVVEDUTA = non destinata a tutti
- GESÙ ® a favore di un DIALOGO come DISSEMINAZIONE = una modalità di dialogo che lascia al
destinatario la possibilità di appropriarsi del messaggio (primo esempio di BROADCASTING,
parlava alle masse) ® modalità di diffusione dei significati PUBBLICA ed ESSOTERICA

ERMENEUTICA
- Nasce dall’ESEGESI = interpreta i testi sacri, dicendoci come una parola deve essere intesa e tradotta
- È l’ARTE DELL’INTERPRETAZIONE
- Deriva dal greco HERMENEIA (indicazione, espressione), usata per la prima volta da Aristotele. Deriva
a sua volta da HERMENEUEIN (esprimere un significato parlando, manifestare per mezzo della lingua
il logos interiore). Corrisponde al latino INTERPRETARI (interpretare)

- PLATONE: l’ermeneutica potrebbe avere un legame con ERMES = dio messaggero e in un certo senso
anche interprete e quindi sfrutta la parola nel processo di significazione.
- CICERONE: per lui derivava da INTERPRES = mediatore, che a sua volta deriva da INTER PRETIUM =
colui che mediava il prezzo al mercato ® in effetti anche dal punto linguistico l’interprete è un
mediatore
- OBIETTIVO: smontare le parole per capire ciò che vogliono esprimere
Si è occupato di ermeneutica anche il filosofo italiano FERRARIS, il quale ha individuato 7 possibili sensi da dare
alla parola “ermeneutica”:
1) ESPRESSIONE ® legato al senso aristotelico di retorica, quindi nel senso di processo della significazione

2) ESECUZIONE® legato al mondo dell’arte scenica

3) TRADUZIONE ® non è l’atto di trasportare una parola da una lingua a un’altra ma dire quasi la stessa
cosa in contesti, culture e lingue diverse.
® in questo contesto QUINE* introduce il concetto di TRADUZIONE RADICALE = il modo di intendere
quella parola
® DAVIDSON fa un passo in più e introduce il concetto di INTERPRETAZIONE RADICALE, spostando la
problematica al campo della comprensione.

Entrambi i concetti si basano sul PRINCIPIO DI CARITÀ INTERPRETATIVO/ERMENEUTICO* = indica una


serie di asserzioni che appaiono false e che con molta probabilità dipendono da nascoste differenze di
linguaggio. Bisogna applicare questo principio, ovvero assumere che l’enunciato sia vero.
QUINDI, quando emettiamo un messaggio ad un’altra persona dobbiamo presupporre delle
caratteristiche:
- L’interprete postula un rilevante grado di accordo tra le proprie credenze e quelle del parlante
- Si suppone che ogni volta che il parlante comunica è vero che non intende ingannarci
- Il predicato “è vero” ha lo stesso significato per entrambi
- L’interprete presuppone che l’altro sia un essere razionale
- E suppone che le sue credenze siano condivise con il parlante

4) CHIARIMENTO: presuppone che si debba chiarire ciò che non è chiaro (per l’ermeneutica però non è vero
perché bisogna esercitarsi su TUTTO il testo)

5) COMPRENSIONE: il livello successivo al chiarimento, ermeneutica come comprensione del testo globale
(da Schleiermacher ® critica l’ermeneutica come processo volto a chiarire solo ciò che è oscuro)

6) DEMISTIFICAZIONE: svelare l’inganno ® punto di vista teorizzato da RICOEUR


® si rifà ai maestri del mistero (Nietzsche, Freud e Marx), i quali ripresero il dubbio cartesiano = mette in
dubbio la corrispondenza tra realtà fenomenologica (reale) e noumenica (quella che vediamo noi). Questi
maestri del mistero quindi mettono i dubbio il fatto che la realtà che vediamo corrisponda effettivamente
alla vera realtà. Ma non solo, mettono in dubbio anche la coscienza stessa.
® Ricoeur ci dice che i DEMISTIFICATORI sono coloro che, di fronte a questo mistero, ci mostrano la
verità usando l’ermeneutica in termini di smascheramento dell’inganno.

7) TOTALIZZAZIONE: tipo di interpretazione che proviene dalle teorie di NIETZSCHE


® secondo cui non esiste una cosa che sia sempre uguale a sé stessa, nemmeno la coscienza o il mondo,
tutto scorre e quindi nemmeno l’interpretazione delle cose può essere costante.
® Inoltre noi proiettiamo sul mondo i nostri bisogni e quindi lo vediamo in base a queste proiezioni,
perciò non esiste un’unica interpretazione ma c’è solo l’interpretazione che ognuno da in base alla sua
esperienza.
CIRCOLO ERMENEUTICO
® concetto coniato dal filosofo tedesco del ‘900 DILTHEY
® secondo cui si può comprendere o interpretare qualcosa soltanto se lo si è già pre-compreso
® deriva dal pensiero dei maestri del mistero, che mettono in dubbio la corrispondenza tra la realtà che vediamo
e quello che veramente è: dicono che per capire se questa corrispondenza c’è devo usare la mia coscienza ma
allo stesso tempo anche la coscienza è messa in dubbio, perché se non la metto in dubbio non posso acquisirla.
Quindi si crea una sorta di circolo.
® Allo stesso modo Dithley ci dice che per comprendere qualcosa devo averlo già pre-compreso (messo in
Dubbio, perché solo mettendolo in dubbio riesco a comprenderlo)

