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dirigo intenzionalmente la mia attenzione, cosa che non siete in grado di seguire, sul mio piede; perci,
quale che sia latteggiamento preso da Mr. L. e che sia da me visibile, lo percepisco soltanto in modo
automatico, perch la mia attenzione globale assorbita interamente in un altro posto. Questa
attenzione globale ora io la divido in due parti uguali. La prima met la dirigo sulla coscienza
ininterrotta e la sensazione continua del processo di respirazione che si produce in me. Per mezzo di
questa parte dellattenzione sento distintamente che qualcosa accade dentro di me mentre respiro (...)
Siccome solo met dellattenzione impegnata ad osservare la respirazione che si produce dentro di
me, tutte le associazioni mentali, emotive e riflesse che scorrono in modo automatico nella presenza
generale, continuano ad essere percepite dalla parte libera dellattenzione e naturalmente ostacolano,
ma gi in modo pi debole, laltra parte che stata diretta intenzionalmente su di un determinato
oggetto. Ora dirigo la seconda met della mia attenzione al mio cervello cefalico con lo scopo di
osservare e possibilmente constatare ogni processo che vi si produce. E gi comincio a sentire l, dalla
totalit di associazioni che scorrono automaticamente, il sorgere di qualcosa di molto fine, quasi a me
impercettibile. (...) Mentre questa seconda met dellattenzione occupata in questa maniera, la prima
continua a sorvegliare ininterrottamente e con un interesse concentrato, gli effetti prodotti dal
processo della mia respirazione. Ora io coscientemente dirigo questa seconda met della mia attenzione
e, senza smettere neanche per un momento di ricordare interamente me stesso, aiuto quel qualcosa
che sorto nel mio cervello cefalico a scorrere direttamente nel mio plesso solare. Lo sento scorrere.
Non noto pi alcuna associazione automatica svolgersi dentro di me.
Una versione semplificata di questo esercizio, che comunque produce risultati interessanti, consiste nel
portare parte della propria attenzione in una parte del corpo, ad esempio la mano sinistra. Portare
lattenzione significa essere vivi allinterno della mano sinistra, non certo pensare, immaginare o
guardare la mano sinistra. Se ci viene correttamente eseguito noteremo immediatamente una
modificazione nella percezione della nostra mano sinistra o addirittura un cambiamento di alcuni
parametri fisici obiettivi. Ad esempio, la mano pu diventare molto pi calda dellaltra, segno evidente
che molta pi energia vi confluita grazie alla nostra attenzione. Oppure sentiremo la mano
formicolare, diventare pi pesante o pi grossa. (E stato osservato che questo esercizio, praticato su
una parte lesa dellorganismo, produce unaccelerazione del processo di guarigione). Questo il
gradino iniziale. Poi si pu cominciare a portare lattenzione, contemporaneamente, sul piede destro, e
osservare ci che accade in noi a questo punto. Le varie correnti psichiche, gli altri livelli di attenzione
cominciano ad essere attivati. E ad un certo punto pu accadere qualcosa di notevole che fa
comprendere il valore insostituibile della divisione dellattenzione. Quando osserviamo qualcosa la
nostra attenzione unicamente diretta verso loggetto o il fenomeno osservato. Nel ricordo di se
stessi, invece, lattenzione diretta contemporaneamente su ci che osservo e verso me stesso.
Dunque parte della mia attenzione non viene totalmente persa nellosservazione delloggetto, ma
ritorna indietro dopo che loggetto stato osservato proprio grazie al fatto che laltra met era rimasta
ancorata a me stesso. Questo semplice fatto in realt la base per comprendere il principio della nonidentificazione, cos diffuso negli insegnamenti orientali. Losservatore non dimentica se stesso mentre
osserva loggetto, non trasferisce cio se stesso totalmente nelloggetto osservato. Mantiene la
sensazione di se stesso mentre osserva. Questo il principio del ricordo di se stessi . Tutto questo
dividere, allontanare, non identificare, come fa ad avvicinarci alla realt e a riunirci a noi stessi?
