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La relazione d’aiuto

Cos’è la relazione d’aiuto?

• La relazione d’aiuto è un processo che comporta


un cambiamento, la crescita di una persona o di
entrambe le persone coinvolte per mezzo del loro
relazionarsi
• La relazione d’aiuto si caratterizza come incontro
tra 2 o più persone una delle quali si trova in una
condizione di bisogno ( di varia natura) e l’altra ha
una competenza o abilità che risulta essere
efficace rispetto la situazione o problematica da
affrontare.
Relazione d’aiuto
• La relazione d’aiuto viene attivata in tutte
quelle situazioni in cui le risorse personali del
soggetto non sono più sufficienti per
affrontare adeguatamente una situazione
critica.
• Esistono varie tipologie di crisi evolutive che il soggetto
incontra nella propria vita: quelle definite naturali (crisi
generazionali, lavorative, affettive) e quelle caratterizzate
dalla presenza di DISAGIO ( emotivo, fisico, cognitivo)
Cosa intendiamo per aiuto?

• Favorire la crescita dell’utente in un rapporto di


interscambio con chi offre aiuto
• L’aiuto non va inteso come elargizione di consigli o
suggerimenti risolutivi ma come attivazione di risorse
di cui la persona dispone ma che al momento non
riesce a recuperare.
• C. Rogers uno dei maggiori teorici sulla relazione
d’aiuto pose l’attenzione sulla necessità che la
relazione d’aiuto fosse centrata sul cliente, sulla
persona che chiede aiuto , il cui bisogno va letto nella
peculiarità del suo originarsi in quella persona.
La relazione d’aiuto

• La relazione d’aiuto viene paragonata da Batini


( 2001) al lavoro di un giardiniere coscienzioso e
attento: il giardiniere cura le sue piante con
premura, cercando di farle crescere dando loro
ciò di cui necessitano in base ai loro bisogni
individuali. Un buon giardiniere, è consapevole
che la pianta deve crescere da sola, senza essere
asfissiata e sa che quando questa sarà diventata
un albero e avrà messo solide radici, non avrà più
bisogno del suo supporto.
La relazione d’aiuto
• Nella relazione d’aiuto avviene la stessa cosa: un
operatore sociale un volontario dovrà intuire il
bisogno di aiuto del soggetto e spronarlo con la
comprensione e l’appoggio costanti, nella ricerca di
strategie necessarie al superamento della crisi senza
creare dipendenza ma aumentandone l’autostima e il
senso di empowerment cioè il senso di essere
padrone della propria vita, delle proprie scelte, delle
proprie azioni.
La relazione d’aiuto
• La relazione d’aiuto è una particolare forma di
narrazione composta da due figure: il soggetto
narratore che è colui che ha una situazione di
disagio e il soggetto co-narratore che ha
funzione di SOSTEGNO E FACILITATORE
• Può capitare che in questo rapporto vengano commessi alcuni errori
da parte del facilitatore: può accadere che egli si sostituisca al
soggetto nella risoluzione del problema, non favorendo il percorso
verso l’autonomia
• IL ruolo dell’operatore

• Le mie risorse: quali sono le risorse che


intendo utilizzare all’interno del contesto
lavorativo? (che competenze tecniche e
relazionali mi riconosco)
• I miei limiti? Quali sono i miei limiti nel lavoro
con l’altro?; Ci sono concetti, informazioni che
vorrei acquisire?
Le abilità di aiuto:
• Quali sono?
• Non si formano semplicemente con la conoscenza teorica;
• Per esercitarle è necessario SAPERE, SAPER FARE e SAPER ESSERE e
ciò si apprende mettendosi in gioco e sperimentando in prima
persona le proprie capacità di conoscenza di sé e di apertura agli
altri.
LE ABILITA’ DI AIUTO:
Abilità interpersonali

• 1) ASCOLTO ATTIVO
• 2) ASCOLTO DI SE’
• 3) COMPETENZA COMUNICATIVA
Che risorse ( competenze) metto Che competenze mi Che limiti mi
in gioco nella relazione d’aiuto riconoscono gli altri riconosco nella
risorse tecniche ( utenti o volontari) relazione d’aiuto?

