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Edward F.

Edinger
Anatomia
DELLA
Psiche

Simbolismo alchemico nella psicoterapia


Prefazione

La scoperta di Jung della realtà della psiche apre la strada a un nuovo approccio al materiale
tradizionale. Scritti letterari e religiosi, così come le ricerche non sistematiche di protoscienze come
alchimia, astrologia e filosofia presocratica, possono ora essere intese come fenomenologia della
psiche oggettiva.
Continuando gli studi di Jung sull'alchimia, questo libro cerca di dare visibilità a certe categorie o
procedimenti esperienziali del processo di individuazione che appaiono nel simbolismo alchemico.
Benché il materiale usato per le amplificazioni provenga dalle fonti più varie, esso serve a illustrare
i modelli e le regolarità della psiche oggettiva, cioè le immagini arche tipiche della trasformazione.
Quanto viene presentato non è né un costrutto teorico né una speculazione filosofica ma piuttosto
l'ordinamento di fatti psichici basato sul metodo di Jung.
Questi fatti vanno a costituire un' anatomia della psiche, che è contemporaneamente una
embriologia, dato che abbiamo a che fare con un processo di sviluppo e trasformazione. Il grande
valore delle immagini alchemiche è che ci danno una base obiettiva dalla quale avvicinarci ai sogni
e ad altro materiale inconscio. Con la psiche, più che con ogni altro soggetto, è estremamente
difficile distinguere tra fatto obiettivo e pregiudizio personale. Una conoscenza operativa delle
immagini alchemiche può essere molto utile per promuovere questa obiettività così necessaria. Il
mio scopo, partendo da una sufficiente familiarità con il simbolismo archetipico e dalla conoscenza
di me stesso dovuta a un percorso analitico personale, è la costruzione di una anatomia della psiche
che sia obiettiva come l'anatomia del corpo.

Introduzione
Il processo psicoterapeutico, quando va veramente in profondità, smuove avvenimenti profondi e
misteriosi. E molto facile che terapeuta e paziente perdano la strada, cosa che spiega come mai ci si
aggrappi disperatamente anche a teorie della psiche ristrette e inadeguate, per trovare almeno un
senso dell'orientamento. Se non vogliamo trovarci a costringere la fenomenologia psichica al letto
di Procuste di teorie preconfezionate, dobbiamo cercare le categorie per comprendere la psiche
all'interno della psiche stessa. Un vecchio detto alchemico dice: "Sciogli la materia nella sua stessa
acqua" ed è precisamente ciò che facciamo quando cerchiamo di capire il processo della
psicoterapia in termini di alchimia.
Come Jung ha dimostrato, il simbolismo alchemico è in gran parte un prodotto della psiche
inconscia.
"All'alchimista era ignota la vera natura della materia. Egli la conosceva soltanto per allusioni.
Tentando di indagarla, egli proiettava sull'oscurità della materia, per illuminarla, l'inconscio. (...)
Durante l'esecuzione dell'esperimento chimico, l'adepto viveva certe esperienze psichiche che gli
apparivano come un comportamento particolare del processo chimico. Poiché si trattava di
proiezioni, egli non aveva naturalmente coscienza che queste sue esperienze non avessero nulla a

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che fare con la materia in sé. (...) Egli viveva la sua proiezione come una qualità della materia. Ma
ciò di cui viveva l'esperienza era in realtà il suo inconscio".
Studiando l'alchimia Jung scoprì che questa ricca rete di immagini era effettivamente 1'"acqua
propria" della psiche che poteva essere usata per comprendere i complessi contenuti della psiche
stessa. Egli scrive:
"Notai ben presto che la psicologia analitica concordava stranamente con l'alchimia. Le esperienze
degli alchimisti erano, in un certo senso, le mie esperienze, e il loro mondo era il mio mondo.
Naturalmente questa fu per me una scoperta importante: avevo trovato l'equivalente storico della
mia psicologia dell'inconscio. (...) La possibilità di raffronto con l'alchimia, così come la continuità
spirituale fino al lontano gnosticismo, le davano la materia. Grazie allo studio di quei vecchi testi,
tutto trovò il suo posto: il mondo simbolico delle fantasie, il materiale sperimentale raccolto nella
mia attività professionale, e le conclusioni che ne avevo tratte. Adesso cominciavo a capire che cosa
significassero i contenuti psichici alla luce di una prospettiva storica".2
Alla fine del Mysterium Coniunctionis Jung riassume il significato dell'alchimia:
"...l'intero processo alchemico (...) può rappresentare anche l'itinerario di un singolo uomo verso
l'individuazione, con la differenza non trascurabile che un individuo non potrà mai uguagliare, nella
sua produzione simbolica, la ricchezza e l'ampiezza dei simboli dell'alchimia. La superiorità di
quest'ultima consiste proprio nel fatto che essa si è costituita attraverso i secoli (...). E perciò
compito diffìcile e ingrato descrivere la natura del processo di individuazione nei singoli casi. (...)
Nella mia esperienza non ho incontrato alcun caso così generale da poter mostrare tutti gli aspetti
e tale da valere come paradigma. (...) L'alchimia mi ha perciò reso il servizio inestimabile di offrirmi
il suo materiale, nel cui
ambito la mia esperienza può trovare spazio sufficiente, e mi ha in tal modo offerto la possibilità di
descrivere il processo
d'individuazione nei suoi aspetti essenziali".
Possiamo quindi dire che le immagini alchemiche descrivono il processo della psicoterapia del
profondo, che è identico a quello che Jung chiama individuazione. Quello che propongo di fare è,
quindi, di esaminare alcune delle immagini fondamentali dell'alchimia per vedere come
corrispondano alle esperienze della psicoterapia.
Il termine "psicoterapia" è usato qui nel senso etimologico più vasto. La parola greca therapeuein,
"guarire", significava originariamente "servizio agli dei". La guarigione, quindi, veniva all'inizio
effettuata in contesti sacri. Filone Alessandrino ci parla di un gruppo di pre-cristiani, ebrei
contemplativi, che si facevano chiamare terapeuti "perché professavano un'arte della medicina
decisamente migliore di quella generalmente in uso nelle città (perché questa cura solo i corpi,
mentre la prima cura le anime che sono sotto il dominio di malattie terribili e quasi incurabili, che i
piaceri, gli appetiti, le paure, i dolori, le bramosie, le follie, le ingiustizie e tutto il resto
dell'innumerevole moltitudine delle altre passioni e vizi hanno inflitto su di loro) oppure perché
erano stati istruiti dalla natura e dalle leggi sacre a servire il Dio vivente".4 Psicoterapia significa
quindi, essenzialmente, servizio alla psiche.
Cosa rende l'alchima così preziosa per la psicoterapia è il fatto che le sue immagini concretizzano
l'esperienza della trasformazione che subisce il soggetto in psicoterapia. Presa come un tutt'uno,
l'alchimia fornisce in un certo senso un'anatomia dell'individuazione. Le sue immagini saranno,
logicamente, più significative per coloro che hanno fatto l'esperienza personale dell'inconscio.
La visione del mondo alchemico
Per l'alchimista, superiore e inferiore e interno ed esterno erano collegati da identità e connessioni
nascoste. Ciò che accade in cielo è duplicato da quanto avviene sulla terra, come indicato nel verso
alchemico:

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"Cielo sopra Cielo sotto Stelle sopra Stelle sotto Tutto ciò eh'è sopra È anche sotto Afferralo E
rallegrati".
Allo stesso modo, un brano della Tavola Smeraldina dice, "Ciò che è in basso è come ciò che è in
alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per compiere i miracoli della Cosa-Una". I pianeti
nei cieli corrispondono ai metalli della terra: Sole = oro, Luna = argento, Mercurio = mercurio,
Venere = rame, Marte = ferro, Giove = stagno e Saturno = piombo. Ruotando attorno alla terra, i
pianeti fanno gradualmente ruotare i loro rispettivi metalli nella terra, che le persone possono
ricavare per mezzo delle loro operazioni chimiche (vedi Fig. 1.1).
Psicologicamente possiamo comprendere questa immagine come facente riferimento ai costituenti
archetipici dell'Io. I mattoni del nostro Io sono qualità divine rubate agli dei o prodotti dello
smembramento di una divinità, rappresentazione terrena di principi transpersonali. Questa
raffigurazione è ancora viva nella psiche moderna, come è indicato dal seguente sogno di un uomo
d'affari e pubblicitario di mezza età che non aveva alcuna conoscenza di alchimia:
Quattro figure ammantate di metallo discendono verso di me dal cielo. Fluttuano giù su un antico
muro romano. Ogni veste è fatta di un metallo differente. Una di bronzo, una di piombo, un'altra di
ferro e la quarta di platino. Il soggetto con la veste di platino si allontana dagli altri per avvicinarmi.
"Stiamo cercando metalli " dice "I metalli che cerchiamo corrispondono ai metalli delle nostre vesti".
Le figure rimangono sospese nelVaria grazie a qualche sistema particolare.
Gli uomini vestiti di metallo corrispondono alle divinità planetarie degli alchimisti. Dato che non
hanno peso sono esseri spirituali e abitanti dei cieli. Rappresentano quindi immagini archetipiche
della psiche oggettiva. La loro discesa in cerca del metallo corrispondente indica che ogni spirito-
metallo sta cercando la sua incarnazione terrena. Essi vogliono essere realizzati concretamente
nell'esperienza conscia di un Io individuale. Questo è un sogno arche tipico e ha chiaramente sia un
significato collettivo che individuale. Gli dèi che abbiamo perso stanno scendendo su di noi
chiedendo di ricongiungersi. Come Filemone e Bauci, i moderni individui sono visitati e viene
richiesta loro ospitalità dai fattori interpersonali dai quali hanno perso contatto. Il sogno è rilevante
anche per il nostro sforzo di capire l'alchimia. Gli spiriti dell'alchimia - le figure simboliche che sono
discese da noi - stanno chiedendo la loro controparte terrena - cioè la loro realizzazione significativa
nell'esperienza moderna. Molte persone dotate e devote hanno dedicato tutta lo loro vita alla
ricerca della Pietra Filosofale. Comprendendo le immagini che esse ci hanno lasciato possiamo
riscattare le loro vite dalla futilità, e riconoscerli come testimoni e portatori del mistero
dell'individuazione.L'immagine centrale dell'alchimia è l'idea dell'o-pus. L'alchimista si pensava
impegnato in un lavoro sacro - la ricerca del valore supremo e ultimo. I testi alchemici hanno molto
da dirci sulla natura delYopus e sull'atteggiamento che deve essere tenuto nei suoi confronti. Alcune
virtù sono prerequisiti essenziali. Un testo dice "O tutti voi cercatori di quest'Arte, non potrete
raggiungere nessun risultato utile senza un'anima paziente, laboriosa e sollecita, un coraggio
perseverante e un regime continuo". Questi sono requisiti del funzionamento dell'Io. La pazienza è
basilare. Coraggio significa la volontà di fronteggiare l'ansia. Regime continuo significa che,
attraverso tutte le fluttuazioni dell'umore e gli stati mentali, l'individuo è deciso a perseverare nello
sforzo di scrutinare e comprendere quanto sta accadendo.
Un altro testo rilevante ci viene dall' Ordinale di Alchimia di Thomas Norton. I paralleli saranno
immediatamente evidenti per chi ha fatto l'esperienza della psicoterapia.
"Chiunque si dedichi a questa ricerca deve, quindi, aspettarsi di andare incontro a molta contrarietà
di spirito. Dovrà cambiare spesso il suo percorso come conseguenza delle nuove scoperte che farà.
(...) Il diavolo farà del suo meglio per frustrare la tua ricerca utilizzando uno dei tre ostacoli che sono
la fretta, la disperazione e l'inganno (...) colui che va di fretta non completerà il suo lavoro in un
mese e nemmeno in un anno; e in questa Arte sarà sempre vero che l'uomo che va di fretta non
rimarrà mai senza motivo per lamentarsi. (...) Se il nemico non trionferà su di te per mezzo della

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fretta, ti assalirà con lo scoraggiamento, e continuerà in ogni momento a metterti in testa pensieri
scoraggianti: che coloro che cercano questa Arte sono molti mentre sono in pochi a trovarla e coloro
che falliscono sono spesso uomini più saggi di te. Ti chiederà, quindi, che speranza tu possa avere di
arrivare al grande arcano; inoltre ti tormenterà con il dubbio che anche il tuo maestro sia posseduto
dal segreto che professa di impartire a te, o se non ti stia nascondendo la parte migliore di ciò che
lui conosce. (...) Il terzo nemico dal quale ti devi guardare è l'inganno, e questo è forse più pericoloso
degli altri due. I servi che devi assumere per alimentare la tua fornace sono spesso inaffidabili. Alcuni
sono sbadati e vanno a dormire quando dovrebbero stare attenti al fuoco; altri sono depravati e
cercano di nuocerti il più possibile; altri ancora sono stupidi o presuntuosi e troppo sicuri di sé stessi
e disobbediscono alle istruzioni (...) oppure sono ubriachi, negligenti, distratti. Stai in guardia da tutti
questi se speri di evitare gravi perdite".
Una caratteristica saliente dell'opus è quella di considerarlo un lavoro sacro che richiede
un'attitudine religiosa.
"...questo arcano dovrebbe essere guardato, non solo come veramente grande, ma come l'Arte più
sacra. (...) Quindi, chiunque desideri raggiungere questo grande ed indicibile mistero deve ricordare
che per ottenerlo non basta la potenza dell'uomo ma è indispensabile anche la grazia di Dio, e che
non è la nostra volontà o il nostro desiderio, ma solo la misericordia di Colui che è Grande che ce la
può concedere. Per questa ragione dovete prima di tutto ripulirvi il cuore, innalzarlo solo a Lui e
chiederGli questo dono in totale sincerità ed indubbia preghiera. Egli solo può darlo e concederlo".
"Ora il regime è più grande di quanto percepito dalla ragione se non attraverso l'ispirazione divina".
"Pena a,te che non temi Dio, poiché Lui può privarti di questa arte!"
"La nostra arte, la teoria così come la pratica, è tutta un dono di Dio che la dà quando e a chi Egli
elegge: non è di colui che la vuole né di colui che corre ma viene attraverso la grazia di Dio".
Passi come questi rendono chiara l'importanza di un'attenta coscienza del livello transpersonale
della psiche. Questo significa che uno deve essere orientato verso il Sé piuttosto che verso l'Io.
Questo è un paradosso - come spesso ce ne sono in alchimia e in psicoterapia. La coscienza del Sé e
l'attitudine religiosa che tale coscienza comporta sono gli scopi della psicoterapia e non i suoi
requisiti iniziali; tuttavia, è necessario che almeno il potenziale esista dall'inizio. Come dice un
alchimista, si deve cominciare con un poco di Pietra Filosofale se lo scopo è poi trovarla. Come il
processo si fa più profondo ci si rende conto sempre di più che l'insight viene per grazia e che le
evoluzioni avvengono non per la volontà dell'Io ma per l'esortazione all'individuazione che viene dal
Sé (vedi Fig. 1.2).
Un altro aspetto dell'opus è che è un lavoro altamente individuale. Gli alchimisti erano decisamente
dei solitari, potevano avere al massimo un aiutante ma niente di più. Questo ci rimanda alla natura
unicamente individuale dell'individuazione: nei suoi aspetti più profondi è sperimentata in
solitudine. L'opus non può essere realizzato da un comitato e quindi genera una certa inevitabile
alienazione dal mondo, almeno per un po' di tempo. "Ma quando Dio concede la sua grazia a
qualcuno che capisce [l'Arte] (...) questo apparirà incomprensibile agli occhi del mondo e i detentori
di questo mistero saranno disprezzati dagli uomini e guardati dall'alto in basso".
Questo corrisponde al lavoro della psicoterapia, che è impossibile da capire dall'esterno: sarà
disprezzato e messo in ridicolo dal punto di vista convenzionale e collettivo, ma anche dall'Ombra
delle persone o del soggetto stesso. Un parallelo a questo testo si può trovare nelle parole di Gesù
"Se foste del mondo, il mondo amerebbe quel eh'è suo; ma perché non siete del mondo, ma io v'ho
scelti di mezzo al mondo, perciò vi odia il mondo" (Giovanni 15: 19).
Un'altra caratteristica dell' opus riguarda la sua natura segreta. Gli alchimisti si consideravano i
guardiani del mistero che non andava divulgato agli indegni.
"Quindi devi esaminare e vagliare attentamente la vita, il carattere e le attitudini mentali di
chiunque sia iniziato a quest'Arte, e dopo devi vincolarlo, per mezzo del voto sacro, a non

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permettere che il nostro Magistero divenga comunemente o volgarmente conosciuto. Solo quando
egli comincerà a essere vecchio e debole potrà rivelarlo ad una persona, ma non a più di una - e
quella deve essere virtuosa e avere l'approvazione generale degli altri membri. Infatti questo
Magistero deve sempre rimanere una scienza segreta, e la ragione che ci costringe alla cautela è
ovvia: se un uomo malvagio imparasse a praticare quest'Arte vi sarebbe grande pericolo per la
Cristianità perché un uomo siffatto oltrepasserebbe tutti i limiti della moderazione e
detronizzerebbe i prìncipi legittimati che governano sul popolo cristiano. La punizione per questa
malvagità ricadrebbe quindi su colui che ha insegnato a questo essere indegno la nostra Arte. Per
evitare, quindi, questa esplosione di orgoglio smisurato, colui che possiede la conoscenza di questa
Arte dovrà essere scrupolosamente attento nel passarla al successore e considerarla un privilegio
da concedere a chi eccelle in virtù".
Come per i Misteri Eleusini, era vietato rendere pubblico il segreto alchemico. Dal punto di vista
psicologico l'argomento è più sottile: un segreto che può essere detto non è più un segreto. In un
certo senso il segreto della psiche è al sicuro perché non è comunicabile a coloro che non l'abbiano
già sperimentata da soli. L'uso erroneo di questo segreto di cui si parla nel testo ci suggerisce
un'inflazione conseguente all'identificazione dell'Io con un'immagine archetipica. Se le energie
transpersonali non sono percepite come sacre e segrete possono essere utilizzate per fini personali
e avere effetti distruttivi. L'uso errato del mistero alchemico corrisponde all'uso errato del mistero
Eucaristico del quale l'apostolo Paolo dice: "Perciò, chiunque mangerà il pane o berrà del calice del
Signore indegnamente, sarà colpevole verso il corpo ed il sangue del Signore. Or provi (do-kimazo-
'provare, vagliare i metalli') l'uomo sé stesso, e così mangi del pane e beva del calice; poiché chi
mangia e beve, mangia e beve il proprio giudizio, se non discerne il corpo del Signore" (1 Cor. 11:
27-29).
Uopus alchemico era considerato come un processo iniziato dalla natura ma che necessitava dello
sforzo e dell'arte cosciente dell'uomo per essere completato.
"Questo stato non può essere perfezionato dal mero progresso della natura dato che l'oro non ha
alcuna propensione a spostarsi così lontano, ma sceglie piuttosto di rimanere nel suo proprio corpo
nel quale abita da sempre".15
"La Natura serve l'Arte con la materia e reciprocamente l'Arte serve la Natura con strumenti adatti
e con un metodo appropriato alla natura per la produzione di forme nuove; e nonostante la pietra
di cui abbiamo parlato possa essere portata alla sua propria forma dall'Arte, la forma proviene dalla
Natura".
Questa è un'idea profonda: in un certo senso l'o-pus è contro la Natura, ma da un altro punto di
vista l'alchimista sta aiutando la natura stessa a fare quello che da sola non potrebbe. Questo fa
certamente riferimento all'evoluzione della coscienza: sebbene la spinta verso la coscienza esista in
natura - all'interno della psiche inconscia - un Io è necessario per concretizzare pienamente tale
spinta naturale. E necessario che l'individuo collabori volutamente nel compito di creare coscienza.
L'affermazione più alta dell' opus alchemico si ha nei testi che lo equiparano alla creazione del
mondo. Zosimo dice: "Il simbolo della chimica si fonda sulla creazione del mondo". La Tavola
Smeraldina dice alla fine della sua ricetta alchemica: "E quindi il mondo è stato creato". Un altro
testo, dopo aver descritto come preparare un'acqua speciale, continua come segue:
"Ciò fatto, prendi una goccia del Vino rosso benedetto e falla cadere giù nell'acqua, e subito vedrai
levarsi sopra l'acqua una Nebbia e densa Oscurità, come avvenne anche nella prima Creazione.
Versavi poi due gocce, e vedrai la Luce sorgere dall'Oscurità. Aggiungi poi via via, ogni metà di quarto
d'ora, tre, poi quattro, poi cinque, poi sei gocce, e poi più niente, e vedrai gradatamente davanti ai
tuoi occhi apparire sopra l'acqua una cosa dopo l'altra, vedrai come Dio creò tutte le cose in sei
giorni, e come ciò avvenne, e segreti tali che non si possono esprimere e che anch'io non ho il potere

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di rivelare. Prima di intraprendere questa operazione cadi in ginocchio. Fa che i tuoi occhi giudichino;
perché così fu creato il mondo".
Intesi psicologicamente, questi testi equiparano l'individuo con il mondo: cioè affermano che
l'individuazione è un processo di creazione del mondo. Schopenhauer comincia la sua grande opera,
II mondo come volontà e rappresentazione, con l'audace affermazione: "Il mondo è la mia idea".
Allo stesso modo Jung parla della qualità della coscienza come "creatrice del mondo". Un'idea di
questo tipo è pericolosamente vicina ad una inflazione solipsistica e, indubbiamente, è un
contenuto comune della psicosi -l'idea che uno sia il mondo intero o il centro dell'universo.
Ciononostante, è un'idea archetipica di cui l'individuo ha bisogno per non sentirsi ingoiato dagli
standard collettivi. Il pensiero collettivo è rivelato dalla preoccupazione di essere o meno normali.
Se ognuno è un mondo unico e separato, non ci possono essere norme dal momento che la norma
è la media di molti. La psiche individuale è e deve essere un mondo a sé per poter sorvegliare e
proteggere sé stessa dal mondo esterno e per poter adempiere al suo compito di contenere la
coscienza. Perché la bilancia sia in equilibrio, l'individuo deve avere lo stesso peso del mondo.
La consapevolezza dell'individuo come mondo intero spesso mi colpisce con forza mentre lavoro
con i pazienti ed è efficace per controbilanciare i dubbi che sorgono sul significato degli sforzi fatti
con pochi individui di fronte a una popolazione mondiale di svariati miliardi di persone.
Sebbene gli scritti alchemici siano complessi, confusi e anche caotici, lo schema fondamentale dell'
o-pus è piuttosto semplice. Lo scopo ultimo è la creazione di una sostanza trascendente e
miracolosa, che può essere simbolizzata dalla Pietra Filosofale, dall'Elisir di Lunga Vita o dalla
medicina universale. Il primo passo consiste, quindi, nel trovare la materia adatta, la cosiddetta
prima materia, e poi sottoporla a una serie di operazioni che la trasformino nella Pietra Filosofale.

La prima materia
Il termine "prima materia!' ha una lunga storia che si rifa ai filosofi presocratici. Questi primi
pensatori erano affascinati da un'idea a priori, vale a dire dall'immagine arche tipica che diceva loro
che il mondo deriva da una sostanza originaria singola, la cosiddetta prima materia. Essi differiscono
sull'identificazione di questa prima sostanza ma si trovano tutti d'accordo sulla sua esistenza. Talete
chiama la prima materia "acqua", Anassimandro la chiama "l'infinito" (apeiron), Anassimene la
chiama "aria" ed Eraclito "fuoco".
L'idea di una sostanza originaria singola non ha basi empiriche nel mondo esterno; esternamente il
mondo è ovviamente una molteplicità, quindi questa idea deve essere una proiezione di un fatto
psichico. In accordo con la fantasia filosofica, si immaginò quindi che la prima materia avesse subito
un processo di differenziazione dal quale erano emersi i quattro elementi: terra, aria, fuoco, acqua.
La combinazione di questi quattro elementi in proporzioni varie andava a formare tutti gli oggetti
fisici del mondo. Sulla prima materia fu imposta una struttura quadripartita, una croce,
rappresentante i quattro elementi - due coppie di contrari: terra e aria, acqua e fuoco.
Psicologicamente questa immagine corrisponde alla creazione di un Io a partire dall'inconscio
indifferenziato e per mezzo del processo di discriminazione delle quattro funzioni: pensiero,
sentimento, sensazione e intuizione.
Aristotele elabora l'idea di prima materia in connessione con la distinzione tra materia e forma.
Secondo questo filosofo, la prima materia prima di essere associata a una forma o costretta in essa
è pura potenzialità - non ancora realizzata poiché il reale non esiste fino a quando non ha preso una
forma definita. Come un commentatore di Aristotele dice: "Prima materia è il nome di quel
potenziale di cambiamento completamente indeterminato".
Gli alchimisti ereditarono l'idea di prima materia dalla filosofia antica e la applicarono ai loro
tentativi di trasformazione della materia. Pensavano che, perché una materia fosse trasformabile,
doveva prima essere ridotta o riportata al suo stato originario e indifferenziato. "I corpi non possono

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essere cambiati se non attraverso la riduzione alla loro prima materia". E ancora: "Le specie o le
forme dei metalli non possono essere trasformate in oro o argento prima di essere state ridotte alla
loro materia primaria".
Questa procedura corrisponde in maniera molto precisa a ciò che avviene in psicoterapia. Parte del
processo di trasformazione psichica consiste nel ridurre o riportare alla loro condizione originale,
indifferenziata, quegli aspetti fissi definiti della personalità, che sono rigidi e statici. Il ritorno alla
prima materia è illustrato dal seguente sogno:
Sono tornato in una corsia di ospedale. Sono tornato neonato e sono in ospedale per ricominciare
la mia vita dall'inizio.
Il sognatore aveva recentemente tentato il suicidio e questo sogno indica il significato simbolico di
tale atto. Il bambino è la prima materia dell'adulto. La necessità di trasformazione di questo paziente
lo sta facendo tornare alla condizione originaria. In termini aristotelici, la forma che realizza la
personalità attuale si sta dissolvendo per tornare alla prima materia, lo stato senza forma di pura
potenzialità, e permettere l'emergere di una nuova forma o realizzazione. Questa idea è
rappresentata dal seguente sogno:
Ho a che fare con un neonato. Ogni volta che uno non capisce qualcosa - è bloccato - deve avvicinarsi
a questo neonato. Nel momento di mancanza di comprensione il bambino brilla di un tenue cremisi.
Questa tenue brillantezza cremisi convoglia l'innocenza - che è il materiale di cui è fatto il neonato
- e questa innocenza dà la libertà al soggetto di avvicinarsi al problema nei termini della sua realtà
individuale.
L'innocenza corrisponde allo stato indifferenziato della prima materia. Il sogno ci ricorda quanto
detto da Gesù: "In verità io vi dico: se non mutate e non diventate come i piccoli fanciulli, non
entrerete punto nel regno dei cieli" (Matteo 18: 3). Diventare come bambini è tornare allo stato
innocente, indifferenziato della prima materia, che è un prerequisito della trasformazione.
Aspetti della personalità sviluppati e fissati non permettono alcun cambiamento: sono solidi, definiti
e sicuri della loro giustezza. Solamente la condizione originale, indefinita, fresca e vitale ma anche
vulnerabile e insicura, simbolizzata dal bambino, è aperta al cambiamento e quindi viva.
Consideriamo generalmente l'immagine del bambino nei sogni come uno dei simboli del Sé, ma può
anche rappresentare la prima materia.
Spesso i testi parlano di trovare la prima materia piuttosto che farla. Le descrizioni sono
innumerevoli. Ecco alcuni esempi tipici:
"Questa Materia è davanti agli occhi di tutti; tutti la vedono, la toccano, la amano ma non la
conoscono. È meravigliosa e orribile, preziosa e di poco conto, e si trova ovunque. (...) In breve, la
nostra Materia ha tanti nomi quante cose ci sono nel mondo; ecco perché gli sciocchi non la
conoscono".
"Per quanto riguarda la materia, essa è una e contiene in sé tutto ciò di cui vi è bisogno. (...) Allo
stesso modo Arnoldo di Villa Nova scrive nel suo Fiore dei Fiori: 'La nostra pietra è prodotta da una
sola cosa e con una sola cosa/ Con la stessa intenzione dice al re di Napoli: 'Tutto ciò che vi è nella
nostra pietra è per noi essenziale, né necessita di alcun ingrediente a sé alieno. La sua natura è una,
ed è una cosa'". E Rosinus dice: 'Sappi che l'oggetto dei tuoi desideri è una cosa dalla quale tutte le
cose sono fatte'.
"La sostanza che prendiamo all'inizio è minerale. (...) Ha grandi virtù interiori anche se è orribile a
vedersi. È figlia di Saturno, non ti basta? Concepiscila correttamente, dato che è la nostra prima via
di ingresso. Ha un colóre nero cupo con venature d'argento mescolate al suo interno. (...) È di natura
venefica".
"Esiste nella chimica una certo corpo nobile (lapis) all'inizio del quale regna la miseria con aceto, alla
fine invece diletto con allegria".

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Il problema di trovare la prima materia corrisponde al problema di trovare su che cosa lavorare in
psicoterapia. Questi testi ci danno alcuni indizi.
È ubiquitaria, si trova ovunque, è davanti agli occhi di tutti. Questo significa che, allo stesso modo,
il materiale psicoterapeutico è ovunque, in tutti gli eventi ordinari quotidiani. Gli umori e le piccole
reazioni personali di tutti i generi sono materiale adatto per lavorare nel processo terapeutico.
Sebbene di grande valore intrinseco, la prima materia è vile nelle apparenze e quindi disprezzata,
rifiutata e gettata sul mucchio di letame. La prima materia è trattata come il servo sofferente in
Isaia. Psicologicamente questo significa che la prima materia si trova nell'Ombra, quella parte della
personalità che è considerata più spregevole. Quegli aspetti di noi stessi che sono più dolorosi e
umilianti sono proprio quelli da fare emergere e su cui lavorare.
Sembra una molteplicità - "ha tanti nomi quante cose ci sono nel mondo" - ma allo stesso tempo è
una. Questa caratteristica corrisponde al fatto che inizialmente la psicoterapia rende coscienti della
propria condizione frammentata, disarticolata. Molto gradualmente si scopre che questi frammenti
così diversi sono aspetti differenti di una stessa unità sottostante. È come se uno vedesse in due
dimensioni le dita di una mano che toccano il tavolo: sembrerebbero dita separate, non collegate.
Con la visione tridimensionale le dita sono viste come parte di una unità più grande, la mano.
La prima materia è indifferenziata, senza confini, limiti o forma definiti. Questo corrisponde a una
certa esperienza dell'inconscio che espone l'Io all'infinito, dìY apeiron: può evocare il terrore della
dissoluzione o lo sgomento dell'eternità; permette di dare un'occhiata fugace al pleroma,
Vincreatum, il caos prima del Logos che opera la creazione del mondo. È la paura dello sconfinato
che spesso ci porta a essere contenti dei limiti dell'Io che si hanno piuttosto che rischiare di cadere
nell'infinito nel tentativo di allargarli, (vedi Figg. 1.3 e 1.4)
Le operazioni
E molto difficile capire l'alchimia come si trova negli scritti originali poiché vi si trovano una quantità
selvaggia, intricata e lussureggiante di immagini che si sovrappongono fra loro e che fa impazzire la
mente conscia che cerca l'ordine. Il mio metodo di dare un ordine al caos dell'alchimia consiste nel
fo-
Fig. 1.3: La prima materia come Caos (Marolles, Tableaux du tempie des muses, 1655. London British
Museum. Riprodotto in Jung, Psicologia e Alchimia). calizzarmi sulle principali operazioni
alchemiche. Dopo avere trovato la prima materia bisogna sottoporla a una serie di procedure
chimiche per trasformarla nella Pietra Filosofale. Praticamente tutte le immagini alchemiche
possono essere ordinate intorno a queste operazioni, e non solo le immagini alchemiche ma anche
molte altre, provenienti dai miti, dalle religioni e dal folklore, si possono raccogliere attorno a queste
operazioni simboliche, dato che provengono tutte dalla stessa fonte - la psiche archetipica.
Non c'è un numero esatto di operazioni alchemiche e molte immagini si sovrappongono. Per i miei
scopi ho selezionato sette operazioni principali che producono la trasformazione alchemica. Sono:
calci-natio, solutio, coagulatio, sublimatio, mortificano, separalo e coniunctio (uso i termini latini
invece delle loro traduzioni per distinguere i processi psicologici dalle procedure chimiche). Ognuna
di queste operazioni si trova a essere al centro di un elaborato sistema di simboli. Questi simboli
centrali di trasformazione riuniscono i contenuti principali di tutti i prodotti della cultura; forniscono
le categorie principali attraverso le quali comprendere la vita della psiche e illustrano quasi tutta la
gamma di esperienze che costituiscono l'individuazione.
Nei capitoli seguenti tratterò ognuna di queste operazioni che sarà accompagnata da una mappa
indicante le principali connessioni simboliche che si raggruppano attorno all'immagine centrale. Tali
mappe sono una parte importante del mio metodo perché voglio enfatizzare la natura strutturale
di ogni sistema di simboli. Sebbene io desideri essere chiaro e semplice, la natura della materia
richiede che parte sia lasciata a livello di immagine e simbolo. Come giustificazione posso offrire i
commenti di Jung:

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"Non dobbiamo quindi prendercela poi eccessivamente con Paracelso e con gli altri alchimisti per
via del loro linguaggio esoterico: non appena, infatti, approfondiamo un poco la problematica del
divenire psichico impariamo subito quanto sia meglio riservarsi di giudicare, invece di proclamare
avventatamente urbi et orbi come stanno le cose. È pur vero che nutriamo tutti un comprensibile
desiderio di chiarezza adamantina, ma questo può farci dimenticare che i fatti psichici sono processi
esperienziali, ossia trasformazioni, che non possono mai essere definite in modo univoco, se non si
vuole tramutare ciò che è dotato di movimento e di vita in qualcosa di statico. Il mitologema
determinato-indeterminato e il simbolo cangiante esprimono il processo psichico in maniera più
calzante, più compiuta e perciò infinitamente più chiara di quanto non faccia il più limpido dei
concetti; il simbolo, infatti, non solo comunica un'idea del processo, ma - cosa forse altrettanto
importante - consente anche di condividere o rivivere il processo stesso, la cui ambiguità può essere
compresa solo mediante un'empatia inoffensiva, e mai tramite il grossolano intervento della
chiarezza".27

Calcinatio
La maggior parte delle liste delle operazioni alchemiche comincia con la calcinatio. Solo alcuni autori
dicono che la solutio venga prima. In ogni modo, la sequenza delle operazioni (con una o due
eccezioni) non sembra essere significativa dal punto di vista psicologico: ogni operazione può essere
quella iniziale e le altre possono seguire in qualunque ordine.
Come molte delle immagini alchemiche, la calci-natio deriva in parte dalle procedure chimiche. Il
processo chimico di calcinazione implica il riscaldamento a temperature elevate di un solido per
farne uscire l'acqua e tutti gli altri costituenti che si volatilizzano. Quello che rimane è una polvere
secca e fine. L'esempio classico di calcinazione, da cui deriva il nome, è il riscaldamento della roccia
calcarea (CaCOs) o della calce spenta (Ca(OH)2) per produrre la calce viva (CaO, calx viva). Quando
si aggiunge acqua, la calce viva ha l'interessante caratteristica di produrre calore. Gli alchimisti
pensavano che contenesse fuoco ed alle volte fu equiparata al fuoco stesso.
La meraviglia della calce viva per le menti ignoranti di chimica è descritta vividamente da
Sant'Agostino:
"Prendiamo in considerazione le meraviglie della calce, perché oltre a divenire bianca nel fuoco, che
invece rende le altre cose nere, (...) ha anche la proprietà misteriosa di contenere il fuoco. Fredda
al tatto, ha invece nascosta dentro una riserva di fuoco che non è immediatamente apparente ai
nostri sensi ma che, l'esperienza ci insegna, giace come sopita al suo interno anche quando non si
vede. Ed è per questo motivo che si chiama 'calce viva', come se il fuoco fosse l'anima invisibile che
ravviva la sostanza o corpo visibile. Ma la cosa meravigliosa è che questo fuoco viene acceso quando
viene spento perché, per liberare il fuoco nascosto, la calce viene bagnata o inzuppata di acqua,
quindi, sebbene prima fosse fredda, diviene calda per l'applicazione di ciò che generalmente
raffredda ciò che è caldo. È come se il fuoco si staccasse dalla calce dando l'ultimo respiro, senza
essere più nascosto ma apparendo; allora la calce che giace nella freschezza della morte non può
essere risvegliata, e quella che prima era chiamata 'viva' adesso viene chiamata 'spenta'".2
Ognuno dei quattro elementi ha la sua operazione precipua. La calcinatio è l'operazione del fuoco
(le altre: solutio l'acqua, coagulatio la terra, sublimatio l'aria) . Quindi ogni immagine che contiene
una fiamma libera o un fuoco che brucia qualche cosa sarà messa in relazione con la calcinatio.
Questo ci introduce alla materia ricca e complicata del simbolismo del fuoco. Jung ha dimostrato
che il fuoco simboleggia la libido, detto in termini molto geneali. Per specificare le implicazioni del
fuoco e dei suoi effetti dobbiamo esaminare la fenomenologia di questa immagine nelle sue
numerose ramificazioni.
Nel testo Le dodici chiavi della filosofia di Basilius Va-lentinus si trova la seguente ricetta per la
calcinatio: "Prendi un feroce lupo nero, che (...) si trova nelle valli e nelle montagne del mondo, dove

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vaga affamato e selvatico, gettagli il corpo del Re e, quando lo ha divorato, brucialo completamente
in un grande fuoco fino a ridurlo in cenere. Attraverso questo processo il Re sarà liberato; quando
sarà stato ripetuto per tre volte, il leone avrà sopraffatto il lupo e non troverà nient'altro da divorare
in esso. Allora il nostro corpo sarà stato reso pronto per il primo stadio del nostro lavoro"

Read ha interpretato questo passo in termini chimici: ha identificato il lupo con l'antimonio, che era
chiamato "'il lupo dei metalli' perché 'divorava' o si univa a tutti i metalli eccetto l'oro. Per quanto
riguarda il suo uso nella purificazione dell'oro fuso -essendo le impurità rimosse sotto forma di
schiuma -l'antimonio era anche chiamato balneum regis, il 'bagno del re'". Quindi il brano dovrebbe
fare riferimento alla purificazione dell'oro attraverso il processo di fusione con l'antimonio ripetuto
per tre volte. Questa interpretazione può essere corretta dal punto di vista strettamente chimico,
ma non riesce a rendere conto del significato delle immagini fantastiche che sono proiettate nel
processo chimico: queste rappresentano la componente psichica dell'alchimia che è l'interesse
principale dello psicoterapeuta.
Il testo parla del "corpo del Re". Presumibilmente il re è già morto, essendo stato ucciso nel processo
di mortificatio. La morte del re è un tempo di crisi e di transizione. Il regicidio è il più grave dei
crimini. Psicologicamente significa la morte del principio regolatore della coscienza, della massima
autorità nella struttura gerarchica dell'Io. La morte del re sarà quindi accompagnata da una
dissoluzione regressiva della personalità conscia. Il corso di questi eventi è indicato anche dal fatto
che il corpo del re è dato in pasto al lupo vorace, cioè l'Io è stato divorato dalla bramosia affamata.
Il lupo a sua volta è dato in pasto alle fiamme. Ma se lupo = brama e brama = fuoco, allora è come
dire che la bramosia consuma sé stessa. Dopo la discesa agli inferi, l'Io (re) rinasce, come la fenice,
in uno stato purificato.
Come nelle favole, la ripetizione per tre volte significa la consumazione di un processo temporale.
L'affermazione: "il leone ha sopraffatto il lupo" porta all'equivalenza tra il leone ed il fuoco che ha
consumato il lupo. Il leone è il "sole inferiore", una rappresentazione teriomorfa del principio
maschile. Ci sono immagini alchemiche raffiguranti un leone che divora il sole. Dato che sole, re e
oro sono equivalenti, questo significherebbe la discesa della coscienza nel regno animale dove deve
resistere alle energie ardenti dell'istinto. Nelle raffigurazioni chimiche è la purificazione o la
raffinazione dell'oro.
Il nostro testo sembra proporre tre livelli dell'essere. Dal basso verso l'alto ci sono il livello del lupo,
quello del fuoco o del leone, e quello del re. Se paragoniamo il lupo alla bramosia primordiale, il
leone alla pulsione egocentrica del potere, ed il re alla coscienza discriminante ed obiettiva,
otteniamo un parallelo molto vicino agli stadi di trasformazione dell'istinto come formulati da Esther
Harding - cioè Yautos, l'Io e il Sé. Sebbene la Harding usi questi termini per indicare centri della
coscienza che si succedono nel corso dello sviluppo psicologico, essi possono anche essere
interpretati come strati strutturali residui della psiche adulta che sono soggetti a riattivazione. Il
dare il re in pasto al lupo, il lupo consumato dal fuoco (leone) e la rinascita del re dalle fiamme
significherebbero, allora, la regressione dell'Io allo stadio originario dell' autos, del desiderio
autoerotico, seguito dallo stadio dell'alo' o del potere personale, ed infine dal ritorno di una
coscienza obiettiva aumentata o raffinata.
Un sogno che costituisce un parallelo estremamente vicino a quanto detto è stato fatto da un uomo
di mezza età affetto da una grave malattia:
II Reverendo X è morto (un ministro di culto molto noto ed amato dal paziente). Il suo corpo deve
essere cremato e ci si domanda chi debba avere Foro che rimarrà dopo la cremazione. Ho visto l'oro
liquido, di colore molto scuro, contenuto in una sostanza scura, forse ceneri che erano nere... // mio
primo pensiero sull'oro fu negativo, una sensazione di ripugnanza, ma dopo mi venne in mente che

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egli doveva essere stato una persona speciale e che quell'oro era una sorta di sua essenza, o ciò che
di valore aveva lasciato.
Questo sogno combina svariati temi alchemici: la calcinatio come cremazione; la morte e l'oscurità
della mortificatio; l'estrazione dell'essenza della separatio e la produzione dell'oro, scopo dell' opus.
Sia nel testo che nel sogno il re morto o la figura paterna sono l'oggetto della calcinatio? Il sogno
suggerisce che un valore della vita dominante ed attorno al quale la personalità si è strutturata è
sottoposto a valutazione.
Il fuoco della calcinazione può derivare dalla sessualità. Ad esempio, un uomo con problemi di
compulsione sessuale fece questo sogno:
Vide la madre in un cesto di filo di ferro coperta di frammenti caldi di ardesia. Sì presume che la
procedura sia terapeutica, ma ci sono dubbi che possa diventare diabolica se i frammenti di ardesia
sono scaldati al punto da farla diventare una tortura.
Al sognatore venne in mente di aver visto dei topi fuggire da un cesto della spazzatura in fiamme.
In questo sogno la madre rappresenta la prima materia che deve essere sottoposta a calcinatio. In
altre parole è il regno dell'Eros del principio femminile che ha bisogno di purificazione (vedi Figg. 2.2
e 2.3).
In un altro testo la calcinatio è descritta come segue: "Quindi raccogli tutte le feci che rimangono
nella storta, che sono nere come fuliggine, le quali feci sono chiamate il nostro Drago, le quali feci
devi calcinare (...) in un fuoco ardente (...) fino a quando diventano una calce bianca, bianca come
la neve"10 (vedi Fig. 2.4).
Qui la materia da calcinare è chiamata drago o "feci nere" - cioè cose che hanno a che vedere con
l'ombra. In un altro testo è chiamata l'Etiope: "Poi compare sul fondo del vaso il forte Etiope,
bruciato, calcinato, scolorito, completamente morto e senza vita. Egli chiede di essere sepolto,
bagnato col suo umore e calcinato lentamente, fino risorgere dal forte fuoco in forma splendente
(...) Ed ecco la meravigliosa ricostituzione o rinnovamento dell'Etiope!".11 I tre testi citati sono
sufficienti a spiegare la natura della sostanza da calcinare; può essere chiamata "lupo affamato",
"feci nere", "drago", "forte Etiope". Questi termini ci dicono che la calcinatio si effettua sulla parte
d'ombra primitiva, che contiene la affamata bramosia istintuale, e che è contaminata dall'inconscio.
Il fuoco per questo processo viene dalla frustrazione di questi desideri istintuali. Questo tormento
di desiderio frustrato è una caratteristica tipica del processo di sviluppo.
Un uomo sottoposto ad una frustrazione prolungata fece questo sogno:
Si trovava in un luogo cavernoso, forse sotto terra. Dalla porta entra un 'enorme massa di calcare al
calor bianco che scivola o rotola oltre a lui. Ci sono fuoco e fiamme tutto intorno. Lui cerca una via
per uscire, ma ogni volta che apre una porta è avvolto da colonne di fumo che lo respingono indietro.
Al risveglio le sue prime associazioni furono che quello doveva essere l'inferno o le fornaci ardenti
di Nabucodònosor. In questo sogno l'inerte calcare sta divenendo calce viva attraverso il processo
della calci-natio. Le associazioni riportano all'immagine biblica della calcinatio, le fornaci ardenti di
Nabucodònosor, che portano ad una interessante riflessione psicologica. Nabucodònosor
costringeva tutti ad inchinarsi e adorare la sua statua d'oro ma Shadrach, Meshach e Abdenego si
rifiutarono. Il re infuriato li fece gettare nella fornace ardente, ma i tre rimasero illesi, e in mezzo al
fuoco furono visti quattro uomini e l'aspetto del quarto era "come quello d'un figlio degli dèi"
(Daniele 3: 25).
La descrizione enfatizza la rabbia furiosa di Nabucodònosor. Tale rabbia può essere equiparata alla
fornace ardente. Il re personifica il tema del potere, l'autorità arbitraria dell'Io inflazionato che è
sottoposto a calcinatio quando le sue pretese opprimenti sono frustrate dalla presenza dell'autorità
transpersonale (il Dio di Shadrach, Meshach e Abdenego). Nabucodònosor corrisponde al re della
citazione alchemica che è dato in pasto al lupo e poi calcinato. Un'altra caratteristica interessante
del racconto biblico è che, nella fornace, i tre uomini divengono quattro: questa è una chiara

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allusione alla totalità del Sé che emerge dalla frustrazione delle richieste di potere dell'Io. La fornace
ardente di Nabucodònosor esprime una situazione archetipica: è ciò che uno incontra ogni volta che
sfida un'autorità arbitraria, sia essa interna che esterna. Il riuscire ad attraversare il processo di
calcinatio dipende dai motivi che hanno spinto ad agire, se sono dettati dall'Io o dal Sé (vedi Fig.
2.5).
Shadrach, Meshach e Abdenego erano immuni al fuoco. Questo ci porta ad un motivo tipico. Eliade
ha dissertato sulla "padronanza del fuoco" come caratteristica dello sciamanismo e della mitologia
della prima metallurgia. Si presumeva che gli sciamani fossero immuni al fuoco: potevano
impunemente ingoiarlo o raccogliere carboni ardenti. In relazione a questo, una donna fece un
sogno interessante:

La sognatrice vide una donna chinata su una tinozza simile ad un calderone che teneva in mano una
palla di fuoco. Con totale nonchalance ed evidentemente senza dolore o pena alcuna, reggeva,
strizzava e dava forma alla palla di fuoco come se fosse un indumento del bucato che lavava. La
sognatrice guardava affascinata.
La sognatrice associò questo sogno ad un'anziana donna Navajo che aveva visto, tempo addietro,
fare il pane a mani nude su una pietra rovente. Questo sogno arrivò quando la paziente stava per
imbarcarsi in un progetto creativo assai importante e indicava che le energie creative del Sé si erano
attivate. L'immagine dell'invulnerabilità al fuoco indica una invulnerabilità all'identificazione con
l'affetto. L'esperienza della psiche arche tipica ha questo effetto nella misura in cui allarga ed
approfondisce la coscienza dell'Io. C'è quindi meno probabilità che ci sia identificazione con le
reazioni emozionali, sia personali che altrui. All'opposto, un Io debole è molto vulnerabile
all'erosione dovuta all'incontro con affetti intensi. Questo fenomeno è descritto in una poesia di
Dorsha Hayes:
Riempito con un cumulo di materia indistinta Una scintilla può dar fuoco ad un uomo. Ciò che è
Accatastato in mezzo alla spazzatura ad un soffio Andrà in fiamme. Nessun uomo può essere
consapevole Di quanto infiammabile egli sia, di quanto sia prono
A ciò che può infuriare fuori controllo, a meno che
La montagna impilata di spazzatura della sua vita sia nota
A lui e sia capace di valutare
In quale pericolo egli si trovi, cosa lo possa accendere.
Un uomo, disordinato e indisciplinato,
Vive nel pericolo di una fuga nel panico
Prima dell'attacco di un vento fiammeggiante.
Sembra ora che io cerchi di essere profonda?
Sto in piedi su ceneri fumanti e terreno annerito!
Il fuoco della calcinatio è un fuoco epuratore, sbiancante. Lavora sulla materia nera, la nigredo, e la
fa diventare bianca. Basilius Valentinus dice: "Sappi che questo (la calcinatici) è l'unico modo giusto
e legittimo di purificare la nostra sostanza". Questo lo collega con la simbologia del purgatorio. La
dottrina del purgatorio è la versione teologica della calcinatio proiettata nell'aldilà. La fonte
principale delle scritture di questa dottrina è l'affermazione di Paolo nella prima lettera ai Corinzi
(3: 11-15):
"Poiché nessuno può porre altro fondamento che quello già posto, cioè Cristo Gesù. Ora, se uno
edifica su questo fondamento oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia, l'opera d'ognuno
sarà manifestata, perché il giorno di Cristo la paleserà; poiché quel giorno ha da apparire qual fuoco;
e il fuoco farà la prova di quel che sia l'opera di ciascuno. Se l'opera che uno ha edificata sul
fondamento sussiste, ei ne riceverà ricompensa; se l'opera sua sarà arsa, ei ne avrà il danno; ma egli
stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco".