® Concetto di circolo ermeneutico ripreso poi da


- HIDDERGER ® si occupa del rapporto che lega comprensione e interpretazione
® ci dice che l’interpretazione si basa sull’appropriazione della comprensione, quindi
quando comprendo una cosa, automaticamente, la interpreto.

- GADAMER ® quando si parla di circolo ermeneutico non si tratta solo di comprensione dei messaggi
ma si ha a che fare anche con il rapporto che ho io con il mondo. Per questo ogni tipo di
comprensione è pre-compreso.
(es. libro con una copertina in pelle e inserti dorati, ci fa già capire, senza leggerlo che è un libro
prezioso e so questo perché la tradizione storico-culturale me lo ha insegnato)
® ci dice anche che ogni realtà ha un carico di pre-comprensioni che orientano il nostro
rapporto con essa. Ce ne parla in termini di pregiudizio = condizione positiva e
necessaria del nostro rapporto col mondo.

FILOSOFIA DELLA COMUNICAZIONE – UNITÀ 3

ELEMENTI DI LOGICA E TEORIA DELL’ARGOMENTAZIONE

RAZIONALITÀ ® aiuta a prendere delle decisioni e a comportarci in maniera sensata. Applicata all’ambito pratico ci
porta alla saggezza e alla prudenza.

Oggi non tutti i discorsi sono costruiti correttamente, a causa di un uso della ragione non corretto. Anche esperti
della comunicazione a volte perdono di vista il valore della razionalità e della coerenza.
Si seguono magari delle tecniche di argomentazione, fondamentali ma non sufficienti perché nella comunicazione
servono anche etica e contenuti (i sofisti sapevano comunicare ma avevano un problema etico).

Arrivare alla verità = trovare un punto d’accordo, una verità che è un bene per tutti. Alla base della ricerca di questa
verità c’è appunto la discussione e la ricerca di un accordo tra le persone che hanno opinioni diverse.
ð Anche per questo ARGOMENTARE = METTERSI IN GIOCO per trovare la verità, che non significa aprirsi agli
altri per farsi persuadere ma accettare, comprendere e rispettare la posizione altrui.
ð In una discussione portata avanti onestamente, l’unica cosa che emergerà sarà la CHIAREZZA (non ci sono
ragioni o torti)
ð Il RAGIONAMENTO (argomentare) non è quindi solo una TECNICA ma anche un’ARTE che va esercitata.

RAGIONAMENTO = insieme organizzato di ENUNCIATI ≠ TERMINE:


- Termine ® nome, aggettivo, verbo, avverbio dotato di senso e si distinguono in 2 classi
o Categorematici = dotati di senso in sé
o Sincategorematici = acquistano senso collegandosi con altri termini
- Enunciato ® forma linguistica caratterizzata grammaticalmente da soggetto-copula-predicato. Ogni
enunciato è formato da termini.
Possiamo distinguere:
- Dichiarativi: descrivono una situazione
- Ipotetici: esprimono un’ipotesi
- Affermativi
- Negativi
Ognuno di questi può essere:
- Singolare: rif. Soggetto preciso
- Universale: rif. Coloro che hanno una certa caratteristica
- Particolare: rif. Una parte di coloro con una certa caratteristica

N.B. un enunciato può essere VERO/FALSO, un termine NO.


QUINDI ® enunciato ≠ proposizione ≠ giudizio ® non sono intercambiabili

• ENUNCIATO DICHIARATIVO = espressione linguistica di cui è possibile parlare in termini di verità/falsità.


(si formulano su un piano linguistico)
• PROPOSIZIONE = ciò che è invariante rispetto alle diverse espressioni linguistiche di un enunciato (ciò che “il tavolo
è bianco” significa) – (si formulano su un piano logico) senso della frase
• GIUDIZIO = atto mentale del quale la proposizione è espressione (si formulano a livello del piano mentale)

QUINDI ® un RAGIONAMENTO (o processo inferenziale) è composto da una serie di enunciati collegati fra loro da
INFERENZE (enunciati intermedi) = nessi logici finalizzati a giustificare la tesi espressa nella conclusione,
a partire da certe PREMESSE = enunciati da cui prende le mosse il ragionamento.
N.B. VERITÀ concerne gli ENUNCIATI; VALIDITÀ concerne le INFERENZE
ð per definire i diversi tipi di ragionamento si danno 4 possibilità:

- Premesse vere/Inferenze valide: R. corr. - Premesse false/Inferenze valide: R. KO


- Premesse vere/Inferenze invalide: R. KO - Premesse false/Inferenze invalide: R. KO

SILLOGISMO

PREMESSE (inferenza) PREMESSA (inferenza) CONCLUSIONE

Passando dalle premesse alla conclusione, tramite delle inferenze, il ragionamento ci permette di giustificare la tesi
espressa nella conclusione.

