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Krishnamurti e la relazione

come autoconoscenza
G r a z iella Ri c c i

Non riusciremo mai a scoprire nuove terre se non siete: siete diventati rispettabili, ma siete dei morti.
accetteremo di perdere di vista la riva per un lungo Non avete nemmeno uno sprazzo di passione, l’avete
tempo. perduta. Essere come voi significa essere senza passio-
Andrè Gide ni” (Il Libro della Vita, 29 aprile).
Le parole di K, piuttosto forti, richiamano
1. Introduzione una delle problematiche del nostro tempo,
l’apatia, la mancanza di una passione autenti-

è
un piacere e un onore poter parlare di ca che dia profondità al nostro sguardo. Sia-
Jiddu Krishnamurti (1895-1986) (d’o- mo veramente consapevoli che il mondo è a
ra in poi K), che ho potuto incontrare un punto di svolta quasi irreversibile? Che gli
e salutare personalmente a Gstaad (Svizzera) oceani stanno morendo? Che ogni giorno e ad
nel lontano 1974, mentre partecipavo a una ogni istante muoiono migliaia di bambini sul
riunione ristretta di amici di K appartenenti nostro pianeta per cause diverse (fame, violen-
alla Krishnamurti Foundation. L’incontro con za, malattia), quasi sempre dovute alla cecità e
K determinò un profondo cambiamento nella all’indifferenza del mondo? Pensate che, solo
mia ricerca spirituale, per cui gli sarò sempre lo scorso anno, 30.000 elefanti sono stati uccisi
grata. Vorrei iniziare con un suo brano parti- dai bracconieri in Africa. La corruzione, l’avi-
colarmente suggestivo dal titolo La passione per- dità e gli interessi personali hanno il soprav-
duta: “La parola non è la cosa. La parola passione vento su tutto il resto. Nella Triennale d’Arte a
non è passione. Quando ve ne rendete conto, quan- Milano, giorni fa, ho visto una mostra intitolata
do inaspettatamente lo capite senza volerlo, quando “La Neo-Preistoria, 100 verbi”, dove un italiano e
ascoltate quel qualcosa che chiamate desiderio e date un giapponese hanno selezionato i cento verbi
attenzione all’infinità di desideri che avete, insignifi- che hanno determinato e modificato le civiltà,
canti o profondi che siano, vi accorgete di quali danni ciascuno legato a un oggetto rappresentativo
tremendi provocate sopprimendo il desiderio, defor- di quel verbo e del periodo storico di riferi-
mandolo, tentando di soddisfarlo o pretendendo di mento. Il primo era il verbo ‘essere’ e l’oggetto
modificarlo sulla base delle vostre opinioni. una pietra; il centesimo verbo era ‘rigenerarsi’
La maggior parte della gente non ha passioni, le e l’oggetto un cuore virtuale olografico (che
ha perdute. Forse essi l’avevano quando erano giova- preannuncia il momento già vicino in cui gli
ni: desideravano diventare ricchi, diventare famosi, algoritmi inganneranno il cervello ricreando
essere dei borghesi rispettabili. Ora forse è rimasta virtualmente le sensazioni). Nel mezzo c’era il
solo un’eco lontana di tutto questo. La società ha can- verbo ‘distruggere’ e una bomba atomica come
cellato quella passione. Ma la società siete voi e ora oggetto rappresentativo. A chi abita a Milano
bisogna adeguarsi, bisogna conformarsi a quello che consiglio la visita; fa riflettere.

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Nel mondo moderno è facile perdere la ca- emozioni, motivazioni e credenze. Infatti l’esse-
pacità di sentire intensamente perché, come re umano, man mano che si sviluppa, si rende
ben dice K: “In quasi tutti noi c’è pochissima pas- conto che la conoscenza che gli è stata impar-
sione, (cioè…) l’intensità di un’attenzione completa” tita non è sufficiente per muoversi nella vita e
(Ibidem: 23 aprile). Quando si parla di sentire, raggiungere i propri obiettivi. Ad es., ci hanno
K non si “riferisce a sentimenti, a emozioni o ad uno insegnato a considerare le emozioni come for-
stato di eccitazione, ma ad una qualità di percezio- ze invasive che disturbano il nostro equilibrio e
ne che semplicemente ascolta il canto di un uccello o non come naturali eventi psico-fisiologici che ci
guarda il muoversi di una foglia, illuminata dal sole. fanno provare a tratti la paura, la rabbia, l’in-
Con tutti i problemi che abbiamo, è molto difficile per vidia, la gelosia; ma anche la gioia, l’armonia,
noi sentire intensamente, andare in profondità” (Ibi- la pace, la serenità: tutte emozioni naturali e
dem: 7 maggio). universali che hanno un ciclo temporale con
Una parola aleggia nel panorama desolan- un inizio e una fine e che ci accomunano; quin-
te che le notizie dei media ci forniscono ogni di andrebbero condivise con gli altri. Tuttavia il
giorno: “relazione” (anzi, carenza di relazione, bambino cresce con l’idea che quello che prova
proprio per mancanza di quella passione e di è sbagliato (in modo speciale per quel che ri-
quella sensibilità di cui parla K, che dà signi- guarda le emozioni negative), perciò si abitua a
ficato alle nostre azioni). Infatti, come egli ha reprimere o a rispondere con la violenza; perde
ripetuto più volte, noi siamo esseri in relazione, il contatto con la propria interiorità e indeboli-
le nostre azioni fanno da specchio agli altri e sce la sua capacità di relazionarsi con il mondo
viceversa. Fin dalla nascita, la nostra vita si svi- in modo equilibrato. Questa è una delle cause
luppa in mezzo agli altri: prima la famiglia, gli che portano alla perdita di intensità e di passio-
insegnanti e i compagni di scuola; in seguito ne nel comportamento quotidiano: “Secondo la
tutti coloro che ci accompagnano nei diversi tradizione classica, che presiede la nostra educazione,
rituali importanti della nostra storia. Siamo intelligente è la persona in grado di fare ragionamen-
soli soltanto quando dobbiamo lasciare questo ti articolati collegabili fra loro e capace di risolvere
mondo; nessun essere vivente ci può accompa- problemi a carattere logico-matematico. Per questo
gnare verso quella frontiera invisibile, spesso nella nostra formazione è stato dato grande rilievo al
immaginata come un grande fiume, che tutti linguaggio e alle capacità analitiche e razionali, in
dobbiamo attraversare, prima o poi, per giun- generale alle funzioni presiedute dall’emisfero sinistro
gere alla riva sconosciuta. del cervello, mentre sono state messe in sott’ordine le
funzioni collegate all’emisfero destro: emozioni, in-
2. Intelligenza versus emozione? tuito, sensazioni, sentimenti, creatività, immagini”
In questo nostro lungo viaggio, prima di ar- (Biavati 2006, 38).
rivare al grande fiume, riceviamo l’influenza di Ma, come ha ben detto K, “lo sviluppo dell’in-
un’enorme quantità di persone, influenza chia- telletto non porta all’intelligenza. L’intelligenza affio-
mata in modo approssimativo “educazione” e ra quando nell’azione c’è perfetta armonia tra intellet-
che è allo stesso tempo positiva e negativa: è uti- to ed emozione” (4 maggio).
le perché ci fornisce un bagaglio di conoscenze, La consapevolezza di quanto sia necessaria
regole di comportamento e paletti formativi per l’armonia tra intelletto ed emozione sta emer-
avviarci nel nostro cammino di crescita; è dan- gendo anche grazie alle ultime ricerche nel
nosa perché ci occulta purtroppo delle cose im- campo delle neuroscienze che ci permettono
portanti, tra cui il modo di esplorare le nostre di avere informazioni importanti. Ad es., at-

