Sei sulla pagina 1di 7

RELAZIONI INTERPERSONALI

MODULO 4

LEZIONE 19
L'importanza del linguaggo nelle relazoni

Comprendere quello che gli altri ci vogliono dire aumenta l'autostima.


Il nostro cervello è costituito da due emisferi (sinistro e destro) che comunicano tra loro
incessantemente.
L'emisfero sinistro è l'emisfero dedicato alle capacità analitiche, razionali e simboliche, dove
avvengono i calcoli matematici e la logica è più sviluppata.
L'emisfero destro è il lobo dedicato alla capacità di sintesi, all'irrazionalità, ai processi creativi
ed è specializzato nel riconoscimento dei volti umani, nell'intuizione, nella fantasia e nella
percezione del linguaggio non verbale.
In genere uno dei due emisferi tende a prevalere sull'altro.
La comunicazione tra i due emisferi avviene senza rigide dicotomie grazie al corpo calloso,
un fascio di fibre nervose che permette di far conoscere ad un emisfero quello che fa l'altro e
viceversa.
Nelle donne questa comunicazione è permessa anche da diverse altre connessioni
intra-emisferiche. Queste consentono di riconoscere con più facilità i segnali emessi
dall'emisfero sinistro e di convertire i vissuti emotivi in linguaggio verbale. Anche i fattori
spico-sociali influiscono sulla capacità di saper leggere il comportamento non verbale.

La comunicazione con noi stessi costituisce una premessa indispensabile per comunicare
meglio con gli altri. Spesso tendiamo a proiettare sull'altro alcuni conflitti personali,
provocando blocchi della comunicazione con l'altro e facendo degenerare le relazioni.
Ecco cinque modi per evitarlo:
• non focalizzarsi sul problema
• non catastrofizzare
• non aspettarsi il peggio
• evitare di pensare per stereotipi
• evitare doverizzazioni

Affrontare una conversazione


Per aiutare il nostro interlocutore a cooperare con noi, al fine di ridurre le incomprensioni
possiamo esporre chiaramente che tipo di conversazione vogliamo sostenere e verificare se
l'altro intende partecipare.
Più la conversazione è importante, più è essenziale che l'interlocutoria sia a conoscenza del
quadro generale, quando siamo invece all'interno di una conversazione lunga, è importante
spiegare brevemente l'obiettivo e renderci conto se l'interlocutore intende partecipare oppure
no. Questo atteggiamento è rilevante e significativo e aumenta l'efficacia comunicativa.
Se vogliamo affrontare una conversazione che richiede molto impegno e sforzo, è importante
che l'altro si renda conto di ciò e acconsenta a prender parte alla conversazione.
Se l'altro partecipa attivamente al dialogo, sarà più presente e attivo nello scambio e più
propenso a soddisfare i nostri bisogni o a spiegare perché non è in grado di farlo.

1
Presentare il tipo di conversazione che vogliamo sostenere e verificare che l'altro sia
disponibile offre dei vantaggi:
• diamo la possibilità di accettare o rifiutare l'invito e quindi se partecipa lo farà con
motivazione
• capire in anticipo l'obiettiva della conversazione aiuta l'altro a comprenderla meglio.
• dare la possibilità di prepararsi psicologicamente a ciò che verrà detto
• aiutare a comprendere il ruolo che vogliamo che assuma

I problemi di relazione
In ogni relazione entrano inevitabilmente in gioco le differente tra due individualità e questo
porta problemi.
Si sente il bisogno di trovare un “capro espiatorio”, ma questo risulta poco utile e alimenta il
conflitto e crea disagio, ciononostante lo facciamo molto più spesso di quanto crediamo.
Mentalmente siamo programmati a reagite secondo determinate modalià.
Queste strategie ci sono talmente connaturate che tendiamo a considerarle delle risposte
naturali e spontanee.
Per poterle mettere in discussione e sostituirle con altre modalità più funzionali dobbiamo
riprogrammare le nostre reazioni alle situazioni relazionali tese e difficili ed apprendere nuovi
modi di stare insieme e di comunicare. Dobbiamo cambiare il nostro modo di affrontare i
problemi.
Bisogna considerare ogni problema com il risultato collettivo del rapporto e non come
qualcosa che dipende da un singolo individuo.