Questo tipo di RAGIONAMENTO DIMOSTRATIVO, veniva chiamato da Aristotele:


• SILLOGISMO = ragionamento CONCATENATO, alla base di qualsiasi tipo di ragionamento e argomentazione.
® Significa mettere insieme qualcosa.

Antecedente = costituito da due proposizioni, le PREMESSE che saranno MAGGIORE o MINORE in base a cosa
contengono
Conseguente = CONCLUSIONE
2 Termini = ESTREMO MAGGIORE (predicato) ed ESTREMO MINORE (soggetto/oggetto)
Terzo Termine = MEDIO
Si hanno 2 PREMESSE (MAGGIORE e MINORE) che contengono 2 termini: ESTREMO MAGGIORE (predicato) e
ESTREMO MINORE. I 2 termini sono messi in relazione da un TERZO TERMINE = MEDIO.
Premessa MAGGIORE = mette in rapporto il MEDIO con l’ESTREMO MAGGIORE
Premessa MINORE = mette in rapporto il MEDIO con l’ESTREMO MINORE

Il sillogismo base è: la PRIMA FIGURA = abbiamo P (est. >), S (est. <) ed M (medio)
® lo schema sarà il seguente: M è P, ora S è M, dunque S è P

Ogni uomo è mortale. Socrate è un uomo Quindi Socrate è mortale

N.B. nessuna delle premesse presa singolarmente genera la conclusione, ma quando la premessa MINORE è vista
in rapporto con la MAGGIORE, alla luce della maggiore, si ha già la conclusione.

ð Il principio alla base del procedimento sillogistico è il PRINCIPIO DI CONVENIENZA E DI DISCREPANZA:


Due cose (estremo minore/maggiore) che convengono con una terza (termine medio), convengono tra
loro e due cose di cui solo una conviene con una terza, non convengono tra loro. (due cose che divergono
in un aspetto)
® Il ragionamento corretto è solo quello che ha premesse vere/inferenze valide

TIPOLOGIE DI RAGIONAMENTO
Esistono anche altri tipi di ragionamento:

- DIMOSTRATIVO (tipico della scienza) ® un ragionamento corretto che applica in modo valido
un’inferenza deduttiva codificata dalla logica (premesse vere o presupposte tali – inferenza deduttiva,
valida e necessaria codificata dalla logica)

- ARGOMENTATIVO (tipico dell’ambito politico/giudiziario) ® se si accettano le premesse, si accetta


necessariamente la conclusione MA la premessa non è necessariamente vera o non per tutti, mentre
l’inferenza è valida e necessaria, perché deduttiva codificata dalla logica (manca la verità della
premessa)

- ARGOMENTATIVO 2 ® La premessa è vera ma l’inferenza è discutibile e quindi la conclusione non è


raggiunta necessariamente, perché l’inferenza non ha carattere di necessità

- FALLACE SU INFERENZA NON VALIDA ® le inferenze non sono valide. Detta anche affermazione del
conseguente.

DISTINZIONE TRA DIMOSTRAZIONE E ARGOMENTAZIONE

• DIMOSTRAZIONE
- Il ragionamento avviene in un ambiente chiuso, ovvero le conclusioni sono apodittiche (inconfutabili,
verità scientifiche).
- Lo statuto epistemologico delle premesse, ovvero il loro valore di verità, ricade inevitabilmente sulle
conseguenze ® premesse vere implicano conclusioni vere / premesse ipotetiche implicano che la
verità delle conclusioni dipenda da quella delle ipotesi (se ipotesi sono convenzioni > conclusioni
convenzioni)
• ARGOMENTAZIONE
- Il ragionamento avviene in un ambiente aperto, dove sia le premesse che il processo inferenziale sono
suscettibili di critica, ovvero la razionalità del ragionamento è anapodittica (non univoca o necessaria).
- Tipo di ragionamento più diffuso.

RAPPORTO TRA DIMOSTRAZIONE ED ARGOMENTAZIONE


® Sono processi diversi ma NON INCOMUNICABILI
® L’argomentazione funge da supporto fondamentale del ragionamento dimostrativo. Viene utilizzato per
AVVALORARE LE PREMESSE della dimostrazione

Per considerare un ragionamento valido, dobbiamo utilizzare 2 principi:


- PRINCIPIO DI NON-CONTRADDIZIONE = una proposizione non può essere contemporaneamente vera
e falsa.
® deriva dal PRINCIPIO DI IDENTITÀ-DETERMINAZIONE = ogni ente è se stesso e non un’altra cosa
® Negando questo principio non si riesce più a dare significato a ciò che si dice, perché se ciò che
diciamo ha un determinato significato, questo non potrà essergli tolto.