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Ojai, California: Jiddu Krishnamurti di ritorno da una conferenza. Foto tratta dal volume “One Thousand Moons –
Krishnamurti at Eighty-five”, di Asit Chandmal, Harry N. Abrams, Inc. Publishers, New York, 1985.

traverso test fatti con la risonanza magnetica a hanno una finalità e una propria motivazione
neonati di appena due giorni, si è scoperto che e, se si riesce a capire cosa c’è dietro a queste,
il loro emisfero destro del cervello reagiva posi- senza aver paura di distruggere la propria im-
tivamente alla musica di Bach, Mozart ed altri magine, si può attivare la loro potenzialità di
grandi compositori. Queste ricerche conferma- trasformazione. Come ben dice Margherita
no che il nostro cervello destro risponde fin Biavati: “Lavorare con le emozioni significa riappro-
dalla nascita all’atteggiamento di empatia e di priarci del loro significato, sentirle nel corpo e avere la
accettazione, per cui basterebbe che noi adulti forza di esprimerle, imparando a vivere in sintonia
ci comportassimo come modelli equilibrati di con gli impulsi profondi del nostro mondo interno
maturità e, al tempo stesso, di gioia e d’impe- dove albergano bisogni, desideri, intenzioni e credenze
gno, per far scattare nei bambini le risorse atte spesso in contrasto fra loro: i bisogni rivelano l’indi-
a produrre risultati soddisfacenti. Purtroppo spensabile, i desideri spingono verso ciò che vorremmo
non è questo ciò che avviene nella maggior par- soddisfare nell’immediato, le intenzioni sono la molla
te dei casi; i bambini vengono spesso snobbati e verso la realizzazione nel lungo periodo e le credenze
derisi, nelle loro aspirazioni, per la mancanza sono i nostri valori, le nostre ancore, ciò che sentiamo
di sensibilità degli adulti. È quindi importante importante e giusto. Avviene spesso che nuovi desi-
che gli esseri umani si rendano conto del loro deri non siano in armonia con le credenze o siano
quasi analfabetismo emotivo per poter iniziare in contraddizione con le intenzioni, o ancora che le
come principianti a essere consapevoli della intenzioni e i valori non siano compatibili tra loro”
fissità delle proprie risposte emotive e irrazio- (Ibidem: 41).
nali. Persino le cosiddette ‘emozioni distruttive’ Quindi è basilare riportare l’equilibrio fra
come il rancore, la frustrazione e l’aggressività le varie tendenze interiori e imparare a metter-

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ci in contatto con le nostre emozioni, per poter si nella comodità di una soddisfacente dipendenza,
abbracciare i conflitti e riuscire a trovare una di una indisturbata sicurezza in un rifugio sicuro.
soluzione alle tensioni che sovente soffochia- Allora la famiglia e altre relazioni simili diventano
mo, senza approfondire le cause che le hanno un porto sicuro, il rifugio di chi non vuole avere pen-
fatte scattare. In ambito terapeutico, ad esem- sieri. Quando inevitabilmente ci accorgiamo di quan-
pio, si lavora con le emozioni non per cercare ta insicurezza ci sia in una relazione nella quale c’è
di liberarsi di esse come fossero zavorra ma per dipendenza, allora rompiamo questa relazione e ne
far sì che la persona entri in contatto e ascolti le cominciamo un’altra, sperando di trovare finalmente
proprie emozioni e le motivazioni che le sosten- una sicurezza durevole. Ma non c’è sicurezza nella re-
gono. Non prestare loro ascolto significa rende- lazione e la dipendenza può solo generare paura. Fin-
re se stessi sterili e immobili poiché il conflitto ché non capiamo come funzionano sicurezza e paura,
blocca il fluire del comportamento creativo. È la relazione rimane per noi un pesante impedimento,
difficile accettare di vivere le emozioni per pau- una condizione d’ignoranza. Allora l’esistenza diven-
ra di non reggere lo scontro con energie diffi- ta una lotta penosa senza vie d’uscita, quando non
cili da controllare. Ma le emozioni, legate alle c’è quel giusto modo di pensare che viene solo con la
passioni, sono le forze che, se rese consapevoli, conoscenza di sé” (Ibidem: 16 marzo).
ci permettono di agire con spontaneità e rendo- In quale modo possiamo iniziare un dialo-
no autentico il contatto relazionale con i nostri go con chi veramente siamo, togliendo le ma-
simili. schere che magari ci siamo costruiti nel tempo
attraverso i ruoli familiari e sociali? Secondo
3. Io e l’altro me, uno dei modi essenziali è proprio quello
Precisamente attraverso la relazione con l’al- di affrontare la nostra relazione con le imma-
tro, che funge da specchio, noi possiamo capire gini che abbelliscono la nostra personalità, os-
il nostro essere e il nostro fare in rapporto al servare quanto queste immagini ci soddisfino o
mondo. Ha detto K in proposito: “La relazione è meno e quali siano le motivazioni che ci hanno
uno specchio nel quale mi vedo come sono; ma siccome portato a ricoprirci con le suddette immagini,
a quasi tutti noi non piace quello che siamo, inter- visto che il dialogo con gli altri è in realtà, come
veniamo positivamente o negativamente per regolare dice K, “una relazione tra immagini, simboli, ricor-
quello che vediamo nello specchio della relazione. Per di. E in una relazione simile come può esserci vero
esempio, scopro nello svolgersi delle mie relazioni qual- amore?” (Ibidem: 17 marzo).
cosa che non mi piace. Allora comincio a cambiarlo; A proposito di immagini, percorrendo il
voglio modificare quello che non mi piace, quello che mese scorso il cammino di Santiago, in Spagna,
mi risulta sgradevole. Lo voglio cambiare: questo si- dove ad ogni passo si trova l’immagine di una
gnifica che possiedo già un’idea di come dovrei esse- vieyra o conchiglia (simbolo della rigenerazione
re...” (Il Libro della Vita, 15 marzo). che il percorso spirituale comporta), mi è venu-
“La funzione della relazione è certamente quella to in mente il modo in cui K utilizzava la con-
di rivelare in che stato si trova tutto il nostro essere. chiglia per parlare del nostro rapporto con noi
La relazione è un processo di autorivelazione, di auto- stessi e con il nostro desiderio di possesso: “Dove
conoscenza. Rivelarci per quello che siamo è doloroso c’è la bramosia di possedere, non può esserci relazione
e richiede una continua adattabilità e flessibilità del […] Se non possedessimo nulla, se non riempissimo
pensiero e delle emozioni. la nostra vita con i nostri mobili, con la musica, con
Ma la maggior parte di noi evita o trascura la la conoscenza, con le cose più diverse, saremmo come
tensione che la relazione comporta e preferisce cullar- delle conchiglie vuote. E queste conchiglie fanno un