proprio perch a forza di dividere non detto poi che si sia capaci di riunire; e a forza di allontanarsi
non detto che si sia capaci di avvicinarsi. Se tutto il lavoro viene eseguito in maniera organica, dopo
un primo momento di separazione da se stessi giunge la fase della riappropriazione di se stessi. La
separazione, la divisione e soprattutto la non-identificazione con se stessi significano principalmente
che il ricercatore si separa momentaneamente da un tipo di decodificazione della realt circostante
(mettendola costantemente in dubbio o seguendo lipotesi di interpretazione suggerita dallinsegnante)
per sganciarsi dal colpevole abbraccio che la consapevolezza stringe con la sensibilit e che ci
impedisce di essere obiettivi. Il risultato finale dovrebbe essere tale da permetterci non solo di percepire
nuovamente la realt dando piena fiducia ai nostri istinti , ma soprattutto una maggiore obiettivit (e
dunque vicinanza) nei confronti di essa. Se ci non accade dopo un periodo di tempo pi o meno
ragionevole, segno che si sta andando incontro a seri disturbi della personalit e che dunque il lavoro
stato impiantato in modo del tutto sbagliato.
Il lavoro su se stessi
Lesercizio di preparazione e la meditazione mattutina
Si assume una posizione comoda, nella quale si possa rimanere immobili per circa trenta minuti. La
schiena deve essere dritta, ma non rigida, non appoggiata ad uno schienale. Le gambe possono essere
incrociate, se si siede sul pavimento o su un sof, oppure si pu scegliere la posizione seduta. Le mani
sono sempre sulle cosce o sulle ginocchia, rilassate. Gli occhi possono essere chiusi o lievemente
socchiusi, con lo sguardo a circa tre metri davanti a noi, verso terra.
Si porta lattenzione sugli occhi, sui muscoli che li circondano, poi sulle guance, la mandibola, il collo,
la gola: si procede con il tempo richiesto dalla nostra condizione, mai troppo velocemente, comunque.
Ogni volta che si porta lattenzione su una parte specifica del corpo, si porta poi in quella parte
limpulso del rilassamento. Si torna gradualmente verso gli occhi. Ora si porta lattenzione sulla
fronte, poi sulla parte superiore del capo, la nuca, le orecchie, la parte posteriore del collo. Scendiamo
lungo la colonna vertebrale cercando di seguire vertebra dopo vertebra, fino allosso sacro e poi su di
nuovo al collo. Quindi si passa alle spalle. C un punto tra il collo e larticolazione scapolo-omerale
nel quale piuttosto comodo portare lattenzione e che subito si sensibilizza. E quella parte del corpo
dove normalmente somatizziamo tutte le preoccupazioni e i sensi di responsabilit. Procediamo
bilateralmente portando lattenzione in questo punto centrale tra il collo e le spalle, poi scendiamo
lentamente verso larticolazione scapolo-omerale e portiamo l la nostra attenzione. Quindi sulle
braccia, poi i gomiti, quindi gli avambracci, i polsi, i dorsi delle mani, pollice, indice, medio, anulare,
mignolo e sul palmo delle mani; quindi risaliamo verso le spalle. Ora portiamo lattenzione sulla parte
anteriore del corpo, il torace: rilassiamo i muscoli pettorali e per quanto possibile la muscolatura
intercostale; quindi passiamo alla speculare parte delle spalle, rilassando le scapole e tutti i muscoli di
questo distretto corporeo. Torniamo sul lato anteriore: rilassiamo dalla bocca dello stomaco fino al
plesso solare (tre dita sotto lombelico), ammorbidiamo gli addominali e poi passiamo posteriormente,
rilassando la porzione di muscoli lunghi del dorso interessata e la regione dorsale della colonna