- PRINICIPIO DEL TERZO ESCLUSO = dice che non ci sono possibilità eccetto queste due: una proposizione
è vera oppure è falsa

Questi due principi sono detti PRINCIPI PRIMI (immediatamente evidenti): sono assiomi, perché per negarli li si
implica.
Non esiste un ragionamento argomentativo per dimostrare questi principi, l’unica via è la CONFUTAZIONE
ELENCTICA, ovvero dimostro che il contrario è impossibile. Si tratta di una confutazione STRINGENTE, cioè che non
può essere messa in discussione.

*DIALETTICA E RETORICA
*ragionamento argomentativo

® Aristotele, nel libro dei TOPICI tratta della dialettica, l’arte della disputa, ovvero il metodo per trovare le ragioni
e gli argomenti probabili su qualunque tema in discussione e quali sono le caratteristiche logiche che un
ragionamento deve avere per arrivare ad una conclusione valida. Analizza i discorsi umani.
® I Topici sono 8 libri e si trovano nell’ORGANON e hanno per oggetto, appunto, il ragionamento
dialettico/argomentativo, che muove da premesse probabili intorno alle quali si può discutere.
® Il fine del trattato = trovare un metodo per costruire dei sillogismi

® Le premesse da cui muove qualsiasi discussione sono dette ENDOXA = insieme di credenze/opinioni e nonostante
la loro opinabilità, rappresentano il tessuto di credenze condivise da una comunità o parte di essa. Per questa
loro natura, i luoghi comunque sono spesso dei punti di partenza per i nostri ragionamenti.

® SCOPO: mettere alla prova una tesi; conoscere e saggiare le opinioni umane, saggiare il valore epistemologico
dei principi da cui parte ogni scienza.
® DIALETTICA diventa quindi una SCIENZA che procede attraverso INTERROGAZIONI e si serve di PREMESSE che
vengono via via concesse all’avversario senza avere la certezza che siano vere.
Aristotele ci presenta anche un’altra forma di razionalità anapodittica: RETORICA
® Platone la svalutava come arte che cerca il consenso; Aristotele la rivaluta come arte con la quale si PERSUADE
ma ricorrendo ad argomenti validi (senza imbrogliare). Diventa uno strumento efficace per mostrare l’effettivo
stato delle cose.
® una forma che si esprime per lo più nella forma del MONOLOGO, più che del dialogo.

CARATTERISTICHE DEL RAPPORTO TRA DIALETTICA E RETORICA


- Non è un rapporto di esclusione reciproca ma di CONTIGUITÀ: entrambe sono in grado di giustificare
sia una tesi che una sua negazione (MAI violando il PNC, altrimenti cadrebbero nell’eristica, il cui unico
fine è confutare l’avversario e persuaderlo di aver ragione);
- Sono entrambe UNIVERSALI: capaci di affrontare qualsiasi argomento;
- Entrambe capaci di DISTINGUERE IL VERO DALL’APPARENTE: il vero sillogismo dal sofisma e
l’argomento persuasivo dall’ingannevole.

LO STUDIO DELL’ARGOMENTARE CORRETTO NELLA STORIA


• In epoca medievale: grammatica, dialettica e retorica facevano parte del TRIVIO = lo studio delle arti
liberali, che faceva parte del curriculum di studi dei chierici prima dell’università.
® fu introdotto da Marziano Capella, che nel suo trattato didattico “De nuptiis Philologiae et Mercurii”
(IV-V sec. d.C.) divise in categorie tutto lo scibile umano:
- TRIVIO
- QUADRIVIO: aritmetica, geometria, astronomia e musica

® Il trivio venne stabilizzato poi da Boezio e Isidoro di Siviglia (IV sec.): le tre arti liberali richiedevano non
solo una conoscenza linguistica, ma anche:
- Retorica e logica
- Capacità di analisi dei problemi
- Conoscenza della tecnica di svolgimento della disputa filosofica (QUESTIO), in cui la strategia
argomentativa era decisiva

• In epoca moderna (XVII sec.): la dialettica viene espulsa dal campo di formazione, per l’oscurità conoscitiva
che le denotava, accentuata dalla svolta cartesiana, lasciando spazio alla matematica.
• In epoca positivista: avviene i cosiddetto argumentative turn. Con il crollo del positivismo dell’800 e del
neo-positivismo del 900, torna l’interesse per la retorica “buona”, quella aristotelica.

• Anni 60-70 ® Ronald Barthes fu uno dei teorici strutturalisiti che con il suo trattato L’Ancien rhetorique
(1970) partecipò alla ricostruzione di questi disciplina.