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sacco di rumore, un rumore che chiamiamo vita e che tentato di spiegare l’immaginario tenendo con-
ci soddisfa. E quando quel rumore si interrompe, sof- to di una sola dimensione hanno finito per co-
frite, perché scoprite all’improvviso che cosa siete: un struire delle teorie riduzionistiche molto limi-
guscio vuoto, che non ha molto significato” (Ibidem: tate riguardanti o la pura soggettività oppure il
18 marzo). materialismo più radicale (cfr. Virel 1965, 8-11).
Noi rischiamo di essere, come le conchiglie, Quindi l’Immaginario e il Reale sono due mon-
dei gusci vuoti e senza significato e, poiché la di che, anche se coesistono in modo separato e
consapevolezza di essere vuoti incute timore, ci specifico, sono tuttavia in interazione costante e
riempiamo ad ogni istante di pensieri, di atti- nessuno dei due può essere tralasciato. Nell’es-
vità, di parole, di immagini, ora accentuati in sere umano, che agisce per mezzo di immagini
modo frenetico con l’utilizzo dei tablet e degli che si è costruito in modo inconsapevole attra-
smartphone. K ha parlato per anni e anni dei no- verso il giudizio proprio e altrui, la maggiore o
stri gusci vuoti e, ciò nonostante, continuava a minore distanza tra l’immagine di se stesso e la
sottolineare che era stato capito da pochissime realtà determina la maggiore o minore cono-
persone. Come mai? Secondo il mio parere, ciò scenza di chi è veramente; di conseguenza, la
ha a che fare con la superficialità della nostra capacità di agire o meno in armonia con una
autoconoscenza nel rapporto relazionale e con mente equilibrata (immagino conosciate la sto-
il ruolo invadente che hanno le immagini nella riella del topo che diceva all’elefante mentre at-
psiche umana. traversavano la foresta: “Hai visto come tutti gli
animali fuggono quando noi passiamo?”).
4. L’Immaginario e il Reale Il concetto d’individuazione, che Karl Gu-
Innanzitutto è importante tener conto dei stav Jung sviluppò esaustivamente nelle sue
due aspetti che riguardano la dimensione im- ricerche psichiatriche con i pazienti, descrive
maginaria: uno ha a che fare con l’individuo molto bene l’interazione più o meno conflit-
isolato, l’altro riguarda l’essere umano all’inter- tuale tra queste due dimensioni, l’importanza
no del gruppo sociale che lo circonda. Possia- del racconto onirico come metodo terapeutico
mo definire ‘pensiero onirico’ il pensiero che e anche lo sviluppo e separazione tra il mondo
si sviluppa liberamente dentro di noi durante esterno e il mondo interiore, tra ‘io’ e ‘gli altri’,
il sogno ma anche durante la veglia, quando la- man mano che l’essere umano sviluppa e ma-
sciamo che la mente divaghi nei suoi meandri tura psichicamente. Due metafore importanti,
interiori. Si definisce invece ‘pensiero mitico’ a livello mitico, descrivono questo percorso:
quello relativo alle immagini che sorgono al la dinamica alchemica (utilizzata da Jung per
contatto con gli altri, a partire dalle immagini spiegare il processo d’individuazione) e quella
comuni a tutti i membri di un gruppo o di una del viaggio o pellegrinaggio (ad es. il pellegri-
comunità (i miti sono in parte il risultato di naggio a Gerusalemme o a Santiago di Com-
un pensiero onirico comunitario). Questi due postela), nel quale il pellegrino deve morire e
aspetti delle immagini, cioè pensiero onirico rinascere per trovare se stesso. Le due metafo-
e pensiero mitico, sono complementari per- re descrivono le tappe che il ricercatore deve
ché hanno delle linee di forza in comune, cioè percorrere e gli ostacoli che deve superare per
fanno parte di una stessa dialettica, quella tra raggiungere la meta, raffigurata con diversi
l’Immaginario e il Reale, e non possono essere simboli come il tesoro, il diamante, il bambino
spiegati che nell’interazione tra le due dimen- d’oro, l’Isola degli Immortali, ecc. (cfr. Ricci
sioni. Attraverso i secoli, i ricercatori che hanno 2012: 72-78 e 301-305). L’integrazione in una

