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Che cosa la pratica meditativa (Joko Beck) Che cosa la pratica meditativa (Joko Beck) Che cosa la pratica

ica meditativa (Joko Beck) Che cosa la pratica meditativa (Joko Beck)
La pratica molto semplice. Ci non significa che non sconvolger la nostra
vita.[...]
Sedere essenzialmente uno spazio semplificato. La vita quotidiana
un'incessante muoversi: cose
da fare, gente con cui parlare, situazioni che si succedono.
In mezzo a tutto ci difficile percepire ci che siamo.
[...]
La meditazione non riguarda uno stato particolare, riguarda il meditante.
Non rivolta a fare, finire o aggiustare qualcosa: rivolta a noi stessi.
Abbiamo scarse possibilit di gettare un'occhiata su noi stessi. Tendiamo a
guardare ci che non
siamo, sempre qualcos'altro. Se qualcosa non va agli altri, l che individuiamo i
colpevoli. Non
guardiamo noi, guardiamo fuori.
Dicendo che la meditazione rivolta al meditante, non invito a qualche forma di
autoanalisi. Non
questo. Allora, cosa facciamo?

Dopo aver assunto la miglior postura possibile, cio equilibrata e comoda, sediamo
e basta, facciamo
zazen.
Cosa vuol dire ' sediamo e basta '? Vuol dire la cosa pi difficile, pi esigente. In
genere in
meditazione gli occhi sono chiusi. Ma cosa succede?
Succede un po' di tutto....una fitta alla spalla sinistra, una pressione al
fianco....Portate l'attenzione al
viso, percepitelo. Ci sono tensioni?
Attorno alla bocca, sulla fronte? Spostate l'attenzione pi in basso: percepite il
collo. Poi le spalle, la
schiena, il petto l'addome, le braccia, le cosce.
Percepite le sensazioni che vengono a galla. Percepite il respiro, che entra e che
esce.
Non controllatelo, limitatevi a percepirlo. Il primo istinto di controllare il respiro.
Lasciatelo cos com'. Pu essere toracico, mediano o addominale. Pu essere
accompagnato da un
senso di costrizione. Percepitelo cos com'.
Ampliate l'attenzione per sentire tutto quello che c'. Se passa un auto, sentite il
rumore. Se passa
un aereo, sentitelo. Potete sentire qualcos'altro.
Siate quel che sperimentate. E' tutto ci che dovete fare, assolutamente tutto:
sperimentare e stare
con ci che sperimentate. Ora aprite gli occhi.
Se ci riuscite per tre minuti, un miracolo. Di solito non passa un minuto che
cominciamo a pensare.
Il nostro interesse a stare con la realt molto scarso.
Lo zazen (meditazione seduta) tutto qui? Non ci piace particolarmente.
"Non stiamo cercando l'illuminazione?"
Il nostro interesse per la realt straordinariamente scarso.
Preferiamo pensare. Vogliamo ritornare alle nostre amate preoccupazioni, vogliamo
capire la vita.
Cos, prima di accorgercene, abbiamo dimenticato del tutto il momento presente e
siamo trasvolati a
un pensiero qualunque: il ragazzo, la ragazza, il lavoro , la moglie, il marito, la
vacanza....siamo
partiti! Non c' niente di male nelle fantasticherie, salvo il fatto che, perdendoci
dentro, abbiamo
perso qualcos'altro. Quando ci perdiamo nei pensieri e nelle fantasie, abbiamo
perso la realt. La vita
ci sfuggita.
Questo il modo di agire degli esseri umani. Non solo ogni tanto, ma in
continuazione. Perch agiamo
cosi? Conosciamo benissimo la risposta: perch stiamo cercando di proteggerci.
Cerchiamo di
sfuggire alla difficolt del momento, o almeno di comprenderla. Non c' nulla di
sbagliato nei nostri
pensieri egocentrici salvo che, identificandoci con essi, la nostra visione della
realt bloccata. Come
comportarci allora con i pensieri?
Li etichettiamo. Siate molto accurati nel lavoro; non basta l'etichetta 'pensiero,
pensiero' o
'preoccupazione, preoccupazione'.
Notate per es.: 'Pensiero: lui un tiranno', 'Pensiero: lei ingiusta', 'Pensiero: non
faccio mai niente
che va bene'. Siate precisi. Se i pensieri precipitano a tale velocit che
discernibile solo la loro
confusione, allora etichettate la perturbazione come: ' Confusione '.
Persistendo nella ricerca di un pensiero preciso, prima o poi lo troverete.
Praticando in questo modo diventiamo familiari a noi stessi, alla nostra vita e al
modo in cui ci
rapportiamo ad essa. Constatando la comparsa dello stesso pensiero centinaia di
volte, abbiamo
scoperto qualcosa di noi che ignoravamo. Pu darsi che il pensiero vada
incessantemente al passato o
al futuro. Alcuni rimuginano le situazioni, altri le persone, altri ancora se stessi.
Alcuni alimentano in
continuazione giudizi sugli altri. Ci vogliono quattro o cinque anni di etichettamento
dei pensieri per
giungere a conoscerci abbastanza bene. Ma cosa accade ai pensieri, etichettati con
precisione e
accuratezza? Accade che si placano. Non occorre forzarli e lasciarli.