® Ricostruisce le modalità attraverso cui la retorica si è stabilita ed evoluta e il perché sia morta.
® Secondo lui la retorica e poi la grammatica sono state discipline attraverso cui la società ha
riconosciuto la SOVRANITÀ DEL LINGUAGGIO.
® Per lui la retorica è un META-DISCORSO che ha più identità:
o È una TECNICA: un insieme di regole per persuadere l’ascoltatore
o Un INSEGNAMENTO
o Una PROTO-SCIENZA: un campo d’osservazione che delimita dei fenomeni omogenei, ossia gli
effetti del linguaggio (già Gorgia riteneva la retorica un farmaco); una classificazione di questi
fenomeni (figure retoriche); un meta-linguaggio
o Una MORALE: un sistema di regole con finalità pratiche
o Una PRATICA SOCIALE: una tecnica privilegiata che permette di assicurarsi la proprietà della
parola (linguaggio è potere)
o Una PARLATA LUDICA: siccome era usata in modo repressivo da chi aveva potere, era normale
che si sviluppasse una derisione della retorica con giochi, parodie, allusioni oscene…
Primi professori di retorica:
- Empedocle d’Agrigento
- Allievi: Corace di Siracusa e Tisia
- Gorgia e Lisia

La retorica di questi retori non è ancora quella di Aristotele.


➤ Nello specifico la retorica di CORACE è una PROTO-RETORICA, del SINTAGMA (della struttura non figura).
Ci dice come deve essere strutturato un DISCORSO RETORICO e fissa le 5 PARTI DELL’ORATIO:
1) ESORDIO
2) NARRAZIONE/AZIONE
3) ARGOMENTAZIONE/PROVA
4) DIGRESSIONE
5) EPILOGO
® Oggi il piano oratorio ha conservato la sua organizzazione principale: 1) INTRODUZIONE; 2) CORPO
DIMOSTRATIVO; 3) CONCLUSIONE

➤ GORGIA fa un passo in più e aggiunge un POLO PARADIGMATICO, sostituendo metro e misure con un CODICE
IMMANENTE ALLA PROSA, attraverso l’utilizzo di figure retoriche. Ovvero fa passare la prosa sotto il codice retorico
accreditandola come DISCORSO COLTO.
® Da vita alla parte della retorica che chiamiamo ELOCUTIO
® Gli elogi funebri, prima in versi, passano alla prosa
® Nasce il genere EPIDITTICO = prosa DECORATIVA

➤ ARISTOTELE individua 3 generi dei discorso retorico:


- GIUDIZIARIO: fine = accusare/difendere (criterio del giusto)
- DELIBERATIVO: davanti ad un’assemblea pubblica per consigliare i membri della comunità (criterio
dell’utile)
- EPIDITTICO: elogio attraverso la prosa decorativa

® Scrive 2 trattati:
- RETORICA: sul discorso pubblico, la comunicazione quotidiana
- POETICA: sull’arte dell’evocazione immaginaria e (la FICTIO, ovvero ciò che è finzione)
A retorica e poetica corrispondono 2 tecniche diverse:
- TECHNE RETORIKE: regolare la progressione del discorso di idea in idea
- TECHNE POIETIKE: regolare la progressione dell’opera d’immagine in immagine

® Opposizione che in seguito verrà neutralizzata quando poetica e retorica si fonderanno e la retorica diventerà
TECHNE POETICA DI CREAZIONE (con Ovidio, Orazio, Plutarco e Tacito).
® Questa fusione verrà poi consacrata definitivamente nel Medioevo, quando le arti poetiche diventeranno arti
retoriche e i retori diventeranno i poeti. Questa fusione è fondamentale perché sta all’origine dell’idea di
LETTERATURA.

Ad Aristotele non interessava però la parte paradigmatica della retorica di Gorgia.


La RETORICA ARISTOTELICA pone l’accento sul RAGIONAMENTO e l’ELOCUTIO viene considerata solo una parte
minore.
LE 5 OPERAZIONI FONDAMENTALI DELLA TECHNE RETORIKE
La retorica punta a CONVINCERE qualcuno di qualcosa, per riuscirci dobbiamo mettere in pratica 5 operazioni:
1) INVENTIO: trovare cosa dire, argomenti utili per supportare la mia tesi.
Posso seguire 2 vie:
- PSICOLOGICA ® commuovere tramite la manipolazione dei sentimenti
- LOGICA ® convincere tramite un apparato logico o pseudo-logico, chiamato PROBATIO, di prove, mezzi per
persuadere l’uditorio. Ce ne sono 2 tipi:
o PROBATIONES INARTIFICIALES = prove estrinseche, prese dall’esterno già pronte
o PROBATIONES ARTIFICIALES = prove intrinseche, costruite interrogando
§ Per INDUZIONE ® es. exemplum reale (storia) o fittizio (parabola) in cui si presenta un
caso particolare dal quale si intende inferire, una legge universale valida in tutte le
circostanze simile
§ Per DEDUZIONE ® es. entimema, ovvero dei ragionamenti impuri, facilmente
drammatizzabili (È tedesco quindi porta i calzini con i sandali, viene taciuta la premessa
probabile)
o 3 prove TECNICHE:
§ ETHOS: capacità dell’oratore di presentarsi come una persona credibile, attraverso 3
caratteri extra-razionali: saggezza, buon senso (phronesis), virtù, lealtà (areté), simpatia
(eunoia) (x Cicerone: docere, movere, delectare)
§ PATHOS: capacità di suscitare emozioni
§ LOGOS: usare argomentazioni propriamente dette (I nemici dei miei amici sono miei
nemici)

