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03/05/13

Il Simbolo in Carl Gustav Jung | Psicologo Roma Studio Psicologico Roma Studio di Psicologia e Psicoterapia Roma Dottor Luca Zucconi Psicotera

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Il Simbolo in Carl Gustav Jung


Carl Gustav Jung stato lo psicoterapeuta che pi di ogni altro si occupato di simboli nella storia della psicologia del profondo. A tal proposito basta ricordare che nella sua lunga carriera ha analizzato pi di ottantamila sogni, si dedicato alle mitologie, alle religioni e allalchimia. Jung quando espone la sua concezione del simbolo ci tiene a rimarcare il fatto che tendenzialmente in psicoanalisi il simbolo viene trattato al pari di un segno semeiotico che esprime un qualcosa di gi noto a chi osserva una determinata immagine, mentre per Jung il simbolo portatore di un contenuto che non riesce ad essere espresso altrimenti. Secondo il modo di vedere junghiano se affermiamo, per fare un esempio, che il leone il simbolo di San Marco si sta usando il termine simbolo in maniera inappropriata in quanto si sta semplicemente usando il leone per indicare convenzionalmente San Marco, mentre il leone pu essere un simbolo di San Marco se si prova a cogliere quale la relazione tra lanimale e il santo. In sostanza si tratta di provare ad intuire, per quanto possibile, in che modo il leone esprime qualcosa circa la natura dellevangelista. In questa seconda concezione si capisce come il simbolo non un qualcosa di gi noto, bens unespressione che la migliore possibile in un determinato momento della vita di una persona o di un popolo. Per Jung un simbolo vivo finch pregno di significato, ma nel momento in cui lo ha dato alla luce, cio stata trovata quellespressione che formula la cosa ricercata, attesa o presentita ancora meglio del simbolo in uso sino a quel momento il simbolo muore, vale a dire che esso conserva ancora soltanto un valore storico (Tipi psicologici, pag. 484). Il simbolo vivo per il Maestro svizzero intimamente collegato con qualche aspetto inconscio, a qualche cosa che sta cercando di emergere. Il riuscire a cogliere, almeno in parte questi contenuti nuovi, sottolinea Jung, dipende dallatteggiamento della coscienza.Se la coscienza chiusa tender per cos dire a ridurre a contenuti gi conosciuti (il passato, i genitori ect..) ci che affiora dallinconscio, per dirla con le parole di Jung: Il malato di oggi fin troppo incline a concepire come sintomo anche ci che ricco di significato (Tipi psicologici, pag. 488). Invece una coscienza pi aperta assumer un atteggiamento finalistico verso i prodotti dellinconscio; infatti per Jung importante sia conoscere da dove viene un prodotto psichico, sia fondamentale cogliere il dove tende, che scopo ha. In altri termini lAutore zurighese suggerisce, per avere una visione pi ampia della psiche, di utilizzare non solo un approccio causale ma anche uno finalistico verso linconscio. Mi si permetta di fare un esempio per spiegare meglio limportanza di una visione finalistica nel leggere quanto sta accadendo nella psiche di una persona. Ammettiamo che ci sia un giovane di 26 anni che riferisce un sogno in cui il padre appare come una persona dispotica e in una luce particolarmente negativa. Il paziente rimane sconvolto perch suo padre nella vita di tutti i giorni sempre disponibile, pronto ad aiutarlo, la sua guida. Il terapeuta che ha un approccio causale andr a ricercare nellinfanzia del paziente il perch di unimmagine paterna tanto negativa, mentre un terapeuta con una prospettiva finalistica si domanda come mai linconscio faccia emergere un padre diverso da quello che conosce il paziente. Il terapeuta far notare come evidentemente linconscio vuole andare oltre il padre perch c forse il rischio che il paziente non cresca mai continuando a farsi guidare dal padre senza assumersi le proprie responsabilit. Per tale ragione il sogno presenta la figura paterna in una luce negativa e non perch il padre non abbia realmente anche le

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qualit di cui parla il paziente. Si pu notare come la concezione finalistica contenga in s il germe di un nuovo sviluppo, che sar tuttavia possibile solo se si attribuir validit sia alle argomentazioni della coscienza che a quelle dellinconscio. Riconoscere questa doppia validit significa avere una visione molto ampia della psiche, nella quale il centro non pi costituito dalla coscienza, ma dal S che un qualcosa di conscio e inconscio allo stesso tempo.Chi ha familiarit con la teoria junghiana, cosa che si pu vedere anche nellesempio appena sopra riportato, sa che Jung attribuisce allinconscio una funzione di compensazione rispetto alla coscienza. Se lIo riesce ad aprirsi e a riconoscere le ragioni dellinconscio, si verr a creare una situazione di conflitto tra due posizioni entrambe valide.E proprio nel momento di conflitto che si attiva la funzione trascendente, in grado di generare un simbolo che permette di procedere oltre con lo sviluppo psichico. E nel conflitto e nel contrasto che si pu generare qualcosa di nuovo, con la tensione tra gli opposti che viene superata proprio con quel simbolo in grado, come sottolinea letimologia stessa della parola (symbolon deriva da symbollein che significa congiungere, tenere insieme, unire), di riunificare. Il vero simbolo per Jung sempre il frutto della cooperazione fra coscienza e inconscio.Il simbolo riesce tra queste polarit, come Jung ha scritto in Energetica psichica, ad essere un trasformatore di energia che fornisce nuovo slancio vitale alla persona.I simboli con questa loro capacit di riunire gli opposti, di andare oltre facendo intravedere nuove direzioni sono basilari ai fini del processo di individuazione, cio quel lungo e tortuoso e percorso che porta a divenire se stessi. A livello pratico possibile vedere leffetto dei simboli prendendo in considerazione per un certo periodo di tempo i sogni di una persona. Osservandone una lunga sequenza possibile vedere come i vari simboli emersi nelle varie situazioni conflittuali fossero legati da un filo comune che pian piano conduce verso il S: il vero centro della personalit e paradossalmente anche ci che la delimita nella sua totalit.Il S che pu sembrare un concetto astratto si manifesta empiricamente con simboli di totalit come il mandala; con simboli di complexio oppositorum come il Tao, la Croce; con simboli che esprimono una personalit superiore come quella di un eroe o di un re.In ogni caso anche lelemento pi ampio e profondo della personalit si esprime con un simbolo, che pur sempre il miglior modo possibile per esprimere ci che non riesce ad essere espresso altrimenti. > Vai agli articoli _
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