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La vera Conoscenza non crea per te un nuovo Essere,

ma rimuove semplicemente la tua ‘ignorata ignoranza’


Ramana Maharshi

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INTRODUZIONE
Le Sette tecniche meditative di base servono ad allenare i poteri
fondamentali della Volontà.
La mente umana di solito è indisciplinata e questo spiega il perché di tanta
sofferenza spesso curata con farmici e alleviata con piaceri eccessivi.
Disciplinare la mente significa generare lucidità, forza ed emozioni
positive. È come trovare l'equilibrio quando si apprende ad andare in
bicicletta. Una volta trovato l'equilibrio si diventa capaci di compiere
viaggi impossibili per chi resta a piedi.
L’errore più grande che le persone fanno è credere che i poteri della mente
siano naturali e che basti essere se stessi per liberarli al 100%. Non
funziona in questo modo. È necessario allenarli. È come apprendere a
lavarsi i denti al mattino. Dopo un po’ la sensazione di freschezza e piacere
rende ovvia e semplice questa abitudine appresa grazie a qualcuno che ce la
ha insegnata.

È possibile allenare la volontà?


Come i muscoli si allenano in palestra facendo degli esercizi specifici,
anche il potere che la Volontà deve poter sviluppare per coordinare la
mente, le emozioni e il corpo deve avvenire in un “luogo” che permetta il
potenziamento delle sue funzioni. Questo “luogo” è la meditazione.

Le sette palestre
In questo corso scopriremo che esistono sette palestre per allenare alcuni
fondamentali poteri della nostra Volontà.
Esistono molteplici forme di meditazione e ognuna di esse tende a
sviluppare degli specifici poteri della Volontà, cioè le funzioni di controllo
che le sono proprie.

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LA MEDITAZIONE
L’accesso alla mente profonda non è così scontato. In meditazione non è
facile ottenere subito dei risultati perché spesso le persone non sanno:
• come accedere all’inconscio,
• usare gli elementi di base con cui funziona l’incontro tra l’Io (la
nostra volontà) e la mente profonda.

Nella mente profonda solitamente non si va volentieri perché è il luogo in


cui si entra in contatto con il dolore. Ciò che non si sa però è che
nell’inconscio sono racchiuse anche le nostre grandi potenzialità. La mente
creativa inconscia infatti può essere paragonata ad una vera e propria
“stanza del tesoro”.
Con la meditazione abbiamo la possibilità di accedere a:

- ENERGIA VITALE
- PIACERE CATASTEMATICO
- RIGENERAZIONE
- RESTITUZIONE DEL POTERE
SOVRANO DELLA VOLONTÀ
- ATTIVAZIONE DEI POTERI
NON ORDINARI
DELLA MENTE PROFONDA

Energia vitale: nella mente profonda vi sono depositi di energia vitale che
le persone generalmente sono inconsapevoli di avere. Il dolore è come se
intrappolasse le nostre potenzialità.

Piacere catastematico: piacere senza origine (sine causa), piacere legato


all’esistere (Epicuro). Con la meditazione abbiamo la possibilità di
accendere il piacere dal nulla senza ricorrere a stimoli esterni.

Rigenerazione: con la meditazione possiamo ri-generare, guarire le ferite


emozionali.

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Restituzione del potere sovrano della volontà: con la dis-identificazione
totale dai fenomeni della mente possiamo guardare a ciò che accade da
un’altra prospettiva. Con la meditazione si ridimensiona la percezione del
fenomeno. Questo fa sì che la volontà diventi più regale.

Attivazione dei poteri non ordinari della mente profonda: con la


meditazione troviamo il genio della lampada. Con la meditazione è come
giungere in una stanza che comunica con altre stanze (Le dodici
Meditazioni) mediante le quali è possibile allenare i poteri fondamentali
della volontà.

La meditazione è uno strumento psicologico di


enorme valore per i seguenti motivi:

A) Ferma il grande loop;

B) Permette di ricevere informazioni da tutto il


nostro essere: mente, corpo, emozioni,
intuizione, spirito;

C) Permette di scrivere informazioni in tutto il


nostro essere: mente, corpo, emozioni,
intuizione, spirito.

La meditazione di riferimento in questo corso è Atma Vichara, una pratica


meditativa fondata dal mistico indiano e maestro dell’Advaita Vedanta
Bhagavan Ramana Maharshi (1879-1950).