vertebrale. Torniamo davanti e rilassiamo il bacino, e poi lo stesso posteriormente. Quindi si porta
lattenzione sulle articolazioni delle anche, poi sulle cosce, le ginocchia, le gambe (tibia e perone), le
caviglie, il dorso dei piedi, il tallone, le singole dita del piede una per volta (questo uno dei punti pi
difficili per la nostra attenzione: avere consapevolezza di una delle quattro dita inferiori del piede, a
parte lalluce, davvero arduo!) e quindi la pianta del piede. Una volta che la nostra attenzione sulla
parte inferiore dei piedi, visualizziamo e avvertiamo il contatto con la superficie terrestre. Attraverso
quel fazzoletto di terra che occupiamo siamo in contatto con tutta la superficie terrestre, cerchiamo di
averne percezione, e poi scendiamo in profondit, prendiamo contatto con le viscere della terra. Ora
avvertiamo la corrente vitale che proviene dalla Terra scorrere allinterno, partendo dalla pianta dei
piedi, su lungo tutto il corpo fino alla sommit del capo e poi gi di nuovo. Passiamo quindi alla
respirazione: inspiriamo energie nuove e rinfrescanti ed espelliamo con lespirazione i prodotti di
rifiuto. Facciamo questo circa venti volte. Poi inspiriamo emozioni positive ed espiriamo le emozioni
negative e di scarto che albergano ancora dentro di noi. Passiamo al capo: con gli occhi chiusi,
visualizziamo una luce potente, che letteralmente lava e pulisce il nostro cervello e ci permette di
spezzare la corrente ininterrotta delle associazioni automatiche: un Sole che proviene da oltre il
nostro sistema solare e ci permette di lavare i nostri pensieri. Visualizziamo poi le stelle che, anche se
non ne siamo consapevoli, brillano incessantemente e agiscono con precisi influssi protettivi sulla
nostra vita.
Qui lesercizio di preparazione - che come si nota interessa i tre centri fisico (piedi), emozionale (area
cardio-respiratoria) e intellettuale (cervello-mente) - ha termine per lasciar posto alla meditazione vera
e propria. Dopo questo esercizio di preparazione possibile restare in silenzio con se stessi, rimanendo
in uno stato di ricettivit nei confronti di qualsiasi stato possa presentarsi. Quindi si passa allesercizio
della decisione: ci si pone un piccolo scopo da portare a termine durante la giornata. Anche una cosa
molto banale, come solo un esempio - bere un bicchier dacqua alle cinque in punto o recitare una
poesia prima di andare a letto. Anzi, consigliabile iniziare con obiettivi lievi e divertenti per poter poi
passare a cose utili per la nostra educazione. Dopo lesercizio della decisione si rimane ancora in
silenzio e poi si termina lintero esercizio.
Talvolta si collega a questo esercizio di preparazione una seconda parte, che spesso viene guidata e per
cos dire improvvisata dallinsegnante stesso secondo le condizioni del momento.
Una particolare cura deve essere rivolta nellesecuzione di questo esercizio di preparazione: e cio che
devono essere esclusi dalla nostra attenzione tutti gli organi vitali a funzionamento istintivo: cuore,
polmoni, fegato, milza, reni. Esercizi tipo rallentare il battito cardiaco possono rivelarsi molto
perniciosi. Invece possibile estendere il rilassamento a ossa, vene, e altri tessuti.
Altri esercizi
Vi sono altri accorgimenti per sviluppare lattenzione, rafforzare la volont, espandere le proprie
abilit. Ecco tre esercizi piuttosto impegnativi:
Portare lattenzione - durante un periodo di tempo ragionevole (iniziando con venti minuti per
arrivare a due ore o pi) e comunque precedentemente determinato - alternativamente su un arto.