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totalità che trascende gli opposti riguarda sia stre emozioni. Eppure, se il comportamento di
il cervello, con le nuove sinapsi che aumentano un fratello suscita emozioni negative che ci fan-
e si modificano con l’autoconoscenza, sia il raf- no reagire male, forse è perchè non accettiamo
finamento qualitativo degli aspetti simbolici e ciò che è; vorremmo cambiare la realtà e quindi
relazionali della psiche. siamo stimolati a compiere delle azioni per mo-
Anche in questo campo c’è una metafora dificare la situazione. Se tuttavia non riusciamo
che si utilizza spesso e riguarda la casa in quan- a modificare l’altro, possiamo sempre cambiare
to simbolo del corpo-mente. Cercare la verità su il nostro modo di reagire, e ci sono tante mo-
se stessi è equivalente al voler fare piena luce in dalità per farlo. Quella più importante è sicura-
tutti gli spazi della casa. Percorrendola e apren- mente l’attenzione totale e soprattutto l’ascolto
do le finestre di tutte le stanze, scopro a poco a empatico e impersonale sia dell’altro sia del
poco che quella sedia ha una gamba rotta, che nostro movimento interiore, perché allarga la
quel lampadario è pieno di polvere, che quella nostra consapevolezza e la comprensione delle
parete è scrostata o presenta delle fessure che motivazioni che stanno dietro al nostro agire.
non mi piacciono; posso anche notare delle tra- La Teosofia insegna che il mondo della di-
vi nel tetto che si sono imputridite. Accendere versità linguistica e immaginifica è quello in su-
la luce non modifica lo stato della casa, dei mo- perficie, sia nelle persone sia nella Natura, e che
bili e dell’arredamento; cambia soltanto la mia la Realtà spirituale dell’essere umano va al di là
percezione delle cose che, da illusoria come dell’apparenza esteriore. Perciò, quando parlia-
era, diventa realistica. L’Immaginario e il Reale mo di Fratellanza, è importante saper discerne-
si sono avvicinati ed è nella luce che io posso re la differenza – come ben dice Danielle Au-
agire con intelligenza per mettere tutto a posto; doin (cfr. Audoin 2010, 54) – tra la vera Fratel-
però devo prima accettare le verità che la luce lanza Spirituale che riguarda la triade superiore
mi permette di vedere. e che dovrebbe riflettersi nella nostra diversità,
Questa immagine è molto utile applicata an- e la finta maschera di fratellanza che a volte vie-
che ai gruppi teosofici. Noi tutti facciamo del ne usata dalla personalità nell’approccio agli al-
nostro meglio per praticare in modo autentico tri, per abbellire ‘gli arredi’ della propria casa,
il principio della Fratellanza e dell’Unità del- tanto per continuare con la metafora preceden-
la Vita; tuttavia siamo prigionieri delle nostre te. George Arundale, terzo Presidente mondia-
tendenze, ed è facile rendersi conto che spes- le della S.T., utilizzava spesso la frase: “Insieme,
so, nell’interazione con gli altri, possono venir nella diversità” e diceva che “nell’imparare a vivere
meno quella maturità emozionale e quell’ascol- più fraternamente, penetriamo in profondità nel regno
to neutrale che permettono di vibrare all’uni- della Verità. Se riusciamo a sviluppare in noi la Verità
sono. Il fatto è che, intellettualmente, è facile in modo autentico, diveniamo capaci di esprimere più
capire delle piccole conflittualità che possono efficacemente il suo principio attivo: la Fratellanza.
sembrare quasi banali, ma tra la comprensione La Verità è Vita ed Energia. La Fratellanza è la Verità
intellettuale e l’agire pratico c’è un abisso. Il in azione (perchè….) esprime l’Unità della Vita” (cit.
confine della relazione con gli altri viene fissato in Audoin 2010: 52; la trad. è mia).
da un processo d’identificazione che suddivide Sempre la Teosofia ci insegna che l’evolu-
l’io e il non io in entità che si escludono a vicen- zione del singolo individuo rispecchia, in certo
da, e questo confine avviene perché nell’ascolto modo, quella dell’umanità nel suo insieme; nel
dell’altro non siamo completamente attenti né percorso verso la maturità, l’individuo si spo-
al momento presente né al movimento delle no- sta da un pensare ‘amebico’ e gruppale, quasi

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tribale, nel periodo dell’adolescenza, a un pen- la Stella d’Oriente, che contava allora migliaia
sare sempre più riflessivo e differenziato che, di iscritti. Divennero famose le frasi dette da K
nelle sue vette più alte, raggiunge la solitudine nel discorso del ’29: “Io sostengo che la Verità è una
quasi mistica della persona fortemente creati- terra in cui non esistono sentieri ed alla quale non si
va. L’artista, lo scienziato, il poeta e tutti coloro può giungere seguendo qualsiasi strada, religione o
che hanno una spinta creativa, si staccano dai setta […] Se desiderate raggiungere la vetta, dovrete
propri simili senza volerlo, proprio per questo attraversare la vallata ed arrampicarvi lungo le erte
contatto con l’Eternità. pendici senza temere i paurosi burroni. Perciò dovete
E questo ci porta a parlare di Krishnamurti inerpicarvi verso la Verità, la quale non può essere
e dell’evoluzione da lui subita attraverso quello per voi né abbassata, né organizzata” (cit. in Romi-
che fu chiamato “Il Processo”. ti, a cura di, 1991: 127-128).
La dissoluzione dell’Ordine della Stella d’O-
5. K e le tre fasi del suo insegnamento riente produsse una grande confusione tra gli
Il percorso di K si può riassumere in tre tap- iscritti. Perciò, quando nel 1933 morì Besant e,
pe che corrispondono, grosso modo, alle tre nel ’34, Leadbeater, si spezzò il tenue legame
biografie scritte da Mary Lutyens, la sua biogra- che era rimasto ancora con la S.T. Solo dopo
fa ufficiale, a richiesta dello stesso K. I tre libri quasi cinquant’anni, con l’arrivo di Radha Bur-
menzionati sono: nier alla Presidenza mondiale, il legame fu ri-
a. The Years of Awakening (trad. it., Gli anni allacciato e K tornò più volte a passeggiare nei
del risveglio, ed. Armenia, 1979), che racconta la giardini della sede teosofica di Adyar (mi sem-
scoperta di K da parte di Leadbeater e il suo bra pertinente, in questa sede, sottolineare che
periodo teosofico sotto la guida protettrice di è stato lo stesso K nel 1979 a spingere Radha,
Leadbeater e di Annie Besant, che egli amava che allora faceva parte della Krishnamurti In-
molto e che chiamava affettuosamente Amma. dian Foundation, a candidarsi come Presidente
In questo periodo Lutyens descrive la prepa- Mondiale della S.T. per recuperare gli obietti-
razione culturale e spirituale di K da parte del vi della Teosofia originaria, che dovevano in-
vertice della S.T., il rapporto affettuoso di K con sistere sull’insegnamento e sulla ricerca della
sua madre, lady Emily Lutyens (che è stata una Verità e che, secondo K, si erano diluiti con gli
specie di seconda madre per lui, assieme alla anni). Quindi, tornando a quel periodo, per
Besant) e le sofferenze fisiche e psichiche del più di cinquant’anni dopo la morte di Besant,
Processo, che durò inizialmente diciotto mesi, K viaggiò quasi ininterrottamente per il mondo
ma proseguì anche ad intervalli regolari negli tenendo seminari e conferenze e occupandosi
anni che seguirono. Durante il Processo K sve- delle diverse scuole che, per suo volere, furono
niva spesso per i terribili dolori alla testa e alla fondate sia in Inghilterra sia negli Stati Uniti e
spina dorsale che il suo corpo doveva soppor- in India, con l’obiettivo di insegnare ai bambini
tare in attesa di ricevere l’enorme Energia che la libertà di una ricerca senza condizionamenti
avrebbe dovuto maneggiare come Istruttore né influenze esterne.
del Mondo. La biografia arriva alla fine degli b. Il secondo volume, The Years of Fulfilment
anni ’20, con la morte improvvisa del fratello (trad. it., Gli anni della Pienezza), descrive il se-
di K, Nitya, nel 1925, la crisi subita da K in se- condo periodo: precisamente quei cinquant’an-
guito alla sua morte, la sua insofferenza verso ni dedicati all’insegnamento in lungo e in lar-
un ruolo che egli non amava, e finalmente la go per l’Europa, le due Americhe e l’India, da
sua decisione di sciogliere nel ’29 l’Ordine del- quando K sciolse l’Ordine della Stella d’Orien-