Vichara in sanscrito vuol dire investigazione, Atma vuol dire Sé. Le più
salienti traduzioni sono quindi auto-indagine, auto-investigazione o auto-
attenzione. Con Atma Vichara si va allo stato di origine della coscienza,
all’essere origine. È l’università delle meditazioni e necessita di
addestramento e di tutta una serie di attenzioni per creare la dis-
identificazione dai fenomeni e non cadere nelle trappole della mente.

In Atma Vichata, Essere Origine, la domanda cruciale è: Chi sono io?, Qual
è la mia origine più grande?

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La via spirituale di Ramana
Maharshi è fondata sulla
domanda “Chi sono io?”

Ramana Maharshi aveva come precetto base lo stesso famoso


insegnamento iscritto nel tempio di Apollo di Delfi: Gnothi Seautòn,
conosci te stesso. Conoscere se stessi non è tanto conoscere i meccanismi
nevrotici (Enneagramma) quanto scoprire qual’è l’origine della propria
coscienza.
Anche il filosofo, scrittore, mistico e musicista, maestro di danze armeno
George Ivanovic Gurdjieff (1872-1949), ideatore della Quarta Via, il
sistema attraverso il quale raggiungere un reale e completo sviluppo
dell’uomo, ha preso ispirazione dagli insegnamenti di Ramana Maharshi.

La via spirituale di Gurdjieff


trae spunto dagli insegnamenti
di Ramana Maharshi

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LA BARRIERA
La barriera, costituita da tutti i meccanismi di difesa psichici, impedisce
la connessione con la mente profonda. Sotto la barriera c’è l’inferno, ci
sono i traumi, le situazioni irrisolte ecc.

Per spiegare la struttura della mente umana Freud usava la metafora


dell’iceberg.

12 MECCANISMI
DI DIFESA

BARRIERA

DOLORE

L’essere umano è come se fosse intrappolato nella parte emersa


dell’iceberg, il 10% della mente, la parte razionale. La parte sommersa, che
rappresenta il 90%, non si vede perché separata dalla barriera che protegge
dal far contatto con quel mondo che ha accumulato tutte le nostre
sofferenze, le nostre incompletezze e incapacità. La barriera consente di

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reprimere il dolore e lasciare libera la mente razionale di ragionare e
affrontare la vita di tutti i giorni.
Con la razionalità facciamo di tutto per creare un certo tipo di realtà ma, se
osserviamo, la maggior parte della vita delle persone viene più dominata
dalla parte sommersa, che a sua volta genera una sua realtà. Tutte le paure,
gli automatismi, le cose irrisolte, istinti non domati, tutte le situazioni di
fondo non gestite creano molta più realtà di quello che noi crediamo.
La mente profonda ha una percezione della realtà che non è la realtà
oggettiva. Anche se la mente razionale è logica, fa programmi, pensa alle
cause, sogna, fantastica, dubita ecc, essa non basta per avere il controllo su
se stessi perché la mente profonda è più forte e ha bisogno della guida della
volontà.

MENTE RAZIONALE REALTÀ

MENTE PROFONDA:
REALTÀ
CUORE, CORPO,
MENTE INCONSCIA

La barriera si fonda sui neuroormoni ed è in grado di falsare la realtà come


le droghe (DMT, Ecstasy, Marijuana). Con la meditazione è possibile
rendere permeabile la barriera e superarla senza essere ingannati dai suoi
tranelli.

Soltanto entrando un po’ alla volta nella stanza dell’inconscio mettiamo in


moto un processo quasi magico.

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MENTE RAZIONALE
SETTE
MEDITAZIONI

MENTE PROFONDA:
CUORE, CORPO,
MENTE INCONSCIA

Piano piano la nostra mente profonda inizia a vedere un’altra realtà che è
connessa con la mente cosciente. Quando mente cosciente e inconscia
vogliono la stessa realtà è quasi impossibile non realizzarla. Avviene
l’accoppiamento tra noi e noi, ed è da lì che proviene la vera forza.

Per poter fare il viaggio nella mente profonda è necessario creare un Centro
di gravità permanente.

Lo scopo del lavoro di dis-identificazione


e presenza a se stessi è creare il Centro
di gravità permanente.

La coscienza rimane quindi imperturbabile


e amorosa in ogni situazione, senza più
essere condizionata dai fenomeni mentali.

Il Centro di gravità permanentemente è quello che ci permette di trovare un


rifugio sicuro.