L'importanza dell'ascolto attivo


L'ascolto attivo è ascoltare e riconoscere ciò che l'interlocutore dice prima di parlare della
nostra esperienza o esprimere il nostro punto di vista.
Per poter essere ascoltati è importante saper ascoltare, per praticare una forma di ascolto attivo
è importante:
• riconoscere i pensieri ed i sentimenti di una persona, ma non significa approvare o
essere d'accordo con le azioni dell'altro o il suo modo di percepire e di vivere le
esperienze
• ascoltare e ripetere a parole nostre, così facendo permettiamo di soddisfare un bisogno
umano fondamentale, quello di essere capiti
Quando l'atmosfera è tesa è importante ascoltare e riconoscere quanto ci viene detto.

2
LEZIONE 20

Relazioni tra pensiero e linguaggio


Il linguaggio rappresenta la forma comunicativa più utilizzata dall'uomo.
Questo strumento assolve a due funzioni fondamentali: una funzione comunicativa e una
funzione di astrazione.
Moltissimi sono stati gli autori e gli studi che si sono occupati dei rapporti tra pensiero e
linguaggio, le cinque ipotesi fondamentali sono:
1. Ipotesi comportamentalista: il lingua è come un'attività motoria appresa con il rinforzo.
Esistono tante forme di pensiero e tante immagini del mondo quante sono le lingue.
2. Ipotesi piagentina: il linguaggio riflette lo sviluppo cognitivo del soggetto piuttosto che
influenzarlo.
Il linguaggio egocentrico, presente nella prima infanzia, viene lentamente sostituito da
quello socializzato, più adatto alla comunicazione interpersonale.
3. Ipotesi di Vygotskij: linguaggio e pensiero sono in origine indipendenti, ma poi si
integrano in un processo di reciproco influenzamento.
Il monologo prima accompagna l'azione senza un preciso rapporto funzionale con essa,
poi interviene quando subentra un ostacolo e in seguito precede l'azione per
pianificarla.
4. Ipotesi di Bruner: se per linguaggio si intende anche il significato che esso veicola,
linguaggio e pensiero non sono separabili.
Il pensiero e il linguaggio differiscono solo funzionalmente, la comunicazione invece
non è una funzione del pensiero.
5. Ipotesi : il linguaggio offre all'individuo degli strumenti per pensare,
elaborati attraverso la cultura della sua comunità linguistica.

Le tipologie di pensiero
Esistono varie tipologie di pensiero:
• Il pensiero logico o razionale, detto anche operatorio rappresenta la capacità di
procedere attraverso operazioni mentali astratte.
• Il pensiero produttivo ci aiuta in ogni situazione vissuta come problematica attraverso
un'attività di ragionamento che produce una conoscenza nuova.
La ristrutturazione del campo cognitivo e dunque il processo di soluzione del problema
viene indicata con il termine di “insight”.
Il problem solving (risolvere un problema significa trovare la strada per passare dallo
stato o disposizione iniziale a quello finale o meta da raggiungere) secondo la
psicologia cognitivista si suddivide in 3 fasi principali: lo stato iniziale, le mete e il set
o insieme di operazioni intraprese per raggiungere la soluzione.
• Il pensiero quotidiano si definisce tale perché entra in gioco in moltissime situazioni
quotidiane, le situazioni sono quelle in cui è difficile dare un giudizio ponderato.
Il pensiero razionale propone solo e sempre soluzioni sufficientemente motivate,
realiste e attuabili per affrontare il problema.
Per colmare il vuoto tra dati di partenza e conclusioni, spesso facciamo riferimento a
ricordi personali che si presentano alla nostra mente.
Le conclusioni sono accettate e asserite con convinzione anche se è impossibile
dimostrarne la validità.
La maggiore difficoltà sta nell'utilizzo di concetti e materiali di tipo astratto: con
problemi logici tratti dal mondo reale la prestazione migliora decisamente.
Noi tutti cerchiamo inconsapevolmente delle conferme all'ipotesi di partenza e non
delle disconferme procedendo secondo un metodo definito verificazionista.