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te, nel ’29, al 1980. In questi anni di costante a Gandhi, l’ex gesuita Ivan Illich, ecc.; anche la
viaggiare il Processo continuò comunque in stretta amicizia tra K e Aldous Huxley, e per-
modo intermittente. sino episodi insoliti e a volte anche divertenti
c. Il terzo volume, The Open Door (trad. it., come il pic-nic in un parco pubblico quando
La Porta aperta), racconta il periodo degli ultimi K, assieme a Aldous Huxley e sua moglie, Cha-
anni, dal 1980 alla sua morte nel 1986. plin, Pauline Goddard, Greta Garbo, Bertrand
Questi tre volumi, usciti in inglese e in spa- Russell e altra gente, vennero cacciati in malo
gnolo, risultano veramente stimolanti perché modo da un vigile troppo zelante (cfr. Jayakar
offrono al lettore un panorama molto comple- 1990:107). Nel libro vengono descritti anche
to di tutto il percorso krishnamurtiano. Dopo episodi insoliti e poco noti, come la guarigio-
il trapasso di K uscì un quarto volume di Mary ne miracolosa che K fa a Vimala Thakar (cfr.
Lutyens, nel 1990, con la biografia riassuntiva di ibidem: 235), diventata sorda di un orecchio e
tutto il suo percorso (anche di questo volume c’è che era stata, sino a quel momento, totalmente
la traduzione italiana, vedi bibliografia alla fine). scettica sul mondo della guarigione (sappiamo
È molto completa e suggestiva la lunga bio- che K aveva, come sua madre, poteri di chiaro-
grafia di Pupul Jayakar, filosofa e leader politico veggenza e di guarigione già da piccolo; poteva
e culturale importante in India, molto amica di ad es. leggere i pensieri della gente e ciò che
Indhira Gandhi e di K, che fu anche Presidente c’era scritto nelle lettere chiuse, ma non amava
della Krishnamurti Indian Foundation. Anche a parlarne e utilizzava questi siddhi in rare occa-
lei, che lo ospitò spesso nella sua casa, K chiese sioni). Al di là di tutto questo, la biografia di
negli anni ’50 di scrivere la sua biografia con la Pupul Jayakar si distacca dalle altre soprattutto
sua interpretazione personale del Processo, vi- perché, mentre Mary Lutyens non è mai stata
sto che lo aveva seguito da vicino per tanti anni, vicina a K durante i lunghi periodi del Processo
cosa che lei iniziò a fare nel 1978 e finì dopo la e, nel raccontare, si basa sulle testimonianze di
morte di K. In questo modo abbiamo una ver- altre persone, Pupul e sua sorella Nandini lo ac-
sione occidentale e una orientale della sua vita. compagnarono più volte in India e altrove men-
Il libro di Pupul Jayakar è stato pubblicato in tre era sotto gli effetti della travolgente energia
inglese e in spagnolo e devo confessare che la che lo percorreva dalla testa ai piedi. Ad esem-
sua lettura mi ha coinvolto più delle altre per- pio, nel 1948 (presso Ootacamund, nell’India
ché sono le testimonianze di una persona non del nord), mentre il Processo avveniva, Pupul
solo molto vicina a K, ma anche appartenente e sua sorella accompagnarono K per tre setti-
alla sua terra, che egli considerava pervasa di mane e presero nota in diretta di quello che
una speciale sacralità. succedeva. Quindi la sua descrizione del Pro-
La biografia di Jayakar risulta molto inte- cesso è di prima mano e molto intensa (biso-
ressante per diversi motivi: innanzi tutto per- gna ricordare che K non poteva essere lasciato
ché, tenuto conto che Pupul lo accompagnava da solo mentre era in corso il Processo, perché
spesso non solo in India ma ogni tanto anche sveniva e cadeva per terra senza curarsi del pro-
in Europa e negli Stati Uniti, attraverso i suoi prio corpo; quindi due persone gli erano sem-
commenti e trascrizioni dei dialoghi tra K e vari pre vicine per evitare che si ferisse). A modo di
personaggi importanti di quegli anni, veniamo esempio, leggo un paio di brevissime trascrizio-
a conoscere brani delle discussioni da lui tenute ni delle frasi dette da K durante il Processo del
con gente come Nehru e sua figlia, Indira Gan- 1948: “Loro mi hanno bruciato perché possa esserci
dhi, il Dalai Lama, i leader socialisti più vicini un vuoto maggiore. Vogliono vedere quanto di Lui