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Sant'Agostino commenta così questo brano: L'uomo che costruisce con il legno, la paglia e il fieno è
l'uomo coinvolto nella lussuria e nel desiderio carnale, ma "dal momento che non preferisce tali
affetti o piaceri a Cristo, Cristo è il suo fondamento, sebbene su di esso costruisca con legno, paglia
e fieno; e quindi sarà salvato attraverso il fuoco perché il fuoco dell'afflizione brucerà tali piaceri
lussuriosi ed amori terreni (...) e il combustibile di questo fuoco è la privazione, e tutte quelle
calamità che consumano queste gioie". E ancora: "Le cose non sono perse senza angoscia quando
sono state amate con amore possessivo. Ma poiché preferisce soffrire la perdita di queste cose
piuttosto che perdere Cristo, e non diserta Cristo per il timore di perdere queste cose - sebbene
possa addolorarsi di tale perdita - egli è 'salvato' veramente, 'anche se attraverso il fuoco'. 'Brucia'
nell'afflizione per le cose che ha amato e perso, ma ciò non lo abbatte né lo consuma, sicuro come
è della stabilità e dell'indistruttibilità delle sue fondamenta".
Sebbene la dottrina del purgatorio non fosse ancora stata definita al tempo in cui Sant'Agostino
scriveva, le sue parole furono successivamente riferite alle fiamme del purgatorio. Sant'Agostino
tocca due punti importanti dalla prospettiva psicologica: primo, il fuoco del purgatorio è causato
dalla frustrazione della lussuria, del desiderio e dell'amore possessivo - in una parola, dalla
concupiscenza; secondo, si può sopravvivere a questo fuoco, invero il fuoco può essere proprio
l'agente salvante se si hanno solide fondamenta in Cristo. Dal punto di vista psicologico questo
significa che lo sviluppo psicologico è portato avanti dalla frustrazione dei desideri di potere e
piacere a patto che si abbia una relazione vitale con il Sé, simbolizzato da Cristo.
Accanto alla dottrina del purgatorio, con il suo fuoco epuratore ma anche redentore, vi è l'immagine
delle perpetue calcinatio, l'idea del fuoco punitivo eterno. Issione, che aveva cercato di sedurre Era,
fu punito per il suo crimine legandolo per l'eternità ad una ruota di fuoco. La nozione che i cattivi
venissero puniti nell'aldilà era molto diffusa nell'antichità. Cu-mont scrive: "Tra tutte le forme di
punizione, il fuoco predomina. L'idea che le Erinni bruciassero i dannati con le loro torce è antica e
il Piriflegetonte è un fiume igneo che circonda il Tartaro. Certi autori sono andati anche oltre.
Luciano nel suo Storie vere descrive l'isola degli empi come un immenso braciere "dal quale si
alzavano fiamme sulfuree e nere come la pece". (vedi Fig. 2.7)

Similmente nel buddismo, Avichi, il più basso degli otto "inferni caldi" di Buddha è un luogo di
tortura per mezzo del fuoco come punizione per il peccato. Comunque la religione che sfruttò di più
questa immagine fu il cristianesimo con la sua dottrina dell'inferno. Una delle fonti è Matteo (25:
41-43) "Allora dirà anche a coloro dalla sinistra: Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno,
preparato pel diavolo e per i suoi angeli! Perché ebbi fame e non mi deste da mangiare; ebbi sete e
non mi deste da bere; fui forestiere e non m'accoglieste; ignudo, e non mi rivestiste; infermo ed in
prigione, e non mi visitaste".
Così come Sant'Agostino più tardi, Origene commentando questo brano paragona il fuoco alle
passioni umane e dice:
'Vediamo qual è il significato del minaccioso 'fuoco eterno'. Troviamo nel libro del profeta Isaia che
il fuoco da cui ogni uomo è punito viene descritto come appartenente a lui stesso. Egli dice:
"Andatevene nelle fiamme del vostro fuoco e fra i tizzoni che avete accesi!" (Isaia 50:11) Queste
parole sembrano indicare che ogni peccatore accende da sé la fiamma del suo stesso fuoco e non è
gettato in un fuoco che qualcun altro ha preventivamente acceso o che esisteva prima di lui. Cibo e
materiale per questo fuoco sono i nostri peccati, che l'Apostolo Paolo chiama legno e paglia e fieno
(...) certi tormenti, nella vera essenza dell'anima, sono prodotti dagli stessi desideri dannosi che ci
portano al peccato. Considerate gli effetti di quelle passioni fallaci che spesso accadono agli uomini,
come quando l'anima è consumata dalle fiamme dell'amore, o tormentata dal fuoco della gelosia o
dell'invidia, o sballottata con rabbia furiosa, o consumata da intensa tristezza; ricordate come alcuni

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uomini, trovando gli eccessi di questi mali troppo pesanti da sopportare, abbiano trovato più
tollerabile sottomettersi alla morte piuttosto che resistere a tali torture".
Questa, per essere stata scritta nel terzo secolo, è una straordinaria interpretazione psicologica del
fuoco dell'inferno: dimostra che per i primi Padri della chiesa la realtà psichica e quella teologica
erano la stessa cosa. Il fuoco dell'inferno è la punizione dispensata a coloro che sono condannati nel
"giorno del Giudizio", che sono "pesati sulla bilancia e trovati mancanti". È il destino di quell'aspetto
dell'Io che è identificato con le energie transpersonali della psiche e le usa per potere e piacere
personali. Questo aspetto dell'Io, che è identificato con l'energia del Sé, deve sottoporsi al processo
di calcinatio. Questo processo sarà "eterno" solo quando ci troviamo di fronte ad una psiche scissa
che irrimediabilmente divide il buono dal cattivo, il paradiso dall'inferno.
Ci sono molte espressioni vivide del fuoco del giorno del Giudizio, ad esempio nel libro
dell'Apocalisse (20: 13-15) si legge: "E il mare rese i morti ch'erano in esso; e la morte e l'Ades resero
i loro morti, ed essi furon giudicati, ciascuno secondo le sue opere. E la morte e l'Ades furon gettati
nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda, cioè, lo stagno di fuoco. E se qualcuno non fu
trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco". E in un altro punto (14: 9-11):
"E un altro, un terzo angelo, tenne dietro a quelli, dicendo con gran voce: Se qualcuno adora la
bestia e la sua immagine e ne prende il marchio sulla fronte o sulla mano, berrà anch'egli il vino
dell'ira di Dio mesciuto puro nel calice della sua ira; e sarà tormentato [paaavia0r|a8iai] con fuoco
e zolfo nel cospetto dei santi angeli e nel cospetto dell'Agnello. E il fumo del loro tormento
[paaaviajioi)] sale ne' secoli dei secoli; e non hanno requie né giorno né notte quelli che adorano la
bestia e la sua immagine e chiunque prende il marchio del suo nome".
Qui il fuoco punitivo del Giorno del Giudizio è identificato con l'ira di Dio, così come nella sequenza
del Dies irae della Messa da Requiem, che presenta il giorno del Giudizio in maniera piuttosto
esplicita come una calcinatio:
Dies irae, dies Ma Solvet saeclum in favilla Teste David, cum Sibylla.
("Oh giorni dell'ira, oh quei giorni, quando il mondo si dissolve in faville, testimone David con la
Sibilla.")
I riferimenti alla Sibilla ci portano al passo del secondo libro degli Oracoli Sibillini:
"Allora un grande fiume di fuoco fiammeggiante fluirà dal paradiso e consumerà tutti i posti, la terra
e il grande oceano ed il mare grigio, laghi e fiumi e fontane, e l'ade crudele e il polo celeste: ma le
luci dei cieli si fonderanno insieme, in una squallida forma. Perché tutte le stelle cadranno dal cielo
nel mare, e per tutte le anime degli uomini sarà stridore di denti mentre bruceranno nel fiume di
zolfo e nell'ondata di fuoco della pianura fiammeggiante, e le ceneri copriranno tutte le cose, e dopo
tutti gli elementi del mondo giaceranno come immondizia, aria, terra, mare, luce, poli, giorni e notti,
e la moltitudine degli uccelli non volerà più nell'aria, né le creature d'acqua nuoteranno più nei mari;
nessuna nave partirà con il suo carico tra le onde; nessun bue addomesticato arerà la terra
coltivabile; non ci sarà più il suono sottile del vento, ma fonderà tutte le cose in una e le purificherà".
In questo brano la calcinatio si sovrappone alla co-niunctio: i quattro elementi sono fusi nella
quintessenza. La molteplicità è fusa nell'unità, quindi allude all'integrazione della personalità
attraverso il processo di calcinatio. Questo è un esempio della diffusa nozione che il mondo finirà in
fiamme. Gli Stoici avevano l'idea, che dicevano di aver preso da Eraclito, che ogni ciclo cosmico o
magnus annus finisca in una conflagrazione, una SKTiupcoaic;.
A quanto dice Flavio Giuseppe, Adamo predisse che la terra sarebbe stata distrutta due volte, la
prima dall'acqua e la seconda dal fuoco - prima la solutio e poi la calcinatio. La stessa idea è espressa
nella seconda lettera di Pietro (3: 6-7) : ".. .per i quali mezzi il mondo d'allora, sommerso dall'acqua,
perì; mentre i cieli d'adesso e la terra, per la medesima Parola son custoditi, essendo riservati al
fuoco per il giorno del giudizio e della distruzione degli uomini empi".

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In una poesia di Robert Frost le immagini del fuoco e del ghiaccio sono associate con la fine del
mondo:
Dicono alcuni che finirà nel fuoco Il mondo, altri nel ghiaccio. Del desiderio ho gustato quel poco
Che mi fa scegliere il fuoco. Ma se dovesse due volte finire, so pure che cosa è odiare, e per la
distruzione posso dire Che anche il ghiaccio è terribile E può bastare.
Un altro poeta moderno usa la stessa immagine:
Verrà un giorno, sicuramente, in cui il fuoco purificherà la
terra.
Verrà un giorno, sicuramente, in cui il fuoco annienterà la
terra.
Questo è il Giudizio Universale.
Una lingua di fuoco è l'anima, e lecca e lotta per incendiare
la nera massa del mondo. Un giorno tutto l'Universo diverrà
un incendio.
Il fuoco è la prima e l'ultima maschera del mio Dio.
Tra due grandi pire danziamo e piangiamo.
Il giudizio finale per mezzo del fuoco corrisponde alla prova del fuoco che valuta la purezza dei
metalli e toglie tutte le impurità. Vi sono numerosi passi dell'Antico Testamento che fanno uso di
metafore metallurgiche per descrivere le prove a cui Yahweh sottopone i prescelti. Ad esempio dice:
"E ti rimetterò la mano addosso, ti purgherò delle tue scorie come colla potassa, e toglierò da te
ogni particella di piombo". (Isaia 1: 25)
"Ecco, io t'ho voluto affinare, ma senza ottenerne argento; t'ho provato nel crogiuolo dell'afflizione.
Per amor di me stesso, per amor di me stesso io voglio agire; poiché, come lascerei io profanare il
mio nome? E la mia gloria io non la darò ad un altro". (Isaia 48: 10-11)
"E metterò quel terzo nel fuoco, e lo affinerò come si affina l'argento, lo proverò come si prova l'oro;
essi invocheranno il mio nome e io li esaudirò; io dirò: 'E il mio popolo!' ed esso dirà: 'L'Eterno è il
mio Dio'". (Zaccaria 13: 9)
"Poiché tu ci hai provati, o Dio, ci hai passati al crogiuolo come l'argento. Ci hai fatti entrar nella
rete, hai posto un grave peso sulle nostre reni. Hai fatto cavalcar degli uomini sul nostro capo; siamo
entrati nel fuoco e nell'acqua, ma tu ci traesti fuori in luogo di refrigerio". (Salmi 66: 10-12)
Quindi Yahweh parla a coloro che sono stati raffinati o redenti, coloro che sono passati attraverso
la calcinatio: "Non temere, perché io t'ho riscattato, t'ho chiamato per nome: tu sei mio! Quando
passerai per delle acque, io sarò teco; quando traverserai de' fiumi, non ti sommergeranno; quando
camminerai nel fuoco non ne sarai arso, e la fiamma non ti consumerà. Poiché io sono l'Eterno, il
tuo Dio, il Santo d'Israele, il tuo salvatore" (Isaia 43: 1-3).
Questo passo riprende l'idea trovata anche altrove che, al momento della morte, le anime passino
attraverso un fiume o un mare di fuoco: i retti non ne sono feriti mentre i malvagi sono tormentati
e distrutti. Una dottrina Parsi dice che tutti devono passare per il fiume di fuoco: per i giusti è come
latte tiepido mentre per i malvagi è metallo fuso.
Allo stesso modo negli Oracoli Sibillini si legge: "E quindi tutti gli uomini passeranno attraverso un
fiume fiammeggiante di fuoco insaziabile, e i giusti saranno salvati, tutti quanti, mentre gli empi vi
periranno fino alla fine dei tempi, tanti quanti la malvagità prima dei tempi, tanti quanti sono stati
coloro che hanno operato il male dall'inizio del tempo".
Le affermazioni di Yahweh sul suo uso del fuoco sono paragonabili a quelle di Paracelso sull'effetto
alchemico del fuoco:

"Tutto ciò che è impuro è distrutto o eliminato dal fuoco. In assenza della prova del fuoco, non è
possibile vagliare nessuna sostanza.

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Il fuoco separa ciò che è costante o fissato da ciò che incostante o volatile".
Un altro alchimista paragona il fuoco della calci-natio alchemica proprio con il fuoco dell'ira divina
che Cristo dovette sopportare: "Così (...) non a torto viene paragonata al Cristo, quando il corpo
decomposto di Sol rimane morto per un pezzo, simile alla cenere sul fondo del vaso (...). La
medesima cosa è avvenuta a Cristo stesso quando, sul Monte degli Ulivi e sulla croce, tormentato
dal fuoco dell'ira divina (Matteo 26-27), si lamentava di essere stato completamente abbandonato
dal Padre celeste."
Già nella Grecia omerica si trova l'immagine del fuoco come purificatore e separatore di anime. A
quanto dice Rohde, il corpo di un uomo deve essere bruciato affinché la sua anima sia libera di
andare da Ade. "Solo attraverso il fuoco le anime dei morti possono essere 'placate' (Iliade VII, 410).
Fino a che la psiche mantiene alcune vestigia della sua esistenza terrena continuerà a possedere
sentimenti e la coscienza di quanto accade tra i vivi"31 (vedi Fig. 2.8).
In ogni luogo il fuoco è associato a Dio e quindi rappresenta le energie archetipiche che trascendono
l'Io e sono vissute come numinose. Un autore dei Salmi parla di Dio dicendo che "fa dei venti i suoi
messaggeri, delle fiamme di fuoco! suoi ministri" (Salmi 104:4). Un'antica preghiera a Mitra dice:
"Porgi l'orecchio a me, esaudiscimi (...) tu che hai incatenato saldamente con il soffio del tuo spirito
gli ignei chiavistelli del cielo, tu che hai due corpi, tu padrone del fuoco, creatore della luce, tu dal
soffio di fuoco, coraggioso come il fuoco, spirito di luce, giocondo come il fuoco, luce meravigliosa,
padrone della luce, corpo di fuoco, dispensatore di luce, seminatore di fuoco, che scuoti il fuoco,
che vivi nella luce, turbine di fuoco, che metti in movimento la luce, che lanci le folgori, gloria di
luce, moltiplicatore di luce, che sostieni la luce del fuoco, signore degli astri (...)".
In molti testi Cristo è associato al fuoco. Nel vangelo di Luca (12: 49) Cristo dice: "Io son venuto a
gettare un fuoco sulla terra; e che mi resta a desiderare, se è già acceso!". Nello gnostico Vangelo
di Tommaso si legge "Gesù disse: colui che è vicino a me è vicino al fuoco e colui che è lontano da
me è lontano dal regno" (vedi Fig. 2.9).
Tipicamente il pensiero mistico distingue due tipi di fuoco. Gli stoici parlavano del fuoco terreno e
del fuoco etereo. Quest'ultimo corrisponde al Nous, il divino Logos, ed è analogo a quello che fu poi
il concetto cristiano di Spirito Santo. Bevan descrive il concetto di fuoco etereo con le seguenti
parole: "Tutto il mondo era avviluppato dall'etere in fiamme, puro e non mescolato, ma esso
penetrava anche all'interno della massa, come la sua anima. Il lavoro ordinato della natura era frutto
della sua opera: gli esseri organici crescevano in tipi regolari, perché la Divina Ragione era in loro
come un logos spermatikos, una formula di sviluppo della vita a partire da un germe.

Parte del fuoco divino manteneva la sua essenza pura anche sulla terra - le anime ragionevoli,
ciascuna una particella di etere fiammeggiante, che abitano nei cuori degli uomini".
In Jacob Boehme troviamo l'immagine di due alberi in fiamme - uno è il fuoco dello Spirito Santo e
l'altro il fuoco della rabbia di Dio. "L'albero della vita era infiammato nella sua natura dal fuoco dello
Spirito Santo, e la sua natura bruciava nel fuoco della gioia celeste, nella sua luce incomprensibile e
gloriosa. L'albero di natura crudele, che è l'altra parte della natura, era anch'esso infiammato ma
bruciava del fuoco della rabbia di Dio in una fiamma infernale; e la sorgente malvagia si levava fino
all'eternità, e il principe dell'oscurità con le sue legioni dimorava nella natura malvagia ed iraconda,
come nel suo regno".
L'albero della vita come l'albero di fuoco alludono al seguente passo del Genesi (3: 24): "Così egli
scacciò l'uomo; e pose ad oriente del giardino d'Eden i cherubini, che vibravano da ogni parte una
spada fiammeggiante, per custodire la via all'albero della vita". La spada appartiene al simbolismo
di separano e mortificatio. In questo brano c'è quindi una sovrapposizione con l'ultima immagine
della calcinatio. Lo Zohar dice che la spada fiammeggiante simbolizza le prove con le quali Dio
opprime l'uomo perché possa essere riportato alla via del bene.

16
Per l'Io purificato il fuoco divino è vissuto come una teofania o un'ispirazione divina. Ad esempio,
quando Yahweh scende sul monte Sinai si trasforma in una fornace da calce e "Or il monte Sinai era
tutto fumante, perché l'Eterno v'era disceso in mezzo al fuoco; e il fumo ne saliva come il fumo
d'una fornace" (Esodo 19: 18). La parola di Dio è descritta come fuoco. Yahweh dice: "Ecco, io farò
che la parola mia sia come fuoco nella tua bocca, che questo popolo sia come legno, e che il fuoco
lo divori" (Geremia 5: 14). E ancora "La mia parola non è essa come il fuoco? dice l'Eterno; e come
un martello che spezza il sasso? (Geremia 23: 29). In un altro punto è scritto che la lingua di un uomo
fu incendiata dall'inferno: "Anche la lingua è un fuoco, è il mondo dell'iniquità. Posta com'è fra le
nostre membra, contamina tutto il corpo e infiamma la ruota della vita, ed è infiammata dalla
geenna (Giacomo 3: 6). Nel Codex Brucianus, un papiro gnostico copto della Bodleian Library di
Oxford, uno dei rituali descritti viene chiamato "il battesimo di fuoco": la "vergine della vita" dà
1'"acqua del battesimo di fuoco" ed i battezzati ricevono sulla fronte il "segno della vergine della
luce."
Nel miracolo della Pentecoste, come descritto negli Atti degli Apostoli (2: 3), lo Spirito Santo
discende sotto forma di lingue di fuoco (vedi Fig. 2.10).
Il caso seguente è un esempio di immagine del fuoco come Spirito Santo. Un giovane ricercatore
fece una relazione brillante in un saggio scientifico basandosi su una scoperta importante. Il
professore a cui faceva capo sminuì le sue conclusioni senza nemmeno leggere il testo. A questo
punto il giovane scienziato, generalmente molto tranquillo e contenuto, ribatté aspramente:
"Professore, se deve proprio criticare il mio lavoro deve prima leggerlo e pensarci attentamente."
Preoccupato dall'intensità della sua stessa reazione, attese la reazione del professore che, dopo un
iniziale accesso di rabbia, riconobbe il suo errore, lesse il saggio e ne riconobbe l'indubbio valore. La
notte prima di questo incontro cruciale, il giovane ricercatore aveva avuto questo sogno:
Sono seduto a tavola con degli ospiti. All'improvviso qualcosa viene versato e prende fuoco. Poi
tutto il tavolo è coperto di piccole fiamme che corrono da un lato ali "altro. È una visione molto
bella. Al risveglio penso al miracolo della Pentecoste.
Questo sogno si riferisce non solo allo scontro aggressivo con il professore ma anche, ed è molto
più importante, al fuoco creativo dello Spirito Santo che è sceso su di lui e gli ha permesso di fare la
sua brillante formulazione. Il fuoco divino che tocca l'artista creativo è descritto nel
sessantaduesimo sonetto di Michelangelo:
Sol pur col foco il fabbro ferro stende Al concetto suo caro e bel lavoro, né senza foco alcuno artista
l'oro al sommo grado suo raffina e rende;
né l'unica fenice sé riprende
se non prim'arsa; ond'io, s'ardendo moro,
spero più chiar resurger tra coloro
che morte accresce e l'tempo non offende.
Del foco, di ch'io parlo, ho gran ventura Cancor per rinnovarmi abbi in me loco, sendo già quasi nel
numer de' morti.
O ver, s'al cielo ascende per natura,
al suo elemento, e ch'io converso in foco
sie, come fie che seco non mi porti?
Il contrasto ambiguo tra il fuoco dello Spirito Santo (o la colomba di Afrodite) ed il fuoco della
concupiscenza è descritto in modo molto bello da T. S. Eliot:
La colomba discende e rompe l'aria Con fiamme di terrore incandescente Le cui lingue dichiarano la
sola Remissione di peccati e di errori. La sola speranza, o si dispera,
sta nella scelta di rogo e rogo...
Per redimersi dal fuoco col fuoco

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Chi dunque escogitò il tormento? Amore. Amore è il Nome non familiare Di chi con le sue mani tessè
L'intollerabile camicia di fuoco Che forza umana non può levare.
E noi viviamo, noi respiriamo
Soltanto se bruciamo e bruciamo.
"L'intollerabile camicia di fuoco" si riferisce a un'importante immagine della calcinatio: la veste di
Nesso del mito di Eracle. Dovendo guadare il fiume Eveno, Eracle chiede aiuto al centauro Nesso,
che però rapisce Deianira. Per salvarla, Eracle utilizza una freccia la cui punta è stata bagnata nel
sangue dell'Idra. Il centauro, in punto di morte dà a Deianira un presunto filtro d'amore fatto del
suo sangue ma contaminato con il sangue dell'Idra. Quando, anni dopo, Eracle si innamora di
un'altra donna, Deianira bagna una veste con la pozione e gliela dà. Eracle la indossa ma questa
diviene subito "una veste di fiamme" senza che l'eroe possa più togliersela. Per sfuggire al supplizio
Eracle si butta su una pira ardente. Una immagine analoga si ha quando Medea manda alla fidanzata
di Giasone, Glauce, una veste che prende fuoco appena indossata.
La veste di Nesso illustra il fatto che il sangue è, a livello simbolico, spesso paragonato al fuoco,
quindi il battesimo di sangue è equivalente al battesimo di fuoco. Nel rito taurobolico del mitraismo,
il sangue di un toro, che giaceva su una grata, era lasciato grondare sull'iniziato posto al di sotto di
essa.40 Un esempio un po' più raffinato di questa immagine si può trovare nell'Apocalisse (7: 13-
14): "Questi che son vestiti di vesti bianco chi son dessi, e donde son venuti? (...) Essi son quelli che
vengono dalla gran tribolazione e hanno lavato le loro vesti, e le hanno imbiancate nel sangue
dell'Agnello".
Il battesimo di sangue, così come l'incontro con il fuoco, si riferisce psicologicamente alla prova di
sopportare un affetto intenso: se l'Io regge, tale prova ha un effetto raffinante e consolidante.
Questa è una delle ragioni per cui esistevano le primitive prove di iniziazione, spesso generatrici di
intensa ansia.
Nei tempi antichi il fuoco era il metodo principale di sacrificio agli dèi. Il fuoco era considerato come
l'anello di congiunzione tra il regno umano e quello divino. Ciò che veniva sacrificato nel fuoco era
letteralmente "reso sacro". Ciò che viene bruciato si trasforma in gran parte in fumo che sale al cielo
ed è quindi trasferito agli dèi attraverso il processo di sublimazione. Da queste riflessioni nacque il
sacrificio greco della thysia così come i sacrifici dei riti ebraici effettuati con il fuoco. In India, Agni è
il dio Hindu del fuoco, quello a cui vengono offerti i sacrifici. Nel pensiero Hindu "attraverso il fuoco
l'uomo può comunicare con gli stati più alti dell'essere, con gli dèi e con le sfere celesti. Attraverso
il fuoco può prendere parte alla vita cosmica, cooperare con gli dèi. Può nutrirli attraverso la bocca
del fuoco. 'Agni è la bocca degli dèi; attraverso questa bocca essi respirano.'" (Kapisthala-katha
Samhita 31.20 e Satapabha Brah-mana3.7) (vedi Fig. 2.11)
Parlando del fuoco sacrificale della thysia greca, Giamblico dice: "quindi anche il fuoco che è con
noi, imitando l'energia del fuoco divino, distrugge nei sacrifici tutto ciò che è materiale, purifica ciò
che viene offerto, lo libera dai legami della materia, e lo rende, attraverso la purezza della natura,
adatto alla comunione con gli dei. Allo stesso modo ci libera, dopo tale pratica, dai legami delle
generazioni, rendendoci simili agli dèi, adattandoci alla loro amicizia, e conducendo la nostra natura
materiale verso l'essenza immateriale".
In modo analogo vi sono miti che parlano del bagno di fuoco che porta l'immortalità. Ad esempio,
Demetra, nel suo doloroso vagare dopo il rapimento di Persefone, accetta l'ospitalità di Celeo e
Metanira, re e regina di Eleusi. Per ringraziarli pensa di rendere immortale il loro giovane figlio
Demofoonte tenendolo alto sopra il fuoco per bruciare tutto ciò che in lui era mortale. Metanira
entra per caso nella stanza prima che la cerimonia sia finita e, urlando, rompe l'incantesimo.
L'immortalità è una qualità degli archetipi, quindi il significato psicologico del bagno nel fuoco
dell'immortalità si traduce nel fatto che sia stato fatto un collegamento tra l'Io e la psiche

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archetipica, collegamento che ha reso l'Io conscio del suo aspetto transpersonale, eterno o
immortale.
Il prodotto finale della calcinatio è cenere bianca che corrisponde a ciò che molti testi alchemici
definiscono "terra bianca fogliata". Questa è Valbedo, la fase di sbiancamento che ha associazioni
paradossali: da un lato significa disperazione, lutto o pentimento; dall'altro contiene il valore
supremo, lo scopo del lavoro. Un testo dice: "Non disprezzare la cenere, perché essa è il diadema
del tuo cuore e la cenere di tutte le cose durevoli". Un altro dice: "La terra bianca fogliata è la corona
di vittoria, che è una cenere estratta dalla cenere e loro [dei Filosofi] secondo corpo". La cenere è il
"corpo glorificato" incorruttibile, che è sopravvissuto alla prova della purificazione. È paragonato
all'immagine biblica della corona della gloria. Isaia promise "per mettere, per dare a quelli che fanno
cordoglio in Sion, un diadema in luogo di cenere, l'olio della gioia in luogo di duolo, il manto della
lode in luogo d'uno spirito abbattuto" (Isaia 61: 3). San Paolo, usando l'analogia dei giochi atletici,
dice: "quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi, una incorruttibile" (1 Corinzi 9:
25). Ed anche: "Io ho combattuto il buon combattimento (ayoov), ho finito la corsa, ho serbata la
fede; del rimanente mi è riservata la corona di giustizia" (2 Timoteo 4: 7-8). Un esempio di calcinatio
seguito dalla gloria si può ritrovare nella leggenda di S. Giovanni Evangelista (vedi Fig. 2.12):
"Quando gli apostoli dopo la Pentecoste si separarono, lui andò in Asia, dove fondò molte chiese.
Quando l'imperatore Domiziano venne a conoscenza della sua fama, lo fece venire a Roma e lo fece
buttare in un recipiente pieno di olio bollente, immediatamente davanti alla Porta Latina: ma
Giovanni ne uscì illeso, come era rimasto estraneo alla corruzione della carne. L'imperatore, visto
che anche così non desisteva dalla predicazione, lo mandò in esilio nell'isola di Patmo, dove nella
completa solitudine scrisse l'Apocalisse. Lo stesso anno Domiziano fu ucciso per la sua sfrenata
crudeltà, e il senato revocò tutte le decisioni dell'imperatore: perciò Giovanni, che ingiustamente
era stato deportato nell'isola, tornò con tutti gli onori a Efeso. La folla si radunò e gli si fece incontro
dicendo: 'Benedetto colui che viene nel nome del Signore!".
Ciò che trasforma le ceneri del fallimento nella corona della vittoria è indicato dal fatto che la cenere
è alchemicamente equivalente al sale. Il simbolismo del sale è stato discusso in maniera esauriente
da Jung. Fondamentalmente il sale simboleggia l'Eros e può comparire in due forme, o come
amarezza oppure come saggezza. Jung scrive: "Lacrime, sofferenze e delusioni sono amare, ma in
ogni dolore fisico la saggezza funge da consolatrice; anzi, amarezza e saggezza costituiscono
un'alternativa. Dove c'è amarezza manca saggezza; e dove c'è saggezza non esiste amarezza. Il sale,
in quanto latore di questa fatale alternativa, è connesso dunque alla natura femminile." Questo
spaccato di saggezza moderna ha un parallelo antico in Eschilo:

"Stilla sul cuore ilo memore Delle colpe dolor pur fra le mute Ore del sonno, e rettitudin sorge
Anco a' ritrosi in petto".
Dal punto di vista semplicistico la calcinatio è un processo di essiccazione. Una parte importante
della psicoterapia implica l'essiccazione dei complessi inconsci saturi d'acqua. Il fuoco o l'intensità
emotiva necessario per questa operazione sembra risiedere nel complesso stesso e diviene
operativo appena il paziente cerca di rendere conscio tale complesso raccontandolo ad un'altra
persona. Tutti i pensieri, i gesti e i ricordi che fanno vergognare, sentire in colpa o in ansia hanno
bisogno di essere espressi totalmente. L'affetto che se ne libera diviene il fuoco che può essiccare il
complesso e purificarlo dalle sue contaminazioni inconsce.
La necessaria frustrazione della bramosia e della concupiscenza è la caratteristica principale dello
stadio della calcinatio. In primo luogo la sostanza va individuata: i desideri, le aspettative, le richieste
inconsce e inconfessate devono essere riconosciuti e dichiarati. La spinta istintuale che dice "voglio"
e "ne ho il diritto" deve essere accettata totalmente dall'Io. Non ci può essere una vera calcinatio,
da distinguere dall'auto flagellazione masochistica, se non si ha in mano il materiale giusto. Penso

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che questo fatto stia alla base di quanto afferma un alchimista: "Una grande quantità di studenti
sbaglia proprio all'inizio, facendo una calcinatio con il materiale sbagliato (...) o scelgono il metodo
sbagliato, finendo con il corrodere, invece di calcinare, le sostanze metalliche su cui lavorano. La
calcinazione può avvenire solo attraverso il calore interno della materia, con l'aiuto di un moderato
fuoco esterno; la calcinazione per mezzo di agenti eterogenei, se ha un qualche effetto, può solo
distruggere la natura metallica".
Il fuoco della calcinatio, nella misura in cui può essere attivato dallo psicoterapeuta, si ottiene in
larga parte esprimendo attitudini e reazioni che frustrano il paziente. È certamente una procedura
pericolosa e deve essere attuata con grande attenzione. Come diceva il testo precedente, la
calcinatio può essere messa in atto sul materiale sbagliato oppure con il metodo sbagliato, che
corrode invece di calcinare. È necessario che siano presenti delle fondamenta psichiche
sufficientemente solide per resistere alla calcinatio, così come è necessario un rapporto adeguato
tra paziente e terapeuta per poter lavorare con la frustrazione senza generare negatività distruttiva.
Il testo dice: "la calcinazione può avvenire solo attraverso il calore interno della materia" - in altre
parole, per autocombustione, per mezzo della sua tendenza all'auto-calcinatio. Questo significa che
il terapeuta deve fare da guida a partire dal materiale fornito dal paziente stesso e stimolare la
frustrazione di un dato desiderio solo nella misura in cui la tendenza evolutiva interna è già pronta
a contrastare tale desiderio. Il terapeuta può aiutare con "un moderato fuoco esterno". Ma "la
calcinazione per mezzo di agenti eterogenei, se ha un qualche effetto, può solo distruggere la natura
metallica". L'agente eterogeneo si riferisce al comportamento arbitrario che non è guidato dal
materiale e dalla condizione del paziente, risultando quindi alieno ed un danno per quella che è la
sua natura.
Generalmente, la realtà della vita, se affrontata, fornisce svariate occasioni per la calcinatio della
bramosia frustrata. Il desiderio primitivo e indifferenziato che dice "io voglio" opera sull'assunzione
implicita di avere il pieno diritto di ottenere ciò che vuole.
Quando viene frustrato si arrabbia. E l'analogo psicologico della "rabbia divina" che arse Cristo, La
realtà genera spesso fuoco negando o mettendo alla prova le alte aspettative di tali desideri. Avendo
negata la propria giustificazione, il desiderio frustrato diviene il fuoco della calcinatio. Ripley dice:
"La Calcinazione è la purificazione della nostra Pietra, ristorandola col suo proprio calor naturale di
modo che essa nondimeno non perda niente del suo umore radicale".
La calcinatio ha un effetto purificante o depurante. La sostanza è depurata della sua umidità
originaria. Questo corrisponde allo sgocciolare dell'inconscio che si accompagna all'emergere delle
energie. In altre parole, le energie della psiche archetipica compaiono inizialmente identificandosi
nell'Io e si esprimono come desideri per il piacere ed il potere dell'Io. Il fuoco della calcinatio depura
queste identificazioni e estrae la radice, l'umidità primordiale, lasciando il contenuto nel suo stato
eterno o transpersonale, riportato al suo calore naturale - cioè, alla sua energia ed al suo
funzionamento (vedi Fig. 2.13 e Fig. 2.14).
Infine la calcinatio fa emergere una certa immunità all'affetto ed una abilità a vedere l'aspetto
archeti- : pico dell'esistenza. Nella misura in cui uno è connesso con il centro transpersonale
dell'essere, il fuoco è sperimentato come fuoco etereo (Spirito Santo) piuttosto che fuoco terreno -
il dolore della bramosia frustrata. Jung descrive la trasformazione della bramosia in questo modo:
"In questa trasformazione è essenziale togliere gli oggetti dai demoni di Animus e Anima. Questi si
preoccupano degli oggetti solo quando ti concedi di essere indulgente con te stesso. Concupiscentia
è il termine che usa la Chiesa in questo caso (...)In questa materia tutte le grandi religioni sono
d'accordo: il fuoco della bramosia è l'elemento da combattere per il bramanesimo, il buddismo, il
tantrismo, il manicheismo, il cristianesimo. È importante anche nella psicologia. Quando indulgi
nella bramosia, sia che il tuo desiderio sia rivolto verso i cieli o gli inferi, dai all'Animus o all'Anima
un oggetto; quindi viene fuori nel mondo invece di stare dentro, al suo posto (...) Ma se puoi dire:

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'Sì, lo desidero e cercherò di averlo, ma non devo averlo e se decido di rinunciare, posso rinunciare',
allora non c'è alcuna possibilità per Animus o Anima. Se così non è sei governato dai tuoi desideri,
sei posseduto (...) Ma se hai messo Animus o Anima in una bottiglia sei libero dalle possessioni,
anche se puoi stare male dentro, perché quando il tuo demone sta male anche tu stai male (...)
Certamente lo sentirai brontolare nelle tue interiora ma, dopo un po', capirai che era giusto
(imbottigliarlo). Diverrai lentamente tranquillo e cambierai, e poi ti accorgerai che c'è una pietra che
cresce nella bottiglia (...) e quando l'autocontrollo o la.non indulgenza saranno un'abitudine,
saranno una pietra (...) quando queste attitudini saranno divenute
fait accompli, la pietra sarà diventata una diamante".
The Glory ofthe World afferma: "Prendi il fuoco, o la calce viva dei saggi, che è il fuoco vitale di tutti
gli alberi, e in ciò fa bruciare il Dio stesso di amore divino" (Waite, trad., The Hermetic Mu-seum
1:198).
Agostino, La città di Dio.
Jung, Opere, voi. 5, p. 148.
Waite, trad., The Hermetic Museum 1:325.
Read, Prelude to Chemistry, p. 201.
Edinger, Ego and Archetype, pp. 179 e sgg.
Jung, Opere, voi. 14*, p. 32.
La Harding scrive: "Nel primo stadio (...) il centro focale, l'Io, è completamente dominato dai desideri
auto erotici. Ho de-
Solutio
L'operazione della solutio è una delle procedure principali in alchimia. Un testo dice: "La solutio è la
radice dell'alchimia". Un altro aggiunge: "Finché tutto non è portato all'acqua, non praticare alcuna
operazione". In molti testi tutto Vopus è riassunto nella frase "dissolvi e coagula". Così come la
calcinano concerne l'elemento fuoco, la coagulatio l'elemento terra, la sublimatio l'elemento aria,
la solutio concerne l'elemento acqua. Fondamentalmente la solutio trasforma il solido in liquido. Il
solido sembra sparire nel solvente come se ne fosse stato ingoiato. Per l'alchimista la solutio spesso
significava il far tornare la materia differenziata al suo stato indifferenziato -cioè alla prima materia.
L'acqua era considerata l'utero della solutio, l'utero al quale tornare per rinascere. In un testo il
vecchio re si sottopone alla solutio dell'annegamento e dice:
"Nel regno di Dio altrimenti non posso entrare: per nascere di nuovo: umiliare mi voglio perciò nel
seno materno e dissolvere alla prima materia, per poi riposare".
La materia prima, o prima materia, è un'idea che gli alchimisti ereditarono dai filosofi presocratici.
Per Talete, come in molti miti sulla creazione, l'acqua è la materia originaria da cui tutto il mondo è
stato creato. Gli alchimisti pensavano che una sostanza non potesse essere trasformata se prima
non era stata riportata alla prima materia. Un testo dice: "Le sostanze non possono essere cambiate
se non riportandole prima alla loro materia prima". Questa procedura corrisponde a ciò che avviene
in psicoterapia: gli aspetti fissi, statici della personalità non permettono alcun cambiamento; sono
stabiliti e sicuri della loro giustezza. Perché avvenga la trasformazione questi aspetti fissi devono
essere dissolti o ridotti alla prima materia, cosa che può essere fatta con il processo analitico che
esamina i prodotti dell'inconscio e mette in dubbio queste attitudini rigide dell'Io. Una ricetta
alchemica di solutio è la seguente:
"Dissolvi allora Sol e Luna nella nostra acqua solvente, che è familiare e amica, e vicina a loro in
natura, come se fosse un utero, una madre, l'origine, l'inizio e la fine della loro vita. E questo è il
vero motivo per cui sono migliorati o ammendati in quest'acqua, perché il simile gioisce del simile
(...) Per questo ti conviene unire la consanguineità, o le cose dello stesso genere (...) E siccome Sol
e Luna hanno la stessa origine in questa acqua loro madre, è necessario, quindi, che vi tornino di

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nuovo, cioè che tornino nell'utero della madre, per essere nuovamente generati o rinascere, ed
essere resi più sani, più nobili e più forti".
La base chimica da cui prende spunto questo testo è la capacità del mercurio di dissolvere o
amalgamarsi con oro e argento, qui chiamati Sol e Luna. In effetti, questo processo è effettivamente
alla base del vecchio metodo di estrazione dell'oro dal minerale grezzo. Il minerale veniva
polverizzato e trattato con il mercurio che faceva sciogliere l'oro. Il mercurio veniva poi separato
dall'oro per distillazione mediante calore. Il nostro testo ha invece trasformato questo processo
chimico in una immagine simbolica sovrapponendovi il processo psicologico. Sol e Luna stanno per
i principi maschile e femminile come si manifestano concretamente nella personalità all'inizio del
processo. In altre parole l'attitudine conscia dominante dell'Io è rappresentata da Sol e l'anima al
suo attuale stadio di sviluppo da Luna. Questi due sono disciolti in "acqua amica" - cioè il mercurio
- che è paragonata all'utero materno e corrisponde alla prima materia. Il simbolismo dell'incesto è
enfatizzato dalla frase "Per questo ti conviene unire la consanguineità, o le cose dello stesso
genere".
Abbiamo qui un'immagine della discesa nell'inconscio, cioè nell'utero materno dal quale l'Io è nato.
E la prima materia precedente alla differenziazione degli elementi per mezzo della coscienza.
Questo testo descrive la procedura come molto piacevole, in altri la descrizione dà un'immagine
decisamente più negativa, come nella seguente ricetta di solutio-smem-bramento:
"Il corpo di quella donna [che uccide i suoi mariti] è irto di armi e colmo di veleno. Scavate dunque
una tomba per quel drago e sia seppellita la donna insieme a lui, che incatenato saldamente a lei,
quanto più si avvinghia e avvoltola intorno a lei, tanto più viene fatto a pezzi dalle armi muliebri,
che sono presenti nel corpo della donna. Allorché però egli si vede avviluppato alle membra della
donna, lo attenderà morte certa e tutto verrà tramutato in sangue".
Questa macabra immagine esprime come un Io sufficientemente sviluppato possa vivere la solutio;
un Io immaturo potrebbe invece trovare piacevole lasciarsi andare al gioioso abbraccio di una
regressione. Comunque, ad uno stadio di sviluppo successivo la prospettiva della solutio potrebbe
generare grandissima ansia perché l'autonomia dell'Io conquistata con fatica è minacciata di
dissoluzione. La solutio beata è la più pericolosa, e corrisponde al concetto proposto da Neumann
di incesto uroborico:
"L'incesto uroborico è una forma di ingresso nella madre, di unione con lei, che si oppone ad altre
più tarde forme di incesto. L'unione dell'incesto uroborico presenta il piacere e l'amore non come
qualcosa di attivo, bensì come tentativo di dissolversi e di lasciarsi assorbire; è un passivo lasciarsi
portar via, uno sprofondare nel pleroma, un disperdersi nel mare del piacere, un Liebestod. La
Grande Madre accoglie e riprende in sé il piccolo bambino e l'incesto uroborico è sempre visto come
segno di morte, di dissoluzione definitiva nell'unione con la madre. (...) Il senso di molte forme di
desiderio e di nostalgia, dalla unto mystica del santo fino alla volontà di diventare inconscio del
bevitore e al teutonico 'romanticismo della morte', è proprio questo ritorno all'incesto uroborico e
all'autodissolvimento. L'incesto che chiamiamo uroborico è un tornare indietro, un rinunciare a se
stessi. E la forma di incesto dell'Io infantile primitivo, che è ancora vicino alla madre e non è ancora
giunto a se stesso, ma può anche essere la forma di incesto dell'Io malato del nevrotico o di un Io
anziano e stanco, che ritorna alla madre dopo essersi dispiegato".
Un esempio di questa ricerca di una solutio gioiosa ci è dato da Sigfrido nella sua brama di unione
con Brunilde ne L'anello dei Nibelungi di Wagner (vedi Fig. 3.1).
"Acque stupende
a me davanti ondeggiano;
con tutti i sensi
io vedo soltanto lei,
l'onda che ondeggia dilettosamente:

22
(...)
io stesso, qual sono, balzo nel ruscello:

oh, se le sue onde


me beato inghiottissero,
e sparisse nel flutto il mio bramare!"
Un altro esempio è la canzone finale di morte di Isotta, nel terzo atto, scena quarta, della grande
tragedia wagneriana di solutio, Tristano e Isotta:
"Più chiare risuonando, fluttuandomi appresso,

son forse onde


di teneri zefiri?
Son forse onde
Di voluttuosi vapori?
Mentre si gonfiano, mi sussurrano intorno,
devo respirarle?
Devo ascoltarle?
Devo aspirarle?
In esse svanire?
Dolcemente
Nei vapori esalare?
Nel flusso ondeggiante,
nell'armonia risonante,
nello spirante universo
del respiro del mondo.
Annegare, inabissarmi -
Senza coscienza -
Suprema voluttà!
Il nostro testo alchemico è un misto di immagini, come spesso accade nell'alchimia. E una
combinazione di solutio e coniunctio: Sol e Luna vengono disciolti ed uniti allo stesso tempo. Questo
corrisponde ad un'immagine alchemica piuttosto comune, nella quale re e regina fanno il bagno
insieme nella fontana mercuriale. Un'eccezionale sequenza di immagini di questo tipo si trova nel
Rosarìum Philosophorum (vedi Fig. 3.2).
Come indica il nostro testo, la solutio ha un doppio effetto: fa sparire una data forma ma ne fa
emergere una nuova, rigenerata. La dissoluzione della vecchia forma è spesso descritta in immagini
negative ed è associata con la nigredo. Ad esempio, Filalete dice: "La nerezza diviene più
pronunciata giorno dopo giorno fino a quando la sostanza assume un colore nero brillante. Questo
nero è segno dell'avvenuta dissoluzione".
La solutio può quindi divenire una mortificatio.

Fig. 3.2: Il re e la regina nel bagno (Mylius, Philosophia reformata, 1622. Riprodotto in Jung,
Psicologia e Alchimia).
Questo è comprensibile perché ciò che viene dissolto vive la solutio come un annichilimento di se
stesso. Qui si applica quanto detto da Eraclito: "Per le anime, è la morte che trasforma in acqua". La
solutio conduce, tuttavia, ad una forma nuova, ringiovanita, e quando viene enfatizzato questo
aspetto i toni sono positivi, come in L'aureo trattato di Ermete in cui si dice: "Oh, benedetta l'acqua
che fa da ponte, che dissolve gli elementi! (...) Poiché quando, per il potere dell'acqua, la

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composizione si dissolve, quello è il giorno della restaurazione; allora l'oscurità e Morte volano via
da loro ed arriva Saggezza".
Spesso la solutio viene praticata sul re, come nell'immagine del re che annega, dato che
l'annegamento è sinonimo di solutio (vedi Fig. 3.3)

In un testo il re che annega (o suo figlio) dice: "Chi mi libererà dalle acque e mi porterà allo stato
della secchezza, sarà ricompensato con ricchezze per-
petue". Dal punto di vista psicologico questo significa che il vecchio principio regnante, che è stato
sottoposto a solutio, sta chiedendo di essere ricoagulato in una forma nuova, rigenerata, dicendo
che ha suffidente libido (ricchezze) a sua disposizione.
Un altro testo parla di idropisia, un annegamento interno. Racconta del re che, chiedendo da bere,
disse: "'Voglio quell'acqua che è più vicina al mio cuore e che mi ama sopra ogni altra cosa'. Quando
il servo la portò, il re ne bevve fino a che * tutte le sue membra furono ricolme e ogni sua vena fu
rigonfia, ed egli stesso trascolorò'. (...) 'Mi sento appesantito, e il capo mi duole. Mi sento come se
tutte le mie membra fossero staccate le une dalle altre'. Chiese di essere trasportato in una stanza
riscaldata, in cui poter eliminare, sudando, l'acqua dal suo corpo. Quando però essi, dopo un po' di
tempo, riaprirono la stanza, lo trovarono disteso a terra come morto".
Jung dice di questo testo: "Il re personifica dunque l'ipertrofia dell'Io, che richiede compensazione.
(...) La sua sete corrisponde a una concupiscenza o bramosia sfrenata. Per questo motivo egli viene
sopraffatto dall'acqua, ossia dall'inconscio".
Come Jung suggerisce, il re si riferisce all'Io - o almeno al principio dominante e regolatore sul quale
l'Io è strutturato. Il re si dissolve nel suo stesso eccesso; cioè l'inflazione è sia la causa che l'agente
della solutio. Un Io ipertrofico è dissolto dai suoi stessi eccessi e la sua dissoluzione costituisce la
base di una possibile rinascita su basi più solide.
In un altro testo viene descritto il re che affoga nelle fontane di Venere. In questa poesia Venere è
identificata con la fontana, madre e sposa del re, nella quale il padre "destinato" è affogato:
"E una pietra
E non lo è.
In essa opera la natura sola,
sicché ne sorga una chiara fontanella,
in cui suo padre, fìsso, affoga.

Gli divora il corpo e la vita, sino a che l'anima gli sia resa, e che sua madre volatile, simile a lui sia
divenuta, nel suo regno".
In questo caso l'agente della dissoluzione è il principio dell'Eros, Venere o Afrodite. La sua mitologia
ha relazioni importanti con l'acqua in virtù del fatto che nacque dal mare (vedi Fig. 3.4).
I suoi pericolosi poteri di solatio sono rappresentati dalle seduttive sirene o dalle ninfe d'acqua che
attirano gli uomini per farli affogare. Un esempio impressionante di questo tema si trova nel sogno
di un giovane uomo che pensava di lasciare moglie e bambini per sposare una donna seducente.
Egli sognò:
Sono nel sottopassaggio che porta alla spiaggia e c'è gente che va e viene. Ci sono bancarelle che
vendono le solite cose: enormi leccalecca, popcorn e bretzel giganteschi. Sono con
me due dei miei bambini (i più piccoli). Una bella donna mi invita in spiaggia ed io lascio i bambini
alla bancarella dell'ambulante a mangiare i bretzel. Alla fine del sogno ci sono io fermo a metà strada
tra il mare e la bancarella.
Un esempio classico di solatio fatale si ha nella storia di Ila. Durante la spedizione degli Argonauti,
Ila, il bel giovane favorito di Eracle, fu mandato a prendere l'acqua, ma fu attratto in una fonte da

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delle ninfe d'acqua e non fu mai più visto. In questo caso l'immagine della solatio accompagna
l'intrico omoeroti-co, l'attaccamento tra Eracle e Ila (vedi Fig. 3.5).
L'antico testamento ci fornisce esempi di solatio erotiche che combinano i temi di donne, bagni, e
la dissoluzione del mascolino. Davide spiò Betsabea che faceva il bagno (II Samuele 11: 2) e cominciò
quindi la sua dissoluzione da uomo integro quale era (vedi Fig. 3.6).
Nel testo apocrifo di Daniele e Susanna, due anziani lussuriosi avvicinano Susanna mentre fa il bagno
e giungono alla rovina dopo aver spergiurato (vedi Fig. 3.7).
Queste immagini ci dicono che amore e/o lussuria sono agenti di solutio. Questo corrisponde al fatto
che un particolare stadio di sviluppo o problema psichico rimane spesso bloccato o arrestato fino a
quando il paziente s'innamora, solo allora il problema si dissolve improvvisamente. Sebbene
compaiano nuove complicazioni, la vita ha cominciato nuovamente a fluire, si è liquefatta.
Un alchimista definì la solutio in questo modo: "La soluzione è l'azione di una qualsiasi sostanza che,
a causa di certe leggi di innata simpatia, ne assimili nella sua essenza una qualunque altra di classe
inferio-
re". In psicologia questa affermazione significa che l'agente dissolvente sarà un punto di vista
superiore, più comprensivo - uno che possa comportarsi da contenitore per una cosa più piccola. Il
concetto junghiano di "contenitore e contenuto" calza perfettamente. In relazione ad una
personalità più complessa, egli dice: "La personalità più semplice ne è come assediata, se non
addirittura imprigionata; direi quasi che si dissolve nella personalità più complessa, oltre la quale
non vede nient'altro. E un fatto abbastanza consueto: donne che a livello spirituale sono
completamente assorbite dal marito, uomini che sul piano affettivo sono completamente assorbiti
dalla moglie. Lo si potrebbe definire il problema di chi nel rapporto è contenuto e di chi invece
contiene'}
Ogni cosa che è più grande ed ampia dell'Io minaccia di dissolverlo. Internamente, l'inconscio come
Sé latente o totalità della psiche può dissolvere l'Io; esternamente, un individuo con una coscienza
più grande di un altro può determinarne la solutio. Ad esempio, un uomo, che era entrato di recente
in contatto con le idee di Jung e ne era rimasto affascinato, fece questo sogno: Sognò di cadere nel
Lago di Zurigo. Un gruppo, una scuola, un partito possono fungere da agenti dissolventi. Un
collettivo può facilmente attrarre le proiezioni del Sé ed ingoiare l'individuo che gli soccombe.
L'identificazione con partiti politici e credo religiosi sono esempi di solutio nei gruppi.
Nel processo psicoterapeutico accade generalmente che l'Io del paziente trovi nel terapeuta una
prospettiva più ampia, che ha effetto dissolvente. Questo evento spesso porta ad un parziale stato
di contenimento del paziente nel terapeuta ed è causa comune di transfert. Ogni volta che un
assetto mentale monodirezionale ma aperto alle influenze incontra un altro assetto mentale, più
ampio, che include gli opposti, il primo è disciolto nel secondo e va in uno stato di solutio. Questo
spiega perché le prospettive più ampie delle proprie siano spesso vissute come minacce. La
sensazione è quella di affogare, motivo per cui le si resiste. Questa resistenza è valida e necessaria
e deve essere rispettata. Lo psicoterapeuta deve essere sempre conscio della possibilità che il
paziente abbia bisogno di essere riparato dall'atteggiamento più ampio. Fondamentalmente è il Sé,
sia vissuto dall'interno che dall'esterno come proiezione su un soggetto o un gruppo, che opera la
solutio. Come dice Jung: "L'Io è contenuto nel Sé come è contenuto nell'universo del quale
conosciamo solo una piccolissima parte. [Una persona può avere la stessa funzione di contenitore
poiché] un uomo di
maggiore intelligenza ed intuito rispetto a me può conoscermi, ma io non posso conoscere lui poiché
la mia coscienza è inferiore alla sua".
Bagni, docce, spruzzi, nuotate, immersioni in acqua e così via, sono tutti equivalenti simbolici della
solutio che appaiono comunemente nei sogni. Tutte queste immagini si rifanno al simbolismo del
battesimo, che significa una immersione purificante, ringiovanente in energie e punti di vista che

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trascendono l'Io, una genuina morte e rinascita. Il battesimo veniva originariamente fatto
immergendosi totalmente e voleva significare l'annegamento - l'eco di una primitiva procedura, una
prova dell'acqua. Significava la conversione totale, la morte della vecchia vita e la rinascita di una
nuova persona nella comunità dei credenti. Si riteneva che il rituale dovesse, quasi letteralmente,
permettere la creazione di una nuova personalità. Eliade descrive il simbolismo del battesimo con
queste parole: "L'immersione in acqua simbolizza il ritorno al preformale, una rigenerazione totale,
una nuova nascita, poiché l'immersione significa la dissoluzione delle forme, la reintegrazione
nell'essere informe della pre-esistenza; l'emersione dall'acqua è la ripetizione dell'atto della
creazione nel quale la forma fu espressa per la prima volta".
Nel battesimo cristiano l'individuo si unisce a Cristo: in termini psicologici, l'Io si lega al Sé. L'apostolo
Paolo dice: "O ignorate voi che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati
nella sua morte? Noi siam dunque stati con lui seppelliti mediante il battesimo nella sua morte,
affinché, come Cristo è risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi
camminassimo in novità di vita" (Romani 6: 3-4).
Un'altra caratteristica del battesimo è che cancella tutte le separazioni e le distinzioni individuali.
Secondo San Paolo: "Poiché voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non
c'è qui né Giudeo né Greco; non c'è né schiavo né libero; non c'è né maschio né femmina; poiché
voi tutti siete uno in Cristo Gesù" (Galati 3: 27-28).
Dalla prospettiva interna questo significa l'unificazione o integrazione di frammenti separati.
Ciononostante, dall'esterno - come con un rituale religioso esteriore - rappresenta la
collettivizzazione dell'individuo che perde le sue caratteristiche uniche nella dissoluzione
dell'identificazione con il nuovo punto di vista. E anche l'esempio di una prospettiva minore che si
dissolve in una più grande, più completa - indicata dalla frase "in Cristo Gesù". L'essere "in"
qualunque cosa, come m-namorati o in pena, significa che il soggetto è circondato, contenuto e
dissolto dalla matrice che contiene, infatti il fedele religioso era descritto come un pesce che
nuotava nello stagno contenente l'acqua della dottrina.
L'ambigua interazione degli opposti è rivelata dal fatto che spesso la solutio è vissuta non come
contenimento, ma piuttosto come frammentazione e smembramento. Un esempio classico è il mito
di Atteone (vedi Fig. 3.8).
Il giovane cacciatore Atteone per caso sorprende Artemide nuda che fa il bagno e viene da lei mutato
in cervo e quindi sbranato dai suoi propri cani. Il cane è un aspetto teriomorfo di Artemide, quindi
Artemide stessa può essere considerata l'agente sbranante. Questo mito illustra l'aspetto pericoloso
dell'incontro con il femminino archetipico di un Io immaturo. È lanciato in una solutio regressiva
dall'attivazione di fattori istintuali (i cani). Si potrebbe dire che Atteone si è dissolto nella sua
lussuria, è morsicato e consumato dalla sua natura animale. Un'idea simile è espressa da Plutarco
nel suo racconto di Iside e Osiride. Secondo questa storia, il figlio Maneros è testimone dell'indicibile
amore e pena di Iside alla vista di Osiride morto. Questa visione spaventosa risultò intollerabile a
Maneros che cadde fuori bordo e annegò. La maggior parte degli uomini, se sono onesti, riconoscerà
di aver fatto l'esperienza di Maneros di fronte alla pena, il desiderio o la rabbia intensi della donna.
Artemide è la luna, quindi il suo sbranare Atteone corrisponde all'affermazione alchemica che "la
solutio avviene nella luna" (vedi Fig. 3.9).