® Per prima cosa noi elaboriamo la QUESTIO = il problema da discutere, che si considera da 2 punti di vista: quello
generale, TESI (generale) e quello detto CAUSA (problema vero e proprio).
® Per stabilire gli argomenti pertinenti, la CAUSA deve essere esaminata da 3 punti di vista:
a. La realtà del fatto da giudicare (congettura fattuale)
b. La sua definizione
c. La sua qualità

Es. omicidio

2) DISPOSITIO: ordinamento del discorso, la struttura da dare agli argomenti scelti.


- Trovare l’INTERLOCUTORE IMPLICITO e in base a quello avrò diverse tipologie di discorso:
o Obliquo: viene riassunto nel proverbiale “parlare a suocera per dire a nuora”
o Diretto: si parla indirizzandosi all’interlocutore effettivo
o Contrario: si utilizza l’ironia, fingendo di sostenere una posizione opposta a quella reale

- Organizzazione temporale degli argomenti:


o Esordio: l’oratore si presenta. È divisio in 2 parti: captatio benevolentiae e partitio (ripartizioni)
o Narratio: ricoscruzione dei fatti
o Confirmatio: allinemento degli elementi di valutazione (trovati nell’inventio)
o Epilogo: fatte richieste e proposte dell’oratore
Carattere Emotivo e dimostrativo

3) ELOCUTIO: la messa in parola. Oggetto di questa fase sono in particolare le figure retoriche.
Segue 2 assi: • SINTAGMATICO (scelta della parola) = fase ELECTIO attraverso la metafora
• PARADIGMATICO (scelta del modo) = fase COMPOSITIO attraverso la metonimia

4) ACTIO: l’apparenza del corpo (non riguarda la scrittura) ed è fondamentale in televisione


5) MEMORIA: memorizzazione del discorso.

® la necessita di memorizzare ha portato all’invenzione di tecniche mnemoniche, in genere complessi sistemi di


metafore che permettono di accostare ogni elemento di un testo da memorizzare a uno spazio immaginario
(tecnica dei loci)

LE NUOVE TEORIE DELL’ARGOMENTAZIONE (Perelman)


Abbiamo visto che dopo molti secoli in cui la retorica è stata al vertice dell’educazione umanistica, con la svolta
cartesiana del 600 è nato un maggior interesse per le discipline scientifiche e la retorica viene eliminata dagli studi
umanistici, anche per il pregiudizio, nato in epoca romantica, per cui questa disciplina venne etichettata come
“tecnica del falso”.
Anche nel 900 abbiamo un rifiuto della retorica, a causa dell’approfondimento degli studi del linguaggio della
filosofia analitica, per cui la retorica era ritenuta un’ “arte fumosa”. Tra i filosofi dell’analisi del linguaggio abbiamo
quelli del Circolo di Vienna e della Scuola di Oxford.

Andando avanti alcuni pensatori si sono resi conto del fatto che fosse necessario rimettere in dubbio quelle verità
date per certe. Viene riscoperta la natura di ipotesi del lavoro, per cui anche le verità che sono date per certe in
realtà si fondano su delle ipotesi.
® Vi riflessero soprattutto gli studiosi del GRUPPO ℳ (mi, iniziale di metaphora), formato all’università di Liegi.
® Si occupavano di retorica, poetica e semiotica
® In particolare, per loro, la RETORICA = qualcosa che ha un suo valore e una sua dignità e quindi non deve
essere eliminata, perché la retorica intesa alla maniera aristotelica (STRUTTURA RAZIONALE) è tutto ciò che
abbiamo a disposizione per poterci capire, creare discorsi razionali e prendere decisioni.
® Raccoglie studiosi da diversi ambiti e il suo risultato maggiore è stato RHETORIQUE GENERALE
® Parlando di retorica in questo contesto ci riferiamo a due strade:
1) Studio dell’ETHOS = studio degli effetti passionali del discorso
2) La TEORIA DELLE FIGURE DEL DISCORSO = studio delle tecniche di trasformazione del discorso a partire da
un grado zero

Altri due testi importanti furono:


- Trattato dell’argomentazione. La nuova retorica. (Perelman e Olbrechts-Tyteca)
- Gli usi dell’argomentazione. (Toulmin)

Questi pensatori tornano ad analizzare gli studi di Aristotele per sanare la spaccatura avvenuta tra sapere scientifico
e umanistico.

® Ci dicono che è giusto che anche le scienze umanistiche di dotino di un CERTO GRADO DI TECNICITÀ.