3
Questa tendenza è il frutto dell'economizzazione degli sforzi nella ricerca della
soluzione di un problema.
La schematicità di questo tipo di comportamento tende nel tempo ad automatizzarsi.
• Il pensiero infantile: chi usa questa forma di pensiero tende a prediligere solo il suo
punto di vista.
• Il pensiero primitivo: è simile al pensiero infantile: magico e animistico.
• Il pensiero onirico: fa largo uso di simboli, allegorie, metafore, allusioni. Il contenuto
può essere manifesto (la realizzazione di un desiderio), latente, mascherato,
condensato (se la censura entra in azione).
• Il pensiero prevenuto: chi tende ad utilizzare questo tipo di pensiero è spesso vittima di
pregiudizi, false credenze o stereotipi, che rendono rigido il funzionamento intellettivo.
Questa forma di pensiero prevede una grossa componente affettiva-irrazionale e
ricorre frequentemente ad affermazioni di tipo regressivo-difensivo.
Il pregiudizio non è una generalizzazione errata, ma è una falsa operazione deduttiva:
riesce a trovare sempre conferma perché è basata su un circolo vizioso.
Il pensiero prevenuto è costituito da una credenza (il carattere della credenza è
espresso da uno stereotipo) e da un oggetto al quale la credenza si applica.
Il limite del pensiero prevenuto è la rigidità: la credenza non si modifica di fronte alle
esperienze contrarie e la conoscenza appare completa e definitiva.
Esiste una bipolarità tipica: all'antipatia verso un'altra collettività corrisponde una
simpatia per la propria.

4
LEZIONE 21

Le Teorie Psicologiche Naives

Le Teorie Psicologiche Naives sono una parte molto ampia delle nostre teorie sul mondo e
guidano le relazioni sociali e il rapporto con se stessi e possono farlo in modo più o meno
efficace.
Sono vere e proprie teorie della mente che si formano nei primi anni di vita e dipendono
dall'influenza dell'ambiente culturale e del patrimonio genetico.
Costituiscono una filosofia personale costruita su una struttura reticolare e/o gerarchica di
credenze che filtra la realtà sia sotto il profilo esistenziale/valutativo, sia sotto quello
epistemico.
La psicologia ingenua naives appartiene al campo della metacognizione ed è un termine con il
quale Clark ha indicato lo studio della facoltà umana di riconoscere, comprendere ed
interpretare gli stat d'animo propri e altrui, allo scopo di spiegare e prevedere il
comportamento normale e patologico.

Alcuni modelli di Teorie Psicologiche Naives


Robbins e Kirmayer insieme a Scharloo e Kaptain hanno descritto le caratteristiche dei
modelli laici delle malattie, modelli che includono le idee sulla causa, il decorso, le
conseguenze e la curabilità di una malattia.
Zenz, Bischoff e Hrabal hanno costruito un modello multi-dimensionale delle teorie naives.
Secondo loro le teorie naives sono classificabili in cinque classi:
• fattori psicosociali esterni
• fattori psicosociali interni
• comportamenti poco salubri
• fattori ambientali esterni
• fattori ambientali interni/corporei
Il modello di Zenz, Hrabal e Bischoff include non solo fattori psicologici, ma anche fisici,
ambientali e corporei.
Faller ha definito le teorie soggettive della malattia come le rappresentazioni dei pazienti sulle
cause e sul miglior trattamento delle proprie malattie: le aspettative del paziente si
suddividono in quattro classi: interpersonali, orientate all'introspezione, passive e somatiche.
Furnham, Pereira e Rawles hanno svolto una ricerca sulle concezioni non professionali
(laiche) della psicoterapia. L'analisi fattoriale mostra che i partecipanti laici allo studio
concepivano quattro fattori di cura: cognitivi, comportamentali, fisici e razionali.
Sia Faller che Zenz, Bischoff e Hrabal non prendono in considerazione le teorie della cura e
non organizzano gli item in classi di teoria della cura e della sofferenza psichica.

La Teoria della Sofferenza e la Teoria della Cura


Consideriamo due tipi di teorie psicologiche naives: le teorie della sofferenza (perché sto
male) e le teorie della cura (come penso di guarire): ipotizziamo l'esistenza di due grandi
categorie di teorie naives: quelle che attribuiscono la sofferenza e i fattori di cura a cause
esterne e quelle che rimandano a cause interne.
La classificazione delle teorie sulla sofferenza e sulla cura si divide in
• cause esterne presenti o passate (relazionali, forze avverse impersonali)
• cause interne presenti o passate (psicologiche, biologiche)

5
Le teorie sulla sofferenza e sulla cura hanno caratteristiche:
• gradi di modificabilità (cause biologiche o psicologiche)
• coerenza delle teorie (coerenza interna e coerenza tra teoria della sofferenza e teoria
della cura)
• superficialità (costruite rapidamente in situazioni d'emergenza per incrementare la
capacità di previsione e fronteggiamento)
Le teorie psicologiche naives non sono principalmente implicate nella genesi della malattia,
possono restare inapplicate o silenti per lungo tempo, sono spesso inefficaci e hanno un ruolo
importante nel mantenimento della seofferenza.