Un giovane uomo, che era andato avanti nell'analisi fino a quanto era nelle sue possibilità, sognò la
semplice frase "La psiocanalisi è della luna". Si svegliò nel panico e di lì a poco smise la terapia.
L'analisi può certamente essere un'immersione dissolvente nel lato oscuro della luna,
nell'irrazionale, e l'ansia del paziente è quindi comprensibile.
Il tema dello smembramento ci porta direttamente al mito di Dioniso che, ancora molto piccolo, fu

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smembrato dai Titani. Anche le Menadi, che lo osannavano, erano smambratrici che facevano a
pezzi chiunque passasse sulla loro strada. Questo fu il destino di Penteo ne Le baccanti di Euripide.
Molti aspetti del principio dionisiaco appartengono al simbolismo della solutio. Walter Otto ci dice:
"L'acqua è (...) l'elemento nel quale Dioniso è di casa. (...) I culti e i miti sono molto espliciti nel dire
che Dioniso viene dall'acqua e vi fa ritorno, che egli ha il suo rifugio e la sua casa nelle profondità
marine".
Dioniso è spesso descritto anche come il principio umidificatore stesso e quindi la fonte di tutta la
fertilità. Psicologicamente egli è il principio di vita, spontaneità, energia da contrapporsi a forma,
misura, e limite.
Un aspetto della solutio dionisiaca è il bagno istintuale orgiastico. Alle volte il grande desiderio
dell'Io solitario e alienato di contenimento in un tutto più grande si esprime in lussuria, in orge, in
una sessualità collettiva (vedi Fig. 3.10).
Se messe in atto concretamente, queste esperienze aggravano lo stato di frammentazione psichica.
Tuttavia, simbolicamente l'immagine dell'orgia collettiva suggerisce la possibilità di ristabilire la
connessione perduta con l'umanità comune. Esperienze di gruppo di identificazione collettiva
possono attivare questa immagine di orgia. Ad esempio, un processo di gruppo che ho avuto
occasione di osservare generò in alcuni partecipanti sogni palesi di solutio. Un principiante del
gruppo fece il seguente sogno dopo essere rimasto turbato dall'intimità psicologica condivisa nel
gruppo:
Sto cercando il gruppo. Apro una porta della stanza e vedo i membri del gruppo che fanno l'amore
tutti insieme. Una coppia cade fuori dalla porta davanti a me.
Un altro partecipante al gruppo ebbe questo sogno:
Sono in un 'aula simile ad un 'aula di chimica, con le sedie in file dall'alto verso il basso fino ad una
piattaforma tipo palco. È il nostro gruppo e lo spettacolo è quello di una spiaggia con onde enormi
che si infrangono, e tutto diviene improvvisamente reale. Posso vedere che sotto le onde, sulla
sabbia, c'è una grossa e resistente rete da pesca ancorata saldamente alla sabbia in più punti,
ovviamente per prendere un bel carico anche con il cattivo tempo, ma le onde diventano così reali
e turbolente che schizzano fuori dal palco e sull'auditorio. Molti di noi si lanciano giù dalle sedie per
evitare di bagnarsi. Mi accorgo di aver dimenticato il mio portafoglio per la fretta e penso di dover
tornare indietro a prenderlo.
L'acqua come principio dionisiaco di fertilità è descritta in maniera esemplare nell'inno all'acqua di
Goethe:
"Gloria! E gloria ancora!
Come alla gioia mi dilato
E come mi attraversano bellezza e verità (...)
Tutto è sorto dall'acqua,
grazie all'acqua ogni cosa vivrà!
Serbaci la tua eterna opera, Oceano.
Se tu le nubi non mandassi
Né tu donassi i colmi torrenti,
se non guidassi i meandri dei fiumi
né alimentassi le riviere,
che sarebbero i monti, che le pianure e il mondo?
Sei tu che alimenti la vita più limpida!
Sei tu da cui sgorga la vita più limpida! "
Fertilità e creatività sono enfatizzate negli aspetti fallici dei rituali dionisiaci. Otto scrive:
"L'elemento dionisiaco dell'umidità non è inerente solamente al potere di mantenere la vita ma
anche al potere di crearla. Fluisce quindi attraverso tutto il mondo umano e animale come sostanza

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generativa e fertilizzante. Il dotto Varrò era informato bene quando dichiarava che la sovranità di
Dioniso non doveva essere riconosciuta solo nel succo dei frutti, primo tra tutti il vino, ma anche
negli spermatozoi delle creature viventi. È da questa sfera di attività divina che traccia quindi
l'origine dell'usanza per la quale un fallo coronato da ghirlande veniva portato in giro durante il culto
di questo dio. È infatti noto quanto importante fosse questo simbolo di potere procreativo durante
i suoi riti. "Una brocca di vino, un tralcio, una capra, un cesto di fichi e poi il fallo" - questa è la
descrizione di Plutarco della semplicità originaria della celebrazione dionisiaca. Veniva cantato un
inno al fallo. Ci sono iscrizioni che evidenziano l'uso di un fallo di legno nella processione delle
Dionisiache a Delo. Ogni colonia mandava regolarmente un fallo alla Dionisiaca di Atene".27
Un esempio del simbolismo fallico di Dioniso collegato alle immagini battesimali ci viene dal
seguente sogno. La sognatrice è una donna di mezz'età con capacità creative emergenti come
poetessa e come studiosa. Sognò quanto segue:
C'è una festa nel Vappartamento di mia madre. Un uomo strano e fastidioso, Mr. X, un poeta, è
l'ospite d'onore. (Dopo svariati episodi mia madre lascia la festa.) Quando se ne va, c'è un
sentimento generale e spontaneo di gioia che anche io sento, sebbene non capisca perché.
Comunque lo scopro abbastanza velocemente. Quasi immediatamente X raccoglie tutte le donne
intorno a sé in semicerchio, si spoglia ed eiacula un enorme fiume di sperma che cade come da una
fontana su di noi. Pensavo che l'idea fosse di servirlo in questo modo, ma scopro che questo è solo
una parte perché come la doccia di sperma ci colpisce ognuna di noi ha un suo orgasmo, separato
ed individuale.
Questo sogno prevedeva l'emergere della realizzazione positiva delle capacità creative della
sognatrice. Alle volte, però, la relazione con il proprio potere creativo può essere pericolosa.
Nietzsche, il grande esponente del principio dionisiaco, è un esempio meraviglioso dei pericoli di
una solutio distruttiva stimolata da un'identificazione personale con la creatività dionisiaca. Nella
sua psicosi, Nietzsche chiamava sé stesso "Dionysus" e firmava le sue lettere "Zagreus" che significa
"lo smembrato". Jung fa alcune osservazioni profonde sul pericolo della dissoluzione
nell'identificazione con i poteri creativi, e dice:
"[Le forze creative] ti tengono in pugno e ti fanno ballare al suono della loro musica. Ma poiché dici
che queste forze sono in Nietzsche o in me o in qualunque altro posto, tu causi una inflazione poiché
l'uomo non possiede poteri creativi, ma ne è posseduto. Questa è la verità. Se l'uomo si permette
di essere totalmente posseduto da questi poteri senza far domande, senza guardarli, non c'è
inflazione, ma nel momento in cui si scinde, quando pensa, io sono il compagno, allora segue
l'inflazione (...).
Accade automaticamente che diventi conscio di te stesso e subito dopo sei andato, come se tu avessi
toccato i fili dell'alta tensione. Nietzsche, logicamente, non poteva evitare di guardare la cosa
finendo subito oppresso da risentimenti perché i poteri creativi rubano il tuo tempo, estraggono la
linfa delle tue forze, e quale è il risultato? Forse un libro. Ma dov'è la tua vita privata? Andata. Quindi
queste persone si sentono terribilmente imbrogliate, ne soffrono, e tutti quanti dovrebbero
inginocchiarsi davanti a loro per produrre ciò di cui sono stati derubati da Dio. Le forze creative glielo
hanno tirato fuori, e quindi essi vorrebbero personificarle, immaginano di essere Shiva, per avere il
piacere di essere creativi. Ma se sai di essere creativo e ti piace esserlo, sarai successivamente
crocifìsso perché chiunque si identifichi con Dio sarà smembrato. Un vecchio Padre della chiesa, il
vescovo Synesius, disse che lo spiritus phantasticus o nostro spirito creativo, può penetrare le
profondità e le altezze dell'universo come Dio, o come un grande demone, ma in conseguenza di ciò
dovrà anche sottoporsi alla punizione divina, che sarebbe lo smembramento di Dioniso o la
crocifissione di Cristo".28
In generale, il dionisiaco è demoniaco ed estatico, promuove l'intensità dell'esperienza piuttosto
che il significato strutturato. È un dissolutore di limiti e confini, portando vita senza misura. Nella

28
sua forma più estrema è selvaggio, irrazionale, pazzo, estatico, sconfinato. È il nemico di tutte le
leggi convenzionali, le regole, le forme stabilite. E al servizio non della sicurezza, ma della vita e del
ringiovanimento. Il debole ed immaturo può essere distrutto dal suo assalto violento; il sano sarà
fertilizzato e ravvivato come la terra allo straripamento del Nilo (vedi Fig. 3.11).
Molte sindromi cliniche sono causate da una identificazione concretistica con il principio dionisiaco.
Esempi ovvi sono l'alcolismo e la dipendenza da droghe. Anche il dongiovannismo può essere
considerato un'identificazione con Dioniso nella quale l'individuo si circonda con un entourage di
donne a vari stadi di innamoramento o frenesia (Menadi). Questa situazione minaccia di far
emergere lo smembramento psicologico a causa dei conflitti, delle costrizioni, degli intrecci. Il
dionisiaco prende una qualità compulsiva se dissociato dalla personalità. Detto in un altro modo, il
dionisiaco distrugge l'Io-Penteo che non è legato alla totalità. In circostanze favorevoli promuove
l'armonia e dissolve le differenze. Ne è un esempio questo peana a Dioniso fatto da Nietzsche:
"Il fascino dionisiaco non solo riafferma l'unione tra gli uomini ma permette anche alla natura, che
è diventata ostile, alienata o soggiogata, di riconciliarsi con il suo figlio perduto, l'uomo. La terra
profferisce i suoi doni liberamente e gli animali da preda di monti e deserti si avvicinano
tranquillamente. Il cocchio di Dioniso è coperto di fiori e ghirlande, pantere e tigri comminano sotto
il giogo. Trasforma l'"Inno alla gioia" di Beethoven in un quadro; lascia che la tua immaginazione
concepisca le moltitudini atterrite che si inchinano alla polvere - allora ti avvicinerai al dionisiaco.
Ora lo schiavo è un uomo libero; ora sono abbattute tutte le barriere rigide ed ostili che necessità,
capriccio, o "convenzioni sfrontate" hanno messo tra uomo e uomo. Ora, con il vangelo dell'armonia
universale, ognuno si sente non solo unito, riconciliato, fuso con il suo vicino, ma anche un tutt'uno
con lui, come se il velo di maya fosse stato divelto ed ora sventolasse a brandelli davanti alla
misteriosa unità primordiale".29
L'apostolo Paolo esprime approssimativamente la stessa idea riguardo l'efficacia del sangue di
Cristo. Nella lettera agli Efesini si legge: "Ma ora, in Cristo Gesù, voi che già eravate lontani, siete
stati avvicinati mediante il sangue di Cristo. Poiché è lui ch'è la nostra pace; lui che dei due popoli
ne ha fatto un solo ed ha abbattuto il muro di separazione con l'abolire nella sua carne la causa
dell'inimicizia, la legge fatta di comandamenti in forma di precetti, affin di creare in sé stesso dei
due un solo uomo nuovo facendo la pace; e affin di riconciliarli ambedue in un corpo unico con Dio,
mediante la sua croce, sulla quale fece morire l'inimicizia loro" (Efesini 2: 13-16).
Il vino di Dioniso e il sangue di Cristo sono simbolicamente equivalenti. Questo fatto è illustrato dal
sogno di un giovane pastore (che ho già pubblicato in Ego and Archetype?0). Il sogno, abbreviato, è
questo:
Sto per celebrare la comunione. Nella sacrestia, che sembra una cucina, bisogna preparare il vino
della comunione mescolando altri due vini, uno blu e uno rosso. Quest'ultimo è in una bottiglia con
Vetichetta gialla, che sembra Vetichetta dello Scotch, e c'è scritto "Paolo". Ci sono due uomini seduti
ad un tavolo rotondo, uno è un politico di destra e l'altro di sinistra. Fino ad ora hanno mantenuto
una facciata di cortesia sociale, ma adesso stanno diventando ostili l'uno con l'altro. Suggerisco che
si dicano le cose di pancia e risolvano i loro problemi di relazione. A questo punto la scena si
adombra come in un 'opera a teatro ed una luce rosso-giallastra si focalizza su un tavolino posto tra
i due uomini, ma un po' indietro. Sul tavolino c'è una bottiglia di vino rosso tiepido su cui spicca
l'etichetta da Scotch con scritto "Paolo". Poi c'è il buio totale ed il rumore dei bicchieri, come se li
avessero sbattuti e forse rotti. Il senso è ovvio nel sogno. Penso: hanno bevuto il vino rosso durante
la discussione, raggiunto il cameratismo, si sono ubriacati durante il processo, si sono addormentati
e sono caduti loro i bicchieri. La mia reazione è di gioia per il modo estetico in cui questo è stato
rappresentato e di ansia per il fatto che la Messa deve cominciare ed ora non abbiamo più gli
ingredienti per fare il vino da comunione.

29
Non è nota in dettaglio la psicologia del sognatore; è comunque evidente che il simbolismo cristiano
e dionisiaco sono qui combinati. Sebbene l'unione dei due vini - forse Logos e Eros - deve essere
ancora ottenuta, vi è stata una solatio che ha dissolto le opposizioni tra il politico di destra e quello
di sinistra, anche se a prezzo della coscienza, infatti i due si addormentano. In questo caso, come
spesso accade, c'è confusione tra autentica riconciliazione degli opposti per mezzo di una maggiore
coscienza e dissoluzione regressiva che offusca la consapevolezza degli opposti.
Una versione cosmologica della solutio è il mito diffuso di una catastrofe mondiale per mezzo del
diluvio (vedi Fig. 3.12).
Nel mito ebraico c'è Noè, in quello greco ci sono Deucalione e Pirra. Secondo un'antica idea, ognuno
dei quattro elementi deve essere a turno agente di distruzione della terra. La storia riportata da
Dionigi Crisostomo è la seguente: "Il Signore del mondo arriva in una carrozza trainata da quattro
cavalli che sono rispettivamente sacri a Zeus, Era, Poseidone ed Estia. In altre parole, i quattro cavalli
sono i quattro elementi, fuoco, aria, acqua e terra. Generalmente sono docili ma, di tanto in tanto,
uno stallone diviene irrequieto ed infiamma anche gli altri tre. Questa è l'origine della storia di
Fetonte raccontata dai greci. Analogamente, è il cavallo di Poseidone che comincia ad agitarsi e le
gocce del suo sudore sono schizzate sugli altri tre: questa è la fonte da cui deriva la storia greca del
diluvio di Deucalione", e racconti analoghi ci sono per gli altri due cavalli.31
Questa idea corrisponde all'alchemica circulatio nella quale il materiale è ripetutamente sublimato
e coagulato, circolando continuamente attraverso tutti gli stati della materia fino a quando si arriva
a creare la Pietra Filosofale. Tutta la storia del mondo può, allora, essere vista come un vasto
processo alchemico.
I miti del diluvio sono decisamente istruttivi dal punto di vista psicologico. Dio manda un diluvio
distruttivo quando il mondo è diventato cattivo e degenerato. È come se l'umanità dovesse essere
riportata, attraverso la solutio, alla prima materia per poter essere trasformata in qualcosa di
migliore. Un altro aspetto della solutio è mostrato dalle storie del diluvio, nella fattispecie il tema
della prova dell'acqua. Attraverso questa prova gli uomini timorati di Dio, quelli con un'esistenza
pulita, rimangono intatti, mentre i cattivi e gli empi vengono dissolti. Psicologicamente questo
vorrebbe significare che quegli aspetti dell'Io consciamente connessi con il Sé resistono alla solutio.
Nel mito, la minaccia del diluvio universale veniva usata per incoraggiare la consapevolezza di Dio.
Similmente, la minaccia di un'inondazione dall'inconscio potrebbe avere effetti salutari su un Io
presuntuoso e stimolare la consàpevolzza della necessità di una relazione con il transpersonale.
Questo stato mentale è espresso nel Salmo 69 (vedi Fig. 3.13):
"Salvami o Dio, poiché le acque mi sono giunte fino all'anima. Io sono affondato in un profondo
pantano, ove non v'è da fermare il piede; son giunto in acque profonde, e la corrente mi sommerge"
(Salmi 69: 1-3).

Fig. 3.13: "Salvami, o Dio: l'acqua mi giunge alla gola" (Illustrazione per il Salmo 69, Le ore dei
Visconti, Firenze, Biblioteca Nazionale).
"Tirami fuori dal pantano, e ch'io non affondi! Fa' ch'io sia liberato da quelli che m'odiano e dalle
acque profonde. Non mi sommerga la corrente delle acque, e non mi inghiottisca il gorgo, e non
chiuda il pozzo la sua bocca su di me" (Salmi 69: 14-15).
Sogni di diluvi si riferisono alla solutio e rappresentano un'attivazione dell'inconscio che minaccia di
dissolvere la struttura dell'Io presente per riportarla alla prima materia. I periodi di grandi transizioni
della vita sono spesso esperienze di solutio. Ad esempio, una donna con tre bambini che divorziava
per la seconda volta fece molti sogni di diluvi, uno dei quali ci è riportato da Rivkah Kluger:
Da una casa sulla spiaggia guardo fuori e vedo una grande onda. Chiamo dentro le ragazze. Mary è
lenta ma arriva in tempo ed io chiudo la porta. Poi arriva Fonda. Entra da ogni fessura ed è ovunque
intorno a noi. Ho paura per Bob, mio figlio, che è in spiaggia e mi domando se è riuscito a scappare.

30
So che tutti i bagnanti devono essere morti. Non c'è via di fuga e mi dico: "Allora è così che succede.
"Non ho veramente paura. Dato che fuggire è impossibile, prendo le cose per quello che sono. Ma
poi l'acqua comincia a decrescere.
Corriamo in giro cercando di tappare tutte le fessure. C'è un buco nel pavimento oltre a molte
fessure nel muro (...) Arriva un 'altra onda. Si abbatte su di noi e ci avvolge, ma questa volta la stanza
non è inondata e la casetta non si solleva e non sobbalza. Cominciamo a correre prima che arrivi la
prossima onda. Apro la porta sul retro e ci trovo un vecchio amico che non ho visto per anni. Lo
abbraccio con gioia e sollievo (...) La zona è spoglia ed il fango è molto alto sul terreno. Vedo quanto
siamo stati fortunati e sono molto grata all'uomo che è venuto a portarci via.
Un altro esempio ci è dato dal seguente sogno. Il sognatore è un uomo di mezza età, che
attraversava un periodo di grande riorientamento della sua vita e che si preparava a fronteggiare
una importante operazione. Tempo dopo divorziò dalla moglie. Questo è il suo sogno:
La vita sulla terra si vede come in una grande palla. Poi arriva un enorme diluvio, come se una diga
si rompesse som-mergendo tutto. E un cataclisma, una catastrofe di propor-
zioni immense e tutto è lavato via dall'acqua che sale. Scappiamo davanti al diluvio e qualcuno ce la
fa a fuggire.
Poi sembra di essere in una nuova era. Questa è la vita nel mondo vista dentro ad una grande sfera.
Ci sono molti livelli connessi da scale, rampe ecc., tutte intorno ad un centro che è aperto.
Appartamenti e spazi abitativi sono parte del muro esterno (...) Prima era notte, ora è giorno. In
mezzo tutto è terra. È uno strato spesso che copre l'acqua.
Sogni di grandi inondazioni includono alle volte Tesperienza di essere salvati da un agente divino o
transpersonale. Nel sogno che segue è evidente che la solutio fatale è evitata dalla scoperta della
psicologia junghiana:
[La sognatrice] era intrappolata in un mare mostruoso. Sebbene fosse una nuotatrice forte e
allenata, stava esaurendo le forze e sapeva che non avrebbe potuto resistere ancora a lungo. Proprio
in quel momento vide davanti a sé una casa galleggiante quadrata, simile all'arca di Noè che
ricordava dall'infanzia. Con le sue ultime forze riuscì a raggiungerla e, appena si fu accostata, venne
tirata su ansimante proprio dal dottor Jung, che al tempo non aveva nemmeno mai visto.33
Un uomo di mezz'età che stava vivendo la dissoluzione di un rapporto di dipendenza fece questo
sogno:
Sono al centro di una grande città e guardo il vasto fiume dell'umanità che mi scorre davanti -
individui di ogni genere e descrizione. E come il flusso di un grande fiume. Sono affascinato.
Al risveglio il sognatore pensò alla dottrina di Eradito che "tutto scorre" {pania rei). Il sogno illustra
quindi l'aspetto di solutio dell'esistenza - la vita come perpetuo cambiamento e divenire.
Un'esperienza personale dolorosa è proiettata in un contesto generale o archetipico e resa quindi
significativa ed anche affascinante.
La connessione della solutio con la salvezza è indicata dall'apostolo Pietro nella relazione tra il
diluvio di Noè ed il battesimo. "Un tempo furon ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava, nei
giorni di Noè, mentre si preparava l'arca; nella quale poche anime, cioè otto, furon salvate tra mezzo
all'acqua. Alla qual figura corrisponde il battesimo (...), il quale ora salva anche voi" (1 Pietro 3: 20-
21).
Dato che otto persone furono salvate dal diluvio, il numero otto rimane associato con il battesimo,
la ripetizione rituale del diluvio. I cristiani dell'antichità e del medio evo costruivano quasi sempre i
loro battisteri in forma ottagonale. Un'iscrizione composta da Sant'Ambrogio per il battistero della
chiesa di Santa Tecla a Milano recita così:
"OCTACHORVM SANCTOS TEMPLVM SVRREXIT IN VSVS
OCTAGONVS FONS EST MVNERE DIGNVS EO
HOC NVMERO DECVIT SACRI BAPTISMATIS AVLAM

31
SVRGERE QVO POPVLIS VERA SALVS REDIIT
LVCE RESVRGENTIS CHRISTI QVI CLAVSTRA RESOLVIT
MORTIS ET E TVMVLIS SVSCITAT EXANIMES
CONFESSOSQVE REOS MACVLOSO CRIMINE SOLVENS
FONTIS PVRIFLVI DILVIT INRIGVO
HIC QVICVMQVE VOLVNT PROBROSA[E] CRIMINA VI-
TAE
PONERE CORDA LAVENT PECTORA MVNDA GERANT
HVC VENLANT ALACRES QVAMVIS TENEBROSVS ADIRE
AVDEAT ABSCEDET CANDIDIOR MVIBVS
HVC SANCTI PROPERENT NON EXPERS VLLVS AQ-
VARVM
SANCTVS IN HIS REGNVM EST CONSIUVMQVE DEI
GLORIA IVSTITIAE NAM QVID DIVINIVS ISTO VT PVNCTO EXIGVO CVLPA CADAT POPVLI".
"L'edificio a otto nicchie è stato innalzato per gli usi sacri,
il fonte ottagono è degno di questo dono.
E stato opportuno che su questo numero
sorgesse l'aula del sacro battesimo
per il quale ai popoli è stata ridata la vera salvezza
nella luce di Cristo risorgente, egli che apre
la prigione della morte e ridesta dalle tombe gli esanimi,
e, liberando quelli che si confessano colpevoli
dalla macchia del peccato,
li lava nella corrente del fonte che puro fluisce.
Qui tutti quelli che vogliono abbandonare le colpe
di una vita obbrobriosa
lavino il cuore, custodiscano l'animo puro.
Qui vengano solleciti: e anche se oppresso dalle tenebre
uno avrà il coraggio di avvicinarsi,
se ne ripartirà più candido della neve.
Qui si affrettino i santi: tutti i santi sperimentano queste acque.
In esse è il regno e il disegno di Dio.
O gloria della giustizia! Infatti qual cosa più divina di questa
che in un breve istante crolli la colpa di un popolo?" 34
Sappiamo oggi che il numero otto è un numero di individuazione, un'espressione di completezza. Il
simbolismo del diluvio e del battesimo ci dice quindi che passando dall'acqua della solutio
diventiamo interi - cioè connessi con il Sé.
L'esodo con il passaggio per il Mar Rosso è connesso al battesimo dalla parole di San Paolo: "Perché,
fratelli, non voglio che ignoriate che i nostri padri furon tutti sotto la nuvola, e tutti passarono
attraverso il mare, e tutti furon battezzati, nella nuvola e nel mare, per esser di Mosè" (1 Corinzi 10:
1-2).
Jung fa menzione dell'interpretazione che i Pera-ti (una setta gnostica) danno del Mar Rosso:
"Questo mare ha inghiottito gli egiziani, ma gli egiziani sono tutti coloro che non sanno. (...) Il Mar
Rosso significa un'acqua di morte per coloro che sono 'inconsci'; per coloro che sono 'conscienti',
invece, esso rappresenta un'acqua battesimale di rinascita e di 'trascendenza'". Sant'Agostino dice
"Il Mar Rosso significa battesimo," e secondo Onorio di Autun, "Il Mar Rosso è il battesimo vermiglio
del sangue di Cristo, in cui vengono affogati i nostri nemici, ossia i nostri peccati".

32
Gli alchimisti hanno usato l'immagine del Mar Rosso. Si dice che la tintura fosse estratta dal Mar
Rosso. Un testo parla della "tinta tiriaca, che viene estratta dal nostro più puro Mar Rosso". Un altro
dice: "E sappi che il nostro Mar Rosso tinge più di ogni altro mare, e che (...) penetra in ogni
corpo".38 La locuzione "il nostro Mar Rosso" si riferisce all' aquaper-manens, il solvente universale
- cioè la forma liquida della Pietra Filosofale. Quindi, lo scopo dell'o/ras è raggiungere ciò che è
passato per la solutio nel Mar Rosso: il Sé. Detto in altre parole, il Mar Rosso è la totalità della psiche,
è l'agente della solutio che l'Io deve incontrare ed attraversare sulla strada dell'individuazione (vedi
Fig. 3.14).
Il Mar Rosso ha per gli alchimisti più significati sovrapposti. 1): Fu la transizione cruciale dell'Esodo.
La fuga degli israeliti dalla schiavitù era equiparata alla redenzione del valore perduto nascosto nella
materia oscura ed anche con tutto il processo alchemico di trasformazione. 2): Aveva il significato
generale del mare - il caos originale, la sorgente creativa di tutto ciò che è in divenire, in termini
psicologici, l'inconscio. 3): Il suo colore rosso è associato al colore della Pietra Filosofale ed alla
tintura di trasformazione. Il Mar Rosso risulta quindi essere non solo la prima materia ma anche lo
scopo dell' opus. Era anche collegato con il sangue redentore di Cristo ed il
"sangue dell'agnello" come descritto nell'Apocalisse.
Fig. 3.14: L'esercito del faraone affoga nel Mar Rosso (Le ore dei Visconti, Firenze, Biblioteca
Nazionale).
"Questi che son vestiti di vesti bianche chi son dessi, e donde son venuti? (...) Essi sono quelli che
vengono dalla gran tribolazione, e hanno lavato le loro vesti, e le hanno imbiancate nel sangue
dell'Agnello. Perciò son davanti al trono di Dio, e gli servono giorno e notte nel suo tempio"
(Apocalisse 7: 13-15).
Il battesimo praticato letteralmente con il sangue si aveva nel taurobolio del mitraismo. Il sangue è
associato all'elemento fuoco, quindi il simbolismo del sangue combina acqua e fuoco - cioè immagini
sia di calcinatio che di solutio.
Il battesimo è fondamentalmente un rito di purificazione che lava via lo sporco della persona, sia in
senso letterale che spirituale. I lavaggi erano procedure preliminari frequenti in cerimonie religiose,
come, ad esempio, nei Misteri Eleusini. Psicologicamente lo sporco o il peccato che sono lavati via
dal battesimo possono essere tradotti nell'inconscietà, nelle qualità ombra delle quali non si è a
conoscenza. La pulizia psicologica non significa la purezza letterale ma l'essere consci del proprio
sporco. Se una persona è psicologicamente pulita non contaminerà il suo ambiente con proiezioni
d'Ombra (vedi Fig. 3.15).
Non posso concludere questa parte sul simbolismo del battesimo senza nominare la bellissima
citazione che equipara Cristo al sole come partner nel battesimo. Viene dal teologo del secondo
secolo Melitone di Sardi:
"Quando, tirato dai suoi cavalli infuocati, il sole ha completato il suo corso quotidiano, a causa del
suo passaggio roteante, prende il colore del fuoco e diviene come una torcia accesa. (...) Quindi,
quasi scomparso dalla vista, discende nell'oceano. (...) Facendo il bagno nelle misteriose profondità,
urla poderosamente dalla gioia, poiché l'acqua è il suo nutrimento. Rimane uno e se stesso, ma esce
rafforzato dalle profondità, un sole nuovo che illumina gli uomini dopo essersi pulito nell'acqua. (...)
Lo seguono a debita distanza i danzanti ranghi di stelle e per lui la luna esercita il suo potere. Fanno
il bagno nel battistero del sole come coloro che sono ubbidienti alle istruzioni, e luna e stelle brillano
di luce pura solo perché seguono il corso del sole. Allora, se sole, luna e stelle fanno il bagno tutti
insieme nell'oceano, perché Cristo non dovrebbe essere stato battezzato nel fiume Giordano? Re
del paradiso, principe della creazione, sole dei cieli d'oriente che apparve sia ai morti dell'Ade che
ai mortali sulla terra, lui, l'unico vero Helios, sorse per noi dalla cima più alta del Paradiso".39
Fig. 3.15: La donna che lava i vestiti (Maier, Atalanta fugiens, 1618).

33
Precedentemente la luna è stata citata come agente di solutio negativa o pericolosa, ma ha anche
importanti connessioni con immagini altamente positive. Si pensava che la luna fosse la fonte della
rugiada - un agente di grazia che guarisce identica zlYaqua permanens. Iside veniva chiamata
"rugiada" e fu la rugiada delle sue lacrime che ricompose i frammenti smembrati di Osiride.40 Jung
descrive il simbolismo della luna e della rugiada con queste parole:
"Si tratta di una rugiada di vita o di un succo di vita che promana dalla luna. [Secondo un testo
alchemico] 'questa Luna è un succo di vita (succus vitae) che si cela nel Mercurio.' Già l'alchimia
greca riconosceva un principio lunare (...), il 'liquore del filosofo', come lo chiama Christianos. La
relazione della luna con l'anima che è stata sottolineata nell'antichità compare naturalmente anche
nell'alchimia, ma con un'altra sfumatura particolare. Da un lato - e questo è il caso comune -
proviene dalla luna quella rugiada, o la luna è queWaqua mirifica che estrae le anime dai corpi
oppure dona a questi ultimi la vita e l'anima. Insieme a Mercurio, Luna innaffia della sua umidità il
drago smembrato e lo rivivifica, 'lo mette in grado di vivere, camminare, trasformarsi e mutar di
colore, sino a farlo diventare come il sangue'. Come acqua di abluzione la rugiada cade dal cielo,
purifica il corpo e lo prepara a ritrovare l'anima; in altre parole, ciò produce Yalbedo, il candido stato
di innocenza che - alla maniera della luna e della sposa - attende lo sponsus".41
Nel simbolismo ecclesiastico la rugiada rappresenta la grazia ed in alchimia Yaqua sapentiae. Un
esempio eccellente si può trovare in un quadro del Rosarium riprodotto in "La psicologia della
traslazione" (vedi Fig. 3.16).
Questa immagine mostra il re e la regina che, fusi dopo il coito, giacciono morti sul catafalco. Gocce
provenienti dalle nuvole sovrastanti cadono su di essi. Jung interpreta la rugiada che scende come
acqua della divina Saggezza o "rugiada di Gedeone", un sinonimo dell'aqua permanens, che
"significa infatti un intervento divino: è l'umidità che annuncia il riavvicinarsi dell'anima". Questo
corrisponde al recupero del sentimento dopo essere stati oppressi dallo stato brullo e mortale
dell'astrazione intellettuale, come Faust prima dell'incontro con Mefistofele. Come ci dice Jung, "gli
alchimisti pensavano invece che Yopus esigesse non solo lavoro di laboratorio, la lettura di libri, la
meditazione, la pazienza, ma anche l'amore".
La rugiada della divina Saggezza enfatizza un altro aspetto della solutio, e cioè il suo potere di
rispondere alle domande o di fornire una solutione ai problemi. Dorneus dice: "La putrefazione
chimica viene paragonata allo studio dei filosofi perché, allo stesso modo che dal loro studio essi
vengono messi in condizione di conoscere, così dalla putrefazione le cose naturali sono [condotte]
alla dissoluzione, a cui viene paragonata la conoscenza filosofica. Infatti, come attraverso la
soluzione i corpi vengono dissolti (solvun-tur), così dalla conoscenza vengono risolti (resolvun-tur)i
dubbi dei filosofi".
Le Rubaiyat di Omar Khayyam esprimono la stessa idea in uno stile più appropriato alla solutio.
"L'Uva che può con assoluta Logica

Settanta due Sette in disaccordo confutare: Il sommo alchimista che in un attimo Il piombo della
Vita in Oro trasmuta".
L'esperienza della solutio "risolve" i problemi psicologici trasferendo la questione al regno dei
sentimenti, in altre parole risponde a domande "non ri-spondibili" dissolvendo l'ostacolo di libido
del quale la domanda era sintomo.
Una variante della solutio è la liquefatilo, il processo di scioglimento, chiamato alle volte
"cerazione". A proposito di questa procedura Ruland dice: "La cerazione viene effettuata su una
sostanza secca e dagli umori asciutti a causa della continua imbibizione fino a quando inizia lo
scioglimento (...) il segno della cerazione perfetta si ha quando la medicina, posta molto
velocemente su un piatto rovente, senza fare fumo, assume la consistenza della cera fusa"

34
L'abilità di fondere per mezzo del riscaldamento, una caratteristica di molti metalli, era considerata
un indicatore di qualità o nobiltà. Parlando di un metallo non fondibile, un alchimista affermò,
disgustato: "Il bismuto (...) non si fonde nemmeno nel fuoco, tale è la sua volgarità terrena e la sua
impurità". Questo è un concetto psicologico molto interessante: ci dice che la qualità psichica è
indicata dalle sua abilità di ammorbidirsi, di fondersi in uno stato liquido fluente. Forse questa è
l'immagine alla base dell'idea di gentiluomo. Lao Tse lo descrive in modo molto bello:
"La 'bontà' suprema è come l'acqua.
La 'bontà' dell'acqua consiste nel fatto che essa reca profitto
ai diecimila esseri senza lottare.
Essa resta nel posto (il più basso) che ogni uomo detesta.
Ecco perché è molto vicina alla Via.
Si considera
Buono per abitarvi, il luogo (propizio) ; buona per il cuore, la profondità; buona per i rapporti sociali,
l'umanità; buona per la parola, la buona fede; buono per il governo, l'ordine; buona per il servizio,
la capacità;
buono per l'azione, il saper cogliere il momento propizio. In verità, proprio perché non si lotta si può
evitare il biasimo".
VI Ching ha un esagramma, il numero 59, che avrebbe potuto essere chiamato "solutio". Wilhelm lo
chiama "Dispersione o dissoluzione". Parte del commento è il seguente:
"Per superare l'egoismo che divide gli uomini occorrono le forze religiose. La celebrazione in comune
delle grandi solennità sacrificali e delle cerimonie sacre (...) era il mezzo con cui i grandi sovrani
facevano sorgere nei cuori le medesime emozioni conducendoli alla coscienza dell'origine comune
di tutti gli esseri mediante la musica sacra e lo sfarzo delle cerimonie. Così si superavano le divisioni
e si dissipava l'irrigidimento (...) Egoismo ed avidità isolano gli uomini. Quindi una pia commozione
deve impossessarsi del cuore umano. Il cuore deve sciogliersi in sacri brividi davanti all'eternità".50
Riassumendo, ho parlato dei sette aspetti principali del simbolismo della solutio: 1) Ritorno all'utero
o allo stato primario; 2) dissoluzione, dispersione, smembramento; 3) contenimento di una cosa più
piccola in una più grande, 4) rinascita, ringiovanimento, immersione nel flusso dell'energia creativa;
5) prova della purificazione; 6) soluzione di problemi e 7) processo di fusione o di ammorbidimento.
Questi aspetti differenti si possono sovrapporre; molti o tutti possono costituire aspetti differenti di
una singola esperienza. Fondamentalmente, è il confronto dell'Io con l'inconscio che stimola la
solutio. Jung afferma:
L'analisi e l'interpretazione dei sogni mettono a confronto il punto di vista della coscienza con le
asserzioni dell'inconscio, facendo saltare i confini troppo angusti della coscienza. Questa
dissoluzione di concezioni e atteggiamenti irrigiditi corrisponde assai bene alla solutio e alla
separatio ekmentorum mediante Yaqua permanens, che in precedenza era già nel 'corpo' e che ne
viene 'attirata' fuori per mezzo dell'Arte. Quest'acqua è un' 'anima' o uno 'spirito', vale a dire una
'sostanza' psichica che, a sua volta, è applicata alla materia iniziale. (...) Ciò corrisponde all'impiego
del significato del sogno, per spiegare il problema in questione. In tal senso Dor-neus parla di solutio.
(...(Come le sostanze sono dissolte dalla soluzione, così i dubbi dei filosofi sono dissolti dalla
conoscenza".
Questa citazione descrive il processo analitico come una solutio per il paziente. Tuttavia, anche il
terapeuta deve passare per la solutio. Certi testi lo affermano esplicitamente: "È, quindi, necessario
convertire tutti i corpi metallici in sostanza fluida; poiché (...) ogni tintura tingerà mille volte di più
se in forma liquida e soffice, piuttosto che nella forma secca...) Quindi la trasmutazione dei metalli
imperfetti per mezzo di sostanze perfette è impossibile fino a quando sono in forma solida e secca:
per questo motivo devono essere riportati alla loro prima materia, che è soffice e fluida". E ancora:

35
"Ciò che è secco non entra e non tinge altro che se stesso (...) non può tingere, a meno che non sia
esso stesso tinto".
Quindi, sia paziente che agente devono essere morbidi e fluidi. Questo corrisponde a quanto Jung
ci dice a proposito della psicoterapia:
Il rapporto fra terapeuta e paziente è un rapporto personale nell'ambito impersonale del
trattamento. Nessun artificio può impedire che la cura sia il prodotto di un'influenza reciproca a cui
paziente e analista partecipano interamente. (...) Perciò, per il risultato di un trattamento psichico,
la personalità del terapeuta (così come quella del paziente) è spesso infinitamente più importante
di ciò che il terapeuta dice o pensa (...). L'incontro di due personalità è simile alla mescolanza di due
diverse sostanze chimiche: un legame può trasformarle entrambe. Da ogni trattamento psichico
efficace ci si deve aspettare che il terapeuta eserciti la sua influenza sul paziente, ma quest'influenza
può verificarsi soltanto se il paziente lo influenza a sua volta. Influenzare significa essere influenzati".
"Esistono nel rapporto fra terapeuta e paziente fattori irrazionali che operano una reciproca
'trasformazione', alla quale la personalità più forte, più stabile, dà il colpo decisivo. Ho però assistito
a molti casi in cui il paziente ha assimilato il terapeuta nonostante tutte le sue teorie e i suoi intenti
professionali, e il più delle volte, anche se non sempre, a svantaggio di quest'ultimo".
Ognuna delle operazioni alchemiche ha un aspetto principale ed uno secondario, così come ha un
lato negativo ed uno positivo. Il fuoco della calcinatio può essére sperimentato come il fuoco
dell'inferno o come l'ispirazione dello Spirito Santo. Lo stesso si può dire della solutio. Un testo dice:
"Devi sapere che, sebbene la soluzione sia una sola, se ne possono distinguere una prima e una
seconda.(...) La prima soluzione è la riduzione alla Prima Materia; la seconda è la perfetta soluzione
di corpo e spirito allo stesso tempo, nel quale il solvente ed il soluto dimorano sempre insieme, e
con questa soluzione del corpo ha luogo simultaneamente un consolidamento dello spirito".
La solutio maggiore implica, quindi, una trasposizione degli opposti: la soluzione del corpo causa la
consolidazione dello spirito. Molti testi affermano la stessa cosa. Kelly cita Avicenna: "Il vero
principio del nostro lavoro è la dissoluzione della Pietra, perché le sostanze disciolte hanno assunto
la natura di spiriti, cioè perché la loro qualità è più secca. Poiché la soluzione della sostanza è
accompagnata dalla coagulazione dello spirito". Un altro testo dice: "La nostra soluzione è causa
della nostra coagulazione, poiché la dissoluzione della parte corporea causa il congelamento della
parte spirituale".
Questo è un simbolismo paradossale e profondo. Il significato più ovvio è che il liberarsi dai
particolari concreti promuove la comprensione di quelli universali. Tuttavia, c'è da aggiungere che
il gioco paradossale degli opposti porta al Sé - il centro transpersonale della psiche che unisce e
riconcilia gli opposti. Siamo quindi portati al simbolismo ultimo della solutio, l'idea dell'acqua come
scopo del processo. Molti termini possono essere usati per la versione liquida della Pietra Filosofale:
"aquapermanens", "elixer vitae", "tinctura", "acqua filosofica", "solvente universale", "acqua
divina" e così via. L'acqua come scopo dell'o-pus viene descritta nel seguente testo:
"[I filosofi] dicono che tutta l'opera e la sostanza di tutta l'opera non sono altro che acqua: e che il
suo trattamento avviene in nessun altro luogo se non che nell'acqua. (...) E qualsiasi altro nome i
filosofi abbiano dato alla loro pietra, essi intendono e indicano sempre questa sostanza una, cioè
quell'acqua dalla quale tutto [nasce] e in cui tutto [è contenuto], che domina tutto, nella quale si
erra e nella quale è corretto l'errore stesso. Ma io dico acqua 'filosofica', non acqua volgare (vulgi),
bensì acqua mercuriale".
Qui l'acqua filosofica in cui tutto avviene è sia l'inizio che la fine dell'opus, la prima materia e la
Pietra Filosofale. È un simbolo liquido del Sé che contiene gli opposti e trasforma l'unilaterale nel
suo contrario. Si dice quindi che "quest'acqua (divina) risuscita i morti e fa morire i vivi; illumina le
tenebre e ottenebra la luce".

36
Così come la Pietra Filosofale veniva identificata con Cristo, l'acqua divina degli alchimisti era
ugualmente connessa con l'acqua vivente con cui Cristo si paragona nel Vangelo di Giovanni: "ma
chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l'acqua che io gli darò, diventerà in
lui una fonte d'acqua che scaturisce in vita eterna" (Giovanni 4: 14). "Se alcuno ha sete, venga a me
e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno"
(Giovanni 7: 37-38).
Un sogno interessante collegato al "ruscello di acqua vivente" attirò la mia attenzione. Durante una
sessione particolare, l'analista dette una grande quantità di ricche amplificazioni del sogno del
paziente. Quella notte il paziente sognò che un ruscello di acqua cristallina scorreva fuori dalla bocca
dell'analista. Questo episodio è un eccellente esempio dell'affermazione di Jung: "L'analisi e
l'interpretazione dei sogni (...) corrispond[ono] alla solutio ed alla separatio elementorum mediante
V aqua permanens".
Il salmista grida a Dio: "l'anima mia è assetata di te, la mia carne ti brama in una terra arida, che lan-
gue, senz'acqua" (Salmi 63: 1). Quasi a rispondere a questa richiesta, una ricetta alchemica per la
solutio comincia con queste parole "Se sai come inumidire questa terra arida con la sua propria
acqua, tu allenterai i pori di questa terra." Jung offre la seguente interpretazione:
"Se considererai la tua mancanza di immaginazione, di ispirazione e di vitalità interiore, che tu senti
come una stagnazione e uno sterile deserto, con quell'interesse che consiste proprio nell'allarme
che si percepisce come conseguenza della morte interiore e come richiamo del deserto (...) allora
potrà accadere qualcosa, poiché il vuoto interiore nasconde una pienezza altrettanto grande, se tu
le consentirai di penetrare in te. Se ti mostri aperto al richiamo del deserto, il desiderio struggente
della pienezza vivificherà il vuoto della tua
anima come una pioggia che cada su una terra riarsa".

La solutio più grande è l'incontro con il Numino-sum, che attesta e stabilisce la relazione tra Io e Sé.
Come i miti delle inondazioni ci dicono esplicitamente, il diluvio viene da Dio, vale a dire che la
solutio viene dal Sé. Ciò che vale la pena di salvare dell'Io viene salvato; ciò che non vale la pena di
salvare è disciolto e fuso per essere rimodellato in nuove forme di vita. Quindi, il processo vitale che
è in corso rinnova sé stesso. L'Io che è impegnato in questo processo transpersonale collaborerà ad
esso e vivrà la propria riduzione come il preludio alla nascita di una personalità più grande, la
completezza del Sé.
4 Coagulatio
Come la calcinatio è l'operazione dell'elemento fuoco, la solatio l'operazione dell'acqua e la
sublimatio dell'aria, la coagulatio appartiene al simbolismo dell'elemento terra. Come per tutte le
operazioni alchemiche, la coagulatio si riferisce prima di tutto all'esperienza di laboratorio: il
raffreddamento può trasformare un liquido in un solido; un solido che è stato disciolto in un
solvente, riappare quando il solvente è evaporato. Oppure una reazione chimica può produrre un
nuovo prodotto solido - ad esempio, la coagulazione dell'albume dell'uovo quando viene scaldato.
In essenza, la coagulatio è il processo che trasforma qualcosa in terra. "Terra" è quindi uno dei
sinonimi di coagulatio. È solida e permanente, ha stato e forma definiti, non scompare nell'aria
volatilizzandosi né si adatta docilmente alla forma di ogni contenitore come fa l'acqua. La sua forma
e locazione sono fissate, per cui che un contenuto psichico diventi terra significa che è stato
solidificato in una particolare forma con una sua collocazione, cioè si è

La coagulatio è spesso paragonata alla creazione. La Turba Philosophorum dice: "Dio ha creato tutte
le cose con la sua parola, avendo detto loro 'Siate', e tutto fu creato con i quattro elementi, terra,
acqua, aria, fuoco, che Egli ha coagulato". Certi miti della creazione usano immagini esplicite di

37
coagulatio. Nella cosmogonia degli Indiani d'America il mondo fu creato da un "tuffatore della terra"
che portò su dal fondo del mare pezzi di fango. Ad esempio, un mito cherokee dice: "In origine tutti
gli animali erano ammassati nel mondo del cielo; giù era tutto allagato. Lo scarabeo d'acqua fu
mandato in esplorazione e, dopo aver saettato sulla superficie delle acque, senza trovare quiete, si
tuffò nelle profondità e portò su un po' di fango dal quale tutta la Terra si sviluppò per concrezione.
Quando la terra fu asciutta (...) gli animali vennero giù".
C'è un'interessante immagine di coagulatio anche nella mitologia hindu. Dopo che il diluvio (solutio)
aveva ucciso tutti eccetto Manu, il Noè hindu, era necessario recuperare le cose di valore andate
perse nell'inondazione. " Gli dèi ed i geni zangolano l'oceano di latte usando il grande serpente
(Sesa-naga) come corda e la montagna-lenta (Mandara) come asta". Da questo processo di
zangolatura si coagularono vari oggetti, come il burro dalla panna. A questa stessa immagine viene
data un'applicazione psicologica nelle Upanishad: "Come il burro è celato nel latte, la Coscienza Pura
(vijnanam: lo stato di Atman e Brahman, gioia pura e semplice) risiede in ogni essere. Deve essere
zangolata costantemente, con la mente che serve come asta della zangola". L'idea che il mondo
abbia preso forma per mezzo dell'agitazione, dalla zangolatura, è espressa anche da Anassimandro:
"C'era un

Fig. 4.1: La terra allatta il Filius Philosophorum (Maier, Atalan-tafugiens, 1618).


moto eterno dal quale prese origine il mondo".7 Questo "moto eterno" era considerato come il
vortice che aveva luogo nell'infinito (apeiron), la prima materia, ed è molto simile al mito hindu.
Un uomo di mezz'età, che attraversava un periodo di riorientamento con "l'impressione che il
vecchio ordine se ne stesse andando", fece questo sogno:
E l'alba, la luce del sole nascente comincia ad emergere. Sono immerso fino alla vita in una sostanza
che è un miscuglio di fango nero, limo ed escrementi. Non c'è nessuno nei paraggi e questa distesa
nera arriva fino all'orizzonte. E come l'inizio del mondo, il primo giorno della creazione.

