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Per ogni persona con cui siamo in rapporto ci formiamo una finestra percettiva
attraverso cui osserviamo i suoi comportamenti. Ne abbiamo una diversa per ogni
persona con cui ci rapportiamo. Questa finestra percettiva è denominata:
rettangolo del comportamento.
Tutte le persone si trovano a vivere di volta in volta due sentimenti diversi nelle
relazioni interpersonali: accettazione e non accettazione. Ci saranno
comportamenti di un figlio, di un alunno, del partner, di un insegnante ecc. che
saranno accettabili ed altri che saranno non accettabili.
COMPORTAMENTI Comportamenti
inaccettabili
La linea non è statica; si muove su e giù, spesso molto rapidamente nel corso di
una giornata e varia da persona a persona. Nessuno può accettare tutto
incondizionatamente. Due persone possono vedere lo stesso comportamento in
modo diverso.
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Ad esempio, se vinco alla lotteria, ottengo una promozione o semplicemente
passo una splendida giornata, posso sentire di accettare quasi tutto quello che
mio figlio fa o dice.
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problematica rappresenta tutte le volte in cui potete stare con l’altro insieme in
modo piacevole e vantaggioso per entrambi.
Le abilità d’aiuto
Alcune abilità che si insegnano nel corso Gordon Persone efficaci quando in una
relazione il problema è dell’altro sono:
3. Imparare a distinguere i fattori che aiutano da quelli che non aiutano l’altro in
difficoltà.
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Per non incorrere nel pericolo di reagire verbalmente usando delle barriere che
comunicano la non accettazione del problema, Gordon consiglia la tecnica
dell’ascolto attivo.
1. Accettante: mi lascia essere quello che sono, con il mio modo di pensare,
sentire, parlare e agire. Non mi chiede di essere diverso o di cambiare i miei
sentimenti.
Negli ultimi vent'anni i ricercatori nel campo delle professioni d’aiuto si sono chiesti
come comunicare efficacemente con chi vive in uno stato di disagio, di
angoscia, di frustrazione.
Oggi si conosce maggiormente quali sono le competenze necessarie per aiutare
veramente una persona in difficoltà.
Ascolto passivo
• intenzione
• attenzione
• silenzio
• cenni di conferma
Ascolto attivo
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Il silenzio, i cenni di attenzione, le espressioni facilitanti hanno dei limiti; limitano
notevolmente l’interazione; chi parla, infatti, fa tutto da sé. Inoltre, chi parla non
riesce a capire se l’altro lo comprende; sa soltanto che lo sta ascoltando. Tali
atteggiamenti di solito non riescono ad andare a fondo del problema e a
delinearne le cause. Inoltre, l’altro non può sapere se chi ascolta sta accettando
lui e il suo messaggio. Sa soltanto che lo ascolta.
In breve, questi tre sistemi di ascolto sono relativamente passivi e non provano che
chi sta ascoltando abbia effettivamente capito.
Ciò che viene definito come ascolto attivo richiede molta più interazione e molte
più prove che chi sta ascoltando non abbia soltanto sentito ma abbia davvero
capito.
L’ascolto attivo, in quanto opposto all’ascolto passivo (silenzio), comporta
l’interazione con l’utente, e fa anche in modo che l’utente abbia delle prove
(feedback) che l’operatore lo capisca.
• chiara percezione di essere stati capiti sia nei sentimenti che nelle idee;
• chiara percezione di essere stati accettati sia nei sentimenti che nelle idee;
• chiara percezione di essere stati rispettati sia nei sentimenti che nelle idee;
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• Facilita l’insight (chiara percezione) del reale problema e di conseguenza
inizia la risoluzione dello stesso; tuttavia lascia alla persona la responsabilità
di trovare una soluzione.
L’ascolto attivo è l’abilità che meglio riassume le tre caratteristiche della relazione
d’aiuto: empatia, accettazione, autenticità, per facilitare la soluzione del
problema da parte della persona.
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L'ascolto attivo è una riformulazione della comunicazione globale dell’altro, nelle
sue componenti verbali ed emozionali.
L'ascolto attivo richiede che vi mettiate nei panni dell’altro cercando di cogliere i
suoi pensieri e sentimenti, e che gli esprimiate quanto avete compreso con calore
e accettazione.
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autentico, sincero e congruente. Dato che esprime unicamente la vostra realtà
interiore, non contiene valutazioni, giudizi o interpretazioni sugli altri.
Esprimere i vostri sentimenti positivi vi darà fiducia in voi stessi come genitori e,
soprattutto, vostro figlio si sentirà apprezzato, riconosciuto e amato.
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soddisfacimento di un nostro bisogno, prevenendo perciò il problema o il conflitto.
Esempi:
IL CONFRONTO EFFICACE
Come per le barriere alla relazione d’aiuto, nei corsi Gordon, questi metodi
tradizionali di confronto vengono raggruppati in dieci diverse modalità. Sono le
modalità che molte persone danno come risposta a momenti di difficoltà di fronte
a comportamenti inaccettabili degli altri.
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2. offrire soluzioni, consigli, avvertimenti;
8. rassicurare, consolare;
9. indagare, investigare;
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Messaggi che Messaggio nascosto: Sono inefficaci perché:
sottintendono
una soluzione: a) suscitano resistenze: "Non lo
farò"
1. Dirigere "Non sei capace di
capire da solo come
2. Minacciare potresti aiutarmi" b) negano la possibilità di
cambiare atteggiamento in
3. Predicare considerazione dei propri bisogni
4. Consigliare
5. Persuadere
9. Analizzare e) mortificano
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Le barriere sono messaggi in seconda persona. Spostano indebitamente
l'attenzione da "io ho un problema" a "tu hai un problema".
A prescindere dalla forma che assume, l'altro di solito si sente offeso, condannato,
colpevolizzato, come accade con i messaggi in seconda persona.
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Cambio di marcia
Quando ciò accade, è importante che una delle parti cambi marcia passando
all’ascolto attivo. Dal momento che l’altro non è in grado di ascoltare o reagire
positivamente se la loro temperatura emotiva è alta. Oppure quando l’altro si
difende e voi insistete nel proporre messaggi in prima persona.
Risolvere i conflitti
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Risolvere i conflitti con la soluzione vinci – vinci
Nei corsi Gordon si insegna il Metodo III per la soluzione dei conflitti e le abilità per
applicarlo. Il problem-solving in sei fasi offre una valida struttura per l’applicazione
del Metodo III. Ecco delineate brevemente le sei fasi:
FASE O: creare le condizioni per lo svolgimento delle sei fasi. Entrambe le parti
devono essere disponibili a seguire questo percorso, avere l’intenzione di provare
a praticare un terza modalità (Metodo III) con la quale cercare il più possibile il
rispetto dei bisogni di entrambi. Questa fase, alla quale si potrà ricorrere in tutti i
momenti di "stallo" o conflitto nelle altre sei fasi, andrà fatta in modo esauriente
soprattutto le prime volte che verrà impiegato il Metodo III (soluzione vinci – vinci)
in alternativa ai Metodi I (metodo autoritario – io ho ragione tu hai torto) e II
(permissivismo – evitare di assumere una posizione chiara). In seguito, quando
questa sarà la modalità abituale, non sarà più necessaria.
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Dispense elaborate da Roberto d Agostino, Università di Catania, 2005
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