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Se il rifugio è debole la persona deve stare nella razionalità e far uso di
compensazioni per far fronte all’angoscia.
Costruire il rifugio, una base sicura, una stazione che sta sotto le difese e
non sopra, permette di fare contatto con tutti i vari strati del mondo interno
e di viaggiare nel piacere e nel dolore, dapprima con neutralità e poi con
compassione.

VOLONTÀ
BARRIERA

EMOZIONI NEGATIVE

MENTE CORPO

Dobbiamo costruire quel punto di fermezza che ci consente di conoscere


noi stessi e di stare tra piacere e dolore senza scappare dal dolore o correre
verso il piacere.

VOLONTÀ
BARRIERA

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ESSERE ORIGINE
Normalmente la nostra attenzione è come catturata dal mondo esterno.
Questo viene definito Identificazione psichica: ci dimentichiamo di
esistere, un po’ come quando andiamo al cinema e ci identifichiamo con
l’attore del film che stiamo guardando. Ci dimentichiamo che siamo seduti
su una poltrona e che siamo solo degli spettatori. Il mito della caverna di
Platone, il film Matrix e altri, parlano proprio di questo fenomeno; la
maggior parte delle paure, angosce e sofferenze è legato proprio
all’Identificazione psichica.

Mondo esterno

Guardo la rosa e mi identifico con la rosa.


Identificarsi con ciò che sta fuori è vero tanto per la relazione con il mondo
esterno quanto per ciò che riguarda il rapporto con noi stessi nel nostro
mondo interno: le persone non vedono la propria coscienza, il proprio
spirito, perché sono attratte e affascinate dai fenomeni.

Mondo interno

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Nel mondo interno per fuori si intende ciò che è esterno alla coscienza, cioè
le emozioni, le sensazioni corporee, il pensiero. In particolar modo le
emozioni di disagio esercitano un potere di attrazione quasi irresistibile per
una coscienza non allenata con tecniche meditative.

Entrare nelle forme è un processo tantrico. Con Atma Vichara, che è un


processo yogico e va nella direzione opposta, impareremo ad uscire dalle
forme di identificazione.
Per uscire da questa trappola bisogna praticare la dis-identificazione.

DIS – IDENTIFICAZIONE
PSICHICA

In questo modo vado alla ricerca di “Chi sono io”.

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LE TRE CHIAVI MENTALI

PENSARE VEDERE SENTIRE

Pensare, vedere e sentire sono tre modalità la cui sequenza dobbiamo


imparare molto bene per accedere al nostro inconscio.
La mente razionale per creare stati di rilassamento è abituata ad usare
queste tre chiavi partendo dal pensare o dal vedere. Nel training autogeno,
ad esempio, si parte dal pensare, immaginare scene di serenità, per poi
passare al vedere (mare, spiaggia ecc.) e solo infine al sentire.
Per accedere alla mente profonda dobbiamo mettere da parte il pensare, non
dobbiamo cercare di capire con la logica e non dobbiamo nemmeno
fabbricare immagini per autosuggestionarci e rilassarci.
La sequenza corretta da usare parte dal sentire: sentire le nostre sensazioni,
le nostre emozioni. Sentendo i vissuti del corpo o del cuore lasciamo che il
nostro inconscio ci mandi delle immagini che a quel punto non saranno
immagini comandate dalla mente.
La sequenza con cui usare queste tre chiavi quindi è:
• sentire, stare fermi nel sentire (Awareness)
• per poter vedere immagini che non fabbrichiamo con la volontà ma
che dobbiamo lasciare vengano dall’inconscio
• e solo a questo punto si passerà al pensare.

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I CINQUE POTERI DELLA VOLONTÀ

Nelle Sette meditazioni di base usiamo, e quindi alleniamo, i cinque poteri


della volontà:

• LA MONTAGNA
• L’AQUILA
• IL LOGOS
• LO SCETTRO
• IL SALMONE

I cinque poteri della volontà sono le cinque chiavi fondamentali che la


nostra volontà utilizza per indurci gli stati meditativi.
Tutti questi cinque elementi concorrono a trovare le seguenti
caratteristiche:
• la stabilità: la coscienza ha un centro permanente
• la dis-identificazione: io non sono i miei pensieri, le mie emozioni
o le mie sensazioni corporee
• la separazione dei fenomeni: denominare i fenomeni con il logos
mi permette di maneggiarli.

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LA MONTAGNA – STABILITÀ

LA MONTAGNA: il potere del No react.