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può venire” (parlando del Signore Maitreya).
“È questo vuoto che dona potere – non il potere che
la gente conosce, non il potere dei soldi, il potere della
posizione, o il potere del marito sulla moglie. Questo
è un potere forte, come quello che c’è in una dinamo”.
“Avete visto quel volto? Il Buddha è stato qui, e voi
siete benedette” (Ibidem: 153-154; tutte le traduzio-
ni di Jayakar sono mie).
(K confesserà a Pupul nel 1985, poco prima
di morire, che non solo il volto di Buddha e del
Maestro Koot Hoomi, ma soprattutto il bellis-
simo volto del Signor Maitreya lo accompagna-
rono molto spesso durante anni, di giorno e di
notte, e che non erano delle visioni ma erano
reali. Il Boddhisattva Maitreya soprattutto era
sempre con lui e, quando questo avveniva, il vol-
to di K risplendeva e si trasformava radicalmen-
te (cfr. Ibidem: 458).
Possiamo dire, quindi, che il Processo è Jiddu Krishnamurti in un discorso presso la scuola
di Rishi Valley. Foto tratta dal volume “One Thousand
stato un lungo fenomeno di trasmutazione sia
Moons – Krishnamurti at Eighty-five”, di Asit Chandmal,
della psiche di K sia delle sue cellule cerebrali Harry N. Abrams, Inc. Publishers, New York, 1985.
e corporali e che, con il passare degli anni, ha
prodotto anche un cambiamento nell’espres- riche di rispetto e di devozione. Fu allora che
sione linguistica del suo insegnamento. È stato scrisse Ai Piedi del Maestro dettatogli, secondo le
anche un evento unico perché credo sia la pri- sue parole, in astrale dal suo Maestro K.H. Un
ma volta che un Maestro spirituale, considerato esempio stilistico di quegli anni è questo bra-
l’Istruttore del Mondo, toglieva al mondo la sua no che K scrisse a Annie Besant sulle proprie
protezione affinché ogni essere umano potesse esperienze del Processo: “Ero supremamente felice
avere la responsabilità del proprio destino. perché avevo visto. Niente poteva più essere lo stesso.
La trasformazione subita da K durante il Ho bevuto le chiare e pure acque della sorgente stessa
Processo si può dividere in tre fasi: della vita e la mia sete è stata placata. Mai più potrei
1. una prima fase di preparazione, in cui il avere sete [...] ho visto la luce. [...] Mi sono levato
suo corpo e la sua psiche dovettero sottoporsi sulla cima della montagna e ho contemplato i potenti
all’intensa energia che bruciava le cellule del Esseri. Ho visto la Luce gloriosa e salvifica. La fonte
suo cervello e del midollo spinale. Questa per- della verità mi è stata rivelata e l’oscurità è stata di-
vadeva non solo la persona di K, bensì anche spersa. L’amore in tutta la sua gloria ha inebriato il
gli spazi dove egli giaceva ed era percepita an- mio cuore; il mio cuore non potrà mai essere chiuso.
che da coloro che lo accompagnavano. In que- Ho bevuto alla fonte della gioia e dell’eterna bellezza.
sto primo periodo, sotto la direzione dei leader Sono ebbro di Dio” (Lutyens 1990: 55).
teosofici, il linguaggio krishnamurtiano pre- 2. La seconda fase fu quella dell’insegna-
senta una forte impronta religiosa e devozio- mento internazionale. Una volta spezzato il le-
nale. Egli si rivolgeva spesso verso i Maestri che game con la S.T., K volle portare al mondo il
lo seguivano nel suo apprendistato con frasi ca- suo messaggio di distacco da qualsiasi autorità

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esterna (prospettiva molto vicina al Vedanta, a presuppone un individuo che sia riuscito a libe-
Nagarjuna e al Buddha). Egli aveva l’obiettivo rarsi dagli attaccamenti e dai condizionamenti
di liberare l’essere umano da tutte le creden- dell’io. A proposito di questo periodo, la stessa
ze e i condizionamenti che lo costringevano ad Pupul Jayakar commenta che, già negli anni
agire in modo coercitivo, perché potesse cam- ’70, quando K tornò in India, il suo atteggia-
minare da solo e scoprire la Totalità della quale mento era cambiato: non scherzava più e lo si
ogni individuo fa parte. vedeva più invecchiato e triste, molto preoccu-
K, in questo periodo, si rese conto che era pato dal fatto che il suo messaggio continuava
inutile indirizzare l’essere umano verso la Re- a non essere capito, nemmeno dalla gente a lui
altà Ultima se prima la mente dell’uomo non più vicina (cfr. ibidem: 341). Egli percepiva un
si rendeva consapevole degli ostacoli che im- movimento nuovo in Occidente e la sua rispo-
pedivano la sua liberazione. Questi ostacoli fa- sta alla situazione fu totale. Le relazioni perso-
cevano parte della memoria e della continuità nali con gli amici si modificarono e un nuovo
dell’io, per cui K, a questo punto, modificò il K apparve al mondo, più esigente e severo. Egli
suo insegnamento, che divenne meno devo- sentiva che all’essere umano mancava un’ener-
zionale e più orientato verso le problematiche gia esente da conflitti e attenta alla disciplina e
conflittuali che condizionano la mente uma- alla negazione totale. Mi pare pertinente men-
na. Il suo linguaggio è molto più psicologico e zionare il messaggio che K rivolse a ‘Pupulji’ e
austero, con ripetuti appelli al discernimento ad altri amici tra cui Radha Burnier; con esso
(in sanscrito, viveka) che, come sappiamo, è il li invita a una negazione totale di tutta la co-
primo requisito indispensabile per chi desidera noscenza, compresi il suo stesso insegnamento,
percorrere il sentiero spirituale (senza un di- quello di Buddha e dei Maestri fondatori della
scernimento chiaro e lucido non può scattare S.T., e di tutta la tradizione religiosa, filosofica
un vero processo di autoconoscenza). Quindi, e anche teosofica (p. 315). Egli diceva che c’era
in questa seconda fase del suo insegnamento, una Forza, un qualcosa di vero e speciale che i
K si dedicherà a far esercitare il discernimento, teosofi avevano toccato e cercato di tradurre in
cioè a distinguere il vero dal falso, e a far capi- simboli, e così lo avevano perso. Invece in lui
re che una percezione totale non può separare quella Forza aveva proseguito durante tutta la
le emozioni dagli aspetti mentali o intellettivi. sua vita e lo accompagnava sempre (cfr. ibidem:
L’uomo è un essere sistemico e, come tale, va 492). Per K, quindi, solo la Verità non doveva
compreso nella sua globalità. Perciò il senti- essere negata. La negazione totale equivale alla
mento religioso è relegato a un secondo piano. fine dell’attaccamento. E solo nella fine può av-
3. Nella terza fase del suo insegnamento venire un inizio.
pare ci sia stata una riconciliazione con l’aspet-
to religioso della sua giovinezza, anche se l’u- 6. I requisiti dell’autoconoscenza
tilizzo del linguaggio è diverso, sempre molto Le tre fasi del suo percorso: la preparazione,
sobrio e scevro da qualsiasi dimensione sogget- la destrutturazione dell’io e il contatto con la di-
tiva o personale. K riprende i problemi dell’uo- mensione trascendente, che è il risultato delle
mo sotto una nuova prospettiva più universale prime due, implicano una presa di consapevo-
e meno psicologica, che si apre alla dimensio- lezza enorme, che ha a che fare con quella inten-
ne sacra e cosmica dell’Universo. Questa pro- sità, quella passione cui ho fatto cenno inizial-
spettiva richiede, da parte dell’osservatore, mente. Senza questa intensità, l’autoconoscenza
una coscienza completamente libera, per cui attraverso il dialogo, l’interazione con l’altro e