Comincio a battere le gambe, ad agitarmi nel fango nero ed il mio sforzo è grande e persistente.
Continuo per ore e lentamente questo liquido primordiale comincia a rassodarsi e diviene più sodo.
Vedo che il sole sta sorgendo nel cielo ed il suo calore sta prosciugando Vacqua permettendo al
terreno di solidificarsi. So che tra poco potrò stare in piedi sulla terraferma.
Questi miti ci dicono che la coagulatio si ottiene con l'azione (tuffarsi, zangolare, ruotare).
Corrispondono a ciò che Faust apprese dallo spirito di Me-fistofele: "In principio era l'Azione".8
Psicologicamente questo significa che l'attività ed i movimenti psichici promuovono lo sviluppo
dell'Io. L'esposizione alle tempeste ed allo stress dell'azione, lo zangolare la realtà, solidifica la
personalità.
La Turba philosophorum dà la seguente ricetta alchemica per la coagulatio: "Prendi del mercurio,
fallo coagulare con della magnesia, col Kuhul (piombo) o con lo zolfo, che non brucia, etc." Questo
testo fa chiari riferimenti alla chimica. Se il mercurio è amalgamato con una grande quantità di un
altro metallo come il piombo, l'amalgama si solidifica. Similmente, il mercurio si combina con lo
zolfo per formare il solfuro di mercurio (HgS) che è solido. Il riferimento allo zolfo, che non brucia,
rende più esplicita la sovrapposizione di un significato psicologico sugli eventi chimici.
La sostanza che deve essere coagulata è l'elusivo mercurio. Questo è lo Spirito Mercurio del quale
Jung ha scritto diffusamente.9 Esso è essenzialmente lo spirito autonomo della psiche archetipica,
la manifestazione paradossale del Sé transpersonale. Sottoporre lo Spirito Mercurio alla coagulatio
altro non significa che connettere l'Io con il Sé: il compimento
dell'individuazione. Aspetti minori dell'elusivo Mercurio appaiono negli effetti di tutti i complessi
autonomi. L'assimilazione di un complesso è quindi un contributo alla coagulatio del Sé.

38
Il testo menziona tre agenti di coagulatio: magnesia, piombo e zolfo. La magnesia aveva per gli
alchimisti un significato diverso da quello che ha per noi ora: era un termine generale per riferirsi a
vari minerali metallici grezzi o misture impure.10 Psicologicamente questo potrebbe fare
riferimento all'unione dello spirito transpersonale con la realtà umana ordinaria. Forse è questo il
significato del commento di Jung che ci riporta Aniela Jaffè: "Quando Jung, ormai ottantenne, stava
discutendo a casa sua il processo del divenire consci con un gruppo di giovani psichiatri (...) concluse
con le sorprendenti parole: 'e dopo devi imparare a diventare decentemente inconscio'".11
Il successivo agente di coagulatio che viene menzionato è il piombo. Il piombo è pesante, opaco,
gravoso; è associato al pianeta Saturno, che ha come qualità la depressione, la melancolia e la
limitazione irritante. Quindi lo spirito libero, autonomo deve essere collegato con la pesante realtà
e con le limitazioni della particolarità personale. Nella pratica analitica questa connessione con il
piombo è spesso ottenuta quando l'individuo si prende le sue responsabilità esprimendo all'analista
o ad un'altra persona significativa le proprie fantasie ed idee fugaci. È sorprendente osservare la
differenza tra un'idea pensata ed un'idea espressa: è la differenza tra il mercurio ed il piombo (vedi
Fig. 4.2).
Il terzo agente di coagulazione menzionato e lo zolfo. Il suo colore giallo e la sua infiammabilità lo
fanno associare al sole. D'altro canto, i suoi vapori hanno un cattivo odore e fanno annerire la
maggior parte dei metalli, facendo dello zolfo una tipica caratteristica dell'inferno. Jung riassume la
sua magistrale discussione sul simbolismo dello zolfo in Myste-rìum coniunctionis in questi termini:
"Lo zolfo rappresenta la sostanza attiva del sole ossia - tradotto in termini psicologici - il fattore che
muove la coscienza, ossia da un lato la volontà, che non possiamo meglio concepire che come un
dinamismo subordinato alla coscienza, e dall'altro l'impulso che si riceve dall'interno, una
motivazione o sollecitazione involontaria che va dal semplice interesse a un vero e proprio esser
posseduti. Il dinamismo inconscio dovrebbe corrispondere allo zolfo, dato che l'impulso che ci
spinge ad agire è il grande mistero della vita umana, l'intralcio posto alla nostra volontà cosciente e
alla nostra ragione da un elemento infiammabile che talvolta appare come un fuoco che divora,
talaltra come un calore vivificante".12
È paradossale. "Da un lato, in quanto 'corruttore', non è troppo distante dal diavolo e, dall'altro,
appare invece come un parallelo di Cristo".13 Quindi, se parte del significato dello zolfo è la
bramosia - il battersi per il potere ed il piacere - arriviamo alla conclusione che il desiderio coagula.
Nel Nuovo Testamento la carne viene esplicitamente equiparata al desiderio peccaminoso. "Poiché
tutto quello che è nel mondo: la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la
superbia della vita non è dal Padre, ma è dal mondo" (1 Giovanni 2: 16). Allo stesso modo Paolo
dice: "Or le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria,
stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sette, invidie, ubriachezze,
gozzovigli, e altre simili cose" (Ga-
lati5: 19-21).
Non solo la bramosia, la concupiscenza, è una caratteristica della carne - l'aspetto coagulato della
psiche - ma anche il desiderio è considerato il promotore del processo di incarnazione. Ad esempio,
incarnazione e desiderio sono connessi nel Libro tibetano dei marti. Quando un'anima sta per
reincarnarsi ed essere dislocata in un utero, ha visioni di coppie che hanno rapporti e viene
sopraffatta da un intenso desiderio: se è maschio desiderio per la madre ed avversione per il padre,
se è una femmina desiderio per il padre ed avversione per la madre.14 Jacob Boehme, parlando
della manifestazione della natura divina, dice: "La volontà desiderando si contrae e diviene
sostanziale. Quindi il buio è creato nella volontà, mentre senza quel desiderio non ci sarebbe altro
che immobilità eterna senza sostanzialità". Un'immagine neoplatonica dell'incarnazione dell'anima
fa ugualmente riferimento al desiderio come motivo scatenante. "Guardando giù dalla vetta più alta
e dalla luce perpetua, ed avendo contemplato, con un desiderio segreto, gli appetiti del corpo e la

39
sua 'vita', così come viene chiamata sulla terra, l'anima, schiacciata dal peso di questi pensieri
terreni, gradualmente affonda nell'altro mondo. (...) In ogni sfera (che attraversa) viene rivestita di
involucri eterei, così che per mezzo di questi viene gradualmente riconciliata con la compagnia di
questo indumento terreno. E quindi passerà attraverso la morte tante volte quante sono le sfere
che deve passare per quelle che qua sulla terra sono chiamate 'vite'".
In questo brano il processo di incarnazione è collegato con il desiderio, con la discesa o la caduta dal
paradiso e con l'indossare dei vestiti. Il tema della caduta dal paradiso per colpa dell'orgoglio o della
passione risale al Genesi (6: 2): "Avvenne che i figliuoli di Dio videro che le figliuole degli uomini
erano belle, e presero per mogli quelle che si scelsero fra tutte". È rilevante anche la ribellione di
Lucifero e la conseguente caduta dal paradiso, descritta magistralmente da Milton:
"Su lor coli'armi loro alto a levarsi Ambia l'iniquo e d'agguagliarsi a Dio Pensò, se a Dio si fosse
opposto. Il folle Pensier superbo rivolgendo in mente, Incontro al soglio del Monarca eterno Mosse
empia guerra e a temeraria pugna Venne, ma invan. L'onnipossente braccio Tra incendio immenso
e orribile ruina Fuor lo scagliò dalle superne sedi Giù capovolto e divampante in nero, Privo di fondo
disperato abisso; Ove in catene d'adamante stretto A starsi fu dannato e in fiamme ultrici Qual
tracotato sfidator di Dio".
Questo brano contiene il simbolismo della calcina-tio, ma i riferimenti più importanti sono alla
coagulano. È una descrizione magnifica dell'atto preconscio iniziale che sta alle fondamenta dell'Io.
Gli angeli o i loro equivalenti continuano a cadere dal paradiso anche nei sogni moderni (vedi Fig.
4.3)
Una giovane donna con delle carenze nello sviluppo dell'Io - una lacuna nella consapevolezza della
sua identità femminile - all'inizio della sua analisi fece questo sogno:
(Abbreviato) Mi chiamavano alla finestra per vedere un fenomeno nel cielo. Mentre guardavo la
luna vidi un 'altra figura comparirle dietro - come una seconda luna. All'improvviso questa cosa
cominciò ad esplodere con colori spettacolari che somigliavano all'esplosione di una bomba H.
Pensava che stessimo assistendo alla nascita di un nuovo sole. All'improvviso, durante un'altra
esplosione, un pezzo della cosa nuova fu lanciato nello spazio ed atterrò nel nostro appartamento.
Fuggimmo fuori più velocemente possibile temendo che fosse radioattivo.
Questo sogno mi incoraggiò a perseverare in un processo terapeutico che si presentava lento e
diffìcile e del quale una caratteristica importante fu il graduale sviluppo della capacità di relazionarsi
completamente con un uomo.
Sogni di aerei che si schiantano al suolo o di oggetti che precipitano fanno generalmente riferimento
alla coagulatio. Ad esempio, un uomo che stava sviluppando una relazione più autentica con la sua
religione fece questo sogno:
Sono in centro a Manhattan. Alti edifici vengono rasi al suolo. Un enorme masso proveniente dalla
cima di un edificio si schianta a terra sfiorandomi.
L'associazione che il sognatore fece con il masso fu Pietro, la pietra su cui Cristo costruì la sua chiesa
(Matteo 16: 18).
L'esperienza psicoterapeutica conferma l'idea che il desiderio promuova la coagulatio. Questa non
è l'operazione che serve a coloro che sono già guidati dalla bramosia, ma molti pazienti hanno un
investimento libidico inadeguato, una debolezza del desiderio che sfiora alle volte l'anedonia.
Queste persone non sanno che cosa vogliono ed hanno paura dei loro stessi desideri; sono come
anime del paradiso mai nate, che si contraggono cadendo nella realtà concreta. Queste persone
hanno bisogno di curare i loro desideri - cercarli, nutrirli, agire su di essi. Solo allora l'energia psichica
sarà mobilitata e potrà stimolare l'esperienza della vita e lo sviluppo dell'Io. In psicoterapia,
l'emergere di desideri di transfert indica spesso l'inizio di un processo di coagulatio e deve, quindi,
essere trattato con attenzione.

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Il richiamo del desiderio è la dolcezza della sua soddisfazione. Il miele, come esempio supremo di
dolcezza, è un agente di coagulatio. Paracelso dice che "la materia prima del miele è la dolcezza
della terra che risiede nelle cose che crescono naturalmente". Ed ancora, il miele "è la materia prima
materializzata, poiché miele e cera sono un tutt'uno". Secondo la ricetta alchemica di Dorneus
necessaria a riunire lo spirito (unio mentalis) con il corpo, uno degli ingredienti necessari è il miele.
A proposito dell'uso che Dorneus fa del miele, Jung dice:
"La mistura acquista perciò non solo la proprietà di eliminare le impurità, ma anche quella di
tramutare lo spirito in corpo, cosa che appare particolarmente promettente in vista della progettata
coniunctio spiritus et corporis. Tuttavia la 'dolcezza delle terre' (com'è noto) può celare dei pericoli;
il miele infatti, come abbiamo visto prima, può trasformarsi in un veleno mortale. Secondo
Paracelso, esso contiene il 'tartaro' che, come dice il suo stesso nome, è collegato all'Ade (...). Il
'tartaro' è altresì un 'Saturno calcinato', ed è dunque affine al pianeta malefico".
Il miele, a causa delle sue proprietà conservanti, era considerato dagli antichi una medicina
dell'immortalità ed aveva un uso eucaristico in alcune delle prime comunità cristiane.
Nei sogni moderni il riferimento a dolci (caramelle, torte, biscotti etc.) indica la tendenza regressiva
verso piaceri infantili che necessita di un'interpretazione riduttiva (mortificatici); occasionalmente
può essere necessaria una vera e propria coagulatio. La coagulatio viene spesso rifiutata perché
viene sentita come moralmente ambigua e che porta dolore e conflitto. La protesta classica è quella
di Amleto: "O ciò che questa carne troppo solida potrebbe sciogliere/ che si fonda e si riduca a
rugiada" (Atto 1, scena 2). Infatti la coagulatio è esplicitamente associata con la cattiveria. Questo è
dimostrato dalla sua connessione alchemica con Saturno, il principio del male. Un testo dice, "la
coagulazione (avviene) in Saturno". Secondo Jacob Boehme "Saturno, quel reggente freddo,
austero, astringente e acuto, non prende le sue origini dal sole, dato che Saturno ha nel suo potere
la camera della morte ed è un prosciugatore di tutti i poteri dai quali viene la corporeità. Poiché,
come il sole è il cuore della vita e l'origine di tutti gli spiriti che albergano i corpi di questo mondo,
così Saturno è all'origine di tutta la corporeità e l'intelligibilità o la palpabilità" (vedi Fig. 4.4).
La natura altamente maligna di Saturno è espressa da Chaucer che gli fa dire:
"Il mio corso, che compie un giro così lungo,
ha più potere di quanto non si pensi!
Sotto il mio influsso la gente annega miseramente in mare,
viene rinchiusa sottoterra in prigione,
strangolata e appesa per il collo;
sono opera mia i mormorii e le ribellioni dei contadini,
i brontolìi ed i segreti avvelenamenti;
son io che, quando mi trovo nel segno del Leone,
vendico e castigo tutti i torti,

Fig. 4.4: La pietra di Saturno (Maier, Atalanta fugiens, 1618).


e mando alla rovina alti castelli,
e faccio crollare torri e muraglie
su minatori e falegnami!
Perfino Sansone ho ucciso sotto il peso della colonna!
E sono opera mia le fredde malattie,
gli oscuri tradimenti e tutte le vecchie congiure;
basta il mio sguardo a generare pestilenza".
Sin dall'antichità c'è stata la tendenza a paragonare la materia con la cattiveria e questo pensiero
raggiunse il suo apice in certe sette gnostiche. La caduta dell'anima dal suo stato immortale nella
forma corporea è spesso collegata anche al peccato originale. Ad esempio, Empedocle descrive gli

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spiriti immortali condannati all'incarnazione a causa di violenza e spergiuro: "Quando uno degli
spiriti divini, il cui destino è una lunga vita, macchia peccaminosamente i suoi arti con il sangue, e
seguendo l'Odio presta falso giuramento - egli deve vagare tre volte diecimila stagioni lontano dalla
compagnia dei benedetti, essendo nato per quel periodo in tutti i tipi di forma mortale, che scambia
una vita dura con un'altra. (...) Di questa schiera faccio parte anche io adesso, un fuggitivo dal
paradiso che vaga, perché ho creduto nell'Odio furioso".
Secondo una antica leggenda, dietro la creazione degli esseri umani vi era un crimine perpetrato dai
titani. Mentre giocavano con il neonato Dioniso, essi lo smembrarono, lo bollirono e poi lo
mangiarono -tutto eccetto il cuore che venne salvato da Zeus. Come punizione Zeus consumò i titani
con un suo fulmine ed usò le loro ceneri per creare l'umanità. Quindi la "terra titanica", contenente
particelle sparse del celestiale Dioniso/ divenne l'argilla per la coagulano umana - una materia
derivata dal peccato originale.
Prometeo, che insegnò agli umani come imbrogliare gli dèi e tenersi la parte migliore degli animali
sacrificali, rubò il fuoco per donarlo agli uomini e fu quindi punito per mezzo della coagulatio - fu
incatenato a una roccia (vedi Fig. 4.5).
Similmente, Adamo ed Eva furono cacciati dalla condizione paradisiaca pre-egoica dopo aver
commesso il crimine di aver mangiato il frutto proibito. Questi esempi dimostrano che lo sviluppo
dell'Io è associato con l'esperienza del male, la criminalità, il peccato. Quindi, l'essere consci della
propria cattiveria - cioè essere consapevoli della propria Ombra -coagula. Questo può essere visto
come il significato psicologico dell'affermazione di Cristo "Ma io vi dico: non contrastate al malvagio"
(Matteo 5: 39). E necessario lasciare spazio per la cattiveria se si deve contribuire al mondo reale. A
questo scopo Jung scrisse a Richard Wilhelm: "Lei è troppo importante per il mondo occidentale,
devo continuare a dirglielo. Non deve sciogliersi o scomparire o ammalarsi, ma i desideri maligni
devono tenerla puntellato sulla terra così che il suo lavoro possa continuare". Tutti noi conosciamo
la frase: "Era troppo buono per questo mondo." Santi e persone spirituali hanno spesso vita breve,
in passato morivano spesso di tubercolosi. È pericoloso essere unilaterali, anche se unilaterali nella
bontà.
I sogni alludono spesso ad aspetti criminali dell'Io. Presumere di assumersi volontà e coscienza può
essere visto come un furto. Osare seguire un'autorità interna può essere visto come l'omcidio di
un'autorità proiettata, come il parricidio. L'essere un Io è inestricabilmente legato alla colpa, che
viene punita con la coagulatio- confino entro i limiti della propria realtà personale (suggerito dal
motivo delle catene e della prigionia). Sebbene la coagulatio sia un processo carico di colpa,
contiene, secondo un testo, una propria capacità di redenzione. "Il piombo significa i tormenti con
cui Dio ci visita e ci conduce a convertirci. Infatti, allo stesso modo in cui il piombo brucia ed elimina
tutte le impurità dei metalli (...)> così la tribolazione ci lava dalle molte colpe, di cui ci macchiamo in
questa vita. Per tale motivo sant'Ambrogio la chiama anche 'chiave dei cieli'".
La coagulatio è generalmente seguita da altri processi, i più frequenti dei quali sono la mortifìcatio
e la putrefatio. Ciò che è stato completamente concretizzato è ora soggetto a trasformazione, è
diventato tribolazione che cerca la trascendenza. In questi termini possiamo capire l'affermazione
dell'apostolo Paolo che collega il corpo e la carne con la morte: "Chi mi trarrà da questo corpo di
morte?" (Romani 7: 24) E "Poiché se vivete secondo la carne, voi morrete; ma se mediante lo Spirito
mortificate gli atti del corpo, voi vivrete" (Romani 8:13). E ancora "Poiché quelli che son secondo la
carne, hanno l'animo alle cose della carne; ma quelli che son secondo lo spirito, hanno l'animo alle
cose dello spirito. Poiché ciò a cui la carne ha l'animo è la morte, ma ciò a cui lo spirito ha l'animo,
è vita e pace; poiché ciò a cui la carne ha l'animo è inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso
alla legge di Dio, e neppure può esserlo; e quelli che sono nella carne, non possono piacere a Dio"
(Romani 8: 5-8).

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Il corpo e la carne sono identificati con la morte perché ogni cosa che è nata nell'esistenza spazio-
temporale deve sottomettersi alle limitazioni di quella esistenza, che include una fine, la morte.
Questo è il prezzo da pagare per essere reali. Una volta che un contenuto si è completamente
coagulato o incarnato diviene senza vita e senza alcuna ulteriore possibilità di crescita. Emerson
esprime questa idea: "Ciò che importa è la vita, non l'aver vissuto. L'energia cessa nel momento in
cui riposa; essa si concentra nel momento di transizione da un passato a un nuovo stato, nel
superare un abisso, nel mirare a uno scopo. C'è una cosa che il mondo particolarmente ha in odio,
il fatto cioè che l'anima diviene; poiché ciò degrada per sempre il passato, trasforma le ricchezze in
povertà, ogni reputazione in vergogna, confonde il santo col briccone, spinge dalla stessa parte sia
Gesù che Giuda".28 Dopo la piena coagulatio segue la putrefatio. "Perché chi semina per la propria
carne, mieterà dalla carne corruzione; ma chi semina per lo Spirito, mieterà dallo Spirito vita eterna"
(Galati 6: 8). Un testo alchemico coglie lo stesso tema:
"Il leone, ossia il sole inferiore, è guastato (vilescit) dalla carne. (...) Così il leone è corrotto nella sua
natura dalla carne, che segue i ritmi lunari e viene fatto scomparire. La luna è infatti l'ombra del
sole, viene consumata con i corpi corruttibili, e attraverso la sua corruzione il leone viene oscurato
(eclipsa-tur) con l'aiuto dell'umore di Mercurio; la sua eclissi però viene trasformata in elemento
giovevole e in una natura migliore e più perfetta della precedente".
Il leone o sole inferiore è l'aspetto teriomorfo della coscienza mascolina - l'Io incarnato in orgoglio
e concupiscenza. Il testo ci dice che deve essere corrotto "nella sua natura dalla carne, che segue i
ritmi lunari". La corruzione è intrinseca alla carne, ed entrambe sono promosse dalla luna. Questo
allude al fatto che non solo Saturno ma anche la luna governano la coagulatio (vedi Fig. 4.6).
Secondo un pensiero antico, la luna, in quanto "pianeta" più vicino alla terra, era il passaggio tra il
regno celeste e quello terreno. Tutte le entità spirituali in via di incarnazione erano incanalate verso
la luna dove venivano materializzate. Jacob Boehme dice: "La settima forma è chiamata Luna (...) la
proprietà di ognuna delle sei forme precedenti giace in lei, ed è come un essere corporeo di tutto il
resto; (...) poiché tutte le altre forme gettano il loro desiderio attraverso il Sole fino alla Luna; perché
nel Sole sono spirituali e nella Luna corporei (...) qualunque cosa sia il Sole, e fa la spiritualità della
vita stessa, lo stesso è la Luna , e fa la corporeità stessa". L'associazione alla Luna della coagulatio
indica il suo essere governata dal principio femminile, come indicato anche dalla natura femminile
della terra, della materia (mater) e dal fatto che possiamo incarnarci solo attraverso l'utero
femminile. Ogni forma specifica, ogni manifestazione o struttura che solidifichi le nostre energie
vitali in espressioni concrete e particolari è della stessa natura delle donne. Nazione, chiesa,
comunità, istituzione, famiglia, vocazione, svago, relazione personale - sono tutti esempi del nostro
impegno per mezzo del principio femminile. Anche astrazioni apparenti come scienza, saggezza,
verità, bellezza, libertà, e così via, quando presentate in modo realistico e concreto, sono esperite
come personificazioni del femminino (vedi Fig. 4.7).
Jung ha definito il principio femminile come il principio della relazione. Si può quindi dire che la
relazione coagula, e questo è un fatto molto importante per la psicoterapia che necessita di
un'ulteriore discussione.
Sappiamo dal lavoro clinico l'effetto profondo che le esperienze dell'infanzia e la relazione personale
con i genitori hanno sulla formazione della personalità del bambino. Sappiamo anche, da casi come
quelli dei "bambini lupo", che se ad un bambino manca un ambiente di relazioni umane non si può
sviluppare alcuna personalità umana. In questi casi non compare alcun Io. La stessa cosa accade in
quei rari casi in cui un bambino viene chiuso in una stanza per anni e rifiutato totalmente dai
genitori: questo bambino rimane semplicemente un animale. Similmente, in casi in cui una figura
parentale sia stata persa in età precoce e mai sostituita adeguatamente, rimane una specie di buco
nella psiche. Un'importante immagine archetipica non è stata sottoposta a personificazione o
coagulatio per mezzo di una relazione personale, per cui mantiene un potere primordiale e senza

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confini che minaccia di inondare l'Io se viene avvicinata. D'altro canto vi sono anche pazienti che,
pur avendo subito severe deprivazioni per mano dei genitori, sono riusciti a trovare relazioni
importanti con altre figure della loro infanzia: poteva essere una balia, una zia, una maestra o un
nonno capace di relazionarsi profondamente con il bambino e quindi di mediare e personificare
un'immagine archetipica. In questi casi l'inadeguatezza dei genitori, sebbene dannosa, non risulta
fatale allo sviluppo del bambino poiché è stata trovata un'altra risorsa di relazione umana. Tali
relazioni positive isolate possono anche essere durate poco tempo, ma il loro effetto sembra
rimanga incorporato permanentemente nella personalità che cresce.
L'esperienza clinica dimostra che l'individuo realizza e si relaziona solamente con quegli aspetti degli
archetipi parentali che ha incontrato nelle relazioni interpersonali. Quella parte di archetipo che la
personalità dei genitori può attivare, mediare ed incorporare sarà 1^ parte che il bambino potrà
incorporare più facilmente ed utilizzare per costituire la sua personalità. Quella parte dell'archetipo
con la quale i genitori non hanno alcuna relazione rimarrà ampiamente inutilizzata nel regno delle
forme eterne, mai incarnata nella storia del bambino.
Tutto l'inizio del processo di sviluppo della psiche individuale - l'Io che emerge dal suo stato originale
di fusione con la psiche oggettiva - può essere considerato un processo di coagulatio. L'esperienza
e la realizzazione cosciente delle immagini archetipiche innate procede solamente quando queste
vengono incontrate incarnate in forme personali e concrete. Neumann allude a questo fatto quando
parla della fase necessaria di personalizzazione secondaria. A questo proposito egli scrive:
"Questo vuol dire che all'interno dell'umanità si fa strada una tendenza a concepire i contenuti
primari e transpersonali come contenuti secondari e personali, cioè a ridurre quei contenuti al livello
personale. La personalizzazione è direttamente collegata alla formazione dell'Io, della coscienza e
dell'individualità (...) in cui (...) sorge la 'personalità', e dal magma degli eventi transpersonali e
collettivi emerge la sfera psichica personale (...). La personalizzazione secondaria (...) tende
costantemente a ridurre l'efficacia del transpersonale e ad accrescere l'importanza dell'Io e della
personalità".
Questo descrive la coagulatio, per mezzo della quale i contenuti archetipici cadono dal cielo e
vengono egoizzati: fatti Io.
Le relazioni personali dell'infanzia coagulano gli archetipi ma possono anche limitarli e distorcerli.
Se gli aspetti particolari che sono stati coagulati sono troppo unilateralmente negativi o nemici della
crescita, dovranno essere frantumati e ricoagulati in circostanze più favorevoli. Una donna che
aveva avuto un'esperienza di questo tipo fece il seguente sogno:
Vede quattro blocchi di cemento con dentro dei cerchi. Sono crepati e rotti. Una voce dice "Questi
sono i tuoi atteggiamenti erronei sulla femminilità che ora sono distrutti".
La coagulatio è promossa da un approccio attivo, responsivo e partecipe da parte dello
psicoterapeuta. Certi pazienti hanno bisogno di questo approccio e sono spaventati di qualunque
cosa possa incoraggiare la solutio. Il caso estremo di fallimento nella concretizzazione delle
immagini archetipiche si ha nella schizofrenia conclamata. L'Io è letteralmente inondato da
immagini sconfinate, primordiali, archetipi che. Questi individui hanno avuto opportunità
inadeguate per sperimentare gli archetipi mediati e personificati attraverso relazioni umane.
Il bisogno vitale di personificazione degli archetipi rende conto del modo in cui molti pazienti
rimangano ostinatamente attaccati alle loro esperienze originali dei genitori. Se, ad esempio, c'è
stata un'esperienza genitoriale ampiamente distruttiva e negativa, per il paziente può essere molto
difficile accettare e tollerare un'esperienza genitoriale positiva. Ho avuto distintamente
l'impressione che la persona persista, diciamo, in un orientamento negativo dell'archetipo paterno
semplicemente perché quello è l'aspetto dell'immagine che è stato coagulato nella sua vita e vi è
quindi un elemento di sicurezza, sebbene in negativo. Per una persona di questo tipo incontrare
l'aspetto positivo dell'archetipo può spaventare perché, dato che questo lato non è mai stato

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personalizzato, porta una ampiezza transpersonale che minaccia di dissolvere i limiti già stabiliti
dell'Io. Emily Dickinson descrive questo stato di cose:
"Io so guardare il Dolore -Interi Stagni di Dolore -Ci sono abituata -Ma il minimo impulso di Gioia
Disorienta i miei passi -E m'impunto - ubriaca -Non rida - il Ciottolo -Era un Liquore Nuovo Tutto
qui!"32
Non coagula solo la relazione esterna, ma anche quella interna. Un esempio di ciò si trova in un
testo alchemico: "Lo spirito igneo del fuoco naturale è cor-poreizzato nelle sostanze che sono
analoghe ad esso. La nostra pietra è un fuoco astrale che simpatizza al fuoco naturale e che, come
una vera salamandra, nasce, è nutrita e cresce nel fuoco elementare, che è geometricamente
proporzionale ad essa".
Il testo parla di due fuochi: il fuoco astrale ed il fuoco naturale. Sembra dire che il fuoco naturale sia
proporzionale al fuoco astrale e quindi il primo cor-poreizza o coagula il secondo. Il termine
"geometricamente proporzionale" si riferisce indubbiamente al passo del Timeo di Platone dove
viene descritta la creazione del corpo dell'universo:
"Ora ciò che viene ad esistere deve essere corporeo, e quindi visibile e tangibile, e niente può essere
visibile senza il fuoco, né palpabile senza qualcosa di solido, e niente è solido senza la terra. Perciò
il Dio, quando cominciò a mettere insieme il corpo dell'universo, si accinse a farlo di fuoco e di terra.
Ma due sole cose non possono essere unite soddisfacentemente senza una terza, poiché ci deve
essere qualcosa tra loro che le tenga insieme. E di tutti i leganti il migliore è quello che fa, di sé e
delle altre parti che connette, una unità nel senso più completo; e, per effettuarlo in modo perfetto,
è della natura
di una proporzione geometrica (analogia)".34
In essenza questo brano dice che il corpo dell'universo è creato (cioè coagulato) per mezzo di una
proporzione o di un'analogia. L'analogia è un processo di relazione, un fare connessioni per mezzo
del "come se". Questi testi ci dicono che l'analogia cor-poreizza o coagula lo spirito. Questo è il
motivo dell'importanza dell'alchimia per la psicologia del profondo. Quelle alchemiche sono una
quantità di analogie che corporeizzano o incarnano la psiche oggettiva ed il processo a cui questa è
sottoposta durante lo sviluppo. Lo stesso si può dire per la religione e per la mitologia. L'importanza
dell'analogia per la realizzazione della psiche difficilmente può essere sovrastimata poiché dà forma
e visibilità a ciò che era prima invisibile, intangibile e non ancora coagulato.
Concetti ed astrazioni non coagulano, fanno aria e non terra, sono agenti della sublimatio. Le
immagini dei sogni e l'immaginazione attiva, invece, coagulano: connettono il mondo esterno con il
mondo interno per mezzo di immagini analoghe o proporzionali, e quindi coagulano materia
d'anima [soulstuff]. Umori ed affetti ci agitano selvaggiamente fino a quando coagulano in qualcosa
di visibile e tangibile, solo a questo punto possiamo relazionarci con loro obiettivamente. Jung dice
nelle sue memorie: "Finché riuscivo a tradurre le emozioni in immagini, e cioè a trovare le immagini
che in esse si nascondevano, mi sentivo calmo e rassicurato".
Gli antichi pensavano che l'esistenza umana fosse controllata da certi fattori inesorabili chiamati di
volta in volta fato, destino, sorte. Un'immagine usata era quella del filare e tessere. Le tre Moire
filano l'esistenza delle persone per farle esistere: Cloto fila, La-chesi misura il filo e Atropo lo taglia.
Il destino di ogni persona era visto come una stoffa o un indumento, una corda, una catena o un
giogo che confinava impietosamente ad un limite predeterminato.36 Pindaro invoca questo fattore
di coagulatio come dea della nascita: "Dea della nascita, che esalti l'arte oltre a guardare
mestamente i destini! Ascolta tu figlia della potente Era, tu che crei la progenie. Senza il tuo aiuto
non vediamo la luce, né il buio si oscura, prima che arriviamo fino da tua sorella, Ebe dagli arti
ardenti. Non è per lo stesso scopo che noi tutti respiriamo, poiché molti sono i fati che incatenano i
mortali ai ceppi del destino".37

45
Quando Agamennone decide di obbedire alla profezia e sacrificare sua figlia Ifigenia, nonostante le
sue richieste imploranti di salvarla, in cambio di venti favorevoli per andare a Troia, Eschilo dice,
"Quindi prese sul suo collo/ il giogo duro ed irresistibile del fato". O, in un'altra traduzione "Quindi
si mise su/ i finimenti della necessità". La coagulatio è vissuta come una costrizione perché confina
gli individui alla loro realtà, alla porzione data loro dal destino. Forse questo rende conto della frase:
"era costretto a farlo". Il linguaggio comune afferma che il destino è legame (vedi Fig. 4.8).
L'esistenza incarnata viene descritta anche come una prigione o una tomba. Platone parla dell'anima
come "racchiusa nel tempio, nella tomba vivente che ci portiamo in giro, ora che siamo imprigionati
nel corpo, come un'ostrica nella sua conchiglia" (Fedro). In modo meno negativo, il corpo è spesso
descritto come la casa o il tempio dell'anima. Oliver Wendell Holmes usa questa immagine nella sua
poesia // nau-tilo alloggiato:
"Costruisci altre tre residenze maestose, o anima mia, mentre le stagioni si seguono veloci! Lascia il
tuo passato di poco conto!
Lascia che ogni nuovo tempio, più nobile del precedente Ti chiuda fuori dal paradiso con una
magione più grande, fino al tempo in cui tu sarai libero,
lasciando la tua conchiglia troppo grande nel mare irrequieto della vita".
I vestiti sono altre immagini della condizione incarnata. La carne del corpo è una veste acquisita
durante la discesa dell'anima attraverso le sfere planetarie. Sebbene Jung interpretasse i vestiti che
compaiono nei sogni come riferentisi alla Persona, questi possono anche essere presi, in modo
comunque proprio, come modi di coagulatio. L'idea della vita incarnata come stoffa o arazzo tessuto
si trova in un sogno portatomi da una donna all'inizio della sua prima gravidanza. Fece questo sogno
sei giorni dopo aver saltato la mestruazione e tre prima di avere la conferma di essere incinta.
Un arazzo viene portato giù dalla soffitta. È diviso in due parti separate che devono essere attaccate
- la tela ruvida posteriore e la parte anteriore disegnata dai fili. Viene portata giù prima la parte
posteriore. Poi deve essere portata giù la parte disegnata. Dovevamo studiare il disegno dell'arazzo
per cercare di capirlo e questo implicava contarne i fili. Il disegno era molto ricco e complesso.
Il sogno è un esempio considerevolmente interessante della reazione dell'inconscio al fatto
biologico del concepimento. Ha molte similitudini con i miti. Primo, l'evento è descritto come una
caduta, una discesa dalla soffitta. Secondo, c'è una distinzione tra il materiale terreno (la tela ruvida
inferiore) e l'immagine significativa (il disegno intessuto) che vi è sovrapposta. Questo corrisponde
alla distinzione tra anima e corpo che la alloggerà, o il materiale che porterà la stampa della sua
immagine. Inoltre, il contare i fili corrisponde alla funzione del misurare che è propria della seconda
Moira, Lachesi.
Sogni di coagulatio si hanno alle volte in prossimità della morte, come a significare l'incarnazione
che sta finendo. Una donna ottantaduenne fece questo sogno due settimane prima di morire
improvvisamente:
Ero in cucina e guardavo nel forno. C'era un bellissimo arrosto completamente cotto, forse un pò '
secco. Una voce disse "L'hai lasciato dentro troppo a lungo, non è vero?" ed io ammisi che era
proprio così.
Un altro esempio è stato raccontato da una donna dopo la morte di suo nonno. "Prima di morire
mio nonno è stato in una casa di riposo per otto o dieci anni, messo talmente male da non
riconoscere nessuno. Tutti continuavano a chiedersi 'Perché non muore?'. Tutti continuavano a dire
quanto meglio sarebbe stato se fosse morto quando era finita la sua vita attiva, poiché lui aveva
trovato un significato solo nel lavoro e nell'attività. La notte prima della sua morte una delle figlie
(mia zia) sognò
...di trovarsi davanti ad un tappeto orientale che sventolava, molto grande, bello, complesso e
colorato. Vide all'estremo superiore l'ultimo filo che veniva tessuto ed andava al suo posto. Capì che

46
questo tappeto era l'opera dell'anima del padre, che lui aveva tessuto silenziosamente negli ultimi
otto o dieci anni, ed ora era finito, era libero di andare.
Il giorno dopo mio nonno morì".
Fa particolarmente impressione come sogni concernenti l'abbigliamento arrivino al momento della
morte. Ad esempio, pochi giorni prima della sua morte una donna che sapeva di avere una malattia
terminale sognò che stava per andare a vedere una sfilata di moda}0 Pochi giorni prima della morte
del padre un uomo sognò che vedeva suo padre vestito molto elegantemente con vestiti nuovi.
Questi sogni sembrano fare riferimento ad un'ultima coagulatio, l'acquisizione di un corpo
immortale. Nel Libro di Enoch si legge:
"Ed i giusti e gli eletti si saranno sollevati dalla terra,
Ed avranno cessato di avere un'aria abbattuta.
E saranno stati vestiti con vesti di gloria.
E queste saranno le vesti della Vita dal Signore degli Spiriti:
E le tue vesti non invecchieranno,
Né la tua gloria se ne andrà davanti al Signore degli Spiriti.
(62:15-16)

Paolo usa la stessa immagine. "Noi sappiamo infatti che se questa tenda eh'è la nostra dimora
terrena sulla terra viene disfatta, noi abbiamo da Dio un edifìcio, una casa non fatta da mano
d'uomo, eterna, nei cieli. Poiché in questa tenda noi gemiamo, bramando di esser soprawestiti della
nostra abitazione ch'è celeste, se pur sarem trovati vestiti e non ignudi. Poiché noi che siamo in
questa tenda, gemiamo, aggravati, e perciò desideriamo non già d'esser spogliati, ma d'essere
soprawestiti, onde ciò che è mortale sia assorbito dalla vita" (2 Corinzi 5: 1-4).
L'idea di un corpo immortale, che esprime l'ultima coagulatio dello spirito, è un'immagine di confine
il cui significato può essere solo lontanamente percepito. Corrisponde al simbolo paradossale della
Pietra Filosofale e sembra riferirsi allo scopo
finale dell'individuazione.
Il più grandioso simbolo di coagulatio si ha nel mito cristiano dell'Incarnazione del Verbo divino. "E
la Parola è stata fatta carne ed ha abitato per un tempo fra noi" (Giovanni 1:14) (vedi Fig. 4.9).
Questo argomento richiederebbe una trattazione separata, ma in questa sede possiamo rilevare
che alcuni aspetti della vita di Cristo risultano essere particolarmente rilevanti. Cristo nacque da una
vergine, quindi fu incarnato per mezzo della terra pura. La Vergine Maria corrisponde alla nozione
alchemica di "terra bianca sfogliata". L'alchimia dice "Seminate il vostro oro nella terra bianca
sfogliata" (vedi Fig. 4.10).
La terra bianca corrisponde alla cenere sopravvissuta alla calcinatio. È una contraddizione perché la
terra è tipicamente nera. Come si è potuto notare, il principio di materialità che promuove la
coagulatio ha una brutta fama: è la terra nera. Nel simbolismo cristiano, e più esplicitamente in
alchimia, emerge l'immagine simbolica della terra bianca, un principio di materialità purificato.
Psicologicamente questa è la possibilità di un approccio alla materialità nuovo e purificato. Significa
la scoperta del valore transpersonale dell'Io. Quello che purifica è la coscienza. La terra nera della
bramosia dell'Io diventa la terra bianca sfogliata che incarna il Sé.
Le modeste circostanze della nascita di Cristo corrispondono agli aspetti ordinari e banali dell'essere
concretamente reali. Le stesse considerazioni valgono anche per gli eventi della Passione. La
condanna e l'esecuzione di Cristo insieme ai criminali lo presentano come disponibile a sopportare
consapevolmente il male. Il suo portare la croce rappresenta la realizzazione del peso dell'esistenza.
L'immagine più straordinaria è proprio quella della crocifissione -l'essere inchiodato alla materia
(vedi Fig. 4.11).

47
In termini alchemici la croce rappresenta i quattro elementi dai quali è stato fatto tutto ciò che è
manifesto. Fixatio è uno dei sinonimi per la coagulatio, e gli alchimisti avevano quadri del serpente
mercuriale fissato alla croce o trafitto su un albero (vedi Fig. 4.12 e Fig. 4.13).
I manichei universalizzarono questa immagine nella loro dottrina del Jesus patibilis, il Gesù
sofferente "che 'pende da ogni albero', 'viene servito confinato in ogni piatto'; che 'ogni giorno
nasce, soffre e muore' ed 'è disperso in tutta la creazione'".42 Lo spirito non coagulato è libero, può
ospitare ogni immagine senza conseguenze, ma essere un Io concretamente realizzato significa
essere inchiodati alla croce del mondo reale.
Riguardo al mito cristiano dell'incarnazione, è di particolare interesse lo scopo di tutta la vicenda: la
redenzione o il salvataggio della razza umana peccatrice. C'è un racconto parallelo di incarnazione
gnostica che ha anche uno scopo simile. Negli apocrifi Atti di Tommaso 43 si trova il cosiddetto "Inno
della Perla" o "Inno dell'Anima". Descrive come il figlio reale debba lasciare il palazzo celeste dei
genitori, spogliarsi del suo vestito di gloria e discendere nella terra d'Egitto per poter recuperare "la
singola perla che giace in mezzo al mare ed è circondata dal serpente soffiante".
Dopo aver ricevuto dal cielo utili solleciti, il figlio reale riesce a portare a compimento la sua missione
di recupero: torna alla casa celeste ed indossa le sue vesti celesti. Sia nel mito cristiano che in quello
gnostico l'incarnazione o la discesa nella carne ha come scopo la salvazione: nel primo caso il valore
compromesso è l'umanità persa nel peccato, nel secondo è la perla posseduta dal serpente. Questi
miti suggeriscono l'idea che l'egoità abbia una funzione redentiva per un valore perduto. In alchimia
è reso più esplicito il fatto che il valore da salvare è un aspetto della divinità.
Una curiosa variante di questa immagine, del potere salvifico della carne, è divenuta parte della
dottrina associata con il diamante. Si narra che in India o a Ceylon vi sia una profonda gola piena di
diamanti, infestata da serpenti velenosi. Per riuscire a prendere i diamanti vengono lanciati nella
valle dei pezzi di carne ai quali si attaccano i diamanti. Vengono allora mandati degli avvoltoi che
prendono la carne e la riportano in cima alla gola permettendo di recuperare i diamanti.44 Questa
leggenda è una variazione pittoresca del tema dell'"incarnazione allo scopo di redimere". La
caratteristica essenziale della storia è che i diamanti si attaccano alla carne. Si ha qui, a mio parere,
un primo barlume di ciò che significa "egoità": il diamante, nella sua durezza, è il rappresentante
supremo del principio della carne nel suo stato incorruttibile ed è uno dei simboli del Sé.
Un'immagine parallela a questa si trova nel sogno di una donna incinta di otto settimane:
Sono al livello più basso della metropolitana. Una giovane donna di colore mi dà un diamante. Lo
metto infondo alla tasca perché non voglio che gli altri lo vedano temendo che me lo vogliano
rubare. Quando raggiungo il livello più alto mi sento più al sicuro.
L'associazione con il diamante era la sua gravidanza.
Così come i termini "corpo" e "carne" si riferiscono alla coagulatio, lo stesso è per ciò che nutre il
corpo - le immagini di cibo e dei pasti. Il mangiare il frutto proibito portò Adamo ed Eva nel doloroso
mondo della realtà spazio-temporale. L'Antico Testamento parla di "pane di pianto" (Salmi 80: 5),
"pane dell'empietà" (Proverbi 4: 17), "pane frodato" (Proverbi 20: 17), "pane di pigrizia" (Proverbi
31: 27) e "pane d'angoscia" (Isaia 30: 20). Queste frasi si riferiscono alla realizzazione delle condizioni
citate: divengono esperienze vissute e non idee astratte.
Mangiare qualcosa significa incorporarlo - letteralmente, trasformarlo in corpo. Quindi i sogni nei
quali al sognatore viene offerto qualcosa da mangiare indicano che un contenuto inconscio è pronto
per la coagulatio, è pronto per essere assimilato dall'Io. Una donna dall'Io fragile fu invasa
dall'inconscio al punto da aver bisogno di una psicoterapia quotidiana. Dopo un mese di intensi
incontri con l'inconscio fece questo sogno (riassunto) :
Una donna stava cucinando una sostanza misteriosa in un contenitore rettangolare. Lo apriva un
pochino e diceva "èpronto". Era un materiale strano. La parte superiore era una sostanza verde
gelatinosa apparentemente fatta di frutta. Sotto a questo strato si trovava un liquido scuro. Io

48
mangiavo un pò ' della parte verde gelatinosa. Non aveva gusto. Un uomo vestito di nero entrava
nella stanza. Andava direttamente al contenitore, riempiva otto vasetti di gelatina e se li portava
via. Era come uno strano messaggero. In lui c'era qualcosa di inquietante.
Questo sogno rappresenta un processo critico dello sviluppo dell'Io. Ha delle somiglianze con il pasto
nel giardino dell'Eden, specialmente i riferimenti alla frutta ed all'uomo vestito di nero, associato al
demonio (vedi Fig. 4.14).
Il riempire otto vasetti (un doppio quaternio) indica che questo è un sogno di individuazione
concernente il nucleo e la totalità della psiche.
Un giovane uomo alla fine della sua analisi, pronto a prendersi sostanziali responsabilità nella vita,
fece questo sogno:
Vado fuori a cena in un posto davvero speciale. Non è veramente un ristorante ma lo scantinato di
un monastero. Il cibo viene servito dai monaci. Per dolce servono "biscotti di sterco di mucca ",
presumibilmente una prelibatezza come il filetto migliore. I monaci mi avvertono, però, di stare
attento perché alcuni potrebbero non essersi ancora cristallizzati dalla loro forma precedente. Videa
di mangiarne mi turba molto.
Ogniqualvolta in un sogno viene offerto del cibo a qualcuno, la regola generale è che dovrebbe
essere mangiato, indipendentemente dal fatto che sembri sgradevole o meno. Alle volte, come in
questo sogno, avrà qualità strane o miracolose, indicando, quindi, la sua provenienza dal livello
archetipico della psiche. Esempi biblici sono la manna caduta dal cielo agli israeliti che vagano nel
deserto (Esodo 16: 12) e la moltiplicazione dei pani e dei pesci con cui vengono nutriti più di
quattromila uomini (Matteo 15: 32). In alcuni casi il cibo da mangiare simbolizza chiaramente la
necessità di assimilare una relazione con il Sé. Isaia parla della parola di Dio come pane da mangiare
e nel suo libro Yahweh dice: "E come la pioggia e la neve scendon dal cielo e non vi ritornano
senz'aver annaffiata la terra, senz'averla fecondata e fatta germogliare sì da dar seme al seminatore
e pane da mangiare, così è della mia parola, uscita dalla mia bocca" (Isaia 55: 10-11). Cristo dice "Il
mio cibo è di fare la volontà di Colui che mi ha mandato, e di compiere l'opera sua" (Giovanni 4:34).
Tutti i sogni di cibo hanno almeno alla lontana un riferimento al simbolismo eucaristico, sebbene
alle volte possa sembrare più come una messa nera (vedi Fig. 4.15).
Quando il cibo offerto riporta chiaramente al Sé diviene il cibo dell'immortalità di cui parla Cristo.
"Io sono il pan della vita. I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono. Questo è il
pane che discende dal cielo, affinché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivente, che è disceso
dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che io darò è la mia carne, che darò
per la vita del mondo" (Giovanni 6: 48-51).
Il sacramento cristiano della Comunione è un rito di coagulatio. E interessante notare come svariati
degli altri sacramenti siano anch'essi connessi con il simbolismo delle operazioni alchemiche. Il
sacramento del Battesimo riguarda la solutio, il sacramento dell'estrema unzione la mortificatio ed
il sacramento del matrimonio la coniunctio. In ogni modo, il rito dell'Eucarestia è quello centrale
della cristianità e, come Jung osservò, può essere considerato il "rito del processo di
individuazione".45 Dalla prospettiva del simbolismo della coagulatio, il prendere parte al pasto
eucaristico significa l'incorporazione dell'Io di una relazione con il Sé.
La poesia di Henry Vaughn "L'incarnazione della passione" fa uso di svariate immagini di coagulatio
ed illustra nuovamente il tema del desiderio (amore) come motivo dell'incarnazione.

"Signore! Quando ti sei spogliato Mettendo da parte le tue vesti di gloria Ti sei umiliato per renderci
più grandi E sei divenuto la storia dolorosa.
Vestirsi di nubi invece che di luce E vestire la stella del mattino con la polvere Fu una trasformazione
di tale grandezza Che mai fu espressa, se non in te.
O prodi vermi, e terra! Che potere avere

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Un dio dentro la vostra cella
Il vostro fattore rinchiuso in una tomba
La vita chiusa nella morte, il paradiso dentro un guscio.
Ah, mio caro Signore! Cosa hai potuto vedere
In questa polvere impura e ribelle
Che ti ha convinto a morire
Per quelli che ti uccidono ogni giorno?
O che strani prodigi hai potuto muovere
Per umiliare il tuo prezioso sangue e il tuo respiro!
Certamente era Amore, mio Signore; poiché solo l'Amore
V
E di gran lunga più forte della morte".46
Come ultima illustrazione del simbolismo della coagulata presenterò il sogno più straordinario in
materia che abbia mai incontrato. Il sognatore, un uomo sulla trentina, era caratterizzato da una
notevole discrepanza tra il suo alto potenziale di sviluppo psicologico e le limitazioni imposte da una
severa deprivazione psichica del suo ambiente infantile. Il risultato fu che una considerevole
porzione di sviluppo dell'Io, che avviene generalmente nell'infanzia, fu ritardata ed avvenne nell'età
adulta durante il corso di una lunga psicoterapia. Il seguente sogno, che venne fatto dopo un paio
di anni dei dieci circa di terapia, presenta l'essenza di quel processo. Può essere visto, in un certo
senso, come un micromito dello sviluppo dell'Io. Il sogno è così:
Sono seduto davanti ad un antico intaglio di una crocifissione. E fatta di metallo ma è parzialmente
coperta da una sostanza simile alla cera, cosa che mi fa scoprire che ci sono candele sopra, una per
parte, e mi rendo conto che devo accenderle e poi colare la cera nell'intaglio e che questo ha
qualcosa a che fare con il pasto rituale che sto per mangiare. Accendo le candele e la cera scorre
nella forma cava della crocifissione. Quando è piena la tolgo dal muro sopra a

me e mi trovo davanti al mio pasto. Ho preso la testa dell'immagine che si è formata riempiendo
l'intaglio e la sto mangiando. E una sostanza simile al piombo - molto pesante — e comincio a
chiedermi se riuscirò a digerirla. Mi domando se gli uomini digeriscono il piombo. Mi rendo conto
che ne mangiamo un po' ogni giorno, e che mangiamo anche argento. Penso quindi che ho fatto
bene a mangiarne ma ho paura di mangiarne troppo. Il sogno finisce che sto ancora pasteggiando.
Questo sogno contiene più temi di coagulatio: la solidificazione di un liquido, il piombo, il mangiare
e la crocifissione. L'antico intaglio della crocifissione simbolizza l'archetipo innato del Sé, una forma
vuota che aspetta di essere realizzata attraverso l'influsso della materia vivente. Il sogno illustra
precisamente l'affermazione di Jung che gli archetipi "non sono determinati dal punto di vista del
contenuto, bensì soltanto in ciò che concerne la forma, e anche questo in misura assai limitata. Che
un'immagine primordiale sia contenutisticamente determinata lo si può dimostrare solo quand'è
divenuta cosciente e si è perciò arricchita del materiale dell'esperienza cosciente. (...) L'archetipo è
in sé un elemento vuoto, formale, nient'altro che una facultas praeformandi, una possibilità data a
priori della forma di rappresentazione".
Le due candele accese forniscono la cera fusa che riempie la forma cava: rappresentano il processo
di vita psichica. Questo viene suggerito da frasi come "bruciare entrambi gli estremi della candela"
o "Spegniti, spegniti breve candela!". La candela accesa genera, oltre alla luce, anche materia fusa,
come se il processo vitale della psiche generasse sostanza - una coagulatio dello spirito. Ma perché
ci sono due cande-
le? Adler riporta questo sogno di un paziente:

50
Porto due candele accese delle quali ne spengo una e tengo l'altra accesa, dicendo "Questa è la vita
e la morte".
Adler associa queste due candele ai due portatori di torce che affiancano Mitra nelle sue
rappresentazioni convenzionali; uno ha la torcia dritta mentre il secondo la tiene capovolta. Forse
le due candele indicano l'interazione degli opposti ed il fluire dei due rivoli di materia fusa in un
unico stampo significa la coniunctio di tali opposti.
Il mangiare la figura di cera corrisponde ai noti pasti rituali nei quali il partecipante mangia una
rappresentazione della divinità - ad esempio l'Eucarestia cristiana. Nella chiesa dei primi tempi la
cera veniva usata come simbolo della carne dell'Agnus Dei. "Era costume a Roma ed in tutto
l'occidente fare piccoli agnelli con la cera consacrata della candela pasquale e tenerli per l'ottava di
Pasqua, quando venivano distribuiti ai comunicandi dopo la cena del Signore". Amalarius di Treviri
dà la seguente spiegazione del rito: "La cera simbolizza, come Gregorio (il Grande) dice nei suoi
sermoni, l'umanità del Cristo; il favo consiste in miele e cera; il miele nella cera è la divinità
nell'umanità. L'agnello, che i romani fanno (di cera) simbolizza l'Agnello immacolato, che fu fatto
per la nostra salvezza".
Caratteristico è il timore riguardo la digeribilità delle sostanze. Quanta realtà può sopportare l'Io?
Questa è una domanda urgente per tutti noi. Il sogno sembra consigliare di prendere regolarmente
piccole dosi di questa amara medicina.
Riassumendo, questo sogno rappresenta lo sviluppo dell'Io come un processo in cui la totalità
latente

e preesistente, il Sé, viene prima incarnata e poi assimilata attraverso il costante sforzo di vivere
dell'individuo. Dimostra, inoltre, l'affermazione di Jung che "come l'inconscio, il Sé è l'esistente a
priori dal quale promana l'Io. Esso preforma, per così dire, l'Io".
Concludendo, l'operazione alchemica della coagu-latio insieme alle immagini che circondano
quest'idea, costituiscono un elaborato sistema di simboli che esprimono il processo archetipico della
formazione dell'Io. Quando la relazione tra Io e Sé si è realizzata - cioè quando l'Io si avvicina alla
coagulatio della psiche nella sua totalità - allora il simbolismo dello sviluppo dell'Io diviene identico
a quello dell'individuazione. Jung spiega meglio:
"Dio vuole nascere nella fiamma della consapevolezza umana, balzando sempre più in alto. E se
questo non avesse alcuna radice nella terra? Se non è una casa di pietra quella in cui può abitare il
fuoco di Dio, ma una miserabile capanna di paglia che prende fuoco e sparisce? Potrebbe allora
nascere Dio? Bisognerebbe essere capaci di subire Dio. È il compito supremo per chi ha idee. Deve
essere l'avvocato della terra. Dio si prenderà cura di sé stesso. Il mio principio interiore è: Deus et
homo. Dio ha bisogno degli uomini per diventare conscio, così come ha bisogno di limiti spaziali e
temporali. Cerchiamo allora di essere per lui limitazioni spaziali e temporali ed un tabernacolo
terreno".