® Perelman si concentra maggiormente sull’ORGANON di Aristotele, in cui si parlava di argomenti specifici in


sezioni specifiche:
1) CATEGORIE: classificazione di tutto ciò che esiste in 10 categorie (sostanza, quantità, qualità, relazione,
luogo, tempo, giacere, avere, agire e partire)
2) DE INTERPRETATIONE: teoria aristotelica della proposizione e del giudizio e le varie relazioni tra
proposizioni affermative, negative, particolari e universali.
3) ANALITICI PRIMI: viene introdotto il metodo sillogistico
4) ANALITICI SECONDI: si occupano della dimostrazione e della conoscenza scientifica
5) TOPICI: si occupano della dialettica
6) CONFUTAZIONI SOFISTICHE: trattano le fallacie logiche

® Quello di Perelman è un NEOARISTOTELISMO


Nei testi di Perelman e Toulmin viene:
- Riproposta la distinzione aristotelica tra dimostrazione e argomentazione:
o DIMOSTRAZIONE:
§ Possiede un uditorio
universale (novità)
§ Un uditorio considerato
fuori dal tempo, in un
sistema chiuso, perché gli
assiomi non sono
discutibili
§ Un uditorio fatto di pure
capacità mentali

o ARGOMENTAZIONE:
§ Possiede un uditorio
situato nel tempo e nello
spazio (implicito)
§ Un uditorio che possiede
opinioni non formalizzabili
§ Un uditorio con opinioni
tutt’altro che rigide (posso
utilizzare prove per
modificare il loro punto di
vista)
- Elaborata una nuova teoria del sistema argomentativo

® Perelman da importanza maggiore alla parte della retorica che ha a che fare con la logica, quindi all’INVENTIO
e al DISPOSITIO. Elocutio, actio e memoria vennero tralasciate se non escluse, dato che la televsione non era al
massimo della sua diffusione.

® POTERE PRAGMATICO DELLA PAROLA: potere della parola di far fare azioni

® Perelman, nelle premesse al loro lavoro, mette in rilievo:


- L’importanza del verosimile e del probabile nel determinare le nostre scelte tramite un’indagine delle
forme e dei modi con cui gli argomenti vengono presi in considerazione e usati per discutere
razionalmente.
- Le argomentazioni che giustificano le nostre scelte sono per lo più svolte in funzione dell’uditorio,
comportando una particolare attenzione per la pragmatica.
↳ la pragmatica diventa quindi dominante nella scelta delle strategie argomentative e nel giudizio
sulla loro efficacia

® In questo contesto diventa molto importante lo STUDIO DELL’ARGOMENTARE allo scopo di RINTRACCIARE LE
FALLACIE ARGOMENTATIVE = dei modi errati di ragionare o perché si parte da premesse false, o perché si
compiono inferenze scorrette o perché si portano argomenti irrilevanti.
Puntano spesso ad ingannare, anche utilizzando le emozioni (sofisti ed eristi).

Come si può definire oggi il rapporto tra logica, dialettica e retorica?


- LOGICA: discorso della scienza, razionale (parto da premesse vere e arrivo a conclusioni vere attraverso
dimostrazioni)
- DIALETTICA: ragionamento che mira alla verità e parte da un conflitto. Si misura con la tesi
dell’interlocutore cercando di confutarla o di sostenerne un’altra
- RETORICA: ha l’obiettivo di persuadere l’interlocutore di una verità ritenuta tale, tenendo conto
dell’uditorio ma senza mai confrontarsi

STUDIARE L’ARGOMENTAZIONE

ARGOMENTAZIONE: ragionamento le cui premesse sono opinabili e/o le inferenze non sono sempre necessarie e
per questo la conclusione può essere sempre discutibile.

L’analisi dell’argomentazione può articolarsi secondo 3 settori:


- Studio delle PREMESSE
- Studio delle INFERENZE ARGOMENTATIVE (argomenti)
- Studio degli ERRORI ARGOMENTATIVI (fallacie)

Questi 3 settori possono essere studiati, ognuno tramite la suddivisione in 5 classi, in ognuna delle quali si
raccolgono le premesse, gli argomenti/inferenze e le fallacie:
1. COGENZA = la coerenza logica, la cogenza dell’inferenza deduttiva
2. IDEALE = i valori, le essenze e gli ideali
3. ESISTENTE = il campo dell’esperienza
4. ORDINE = i rapporti, le relazioni, la simmetria
5. PERSONA = l’uomo e la sua azione
• PREMESSE chiamate anche “luoghi”

Luoghi della cogenza Luoghi comuni fondati su strutture logiche Es.


condivise. Si caratterizzano per l’evidenza che Cose uguali a una medesima cosa
comportano. Non vengono mai esplicitati perché sono uguali tra loro.
li diamo per scontati.
Luoghi dell’ideale Si basano sulla preminenza dell’ideale sul reale. Si Es.
servono di un ordine ritenuto esistente e valido, La violenza è sempre negativa.
al di la dell’esperienza, su una struttura
ontologica, ritenuta valida e conosciuta al di la
dell’esperienza.
Luoghi dell’esistente Si basano sulla preminenza del reale sul possibile, Es.
affermando su tutto il primato dell’esistenza. Ciò che scelgono tutti è migliore di
quello che non tutti scelgono. E ciò
che scelgono i più è migliore di ciò
che scelgono i meno. (Cucina
Scavolini)
Luoghi dell’ordine Si basano sul valore dell’ordine, della simmetria, Es.
della corrispondenza e dell’eleganza. Corrispondenza tra
simmetria/rispetto delle
proporzioni e bellezza.