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il rispecchiamento nella dimensione relazionale attraverso la relazione con gli altri, che ci fan-
restano per K soltanto un modesto tentativo in- no da specchio – fa sì che si crei nella nostra
tellettuale, dove i meccanismi inconsci tendono mente una grande chiarezza sia delle nostre
a prevalere e dove l’io magari riposa soddisfatto risorse sia dei nostri limiti riguardanti la capa-
pensando di aver capito a sufficienza. Sono mol- cità di andare fino in fondo. Con la chiarezza la
to chiarificatrici le seguenti sue parole: mente raggiunge una consapevolezza atempo-
Domanda: “E possibile estirpare la tremenda ac- rale dove le conflittualità e i condizionamenti
cumulazione subita durante un milione di anni?” dell’io sono assenti e, con le parole di K, si riesce
Risposta: “Penso che quello diventi possibile quan- ad ascoltare senza udito e a vedere senza occhi
do tutti i sensi sono in perfetto stato e completamente (cfr. ibidem: 371-372) (parole che riecheggiano
svegli. Allora non c’è un centro dal quale possa avere quelle de La Voce del Silenzio). Allora nella nostra
luogo una esperienza. Quando non c’è un centro, esi- personalità convertita in un contenitore vuoto
ste uno stato di non-esperienza, uno stato di osserva- (in una conchiglia, per tornare all’immagine
zione pura [...]; in quello stato non c’è un centro dove metaforica del cammino di Santiago) può aver
l’io sia coinvolto [...] Questo stato, il centro, non può luogo il riflesso della Triade superiore o Atma-
raggiungere quell’altro stato, il principio originario” Buddhi-Manas. Ma questo può avvenire solo
(Ibidem: 440). quando, con la negazione totale, il cervello non
Altri esempi: “Una mente che non si è svuota- può prendere nessuna direzione e la quiete è
ta, non potrà mai trovare la verità. La memoria è la assoluta, nonostante i sensi siano pienamente
fonte dell’io” (in Schmidt 2009, 23; tutte le trad. svegli e l’attenzione totale. Bisognerebbe muo-
sono mie). versi “fuori dal cerchio che l’uomo ha tessuto intorno
“Il vuoto [...] è la condizione grazie alla quale la a se stesso” (Ibidem: 437).
coscienza superiore può manifestarsi”. (Ibidem: 26) Perciò il mutamento della coscienza verso
“È da questo vuoto che nasce l’amore, nel caso contra- e nella dimensione del Sacro, senza un previo
rio non è amore” (Ibidem: 35). svuotamento totale della mente, senza la nega-
“...questo vuoto senza centro è capace di un movi- zione di tutta la conoscenza (che equivale alla
mento infinito. Da questo vuoto nasce la creatività, fine dell’attaccamento) e senza l’intensità di
che non è quella inerente le diverse capacità umane” una passione autentica e di un ascolto totale
(Ibidem: 27). per cercare di comprendere chi siamo al di là
“In quel silenzio senza osservatore né esperienza delle polarità dell’io, il mutamento senza tutte
[...] la porta è aperta: quello che c’è al di là della porta queste condizioni previe resta un’aspirazione
è indescrivibile, non può essere descritto con parole” sempre lodevole ma senza agganci nella realtà
(Jayakar 1990: 342). dei fatti e difficilmente potrà portare alla rivo-
“Una porta che non è né sua né mia è una porta luzione totale della coscienza descritta da K,
che deve aprirsi. Ho la sensazione che qualcosa aspetti specialmente negli ultimi anni del suo insegna-
per entrare, uno Spirito Santo sta aspettando; quella mento, quando la sua attenzione si era spostata
cosa aspetta che uno apra la porta, e allora entrerà” verso la relazione tra la coscienza umana e l’u-
(Ibidem: 431) (non a caso, il terzo volume di niverso. Egli allora parlava non già di mutamen-
Lutyens si chiama La Porta aperta). to della coscienza individuale bensì della nasci-
Il vuoto al quale allude K arriva con l’auto- ta di una coscienza globale, dell’urgenza di una
conoscenza in profondità; nessuna manovra rivoluzione nella condizione umana nel suo
dell’io può portarci ad esso, perchè il vuoto complesso, che potesse rispecchiarsi nell’ener-
avviene quando la conoscenza di chi siamo – gia meditativa dell’universo. L’insegnamento,