Sublimatio
Come la calcinatio si riferisce al fuoco, la solutio all'acqua e la coagulatio alla terra, così la sublimatio
è l'operazione che riguarda l'aria: trasforma ciò che è materiale in aria volatilizzandolo ed
elevandolo. L'immagine deriva dal processo chimico della sublimazione nel quale un solido, quando
riscaldato, passa direttamente allo stato gassoso ed ascende verso la parte alta del recipiente che,
essendo più fredda, lo fa risolidificare. La distillazione è un processo simile, nel quale un liquido si
vaporizza se riscaldato e si condensa nuovamente quando raffreddato.
Il termine "sublimazione" deriva dal latino subli-mis, che significa "alto". Questo sta ad indicare che
la caratteristica cruciale della sublimatio è il processo di elevazione nel quale una sostanza bassa è

51
convertita in una forma più alta attraverso un movimento ascendente: la terra è trasformata in aria;
un dato materiale è volatilizzato; ciò che è inferiore è cambiato in qualcosa di superiore (inferus, in
basso; superus, in alto) . Tutte le immagini che si riferiscono ad un movimento verso l'alto - scale a
pioli, scalinate, ascensori,

arrampicarsi, montagne, volare e così via - appartengono al simbolismo della sublimatio, così come
tutte le connotazioni psicologiche e di valore associate con l'essere in alto piuttosto che in basso.
Un testo alchemico dice: "Lo spirito, quindi, aiutato dall'acqua e dall'anima, viene estratto delle
sostanze stesse facendole diventare spirituali; allo stesso tempo, lo spirito, con l'anima delle
sostanze, ascende alla parte superiore, che è la perfezione della pietra e viene chiamata
sublimazione".1
Secondo questo testo, la sostanza viene "resa perfetta" spiritualizzandola. Psicologicamente questo
corrisponde ad un modo di gestire un problema concreto: ci si pone "al di sopra" di esso quando lo
si vede obiettivamente. Possiamo astrarlo fino ad ottenere un significato generale e quindi vederlo
come un esempio particolare di una questione più grande. Il solo trovare parole o concetti adeguati
per uno stato psichico può essere sufficiente per una persona per uscirne ed arrivare a guardare al
suo problema da una prospettiva più ampia. Ad esempio, l'etichettare la permalosità come
"possessione di Anima" può allentare la pressione di tale stato d'animo. L'identificare la reazione di
un uomo verso la moglie come un esempio di un problema con sua madre o la reazione al capo
come parte di un complesso paterno concet-tualizza l'esperienza e lo aiuta ad elaborarla. Un
esempio lampante del potere di questo genere di parole ci viene da un prete preda dell'ansia ogni
volta che celebrava l'Eucarestia: i sintomi si alleviarono notevolmente quando apprese che la sua
condizione era molto comune ed andava sotto il nome di "ansia da prestazione".
La sublimatio è l'ascesa che ci solleva al di sopra delle limitanti complicazioni dell'esistenza terrena
immediata, nonché dei suoi particolari personalistici e concreti. Più in alto si va e più ampia e globale
diviene la prospettiva, ma anche ci si allontana dalla vita reale divenendo meno capaci di avere un
effetto su ciò che si percepisce: si diviene spettatori magnifici ma impotenti (vedi Fig. 5.1).
Il paradiso è la dimora delle forme platoniche eterne, delle immagini archetipiche universali, quindi,
ogni volta che un sogno o una situazione di vita viene interpretato dal punto di vista archetipico, si
sta promuovendo la sublimatio. Il successo di tali interpretazioni può essere espresso nei sogni per
mezzo della fuga o della liberazione di uccellini in gabbia o per mezzo di un qualche altro fortunato
movimento a salire.
E opportuno precisare immediatamente che il simbolismo della sublimatio alchemica non ha niente
a che fare con la teoria freudiana della sublimazione. Questo termine è definito dallo Psychiatric
Dictionary di Hinsie e Campbell come segue:
"Il processo del modificare un impulso istintuale in modo da conformarlo alle richieste della società.
La sublimazione è un'attività sostitutiva che dà una forma di gratificazione all'impulso infantile che
è stato ripudiato nella sua forma originale. (...) A differenza delle difese comuni, nella sublimazione
l'Io non si sta comportando in opposizione all'Es, al contrario lo sta aiutando ad ottenere
un'espressione esterna. La sublimazione, in altre parole, non implica una rimozione".2
Jung fa la distinzione tra la sublimazione freudiana e la sublimatio alchemica nel seguente brano di
una sua lettera:
"La sublimatio è parte dell'arte regale di fare l'oro puro. Di questo Freud non sa nulla, anzi, peggio
perché ostruisce tutti i sentieri che potrebbero portarlo alla vera sublimatio. Questo è più o meno
l'opposto di quella che Freud chiama sublimazione: non è un incanalare volontario e forzato
dell'istinto in un campo di applicazione spurio, bensì una trasformazione alchemica nella quale sono
indispensabili il fuoco e la prima materia. La sublimatio è un mistero grande. Freud si è appropriato
di questo concetto usurpandolo per la sfera della volontà e della morale razionalistica e borghese".3

52
Per l'alchimista il processo della sublimazione era esperito in immagini simboliche. Ad esempio, egli
poteva vedere un uccello volare fuori dalla materia contenuta nel fondo di una ampolla e librarsi
nella parte superiore. L'ampolla alchemica era equiparata al macrocosmo, con la parte inferiore
rappresentante la terra e la parte superiore i cieli. Ciò che è sublimato fugge la terra ed è trasportato
nei cieli. Un testo dice: "Alla fine della sublimazione germina infatti, per mediazione dello spirito,
una splendente anima candida, e assieme allo spirito stesso l'anima s'invola nel cielo. E questa è
chiaramente e manifestamente la pietra".4 (vedi Fig. 5.2)
Questa "anima candida" è spesso rappresentata come un uccello bianco che fuoriesce dalla materia
quando riscaldata. Una raffigurazione rappresenta un uomo cucinato in un bagno caldo con un
uccello bianco che emerge dalla sua testa (vedi Fig. 5.3).
Un equivalente di questa immagine si trova nel sogno di una giovane donna impegnata in una
intensa e dolorosa attivazione dell'inconscio:
Sono in ospedale, incinta ma non ancora pronta al parto. Vado a dormire e quando mi sveglio è
molto buio. Sento qualcosa che mi preme forte sulle costole e sembra che questa pressione invisibile
esterna mi stia forzando a partorire. Una voce dice: "Ti piacerebbe avere un maschio?". Mentre mi
svegliavo le immagini continuavano. Vedevo una ragazza come quella de "L'urlo" di Munck, con la
bocca come un 'apertura circolare. Lei è in un cerchio bianco circondato da cerchi o righe nere e
dalla sua bocca esce uno stormo di colombe, o piccioni bianchi (vedi Fig. 5.4).
Questo sogno informa la paziente del fatto che l'ansia che sta vivendo è parte di un processo di
trasformazione più ampio nel quale l'Io viene riscaldato dall'orrore per stimolare una nuova nascita.
Il "sublimato" è rappresentato dallo stormo di colombe. I sogni di uccelli si riferiscono generalmente
alla sublimatio, e la fobia degli uccelli può indicare la paura di una sublimatio necessaria. Gli uccelli
sono connessi anche alla paura della morte, essendo questa l'ultima sublimatio durante la quale
l'anima viene separata dal corpo.
Un aspetto della sublimatio si sovrappone al simbolismo della separatio- nella fattispecie, il suo uso
di una procedura di estrazione. Ad esempio, il mercurio può essere estratto da certi composti
riscaldandoli: si vaporizza, sublima e riappare nell'area più fresca dell'ampolla. Uno dei primi testi
allude a questo processo: "Va alle correnti del Nilo, lì troverai una pietra che ha uno spirito
(pneuma). Prendila, dividila, e penetra con la tua mano al suo interno ed estraine fuori il cuore: la
sua anima (psyché) infatti è nel suo cuore. [Un interpolatore aggiunge:] Troverai lì, dice, questa
pietra che ha uno spirito, ciò che si riferisce all'espulsione dell'argento vivo (exhydrargyrosis)".
Questa "espulsione del mercurio" avviene per mezzo della sublimatio, che libera lo spirito nascosto
nella materia. In senso più ampio ed in una prospettiva psicologica, questo si riferisce alla
redenzione del Sé dal suo stato originale inconscio. L'espulsione del mercurio può essere
sperimentata ad un livello inferiore anche come l'estrazione di significato da umori pesanti, da
eventi concreti o dalla fattualità della natura (vedi Fig. 5.5).
Berthelot fa notare come la parola greca, tradotta dagli alchimisti latini in (isublimatio9\ fosse
rhinisma, che originiariamente significava "limatura". Questo esprimeva l'idea dell'estremo
assottigliamento della materia. La stessa idea veniva associata, più tardi, al termine "alcolizzazione",
che significa riduzione allo stato di una polvere impalpabile. Un testo dice: "Se non rendi gli elementi
sottilissimi, fino ad essere impalpabili al tatto, non raggiungerai il tuo fine. Se non sono stati
macinati, ripeti l'operazione ed assicurati

Fig. 5.5: Estrazione del mercurio e coronazione della Vergine. Nella parte inferiore: il mercurio
(rappresentato come un mostro) che viene estratto dalla prima materia. Nella parte superiore:
assunzione e coronazione della Vergine, trasformazione delle Trinità in Quaternità (Speculum
trinitatis da Reusner, Pandora, 1588. Riprodottto in Jung, Psicologia e alchimia) che siano macinati
e sottilizzati".

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Si deduce, quindi, che sublimatio può significare "macinazione" o "martellamento" per produrre un
assottigliamento del materiale. La polvere estremamente sottile si avvicina in consistenza al gas. È
da notare, inoltre, come il simbolismo della macinazione contenga in sé anche le categorie morali
di buono e cattivo. La polvere costituita da particelle molto sottili viene definita "fine" (termine
dall'accezione positiva), mentre quella con particelle più grosse è detta "grezza" (termine
dall'accezione negativa). L'essere buoni è l'essere ben polverizzati. L'incontro con il numinosum può
avere un effetto polverizzante, come indicato dal detto: "Sebbene i mulini di Dio macinino
lentamente, macinano estremamente fine". La "fogliatura" ha le stesse implicazioni: una ricetta
citata precedentemente dice: "Semina il tuo oro nella terra bianca sfogliata" - cioè nella terra
sublimata. La fogliatura avviene per martellamento. Questi versi di Rilke possono essere considerati
come annunciatori di una sublimatio imminente:
Già è fatto pietra chi nell'inerzia si chiude. Quello in grembo al grigiore smorto s'illude sicuro?
Attento! Un durissimo colpo da lungi il duro minaccia. Ohimè, che s'alza non visto il martello.
Nell'Antonio e Cleopatra di Shakespeare, come Enobarbo si suicida a causa del rimorso per la sua
defezione da Antonio, gli viene estorta questa immagine di sublimatio per polverizzazione. Egli sta
parlando alla luna:
O regina della fedele malinconia, stilla su di me l'umido veleno della notte, così che la vita, ribelle
alla mia volontà, non rimanga più attaccata a me. Scaglia il mio cuore contro la pietra della mia dura
colpa: inaridito dal dolore cadrà in polvere, e così finirà ogni pensiero d'angoscia. (Atto 4, scena 9)
Un testo di Paracelso dice: "Come negli oggetti acquosi e flemmatici l'acqua ascende durante la
distillazione ed è separata dalla sua sostanza, allo stesso modo, nel processo di sublimazione, la
parte spirituale di sostanze secche, come i minerali, viene elevata dalla parte corporea sottilizzata,
ed il puro è separato dall'impuro".
Qui la sublimatio viene descritta come una purificazione. Quando materia e spirito sono mescolati
in uno stato di contaminazione inconscia devono essere purificati per separazione. In questo stato
impuro lo spirito deve prima cercare la sua purezza per cui vedrà tutto ciò che concerne la carne e
la materia -ciò che è concreto, personale, carico di desiderio -come il nemico da battere. Tutta la
storia dell'evoluzione culturale può essere vista come un grande processo di sublimatio nel quale gli
esseri umani imparano come vedersi e vedere il mondo in modo obiettivo. La filosofia stoica fu un
grande tentativo di insegnare agli uomini come raggiungere lo scopo stoico àeWapathia superando
le passioni che legano alla terra. Allo stesso, modo l'idealismo di Platone, e tutti i sistemi idealistici
successivi, si sforzavano di presentare la vita in termini di forme eterne ed idee universali allo scopo
di scavalcare l'irritante legame umano con le contingenze della materia. La ragione, che dà alla gente
una prospettiva esterna a ciò che piace o non piace al singolo, diviene un agente indispensabile di
sublimatio insegnando loro come essere riflessivi spettatori di se stessi. Schopenhauer lo spiega in
modo molto elegante:
[È] certamente meraviglioso vedere come l'uomo, oltre alla sua vita reale, viva sempre una seconda
vita astratta. Nella prima è in balia degli eventi della realtà ed all'influenza del presente: deve
combattere, soffrire e morire come gli animali. Ma la sua vita astratta, dato che si trova prima della
sua coscienza razionale, è il riflesso calmo della sua vita nel mondo concreto nel quale vive (...) Qui,
nella sfera della calma riflessione, ciò che prima lo possedeva completamente e lo toccava
intensamente gli appare adesso freddo, scolorito e, al momento, strano e straniero; egli è solo uno
spettatore, un osservatore. Il suo ritirarsi nella riflessione è come quello dell'attore che, avendo
recitato la sua parte in una scena, si siede tra il pubblico fino a quando non deve tornare in scena.
Da là può guardare tranquillamente a tutto ciò che accade, anche se è la preparazione per la sua
morte (teatrale), ma quando torna in scena recita e soffre come previsto.
La capacità di sollevarsi e vedersi obiettivamente è la possibilità di dissociarsi. L'uso di questa parola
indica immediatamente il pericolo della sublimatio. Ognuna delle operazioni alchemiche, se portata

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all'estremo, ha la sua sintomatologia patologica, ma gli individui moderni fanno probabilmente un
uso sbagliato della sublimatio molto più che delle altre. La possibilità della psiche di dissociarsi può
essere sia fonte della coscienza dell'Io che causa di malattia mentale. Come singolo esempio, ricordo
un giovane uomo che vidi quando lavoravo al Rokland State Hospital. Era un brillante studente di
matematica, ma non aveva amici o relazioni sociali e non aveva imparato nemmeno che esistono
differenze anatomiche tra i maschi e le femmine fino a quando non andò al college. Era disoccupato
e viveva con sua madre fino a quando fu ospedalizzato a causa di uno scoppio di violenza nei
confronti della madre stessa, colpevole di non aver fatto aggiustare la televisione. Quando gli chiesi
dei suoi sogni mi raccontò quanto segue:
Una volta ho sognato che ero salito su una scala a pioli fino ad una piattaforma posta in alto. Poi
qualcuno aveva levato la scala lasciandomi là in alto senza possibilità di tornare giù.
Un'altra volta salivo una scala a pioli fino a miglia di altezza dalla superficie terrestre perché c'era
qualcosa che mi costringeva ad andare avanti. Non osavo guardare giù per paura di avere le vertigini
e mollare il piolo.
Un 'altra volta ero sdraiato a gambe e braccia aperte sul pavimento di vetro di un ascensore senza
pareti. Non c'era il pozzo dell'ascensore ma un pistone idraulico spingeva il pavimento sempre più
in alto. Spiavo timoroso dal bordo del pavimento e vedevo la terra che si allontanava sempre di più.
Questo giovane era tragicamente finito nel dinamismo archetipico della sublimatio che funzionava
come un processo autonomo di dissociazione costringendolo ad allontanarsi sempre di più dalla
realtà personale e terrena fino ad arrivare all'inevitabile enantiodromia che lo gettava brutalmente
al suolo.
Un sogno con immagini simili, ma risultati decisamente differenti, è riportato da Emerson. Nel 1840,
all'età di 37 anni, mentre si preparava per la pubblicazione dei suoi Saggi: prima serie, fece questo
sogno:
Fluttuavo a mio piacimento nel grande Etere e vidi questo mondo fluttuare anch'esso non molto
lontano sebbene ridotto alla misura di una mela. Poi un angelo lo prese in mano e me lo portò
dicendo "Devi mangiare questo". Ed io mangiai il mondo.
Il sogno di fluttuare nel "grande Etere" sembra simbolicamente appropriato per l'autore del
trascendentalismo emersoniano. Questo sogno è grande piuttosto che grandioso. A differenza dei
sogni precedenti, questo contiene un suo fattore correttivo: la sublimatio estrema è compensata
dall'immagine di coagulata del mangiare la mela del mondo.
Un'evocazione poetica molto bella dell'umore della sublimatio si trova in questi versi de //
pensieroso

di Milton:
Lascia che la mia luce nell'ora della mezzanotte
sia vista in qualche remota alta torre
dove io spesso posso contemplare fino al mattino l'Orso,
con Ermete Trismegisto, o richiamare quaggiù
10 spirito di Platone che riveli
quali mondi o quali vaste regioni contengono la mente immortale che ha abbandonato il suo scopo
in questo asilo corporeo.
L'immagine della torre è un simbolo tipico della sublimatio. L'esagramma 20 del libro / Ching
intitolato "La Contemplazione (la Visione)" rappresenta una torre e descrive lo stesso tipo di
contemplazione del regno archetipico di Milton. VI Ching parla della "contemplazione del senso
divino del divenire cosmico" e di coloro che "scorgono le misteriose leggi divine della vita e le
rendono operanti nella loro personalità grazie all'intensità del raccoglimento inte-nore .u

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L'immagine della torre comparve in un mio sogno dopo essere stato ad un affascinante seminario
sulla mitologia. Sognai:
Vedo una torre incredibilmente alta. E la torre di trasmissione di una radio. C'è uno che vi si
arrampica sopra per mezzo di una scala costruita sulVesterno. Il suo lavoro è far funzionare la torre.
Ogni giorno, al mattino, sale fino in cima e scende nuovamente. Gli chiedo se non sia difficile. Mi
risponde: "Per niente". Mi rendo conto che io sarei estremamente riluttante a salire a quell'altezza.
11 sogno rappresenta la mia reazione al seminario
poiché ero impressionato da quanto fosse stato bril
lante e di ampie prospettive. Il salire in alto dà una
prospettiva che non si può avere dal suolo. È per que-
sto che nelle immagini sia mitologiche che religiose l'ascensione accompagna spesso la rivelazione
del regno divino. Dio incontra l'umanità su una montagna, come fa con Mosè sul Sinai. La persona
alla quale viene concessa una rivelazione da Dio è spesso "sollevata" e trasportata in cielo. Ad
esempio, una visione di Ezechiele comincia così: "Io guardai, ed ecco una figura d'uomo, che aveva
l'aspetto del fuoco; dai fianchi in giù pareva di fuoco; e dai fianchi in su aveva un aspetto
risplendente, come di terso rame. EgU stese una forma di mano, e mi prese per una ciocca de' miei
capelli; e lo spirito mi sollevò fra terra e cielo, e mi trasportò in visioni divine a Gerusalemme (...)"
(Ezechiele 8: 2-3).
Enoch è un'altra figura che riceve una rivelazione per mezzo dell'ascensione. Nello pseudo epigrafico
Segreti di Enoch egli viene sollevato dagli angeli e portato in una visita guidata attraverso i dieci
livelli del paradiso fino ad incontrare Dio stesso. Secondo la leggenda popolare, Maometto fu
trasportato in carne ed ossa attraverso i sette cieli fino alla presenza di Dio allo scopo di ricevere la
rivelazione. Anche nel simbolismo dello sciamanismo c'è il tema dell'ascesa verso la rivelazione: lo
sciamano si arrampica sui pilastri della terra o sulla scala cosmica o fa un volo magico in cerca della
rivelazione sovrannaturale.13
Un buon esempio di simbolismo della sublimatio si trova in un antico rituale mitriaco di iniziazione.
Lo stesso rituale contiene l'immagine del fallo solare che per primo portò Jung alla scoperta degli
archetipi.14 Il rituale comincia con una preghiera:
"O provvidenza, o fortuna, concedimi la tua grazia rivelandomi questi misteri che solo un Padre può
passare ad un solo figlio - la sua immortalità - [un figlio] iniziato, degno di questa nostra arte, con la
quale il Sole Mitra, il Grande Dio, mi ha comandato di ricevere questo talento dal suo arcangelo,
così che io Aquila (quale sono) possa da solo librarmi in volo fino al Cielo e contemplare tutte le
cose".
Dopo ulteriori preghiere, il rituale procede con queste istruzioni:
"Prendi dai raggi solari il respiro, inalando tre volte, più profondo che puoi, e ti vedrai sollevare in
alto e potrai librarti verso le Altezze, così che ti sembri di essere a mezz'aria. Non sentirai niente, né
uomo, né animale; non vedrai niente della terra in quel momento, ma tutto ciò che vedrai sarà
immortale. Poiché tu vedrai, in quello stesso giorno ed in quella ora, la Disposizione degli Dei - gli
Dei regnanti che salgono verso il paradiso e gli altri che discendono. E attraverso il disco - quello
divino, di mio Padre - si potrà vedere il modo di essere degli Dei che è accessibile alla vista".
Questo è seguito dall'incontro con svariate figure divine e culmina nell'apoteosi dell'iniziato con
queste parole:
"O Signore, essendo nato di nuovo, muoio nell'essere fatto Grande, ed essendo fatto Grande muoio.
Essendo uscito dallo stato di vita-e-morte che dà la vita alle vite mortali, io, ora, finalmente libero,
passo allo stato della nascita trascendente, come Tu hai stabilito, come Tu hai ordinato e fatto il
Mistero".15
Questo rituale aveva lo scopo di portare la rivelazione del regno divino e conferire l'immortalità
all'iniziato per mezzo dell'ascesa nei cieli. In termini psicologici, è la rivelazione della psiche

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archetipica che libera il soggetto dall'atteggiamento personale dell'Io e gli permette di viversi come
immortale, cioè vivere con realtà archetipiche e farne un contributo alla psiche archetipica.
Esperienze simili di rivelazioni si hanno in sogni e visioni moderne. Ad esempio, Liliane Frey si è
soffermata a riflettere sulla morte e sul proprio mito della morte come trasformazione. Scrive:
"La morte consiste nel miracolo della trasformazione in una nuova forma di esistenza. La morte è
per me il cancello per una nuova nascita e l'erompere del mondo trascendentale nella nostra
esistenza empirica. Sono convinta che, negli ultimi momenti della vita, si sperimenti una
trasformazione completa del nostro essere. Simultaneamente alla morte del corpo e della
personalità dell'Io nasce qualcosa di nuovo che non è né materia né spirito, ma entrambi in un modo
indeterminabile".
Mentre sviluppava questi pensieri fece un sogno impressionante in cui:
Stava volando in alto e sempre più in alto in un aereo costruito apposta per lei ed aveva una
meravigliosa visione delle Alpi, tutte immerse in un profondo blu.11
J. B. Priestley racconta questo affascinante sogno di sublimatio-YÌYe\az\one:
Sognavo che stavo in piedi in cima ad una torre molto alta, da solo e guardavo giù alla miriade di
uccelli che volavano tutti nella stessa direzione; c'erano tutti i tipi di uccelli, tutti gli uccelli del
mondo. Era una visione maestosa, questo vasto fiume aereo di uccelli. Ma improvvisamente, in
modo misterioso, era cambiata la marcia ed il tempo era accelerato, così vedevo generazioni di
uccelli, li vedevo rompere il guscio, svolazzare dentro alla vita, accoppiarsi, indebolirsi, vacillare e
morire. Le ali crescevano per poi sbriciolarsi: i corpi erano lucenti e poi, in un lampo, sanguinavano
e si raggrinzivano, e la morte colpiva in ogni luogo in ogni momento. Quale era lo scopo di questo
cieco lottare verso la vita, questo impaziente provare le ali, questa fretta di accoppiarsi, questo volo
ed impulso, questo gigantesco e insensato sforzo biologico? Mentre guardavo giù, e sembrava che
vedessi la piccola misera storia di ogni creatura con un solo colpo d'occhio, sentii un dolore al cuore.
Sarebbe stato meglio che non uno di loro, non uno di tutti noi, fosse mai nato, che questa lotta
cessasse per sempre. Rimasi sulla mia torre, sempre solo, terribilmente infelice. Ma a questo punto
cambiava di nuovo la marcia ed il tempo era ancora più veloce e correva via ad una velocità tale che
gli uccelli non mostravano alcun movimento ma erano come un 'enorme pianura seminata di piume.
Ma su questa pianura, tremolando tra i corpi, passava ora una specie di fiammella bianca, che
vacillava, danzava e poi correva via veloce; come la vidi capii che questa fiammella bianca era la vita
stessa, la vera quintessenza dell'essere; allora capii in un'esplosione di estasi, che nulla importava,
nulla avrebbe mai potuto importare perché nient'altro era reale se non questo fremente e veloce
sfioramento dell'essere. Uccelli, uomini o creature ancora senza forma e colore, tutti erano di
nessuna importanza ad eccezione del momento in cui questa fiamma della vita viaggiava attraverso
di loro. Non lasciava alcun lutto alle spalle; ciò che mi era sembrato una tragedia era solo il vuoto o
un gioco d'ombre, poiché ora ogni sentimento reale era stato catturato e purificato e danzava
estaticamente con la fiamma bianca della vita.
Una poetessa ebbe una visione simile del processo della storia umana, anche se visto da una altezza
ancora maggiore:
Vedevo la terra ricoperta di un solo grande albero le cui molte radici erano alimentate dal sole d'oro
interno, il lumen naturae. Era un albero le cui membra erano fatte di luce ed i rami erano
amorevolmente intrecciati in modo tale da costituire una rete di amare bellissimo. Ed era come se
si levasse dai semi rotti di molti, innumerevoli io che avevano permesso ora la nascita del Sé. E
quando ci si accorgeva di questo, il sole e la luna e i pianeti risultavano essere qualcosa di molto,
molto diverso da quanto immaginato. Da quanto potevo capirne, il Signore in persona era
l'alchimista che, lontano dallo sciamare collettivo, dalla sofferenza, dall'ignoranza,
dall'inquinamento, stava "provando" Varo.

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Un altro esempio di una rivelazione da sublimazione ci viene dall'esperienza di LSD di una
professionista e madre di tre bambini. Descrive la sua esperienza con queste parole:
"Sapevo di essere sulla via giusta quando mi prese la sensazione deliziosa e liberatoria di fluttuare
nell'atmosfera, sensazione che riempì tutto il mio essere. La percezione dell'essere contenuta nel
mio corpo si era dissolta. Risi di gusto e dissi a voce alta: 'Ora mi ricordo com'è essere senza corpo.'
Ero in contatto con un qualche livello dell'essere, pienamente cosciente ma priva di corpo. Una
consapevolezza prese forma nella mia mente: avevo cercato di non nascere nel mondo nella mia
attuale incarnazione ed ora sapevo perché. L'aria è il mio vero elemento, la matrice del mio essere.
L'estasi di essere libera dal corpo, dal processo di invecchiamento, dai mal di schiena, mal di testa,
giunture scricchiolanti durò un'eternità. Non ero più confinata alle dimensioni spazio-temporali
della terra. Com'era affascinante essere 'me', pienamente conscia e cosciente, ma senza alcun
contenitore fisico".
Questa esperienza fu seguita da altre, inclusa quella di rivivere la propria nascita, fino ad arrivare
alla visione finale:
"Cominciò quindi un complesso ciclo di risate e lacrime: le risate erano generalmente collegate
all'aprire le braccia e le gambe, mentre le lacrime con la contrazione e la chiusura del corpo. Andavo
indietro nel tempo attraverso innumerevoli ere dell'uomo, sperimentando nel corpo innumerevoli
nascite, morti ed ancora cicli di rinascite. Mi trovavo in differenti parti del mondo (principalmente
in Europa), più spesso con semplici contadini, fattori, artigiani che con re e nobili. Venivo sepolta o
seppellivo persone a me care, con qualcuno che mi chiudeva le palpebre e mi incrociava le braccia
oppure facendo io questo rituale per gli altri. La cassa di legno semplice veniva abbassata nella
tomba, la terra era gettata sopra ad essa, gli astanti piangevano. Poi ero una donna che partoriva o
che assisteva una partoriente. C'era il pianto del neonato, il movimento circolare del braccio della
madre che si metteva il bambino al seno. Pianti di neonati e rantoli di moribondi si intersecavano in
un batter d'occhio. Mi rendo conto che il mio posto nello schema ritmico di morte e vita altro non
è che un istante in movimento - ed è più che sufficiente. Il senso di unità con l'universo, con il
processo di vita-morte sperimentato con il mio corpo-sé mi schiaccia riempiendomi di gioia. È come
se mi fosse stato dato un regalo così prezioso da non dover mai più chiedere: 'Qual è il senso della
mia vita?'".
La notevole somiglianza tra questa visione dovuta all'LSD ed il sogno di Priestley indica che tali
esperienze hanno una validità oggettiva: sono, cioè, testimonianze della realtà della psiche.
Un altro aspetto del simbolismo dell'ascesa è il tema della transizione verso l'eternità. Ad esempio,
Eracle ascende all'Olimpo dalla sua pira funebre, una sublimatio a dir poco letterale. Egli scomparve
dalla terra per ricomparire ad un livello superiore dopo essere stato sottoposto all'azione del fuoco.
Stessa cosa accade a Elia (2 Re 2: 11): "E com'essi continuavano a camminare discorrendo assieme,
ecco un carro di fuoco e de' cavalli di fuoco che li separarono l'uno dall'altro [Elia ed Eliseo], ed Elia
salì al cielo in un turbine" (vedi Fig. 5.6).
Il fuoco, inoltre, sublima Elia. Secondo il primo libro dei Maccabei (2: 58) è la fiera intensità religiosa
di Elia che gli permette l'ascensione. "Elia nel suo acceso zelo per la legge fu elevato fino al cielo".
Cristo sale in cielo quaranta giorni dopo la sua resurrezione (Atti 1:9). Secondo la leggenda, la
Vergine Maria salì al cielo alla sua morte e la festa dell'Assunzione della Vergine (il 15 agosto) si
trova nel calendario della chiesa a partire dal VII secolo, sebbene l'assunzione sia stata proclamata
un dogma solo nel 1950 (vedi Fig. 5.7).
Il simbolismo della transizione nell'eternità è probabilmente di origine egizia. Nella religione egizia
più antica si pensava che i morti fossero trasformati in stelle o compagni del sole. James Breasted
scrive: "Nello splendore dei cieli possenti l'abitante del Nilo (...) vedeva ospitati coloro che l'avevano
preceduto: là avevano volato come uccelli, sollevandosi sopra a tutti i nemici dell'aria, e ricevuti da
Ra come compagni sulla sua celestiale barca, attraversavano ora il cielo come stelle eterne".

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Un testo in una piramide descrive la transizione del re morto verso il regno dei cieli con queste
parole: "Il re ascende al cielo tra gli dèi che abitano il cielo... Egli [Ra] gli porge il braccio sulla scala
che porta in cielo: 'Colui che conosce il suo posto viene', dicono gli dèi. O Puro, sali sul tuo trono
sulla barca di Ra e naviga nel cielo (...) Naviga con le stelle immortali, naviga con le Stelle Infaticabili".
E E. A. Wallis Budge scrive quanto segue:
"Gli egizi primitivi credevano che il pavimento del paradiso, che costituiva il cielo del mondo, fosse
costituito da un'immensa lastra di ferro di forma rettangolare sostenuta ai quattro angoli da pilastri
che servivano anche ad indicare i punti cardinali. Su questa lastra di ferro vivevano gli dèi e tutti i
morti santificati, ed era il luogo a cui aspiravano di andare tutti i buoni egizi dopo la morte. In certi
punti sacri il bordo della lastra era così vicino alle cime delle montagne che il morto poteva
facilmente arrampicarvisi ed ottenere quindi ammissione al paradiso; in altri punti la distanza con
la terra era talmente tanta che il morto doveva essere aiutato per poter raggiungere la lastra. Si
credeva che Osiride stesso avesse avuto qualche difficoltà a salire sulla lastra di ferro e che alla fine
ci fosse riuscito solo per mezzo della scala che suo padre Ra gli aveva fornito: ad un estremo della
scala stava Ra, all'altro si trovava Horus, figlio di Iside, ed entrambi assistettero Osiride mentre
saliva. Originariamente i due guardiani della scala erano Horus il vecchio e Seth, e ci sono svariati
riferimenti nei testi antichi dell'aiuto che essi davano al morto che era, naturalmente, identificato
con il dio Osiride. Per ricordare a questi dèi il loro presunto compito, o addirittura per obbligarli ad
esso, veniva spesso posto vicino, se non addirittura sopra, al morto nella tomba il modellino di una
scala e veniva preparata una composizione speciale che doveva avere l'effetto di far diventare la
scala il mezzo vero e proprio di ascesa al paradiso. Per questo motivo, nel testo scritto per Pepi, al
morto viene detto di parlare alla scala usando queste parole: 'Omaggi a te, o Scala divina! Omaggi a
te, o Scala di Seth! Stai su dritta, o Scala divina! Stai su dritta, o Scala di Seth! Stai su dritta, o Scala
di Horus, per mezzo della quale Osiride raggiunse il cielo'".
L'ingiunzione di stare su dritta ha reminescenze del pilastro Djed o Tet questa immagine classica
della resurrezione di Osiride è, in alcune rappresentazioni, incredibilmente somigliante ad una scala
(vedi Fig. 5.8).
Il processo di transizione verso l'eternità era, nell'antichità, rappresentato graficamente con
l'immagine del salire la scala delle sfere planetarie. Quando un'anima nasce in un corpo terreno,
scende dal paradiso attraverso le sfere planetarie ed acquisisce le qualità che appartengono loro.
Macrobius scrive:
"Per impulso del primo peso dell'anima, avendo cominciato il suo corso discendente
dall'intersezione dello zodiaco con la Via Lattea verso le successive sfere che stanno più in basso,
come passa attraverso queste sfere (...) acquisisce ognuno degli attributi che eserciterà
successivamente. Nella sfera di Saturno ottiene la ragione e la compresione, chiamate logistikon e
theoretikon; nella sfera di Giove il potere di agire, chiamato praktikon; nella sfera di Marte, uno
spirito ardito, o thymikon; nella sfera del sole, le percezioni sensoriali e l'immaginazione, aisthetikon
e phantastikon; nella sfera di Venere, l'impulso della passione, epithymetikon, nella sfera di
Mercurio, l'abilità di parlare e interpretare, hermeneutikon; e nella sfera lunare, la funzione di
modellare e sviluppare i corpi, phytikon. Essendo quest'ultima funzione l'ultima tolta agli dèi, è la
prima in noi ed in tutte le creature terrestri".24
Quando l'anima si è purificata può salire la scala delle sfere planetarie "perché, quando si è liberata
completamente da ogni traccia del male e si è meritata di essere sublimata, lascia nuovamente il
corpo, recuperando totalmente il suo stato originario, e torna allo splendore della vita eterna".25
L'ascesa delle sfere è descritta in una poesia di Henry Vaughn:
"Il potere della mia anima è tale, posso
Spirare, e così analizzare tutto ciò che è l'uomo.
Per primo posso dare questa insulsa polvere al mondo,

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la nostra Madre comune, che dà tutte le vite.
Le mie capacità di crescere le mando appena
Le prendo all'umida Luna.
Tutte le sottigliezze ed ogni arte acuta
Le impartisco all'arguto Mercurio.
Quegli affetti appassionati che mi rendevano schiavo
Dei bei volti, li puoi avere tu Venere.
E l'orgoglio impertinente (se ce n'era alcunché in me)
Sole, lo restituisco alla tua regalità.
Le mie sfrontate imprudenze e presunzioni
Saranno per Marte stesso un lascito equo.
La mia mal disposta avarizia (certo che questa non è poca)
Giove, alle tue fiamme sarà data in eredità.
E la mia falsa magia, nella quale credevo,
e le bugie mistiche, le do a Saturno.
La mia oscura immaginazione rimanga qua,
questa è la tua tomba e la sfera della superstizione.
Alzati anima mia districata, il tuo fuoco
E ora raffinato e non c'è altro ad affaticare
O a bloccare le tue ali. Ora il mio volo augurale
Mi ha portato alla luce empirea.
Sono essenza separata e posso vedere
L'emanazione del divino".

E sempre Henry Vaughn che scrisse questi noti versi che descrivono l'esperienza della sublimatio:
"L'altra notte ho visto l'Eternità
Un grande anello di pura luce infinita
Tutto era calmo, così brillante
E sotto, tutt'intorno, il Tempo in ore, giorni, anni.
Sospinto dalle sfere
Avanzava come un'immensa ombra, in cui il mondo
Veniva trascinato con tutto il suo seguito".
C'è un parallelo cabalistico al tema di restituire ai sovrani planetari le qualità di ciascuno di essi,
come indicato nel brano di Gershom Scholem:
"Il compito della Cabala è di aiutare a guidare l'anima indietro fino alla sua casa natia nella divinità.
Per ogni singola Se-firah c'è un corrispondente attributo etico nel comportamento umano, e colui
che raggiunge questo sulla terra viene integrato nella vita mistica e nel mondo armonico di Sefirot
(...). I cabalisti sono tutti concordi sul grado supremo che l'anima può raggiungere alla fine del
sentiero mistico, quello di devekut, il mistico farsi strada verso Dio (...) [questo si ottiene
arrampicandosi su] la scala del devekut".
I cabalisti pensavano che lo stato del devekut, o il
farsi strada verso Dio, potesse essere ottenuto per
mezzo della preghiera:
II fedele usa durante la meditazione le date parole della pre
ghiera come una balaustra alla quale aggrapparsi sulla strada
dell'ascensione in modo da non essere distratto o confuso. Il
risultato di tali meditazioni è la congiunzione del pensiero

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umano con quello divino o con la volontà divina (...). Il pen
siero si espande e ascende fino alle sue origini, così che
quando le raggiunge si arresta e non può salire ulterior
mente (...) per questo gli uomini pii tra gli anziani alzavano
i pensieri alle loro origini mentre pronunciavano i precetti e
le parole delle preghiere. Come risultato di questa procedu
ra e dello stato di devozione (devekut) che i loro pensieri ave
vano ottenuto, le loro parole divenivano benedette, molteplici e piene di influsso (divino).
Certi detti hassidici usano l'immagine della scala, come il seguente:
"Le anime scendevano dal regno dei cieli sulla terra per mezzo di una lunga scala. Poi la scala fu
tolta. Adesso, lassù, stanno richiamando le anime a casa. Alcune non si muovono dal loro posto,
perché come potrebbero andare in paradiso senza una scala? Alcune saltano e cadono, saltano di
nuovo e poi si arrendono. Ma ci sono anche coloro che sanno bene che non possono riuscirci, ma ci
provano e ci riprovano all'infinito fino a quando Dio li raccoglie e li porta su".
Un altro detto afferma che "L'uomo è una scala poggiata sulla terra con la cima in paradiso. Tutto
ciò che fa, i suoi movimenti, le parole che dice lasciano traccia nel mondo superiore".
L'immagine della scala spirituale fu ampiamente usata dagli asceti cristiani mistici (vedi Fig. 5.9).
Deriva probabilmente dal brano delle Confessioni di Sant'Agostino che riguarda l'ascesa dell'anima
alla Gerusalemme celeste. "Saliamo la tua scala che si trova nel nostro cuore e cantiamo un cantico
per gradi; brilliamo dentro del tuo fuoco - del tuo buon fuoco - ed andiamo avanti perché saliamo
alla pace di Gerusalemme" (13: 9).
Molti martiri cristiani vengono associati all'immagine della scala. La più nota è Santa Perpetua la
quale fece questo sogno mentre era in prigione e poco prima del suo martirio nell'arena di Cartagine
nell'anno 203 d. C:
Ammiravo una scala di ottone, di misura prodigiosa, che raggiungeva il paradiso e che era così
stretta da poter essere salita solo da uno per volta. Da ciascun lato della scala erano attaccati attrezzi
di ferro di tutti i generi - spade, lance, ganci, pugnali e alabarde - così che, se qualcuno saliva senza
stare attento o senza reggersi perfettamente dritto, veniva fatto a pezzi e rimaneva lì appeso. Sotto
alla scala si trovava un enorme drago che faceva paura a coloro che salivano e li attendeva. Saturo
salì, comunque, davanti a me (come più tardi scelse di essere messo a morte per primo, per amore
nostro, poiché era stato lui ad insegnarci ma non era con noi quando fummo incarcerati). Raggiunse
la cima della scala e, girandosi verso di me, disse: "Perpetua, ti sto reggendo ma stai attenta che il
drago non ti morda ". Ed io risposi: "Nonpuò nuocermi, nel nome di Gesù Cristo". Il drago sfilò
lentamente la testa da sotto la scala, come se avesse paura di me ed io andai avanti e dal primo
gradino arrivai fino in cima. Vidi un vasto giardino al centro del quale era seduto un uomo alto con
i capelli bianchi ed i vestiti da pastore che mungeva le pecore ed intorno a lui molte migliaia di
persone in abiti bianchi. Alzò la testa, mi guardò e disse: "È un bene che tu sia venuta, figlia mia".
Mi chiamò a sé e mi dette anche un pezzo del formaggio che aveva fatto, che io ricevetti a mani
giunte e mangiai. E tutti quelli che stavano intorno dissero "Amen". Al suono di questa invocazione
mi svegliai, conscia del fatto che stavo ancora masticando qualcosa di dolce, che non so cosa fosse.
Raccontai immediatamente la visione a mio fratello e capimmo che significava l'imminente
passione. E da quel momento cominciammo a non avere più speranza per questo mondo.
Questo incredibile sogno illustra lo Zeitgeist (spirito del tempo) dell'era cristiana allora appena
iniziata. Il nuovo spirito cristiano era lo spirito della sub-limatio (vedi Fig. 5.10).
Questo è illustrato nel seguente brano del poeta siriano Jacob di Batna, che usa l'idea della scala di
Giacobbe come prefigurazione della croce di Cristo.
"La croce è messa su come una meravigliosa scala sulla quale l'umanità è in realtà guidata in
paradiso (...) Cristo sorse sulla terra come una scala dai molti scalini, e salì così in alto che tutte le

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creature terrestri potessero esaltarsi attraverso di lui (...) Nella scala Giacobbe vide, in realtà, il
crocifisso (...) Sulla montagna (il Signore) piazzò la croce misteriosa, come una scala, vi si pose sopra
e da là benedisse tutte le nazioni (...) Al tempo la croce fu eretta come un ideale che guidava, come
una scala, e serviva a tutti i popoli come sentiero che porta a Dio".
Nel Paradiso di Dante c'è un bell'esempio della scala di sublimatio. Nel canto 21, accompagnato da
Beatrice, Dante può vedere il settimo cielo di Saturno, dimora delle anime contemplative (vedi Fig.
5.11).
"Dentro al cristallo che '1 vocabol porta cerchiando il mondo, del suo caro duce sotto cui giacque
ogne malizia morta,
di color d'oro in che raggio traluce vid'io uno scaleo eretto in suso tanto, che noi seguiva la mia luce.
Vidi anche per li gradi scender giuso tanti splendor, ch'io pensai ch'ogne lume che par nel ciel quindi
fosse diffuso".
In precedenza ho dato una serie di esempi del tema simbolico della transizione verso l'eternità.
Adesso dobbiamo porci la domanda: cosa significa questo dal punto di vista psicologico? Si parla qui
della sublimatio maggiore contrapposta ad una minore. La sublimatio minore deve essere seguita
sempre da una discesa, mentre la sublimatio maggiore è un processo che porta ad un colmo, la
transizione nell'eternità di ciò che è stato creato nel tempo. Ma cosa significa psicologicamente la
transizione nell'eternità di ciò che è stato creato nel tempo? La coscienza individuale o
comprensione della totalità è il prodotto psicologico del processo temporale di individuazione, ma
rendere tutto questo eterno è un'idea misteriosa. Sembra implicare che la coscienza raggiunta dagli
individui divenga un'aggiunta permanente alla psiche archetipica. Ed indubbiamente ci sono dati a
favore di questa ipotesi.35 Ad esempio, Jung ebbe visioni di sublimatio nel periodo in cui era in
pericolo di morte per un infarto nel 1944. In esse si trovava in alto sopra alla terra ed esisteva
"oggettivamente":
"Ebbi la sensazione che tutto il passato mi fosse all'improvviso tolto violentemente. Tutto ciò che
mi proponevo, o che avevo desiderato, o pensato, tutta la fantasmagoria dell'esistenza terrena,
svanì, o mi fu sottratto: un processo estremamente doloroso. Nondimeno qualcosa rimase; era
come se adesso avessi con me tutto ciò che avevo vissuto e fatto, tutto ciò che mi era accaduto
intorno. Potrei anche dire: era tutto con me, e io ero tutto ciò. Consistevo di tutte quelle cose, per
così dire; consistevo della mia storia personale, e avvertivo con certezza: questo è ciò che sono.
'Sono questo fascio di cose che sono state e che si sono compiute'. Questa esperienza mi dava la
sensazione di un'estrema miseria, e, al tempo stesso, di grande appagamento. Non vi era più nulla
che volessi o desiderassi. Esistevo, per così dire, oggettivamente; ero ciò che ero stato ed avevo
vissuto. Dapprima certamente prevalse il senso dell'annientamento, di essere stato spogliato,
saccheggiato; ma poi tutto ciò perse importanza. Ogni cosa parve passato, rimase fait accompli,
senza più alcun legame con ciò che era stato. Non sussisteva più il rimpianto che qualcosa fosse
scomparsa o fosse stata sottratta. Al contrario, possedevo tutto ciò che ero, e solo questo".
Si capisce che questo brano descrive una sublimatio maggiore nella sua forma più completa e finale.
Aspetti parziali di questo stesso processo si hanno, a mio parere, ogni volta che una parte della
psicologia della persona viene oggettivata decisamente, diviene quindi un fatto eterno, intoccabile
da gioia, dolore o cambiamento.
La maggior parte delle immagini di sublimatio che incontriamo come terapeuti appartengono al
gruppo delle sublimatio minori; infatti, nei pazienti contemporanei, le immagini di ascese, altezze e
voli indicano quasi sempre il bisogno di ritornare giù. Gli individui moderni hanno avuto troppa
sublimatio, almeno del tipo minore, al punto di aver ora bisogno di discesa e di coagulatio (vedi Fig.
5.12).

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La relativa libertà dello stato sublimato è una conquista importante nello sviluppo psichico, ma solo
in parte poiché può essere disastroso essere bloccati in cielo. Sono necessarie sia l'ascesa che la
discesa. Come dice un detto alchemico "Sublima il corpo e coagula lo spirito".
Così come gli uccelli che salgono rappresentano la sublimatio e la transizione dal temporale
all'eterno, allo stesso modo gli uccelli in discesa rappresentano contenuti del mondo archetipico che
si stanno incarnando attraverso un'irruzione nel regno dell'Io personale. La colomba dello Spirito
Santo discese su Cristo al momento del suo battesimo, indicando il processo di incarnazione.
Un'aquila discese su Tar-quinio Prisco sulla via per Roma per annunciare il suo destino di re. Per
secoli gli uccelli sono stati considerati messaggeri di Dio. In tempi antichi gli auspici (da avis,
"uccello", e spedo, "guardo") venivano letti esaminando il volo degli uccelli. Pazienti psicotici mi
hanno detto che ricevono messaggi inviati loro da Dio per mezzo degli uccelli. Il movimento verso
l'alto eternalizza; il movimento verso il basso personalizza. Quando questi due movimenti sono
combinati abbiamo un altro procedimento alchemico, che è la cir-culatio. Un paragrafo de La tavola
smeraldina di Ermete si riferisce alla circulatio: "Ascende dalla terra al cielo e ridiscende in terra
raccogliendo le forze delle cose superiori ed inferiori. Tu avrai così la gloria di tutto il mondo e fuggirà
da te ogni oscurità".
Nell'immaginario astrologico la circulatio si riferisce alle cicliche ascese e discese delle sfere
planetarie per mezzo delle quali ognuno dei principi archetipici, simbolizzati dagli arconti planetari,
viene successivamente incontrato. In chimica la circulatio si riferisce al processo nel quale una
sostanza viene scaldata all'interno di un'ampolla di riflusso. I vapori salgono e si condensano ed il
fluido così ottenuto ricade nella pancia dell'ampolla dove il ciclo ricomincia. Sublima-tio e coagulatio
sono quindi ripetuti alternatamente all'infinito.
Psicologicamente la circulatio è il circuito ripetuto di tutti gli aspetti dell'essere di una persona che
gradualmente generano la consapevolezza di un centro transpersonale che unisce i fattori in
conflitto. C'è un transito attraverso gli opposti che sono vissuti ripetutamente in modo alternato,
portando alla fine alla loro riconciliazione. Jung descrive la circulatio con queste parole:
"Ascesa e discesa, altezza e profondità, movimento verso l'alto e verso il basso descrivono una
realizzazione degli opposti sul piano emotivo la quale conduce - o deve condurre — gradualmente
a un livellamento degli stessi. Tale motivo compare però anche assai spesso nei sogni nella forma
del salire o del discendere su un monte, del salire le scale, con l'ascensore, in pallone o con l'aereo.
In questo senso il motivo corrisponde alla battaglia del drago alato con quello privo di ali, ossia l'Ou-
roboros. (...) L'oscillazione tra gli opposti, il movimento per il quale il soggetto è proiettato prima
verso l'interno e poi verso l'esterno, significa che esso è contenuto negli opposti. Gli opposti si fanno
vaso in cui fluttua, vibrante, quella creatura che era prima una cosa e poi un'altra, cosicché lo stato
doloroso di sospensione tra gli opposti si trasforma a poco a poco in un'attività bilaterale del punto
centrale".37
La circulatio è un'importante idea in psicoterapia. Il movimento circolare intorno al centro e
l'oscillazione su e giù sono comuni nei sogni. Bisogna fare e rifare il giro dei propri complessi durante
il proprio processo di trasformazione. I "poteri del sopra e del sotto" sono combinati al punto che la
personalità unificata è creata in modo da connettere la psiche personale (sotto) con la psiche
archetipica (sopra).
Il passo precedente de La tavola smeraldina dà un'idea chiara della differenza tra l'atteggiamento
alchemico e quello cristiano religioso. Jung enfatizza questo punto poiché chiarisce la natura della
prospettiva psicologico-empirica della quale gli alchimisti erano precursori. Egli scrive:
"[Nella Tavola Smeraldina] Non si tratta affatto di un'ascensione al cielo priva di ambiguità; ma,
contrariamente alla via percorsa dal redentore cristiano che dall'alto scende in basso per poi
ritornare in alto, il filius macrocosmi comincia la sua carriera in basso, sale in alto e ritorna in terra,

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riunendo le virtù del superno e dell'infero. Egli fa dunque il movimento inverso e manifesta con ciò
la sua natura opposta a quella di Cristo e dei redentori gnostici".
La differenza nelle immagini corrisponde alla differenza tra la fede religiosa e l'empirismo
psicologico. In un altro testo Jung si esprime così:
"[Nella formulazione cristiana] l'uomo attribuisce a sé stesso il bisogno di esser redento, e trasferisce
sulla figura divina autonoma l'opera di redenzione, il vero e proprio adhlon o "opus"; [in quella
alchimistica] egli si assume il dovere di compiere l'"opus" liberatore, attribuendo lo stato di
sofferenza, e dunque il bisogno di redenzione, all'anima mundi imprigionata nella materia".
E ancora: "La sua attenzione [dell'alchimista] non verte dunque sulla propria redenzione per grazia
di Dio, bensì sulla liberazione di Dio dalle tenebre della materia".
Il filius philosophorum alchemico comincia e finisce sulla terra. Questo suggerisce che la realtà
concreta dell'Io spazio-temporale ha l'importanza primaria. Il compimento della condizione umana
limitata è posto al di sopra dell'ideale di perfezione. Ciononostante questa distinzione non deve
essere spinta oltre il limite. È molto interessante vedere come il riferimento scritturale principale
dell'ascensione di Cristo sia seguito immediatamente da un'affermazione riguardante il suo ritorno
sulla terra (Atti 1: 9-11 ) : "...mentr'essi guardavano, fu elevato; e una nuvola, accogliendolo, lo tolse
d'innanzi agli occhi loro. E come essi avevano gli occhi fìssi al cielo, mentr'egli se ne andava, ecco
che due uomini in vesti bianche si presentarono a loro e dissero: 'Uomini Galilei, perché state a
guardare verso il cielo? Questo Gesù che stato tolto da voi ed assunto in cielo, verrà nella medesima
maniera che l'avete veduto andare in cielo". A dispetto del pericolo della sublimatio per la mente
moderna, il suo simbolismo rimane il nucleo di tutti gli sforzi umani di siluppo. Tutto ciò che evoca
la nostra natura migliore, "alta" ed indubbiamente tutta la moralità prendono le immagini della
sublimatio. Questo viene espresso molto bene da Longfellow nella poesia "La scala di S. Agostino"
della quale citerò alcune strofe per concludere questo capitolo:
"Sant'Agostino! Hai detto bene Che coi nostri vizi possiamo costruire Una scala, se vogliamo
calpestare Ogni azione vergognosa sotto i piedi!
Tutte le cose comuni, gli eventi di ogni giorno,
che nel tempo cominciano e finiscono,
i nostri piaceri e dispiaceri,
sono passi con cui noi possiamo salire.
Il desiderio di cose ignobili; La lotta per il trionfo più che per la verità; l'indurimento del cuore che
porta irriverenza per i sogni della gioventù;
Tutto questo deve essere prima buttato via Sotto i nostri piedi, se vogliamo guadagnarci Nei prati
luminosi dell'onorata reputazione Il diritto al regno superiore.
Sovrastando ciò che troppo a lungo accettammo Con le spalle piegate e gli occhi bassi, possiamo
discernere - mai visto prima -un sentiero per destini più alti.
E neppure temere il passato irrevocabile, come tutto sprecato, tutto vano se, sollevandoci sui suoi
resti, alla fine raggiungiamo qualcosa di più nobile".