Quando si sono calmati, ritorniamo all'esperienza del corpo e del respiro: ancora,
ancora e ancora.
Non potr mai sottolineare abbastanza che non si tratta di un paio di volte, ma di
decine di migliaia di
volte. Nel frattempo, la nostra vita si trasforma. Ecco la base teorica dello stare
seduti, E' molto
semplice, non c' niente di complicato.
Ora vediamo una normale situazione quotidiana. Supponiamo che lavoriate
nell'industria aeronautica.
Il contratto governativo scade e probabilmente non sar rinnovato. La vostra
reazione : "Perder il
lavoro. Non avr pi entrate e ho una famiglia da mantenere.
Terribile! ". Poi cosa accade? La mente incomincia a girare attorno al problema.
" Cosa accadr? Come far? " La mente vortica sempre pi velocemente, sempre
ansiosa.
Programmare il futuro non sbagliato, dobbiamo fare cos. Il fatto che,
agitandoci, invece di
programmare diventiamo ossessionati. Rigiriamo il problema in mille modi.
Se non sappiamo cosa vuol dire praticare con i pensieri ansiosi, cosa accadr?
I pensieri producono un'emozione, col risultato che l'ansia aumenta.

L'agitazione emotiva sempre causata dalla mente. Se diamo via libera
all'agitazione, diventiamo
ammalati o depressi. Ma, se la mente non affronta la situazione con
consapevolezza, lo far il corpo. Il
corpo ci tirer fuori. E' come se dicesse: " Se non te ne curi, devo farlo io ". Cos ci
viene il
raffreddore, l'eczema, l'ulcera o quello che nel nostro stile. Una mente non
consapevole causa la
malattia. Non una critica: non conosco nessuno che non si ammali,me compresa.
Quando il desiderio
di preoccuparci forte, creiamo le difficolt.
Con la pratica regolare, lo facciamo semplicemente un po' meno.
Tutto ci di cui non siamo consapevoli produrr i suoi effetti nella nostra vita, in un
modo o nell'altro.
Dal punto di vista umano, le cose che vanno male sono di due tipi: esterne ed
interne, e tra queste
ultime la malattia. Entrambe sono pratica e le affrontiamo nell'identico modo.
Etichettiamo i pensieri che vi costruiamo sopra e li sperimentiamo col corpo.
Questo lavoro la vera e propria pratica seduta.
A parole sembra semplicissimo, ma farlo davvero tremendamente difficile.
Non conosco nessuno in grado di applicare la pratica in ogni circostanza, ma ne
conosco alcuni che ci
riescono il pi delle volte. Se facciamo cos, se alimentiamo la consapevolezza di
tutto ci che ci accade,
interno o esterno che sia, la vita si trasforma.
Acquistiamo forza e intuizione, e conosceremo momenti di vita illuminata, il che
significa semplicemente
vivere la vita cos com'. Non c' alcun mistero.
Per i principianti fondamentale rendersi conto che soltanto stare seduti su un
cuscino per un quarto
d'ora una vittoria. Sedere con compostezza, stare l e basta, ottimo.
Se non sappiamo nuotare e abbiamo paura dell'acqua, la prima vittoria sta
nell'entrare in acqua. La
seconda, mettere la testa sott'acqua. Se siamo abili nuotatori, la sfida potrebbe
essere rappresentata da
una certa angolazione della mano dando una bracciata. Non che un nuotatore sia
migliore e l'altro
peggiore, entrambi sono perfetti per il rispettivo livello. La pratica, qualunque sia il
livello, consiste
nell'essere ci che siamo in quel preciso momento. Non si tratta di essere buoni o
cattivi, migliori o
peggiori.