Competenze relazionali Che competenze,


conoscenze vorrei
acquisire?
LE ABILITA’ DI AIUTO
• Gli operatori che intendono portare il loro aiuto devono:
• - sviluppare una comunicazione efficace che permetta lo
sviluppo di legami autentici fondati sulla fiducia e
l’accettazione;
• - rafforzare la sensibilità verso gli altri
• - capacità di ascoltare
• - sapere come porre domande
• -saper gestire dei gruppi
Abilità interpersonali
• Prestare attenzione: l’abilità che permette di
centrare la relazione d’aiuto sul vissuto della
persona; serve per comunicare un profondo
interesse per l’altro
• Abilità del prestare attenzione:
• ascolto attivo- Attenzione – osservazione-
prestare attenzione alla persona- prepararsi
all’attenzione
ASCOLTO ATTIVO
• Imparare ad ascoltare è possibile, è importante fermarsi e
rispondere ad alcune domande quando entriamo in rapporto con
qualcuno:
• - quali sono i bisogni del mio interlocutore?
• - che obiettivi si propone di raggiungere?
• - che cosa lo interessa o lo preoccupa?
• - è possibile dargli fiducia, rassicurarlo?
• - c’è qualcosa che vuole farmi sapere e non riesce ad esprimere?
• L’ascolto attivo è necessariamente nella relazione d’aiuto l’ascolto
empatico.
• L’empatia è la capacità di sentire le emozioni di un’altra persona;
questo sentire è un temporaneo ingresso nei vissuti dell’altro al fine
di comprenderne lo stato interiore, i pensieri, le reazioni.
ASCOLTO ATTIVO: 5 tappe

• 1-Ascoltare il contenuto: cosa viene detto in termini di fatti


e idee
• 2-capire le finalità il significato emotivo di ciò di cui sta
parlando il nostro interlocutore, capire perché sta dicendo
quella cosa
• 3-valutare la comunicazione non verbale come qualcosa
che viene detto, il linguaggio del corpo, il tono della voce
• 4- controllare la propria comunicazione non verbale e i
propri filtri, avere la consapevolezza dei messaggi che si
stanno inviando con la propria comunicazione non verbale
• 5-ascoltare con partecipazione senza giudicare cercare di
mettersi nei suoi panni, capire cosa influenza i suoi
sentimenti
ASCOLTO ATTIVO
• Ascolto e comprensione
L’ascolto è dato dalla capacità di comprendere una prospettiva diversa
dalla propria, di considerare le caratteristiche dell’altro ed i suoi attributi di
ruolo, di tenere presente la prospettiva durante l’interazione.
Sono molte le occasioni in cui non ascoltiamo gli interlocutori:
• si ascolta solo ciò che si vuole sentire (filtro)
• si pensa a cosa si dirà, non concentrandosi su ciò che sta dicendo
l’interlocutore (prove)
• si riferisce tutto quanto si ascolta alla propria esperienza (identificazione)
• si snobba o si accantona quanto viene detto perché ritenuto di poca
importanza (denigrazione)
• si esprime accordo per ogni cosa che viene detta (accondiscendenza)
• si cambia troppo rapidamente argomento mostrando disinteresse
(deviazione)
ASCOLTO ATTIVO
• Ascolto attivo
Nella comunicazione è fondamentale saper ascoltare, ovvero
essere centrati sull’interlocutore e sulle sue esigenze.
Ma non basta, occorre qualcosa di diverso: bisogna saper
ascoltare attivamente.
L’ascolto attivo permette di apprendere informazioni non evidenti e
segnali deboli, come potrebbero essere quelli emessi attraverso il
linguaggio del corpo.
Quanto più siamo attenti agli indizi esterni che le persone ci presentano
tanto più siamo in grado di dare ascolto ai messaggi interni che riflettono
le loro esperienze interiori
ASCOLTO DI SE’
• Il mio dialogo interno
• L’ascolto di me stesso è una traccia per aiutare
l’altro
• Guardare dentro di sé
Sia che le espressioni dei sentimenti siano dirette o indirette il nostro obiettivo
come volontari nella relazione d’aiuto è mostrare esplicitamente alle persone il
nostro livello di comprensione dei loro sentimenti
Rispondere ai sentimenti richiede di rispondere alla “domanda dell’empatia” : se
fossi al posto di quella persona e facessi e dicessi quelle cose, come mi sentirei?
emozioni in circolo
• Che emozioni sentiamo quando aiutiamo?
• Ci fermiamo ad ascoltare le nostre
sensazioni?
• Come rispondiamo ai sentimenti che le
persone manifestano?
• È facile che nella relazione d’aiuto ci siano dei
sentimenti espressi sia verbalmente che
attraverso i comportamenti e la
comunicazione non verbale
Competenza comunicativa
• La comunicazione è lo strumento base del comportamento umano
• L’efficacia della relazione d’aiuto passa attraverso le nostre capacità relazionali
e dal modo in cui comunichiamo
• Cosa comunichiamo? ( materiale cognitivo)
• - aspetti legati al contenuto
• Informazioni, idee, problemi, obiettivi,giudizi,
ordini, consigli, critiche
• - aspetti legati alla relazione ( materiale emotivo)
bisogni, atteggiamenti, emozioni,
sentimenti,sicurezza, insicurezza, accettazione,
rifiuto interesse, assenso, disinteresse etc.
Come comunichiamo?
• - Non si comunica qualcosa solo con le parole o
con l’atteggiamento ma anche scegliendo o
sfruttando le opportunità offerte dalle circostanze
e dai luoghi;
• - non si può non comunicare: l’attività o
l’inattività, le parole o il silenzio hanno valore di
messaggio: influenzano gli altri e gli altri non
possono non rispondere a queste comunicazioni
e in tal modo comunicano anche loro.
Facciamo un esempio:

L’uomo che guarda fisso davanti a se mentre fa


colazione in una tavola calda affollata, o il
passeggero d’aereo che siede con gli occhi
chiusi, entrambi stanno comunicando che
non vogliono parlare con nessuno ne
vogliano si rivolga a loro la parola, i vicini di
solito “afferrano il messaggio” e rispondono
lasciandoli in pace.
• Secondo T. Gordon, l’ascolto attivo permette alla persona di
cogliere e mettere a fuoco i propri sentimenti ed emozioni. Si
sentirà più libera, più capace di esprimere i propri stati d’animo, più
in contatto con la sua esperienza.

• Comportamenti dell’ascolto empatico:

a- mostrare attenzione ed interesse


b- mantenere un contatto visivo
c- chiamare per nome almeno una o due volte
d- avere il linguaggio congruente del corpo
e- non interrompere
f- parafrasare
g- verificare la comprensione
h- verificare i sentimenti percepiti
I- descrivere gli stati d’animo individuati senza giudicare ad es. “ho
l’impressione che lei sia insoddisfatto”
L- chiedere conferma
• Comportamenti di chi non ascolta:
a- non guarda negli occhi chi parla
b- non riesce a stare fermo
c- fa troppe domande interrompendo o ha
chiamate al cellulare
d- è aggressivo o non obiettivo
e- fraintende
f- non smette mai di parlare
g- non è umile
• Ostacoli emotivi e mentali all’ascolto:
a- difficile ascoltare se la persona ci piace troppo o troppo
poco
b- difficile ascoltare se la nostra situazione privata è
turbolenta
c- difficile ascoltare se ci sono importanti barriere su
valori, cultura e religione.
Ostacoli esterni all’ascolto:
a- abbigliamento, uso occhiali scuri, posizione del corpo
inadeguata
b- rumore e movimento
c- mancanza di privacy
d- momento inadatto
e- mancanza di presentazione e predisposizione del
contesto favorevole.
• La comunicazione secondo lo schema di Johari
( Johari Window)

Arena Punto cieco


( area pubblica, conosciuta da sé e da (area sconosciuta alla persona e
altri ) conosciuta dagli altri “ pettegolezzo“)

Facciata Ignoto
(area privata conosciuta a sé ma non ( area dell’inconscio)
da altri)
• Ad es. : il soggetto (o i gruppi interi stessi) che
si trovino in un ambiente favorevole tendono
a ridurre il quadrante della Facciata (questo è
dovuto al desiderio che i soggetti almeno in
potenza hanno di sentirsi partecipi di un
gruppo o di dinamiche tra gruppi), aprendosi
di più agli altri, ad esempio a vantaggio
dell'Arena, e quindi a mostrare agli altri più
aspetti della propria personalità piuttosto che
a mascherarsi (Facciata) o ad attivare
inconsapevoli processi inconsci di difesa mal
gestiti (Punto Cieco)
Parlami, ti ascolto
dal libro di Kathryn e David Geldard, editrice Erickson 2015

• Sono in grado di instaurare un rapporto di


fiducia?

• L’ambiente garantisce una sufficiente


riservatezza?

• Mi sento abbastanza solido dal punto di vista


emotivo per ascoltare i problemi degli altri?
No ad aspettative irrealistiche
• Non siamo i salvatori dell’universo, non
possiamo ne dobbiamo pensare di doverci
fare carico di tutti i disagi e sofferenze. Verso
queste situazioni possiamo fare qualcosa,
valutazione da fare in base a:
a- bisogni e caratteristiche della persona
b- capacità sintonica
c- il tempo disponibile per la relazione
d- il contesto oggettivo
Aspettativa realistica
• Una aspettativa realistica che potrà senz’altro
realizzarsi è quella di ascoltare l’altra persona in
modo attento e rispettoso.
• Dare dei consigli agli altri è spesso inopportuno,
ma in taluni casi può essere auspicabile
• L’abilità di ascolto attivo può essere usata tutti i
giorni al fine di aiutare le persone a parlare dei
loro problemi ma anche dei sentimenti e delle
emozioni e ad assumere da soli le loro decisioni.
GRAZIE per L’ATTENZIONE!

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