Mortifìcatio
Jung ci fa un eccellente riassunto dell' opus alchemico in una intervista del 1952:
"L'alchimia rappresenta la proiezione in laboratorio di un dramma insieme cosmico e psicologico.
Vopus magnum aveva due finalità: il salvataggio dell'anima umana e la salvazione del cosmo. (...)
Un lavoro diffìcile, disseminato di ostacoli; Yopus alchemico è pericoloso. Già all'inizio si incontra il
'drago', lo spirito ctonio, il 'demonio' o, come la chiamavano gli alchimisti, la nerezza, la nigredo, e
questo incontro provoca sofferenza. (...) Nel linguaggio degli alchimisti, la materia soffre finché la

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nigredo non scompare; allora la 'coda di pavone' (cau-dapavonis) annuncerà V aurora e sorgerà un
nuovo giorno, la leuhosis o albedo. Ma in questo stato di 'bianchezza' non c'è vera vita, è uno stato
astratto, ideale. Per infondergli vita bisogna infondergli il 'sangue', la rubedo, il 'rosso' della vita.
Solo l'esperienza di tutti gli stadi dell'essere può trasformare lo stato ideale di albedo in una forma
di esistenza pienamente umana. Solo il sangue può vivificare lo stato di coscienza più alto, in cui è
dissolta l'ultima traccia di nerezza, in cui il demonio non ha più esistenza autonoma ma viene
integrato ricostituendo la profonda unità della psiche. Allora Yopus magnum è compiuto: l'anima
umana è completamente integrata".1
Secondo questo brano V opus alchemico ha tre stadi: nigredo, albedo e rubedo, l'annerimento, lo
sbiancamene e l'arrossamento. Il presente capitolo concerne il primo di questi tre, la nigredo o
annerimento, che appartiene all'operazione chiamata mortificatio (vedi Fig. 6.1).
I due termini "mortificatio"e "putrefactio"si sovrappongono riferendosi a differenti aspetti della
stessa operazione. La mortificatio non ha alcun referente chimico; letteralmente significa
1'"uccisione" per cui fa riferimento all'esperienza della morte. Come viene usata nell'ascetismo
religioso significa "sottomissione di passioni ed appetiti per mezzo di penitenza, astinenza o
dolorose pene inflitte al corpo" (Webster) . Il tentativo di descrivere un processo chimico come
mortificatio è una proiezione completa di un'immagine psicologica. Cosa che è successa. Il materiale
nella storta era personificato e l'operazione fatta su
di esso era pensata come una tortura.
La putrefactio è "il marcire", la decomposizione che disfa i corpi organici morti. Come prima, non è
qualcosa che potrebbe accadere nelle operazioni della chimica inorganica con la quale gli alchimisti
avevano principalmente a che fare. Tuttavia, testimoniare la putrefazione di un corpo morto,
specialmente se un cadavere umano, esperienza non inusuale nel medio evo, aveva un potente
impatto psicologico. Gli effetti di questa esperienza potrebbero quindi essere stati proiettati nel
processo alchemico (vedi Fig. 6.2).
La mortificatio è l'operazione più negativa dell'alchimia. Ha a che fare con il buio, la sconfitta, la
tortura, la mutilazione, la morte ed il marcire. Ciononostante queste scure immagini spesso portano
ad altre molto positive - crescita, resurrezione, rinascita -ma il segno distintivo della mortificatio è il
colore nero. Cominciamo a vedere alcuni testi:
"Ciò che non fa il nero non può fare il bianco, poiché la nerezza è l'inizio del biancore ed un segno
di putrefazione ed alterazione e che il corpo ora è penetrato e mortificato".
"O felice porta per l'oscurità, esclama il saggio, che sei passaggio per questo glorioso cambiamento.
Studia, quindi, qualunque cosa che ti avvicina a quest'Arte, solo per conoscerne i segreti, poiché
conoscere questo è conoscere tutto ma essere ignoranti di questo è essere ignoranti di tutto. Poiché
la putrefazione precede la generazione di ogni nuova forma nell'esistenza”.
"La putrefazione è talmente efficace da cancellare la vecchia natura e trasforma ogni cosa in un'altra
nuova natura, e porta un nuovo frutto. Tutte le cose viventi muoiono in essa, tutte le cose morte
decadono e poi tutte queste cose morte ritornano in vita. La putrefazione toglie l'acredine da tutti
gli spiriti corrosivi del sale, rendendoli delicati e dolci".
In termini psicologici la nerezza si riferisce all'Ombra. Questi testi che parlano positivamente del
nero alluderebbero quindi, a livello personale, alle conseguenze positive dell'essere a conoscenza
della propria Ombra. A livello archetipico è desiderabile essere a conoscenza anche del male "poiché
la nerezza è l'inizio del biancore". Per la legge degli opposti una intensa consapevolezza da una parte
si costella nel suo contrario. La luce viene fuori dal buio. Sempre per contrasto, sogni che enfatizzano
la nerezza si hanno generalmente quando l'Io cosciente è unilateralmente identificato con la luce.
Ad esempio, un uomo molto attivo nel movimento per i diritti delle persone di colore fece questo
sogno:

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Sono nell'Ade e sto ripetutamente cercando di fuggire senza riuscirci C'è una cosa tipo un'orgia
selvaggia e tutti sono coperti di bitume nero.
Fig. 6.3: Sole e Luna uccidono il drago (Maier, Atalanta fu-giens, 1618).
Questo paziente aveva esteriorizzato il suo bisogno personale di accettare la nerezza impegnandosi
in azioni sociali per forzare la società ad accettare le persone di colore. Tutto ciò era stato fatto in
modo autogiustificatorio proiettando l'Ombra su tutti coloro che non concordavano con lui.
Sebbene nella sua vita cosciente partecipasse a dimostrazioni per superare le discriminazioni contro
le persone di colore che non avevano accesso ai ristoranti "per bianchi", faceva sogni in cui si trovava
in ristoranti "per neri" che discriminavano i bianchi.
La nerezza, quando non è la condizione originaria, viene ottenuta per mezzo dell'uccisione di
qualcosa. Generalmente è il drago che deve essere ucciso (vedi Fig. 6.3).
Il drago è una "personificazione dell'anima istintuale"5 ed è uno dei sinonimi della prima materia.
Questa immagine collega V opus alchemico con il mito dell'eroe che uccide il drago. Come l'eroe
salva la vergine tenuta prigioniera, allo stesso modo l'alchimista libera V anima mundi dalla sua
prigionia nella materia attraverso la mortificatio della prima materia. Oppure, come dice Jung,
"[l'uccisione del drago] si riferisce di solito alla mortificatio del drago, dunque al primo stadio -
pericoloso e venefico - dell'anima (= il Mercurio) , che è stata liberata dalla sua prigionia nella prima
materia9'.6 La mortificatio del primo stadio, pericoloso e velenoso, dell'Anima (per le donne
1'"Animus") è una parte importante del processo psicoterapeutico. Esplosioni di affetto,
risentimento, piacere e bisogno di potere - tutte queste devono essere sottoposte a mortificatio se
la libido intrappolata nella forma infantile e primitiva deve essere trasformata.
Un altro soggetto frequente della mortificatio è il "re" (vedi Fig. 6.4).
Ad esempio, un'immagine alchemica mostra un gruppo di uomini armati che trucidano il re (vedi
Fig. 6.5).
Al posto del re potrebbe essere Sol a dover essere ucciso. Ad esempio nel Rosarium Sol dice "Se non
mi avrete ucciso, il vostro intelletto non sarà perfetto, e il grado della vostra sapienza cresce nella
mia sorella Luna". Potrebbe essere il leone ad essere sottoposto a mortificatio- il re degli animali e
l'aspetto teriomorfo del sole. In una versione al leone vengono tagliate le zampe mentre in un'altra
è l'aquila quella a cui sono tagliate le ali.
Il re, il sole, il leone si riferiscono al principio dominante dell'Io cosciente ed all'istinto del potere.
Ad un certo punto questo deve essere mortificato per poter permettere ad un nuovo centro di
emergere. Come dice Jung: "La necessità specifica per la coscienza e allo stesso tempo il peccato di
quest'ultima è l'egoismo". A livello archetipico la mortificatio del re o del sole si riferisce alla morte
e trasformazione di un principio collettivo dominante o reggente. A questo si allude nel seguente
testo che, curiosamente, paragona il re ormai anziano al drago:
"Sono un vecchio debole e infermo e mi chiamano il 'drago'; per questa ragione sono rinchiuso in
una caverna, per essere riscattato della corona regale (...) una spada infuocata mi infligge terribili
tormenti; la morte m'indebolisce la carne e le ossa. (...) Sono abbandonato dall'anima e dallo spirito;
veleno tremendo, vengo paragonato al corvo nero, poiché questa è la ricompensa dell'esser
malvagi; tra la polvere e sulla terra nuda io giaccio affinché i Tre diventino Uno. O anima e spirito
miei, non mi abbandonate, che io torni a rivedere la luce e da me possa nascere (exoriatur)
quell'eroe della pace che il mondo intero vorrebbe scorgere".
Il vecchio infermo e debole rappresenta un principio spirituale o cosciente dominante che ha perso
la sua efficacia. È regredito al livello della psiche primordiale (drago) e deve quindi essere sottoposto
a trasformazione. La caverna nella quale è rinchiuso è il vaso alchemico. La tortura è la prova del
fuoco che promuove la trasformazione perché "da Tre possa venirne Uno", cioè corpo, anima e
spirito possano essere unificati all'interno di una personalità integrata.

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L'"eroe della pace che tutto il mondo vorrebbe scorgere" è la Pietra Filosofale, il riconciliatore degli
opposti; ma detto in questo modo implica che ciò che è sottoposto a mortificatio e ringiovanimento
altro non è che l'immagine collettiva di Dio.
Troviamo un'immagine interessante di mortificatio e putrefactio nella cosiddetta Visione di George
Ripley:

"Quando intento ero al mio libro una certa notte La visione qui esposta apparve alla mia vista
offuscata: Un rospo tutto rosso vidi bere il succo dell'Uva così svelto, fino a rimpinzarsi col Brodo,
tutto dai visceri al petto: E dopo ciò dall'avvelenato corpo espellere il suo mortale Veleno,
Per la cui pena e dolore le sue membra tutte cominciarono a dilatarsi;
Che gocce di sudore avvelenato avvicinando così la sua segreta Tana
La sua Caverna con sbuffi di fumosa Aria egli tutta imbiancò, Dalla quale col tempo un Aureo Umore
seguì Le cui gocce cadendo dall'alto macchiarono il suolo di rosso. E quando al corpo la forza del
vitale spirito cominciò a mancare,
Tal morente Rospo subito come carbone divenne per color nero;
così pervaso nelle sue vene da velenoso flusso Per la durata di ottanta giorni e quattro egli marcendo
stette. Per prova allora desiderai espellere questo veleno, Onde affidai la sua carcassa a gentil
Fuoco; Il che fatto, mirabile a vedersi, ma ancor più a ripetere, Il rospo con rari colori da ogni lato fu
perforato E bianco apparve quando i molti frantumi sparirono: Che, dopo, di rosso tinto per sempre
durò. Perciò del Veleno così trattato una Medicina ho fatto Che uccide il Veleno e salva chi il Veleno
prenda. Gloria sia a Lui, il Dispensatore di tali segreti mezzi; Dominio e onore a un tempo, rispetto
e gloria. Amen".
Questa visione è un riassunto dell'intero opus. Il rospo, come prima materia, viene distrutto dalla
sua stes-sa ingordigia o concupiscenza non imbrigliata. E il tema dell'affogare nei propri eccessi.
Come muore diventa nero, putrefatto e pieno di veleno. Ecco che anche l'alchimista entra nel
quadro sottoponendo la carcassa piena di veleno al processo del fuoco alchemico. Questo causa il
progressivo cambiamento di colore dal nero verso molte altre tinte fino ad arrivare al bianco e poi
al rosso. Contemporaneamente il veleno è trasformato in una medicina paradossale che può salvare
o uccidere, l'elisir. "Il rospo è un animale freddo e viscido, come il drago". Rappresenta anche la
"terra filosofica" che non può venire sublimata. Terra significa coagulatio, alludendo al fatto che la
mortificano deve seguire la coagulatio. Ciò che è divenuto terra o carne è soggetto a morte o
corruzione. Come dice l'apostolo Paolo "perché se vivete secondo la carne, voi morrete; ma se
mediante lo Spirito mortificate gli atti del corpo, voi vivrete" (Romani 8:13).
Come la coagulatio è seguita prima o poi dalla mor-tificatio, allo stesso modo la consumazione della
meno importante coniunctio porta alla mortificalo. Ne sono esempi Tristano e Isotta, Romeo e
Giulietta e la sequenza descritta nelle immagini del Rosarium. Questo fatto aiuta a spiegare la
riluttanza che le persone sensibili provano nell'impegnarsi nel processo di individuazione: sentono
in anticipo la sofferenza nella quale si stanno introducendo.
Si pensava che il rospo velenoso avesse un gioiello nella testa, come il drago. Ruland dice: "la
Draconite è una pietra preziosa (...) che si trova nel cervello dei serpenti ma, se non viene rimossa
mentre sono vivi, non diverrà mai una pietra preziosa poiché la malizia innata dell'animale,
cosciente della morte che si avvicina, distrugge le virtù della pietra. Per questo motivo la testa del
drago deve essere rimossa mentre questi dorme, mettendo quindi al sicuro la gemma. (...) Il colore
della Draconite è bianco: allontana tutti gli animali velenosi e cura i morsi avvelenati".
La pietra preziosa è la Pietra Filosofale estratta dalla brutta prima materia, che è veleno nella sua
forma originaria, ma diventa panacea dopo essere stata sottoposta a mortificatio. Anche
Shakespeare esprime quest'idea:
"L'avversità si mostra dolce, come il rospo

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brutto e velenoso che reca in capo una gemma preziosa.
La nostra vita, non costretta in pubblico, sente
Gli alberi che parlano, i ruscelli che narrano,
i discorsi delle pietre e bontà in ogni cosa".
L'uso dell'avversità si trova anche nel grande manuale della mortificatio che è L'imitazione di Cristo
di Tommaso da Kempen, nel quale si legge:
"E bene per noi che incontriamo talvolta difficoltà e contrarietà; queste, infatti, richiamano l'uomo
a se stesso, nel profondo, fino a che comprenda che quaggiù egli è in esilio e che la sua speranza
non va riposta in alcuna cosa di questo mondo. E bene che talvolta soffriamo contraddizione e che
la gente ci giudichi male e ingiustamente, anche se le nostre azioni e le nostre intenzioni sono buone.
Tutto ciò suol favorire l'umiltà, e ci preserva dalla vanagloria e dall'orgoglio. Invero, proprio quando
la gente attorno a noi ci offende e ci scredita, noi aneliamo con maggiore forza al testimone
interiore, Iddio.
Dovremmo piantare noi stessi così saldamente in Dio, da non avere necessità alcuna di andar
cercando tanti conforti
umani ,
"Uno spirito puro, saldo e semplice non si perde anche se si adopera in molteplici faccende, perché
tutto egli fa a onore di Dio, sforzandosi di astenersi da ogni ricerca di sé. Che cosa ti danneggia di
più dei tuoi desideri non in pieno mortificati alla volontà dello spirito? Invero, nulla di più".19
Fino a qua abbiamo notato svariati soggetti possibili della mortificatio, quali il drago, il rospo, il re,
il sole ed il leone. Un altro soggetto possibile è la figura della purezza e dell'innocenza. Un testo dice:
"Prendilo fresco, puro, vivo, bianco e chiaro,
poi legagli saldamente le mani ed i piedi
con le corde più forti,
da soffocarlo e ucciderlo,
nella casa chiusa della Putrefazione".

Questo corrisponde alla classica vittima per il sacrifìcio che deve essere pura e senza peccato come
l'Agnello Pasquale (Esodo 12: 5). Un disegno alchemico raffigura la strage degli innocenti messa in
atto da Erode come "dissoluzione dei semi metallici" che sono quindi versati nel vaso alchemico21
(vedi
Fig. 6.6).
L'idea psicologica dietro a queste immagini è che lo stato di purezza dell'infanzia debba essere
sacrificato. Una donna che non riusciva a venire a patti con questo sognò una volta che un agnello
doveva essere sacrificato e lei non riusciva a sopportare di guardare. Un altro paziente, un giovane
uomo che si avvicinava alla maturità, sognò che un tacchino bianco epuro doveva essere ucciso.
Durante la procedura il sognatore veniva macchiato di sangue. In questi casi la nigredo non è lo
stadio iniziale: un'aedo iniziale deve essere distrutta come prima cosa. Quando qualcosa di bianco
viene ucciso va in putrefazione e diventa nero, oltrepassa il "cancello della nerezza". Ruland dice:
"La putrefazione o la corruzione hanno luogo quando un corpo diviene nero. A questo punto puzza
come il letame e si ha la vera soluzione. Gli elementi sono separati e distrutti. Si sviluppano
successivamente molti colori, fino a che si ottiene la vittoria e tutto è riunito".
Feci, escrementi e cattivi odori si riferiscono alla putrefactio. Il sogno ricorrente di water non puliti
o tracimanti che affligge le menti puritane appartiene a questo simbolismo. Odor sepulcrorum (la
puzza di tomba) è un altro sinonimo di putrefactio. Dato che la gente oggigiorno raramente sente
l'odore di cadavere in putrefazione, questa immagine non appare frequentemente nei sogni. Un
equivalente moderno che ho incontrato è il sogno di aria estremamente inquinata. I vermi

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accompagnano la putrefazione ed i sogni di vermi convogliano questa immagine in modo potente
(vedi Fig. 6.7).
Nell'I Ching l'esagramma XVIII è intitolato "L'emendamento delle cose guaste" ed il testo ci dice che
"il segno cinese ku rappresenta una scodella nel cui contenuto crescono vermi. Questo significa le
cose guaste". Tipico dell'immaginario paradossale dell'inconscio, il verme spregevole può
trasformarsi in valore supremo. Per questo motivo il Messia è paragonato a un verme nel messianico
Salmo 22, verso 6: "Ma io sono verme e non uomo; il vituperio degli uomini, e lo sprezzato dal
popolo".
Un testo alchemico dice: "Sappi, o figlio della Dottrina, che è opportuno lasciar il composto a
putrefare per quaranta giorni". Questo passo connette la pu-trefactio con il tema del deserto
attraverso il simbolismo del numero 40. Gli israeliti vagarono nel deserto per quarant'anni; Elia
digiunò nel deserto per quaranta giorni; Gesù fu tentato nel deserto per quaranta giorni. Inoltre si
dice che la procedura di imbalsamazione degli egizi richiedesse quaranta giorni (Genesi 50: 3) e,
analogamente, quaranta giorni intercorsero tra la resurrezione di Cristo e la sua ascesa al cielo. Per
quanto riguarda Vopus alchemico, Jung dice:
"L'annerimento avviene perlopiù in quaranta giorni (...) In questo stato il sole si trova come avvolto
da essa [Vanima media natura] ed è perciò nero. Si tratta di uno stato di incubazione o gestazione".
L'anima media natura corrisponde a Sophia catturata nell'abbraccio di Physis ed è paragonata alla
Divina Saggezza, la controparte femminile di Dio (vedi Fig. 6.8).
Anche se causato dalla saggezza di Dio, l'annerimento o eclisse di sole rimane un'esperienza che
incute timore. Infatti la paura è proverbialmente connessa con la saggezza nel detto: "Il timore
dell'Eterno è il principio della scienza" (Proverbi 1: 7). La paura come agente di mortificatio è
descritta nel passo del saggio di Emerson "Compensation":
"Tutte le infrazioni all'amore ed all'equità nelle nostre relazioni sociali sono rapidamente punite.
Sono punite dalla paura. Mentre sto in relazioni semplici con il mio vicino, non ho dispiacere a
incontrarlo. (...) Ma appena ci si allontana dalla semplicità e si cerca la parzialità, ciò che è bene per
me non è bene per lui, il mio vicino si accorge di ciò che non va; si ritira da me così come io mi sono
ritirato da lui, i suoi occhi non cercano più i miei, c'è guerra tra noi, c'è odio in lui e paura in me.
Tutti i vecchi abusi nella società, universale e particolare, tutti gli ingiusti accumuli di proprietà e di
potere, vengono vendicati nello stesso modo. La paura è un insegnante di grande sagacia e l'araldo
di tutte le rivoluzioni. Una cosa insegna, che c'è marciume dove essa appare. È una cornacchia nera
e, sebbene tu non veda bene su cosa volteggia, c'è morte da qualche parte".
Una classica descrizione biblica della nigredo del deserto è quella di Geremia. San Giovanni della
Croce usa questo passo nella sua descrizione della scura notte dell'anima. Qui Geremia lamenta sia
la sua sofferenza che quella di Sion (Lamentazioni 3: 1-18):
"Io sono l'uomo che ha veduto l'afflizione
sotto la verga del suo furore.
Egli m'ha condotto, m'ha fatto camminare
nelle tenebre e non nella luce.
Sì, contro di me di nuovo
Volge la sua mano tutto il giorno.
Egli ha consunto la mia carne e la mia pelle,
ha fiaccato le mie ossa.
Ha costituito una cinta contro di me,
m'ha circondato d'amarezza e d'affanno.
M'ha fatto abitare in luoghi tenebrosi,
come quelli che son morti da lungo tempo.
Egli m'ha circondato d'un muro, perché non esca:

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m'ha caricato di pesanti catene.
Anche quando grido e chiamo al soccorso,
egli chiude l'accesso alla mia preghiera.
Egli m'ha sbarrato la via di blocchi di pietra,
ha sconvolto i miei sentieri.
Egli è stato per me come un orso in agguato,
come un leone in luoghi nascosti.
Egli m'ha sviato dal mio cammino, e m'ha squarciato,
e m'ha reso desolato.
Ha teso il suo arco, m'ha preso
come mira delle sue frecce.
M'ha fatto penetrar nelle reni
le saette del suo turcasso.
Io son diventato lo scherno di tutto il mio popolo,
la sua canzone di tutto il giorno.
Egli m'ha saziato d'amarezza,
m'ha abbeverato d'assenzio.
M'ha spezzato i denti con della ghiaia,
m'ha affondato nella cenere.
Tu hai allontanato l'anima mia dalla pace,
io ho dimenticato il benessere.
Io ho detto: 'E sparita la mia fiducia,
non ho più speranza nell'Eterno!'"
Probabilmente il riferimento biblico più frequentemente connesso dagli alchimisti con la putrefactio
è il brano del Vengelo di Giovanni: "In verità, in verità io vi dico che se il granello di frumento caduto
in terra non muore, riman solo; ma se muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita, la perde; e
chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà in vita eterna" (Giovanni 12: 24-25).
Ad esempio, un testo dice: "Come il seme di grano seminato nella terra va in putrefazione prima di
germogliare in una nuova pianta e vegetare, così la nostra Magnesia (...) comincia essendo seminata
nella Terra Filosofica, muore e si corrompe in modo da rinascere in qualcosa di nuovo".
Un altro testo si riferisce alla semina dell'oro:
"Tutto il fondamento della Pietra Filosofale consiste nel portare a nuova nascita la materia prima
dei metalli - cioè l'Acqua Mercuriale, il perfetto Corpus Solis - perché nasca nuovamente per mezzo
dell'acqua e dello spirito, proprio come disse Cristo: "Se l'uomo non rinasce dall'acqua e dallo
Spirito, non potrà vedere il Regno di Dio". Così anche in questa arte, ti dico, figlio mio: se il Corpus
Solis non viene seminato tutto il resto è vano e non ci sarà alcun frutto. Come disse anche Cristo:
'Se il frutto non cade nella terra e muore non porterà alcun frutto'".
La semina dell'oro (Corpus solis) è un'immagine interessante. L'oro significa la luce, il valore, la
coscienza. Seminarlo significa sacrificarlo, offrirlo alla mortificatio nella speranza che si moltiplichi.
Come il seme del grano viene messo da parte e non mangiato, così il seme della coscienza non verrà
usato per perpetuarsi; sarà invece offerto all'inconscio in una sorta di morte volontaria della propria
giustezza, razionalità e benessere psichici. Ci si permette di essere meno per poter essere di più -
meno vicini alla perfezione, ma più vicini alla totalità.
L'immagine della morte e del seppellimento è sempre stata associata con la semina e con la
germinazione dei semi. Dipinti dell'antico Egitto raffigurano steli di grano che spuntano dal corpo
morto di Osiride (vedi Fig. 6-9).
L'apostolo Paolo usa questa immagine nel suo famoso passo concernente la resurrezione dei morti:
"Così pure della resurrezione de' morti. Il corpo è seminato corruttibile, e risuscita incorruttibile; è

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seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato debole, e risuscita potente; è seminato corpo
naturale, e risuscita corpo spirituale" (1 Cor 15: 42-44).
Una volta mi venne raccontato un sogno impressionante in materia, sogno che per coincidenza fu
fatto ad Halloween:
// sognatore era ad una festa per un amico morto e forse per altri spiriti dipartiti. L'amico morto
racconta un sogno fatto prima della sua morte. L'immagine principale era un grande cerchio di grano
alto due metri. Cresceva in una fossa nel terreno che conteneva cadaveri i quali erano anche tesori
sepolti. Il sognatore cercava di far capire all'amico l'importanza del sogno (vedi Fig. 6.10).
È importante notare che i corpi morti equivalgono ad un tesoro nascosto.
In un testo gnostico l'uomo perfetto, o Anthropos, è chiamato cadavere poiché egli è "sepolto nel
corpo come una mummia in una tomba".31 Jung fa notare che c'è un'idea equivalente in Paracelso,
il quale dice: "Nihil meherde vita est aliud, nisi Mumia quaedam Balsamita, conservans mortale
corpus a mortalibus vermi-bus" Viene fuori che questa "mumia" è simbolicamente identica all'uomo
originale o Anthropos. Questo cadavere gnostico o mummia paracelsica è quindi il Sé come prodotto
dalla mortificatio - il corpo incorruttibile che sorge dalla morte del seme corruttibile. Corrisponde
all'idea alchemica che la morte è il concepimento del Lapis.
La germinazione ed il decadimento, la luce che lascia il posto al buio, la morte e la rinascita - tutto
questo appartiene al simbolismo della luna, che muore e rinasce ogni mese. Un testo afferma
quanto segue:
"Il leone, ossia il sole inferiore, è guastato (vilescit) dalla carne. Così il leone è corrotto nella sua
natura dalla carne, che segue i ritmi lunari e viene fatto scomparire (eclipsatur). La luna infatti è
l'ombra del sole, viene consumata con i corpi corruttibili, ed attraverso la sua corruzione il leone
viene oscurato (eclipsatur) con l'aiuto dell'umore di Mercurio. (...) Così anche l'umore lunare,
quando riceve la luce solare che arriva a lei, uccide il Sole, per morire quindi anch'esso alla nascita
del figlio dei filosofi; entrambi i genitori morendo trasmettono le loro anime al figlio, e
muoiono e periscono. E i genitori sono del figlio vivanda".
L'affermazione che il leone, o sole inferiore, cresce corrotto attraverso la carne può essere compresa
come significante l'Io che incarnandosi, osando esistere come centro autonomo dell'essere, si carica
di realtà sostanziale ma diviene anche soggetto alla corruzione ed alla morte (vedi Fig. 6.11).
L'Io viene, alla fine, eclissato - cade nel nero della mortificatio - ma dalla sua morte nasce il "figlio
Filosofale" - la Pietra Filosofale. Sia il sole che la luna muoiono e trasferiscono il loro potere alla
progenie - il figlio Filosofale.

Jung dice che questo brano può avere ispirato il quadro della morte della coppia reale nel Rosarium.
In quell'immagine il re e la regina, dopo aver avuto un rapporto, sono fusi in un solo corpo con due
teste e giacciono morti nella tomba. La didascalia della figura dice: "concepimento o putrefazione".
La frase in cui si dice che "i genitori sono cibo per il figlio" è particolarmente interessante. Dal punto
di vista psicologico ci suggerisce che la resistenza cosciente del buio ed il conflitto degli opposti
nutrono il Sé (cfr. Fig. 3.16 nel cap. 3).
Un termine comune per la nigredo è "corvus ", corvo o cornacchia, forse perché è nero ed è un
necrofago (vedi Fig» 6.12).
Il corvo appare nella mitologia greca alla nascita di Asclepio. Sua madre era Coronide, la vergine
corvo, che mentre portava in grembo Asclepio, figlio di Apollo, ebbe rapporti con Ischi. Questa
infedeltà fu riportata ad Apollo da un corvo, che da bianco fu trasformato in nero in quanto latore
di cattive notizie. Coronide fu uccisa per il suo crimine ma il piccolo Asclepio fu strappato dal suo
utero mentre si trovava sulla pira funebre. Come ha dimostrato Kerényi, la nascita del potere
curativo dalla nigredo appartiene all'archetipo del guaritore ferito. Nelle parole di Kerényi, il mito si
riferisce, psicologicamente, alla capacità "di trovarsi a casa nel buio della sofferenza e di trovarvi

71
germi di luce e di guarigione con i quali, come per incantesimo, far nascere Asclepio, il guaritore che
somiglia al sole".
Collegato a "corvus"c'è l'espressione "caput corvi", la testa del corvo, a sua volta sinonimo di "caput
mor-tuum", la testa del morto. Non è immediatamente evidente perché la nigredo debba essere
associata con il simbolismo della testa. Una ragione sembra essere la connessione tra il termine
"testa" e la cima o l'inizio. Il nero è considerato il punto d'inizio del lavoro.39 Un testo dice: "Non
appena vedrai la tua materia diventar nera, gioisci: poiché questo è il principio dell'opera".40 Un
altro testo parla del lavoro come composto da tre corvi: "quello nero che è la testa dell'arte, quello
bianco il centro e quello rosso che porta tutte le cose alla conclusione".41
La testa è la cosa principale. L'offesa più grave implica il perdere la testa. Quindi la connessione della
nigredo con le immagini della testa indica la grande importanza che l'alchimia dava a questa
esperienza. Secondo alcune fonti, la parola "alchimia" deriva da khem o chemia che significa nero
e, in riferimento all'Egitto, la terra dal suolo nero.42 La decapitazione o la separazione della testa
dal corpo appartengono ancora alla mortificatio. Scrive Jung:
"Sul piano simbolico la decapitazione significa il distacco del-

V intelligentia dalla passio magna et dolor (grande sofferenza e dolore), che la natura infligge
all'anima. È un'emancipazione del pensiero che ha sede nella testa, della cogitio, una liberazione
dell'anima dai 'vincoli della natura'. Ciò corrisponde all'intento di Dorneus di realizzare un'unto
mentalis 'nel superamento del corpo"43 (vedi Fig. 6.13).
Da un altro punto di vista, il decapitare estrae il ro-tundum, l'uomo rotondo, completo, dall'uomo
empirico. La testa o il teschio diviene il vaso rotondo della trasformazione. In un testo era la testa
del nero Osiris o Etiope che, quando bollita, diveniva oro.44
Il termine "caput mortuum" yeniva usato per riferirsi al residuo che rimaneva dopo la distillazione
o sublimazione di una sostanza. Un testo descrive questo caput mortuum:
"Ciò che rimane sul fondo della storta è il nostro sale, vale a dire la nostra terra, ed è di color nero,
un drago che si divora la coda. Il drago è infatti la materia che resta dopo la distillazione della propria
acqua; quell'acqua viene detta 'coda del drago', e il drago è la sua nerezza; e il drago viene imbevuto
della propria acqua e coagulato, e così divora la propria coda".45
Il residuo morto, inutile, è il materiale della fase della nigredo. Il fatto che sia chiamato caput o testa
indica un paradossale rovesciamento degli opposti. L'inutile diviene il più prezioso e l'ultimo diventa
il primo. Questa è una lezione che tutti noi dobbiamo imparare e ri-imparare ogni giorno. E la psiche
che troviamo nei posti più inutili e disprezzati. Per gli standard convenzionali del nostro ambiente la
psiche non è nulla, proprio nulla. Un esempio personale: Mi sento vuoto e depresso; siedo su una
sedia per ore cercando la mia libido perduta. Che dolorosa umiliazione essere soggetto a tale
impotenza catatonica. Anche l'immaginazione attiva si rifiuta di funzionare.

Fig. 6.13: Salomè con la testa di Giovanni Battista (Les belles heures du Due de Berry, New York, The
Metropolitan Museum ofArt).
Alla fine ho un'immagine scarna - un vaso di terracotta piccolo e nero. Contiene qualcosa o è vuoto
come me? Lo capovolgo. Ne esce una goccia di fluido dorato che si solidifica al contatto con l'aria.
Ecco tutto quello di cui avevo bisogno! Quella singola goccia di oro solido libera un flusso di
associazioni e, con loro, anche la libido. E venuta dal vaso nero, la testa nera di Osiride, che ha
personificato il mio stato cupo e vuoto, uno stato che disprezzavo mentre ne ero dentro.
La testa da morto porta anche all'idea di un dialogo con la testa o il teschio. Jung parla della testa

72
oracolare,46 che simbolizzerebbe il consultare la propria totalità per avere informazioni che vanno
oltre la visione dell'Io. Il tema drammatico del soliloquio con un teschio è una variante di questa
stessa immagine archetipica. L'esempio classico si trova nell'Amleto dove, contemplando il teschio
di Yorick (Atto 5, scena 1), egli conclude con questi pensieri:
"A quali umili usi i possiamo essere ridotti, Orazio! La fantasia non potrebbe forse seguire il cammino
della nobile polvere di Alessandro e scoprir eh'è servita a turar la falla d'una botte? (...) Dunque:
Alessandro venne a morte, Alessandro fu sepolto, Alessandro ridivenne polvere. La polvere è terra.
Con la terra si fa l'argilla, e con quell'argilla in cui egli fu convertito, non si potrebbe forse turare un
barile di birra? Cesare Augusto tramutato in polvere Chiude una falla per fermare il vento. Oh, la
terra che fé' tremare il mondo Ne ripari dal soffio dell'inverno!"
Anche il Faust di Goethe ha un breve monologo di Faust con un teschio all'inizio dell'opera:
"Tu, teschio vuoto, il tuo ghigno che cosa vuol dirmi Se non che il tuo cervello, come il mio, disviato
Cercò la luce lieve, un tempo, e nel greve crepuscolo Avido di verità si perdette tristemente?"47
Il teschio come memento mori è un emblema per l'operazione di mortificatio; genera riflessioni sul
proprio essere mortale e serve da pietra di paragone per distinguere i valori veri da quelli falsi.
Riflettere sulla morte può portare a vedere la vita sotto l'aspetto dell'eternità, trasformando quindi
la testa nera in oro (vedi Fig. 6.14).
Infatti l'origine e la crescita della coscienza sembra essere connessa solamente con l'esperienza della
morte. Forse la prima coppia di opposti a penetrare l'emergere della consapevolezza degli umani
primiti-

Fig. 6.14: La testa da morto indica le sfere cosmiche (Hol-bein, Danza macabra , 1538).
vi fu il contrasto tra vivo e morto. Probabilmente solo una creatura mortale è capace di coscienza.
Il nostro essere mortali è la nostra debolezza più grande e definitiva. Ed è la debolezza, secondo
Jung, che dette a Giobbe un vantaggio su Yahweh:
"Ma allora, quale cosa possiede l'uomo che Dio non abbia? A causa della sua esiguità, della sua
debolezza e della sua mancanza di difesa nei confronti dell'Onnipotente, egli possiede, come
abbiamo già accennato, una coscienza un po' più acuta grazie alla sua capacità di autoriflessione:
egli infatti sa che per sopravvivere deve rimanere sempre cosciente della sua impo-

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277
ANATOMIA DELLA PSICHE
tenza nei confronti del Dio onnipotente. Questi, invece, non ha la necessità di valersi di cautele di
tal genere perché non incontra da nessuna parte un ostacolo insormontabile, ostacolo che potrebbe
indurlo a esitare e a riflettere su sé stesso".48
Le forme di espressione religiosa più antiche -che indicano la prima separazione dell'Io dalla psiche
archetipica - sembrano essere associate con i riti di sepoltura. L'esempio più insigne di morte come
genesi della religione e della coscienza è l'elaborato simbolismo funebre dell'antico Egitto, che è
anche, chiaramente, l'origine dell'alchimia. L'imbalsamatu-ra del re morto lo trasformava in Osiride,
un corpo eterno ed incorruttibile. Questo è il prototipo dell' o-pus alchemico, che tenta di creare
l'incorruttibile Pietra Filosofale. Il vaso alchemico è stato paragonato con "il sepolcro sigillato di
Osiride, che cela in sé tutte le membra del dio".49 Il simbolismo funebre egizio è il primo grande
testimone della realtà della psiche. È come se la psiche non potesse cominciare ad esistere come
entità separata fino alla morte del letterale, del concreto, del fisico. L'inconscio collettivo è
equivalente alla terra dei morti o l'aldilà, e la discesa nell'inconscio collettivo è chiamata nekyia
perché un incontro con la psiche autonoma è percepito come una morte di questo mondo.

73
Platone collega esplicitamente la saggezza con la morte. Per lui la filosofia, l'amore per la saggezza,
è quasi letteralmente una mortificatio:
"La purificazione non la si raggiunge, come dice l'antica tradizione, separando, più che sia possibile,
l'anima dal corpo, esercitandola a restarne staccata, tutta in sé raccolta, nella presente come nella
vita futura, libera dal corpo che è il suo carcere?"
"Certamente" rispose Simmia. "E non è questa la morte, questo liberarsi, questo separarsi
6. MORTIFICATIO
dell'anima dal corpo?" "Verissimo".
"E questa separazione, come abbiamo detto, dell'anima dal corpo, la desiderano soltanto e
soprattutto quelli che si occupano rettamente di filosofìa perché questo è, appunto, l'impegno dei
filosofi: separare e riscattare l'anima dal corpo. Non è così?" "È chiaro."
"Non sarebbe, dunque , ridicolo, come dicevo poco fa, che un uomo, il quale in tutti i suoi anni s'è
preparato a vivere in modo che la sua vita somigliasse, quanto più possibile, alla morte, quando
questa poi giunga se ne rammaricasse?" "Certo che sarebbe ridicolo".
"E dunque, Simmia, i veri filosofi fanno della morte la loro professione e l'idea di morire fa loro meno
paura che^gli altri uomini. Giudica tu, allora. Se i veri filosofi, che hanno avuto sempre in uggia il
corpo, che ardentemente e sempre desiderano che la loro anima sia da esso staccata e tutta raccolta
in sé, dovessero, poi, lasciarsi prendere dalla paura e dal dolore, quando ciò non si avvera, non
sarebbe illogico, dico, se non andassero tutti lieti là dove, una volta giunti, possono sperare di
ottenere quello che, per tutta la vita, hanno desiderato: la sapienza cioè, di cui erano innamorati e
così sciogliersi da ciò che li impacciava, sentirsi finalmente liberi dal suo potere? E, poi, molti scesero
nell'Ade spinti dalla speranza di rivedere mogli, o figli, o amanti, insomma creature dilette e
ricongiungersi a loro nell'aldilà, e vuoi, allora, che un uomo, il quale è stato innamorato della
sapienza e che ha sempre nutrito la speranza di conseguirla in nessun altro luogo se non nell'aldilà,
vuoi che costui si spaventi di morire e non si rallegri di andare laggiù? Oh, proprio no, amico mio, se
è un vero filosofo, perché egli sarà pienamente convinto che soltanto laggiù e in nessun altro luogo
potrà trovare la sapienza pura".50
La cosa più appariscente in questo brano è la sbalorditiva affermazione che "i veri filosofi fanno della
morte la loro professione". Si può dire lo stesso per un importante aspetto dell'analisi: perseguendo
il ritirarsi delle proiezioni, facciamo della morte la nostra professione.
Queste idee di Platone ci portano direttamente al-

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279
ANATOMIA DELLA PSICHE
la discussione di Jung sulla unio mentalis che si trova all'interno di Mysterium Coniunctionis. Egli
descrive infatti la coniunctio come un processo a tre stadi, nel primo dei quali anima e spirito sono
uniti tra loro. Il prodotto unito viene poi separato dal corpo e questa separazione viene vissuta come
una morte. Jung scrive:
"Uunio mentalis, il trovare l'unità interiore, che noi oggi designiamo come individuazione, era
concepita da Dorneus come un'armonizzazione psichica degli opposti in superatìone corporis, ossia
in una sorta di aequanimitatis, al di là di ogni affettività e istintualità legate al corpo. Egli definisce
lo spirito (animus), che nell'unione mentale deve unirsi all'anima, uno 'spiraglio di vita eterna'
(spiraculum vitae aeternae), dunque una specie di 'finestra sull'eternità' (Leibnitz). (...) Per rendere
possibili le successive riunificazioni, la mente dev'essere distaccata dal corpo (distractió), il che
equivale a una morte per libera decisione (voluntaria mors), dato che può unire solo ciò che è
separato. Con questa separazione (distractió) Dorneus intende evidentemente una discriminazione
e dissoluzione del 'composto', intendendo con quest'ultimo uno stato in cui l'affettività legata al

74
corpo esercita un influsso disturbante sulla razionalità della mente. Scopo di tale separazione è di
sottrarre la mente e l'animo all'influenza delle emozioni e di stabilire così una posizione spirituale,
che è sovraordina-ta alla turbolenta sfera corporea. Ciò conduce anzitutto a una dissociazione della
personalità e a far violenza all'uomo meramente naturale. Questo primo passo, che è l'espressione
sia di una filosofia stoica che di una psicologia cristiana, è indispensabile in vista della
differenziazione della coscienza. Anche la psicoterapia moderna si serve di questa discriminazione,
cercando di oggettivare affetti e istinti e di metterli a confronto con la coscienza".51
Quindi la unio mentalis corrisponde precisamente al filosofo che fa della morte la propria
professione.
In questo passaggio preliminare l'"uomo naturale" deve essere mortificato e bisogna ricordargli, con
le parole di Thomas Gray,
6. MORTIFICATIO
"Pompa e poter, vanto di stirpe eletta, quanta beltà o ricchezza a noi prepara, tutto egualmente
l'ultim'ora aspetta: della gloria il sentier mena alla bara".52
Oppure, con le parole dell'Apostolo Paolo, "Fate dunque morire le vostre membra che son sulla
terra: fornicazione, impurità, lussuria, mala concupiscenza e cupidigia, la quale è idolatria"
(Colossesi 3: 5). Ovviamente questa affermazione deve essere presa simbolicamente e non
letteralmente: i desideri devono essere uccisi nelle loro forme ossessive, proiettate.
L'incontro con l'inconscio è quasi per definizione una sconfitta che ferisce. In Mysterium
Coniunctionis troviamo una delle frasi più importanti che Jung abbia mai scritto: "L'esperienza del
Sé rappresenta perciò una disfatta dell'Io".53 In un altro lavoro egli scrive: "In ogni caso
l'integrazione dei contenuti che erano sempre stati inconsci e proiettati implica una grave lesione
dell'Io. L'alchimia esprime questo concetto attraverso i simboli della morte, del ferimento o
dell'avvelenamento, o con la curiosa immagine dell'idropisia".54
Questa "lesione dell'Io" è quanto simbolizzato dalla figura dell'eroe-sole zoppo o con un arto
amputato. È il concetto di Giasone come monosandolos, che ha perso un sandalo portando una
donna sconosciuta (Era) attraverso un fiume. È lo stesso concetto di Edipo, il cui nome significa
"piede gonfio". Una volta ho sognato che mentre Jung teneva un seminario brillante io notavo che
aveva un piede zoppo.
La mortificatio è esperita come fallimento e sconfitta. È inutile dire che uno raramente sceglie di
fare un'esperienza simile, generalmente viene imposta dalla vita, che sia dal proprio interno o
dall'esterno. Un'esperienza simile può essere parzialmente fatta

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281
ANATOMIA DELLA PSICHE
in modo vicario attraverso il grande strumento culturale della mortificatio, le tragedie. In alcuni casi
il dramma può fornire anche più di una esperienza vicaria. Se è il momento giusto, può avere un
effetto induttivo ed iniziare nell'individuo un autentico processo di trasformazione. Quanto io ho
scritto in un altro lavoro può essere rilevante qui:
"Gilbert Murray ci ha dato una descrizione di grande valore dell'origine e delle caratteristiche
principali della tragedia classica [citato in Harrison, Themis, 341 e seg]. Nella sua visione, la tragedia
greca iniziò come la rimessa in atto rituale della morte e della rinascita dello spirito-deli'-anno
(equiparato a Dioniso) e tale rito aveva quattro caratteristiche principali. Come prima cosa c'è un
agone o una contesa nella quale il protagonista, il rappresentante dello spirito-deli'-anno, combatte
con il buio o la cattiveria. Secondo, c'è un pathos o passione nella quale l'eroe deve subire sofferenze
e sconfitte. La terza caratteristica è il threnos o la lamentazione per l'eroe sconfìtto. Quarta è la
teofania, una rinascita della vita su un altro livello con un capovolgimento dell'emozione dalla

75
tristezza alla gioia. Questa sequenza è essenzialmente la stessa del dramma rituale di Osiride o di
Cristo, ognuno dei quali ha le caratteristiche tipiche della morte e risurrezione dello spirito-deli'-
anno. Nelle tragedie greche più recenti la fase finale, la teofania, è quasi scomparsa, rimanendo
forse solo come suggerimento. In termini psicologici si può dire che la sequenza dei passi che
costituiscono il processo tragico implica la sopraffazione dell'Io, la sconfitta dalla volontà cosciente,
per permettere al Sé di manifestarsi: l'epifania finale".55
Gli stadi di sofferenza e sconfitta di pathos e threnos corrispondono alla mortificatio alchemica e la
teofania corrisponde al corpo rinato, incorruttibile che sorge dal cadavere di Osiride. Il Re Lear di
Shakespeare è un esempio particolarmente buono di tragedia come mortificatio. In un testo citato
precedentemente, l'anziano dice che il suo "cognome è il drago". Allo stesso modo Tirato Re Lear si
identifica, nelle prime par-
6. MORTIFICATIO
ti dell'opera, con il drago in queste parole a Kent: "Non venire ad interporti fra il drago e la sua furia!
" (Atto I, scena I). La tragedia procede poi come un progressivo togliere al re l'autorità, il potere ed
il controllo. La volontà dell'Io regale è sottoposta ad una mortificatio totale fino ad arrivare alla
pazzia. Da questo stato di nigredo nasce la teofania della trasformazione di Lear. Attraverso la sua
follia egli può cogliere un barlume della psiche transpersonale che vuole adesso servire. Dopo la
sconfitta finale per mezzo delle forze di Edmund, mentre Lear e Cordelia vengono condotti in
prigione, arriva la teofania in questo stupendo passo. Qui la testa da morto nera viene trasformata
in oro.
"Vieni, andiamo in prigione! Là canteremo insieme, noi due soli, come uccellini in gabbia; e quando
tu mi chiederai la mia benedizione, io m'inginocchierò davanti a te per implorare invece il tuo
perdono: così vivremo, cantando e pregando, e raccontandoci antiche favole, e sorridendo al volo
di farfalle e alla voce di poveri furfanti imprigionati per vagabondaggio; e anche noi parleremo con
loro... di chi perde e chi vince; di chi è rimasto e di chi se n'è andato; assumeremo su di noi il mestiere
di sondare i misteri delle cose, come se fossimo spie degli dei; e noi, così, tra le mura di un carcere,
cancelleremo via dalla memoria il ricordo d'intrighi e di fazioni dei potenti, fluenti e rifluenti come
onde di marea sotto la luna". (Atto 5, scena 3)

282
283
ANATOMIA DELLA PSICHE
Con questa frase Re Lear è passato oltre gli opposti. Il Sé ha rimpiazzato l'Io. Il nero si è trasformato
in oro. Il poeta moderno Theodore Roethke descrive un'esperienza equivalente del Sé che nasce
dalla ni-gredo nella sua poesia "In epoca buia":
"In epoca buia, gli occhi cominciano a vedere
Incontro la mia ombra nell'oscurità che aumenta
Sento il mio eco nel legno echeggiante -
Un signore della natura che piange ad un albero.
Vivo tra l'airone e lo scricciolo,
bestie di collina e serpenti di tana.
Cos'è la follia se non nobiltà d'animo
In contrasto con le circostanze? Il giorno è in fiamme!
Conosco la purezza della pura disperazione.
La mia ombra attaccata ad un muro che trasuda.
Quel posto fra le rocce - è una caverna,
o un sentiero che si snoda? Sono in vantaggio.
Un ruscello stabile di corrispondenze!