Molti mi dicono: " Questo non lo capisco ". Anche questo perfetto. La capacit di
comprensione si
sviluppa con gli anni, ma ogni momento siamo perfetti se siamo quello che siamo.
Iniziamo a imparare che nella vita c' un'unica cosa a cui affidarsi.
Quale? C' chi pensa: " Il mio compagno, la mia compagna ". Per quanto possiamo
amare nostro marito
o nostra moglie, non possiamo dare loro totale fiducia, in quanto tutti, noi compresi,
sono pi o meno
inaffidabili. Per quanto ci piaccia e l'amiamo, nessuna persona ci pu dare completo
affidamento. Allora,
a cosa affidarsi?
Se non a una persona, a cosa? Una volta mi venne risposto: " A me stesso ".
Potete fare
completamente affidamento su voi stessi? La fiducia in se stessi buona, ma
inevitabilmente limitata.
Eppure c' una cosa assolutamente degna di fiducia: la vita cos com'.
Vediamo pi in concreto. Supponiamo che abbia un forte desiderio: sposare quella
certa persona,
conseguire un dottorato, volere che i miei figli crescano sani e felici. La vita, per,
pu rivelarsi l'esatto
contrario di quello che desidero. Non so se quella persona mi sposer, anche se
accetter, potrebbe
morire il giorno dopo. Forse conseguiremo il dottorato, ma non sicuro.
Non possiamo avere la certezza di nulla. La vita procede nella sua direzione.
Perch tanto difficile? Perch siamo sempre inquieti? Immaginate che un
terremoto abbia distrutto la
vostra casa, che abbiate perso tutto e che vi debbano tagliare un braccio.
Potete affidarvi alla vita cos com'? Sapreste essere quello che ?
Il segreto della vita sta nell'avere fiducia nelle cose cos come sono.
Parole, parole che non vogliamo assolutamente sentire. Posso essere
assolutamente certa che l'anno
prossimo la mia vita cambier, sar diversa, eppure sar sempre cos com'? Se
domani ho un infarto,
mi affido all'infarto; per il semplice fatto che, se ce l'ho, ce l'ho. Mi consegno alla
vita cos com'.
Quando, come direbbe Krishnamurti, facciamo un investimento sui nostri pensieri,
creiamo l' " io " e la
vita non va pi bene. Etichettare i pensieri equivale a liquidare l'investimento. Una
pratica
sufficientemente lunga ci consente di vedere i pensieri come puri stimoli sensoriali.
Ne riconosciamo
anche i vari passaggi: iniziamo con l'assegnare realt ai pensieri, li trasformiamo in
stati emotivi
egoistici e creiamo una barriera alla percezione della vita cos com'. Imprigionati
nelle emozioni
egoistiche, non vediamo le persone e le situazioni con chiarezza . Un pensiero, in
se stesso, puro
stimolo sensoriale, un frammento di energia. Ma abbiamo paura di riconoscere i
pensieri per quello che
sono.
Etichettando un pensiero facciamo un passo indietro, scolliamo l'identificazione.
C' una differenza immensa tra il dire: " Quella persona insopportabile ", e
"Pensiero: quella
insopportabile". Etichettando con continuit i pensieri, la sovrastruttura emotiva si
sfalda e rimane un
frammento di energia impersonale a cui non sentiamo il bisogno di attaccarci. Se
invece assegnamo
realt ai pensieri, la vita si imbroglia. La pratica un assiduo lavoro con questo
processo, fino a
comprenderlo visceralmente. La pratica non mira a una comprensione intellettuale.
Deve essere un fatto
di carne e ossa, di tutto me stesso. Certo, alcuni pensieri egoistici sono
indispensabili: seguire una
prescrizione medica, riparare il tetto, programmare le vacanze.
Ma non abbiamo bisogno della coloritura emotiva che chiamiamo 'pensiero'. Non
vero pensare,
un'aberrazione del pensiero.
Lo Zen fatto per la vita attiva, la vita impegnata. Imparando a conoscere la nostra
mente e le emozioni
create dal pensiero, vediamo meglio la direzione e i bisogni della nostra vita, che di
solito abbiamo sotto
il naso. Lo Zen fatto per la vita attiva, non per una vita di passiva rinuncia.
L'azione deve per fondarsi sulla realt. Azioni fondate sui falsi schemi mentali,
basati a loro volta sui
condizionamenti precedenti, non poggiano su una base solida. Capire a fondo gli
schemi mentali ci
permette di capire quel che dobbiamo fare. Non si tratta di riprogrammarci, ma di
liberarci di tutti i
programmi vedendone l'irrealt.
Riprogrammarci significa saltare dalla padella nella brace. Pu darsi che abbiamo in
mente un
programma migliore, ma il punto della pratica seduta di non lasciarci guidare da
nessun programma.
Immaginiamo di avere un programma chiamato ' Mancanza di autostima ' e di
volerlo sostituire con il
programma ' Autostima ' .
Nessuno dei due funzioner bene sotto le pressioni della vita, perch entrambi
presuppongono un ' io '.
Questo ' io ' una costruzione assai fragile, di fatto irreale, e troppo facile da
ingannare. In realt, non
c' mai stato alcun ' io '. Il punto vederne la vuotezza, l'illusoriet; cosa ben
diversa dal doverlo
distruggere.
Dire che l'io ' vuoto ' equivale ad affermare la sostanziale irrealt:
semplicemente la costruzione dei
pensieri egoistici.
Praticare lo Zen non semplice come parlarne. Anche chi ha sviluppato una certa
comprensione di ci
che sta facendo, a volte tralascia la pratica fondamentale.
Quando sediamo correttamente, tutto il resto si prende cura di s.
Perci, che stiamo solo all'inizio o che sediamo da cinque o vent'anni, la cosa
essenziale sedere con
grande, meticolosa attenzione.

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