Compiere il giro completo del corpo, ma ogni volta che si inizia nuovamente bisogna saltare larto
iniziale. Esempio. Sono le 9 del mattino. Decido di portare lattenzione sui quattro arti nellarco di 60
minuti. Inizio con la mano destra. Dalle 9 alle 9,10 porto lattenzione sulla mano destra. Una volta
stabilito il giusto feeling, devo mantenere questa sensazione continuando a fare le cose che
normalmente faccio. Ma alle 9,10 in punto devo ricordarmi di spostare la mia attenzione sul piede
destro. Poi alle 9,20 sposto lattenzione sul piede sinistro, alle 9,30 sulla mano sinistra. Alle 9,40 dovr
ricordarmi di saltare la mano destra, con la quale avevo iniziato, portando dunque lattenzione sul
piede destro e cos via. Ogni giro, si salta liniziatore del giro precedente.
Ordinarsi uno stop ad ogni cambio dellora. Per dieci o venti secondi, appena ci accorgiamo che
cambia lora, ci immobilizziamo in qualsiasi posizione ci troviamo o azione che stiamo compiendo
(sconsigliato durante la guida!).
Canto interiore: scegliere un mantra, uninvocazione, un canto devozionale a proprio piacimento e
ripeterlo incessantemente, quanto pi possibile. Dopo un po, generalmente, lesercizio termina da solo
e a nostra insaputa. Ma appena ci destiamo, perch tale la natura della coscienza - di essere
discontinua - se questo canto si radicato in noi con fermezza, inizia nuovamente. Potremo addirittura
notare, ma solo con una pratica strenua, che nel momento in cui la nostra coscienza si desta, il canto
inizia.
Numerazione teosofica. Si conta, (questo esercizio pu essere eseguito anche camminando e
scandendo mentalmente i numeri ad ogni passo) da 1 a 5, poi da 2 a 6, da 3 a 7 e cos via fino a 100 e
poi si torna indietro. Esempio: 1, 2, 3, 4, 5; /2, 3, 4, 5, 6; /3, 4, 5, 6, 7, /etc. 100, 99, 98, 97, 96;/ 99, 98,
97, 96, 95; /98, 97, 96, 95, 94,/ etc. Se si sbaglia si ricomincia sempre da capo.
Queste poche righe possono costituire solo un assaggio di una corretta pratica di lavoro quotidiano
finalizzata al lavoro su se stessi. Per poterne scoprire le varie implicazioni, bisogna praticare gli
esercizi e lavorare in gruppo. A volte si schiudono dimensioni nuove e insospettate. A volte no. Perch
tecniche ed esercizi sono soltanto mezzi. Dunque buoni in un momento e dannosi o inutili in un altro.
Perch ci che libera oggi, potrebbe imprigionare domani.
Verso la Quinta Via
La peculiarit pi dirompente e creativa nella Quarta Via quella di non poter essere insegnata e di
essere in fieri. Ci sembrer a prima vista un paradosso: invece si tratta dellessenza di un cammino
che in continua evoluzione. Non esiste una meta ultima, un Nirvana o un Samadhi che non venga
superato da un ulteriore stato di trasformazione. Gurdjieff parlava di una legge fondamentale che crea
tutti i fenomeni nella loro diversit o lUnit di tutti gli universi: la Legge del Tre. Secondo questa
legge, ogni fenomeno su qualsiasi scala o in qualsiasi mondo esso abbia luogo, dal piano molecolare al
piano cosmico, il risultato della combinazione o dellincontro di tre forze differenti e opposte. In
particolare, mostrava come la Terza Forza (nei confronti della quale, diceva Gurdjieff, siamo ciechi nel senso che non ne scorgiamo mai la presenza e lazione) assumesse lappellativo di forza
riconciliante (o neutralizzante) essendo gli altri due termini della triade la forza attiva, positiva e la
forza passiva o negativa. Ma questi sono soltanto dei nomi. - chiarisce Gurdjieff - In realt queste
tre forze sono tutte egualmente attive; esse appaiono come attive, passive o neutralizzanti solamente nel
loro punto dincontro, cio soltanto nel momento in cui entrano in relazione le une con le altre.