76
Una notte che fluisce con gli uccelli, una luna logora,
ed in pieno giorno arriva ancora la notte!
Un uomo va lontano per trovare chi sia -
La morte del sé in una lunga notte senza lacrime,
tutte le forme naturali che mandano luce innaturale.
Scura, scura è la mia luce, e più scuro il mio desiderio, la mia anima, come una mosca impazzita per
il caldo, continua a ronzare sulla soglia. Quale io sono io? Un uomo caduto, mi arrampico fuori dalla
mia paura. La mente entra in sé stessa e Dio nella mente, ed uno è Uno, libero nel vento furioso".56
Questa notevole poesia ha la risonanza della com-pietà autenticità psicologica. E un'espressione
moderna della stessa esperienza che soggiace al Re Lear; deriva, cioè, dallo stesso archetipo. La
prima strofa parla del buio che porta un nuovo tipo di visione: la signoria dell'Io sulla natura viene
sovvertita. Il pian-
6. MORTIFICALO
gere ad un albero è equivalente alla scena della brughiera di Re Lear. L'inconscio come natura e
come animale ha fatto irruzione nella coscienza. La seconda strofa ha a che fare con la pazzia,
com'era Lear nel temporale. Cos'è la pazzia? È l'anima in conflitto con le circostanze; sono la realtà
interna ed esterna confuse tra loro; le illusioni vengono dissolte. Il proprio lato oscuro viene
circoscritto e deve essere riconosciuto. Gli opposti divengono visibili e l'Io deve attraversare lo
stretto passaggio tra di loro. La terza strofa parla di un "ruscello di corrispondenze". Quando le
profondità dell'inconscio si aprono, la "circostanza" si apre di scatto, si hanno sincronicità ed i
significati transpersonali appaiono in trasparenza - "forme naturali che mandano luce innaturale".
Nella quarta strofa l'autore si disidentifica dal suo desiderio e dalla sua "anima" - cioè l'inconscio.
Come Lear, è stato legato alla ruota infuocata, in uno stato di identità con le energie transpersonali
del Sé. Ora che è liberato può far vivere il Sé come separato dall'Io. Come Roethke dice in un'altra
poesia ("La forma del fuoco"), "il redentore viene in modo oscuro".
Un'altra espressione poetica dell'esperienza della mortificatio si può trovare in questi versi della
poesia "East Cocker" di T. S. Eliot:
Ho detto alla mia anima: taci, e attendi senza speranza Perché la speranza sarebbe speranza mal
collocata: attendi senza amore
Perché l'amore sarebbe mal collocato; rimane la fede Ma la fede e l'amore e la speranza stanno tutti
nell'attesa. Attendi senza pensiero, perché non sei pronta al pensiero: così il buio sarà luce, e la
quiete la danza.
Per arrivare a ciò che non sapete
Dovete fare una strada che è quella dell'ignoranza.
Per possedere ciò che non possedete

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285
ANATOMIA DELLA PSICHE
6. MORTIFICATIO

Dovete fare la strada della privazione.


Per arrivare a quello che non siete
Dovete andare per la strada nella quale non siete.
E quello che non sapete è la sola cosa che sapete
E ciò che avete è ciò che non avete
E dove siete è là dove non siete.

77
L'incontro con il compagno interiore può venire dall'esperienza del buio e del vuoto. Jung parla di
questa esperienza:
"Lo stato di trasformazione imperfetta, puramente sperata ed attesa, sembra dunque non essere
soltanto un tormento, ma anche una felicità positiva, benché nascosta. È qui descritta la condizione
di chi, passando attraverso le peripezie della sua trasformazione psichica, che a volte appare più che
altro una sofferenza, scopre una felicità nascosta, che lo riconcilia con il suo isolamento. Nel suo
rapporto con sé stesso, questo essere umano non ha incontrato noia e malinconia mortali, bensì un
interlocutore con cui potersi intendere; anzi, meglio ancora, egli ha trovato una relazione che gli dà
una felicità simile a quella di un amore segreto, o che appare come una primavera nascosta, che da
un arido terreno fa scaturire verdi germogli, promessa di futuri raccolti. Si tratta della be-nedicta
viriditas degli alchimisti che, in parte, in quanto lepro-sitas metallorum (lebbra dei metalli) allude al
verderame e che, d'altra parte, rimanda alla segreta presenza del divino spirito della vita in tutte le
cose".57
La mortificatio ci conduce direttamente alle immagini della Passione di Cristo - la sua derisione,
flagellazione, tortura e morte (vedi Fig. 6.15).
Gli alchimisti, alle volte, connettono esplicitamente il trattamento della materia nel vaso con il
trattamento che Cristo ricevette. Ad esempio, in un testo si dice:
'Viene non a torto paragonato al Cristo, quando il corpo decomposto di Sol rimane morto per un
pezzo, simile alle ceneri sul fondo del vaso. (...) La medesima cosa è avvenuta a Cristo stesso, quando
sul Monte degli Olivi e sulla Croce, tormentato dal fuoco dell'ira divina (Matteo 26-27), si lamentava
di es-

» 58
Fig. 6.15: La flagellazione di Cristo (Mair of Landshut, XV secolo, Londra, British Museum).
sere stato completamente abbandonato dal Padre celeste".
Un altro testo dice:
"Ed ancora, il nostro composto chimico (...) è sottoposto all'azione del fuoco, è decomposto, dissolto
e ben digerito e durante questo processo, prima di essere completamente consumato, passa
attraverso svariati cambiamenti cromatici, allo stesso modo questo Uomo Divino, il Dio Umano,
Gesù Cristo, per volontà del suo Padre celeste dovette passare at-

286
287
ANATOMIA DELLA PSICHE
traverso la fornace dell'afflizione, cioè attraverso molte pene, insulti e sofferenze durante le quali il
Suo aspetto esteriore cambiò molto. (...) E poi i Saggi hanno chiamato il nostro composto, durante
il processo di decomposizione, la Testa del Corvo, a causa della sua nerezza. Allo stesso modo Cristo
(Isaia 53) non aveva forma né avvenenza - era disprezzato e rifiutato dagli uomini - un uomo del
dolore vicino alla sofferenza - così disprezzato che gli uomini nascondevano la loro faccia di fronte
a Lui".59
Questo brano connette la prima materia torturata non solo con Cristo ma anche con il servo
sofferente di Isaia che personifica Sion ed il Messia che verrà.
Queste note parole di Gesù appartengono anche al simbolismo della mortificatio: "... se uno vuol
venire dietro a me, rinunzi a se stesso e prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la
sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà" (Matteo 16: 24-25).
La stessa idea viene espressa più crudamente nel seguente brano del testo gnostico recentemente
scoperto:

78
"In verità vi dico, nessuno sarà salvato se non crede nella mia croce. Ma coloro che hanno creduto
nella mia croce, loro è il regno dei cieli. Divenite quindi cercatori di morte, come i morti che cercano
la vita. (...) Quando si esamina la morte questa ci insegna l'elezione. In verità vi dico, nessuno di
coloro che ha paura della morte sarà salvato; poiché il regno dei morti appartiene a coloro che
mettono a morte se stessi".60
Dal punto di vista psicologico si capisce che quanto detto fa riferimento alla legge degli opposti - il
fatto che l'esperienza cosciente da una parte costelli il suo opposto nell'inconscio. Usando le parole
di Goethe, stirò und werde, muori e diventa. Nella misura in cui l'Io abbraccia consciamente la morte
arriva a costellare profondamente la vita. Questo fatto è colle-
6. MORTIFICATIO
gato alla psicologia del sacrificio. Uno straordinario esempio alchemico del tema del sacrificio si
trova nella visione di Zosimo nella quale si legge:
"Io sono Ione, il sacerdote dei santuari che si celano nell'intimo, e mi sottopongo a un'insopportabile
pena. Poiché un tale è venuto, correndo frettoloso sul far del giorno, mi ha sopraffatto, trapassato
con la spada e fatto a pezzi, ma in accordo con la regola dell'armonia. E mi ha scotennato con la
spada che maneggiava con forza, ha riunito le mie ossa ai brandelli di carne e a regola d'arte ha
bruciato tutto sul fuoco, finché mi sono accorto che il mio corpo si trasformava e diveniva spirito".61
Ione, il prete dei santuari interiori, è la personificazione sia della prima materia che della Pietra
Filosofale; è sia il sacrificato che il sacrificatore. Da questo punto di vista corrisponde alla figura di
Cristo così come rappresentata nell'Epistola agli Ebrei: "Ma venuto Cristo, Sommo Sacerdote dei
futuri beni, egli, attraverso il tabernacolo più grande e più perfetto, non fatto con mano, vale a dire,
non di questa creazione, e non mediante il sangue di becchi e di vitelli, ma mediante il proprio
sangue, è entrato una volta per sempre nel santuario, avendo acquistata una redenzione eterna"
(Ebrei 9: 11-12).
Ione, il prete che si sottopone ad un tormento insostenibile, è reminiscente di un brano degno di
nota di una lettera mai pubblicata di Jung:
"Il problema della crocifissione è l'inizio dell'individuazione; c'è il significato segreto del simbolismo
cristiano, un sentiero di sangue e sofferenza - come ogni altro passo avanti sulla strada
dell'evoluzione della coscienza umana. Può l'uomo sopportare un ulteriore aumento di coscienza?
(...) Confesso che mi sono sottomesso al potere divino di questo apparentemente insormontabile
problema ed ho coscientemente ed intenzionalmente reso la mia vita miserabile, perché volevo che
Dio fosse vivo e libero dalla sofferenza che l'uomo Gli ha dato

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289
ANATOMIA DELLA PSICHE
6. MORTIFICATIO

" 62
amando le sue ragioni più delle intenzioni segrete di Dio".
L'idea di rendersi intenzionalmente miserabile è una dottrina difficile. Dobbiamo, comunque,
ricordare che Jung sta parlando in questa lettera ad una persona particolare. Ci sono tracce evidenti
del fatto che Jung aggiustasse il suo modo di parlare alla realtà della persona con cui parlava. Ad
esempio, parlando con il suo amico indiano d'America, Lago di Montagna, Jung gli disse di
appartenere ad una tribù di allevatori di bestiame che viveva sulle montagne. Sospetto, quindi, che
questa lettera sia stata fatta a misura della psicologia del destinatario. Ciononostante, il suo modo
di esprimersi ci dà una nuova angolatura da cui vedere le cose. Il prestare attenzione all'inconscio

79
significa rendersi deliberatamente miserabili allo scopo di permettere alla psiche autonoma di
funzionare più liberamente. Non ha niente a che fare con il masochismo, ma è piuttosto una
partecipazione conscia nel processo di attualizzazione della deità. Nelle parole di Meister Eckhart:
"Solo la sofferenza è una preparazione sufficiente perché l'uomo possa accogliere Dio nel suo cuore.
(...) Dio sta sempre con colui che soffre; come Egli stesso ha dichiarato per bocca dei profeti:
'Chiunque sia sofferente, Io stesso sarò con lui'" (probabilmente ripreso da Geremia 31: 25).63
Mi ricordo di una donna che, nel corso della vita, aveva avuto ben più della sua parte di sofferenza
e frustrazione. Dovette combattere con l'analisi per diversi anni per accettare il suo destino e
dominare la sua amarezza. Tutti i suoi sforzi furono finalmente coro-nati da un sogno che conteneva
questa immagine:
Vedo un albero che è stato colpito da un fulmine. Sembra, comunque, che non sia stato distrutto
completamente, anzi

Fig. 6.16: Disegno della paziente.


qualcosa del potere elettrico è passato attraverso l'albero e nel circondario causando una fertilità
insolita.
Questo sogno gliene fece venire in mente un altro in cui una capra era stata sacrificata. In un disegno
che fece riguardo a quel sogno, il sangue della capra sacrificata fertilizza la vegetazione circostante
(vedi Fig. 6.16).
Infatti questa donna ha un effetto favorevole sul suo circondario: è un'insegnante dotata e la sua
lunga mortificano ha accentuato e maturato il suo talento. Il sogno dell'albero colpito dal fulmine
ha delle somiglianze con un sogno che Jung fece nel 1914:
"Un freddo pauroso era sceso sulla terra dagli spazi cosmici: la conclusione, però era imprevista. Vi
appariva un albero fronzuto, ma senza frutti (il mio albero della vita, pensavo), le cui foglie, per
effetto del gelo, si erano trasformate in dolci grappoli, pieni di succo salutare, e io li coglievo e li
distri-

290
291
ANATOMIA DELLA PSICHE
6. MORTIFICATIO


» 64
buivo a una grande folla in attesa".
Come accennato precedentemente, la mortificatio alchemica ha dei paralleli molto stretti con le
immagini della Passione di Cristo. Sono, infatti, entrambe espressioni dello stesso archetipo.
Ciononostante, l'atteggiamento alchemico all'immagine di Cristo e l'atteggiamento della fede
religiosa sono molto differenti. Jung sta bene attento a fare questa distinzione nel seguente brano:
"Se l'adepto compie, nella sua opera, l'esperienza di sé stesso, vale a dire del 'vero uomo', come
indica il nostro testo, allora egli incontra l'analogia del 'vero uomo', ossia Cristo, in una forma nuova
e diretta e riconosce nella trasformazione in cui egli è implicato una somiglianza con la Passione di
Cristo. Non si tratta più di una semplice 'imitazione di Cristo', bensì - al contrario - dell'assimilazione
dell'immagine di Cristo al proprio Sé, appunto al 'vero uomo'. Non è più la tensione, lo sforzo
deliberato dell'imitazione, ma l'esperienza involontaria della realtà di ciò che è rappresentato dalla
leggenda sacra. (...) La Passione accade all'adepto non nella sua forma classica (...) ma piuttosto in
quella in cui la esprime il mito alchemico: è la sostanza arcana a subire il supplizio fisico e morale
della Croce. (...) Non è l'adepto a patire tutto ciò, bensì è qualcosa (es) in lui che soffre, qualcosa che

80
subisce i tormenti, che attraversa la morte e che risorge. E tutto ciò non accede all'alchimista, bensì
al 'vero uomo', che egli però sente vicino a lui, anzi proprio dentro di lui e al tempo stesso
nell'alambicco".65
Per concludere, come un testo precedentemente citato implicava, il tema della mortificatio del re
ha un'applicazione alla psiche collettiva. La nostra immagine di Dio sta subendo un processo di
mortificatio come indicato dalla frase "Dio è morto". La psiche collettiva sta quindi attraversando
una nigredo. Jung allude a questo con la sua interpretazione del termine di Sant'Agostino
"conoscenza mattutina" e "cono-
scenza serotina". La conoscenza mattutina è la conoscenza del creatore, la conoscenza serotina è la
conoscenza delle cose create. La conoscenza mattutina conosce Dio, la conoscenza serotina conosce
l'umanità. La conoscenza mattutina è la religione, la conoscenza serotina è la scienza. La transizione
da conoscenza mattutina a conoscenza serotina corrisponde al fatto che: "ogni verità spirituale si
concreta a poco a poco e diventa materia o strumento nelle mani dell'uomo".66 Quanto più finisce
sotto il controllo razionale dell'Io, tanto più la conoscenza mattutina dell'umanità si oscura. Come
dice Jung:
«T »
L'uomo moderno (...) è già tanto ottenebrato, che nulla più illumina il suo mondo, fuor della luce
del suo intelletto. ' Oc-casus Christi, passio Christi'. Per questo alla nostra tanto decantata civiltà
accadono le cose più strane, che ormai somigliano più a un tramontare del mondo che non a un
normale crepuscolo".67
"Ma come dalla sera viene il mattino, così dalla tenebra viene una nuova luce, la stella matutina,
che è insieme stella della sera e del mattino: Lucifero, il portatore di luce".68
In termini del simbolismo dei sette giorni della creazione e dei sette giorni della settimana, si
pensava che ogni giorno allontanasse sempre di più gli uomini dalla conoscenza mattutina fino a
che
"l'oscurità crescente raggiunge il massimo al quinto o sesto giorno, il dies Veneris, per mutarsi in
Lucifero nel giorno del vecchio Saturno. Il dies Saturni annuncia la luce, che appare in tutta la sua
pienezza alla domenica [Sonntag = 'giorno del sole'].69
(...) Il sabato è quindi il giorno in cui l'uomo ritorna a Dio e riceve di nuovo la luce della cognitio
matutina. Questo giorno non ha sera".70

292
293

7
Separatio
Della prima materia si pensava che fosse un composto, una miscela confusa di componenti contrari
ed indifferenziati che richiedevano un processo di separazione. Immagini di questo processo ci
vengono fornite da svariate procedure chimiche e fìsiche praticate nel laboratorio alchemico. Il
metallo veniva estratto dal minerale grezzo per mezzo del riscaldamento, la polverizzazione o altri
mezzi chimici. Molte sostanze, quando riscaldate, si separano in una parte volatile che si vaporizza
ed un residuo terroso che rimane depositato. Gli amalgami, ad esempio, quando riscaldati rilasciano
il mercurio sotto forma di vapore e lasciano il metallo non volatile sul fondo del recipiente. Il
processo di distillazione separa un liquido più volatile da uno che lo è meno, e l'evaporazione separa
un solvente dal solido che è stato disciolto in esso. Filtratura, sedimentazione e forse anche una
grezza centrifugazione erano procedimenti
disponibili agli alchimisti.

81
In tutti questi esempi una miscela composita viene sottoposta ad una discriminazione delle parti
che la
297
ANATOMIA DELLA PSICHE
7. SEPARATIO

compongono. L'ordine viene ricavato dalla confusione in un processo analogo a quello in cui il cosmo
nasce dal caos nei miti della creazione. Non ci sorprende, quindi, che molti miti cosmogonici
descrivano la creazione come una separatio (vedi Fig. 7.1).
Ad esempio Ovidio descrive la creazione nel seguente modo:
"Prima del mare, della terra e del cielo, che tutto copre,
unico era il volto della natura in tutto l'universo,
quello che è detto Caos, mole informe e confusa,
non più che materia inerte, una congerie di germi
differenti di cose mal combinate fra loro.
Non c'era Titano che donasse al mondo la luce,
né Febe che nuova crescendo unisse le sue corna;
in mezzo all'aria, retta dalla gravità,
non si librava la terra, né lungo i margini
dei continenti stendeva Anfitrite le sue braccia.
E per quanto lì ci fossero terra, mare ed aria,
malferma era la prima, non navigabile l'onda,
l'aria priva di luce: niente aveva forma stabile,
ogni cosa s'opponeva all'altra, perché in un corpo solo
il freddo lottava col caldo, l'umido col secco,
il molle col duro, il peso con l'assenza di peso.
Un dio, col favore di natura, sanò questi contrasti:
dal cielo separò la terra, dalla terra il mare
e dall'aria densa distinse il cielo limpido.
E districati gli elementi fuori dall'ammasso informe,
riunì quelli dispersi nello spazio in concorde armonia".1
Marie-Louise von Franz ci dice che i miti della creazione cominciano spesso con l'uovo cosmico e
che
"...dopo che l'uovo è stato creato viene generalmente diviso in due parti. (...) Spesso si trova lo
stesso tema della separazione di una unità preconscia in connessione con la separazione dei primi
genitori. In molti miti cosmogonici i primi genitori, il Padre Cielo e la Madre Terra ad esempio,
esistono in

Fig. 7.1: Dio che crea il mondo {Illustrazione dì un manoscritto del XIII secolo. Vienna, Biblioteca
Nazionale).
un abbraccio continuo. Essi formano un essere ermafrodita in costante coabitazione. In questo stato
nulla può giungere all'esistenza, perché Padre Cielo giace così vicino alla Madre Terra che non c'è lo
spazio per far crescere alcunché. Il primo atto della creazione è quindi la separazione di questa
coppia divina, spingendoli sufficientemente distanti in modo da creare uno spazio per il resto della
creazione. Questo può essere paragonato al dividere l'uovo"2 (Vedi Fig. 7.2).
Un esempio di separazione dei Genitori del Mondo è il seguente mito egizio della creazione:
"Shu era la personificazione dell'atmosfera ed il suo nome,

82
298
299
ANATOMIA DELLA PSICHE
7. SEPARATIO

Fig. 7.2: Il taglio dell'uovo filosofico (Maier, Atalanta Fugiens, 1618).


Fig. 7.3: La separazione del cielo e la terra: Shu solleva Nut sopra a Geb (Disegno basato
sull'illustrazione in A. Jeremias, Das Testament im Lichte das Alteri Orient, Leipzig, 1904. Torino,
Museo Egizio).

che significa 'sorgere', derivava dal suo atto più importante della mitologia, la separazione di suo
figlio Geb, la terra, da sua figlia Nut, il cielo, il cui risultato fu la creazione del mondo così come lo
conoscono gli uomini. Seguendo gli ordini di Ra oppure, secondo alcuni, spinto dalla gelosia
incestuosa, Shu si infilò tra Geb e Nut, rompendo quindi il loro stretto abbraccio. Un'altra versione
vede Shu che, sempre agli ordini di Ra, conforta Nut quando, sotto forma di mucca, è diventata
pazza in seguito all'ascesa di Ra nei cieli. Shu veniva generalmente rappresentato come un uomo
barbuto che sta in piedi o che si china su Geb con le braccia alzate per sostenere Nut. Sulla testa ha
una piuma di struzzo, il geroglifico del suo nome, oppure quattro lunghe piume che stavano a
rappresentare i quattro pilastri del cielo che sostenevano Nut. Alle volte veniva rappresentato come
un leone o come una colonna d'aria.
Si dice che il nome Shu significhi anche 'essere vuoti' e in alcuni testi veniva trattato come il vuoto
deificato. In altri gli ve-
niva data più importanza facendolo essere il dio dell'aria. In testi più recenti Shu era indicato come
la personificazione della divina intelligenza. Divenne quindi l'agente immediato della creazione di
Atum e poi l'incarnazione del potere supremo di Atum. Shu era quindi il dio che aveva messo in
moto la creazione, formando il mondo per mezzo della separazione della terra dal cielo"3 (Vedi Fig.
7.3).
I testi alchemici dicono che la separazione della terra dal cielo ha luogo nella storta. Ad esempio, Ri-
pley dice quanto segue:
"Così dovrai fare spesso la separazione
Dividendo la materia in due parti;
così da separare il sottile dallo spesso
finché la Terra rimanga nel fondo in colore livido.
Questa Terra è talmente fissa

300
301
ANATOMIA DELLA PSICHE
che può sopportare tutta la violenza del fuoco,
l'altra parte è volatile e spirituale,
ma tutte queste cose si devono convertire in una".4
E ancora, nella Tavola Smeraldina si legge: "Separerai la Terra dal Fuoco, il Sottile dal Denso,
delicatamente, con grande cura".5 Psicologicamente, il risultato della separatio per mezzo della
divisione in due è la consapevolezza degli opposti. Questa è una caratteristica cruciale dell'emergere
della coscienza.

83
Nell'evoluzione della coscienza occidentale la scoperta degli opposti (enantia) è da attribuirsi ai
filosofi presocratici. I pitagorici stabilirono una tavola di dieci coppie di opposti:6
finito (peras)
dispari (perittorì)
unità (herì)
destra (dexion)
maschio (arren)
in quiete (eremoun)
retta (euthu)
luce (phos)
bene (agathon)
10. quadrato (tetragonon)
infinito (apeiron)
pari (artion)
molteplicità (plethos)
sinistra (aristeron)
femmina {thleu)
in movimento (kinoumenon)
curva (kampulon)
tenebre (skotos)
male (kakorì)
a lati disuguali (heteromekes)
Il significato psicologico della scoperta degli opposti è insuperabile. Come i numeri, gli opposti
appena scoperti portavano per gli antichi un'aura di numinosità. Il mondo è stolto diviso in parti e
tra gli opposti separati è stato creato dello spazio, l'ambito nel quale l'Io umano cosciente può vivere
e crescere.
L'elemento separatio che ci accompagna nell'esistenza cosciente è la separazione tra soggetto e
oggetto, fra Io e non-Io. Questo è il primo paio di opposti. Shu può separare Geb da Nut solo dopo
aver raggiunto una separazione preventiva da loro. Shu rappresenta quindi l'Io primordiale, colui
che divide
7. SEPARATIO
gli opposti, che crea lo spazio per l'esistenza della coscienza. Fino a quando gli opposti rimangono
inconsci ed indivisi si vive in uno stato di participation mysti-que, che significa che ci si identifica con
un aspetto della coppia di opposti e si proietta il suo contrario come nemico. Lo spazio per l'esistenza
della coscienza compare tra gli opposti, che significa che si diviene consci nell'istante in cui si è capaci
di contenere e sopportare gli opposti in noi.
Un aspetto saliente della psicoterapia è il processo di separatio, il cui componente più importante
è la separazione di soggetto e oggetto. L'Io immaturo è noto per il suo stato di participation mystique
con i mondi sia interno che esterno. Questo Io deve passare attraverso un prolungato processo di
differenziazione tra soggetto e oggetto, e con il procedere nella terapia si ha anche una progressiva
disidentificazione con altre paia di opposti.
L'alchimista dice: "Separa la terra dal fuoco, il sottile dal denso". Psicologicamente questo può
essere applicato alla separazione degli aspetti concreti, letterali dell'esperienza dalla libido che vi è
attaccata e dal significato simbolico interiore - cioè una separazione delle componenti soggettive e
oggettive. Un problema comune in psicoterapia è il conflitto e l'ambivalenza concernenti una
decisione pratica. Devo prendere questo lavoro? Devo fare questa mossa? Devo sposarmi o
divorziare? La base di questi conflitti è spesso la mancanza di distinzione tra il significato concreto e
quello simbolico delle azioni che ci si propongono. Potrebbe essere, ad esempio, che ad una persona

84
ossessionata dall'idea del divorzio, ma incapace di agirlo, sia richiesto di effettuare una separazione
psichica dal suo coniuge; un divorzio simbolico piuttosto che uno letterale. In ogni caso, con-

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303
ANATOMIA DELLA PSICHE
creto e simbolico sono due livelli differenti della realtà che devono essere distinti e considerati
separatamente. Quando questo viene fatto, la decisione obiettiva viene spesso raggiunta con
facilità.
La creazione per mezzo della separatio viene descritta anche come divisione in quattro. Paracelso
dice: "Nella creazione del mondo, la prima separazione cominciò con i quattro elementi, quando la
materia prima del mondo era un caos. Da quel caos Dio creò il mondo grandioso, suddiviso in
quattro elementi distinti, Fuoco, Aria, Acqua, Terra".7 E ancora ne Vaureo trattato di Ermete si legge
"O figli dei sapienti e degli antichi filosofi, cercate di comprendere - non attraverso la percezione
sensibile né in maniera precipitosa - questa scienza dei quattro elementi, che manifestano ciò che
in essi è oggetto della ragione quando se ne rivelano gli aspetti nascosti. (...) Sappiate, figli dei
sapienti, che l'acqua è il principio di separazione che separa se stessa in quattro".8
Questi brani riportano al resoconto che Platone fa nel Timeo, nel quale egli parla del caos nel
processo della creazione:
"Per essere ella piena di forze non simiglianti né contrappe-sate, non librasi da niuna parte, ma sì
da ogni parte si dilibra fuor di misura, e dalle sopraddette forze ella squassata, alla sua volta le
squassa; e quelle, mosse così, disceverarsi e quali trarre in un luogo, quali in un altro. E siccome cose
scosse e ventilate da vagli e arnesi da purgare frumento, che le dense e gravi si radducono in una
parte, le rare e lievi in un'altra; così allora i quattro generi scossi, come da istromento che scuota,
dal recettacolo sé dimenante".9
Un resoconto più complesso della creazione per separatio si trova in Filone di Alessandria, come
riassunto da Goodenough:
7. SEPARATIO
"Dio proietta il Logos che è il principio dell'unità ed al quale viene dato, allo stesso tempo, il nome
di 'Separatore'. Il Logos-Separatore forma prima il mondo intelligibile (il mondo delle forme arche
tipiche) e poi il mondo materiale secondo il metodo ed il modello del mondo intelligibile. La materia
grezza, che è un dato della creazione, viene per la prima volta divisa in due, leggero e pesante, dal
Logos-Separatore e queste due parti sono a loro volta ridivise in due per ottenere i quattro elementi.
Ogni elemento viene ulteriormente diviso: la terra in terraferma e isole, l'acqua in dolce e salata. Il
processo di divisione continua fino a quando si arriva a produrre oggetti animati ed inanimati, frutta
selvatica e coltivata, animali selvatici ed addomesticati, maschi e femmine e così via. In ogni caso la
divisione non era solo una separazione ma anche una riunione, poiché il Logos faceva da Colla tanto
quanto da Separatore: era il principio della coesione che faceva dell'universo una unità nonostante
le plurime divisioni".10
Questo brano è degno di nota per la sua fedeltà agli opposti e la sua descrizione del principio
cosmogonico. Quanto viene qui chiamato Logos è in realtà il Logos-Eros, dato che non è solo una
lama ma anche una colla. Questo modo di pensare è totalmente alchemico e corrisponde ad alcune
delle descrizioni paradossali di Mercurio.11
Il tema della divisione nei quattro elementi corrisponde psicologicamente all'applicazione di tutte e
quattro le funzioni ad una data esperienza. La sensazione ci dice cosa sono i fatti. Il pensiero
determina in quale concetto generale tali fatti possano essere collocati. Il sentimento ci dice se i
fatti ci piacciono o meno. L'intuizione suggerisce da dove i fatti possano essere provenuti, dove

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possano portare e quale connessione potrebbero avere con altri fatti: presenta possibilità, non
certezze.
E importante che le quattro funzioni siano separate. Ad esempio, la reazione sentimentale ad un
fatto non deve intralciare l'abilità a vederne l'esistenza;

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ANATOMIA DELLA PSICHE
7. SEPARATIO

oppure, la possibilità non deve essere confusa con la certezza. Sebbene i quattro elementi non
possano essere paragonati precisamente con le quattro funzioni, esiste un parallelo approssimativo.
C'è un'approssimazione simile anche con i quattro semi delle carte dei Tarocchi: Spade, Coppe,
Denari, Bastoni (vedi Fig. 7.4).
Ognuno di questi schemi a quattro è un'incarnazione particolare dell'archetipo della Quaternità che
struttura la materia indifferenziata. Specificatamente, i quattro elementi significano quattro
differenti gradi di aggregazione della materia, a partire dall'energia immateriale (fuoco) fino ad
arrivare alla totale solidità (terra). Presumibilmente ci sono analoghi gradi di aggregazione della
sostanza psichica che devono ancora essere delucidati.
Ogni nuova area dell'inconscio che si incontra richiede un atto cosmogonico di separatio. Ogni
nuovo incremento della prima materia fa appello ad un'azione tagliente del "Logos-Separatore" di
Filone di Alessandria. La creazione della coscienza richiede che nuovi contenuti siano tratti
dall'inconscio. Il sogno di un uomo di mezz'età con molti talenti ed ambizioni, conteso tra differenti
professioni e differenti scopi della vita, può illustrare quanto detto:
Pezzi di una mappa dovevano essere ritagliati ed assemblati. Era necessaria una lama affilata. Nel
sogno non riesco ad avere una lama sufficientemente affilata.
Il sognatore aveva bisogno di un contatto migliore con il Logos-Separatore di quanto avesse fino a
quel momento raggiunto.
Spade, coltelli e strumenti taglienti di ogni tipo appartengono al simbolismo della separatio. È certa-

Fig. 7.4: Gli assi dei quattro semi delle carte dei Tarocchi: Spade, Bastoni, Denari e Coppe ( Tarocchi
di Marsiglia).

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ANATOMIA DELLA PSICHE
7. SEPARAtlO

l!
Bit
mente significativo che uno dei primi strumenti degli esseri umani aborigeni fosse atto a tagliare. Il
Logos è il grande agente di separatio che porta coscienza e potere sulla natura - sia interiore che
esteriore - per mezzo della sua capacità di dividere, nominare, categorizzare. Uno dei suoi maggiori
simboli è la lama che da un lato può sezionare e differenziare e dall'altro può uccidere. Separando
gli opposti il Logos porta chiarezza ma, rendendo visibili tali opposti, porta anche il conflitto. Un
esempio di questo simbolismo paradossale è il classico testo di separatio del Vangelo: "Non pensate
ch'io sia venuto a metter pace sulla terra; non son venuto a metter pace, ma spada. Perché son

86
venuto a dividere il figlio da suo padre, e la figlia da sua madre, e la nuora dalla suocera; e i nemici
dell'uomo saranno quelli stessi di casa sua" (Matteo 10: 34-36) (vedi Fig. 7.5).
Una versione anche più severa della stessa idea può essere trovata nel Vangelo gnostico di
Tommaso: "Gesù disse, 'Gli uomini pensano, forse, che io sia venuto per portare la pace sulla terra.
Non sanno che sono venuto a portare il dissidio sulla terra: fuoco, spada e guerra. Dove saranno
cinque in casa: i tre saranno contro i due e i due saranno contro i tre, il padre contro il figlio e il figlio
contro il padre. E ognuno sarà solo'".12
Cristo, il Sé come Logos-Separatore, viene per sezionare o smembrare la participation mystique
della psiche familiare ("i nemici dell'uomo saranno quelli stessi di casa sua"). La versione gnostica
afferma esplicitamente che lo scopo è fare l'individuo ("ognuno sarà solo").
La separatio può essere espressa con immagini di morte o uccisione. I sogni di morte ed i desideri di
morte diretti verso una particolare persona indicano

Fig. 7.5: Il Cristo dell'Apocalisse (Albrecht Dùrer)


spesso il bisogno di separazione da una relazione di identificazione inconscia che è diventata
soffocante. Un processo di separatio può essere preannunciato da un conflitto crescente e da
antagonismo in una relazione precedentemente amichevole. Se le parti non capiscono quello che
stanno sperimentando, il processo può diventare pericoloso o addirittura violento. Questo è più
probabile se la relazione di identificazione inconscia si trova ad ostruire la strada di un urgente
bisogno di individuazione. Un uomo in questa situazione fece questo sogno:

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7. SEPARATIO
ANATOMIA DELLA PSICHE
E notte. C'è la sensazione dell'alba che si avvicina. Due pastori identici, vestiti con pelli di pecora e
con il bastone in mano, sono su un sentiero di montagna. C'è uno sguardo intenso nei loro occhi che
dice che sanno di dover andare ognuno per la sua strada. Uno ha uno sguardo da desiderio di
vendetta mentre l'altro esprime tristezza. Si abbracciano e si baciano sulla guancia con un bacio di
pace e quello con lo sguardo triste si avvia su per la montagna. L'altro pastore attende e lo guarda
come a dire "Avrei potuto ucciderti", poi si gira e si avvia giù per la montagna mentre arriva l'alba.
Questo sogno rappresenta l'aspetto puramente archetipico del processo di separatio che era stato
attivato tra il sognatore ed il suo amico. Privato di aspetti personali, è come se il sogno stesse
parlando all'Io della perdita del suo amico allo stesso modo in cui John Milton scrisse la poesia
Lycidas per compiangere la morte per annegamento di Edward King, o come Shelley scrisse il suo
Adonais per la morte di John Keats. Lo schema archetipico dietro all'evento personale viene rivelato,
ponendolo in un contesto più ampio, portando conforto nel lutto, illuminando di significato la
tragedia. Questi sogni sono soliti venire quando la situazione è particolarmente pericolosa. Sembra
che, come per tutti gli istinti, venga fatto appello alla saggezza archetipica quando ce n'è più
bisogno.
Eris, dea della discordia e sorella di Ares, presiede alla separatio. E lei che arrivò, non invitata, ad un
matrimonio nell'Olimpo e lanciò al centro una mela d'oro su cui era scritto: "Alla più bella"; sempre
lei richiese, dopo, il giudizio di Paride. I paragoni sono odiosi ed è proprio ciò che la mela d'oro
provocò. Determinare cosa è "di più" e cosa è "il massimo" richie-

Fig. 7.6: Torneo tra Sol e Luna (Aurora Consurgens, XIV secolo. Zurigo, Zentralbibliothek, Cod.
Rhenovacensis 172, fol. 10).

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de il giudizio e quindi porta a esso. Tali azioni disturbano la participation mystique dello status quo
e generano conflitto, ma possono anche portare ad una maggiore coscienza. Per questo motivo
Eraclito dice: "La guerra (tra gli opposti) è il padre di tutto ed il re di tutto, e mostra alcuni come dei
ed altri come uomini, rende schiavi certi e liberi altri"13 (vedi Fig. 7.6). La mela d'oro di Eris portò
paragone, giudizio, scelta, e guerra. Il fardello cadde su Paride, la vittima umana dello scaricabarile
divino, che si trovò a scegliere tra Era, Atena ed Afrodite. L'innocente pastore si trovò a confrontarsi
con una prova comune per l'uomo, dovendo scegliere il valore cardine della sua vita tra potere,
conoscenza e bellezza. La sua scelta fu un atto di separatio che lo portò al successivo stadio di
sviluppo. In una raffigurazione alchemica il giudizio di Paride è accompagnato dal risveglio del re
addormentato (vedi Fig. 7.7).

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ANATOMIA DELLA PSICHE

Fig. 7.7: Il risveglio del re addormentato e il giudizio di Paride (Thomas Aquinas [pseud.], De alchimia,
XVI secolo. Leiden, Bibliothek der Rijksuniversiteit, Cod. Vossianus 29, fol. 78. Riprodotto in Jung,
Psicologia e alchimia).
Ciò suggerisce che l'atto di giudicare può portare alla coscienza una connessione con il Sé.
La separatio può essere applicata in modo erroneo, nel qual caso risulta distruttiva. È improprio
dividere meccanicamente una unità organica in nome di un'arbitraria nozione di equità. Paride cercò
di fuggire alla sua responsabilità suggerendo di dividere la
7. SEPARATIO
mela in tre parti uguali, ma ciò non gli fu permesso. Un'idea simile si ritrova nella storia del giudizio
di re Salomone. Due donne andarono da Salomone affermando entrambe di essere la madre di un
bambino (lRe3:24-28):
"Il re soggiunse: 'Portatemi una spada!'. E portarono una spada davanti al re. E il re disse: 'Dividete
il bambino vivo in due parti, e datene la metà all'una, e la metà all'altra'. Allora la donna di cui era il
bambino vivo, sentendosi commuover le viscere per amore del suo figliuolo, disse al re: 'Deh! Signor
mio, date a lei il bambino vivo, e non l'uccidete, no!' Ma l'altra diceva: 'Non sia né mio né tuo; si
divida! ' Allora il re, rispondendo, disse: 'Date a quella il bambino vivo, e non l'uccidete; la madre
del bimbo è lei!'E tutto Israele udì parlare del giudizio che il re aveva pronunziato, e temettero il re
perché vedevano che la sapienza di Dio era in lui per amministrare la giustizia".
Una unità vivente non può essere suddivisa in porzioni uguali per soddisfare prospettive opposte.
Questo è un pericolo per colui che conosce la teoria dell'unione degli opposti ma non la sua realtà
vivente. Un'immagine impressionante di separatio finita male si trova nel canto 28 dell'Inferno di
Dante, nel quale i seminatori di discordia sono soggetti alla mutilazione eterna per mezzo di lame
affilate (vedi Fig. 7.8).
"Già veggia, per mezzul perdere o lulla, com'io vidi un, così non si pertugia, rotto dal mento infin
dove si trulla. Tra le gambe pendevan le minugia; la corata pareva e '1 tristo sacco che merda fa di
quel che si trangugia. Mentre che tutto in lui veder m'attacco, guardommi e con le man s'aperse il
petto, dicendo: 'Or vedi com'io mi dilacco! Vedi come storpiato è Maometto! Dinanzi a me sen va
piangendo Ali, fesso nel volto dal mento al ciuffetto.

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ANATOMIA DELLA PSICHE

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7. SEPARATIO

Fig. 7.8: Scismatici (Dorè, Illustrazioni per la Divina Commedia)


Fig. 7.9: L'alchimista come geometra (Maier, AtalantaFugiens, 1618)

E tutti li altri che tu vedi qui, seminator di scandalo e di scisma fuor vivi, e però son fessi così. Un
diavolo è qua dietro che n'accisma sì crudelmente, al taglio de la spada rimettendo ciascun di questa
risma, quand'avem volta la dolente strada; però che le ferite son richiuse prima ch'altri dinanzi li
rivada"'.14
Questo brano mi richiama alla mente certe persone che non hanno altro che la spada dell'intelletto
razionale con la quale comprendere la loro tenera e sensibile vita dell'anima. Il loro autoesame è
una tortura perpetua per autodissezione.
Il misurare, numerare, pesare, e la coscienza quantitativa appartengono generalmente
all'operazione della separatio. Stessa cosa avviene per l'aritmetica applicata, le immagini
geometriche di linee, piani e solidi e le procedure di agrimensura e di navigazione che prevedono la
definizione dei confini, il misurare le distanze, lo stabilire locazioni per mezzo di un sistema di
coordinate. Quindi, compasso, righello, squadra, bilance, sestante e filo a piombo appartengono
tutti alla separatio, come anche gli orologi e gli altri sistemi di computo del tempo. Le reali categorie
di spazio e tempo, le fondamenta dell'esistenza conscia, sono prodotti della separatio (vedi Fig. 7.9).

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ANATOMIA DELLA PSICHE
7. SEPARATIO

Gli antichi tenevano in grande considerazione le loro nuove scoperte per quanto riguardava numeri,
misure e relazioni tra le quantità. Le proporzioni e la media tra gli estremi evocavano un fascino
particolare. Secondo il racconto di Platone, il Demiurgo creò il mondo per mezzo delle
proporzioni.151 primi geometri attribuivano un significato particolare ad una proporzione ideale
ottenuta per mezzo della cosiddetta sezione aurea. Questa si ottiene dividendo una linea di
lunghezza data in modo tale che la parte più corta stia alla parte più lunga come la parte più lunga
sta al tutto. Quindi, se una linea di lunghezza eviene divisa in una parte corta a ed una lunga b, la
proporzione sarà a:b = b:c; il segmento b sarà la cosiddetta media aurea. Questa proporzione veniva
considerata la più bella in assoluto.
La sezione aurea è un simbolo di separatio veramente interessante. Esprime l'idea che ci sia un
modo particolare di separare gli opposti in modo tale da creare una terza cosa (la proporzione o
media tra loro) di maggior valore. Il valore viene indicato dal termine aureo e dalle presunta bellezza
della proporzione. La stessa immagine della media veniva usata da Aristotele in un contesto etico
per definire la natura della virtù. Egli scrive: "Che, dunque, la virtù etica è una medietà, e in che
senso lo è, e che è una me-dietà tra due vizi, l'uno per eccesso l'altro per difetto, e che è tale perché
tende costantemente al mezzo sia nelle passioni sia nelle azioni (...) Perciò, anche, è un compito
impegnativo essere uomo di valore. Cogliere in ogni cosa il mezzo è un compito impegnativo: per
esempio, determinare il centro di un cerchio non è da tutti, ma solo di chi sa".16
L'immagine della media aurea può essere psicologicamente compresa come espressione simbolica
del-

89
Fig. 7.10: La giustizia (Tarocchi di Marsiglia)
la relazione dell'Io con il Sé. Questo spiega la miminosi tà che l'idea della sezione aurea aveva per
gli antichi. Questa scarna parabola geometrica contiene lo stesso mistero del dogma della Trinità
Cristiana.
Non solo la virtù è associata con la media o con l'equilibrio tra gli opposti, ma anche la legge (jus) e
la giustizia. La bilancia in mano alla personificazione tradizionale della Giustizia indica che la giustizia
è l'equilibrio tra gli opposti (vedi Fig. 7.10).
La natura è giusta ma, secondo i miti, l'avvento della coscienza che separa gli opposti è un crimine.
Anassimandro dice: "Le cose periscono all'interno delle cose che le hanno originate, secondo quanto
è ordinato; infatti si riparano l'un l'altra e pagano la pena della loro ingiustizia secondo la
disposizione

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ANATOMIA DELLA PSICHE
7. SEPARATIO

del tempo".17 Cornford interpreta questo dicendo che "l'ingiustizia è stata commessa dal semplice
fatto di essere nati in esistenze separate. Il mondo sfaccettato, nella visione di Anassimandro, può
sorgere solo per mezzo del furto e dell'appropriazione indebita".18 In altre parole, la separazione
degli opposti è il peccato originale e la giustizia può essere servita solo dalla loro riconciliazione.
Questo è raggiunto con la morte o forse, in alternativa, dall'individuazione.
Così come la definizione del limite, della misura e della linea fa ordine nel caos, allo stesso modo la
perdita dei confini può invertire questo processo. Emerson descrive questa situazione nei seguenti
versi della sua poesia "Uriel". Uriel parlò agli dèi e
"Dette voce ai suoi sentimenti
Contro l'esistenza della linea.
'La linea in natura non si trova;
L'unità e l'universo sono tondi;
Invano prodotti, tutti i raggi ritornano;
Il cattivo sarà benedetto ed il ghiaccio brucerà.'
Come Uriel parlò con occhi penetranti,
un brivido percorse il cielo;
I severi vecchi dei della guerra scossero la testa,
i serafini aggrottarono la fronte dai loro letti pervinca;
Sembrava alla festa dei santi
Che la parola frettolosa preannunciasse il male per tutti;
il raggio equilibrato del Fato fu piegato;
i confini tra bene e male squarciati;
il forte Ade non riusciva a tenersi il suo,
e tutto scivolò nella confusione".19
La poesia "Rabberciare un muro" di Robert Frost riprende lo stesso tema - cioè il conflitto tra il
sentimento dell'autore, "Qualcosa c'è che non sopporta un muro" e l'idea del suo vicino che "buoni
confini fanno buoni vicini".20 Troppa preoccupazione per la separatio costella il suo opposto: la
coniunctio, e Mer-
curio si ribalta da "Logos-Separatore" a "Logos-colla". Un altro aspetto della separatio ci viene dal
termine "extractio". L'estrazione è un caso particolare di se-parazione. Rutland dice: "L'estrazione è

90
la separazione della parte essenziale dalla massa".21 Una descrizione esplicita di extractio è
presentata nella seguente ricetta: 'Vai alle correnti del Nilo, lì troverai una pietra che ha uno spirito
(pneuma). Prendila, dividila e penetra con la tua mano al suo interno ed estraine il cuore: la sua
anima (psyché) infatti è nel suo cuore".22 L'immagine dell'estrazione da una pietra si trova anche in
Ripley:
"E di questa separazione trovo una figura simile Della quale parlano i profeti nel libro dei Salmi. Dio
estrasse dalla pietra una sorgente di acqua pura, E dalla pietra più dura olio in abbondanza: Proprio
così, se sei saggio, dalla nostra preziosa pietra Puoi estrarre olio incombustibile ed acqua".23
Questo testo si riferisce probabilmente al Salmo 78: 15-16: "Schiantò rupi nel deserto, e li abbeverò
copiosamente, come da gorghi. Fece scaturire ruscelli dalla roccia e ne fece scender dell'acque a
guisa di fiumi" (vedi Fig. 7-11).
Altro riferimento biblico può essere in Giobbe 29: 5-7: "Quando l'onnipotente stava ancora meco
(...) quando mi lavavo i piedi nel latte e dalla roccia mi fluivano ruscelli d'olio!".
Questi testi che parlano di estrazione di spirito, acqua e olio dalla pietra esprimono eventi
paradossali, miracolosi, riferendosi, quindi, al Sé. L'agente miracoloso è la Pietra Filosofale che viene
identificata con Yahweh nelle associazioni bibliche. Quando i fatti del mondo, duri come pietre,
portano significato vivente (come negli eventi di sincronicità), si intravede lo

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ANATOMIA DELLA PSICHE
7. SEPARATIO

■Il'

Fig. 7.11: Mosè che fa sprigionare l'acqua dalla roccia (Biblia Pauperum Bavaria, Monaco 1414,
Bayerische Staatsbibliothek, Clm. 8201, fol. 86v).
scopo dell' opus. Perché questo accada, spirito, significato e libido devono essere estratti dalla
materia -cioè dagli oggetti concreti del nostro desiderio.
La separazione dello spirito dalla materia è una caratterisctica importante di molte religioni e
filosofie. Ad esempio, il tredicesimo capitolo del Bhagavad Gita è intitolato: "Il libro della Religione
per mezzo della separazione <jti materia e spirito (la traduzione in italiano più comune è "Lo Yoga
della distinzione fra il campo e il conoscitore del campo", ndt) e si conclude con questi versi:
"Coloro che hanno la visione dell'eternità
possono vedere che l'anima è spirituale,
eterna e al di là delle tre influenze della natura materiale.
Sebbene situata nel corpo materiale,
l'anima non agisce mai e non è legata, o Arjuna.
Come l'etere non può, per la sua natura sottile, mischiarsi a niente, sebbene sia esteso ovunque,
così l'anima, che è della stessa sostanza del brahman,
non si mischia col corpo, sebbene sia situata nel corpo.
O discendente di Bharata, come il sole illumina da solo tutto
l'universo,
così l'anima spirituale, da sola, rischiara con la coscienza il
corpo intero.
Colui che vede alla luce della conoscenza la differenza tra il
corpo e il proprietario del corpo, e conosce anche la via
per liberarsi dal dominio della natura materiale,

91
raggiunge lo scopo supremo".24
Nel testo precedentemente citato, la separatio viene descritta come la separazione della solida terra
dallo spirito volatile, del sottile dal denso, dello spirito dalla pietra che lo imprigiona. Un'altra
espressione proposta è la separazione dell'anima dal corpo. Ad esempio, Kelly dice: "quando l'anima
dell'oro è stata separata dal suo corpo, oppure quando il corpo, in altreparole, è stato dissolto".25
La separazione dell'anima dal corpo è sinonimo della morte.26 Ad esempio, Platone dice: "E che
altro è (la morte) se non separazione dell'anima dal corpo? E il morire cos'è se non un distinguersi
del corpo dall'anima, un isolarsi in sé, un separarsi dell'anima e, questa, a sua volta, dal corpo? Che
altro è la morte se non questo?".27
Come indicato nel capitolo precedente, la separatio è strettamente connessa con il simbolismo della
morti-ficatio, che sta a significare che la separatio può essere anche vissuta come una morte.
L'estrazione dello spirito dalla pietra o dell'anima dal corpo corrisponde all'estrazione di significato
o valore psichico da un oggetto o situazione particolari e concreti. Il corpo -cioè la manifestazione
concreta del contenuto psichico - quindi, muore. Questo corrisponde al ritirare la

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ANATOMIA DELLA PSICHE
proiezione che, se afferrabile, porta al processo di elaborazione del lutto. La morte di una persona
amata è, quindi, un aspetto dell'individuazione. La morte di un genitore, di un fratello, un figlio, un
amante o un coniuge è una crisi di individuazione che mette alla prova stati elementari di
identificazione e di participa-tion mystique. La connessione inconscia dell'Io con il Sé è impressa in
queste identificazioni primarie, ragion per cui l'occasione di tale morte risulta cruciale. Potrà portare
aduna maggiore realizzazione del Sé oppure, se il potenziale per la coscienza viene sprecato, ad
effetti negativi, regressivi o addirittura fatali. Non è inusuale, dopo un grave lutto, che il
sopravvissuto muoia dopo poco per suicidio o incidente o, ancora, per malattia terminale.
L'immagine della vedova, del vedovo o dell'orfano appartengono a questo simbolismo.28 Essi sono
i separati che sono sulla loro strada per 1'"indivisibile". Gli antichi filosofi greci coltivavano l'idea di
una grandezza indivisibile (atomon megethos) che poteva essere raggiunta per mezzo di una infinita
serie di divisioni. Lo scopo della separatio è di raggiungere l'indivisibile - cioè l'individuo.29 Per
Anassagora, l'entità indivisibile è il Nous, il quale promuove anche il processo di separatio. Cito per
intero l'importantissimo Frammento 12:
"Tutte le altre (cose) hanno parte a tutto, mentre l'Intelletto (Nous) è infinito e signore assoluto e a
nessuna cosa è mescolato, ma solo lui sta in se stesso. Se non stesse in se stesso, ma fosse mescolato
a qualcos'altro, sarebbe partecipe di tutte le cose, se fosse mescolato a una qualsiasi. Poiché in ogni
(cosa) c'è una particella di ogni (cosa), come ho detto in precedenza: le (cose) mischiate ad esso lo
limiterebbero cosicché non avrebbe potere su nessuna cosa come l'ha quando sta solo in se stesso.
Perché è la più leggera e la più pura di tutte le cose: ha conoscenza totale su tutto e la più grande
potenza su
7. SEPARATIO
tutto e di quante (cose) sono viventi, le maggiori e le minori, su tutte ha dominio l'Intelletto (Nous)
e sull'intero rivolgimento l'Intelletto (Nous) ebbe potere tanto da darne l'inizio. E in principio ha
dato inizio a tale rivolgimento dal piccolo, poi la rivoluzione diventa più grande e diventerà più
grande. E le (cose) che si mischiano insieme e si separano e si disgiungono, tutte l'Intelletto (Nous)
ha conosciuto. E qualunque (cosa) doveva essere e qualunque fu che ora non è, e quante sono al
presente e qualunque altra sarà in avvenire, tutte le ha ordinate l'intelletto (Nous), anche questa
rotazione in cui si rivolgono ora gli astri, il sole, la luna, l'aria, l'etere che si vengono separando.
Proprio questo rivolgimento li ha fatti disgiungere e per disgiunzione dal raro si forma il denso, dal