Psicologia Ingenua e Psicologia del senso comune


La psicologia del senso comune non coincide con la psicologia ingenua. L'oggetto di studio
della psicologia del senso comune è la percezione e la rappresentazione condivisa di un
gruppo o di una popolazione in relazione ai disturbi più diffusi e diagnosticati.
La psicologia ingenua è una vera e propria teoria della mente, una facoltà soggettiva di
spiegare e prevedere comportamenti propri ed altrui. Ha carattere universale, è indipendente
da altre capacità cognitive e si sviluppa progressivamente attraverso stadi ben precisi.
Lo sviluppo del ragionamento intenzionale che si innesta sulla maturazione della psicologia
ingenua porta alla psicologia del senso comune che si fonda sulla prima, preordinata in senso
ontogenetico e filogenetico.
La psicologia ingenua prevede la
 Teoria della simulazione radicale e moderata (comprensione empatica – assunzione
identità dell'altro – simulazione/teoria della mente – rende conto di atteggiamenti
intenzionali)
 Teoria del piccolo scienziato (a partire da teoria innata costruzione - teoria della mente
sofisticata)
 Teoria innatista-modularista (sviluppo in tappe fisse – indipendente da capacità
cognitive – assenza insegnamento esplicito)
Le teorie psicologiche naives possono essere ostacolo al cambiamento e possono contribuire a
mantenere la sofferenza.
Mantenimento come incapsulamento informazionale dei moduli che impediscono
un'operazione di interpretazione e di transizione teorica verso un modello con maggiore
capacità esplicativa e predittiva. I moduli hanno delle caratteristiche come incapsulamento
informazionale, rapidità d'esecuzione, specificità di dominio e sono in relazione fra loro.
In una situazione di crisi occorre rapidità di analisi e di risposa, perciò le teorie naives, che
sono costruite superficialmente e rapidamente, hanno coerenza debole e contraddizioni nel
quadro esplicito causale e creano difficoltà di integrare i sistemi di rete concettuali capaci di
elaborare modelli sofisticati di spiegazione.
Un esempio di teoria naives potrebbe essere un signore che ha la convinzione che esistono
intorno a lui forze malefiche che gli stanno causando una serie di sfortunati incidenti e,
cercando di dimostrare la sua tesi, racconta che percorrendo la strada per arrivare è incorso
nell'ennesima sfortuna: ha bucato la ruota. Viene quindi da sospettare che questa persona è
alla ricerca dell'intervento di uno stregone piuttosto che di uno psico-terapeuta. Questa è una
teoria naives.
Una mancanza di concordanza tra paziente e terapeuta sulle cause patogenetiche della
sofferenza e i fattori di cura può produrre delle fratture che non consentono di costruire e
mantenere l'alleanza terapeutica.
Conoscere cosa pensa l'altro della sua sofferenza è come pensa di poter stare meglio è
propedeutico al miglioramento della relazione stessa.

6
Il Naif Ideas Survey
Strumento d'analisi delle teorie psicologiche naives è il Naif Idea Survey, composto di due
liste di credenze relative alle cause della sofferenza e al come si può guarire.
L'intervistato esprime per ogni affermazione una valutazione su una scala che va dal
fortemente d'accordo a fortemente in disaccordo.
Le sue variabili:
• cause esterne impersonali (sfortuna, segno zodiacale, influssi degli astri)
• cause relazionali (mancanza di sostegno e affetto, conflitti con altre persone)
• cause cognitivo-comportamentali (rigidità delle regole a cui mi attengo, modo di
valutare ciò che accade)
• cause relative al funzionamento biochimico del cervello e al malfunzionamento del
sistema nervoso
• cause relative alla propria incapacità (mia mancanza di capacità, scarsa fiducia in me
stesso)

Potrebbero piacerti anche