Dunque, la Terza Forza arriva a riconciliare la natura antitetica della prima e della seconda. Ora,
suggerisce il nostro amico Blake: Quando il quattro viene fuori dallombra, appare esattamente nello
stesso modo in cui era apparso il tre: una sintesi di differenze. Nella triade, la terza forza integra le
differenze di affermazione e negazione. Nella tetrade, il quarto lintegrazione degli altri tre termini.
Questa lidea di base che Gurdjieff d della quarta via: lintegrazione della via del fachiro, del
monaco e dello yogi; o del corpo, delle emozioni e della mente. La quarta via non un via ulteriore.
Perch si qualifica per questo stato speciale? Un nuovo personaggio apparso sulla scena, uno di cui
sospettavamo lesistenza ma che non potevamo vedere. E il trickster (limpostore, il bagatto n.d.t.) di
tutte le societ arcaiche o, in termini gurdjieffiani, luomo scaltro. Lidea della quarta via che integra
insieme le altre tre appare cos innocua, cos ragionevole! E un gioco di destrezza, che richiede
lintervento di un mago, o lapplicazione della pietra filosofale. In una sola parola, alchemica, nota in
quella tradizione come il quarto recalcitrante. Platone era a conoscenza di ci. Nel Timeo, Socrate
chiede notizie sul quarto ospite che non si presentato, e deve prendere il suo ruolo. Accade lo stesso
con Gurdjieff che insegna la quarta via, che non pu essere in effetti realizzata attraverso nessun
insegnamento! Tutto quel che un insegnante pu fare stabilire una relazione, una triade. La quarta via
ci che le persone elaborano tra loro stesse: qui accade il miracolo!
Un altro importante fattore da tenere in considerazione che le teorie tradizionali fanno notare
qualcosa di grande interesse: che non vi mai alcun sistema isolato che sia valido senza il
coinvolgimento di altri sistemi. Se vi il tre, vi il due e il quattro; se vi il quattro, vi il tre e il
cinque. Su questa scia, Blake parla della Quinta Via come di unauto-iniziazione per mezzo della
quale si capaci di assimilare informazioni da ogni fonte. Certamente, se vi una Quarta Via, perch
vi una Terza Via e una Quinta Via. Lo stesso discorso valido per la classificazione (puramente
strumentale) in sette tipi che Gurdjieff opera degli uomini: luomo n. 1, centrato sul fisico; luomo n. 2,
centrato sulle emozioni; luomo n. 3 centrato sul pensiero. E poi luomo n. 4, il prodotto del lavoro di
una scuola nelle stesse parole di Gurdjieff23, nato n. 1, 2 o 3 ma che grazie a sforzi di carattere ben
definito diventato n. 4. E colui che ha iniziato a lavorare su se stesso e ha gi un centro di gravit
permanente e certe altre qualit che gli permettono di scorgere la direzione del proprio cammino che
lo condurr verso la formazione di un io indipendente e cristallizzato, un uomo che non pi
soggetto a cambiamenti accidentali, luomo n. 5. E cos via. Ora, lo stesso Gurdjieff aveva offerto
alcuni molto importanti sullauto-iniziazione laddove poneva in risalto la funzione delle scuole
esoteriche e il significato di rappresentazioni iniziatiche come gli antichi Misteri: I passaggi da un
livello di essere ad un altro erano caratterizzati da cerimonie di presentazione di natura speciale: le
iniziazioni. Ma nessun rito pu dar luogo a un cambiamento dellessere. (...) Si suppone che un rito,
trasformandosi in sacramento, trasmetta e comunichi certe forze alliniziato, e questo si ricollega alla
psicologia di una via di imitazione. In realt ognuno deve iniziare se stesso. I sistemi e le scuole
possono indicare i metodi e le vie, ma nessun sistema, nessuna scuola, pu fare per luomo ci che lui
stesso deve fare. Una crescita interiore, un cambiamento di essere dipendono interamente dal lavoro
che ognuno deve fare su di s.
Bibliografia minima consigliata:
J. G. Bennett: Luomo superiore, Astrolabio
J. G. Bennett: I Maestri di Saggezza, Edizioni Mediterranee