Luoghi della persona Si basano sul valore del merito, della dignità, Es.
dell’umano, dell’individuo e sul valore del Soffrire l’ingiustizia è meglio che
rapporto tra dire e fare. commetterla: questo preferirebbe
l’uomo più giusto.

• ARGOMENTI

1) Classe della cogenza:


a. Argomenti DEDUTTIVI = pur partendo da premesse opinabili, sono portati avanti utilizzando le
regole della logica classica
b. Argomenti PSEUDO-DEDUTTIVI = simili nella struttura a quelli deduttivi, fanno appello alla logica
e fanno uso di connettivi simili a quelli logici ma il loro uso non è rigoroso, non coprendo tutte le
fasi dell’inferenza, che quindi non è necessaria.
- Autofagia ® applicando una regola si arriva a distruggerla, perché le
conseguenze sono in contraddizione con essa

2) Classe dell’ideale:
a. Argomenti A PRIORI = fanno riferimento alla struttura della realtà (vera o supposta tale) dalla
quale si ricavano gerarchie, giudizi di valore… Viene presentata senza riscontro con l’esperienza e
si riferiscono a un ordine esistente prima di essa (a priori).
- Regola di giustizia ® ci si appella ad una regola ritenuta valida per tutti,
sostenendo che ciò che vale per un caso, deve essere applicato a tutti i casi
simili.

3) Classe dell’esistente
a. Argomenti A POSTERIORI: si ricorre a conoscenze acquisite con l’esperienza per avvalorare la tesi
da giustificare
- Ad consequentiam ® si valuta una proprietà o un evento in relazione al
vantaggio offerto dalle sue conseguenze
4) Classe dell’ordine
a. Argomenti STRUTTURALI: si basano sulla similitudine tra strutture
- Paragone

5) Classe della persona


a. Argomenti PRAGMATICI: si porta l’attenzione sulla coerenza tra realtà di fatto ed espressioni
linguistiche ® l’interlocutore sostiene una tesi che può essere messa a confronto, critico, con il
suo comportamento.
- Modello ® si propone un comportamento esemplare, intendendo così stabilire
una regola valida per tutti
• FALLACIE

1) Cogenza:
a. Fallacie DEDUTTIVE
i. Di DEFINIZIONE: relative ai termini utilizzati, per renderli chiari li definiamo ma non
sempre la definizione che diamo è nuova (troppo ampia, troppo stretta, contraddittoria)
ii. INFERENZIALI: errori nel ragionamento prodotti da una violazione delle regole della
logica aristotelica (autoconfutazione, autocontradditorietà)
iii. SILLOGISTICHE: un sillogismo è fallace quando viene violata una qualsiasi delle otto
regole che ne garantiscono la validità (solo 3 termini, termine medio mai nella
conclusione e almeno in una delle due premesse, da due premesse negative non segue
una conclusione…)

b. Fallacie PSEUDO-DEDUTTIVE: falsa disgiunzione (una delle premesse presenta un numero


limitato di scelte)

2) Ideale:
a. Fallacie A PRIORI: Argumentum ad novitatem (quando si assume che qualcosa sia migliore solo
perché è nuova)
i. Di INTERPRETAZIONE: derivanti da un pregiudizio (linguaggio pregiudizievole, anfibolia –
costruzione grammaticale consente due interpretazioni)
ii. Di SPIEGAZIONE: errori nella spiegazione di un fenomeno (explanans ad hoc – non indica
nient’altro che il fenomeno)

3) Esistente:
a. Fallacie A POSTERIORI
i. INDUTTIVE: esclusione (un’info che comprometterebbe un’inferenza induttiva viene
omessa)
ii. CAUSALI: correlazione casuale (si da per scontato che se l’evento B si manifesta dopo
evento A, allora A è la causa e B è l’effetto)

4) Ordine:
a. Fallacie STRUTTURALI: prodotte da una forzatura nel cercare corrispondenze di struttura tra
ambiti diversi (falsa analogia – due cose simili in un aspetto, lo sono in tutti)

5) Persona:
Fallacie PRAGMATICHE: prodotte da una forzatura nel collegare l’argomento proposto con il soggetto che lo
sostiene o lo confuta (Argomentum ad populum – quando si argomenta intorno alla verità/falsità di un enunciato
facendo appello al sentimento popolare)

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