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da questa prospettiva, diventa uno specchio in Porta si apra ed entri l’Immensità. La compren-
cui noi possiamo vedere rispecchiarsi ciò che È. sione di chi siamo fa parte della meditazione,
ma la meditazione è tale solo quando, parados-
7. Conclusioni salmente, non c’è più colui che medita. Questo
K ha sempre detto che poche persone al può avvenire solo quando cessa il movimento
mondo hanno capito il suo insegnamento e del pensiero. Perciò è importante rallentare il
questo è vero. Ma è anche vero che poche per- nostro eccessivo divagare mentale e ascoltare
sone al mondo hanno ripercorso come lui un con tutti i sensi, anche perché il messaggio di
processo così complesso, intenso e lungo, per K richiede un utilizzo diverso dei sensi e un di-
di più con l’appoggio di un orientamento teo- scernimento particolare, che si avvicina alla pa-
sofico. Processo che ha comportato, per tanti rola Insight (in inglese significa sia percezione
anni, enormi sofferenze sia fisiche sia psicologi- diretta sia discernimento istantaneo, cfr. ibidem:
che. Tra l’altro, nessuno tra quelli che lo ascol- 489). Comprendere questo produce una rivolu-
tavano era destinato a diventare, come lui, un zione nella struttura del cervello poiché, quan-
Jivanmukta (in sanscrito: anima liberata) e l’I- do il discernimento è totale, il cervello si ferma
struttore del Mondo, per cui è fuor di dubbio e allora agisce la mente, non la mia o la vostra
che, se il materiale umano è diverso, anche il mente bensì l’Intelligenza dell’universo, per-
processo della ricerca e i successivi risultati non ché l’Intelligenza che vede questo, secondo K,
possono essere gli stessi. si trova fuori dal cervello. Il risultato è un salto
La stessa Pupul Jayakar, che era spesso in qualitativo nella comprensione globale, perché
contatto con lui, non capiva (e glielo ha chie- questo processo istantaneo attiva i neuroni del
sto negli anni ’70, mentre K soggiornava, come cervello in modo innovativo e fa sì che si produ-
di solito, nella sua casa in India), perchè egli ca un cambiamento che mette in moto nuove
parlasse contro qualsiasi sentiero o disciplina funzioni sinergiche (cfr. ibidem: 462).
quando egli stesso le aveva praticate tutte. Que- Un’ultima riflessione: mentre il messaggio
sto ha fatto sì che K si aprisse alle confidenze e di K, per chi conosce la Teosofia e la comples-
raccontasse a lei e a pochi amici, tra cui Radha, sità del Processo da lui subíto, può arrivare a
aspetti del suo Processo e della sua preparazio- destinazione, almeno in parte, e a bruciare gli
ne spirituale da parte dei Maestri (ibidem: 331), accumuli del mentale, in coloro che non cono-
con accenni anche alla reincarnazione. scono niente né di Teosofia né delle vicissitu-
La speranza di K era che, con la rivoluzione dini della sua vita c’è una comprensione molto
di una coscienza globale, potesse sorgere una più piatta e superficiale del suo insegnamento,
religione universale nuova, totalmente indipen- per cui le sue parole vengono banalizzate e ri-
dente dai rituali, che potesse condurre a una petute meccanicamente, senza che l’Essenza di
nuova cultura. Purtroppo mi pare che il mondo ciò che K ha voluto dire sia compresa fino in
sia distante da questo suo desiderio, anche se ci fondo (mi domando spesso cosa sarebbe succes-
sono, in questo periodo, movimenti di riunifi- so se K non fosse stato ‘scoperto’ dalla S.T.).
cazione e riavvicinamento, come quello che sta Alcune riflessioni dell’ultimo periodo kri-
portando avanti il Papa attuale. shnamurtiano ci spingono a raggiungere quel-
La conclusione alla quale possiamo arrivare la chiarezza senza io, che egli chiama ‘ordine’,
è che ogni essere umano deve essere luce a se per poter toccare l’Eternità: “L’amore non esiste
stesso nel punto in cui si trova e che solo a par- nei vostri cuori, per questo il mondo si trova in una
tire dal vuoto possiamo arrivare a far sì che la tale confusione. Per poter arrivare ad amare, tutta la

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corrente della coscienza deve cessare, dato che la co-
scienza sono le nostre gelosie, il nostro antagonismo,
la nostra ambizione, il desiderio di arrivare ad essere
più grandi, di cercare il potere. Quando c’è il più lieve
sentimento di egoismo, l’Altro non esiste. E l’essenza
dell’egoismo risiede nel processo di registrare psicologi-
camente. La fine del dolore è l’inizio della compassio-
ne. Possiamo allora parlare di meditazione? Ci sono
diverse cose implicate nella meditazione. Dev’esserci
spazio, non solo lo spazio fisico ma lo spazio nella
mente. Tutte le vostre menti sono occupate […] per cui
non c’è lo spazio interno. Se non c’è ordine nel vostro
rapporto con la moglie, con i figli (con gli altri) è me-
glio che vi dimentichiate della meditazione (...) (Solo)
l’ordine totale nella vostra vita può guardare all’Ordi-
ne cosmico (463) [...] L’Universo si trova in uno stato
meditativo, quella è la base, l’origine di tutte le cose.
Quello (l’Alterità) è solo possibile quando non c’è una
mente che medita [...], allora sarà quell’energia che Graziella Ricci.
agirà, non sarete voi che la state attuando, capite? La
meditazione diventa la meditazione dell’Universo”.
Bibliografia:
Dopo una pausa K aggiunse: “Allora, avete capito AA.VV, La Voce del Silenzio, Vicenza, ETI 2002.
la natura di Dio?” (Ibidem: 474). Danielle Audoin, Le message de la Société Théosophique
Ho scelto di concludere con una domanda à travers ses Présidents, 1875-1979, Paris, Adyar ed., 2010.
Margherita Biavati, La relazione che cura, Bologna,
aperta perché, come ha ben detto K più volte,
Edizioni Devoniane, 2006.
non esiste alcuna risposta e un problema può Pupul Jayakar (1989), Krishnamurti. Biografia (trad.
dissolversi solo quando siamo capaci di com- sp.), Buenos Aires, Kier, 1990.
prenderlo. Inoltre la domanda aperta, che ri- Jiddu Krishnamurti, (1997), Il Libro della Vita (trad.
it.), Milano, Aequilibrium, 1997.
chiama l’ascolto totale, è l’atteggiamento di
Micheline Lacasse (1990), La sindrome dello specchio
una autentica ricerca spirituale, quella ricerca (trad. it.), Milano, San Paolo, 1995.
che ha il coraggio di immergersi “nei campi scon- Mary Lutyens (1975), Gli anni del risveglio (trad. it.),
finati dell’ignoto” (La Voce del Silenzio, 55). Nell’E- Milano, Armenia, 1979.
Mary Lutyens (1983), Los años de plenitud. 1929-1980
pigrafe di Andrè Gide si legge: “Non riusciremo
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mai a scoprire nuove terre se non accetteremo di perde- Mary Lutyens (1988), La puerta abierta. 1980-1986
re di vista la riva per un lungo tempo”. (trad. sp.), Barcelona, Kairós, 2005.
Mary Lutyens (1990), La vita e la morte di Krishnamur-
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Graziella Ricci è Presidente del Gruppo Teosofico
Graciela N. Ricci, Il Viaggio Infinito. Tecniche e percorsi
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Relazione presentata al 102° Congresso Na- (trad. it.). Torino, Blu International Studio Ed., 1991.
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al 5 giugno 2016. Blanc ed., 1965.

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