92
freddo il caldo, dall'oscuro il luminoso, dall'umido il secco. In realtà molte (cose) hanno parte a molte
(cose) . Ma nessuna si separa o si disgiunge del tutto, l'una dall'altra, eccetto l'Intelletto (Nous).
L'Intelletto (Nous) è tutto quanto eguale, e il più grande e il più piccolo. Nessun'altra (cosa) è simile
ad altra, ma ognuna è ed era le (cose) più appariscenti che in essa sono in misura massima".30
Il Nous di Anassagora può essere psicologicamente compreso come il Sé nel suo aspetto dinamico,
che è sia sorgente che scopo dell'operazione di separatio.
Un testo di separatio molto interessante si trova nel racconto di Ippolito sulla dottrina di Basilide, lo
gnostico:
"Tutti gli eventi nella vita di nostro Signore sono accaduti (...), ci dice, perché Gesù potesse divenire
la primizia della distinzione dei differenti ordini (degli oggetti creati) che sono stati mescolati. Poiché
quando il mondo è stato diviso in Ogdoade, che è la testa del mondo intero (...) ed in Hebdo-made,
il Demiurgo delle entità sottostanti, ed in questo ordine di creature (che prevale) su di noi, dove
esiste l'essere informe, era un requisito che i vari ordini di oggetti creati che erano stati confusi tra
loro dovessero essere distinti per mezzo di un processo di separazione effettuato da Gesù. (...) Gesù,
quindi, divenne la primizia della distinzione dei vari ordini di oggetti creati, e la sua passione avvenne
per nessun'altra ragione se non la distinzione che fu, perciò, portata avanti

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7. SEPARATIO
ANATOMIA DELLA PSICHE
nei vari ordini di oggetti creati e che erano stati mescolati".31
Questo testo assume un'importanza particolare perché Jung ne usò una parte come motto per il
suo libro Aiòn. Suggerisce l'interessante idea psicologica che la Passione di Cristo determini una
separazione tra contenuti personali ed archetipici ("vari ordini di oggetti creati"). Tutto ciò ha
reminescenze di un'altra immagine di separatio proveniente dal Vangelo di Luca(10: 18), nella quale
Gesù dice: "...Io mirava Satana cader dal cielo a guisa di folgore". Jung dice di questo brano:
"Questa visione concerne la temporizzazione (l'entrata nel tempo) di un avvenimento metafisico,
cioè la separazione storica definitiva (fino a nuovo ordine) di Yahwèh dal suo figlio tenebroso. Satana
è bandito dal cielo e non ha più alcuna occasione di convincere suo padre a impegnarsi in imprese
dubbie".32
L'avvento del simbolismo cristiano ha portato con sé una decisiva separazione degli opposti, il buono
ed il cattivo, nella natura divina. Cristo si è offerto in sacrificio (primizia) per placare la parte irosa di
Yahwèh determinando, quindi, la separazione tra Yahwèh e Satana (vedi Fig. 7.12).
Allo stesso tempo, secondo il testo gnostico, avvenne una "distinzione dei vari ordini di oggetti creati
che erano stati confusi tra loro". La mia interpretazione è che la Passione di Cristo purificò l'Io umano
separando i contenuti personali da quelli transpersonali, che erano stati confusi tra loro in una
mistura inflazionata.
Altro importante documento di separatio che viene espresso in nome di Basilide altro non è che lo
scritto ispirato di Jung intitolato Septem Sermones ad Mor-tuos. Il passo relativo è il seguente

Fig. 7.12: Crocifissione e Giorno del giudizio (H. Van Eyck. New York, The Metropolitan Museum of
Art)
"La nostra natura è distinzione. Se non siamo fedeli a questa natura non distinguiamo abbastanza
noi stessi. Perciò dobbiamo fare distinzioni delle qualità.
Che danno ci viene, direte, dal non distinguere se stessi? Se non distinguiamo, andiamo al di là della
nostra natura, ci allontaniamo dalla creatura e cadiamo nell'indistinzione, ch'è l'altra qualità del

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pleroma. Cadiamo entro il pleroma medesimo e cessiamo d'essere creature. Cadiamo preda della
dissoluzione nel nulla.
Questa è la morte della creatura. Perciò moriamo nella misura in cui non distinguiamo. E quindi
l'aspirazione naturale della creatura procede verso la distinzione, verso la lotta contro l'originaria,
pericolosa identità. Questo è chiamato PRIN-

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ANATOMIA DELLA PSICHE
7. SEPARATIO

CIPIUM INDIVIDUATIONIS. Questo principio è l'essenza della creatura. Di qui potete vedere perché
l'indistinzione e il non distinguere sono un grande pericolo per la creatura. Dobbiamo quindi
distinguere le qualità del pleroma. Le qualità sono le COPPIE DI OPPOSTI, come:
Effettivo e Ineffettivo, Pienezza e Vuotezza, Vivente e Morto, Differenza e Identità, Luce e Oscurità,
Caldo e Freddo, Forza e Materia, Tempo e Spazio, Bene e Male, Bellezza e Bruttezza, Uno e
Molteplice, ecc.
Le coppie di opposti sono le qualità del pleroma che non sono, perché si compensano ed eliminano
a vicenda. Poiché noi siamo il pleroma stesso, così abbiamo in noi tutte queste qualità; siccome il
fondamento della nostra natura è la distinzione, abbiamo quindi le qualità in nome e segno di
distinzione, il che significa:
Primo: le qualità sono in noi distinte e separate l'una dall'altra; perciò non si bilanciano e annullano
ma sono attive e operanti. Quindi noi siamo le vittime delle coppie di opposti. In noi il pleroma è
lacerato.
Secondo: le qualità appartengono al pleroma, e solo in nome e segno della distinzione noi possiamo
e dobbiamo possederle o viverle. Dobbiamo distinguere noi stessi dalle qualità. Nel pleroma esse si
eliminano, non in noi. Distinguerci da loro ci salva.
Quando noi aspiriamo al buono o al bello dimentichiamo perciò la nostra natura, che è distinzione,
e cadiamo in preda alle qualità del pleroma, che sono le coppie di opposti. Noi ci sforziamo di
raggiungere il buono e il bello ma al tempo stesso ci impadroniamo anche di ciò che è malvagio e
brutto, poiché nel pleroma formano un tutt'uno col buono e col bello. Quando però restiamo fedeli
alla nostra natura, cioè alla distinzione, distinguiamo noi stessi dal buono e dal bello; e perciò anche
dal malvagio e dal brutto. E quindi non cadiamo nel pleroma, ossia nel nulla e nella dissoluzione".33
Fig. 7.13: L'anima dei morti viene pesata sulla bilancia (Dal Papiro di Ani, Londra, The British
Museum).
Una profonda espressione dell'archetipo della se-paratio si incontra nel simbolismo del Giorno del
Giudizio. La nozione di un giudizio post mortem si trova praticamente in tutte le culture.
Psicologicamente, questa idea può essere compresa come una proiezione nell'aldilà di un incontro
anticipato con il Sé che determinerà se uno ha raggiunto o meno la condizione di indivisibilità.
Nell'antica religione egizia, l'anima del morto veniva messa su un piatto della bilancia mentre
sull'altro si poneva una piuma rappresentante Maat, la Dea della Verità. Se stavano in equilibrio il
morto veniva scortato vittoriosamente alla presenza di Osiride, altrimenti l'anima veniva data in
pasto ad un mostro in paziente attesa (vedi Fig. 7.13).
Il Vangelo presenta un'altra versione di separatio nel Giudizio Universale. "Or quando il Figliuol
dell'uomo sarà venuto nella sua gloria, avendo seco tutti gli angeli, allora sederà sul trono della sua
gloria. E tutte le genti saranno radunate dinanzi a lui; ed egli

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326
327
ANATOMIA DELLA PSICHE

Fig. 7.14: L'Arcangelo Michele pesa le anime (Van der Wey-den, XV secolo. Bourgogne, Hospice de
Beaume).
separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri; e metterà le pecore alla sua
destra e i capri alla sinistra" (Matteo 25: 31-33).
Il testo prosegue informandoci del fatto che le pecore erediteranno il regno, mentre le capre
saranno mandate al fuoco eterno. Di nuovo, questo può essere compreso come l'incontro con il Sé
trasferito nell'aldilà. È come se il Giudizio Universale separasse i completi dagli incompleti. Gli
incompleti sono soggetti ad un'ulteriore calcinatio e forse anche ad altre
7. SEPARATIO
operazioni (vedi Fig. 7.14).
A dispetto dell'apparente finalità delle versioni egiziana e cristiana del Giudizio Universale, secondo
l'alchimia la separatio non è il processo finale. E descritto, piuttosto, come l'inizio o un'operazione
intermedia prerequisito per la più importante coniunc-tio. L'Aurora consurgens dice: "Una certa
purificazione delle cose precede il lavoro di preparazione perfetta, chiamato da alcuni
somministrazione o pulizia (mun-dificatio), da altri rettificazione e da altri ancora lavaggio (ablutió)
o separazione".34 Kelly cita Avicenna: "Purifica marito e moglie separatamente, in modo che si
possano unire più intimamente; perché se non li purifichi non possono amarsi l'un l'altro".35 Questi
testi affermano che la separatio deve precedere la co-niunctio e ne parlano anche in termini di
operazione di pulizia. Questo, psicologicamente, corrisponde al fatto che gli atteggiamenti
contaminati dai complessi inconsci danno la distinta impressione di essere impuri o sporchi. Kelly
dice:
"Quando l'anima dell'oro è stata separata dal suo corpo o quando il corpo, in altre parole, è stato
dissolto, il corpo della Luna dovrebbe essere bagnato nel proprio mestruo e riverberato (...) Poiché
se la luna o la Terra non sono preparate propriamente e svuotate totalmente della loro anima, non
saranno pronte a ricevere il Seme Solare; ma più la terra è pulita dalle sue impurità e dal suo
materialismo e più vigoroso sarà l'attecchimento del suo fermento. La terra o la luna dei Saggi è il
tronco sul quale il ramo solare dei Saggi è innestato".36
Il prodotto della pulizia della terra è la cosiddetta "bianca terra fogliata".37 Questa viene quindi
unita con il principio del "sole" o "oro" purificato nella ricetta "semina il tuo oro nella terra
bianca".38 I due protagonisti, il sole e la luna, marito e moglie, terra e spirito - stanno per tutte le
coppie di opposti. Essi de-

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ANATOMIA DELLA PSICHE
vono essere puliti accuratamente dalle rispettive contaminazioni, il che significa il diligente e
prolungato scrutinio dei propri complessi. Quando la separatio è completata gli opposti purificati
possono essere riconciliati nella coniunctio, che è lo scopo dell' opus.
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8 Coniunctio

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La coniunctio è il culmine dell' opus. Storicamente, così come psicologicamente, ha sia un aspetto
estroverso che uno introverso. La fascinazione degli alchimisti per la coniunctio ha, dal punto di vista
estroverso, promosso lo studio del miracolo delle combinazioni chimiche e portato alla chimica
moderna ed alla fisica nucleare/Dal punto di visto introverso, ha generato l'interesse per l'inconscio
con il suo immaginario ed i suoi processi, conducendo fino alla psicologia del profondo del
ventesimo secolo.
Gli alchimisti ebbero l'opportunità di testimoniare nei loro laboratori molti esempi di combinazioni
sia chimiche che fisiche nelle quali due sostanze si uniscono per creare una terza sostanza con
proprietà differenti. Queste esperienze fornirono importanti immagini per la fantasia alchemica. Un
esempio impressionante di combinazione fisica è il prodotto dell'unione di metalli fusi ed in
particolare la formazione di amalgami per mezzo dell'unione del mercurio con altri metalli. La tipica
immagine alchemica del sole e della luna che entrano nella fontana mer-
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ANATOMIA DELLA PSICHE
8. CONIUNCTIO

curiale ha le sue origini nella dissoluzione dell'oro e dell'argento nel mercurio. Nel regno delle
combinazioni chimiche un esempio impressionante disponibile agli alchimisti è l'unione di mercurio
e zolfo per fare il rosso solfuro di mercurio (Hg + S = HgS). Questa reazione chimica può essere stata
l'immagine di laboratorio originale che soggiace all'idea della rossa pietra dei filosofi.
Nel tentativo di comprendere il simbolismo ricco e complesso della coniunctio è consigliabile
distinguere due fasi: una coniunctio minore ed una maggiore. La coniunctio minore è l'unione o la
fusione di sostanze che non sono ancora completamente separate o distinte ed è sempre seguita
dalla morte o mortifica-tio. La coniunctio maggiore è, d'altro canto, lo scopo dell'opus, la
realizzazione suprema. In realtà questi due aspetti sono combinati tra loro. L'esperienza della
coniunctio è quasi sempre un misto dell'aspetto minore e di quello maggiore. Ciononostante, per
scopi descrittivi, è utile distinguerli.
La coniunctio minore
L'unione degli opposti non separati perfettamente è ciò che caratterizza la natura della coniunctio
minore. Il prodotto è un miscuglio contaminato che deve essere sottoposto ad ulteriori procedure.
Il prodotto della coniunctio minore è raffigurato come ucciso, menomato o frammentato (una
sovrapposizione con il simbolismo della solutio e della mortificatio). Ad esempio, riferendosi al
matrimonio di Madre Be-ya e di suo figlio Gabritius, un testo narra: "Ma tale sposalizio, iniziato con
grande allegria, è seguito dall'amarezza del cordoglio. 'C'è qualcosa che nel mas-
simo della sua fioritura si affligge: dov'è il miele, c'è anche il fiele; dov'è il seno che allatta, c'è anche
il bubbone'. Infatti 'se il figlio dorme insieme alla madre, essa lo uccide con mossa viperina'".1
Siamo qui nel familiare territorio del cosiddetto complesso edipico. Comunque, per l'alchimista, la
madre era la prima materia ed era promotrice di guarigione e di ringiovanimento, così come di
morte. Questa immagine di coniunctio si riferisce ad una fase del processo di trasformazione -, la
morte - che deve essere seguita, ci si augura, dalla rinascita. Certamente questa è la
rappresentazione del processo pericoloso di coniunctio. L'io-figlio immaturo è eclissato e minacciato
di distruzione quando ingenuamente abbraccia l'inconscio materno. Ciononostante, altre immagini
indicano tale eclissi come potenzialmente inseminante e ringiovanente.
Un altro testo, citato precedentemente, parla di una donna che uccide suo marito mentre si trova
tra le sue braccia:
"I Filosofi hanno tuttavia messo a morte la donna, che uccide i suoi mariti; infatti il corpo di quella
donna è irto di <armi> e colmo di <veleno>. Scavate dunque una <tomba> per quel drago e sia
seppellita la donna insieme a lui, che incatenato saldamente a lei, quanto più si avvinghia e si

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avvoltola intorno a lei, tanto più viene fatto a pezzi dalle <armi> muliebri, che sono presenti nel
corpo della donna. Allorché però egli si vede avviluppato alle membra della donna, lo attenderà
morte certa e tutto verrà tramutato in sangue. Quando però i Filosofi lo vedono tramutato in
<sangue>, lo lasciano esposto al sole per qualche giorno sino a che la sua debolezza non sia
consumata, il <sangue> essiccato ed essi possano trovare quel <veleno>. Apparirà allora il vento
occulto".2
Questo testo ha bisogno di delucidazioni. Come nei sogni le immagini sono fluide e fluiscono le une
nelle altre. Chi è il drago che viene incatenato alla

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ANATOMIA DELLA PSICHE
8. CONIUNCTIO

donna? Apparentemente è il marito che da lei viene ucciso. La sequenza suggerisce che come l'uomo
giace con la donna si trasforma in drago. Un'alternativa è che, come giacciono insieme, l'aspetto di
drago della relazione istintuale (la lussuria) si costella. La coniunctio che ne consegue è lo
smembramento del drago (la bramosia primitiva) a sua volta seguito dalla sua trasformazione in
spirito (il vento occulto) (vedi Fig. 8.1).
Il brano che precede il testo citato prova che la donna il cui abbraccio uccide viene associata alla
lussuria. Dice:
"Allo stesso modo quella donna, fuggendo dai figli con cui vive, sebbene parzialmente arrabbiata,
non sopporta di essere sopraffatta, che il marito possieda la sua bellezza, il quale la ama
furiosamente e rimane sveglio battendosi con lei fino a quando riesce ad avere un rapporto carnale,
e Dio rende perfetto il feto, moltiplicando i suoi figli a suo piacimento. La bellezza dell'uomo, quindi,
è consumata dal fuoco che non raggiunge sua moglie se non a causa della lussuria".3
La lussuria come lacerante fa pensare al magnifico Sonetto 129 di Shakespeare:
"E spreco di spirito in triste scempio la lussuria in atto e fintanto che lo è di spergiuro, assassinio,
sangue è esempio, selvaggia, infida, brutale ed empia essa è; appena goduta, subito odiata; rincorsa
senza senso, ma raggiunta odiata senza senso, esca ingoiata per rendere la ragione defunta; folle
sia a cacciare che a possedere; avendo, avendo avuto e volendo avere, gioia alla prova, ma provata
penosa, prima una festa, poi sognata cosa. Tutto ciò il mondo lo sa, ma nessuno sa evitar la via che
fra Cielo e Inferno sta".
Fig. 8.1: Il drago che uccide la donna che uccide il drago (Maier, Atalanta Fugiens, 1618).
Questo è il sonetto di Shakespeare di coniunctio negativa e dovrebbe essere paragonato con il
positivo Sonetto 116, citato più avanti in questo capitolo. È da notare il gioco degli opposti, così
caratteristico del simbolismo della coniunctio: goduta-odiata, rincorsa-odiata, ragione-follia, gioia-
pena, paradiso-inferno.
La donna che uccide il marito con il suo» abbraccio appare nel Libro di Tobia. Sara, che sta per andare
sposa a Tobia, ha avuto prima altri sette mariti ognuno dei quali morto la prima notte di nozze
mentre si accingeva ad andare a letto con la sua sposa, per mano del demonio Asmodeo. Raffaele,
l'angelo cu-

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ANATOMIA DELLA PSICHE

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stode di Tobia, gli dà specifiche istruzioni su come fronteggiare il pericolo. Sulla strada verso la casa
della sposa Tobia, chinatosi sul Tigri, viene attaccato da un grosso pesce che salta fuori dall'acqua,
ma l'angelo gli dice di ucciderlo e togliergli fiele, cuore e fegato. Dovrà bruciare cuore e fegato sulla
brace degli incensi durante la prima notte di nozze per proteggersi dal demonio malvagio ed
applicare il fiele sugli occhi ciechi del padre per fargli tornare la vista.
L'idea simbolica dietro a questa storia è che la co-niunctio porti alla morte - l'estinzione della
coscienza - fino a quando l'energia della bramosia istintuale (pesce) sia stata estratta dalla sua forma
originale e trasformata in spirito (incenso) - cioè comprensione conscia. Questa interpretazione è
supportata da una variante dello stesso brano che si può trovare nella Vulgata: "Quindi l'angelo
Raffaele gli disse: 'Ascoltami ed io ti mostrerò coloro che possono essere sopraffatti dal demonio.
Sono coloro che al tempo del loro matrimonio hanno lasciato Dio fuori dai loro pensieri e si sono
quindi abbandonati ai loro istinti e che non ragionavano più di un cavallo o di un mulo'" (Tobia 6:
16)
Il fiele del pesce, quando applicato sugli occhi ciechi del padre di Tobia, gli fa tornare la vista. Il fiele
è amaro, che corrisponde all'amarezza del desiderio frustrato, ma l'esperienza dell'amarezza,
propriamente compresa (applicata sugli occhi), porta alla saggezza. Discutendo il simbolismo del
sale, Jung ha fatto un commento rilevante sull'amarezza, come citato precedentemente:
"...le proprietà del sale che risaltano maggiormente sono il sapore amaro e la sapienza. (...) Dal
punto di vista psicologico, l'elemento comune ai due è, per quanto le due idee appaiano
incommensurabili, la funzione del sentimento. Lacri-
8. CONIUNCTIO
me, sofferenze e delusioni sono amare, ma in ogni dolore fisico la saggezza funge da consolatrice;
anzi, amarezza e saggezza costituiscono un'alternativa. Dove c'è amarezza manca saggezza; dove
c'è saggezza non esiste amarezza. Il sale, in quanto latore di questa fatale alternativa, è connesso
dunque alla natura femminile. (...) L'oscurità lunare della donna è, per l'uomo, fonte di continue
delusioni, che facilmente sono causa di amarezza, ma che allo stesso tempo assicurano la saggezza,
nella misura in cui sono comprese dall'uomo".4
La coniunctio minore si ha ogni volta che l'Io si identifica con i contenuti che emergono
dall'inconscio. Questo avviene abbastanza regolarmente nel corso del processo analitico. L'Io è
consecutivamente esposto ad identificazioni con Ombra, Anima/Animus, Sé. Tali coniunctio
contaminate devono essere seguite da mortificano e poi da separatio. Una sequenza simile si ha
nell'aspetto estroverso del processo: l'Io si identifica con certi individui, gruppi, istituzioni e
collettività (transfert individuali e collettivi). Queste identificazioni sono miscugli contaminati, che
contengono sia il potenziale individuale per nobili lealtà ed amore obiettivo, sia desideri non
rigenerati di potere e piacere. C'è bisogno di una ulteriore purificazione prima che sia possibile la
coniunctio maggiore.
La coniunctio maggiore
Lo scopo dell' opus è la creazione della miracolosa entità chiamata "Pietra Filosofale", "Nostro Oro",
"Acqua Penetrante", "Tintura" e così via. Viene prodotta dall'unione finale degli opposti purificati e,
contenendo gli opposti, mitiga e rettifica tutte le unilateralità. Per questo la Pietra Filosofale viene
descritta come "una pietra che ha il potere di dare vita a tutti i mortali, di purificare tutto ciò che è
corrotto,

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8. CONIUNCTIO

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di ammorbidire tutto ciò che è duro e di indurire tutti i corpi molli".5 E ancora, la Pietra
(personificata nella Sapientia Dei) dice di sé stessa: "Io sono la mediatrice degli elementi, mettendo
d'accordo l'uno con l'altro; ciò che è tiepido rendo freddo, e viceversa; ciò che è asciutto rendo
umido, e viceversa. Io sono la fine ed il mio beneamato è l'inizio. Io sono tutto il lavoro e tutte le
scienze sono nascoste in me".6
Come la pietra viene preparata, il materiale è sottoposto a ripetuti rovesciamenti e trasformazioni
nell'opposto. Il Turba dice: "Come gli elementi, venendo diligentemente cucinati nel fuoco, si
rallegrano e vengono cambiati in nature differenti, perché ciò che è liquido (...) diviene non liquido,
l'umido diviene asciutto, ciò che è compatto diviene spirito, e lo spirito fuggevole diventa forte e
adatto a battersi con il fuoco. Da questo il Filosofo dice: trasforma gli elementi e potrai trovare ciò
che cercavi. Ma trasformare gli elementi è rendere asciutto l'umido e solido il volatile".7
Un altro testo dice: "Adesso che la chiarezza può essere manifesta ovunque senza oscurità (...) il
corpo deve essere ripetutamente aperto e reso sottile dopo la sua preparazione e dissolto e
putrefatto. (...) E purificato per separazione, dissolto, digerito, coagulato, sublimato, incerato e
preparato per mezzo dell'azione reciproca della sua propria identità, come agente e paziente,
alternando per migliorare''' (corsivo mio)".8
Il processo psicoterapeutico è, analogamente, un "alternando per migliorare". Si viene sballottati
avanti e indietro tra gli opposti quasi all'infinito, ma, molto gradualmente, emerge una nuova
prospettiva che permette agli opposti di essere esperiti contemporaneamente. Questa nuova
prospettiva è la co-niunctio, ed è contemporaneamente una liberazione ed uri peso. Jung dice:
"La successione dell "uno dopo l'altro' è un gradino preliminare sopportabile alla conoscenza più
profonda della contiguità dell"uno accanto all'altro', la quale ha lo svantaggio di essere un problema
ben più complesso del primo. Ancora una volta l'idea che il bene e il male siano delle potenze
spirituali, ma esteriori, nel cui scontro l'uomo si trova implicato, è più agevole da tollerare, mentre
è più difficile intuire che gli opposti sono essenzialmente delle condizioni ineliminabili e
indispensabili della nostra vita psichica, e ciò a tal punto che l'esistenza e la vita significano già di
per sé una colpa".9
Il termine "Pietra Filosofale" è esso stesso un'unione di opposti. La filosofia, l'amore per la saggezza,
è uno sforzo spirituale, mentre la pietra è realtà materiale dura e grezza. Il termine ci suggerisce
quindi qualcosa come l'efficacia pratica e concreta della saggezza o della coscienza. È "una pietra
che non è una pietra" della quale Ruland dice: "La Pietra che non è una pietra è una sostanza
pietrosa per quanto riguarda la sua efficacia e virtù, ma non per quanto riguarda la sua sostanza".10
La Pietra Filosofale alchemica è, perciò, un precursore della moderna scoperta della realtà della
psiche. Jung dice:
"Quale mira particolare avesse quella natura inconscia, che diede origine all'immagine del Lapis,
risulta assai evidente dall'idea dell'origine del Lapis nella materia, della sua provenienza dall'uomo.
La sua [di Cristo] spiritualità era troppo elevata, e la naturalità dell'uomo troppo bassa. (...)
Nell'immagine (...) del Lapis la 'carne' celebrava a suo modo la propria apoteosi, non lasciandosi
tramutare in spirito, bensì al contrario 'fissando' lo spirito come pietra". n
Un'immagine simbolica saliente per la coniunctio è il matrimonio e/o rapporto sessuale tra Sol e
Luna o tra altre personificazioni degli opposti (vedi Fig. 8.2).
Questa immagine nei sogni si riferisce alla coniunctio, minore o maggiore a seconda del contesto.
Un esempio impressionante è il sogno pubblicato da

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8. CONIUNCTIO

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#s
V*
Esther Harding:
Una donna sognò di andare in una caverna sotterranea divisa in due stanze contenenti alambicchi
ed altri apparati chimici dall'aspetto misterioso. Due scienziati stavano lavorando al processo finale
di una prolungata serie di esperimenti e speravano di arrivare ad una conclusione positiva con il suo
aiuto. Il prodotto finale doveva essere sotto forma di cristalli d'oro i quali dovevano essere separati
dal liquido madre risultante dalle molte precedenti soluzioni e distillazioni. Mentre il chimico
lavorava sul vaso, la sogna-trice ed il suo amante giacevano insieme nella stanza adiacente ed il loro
amplesso sessuale forniva l'energia essenziale per la cristallizzazione dell'inestimabile sostanza
dorata.12
Questo sogno ha un parallelo molto stretto in un testo alchemico: "Non vedi che il complesso
dell'uomo è formato anima e corpo; deve, quindi, unirli, perché i filosofi, quando prepararono la
materia e congiunsero gli sposi innamorati l'uno dell'altra, osservarono che da loro si innalzava
un'acqua dorata!"13 L'immagine del rapporto sessuale come produttore di una sostanza dorata
propone l'aspetto paradossale della relazione dell'Io con il Sé. La formulazione usuale è che il Sé
unisce e riconcilia gli opposti. Comunque, questo sogno ed il relativo testo suggeriscono, come è
implicito in tutta l'alchimia, che l'operatore - cioè l'Io - determina l'unione degli opposti e quindi
crea il Sé, o almeno lo fa manifestare. Viene, quindi, sottolineata l'importanza suprema dell'Io
cosciente: esso deve unire gli opposti, la qual cosa non è compito facile. Il reggere simultaneamente
gli opposti è come sperimentare una paralisi della portata di una vera crocifissione. Il simbolismo
della croce include l'unione degli opposti e molte raffigurazioni

Fig. 8.2: Coniunctio nel vaso alchemico (XVII secolo. Parigi, Bibliothèque de l'Arsenal, MS 975, fol.
13).
medioevali rappresentano la crocifissione di Cristo come una coniunctio di Sol e Luna (vedi Fig. 8.3).
Sant'Agostino fa un'identificazione incredibilmente esplicita tra coniunctio e crocifissione. "Come
uno sposo Cristo venne dal suo talamo; venne con un presagio delle sue nozze nel campo del mondo
(...) giunse sino al letto nuziale della Croce e lì, nell'a-scendere al cielo, consumò le nozze (...) si
espose

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8. CONIUNCTIO

Fig. 8.3: La Cricifìssione come coniunctio di Sol e Luna (Tardo IX secolo. Parigi, Bibliothèque
Nationale, MS. lat. 257, fol. 12v).
amorosamente al tormento al posto della sua sposa (...) e legò a sé in perpetuo la donna".14
Un'immagine classica e profonda di coniunctio è l'unione di Zeus e Era nel XIV libro dell'Iliade.
Conducendo Era al suo recesso ombroso, Zeus dice:
"Né d'uom mortale né d'iddio veruno lo sguardo ne vedrà, Giove riprese.
Diffonderòtti intorno un'aurea nube
tal che per essa né del Sol pur anco
la vista passerà quantunque acuta.
Disse, ed in grembo alla consorte il figlio

100
di Saturno s'infuse: e l'alma terra
di sotto germogliò novelle erbette
e il rugiadoso loto e il fior di croco
e il giacinto, che in alto li reggea
soffice e folto. Qui corcarsi, e densa
li ricopriva una dorata nube
che lucida piovea dolce rugiada.
Sul Gargaro così queto dormì a
Giove in braccio alla Dea, preda d'amore
e del soave Sonno".
(XIV, 389-406)
L'immagine di crescita miracolosa di fiori o vegetazione è, nei sogni, segno della prossimità della
coniunctio. Non è sempre un buon auspicio poiché può anche significare inflazione per un Io
immaturo.
Un'altra immagine tradizionale di coniunctio si ha nel biblico Cantico dei Cantici. I rabbini lo
interpretavano come riferentesi al matrimonio tra Yahweh ed Israele; i padri della chiesa lo
interpretavano come il matrimonio tra Cristo e la chiesa; certi alchimisti lo interpretavano come una
rappresentazione dell'opus alchemico (come nell'Aurora Consurgens) ; ed infine, i cabalisti ebrei lo
interpretavano come l'unione tra Yahweh e la sua essenza femminile esiliata, la Sheki-nah. Il Cantico
dei Cantici dice che "l'amore è forte come la morte" (8: 6), un'allusione al fatto che la coniunctio è
al di fuori del tempo (vedi Fig. 8.4).
L'immagine di coniunctio più grande che si ha nelle Sacre Scritture è costituita dalle "nozze
dell'Agnello" dell'Apocalisse: "Son giunte le nozze dell'Agnello, e la sua sposa s'è preparata" (19: 7);
"E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scender giù dal cielo d'appresso a Dio, pronta come
una

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8. CONIUNCTIO

Fig. 8.4: Il ciclo dell'anno come coniunctio di Sol e Luna (Disegno medievale, Stuttgart,
Wurttembergische Landesbiblio-thek, Cod. hist. Fol. 415, fol. 17v).
sposa adorna per il suo sposo. E udii una gran voce dal trono, che diceva: Ecco il tabernacolo di Dio
con gli uomini; ed Egli abiterà con loro, ed essi saranno suoi popoli, e Dio stesso sarà con loro e sarà
loro Dio" (21:2-3).
Segue una dettagliata descrizione della nuova Gerusalemme come una città bellissima ed adornata,
dalla forma di mandala. La nuova (cioè purificata)
Gerusalemme è la sposa di Dio (l'Agnello). Il Cielo e la terra, separati all'inizio della creazione, stanno
per ricongiungersi, facendo guarire la scissione della psiche e riconnettendo l'Io ed il Sé ("Ecco il
tabernacolo di Dio con gli uomini"). La città come immagine della totalità fa tornare in mente che la
città è anche il vaso all'interno del quale avvengono le trasformazioni collettive dell'umanità. Il
processo di civilizzazione avviene nella città (civitas) (vedi Fig. 8.5).
Il matrimonio tra cielo e terra, rappresentati come Tifereth e Malchuth, appare anche nella Kabba-
la. Si narra che Rabbi Simon ben Jochai, il presunto autore della Zohar, abbia descritto la sacra

101
coniunctio in punto di morte con queste parole: "Quando (...) la madre è separata e congiunta con
il Re, faccia a
Fig. 8.5: La nuova Gerusalemme come coniunctio di Sol e Luna ( The Cloisters Apocalypse, fol. 36.
New York, The Metropolitan Museum of Art).

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8. CONIUNCTIO

faccia nell'eccellenza del Sabbath, tutte le cose divengono un solo corpo. Ed allora il Sacro Uno —
Egli sia benedetto! - siederà sul Suo trono, e tutte le cose saranno chiamate con il Nome Completo,
il Nome Sacro. Benedetto sia il Suo Nome per sempre e nei secoli dei secoli. (...) Quando questa
Madre è congiuntaci Re, tutti i mondi ricevono la benedizione, e l'universo gioisce".15
Questa è un'immagine profonda dell' Unus Mun-dus il cui unico equivalente dei tempi moderni è la
visione di coniunctio di Jung. In Ricordi, sogni, riflessioni Jung descrive la sua esperienza di
coniunctio durante la convalescenza da una grave malattia che lo aveva colto nel 1944:
"Ogni cosa intorno a me sembrava incantata. A quell'ora della notte l'infermiera mi portava del cibo
che aveva riscaldato, poiché solo allora potevo prendere qualcosa e mangiavo con appetito. Per un
po' mi parve che fosse una vecchia ebrea, più vecchia di quel che non fosse realmente, e che mi
stesse preparando dei piatti rituali, kasher. Quando la guardavo, sembrava che la sua testa fosse
circonfusa da un alone azzurro. Io stesso, così mi pareva, ero nel Pardes rimmonim, il giardino dei
melograni, e avevano luogo le nozze di Tifereth e Malchuth. Oppure ero come il Rabbi Simon ben
Jochai, del quale si stavano celebrando le nozze nella vita ultraterrena. Erano le nozze mistiche, così
come appaiono nelle rappresentazioni della tradizione cabbalistica. Non so dirvi quanto fosse
meraviglioso. Potevo solo continuare a pensare: 'Ecco ora il giardino dei melograni! Ecco dunque le
nozze di Malchuth e Tifereth!' Non so esattamente che parte vi avessi. Alla fine ero io stesso: io ero
lo sposalizio! E la mia beatitudine era quella di un matrimonio benedetto. Un po' alla volta il giardino
svaniva, e la mia visione mutava. Seguivano le 'nozze dell'Agnello', in Gerusalemme parata a festa.
Non posso descrivere i dettagli: erano ineffabili momenti di gioia, c'erano angeli e luce, io stesso ero
lo 'sposalizio dell'Agnello'.
Anche questa immagine svaniva, e se ne presentava un'altra, l'ultima visione. Risalivo un'ampia
vallata, fin dove essa finiva
e cominciava una serie di dolci colline. L'estremità della valle era costituita da un anfiteatro classico,
splendidamente disposto nel verde scenario. Là, in quel teatro, si celebrava lo hie-rosgamos.
Venivano sulla scena danzatori e danzatrici, e su quel talamo coperto di fiori il Padre Zeus ed Hera
consumavano le nozze mistiche, così com'è descritto nell'Iliade. Tutte questo sono esperienze
meravigliose. Vagavo una notte dopo l'altra in uno stato di purissima beatitudine, 'circondato da
immagini di tutta la creazione'".16
Ciò che viene comunemente chiamato amore è fondamentale per la fenomenologia della
coniunctio. L'amore ne è sia causa che effetto. La coniunctio minore deriva dall'amore come
concupiscenza, mentre l'amore transpersonale (analogo all'Afrodite celeste di Platone) genera ed è
generato dalla coniunctio maggiore: è stato detto che l'amore dell'oggetto è un aspetto estroverso
dell'individuazione. L'amore dell'oggetto è amore oggettivo, un amore depurato della bramosia
personale, non una parte di una coppia di opposti quanto, piuttosto, oltre gli opposti. Questo amore
transpersonale sta alla base di tutte le lealtà di gruppo e sociali, come la fedeltà alla famiglia, al
partito, alla nazione, alla chiesa ed all'umanità stessa. L'aspetto estroverso della coniunctio
promuove l'interesse sociale e l'unità della razza umana; l'aspetto introverso promuove la

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connessione con il Sé e l'unità della psiche individuale. Ciò che tiene le cose unite è adesivo, perciò,
in alchimia, "colla", "gomma", e "resina" sono sinonimi per la sostanza trasformante. "Questa
sostanza, come forza vitale (vis animans), viene paragonata da un altro commentatore alla 'colla del
mondo' (glutinum mundi), che fa da mediatrice tra spirito e corpo ed è l'unione di entrambi".17
A cominciare dal Simposio di Platone, alcuni dei testi più ispirati al mondo portano la testimonianza
del-

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ANATOMIA DELLA PSICHE
8. CONIUNCTIO

l'amore cosmogonico transpersonale. Lucrezio esprime i sentimenti pagani nelle prime righe del De
rerum natura:
"Genitrice degli Eneadi, piacere degli uomini e degli dèi, Venere datrice di vita, che sotto i corsi
celesti degli astri dovunque avvivi della tua presenza il mare percorso dalle navi, le terre fertili di
messi, poiché grazie a te ogni specie di viventi
è concepita e, sorta, vede la luce del sole -te, o dea, te fuggono i venti, te le nuvole del cielo, e il tuo
arrivare; a te soavi fiori sotto i piedi fa spuntare l'artefice terra, a te sorridono le distese del mare e
placato splende di un diffuso lume il cielo. Che appena è dischiuso l'aspetto primaverile del giorno
e, disserrato, si ravviva il soffio del fecondo zefiro, prima gli aerei uccelli te, o dea, e il tuo giungere
annunziano, colpiti nei cuori dalla tua potenza.
Poi fiere e animali domestici balzano per i pascoli in rigoglio e attraversano a nuoto i rapidi fiumi;
così preso dal fascino ognuno ti segue ardentemente dove intendi condurlo. Infine, per i mari e i
monti e i fiumi rapinosi e le frondose dimore degli uccelli e le pianure verdeggianti, a tutti
infondendo nei petti carezzevole amore, fai sì che ardentemente propaghino le generazioni secondo
le stirpi -poiché tu sola governi la natura".18
La descrizione classica per la nostra era dell'amore transpersonale è quella dell'Apostolo Paolo:
"Quand'io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, se non ho carità, divento un rame risonante
o uno squillante cembalo. E quando avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la
scienza, e avessi tutta la fede in modo da trasportare i monti, se non ho carità, non son nulla. E
quando distribuissi tutte le mie facoltà per nutrire i poveri, e quando dessi il mio corpo ad essere
arso, se non ho carità, ciò niente mi giova. La carità è paziente, è benigna; la carità non invidia; la
carità non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio
interesse, non s'i-
nasprisce, non sospetta il male, non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa,
crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa" (1 Cor 13: 1-7).
Dante continua la testimonianza nella descrizione della sua visione della luce eterna, che conclude
la Divina Commedia (vedi Figg. 8.6 e 8.7).
"Nel suo profondo vidi che s'interna, legato con amore in un volume, ciò che per l'universo si
squaderna: sustanze e accidenti e lor costume quasi conflati insieme, per tal modo che ciò ch'i' dico
è un semplice lume.
(...)
O luce etterna che sola in te sidi,
sola t'intendi, e da te intelletta
e intendente te ami e arridi!
Quella circulazion che sì concetta
pareva in te come lume reflesso,

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da li occhi miei alquanto circunspetta,
dentro da sé, del suo colore stesso,
mi parve pinta de la nostra effige:
per che '1 mio viso in lei tutto era messo.
Qual è '1 geometra che tutto s'affìge
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond'elli indige,
tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
l'imago al cerchio e come vi s'indova;
ma non eran da ciò le proprie penne:
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.
A l'alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e '1 velie,
sì come rota ch'igualmente è mossa,
l'amor che move il sole e l'altre stelle".19
Tre secoli dopo venne l'impareggiabile descrizione fatta da Shakespeare nel suo Sonetto 116:
"Non che all'unione di animi costanti

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ANATOMIA DELLA PSICHE
8. CONIUNCTIO

Fig. 8.6: La rosa celeste (Dorè, Illustrazioni per la Divina Commedia di Dante).
Fig. 8.7: Scie di stelle attorno al polo.


ponga io impedimenti: non è amor vero
quel che ai mutamenti muta i manti
o s'immiserisce se l'altro è misero.
Oh no, nò esso è un faro per sempre fìsso
sulle tempeste, ma mai ne è turbato;
stella polare è per chi è nell'abisso,
e il suo valore è ignoto anche se stimato.
L'Amore non è del Tempo il buffone,
a dispetto della sua letale falce;
l'amore ai suoi brevi momenti s'oppone
resistendo fin al Giudizio iscritto in calce.
Se questo fosse errore e sia provato,
non ho io mai scritto e nessuno ha mai amato".
Jung descrive la sua esperienza di amore transper-
sonale con queste parole:

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"Eros è un kosmogonos, creatore e padre-madre di ogni coscienza. Mi sembra che il condizionale di
Paolo 'Se non avessi l'amore' sia il primo di tutti i riconoscimenti e l'essenza della divinità stessa.
Quale che sia l'interpretazione che i dotti danno della frase 'Dio è amore', il tenore delle parole
conferma che la divinità è una complexio oppositorum. Sia nella mia esperienza di medico che nella
mia vita, mi sono ripetutamente trovato di fronte al mistero dell'amore, e non sono mai stato capace
di spiegare che cosa esso sia. (...) Perché noi siamo, nel senso più profondo, le vittime o i mezzi e gli
strumenti dell"amore' cosmogonico. Pongo la parola tra virgolette per indicare che non la uso nei
suoi significati di brama, preferenza, favore, desiderio e simili, ma come un tutto superiore a una
singola cosa, unico e indivisibile. Essen-

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ANATOMIA DELLA PSICHE
8. CONIUNCTIO

Mi
do una parte, l'uomo non può intendere il tutto. E alla sua mercè. Può consentire con esso, o
ribellarsi; ma sempre ne è preda e prigioniero. Ne dipende e ne è sostenuto. L'amore è la sua luce e
le sue tenebre, la cui fine non può riuscire a vedere. 'L'amore non vien mai meno', sia che parli con
la 'lingua degli angeli', o che, con esattezza scientifica, tracci la vita della cellula risalendo fino al suo
ultimo fondamento. L'uomo può cercare di dare un nome all'amore, attribuendogli tutti quelli che
ha a disposizione, ma sarà sempre vittima di infinite illusioni. Se possiede un granello di saggezza,
deporrà le armi e chiamerà l'ignoto con il più ignoto, ignotum per ignotius, cioè con il nome di Dio.
Sarà una confessione di imperfezione, di dipendenza, di sottomissione, ma al tempo stesso una
testimonianza della sua libertà di scelta tra la verità e l'errore".20
La Pietra filosofale, una volta creata, ha il potere di trasformare la rflateria vile in nobile. Si fa
riferimento, nei testi, a questo potere nelle operazioni di proiectio e multiplicatio (o augmentatió).
Parlando esplicitamente, queste operazioni non sono compiute dall'alchimista, ma dalla pietra.
Queste cosiddette operazioni sono in realtà proprietà della Pietra Filosofale, che, sotto forma di
polvere o di liquido (elisir), si proietta sulla vile materia moltiplicandosi. Un testo dice: "L'alchimia è
una scienza che insegna a trasformare ogni tipo di metallo in un altro: lo fa attraverso la medicina
appropriata, come è chiaro in molti libri alchemici. L'alchimia è quindi la scienza che insegna come
fare e comporre una certa medicina, chiamata Elisir, la quale, quando è versata su metalli o materie
imperfette, le perfeziona completamente nelle varie
• • • » 91
proiezioni .
Il potere di moltiplicano della Pietra ricorda l'orcio dell'olio della vedova (1 Re 17: 14), il miracolo
dei pani e dei pesci (Matteo 14: 17-21) e la già citata proliferazione miracolosa dei fiori durante la
coniunctio di Zeus ed Hera.
Le implicazioni psicologiche della multiplicatio sono molto interessanti. L'immagine suggerisce che
gli effetti trasformativi emanano del Sé attivato nel processo della comprensione conscia. È
certamente vero che tutti gli eventi, non importa quanto ordinari essi siano, assumono significato
quando partecipano al processo di individuazione. Inoltre, la multiplicatio ci dà un suggerimento su
come lavori la psicoterapia. In un certo senso, la coscienza di un individuo che è in contatto con il
Sé sembra essere contagiosa e tende a moltiplicarsi negli altri. Il libro degli / Ching parla di tale
fenomeno:
"La contemplazione del senso divino del divenire cosmico conferisce a colui che è chiamato a influire
sugli uomini i mezzi per esercitare gli stessi effetti. Per farlo è necessario un raccoglimento interiore,

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quale lo produce la contemplazione religiosa in uomini grandi e saldi nella fede. Così essi scorgono
le misteriose leggi divine della vita e le rendono operanti nella propria personalità grazie all'in tesità
del raccoglimento interiore; e la loro presenza emana un misterioso potere spirituale che agisce
sugli uomini e li assoggetta senza che essj siano consapevoli del modo in cui ciò avviene"22 (vedi
Fig. 8.8).
Comunque, perché il paziente sia influenzato dal processo psicoterapeutico, l'Io deve essere aperto.
Questo corrisponde all'idea alchemica che il materiale deve essere aperto per ricevere gli effetti
della tintura. Paracelso dice: "Perché la tintura possa tingere è necessario che il corpo o il materiale
da tingere sia aperto, ed in uno stato di fusione: poiché se così non è, la tintura non può operare".23
In psicoterapia, l'apertura (alla psiche obiettiva) è necessaria sia per il paziente che per il terapeuta.
Jung afferma:
"Le personalità del terapeuta (così come quella del paziente) è spesso infinitamente più importante
di ciò che il terapeuta dice o pensa (...). L'incontro di due personalità è simile alla

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ANATOMIA DELLA PSICHE
8. CONIUNCTIO

Fig. 8.8: Autobiografìa come un mandala. Avvenimenti della vita di Opicinus de Canistris (Biblioteca
Apostolica Vaticana, MS. Pai. lat. 1993, fol. llr).
mescolanza di due diverse sostanze chimiche: un legame può trasformarle entrambe. Da ogni
trattamento psichico efficace ci si deve aspettare che il terapeuta eserciti la sua influenza sul
paziente, ma quest'influenza può verificarsi soltanto se il paziente lo influenza a sua volta.
Influenzare significa essere influenzati''.24
Un'altra caratteristica della Pietra Filosofale è la sua tendenza all'azione reciproca. Questa idea
appar-
ve nel sogno di un uomo che, la sera precedente, aveva assistito ad una lezione sull'alchimia. Sognò
che
Un gruppo di persone aveva scoperto il segreto degli alchimisti. Un aspetto di quel segreto era che
quando gli studi alchemici sono intrapresi con l'atteggiamento adatto viene evocata una reciprocità
di interesse; cioè, quando Vadepto si interessa all'alchimia, l'alchimia si interessa a lui.
Allo stesso modo, un testo alchemico dice: "Ascoltate, Figli della Saggezza, la Pietra dichiara:
proteggetemi ed io proteggerò voi; datemi ciò che mi spetta così che possa aiutarvi".25 La stessa
idea viene espressa nei Proverbi che riguardano la saggezza: "Non abbandonare la sapienza, ed essa
ti custodirà; amala, ed essa ti proteggerà. Il principio della sapienza è: acquista la sapienza. Sì, a
costo di quanto possiedi, acquista l'intelligenza. Esaltala, ed essa t'innalzerà; essa ti coprirà di gloria,
quando l'avrai abbracciata" (Proverbi 4: 6-8).
La descrizione dei poteri meravigliosi della Pietra Filosofale potrebbe continuare quasi all'infinito.26
L'azione reciproca della Pietra è il punto adatto per fermarsi perché serve a ricordare che il prestare
attenzione all'immaginario della psiche oggettiva (come l'alchimia) genera effetti reciproci
favorevoli. La regola psicologica è: verso l'Io l'inconscio prende lo stesso atteggiamento che l'Io ha
nei confronti dell'inconscio. Prestare un'attenzione amichevole all'inconscio diviene un aiuto per
l'Io. Gradualmente nasce la comprensione del fatto che sta avvenendo un mutuo opus. L'Io ha
bisogno della guida e della direzione dell'inconscio per avere una vita significativa; e la Pietra
Filosofale latente, imprigionata nella prima materia, ha bisogno di sforzi devoti dell'Io cosciente

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ANATOMIA DELLA PSICHE
8. CONIUNCTIO

per realizzarsi. Insieme lavorano al Grande Magistero per creare sempre più coscienza nell'universo.
In conclusione, lascerò l'ultima parola agli alchimisti citando in toto il loro testo più sacro, la Tavola
Smeraldina di Ermete Trismegisto, che era vista come "una specie di rivelazione sovrannaturale ai
'figli di Ermete' dal protettore della loro 'Arte Divina'".27 Secondo la leggenda la Tavola Smeraldina
originale fu trovata nella tomba di Ermete Trismegisto o da Alessandro Magno o, in un'altra
versione, da Sara, la moglie di Abramo. All'inizio se ne conosceva solo la versione latina, ma nel 1923
Holmyard scoprì la versio-ne araba.28 E probabile che una versione più antica fosse in greco e,
secondo Jung, di origine alessandrina.29 Gli alchimisti la trattavano con una venerazione unica,
inscrivendo le sue frasi sui muri dei laboratori e citandola costantemente nei loro lavori. E il
compendio criptico dell'opus alchemico, una ricetta per la seconda creazione del mondo, Vunus
mundus.30
Tabula Smaragdina Hermetis
Verum sine mendacio, certuni et verissimum.
Quod est inferius est sicut quod est superius, et quod est superius est sicut quod est inferius ad
perpetranda miracola Rei Unius.
Et sicut omnes res fuerunt Uno, meditatione Unius: sic om-nes res natae fuerunt ab hac Una re
adaptatione.
Pater eius est Sol, mater eius Luna. Portavit illud ventus in ventre suo. Nutrix eius terra est.
Pater omnis telesmi totius mundi est hic.
Vis eius integra est, si versa fuerit in terram.
Separabis terram ab igne, subtile a spisso, suaviter cum magno ingenio.
Ascendit a terra in coelum, iterumque descendit in terram,
et recipit vim superiorum et inferiorum. Sic habes gloriam totius mundi. Ideo fugiet a te omnis
obscuritas.
9. Hic est totius fortitudinis fortitudo fortis, quia vincet om-
nem rem subtilem; omnemque solidam penetrabit:
Sic mundus creatus est.
Hinc erunt adaptationes mirabiles, quarum modus hic est.
Itaque vocatus sum Hermes Trismegistus, habens tres par-tes philosophiae totius mundi.
Completum est quod dixi de operatione solis.31
Tavola Smeraldina o Tavola di Smeraldo di Ermete Trismegisto
E vero senza errore e menzogna, è certo e verissimo.
Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per compiere
i miracoli della Cosa-Una (di una cosa sola).
Come tutte le cose sono sempre state e venute dall'Uno, per mediazione dell'Uno, così tutte le cose
nacquero da questa Cosa Unica per adattamento.
Il Sole ne è il padre, la Luna ne è la madre, il Vento l'ha portata nel suo ventre, la Terra è la sua
nutrice.
Il padre di tutto, il Telesma di tutto il mondo è qui.
La sua potenza è illimitata se viene convertita in terra.
Separerai la Terra dal Fuoco, il Sottile dal Denso, delicatamente, con grande cura.
Ascende dalla terra al cielo e ridiscende in terra raccogliendo le forze delle cose superiori ed
inferiori.

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Tu avrai così la gloria di tutto il mondo e fuggirà da te ogni oscurità.

Qui consiste la Forza forte di ogni Forza, perché vincerà tutto quel che è sottile e penetrerà tutto
quello che è solido.
Così fu creato il mondo. Da ciò deriveranno innumerevoli adattamenti mirabili il cui segreto sta tutto
qui.
Pertanto io fui chiamato Ermete Trismegisto, possessore delle tre parti della Filosofia di tutto il
mondo.
Ciò che dissi sull'opera del Sole è perfetto e completo.

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