Come vincere la più grande potenza militare del mondo con mille uomini.
È quello che fece Ghandi addestrando tutto il popolo indiano a praticare la
tecnica meditativa in modo attivo con la pratica della “disobbedienza
civile” e della “non violenza”.
“La forza non deriva dalla capacità fisica. Deriva da una volontà
indomita”. Ghandi
Non si può essere padroni di se stessi se non si sa stare fermi difronte al
piacere (ad esempio dipendere dal piacere del cibo, del fumo, della
stimolazione ecc.) e difronte al dolore e alla rabbia.
Apprendere a non agire e osservare è il secondo grande potere della
volontà.

Il No React è la capacità di stare fermi difronte al fenomeno non


identificandosi con esso, sia nel male che nel bene. Sto sulla montagna
nella non reattività, non scappo dal fenomeno, dal fastidio che sento. La
Montagna è uno stato di forza, di indifferenza creativa.
Avere un Centro di gravità permanente è per certi versi essere come una
montagna.

Sperimentazione: audio meditazione MONTAGNA


1. Pensa ad una montagna che hai conosciuto e amato;

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2. mettiti al di sotto di questa montagna, nella valle, e guarda dal
basso questa montagna enorme;
3. immagina ora di scioglierti come se fossi uno spirito, e diventa
quella montagna, immedesimati in essa, in ogni suo atomo. Senti di
essere quella montagna che non è appoggiata alla terra ma che fa
parte della terra, è radicata; senti le emozioni e i sentimenti che
prova;
4. senti la massa che ha la montagna… tu sei questa montagna;
5. senti che non è facile spostarti;
6. senti la percezione del tempo;
7. se vai indietro di millenni la montagna/tu eri sempre lì;
8. magari ai tuoi piedi c’era una coppia che faceva l’amore, senti
come guardi quella coppia. Tempo dopo tornano con un bambino,
oppure tornano separati… che cosa provi ora essendo questa
montagna?;
9. lascia passare degli anni… senti per quella montagna qual è la
percezione del tempo.

La persona che ha sviluppato la Montagna non si sposta. La stabilità è un


elemento della coscienza che dobbiamo assolutamente cristallizzare.
.

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L’AQUILA - DISIDENTIFICAZIONE

L’AQUILA: il potere di osservare con distanza.

Hai presente quando si dice “annegare in un bicchier d’acqua”?


Una persona entra in uno stato di reattività e monta sulla giostra dei
pensieri negativi. Più pensa e più si attivano le emozioni, più sale
l’angoscia e diminuisce la lucidità.
Allenare la dis-identificazione della volontà dalle emozioni e dai pensieri
significa porre fine a questa giostra negativa che porta a far collassare le
forze positive della nostra mente e distruggere inutilmente tonnellate di
energia.

L’Aquila è capacità di andare via, allontanarsi dal fenomeno.


Vado lontano dal fenomeno finché sento l’atarassia, cioè fin quando sento
che non ho più reattività, e da lì torno giù piano piano quasi fino a essere
nuovamente dentro me stesso. Con l’Aquila si sta in contatto con se stessi
osservandosi da un’altra angolazione.

Sperimentazione: audio meditazione AQUILA


1. Chiudi gli occhi e senti le emozioni che provi. Senti la sensazione o
l’emozione più sgradevole in questo momento (stanchezza, dolore,
fastidio, tristezza...);
2. adesso non andare dentro quell’emozione/sensazione ma immagina
che la tua coscienza diventi un’aquila. Il corpo è lì, le emozioni

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restano nel corpo e tu diventi un’aquila e cominci a sbattere le tue
ali in maniera morbida;
3. molto delicatamente l’aquila si alza in volo e comincia a vedere il
tuo corpo dall’alto. Lentamente ti allontani sempre di più;
4. vai a quella distanza in cui non sei più a contatto con le emozioni,
finché non sei diventato un puntino microscopico;
5. senti questa neutralità. Non devi sentire piacere o benessere, devi
percepire ciò che succede dentro di te con neutralità. Quel corpo
laggiù sente quelle emozioni, tu no… tu sei l’aquila;
6. adesso scendi delicatamente finché senti che puoi stare in contatto;
7. senti senza che ti parta una reattività. Ti avvicini piano piano a te
finché riesci a restare neutrale dentro di te. Senza reagire in
positivo o negativo;
8. immagina di arrivare così vicino da stare a pochi millimetri da te e
senti tutte le emozioni che ha te stesso. L’aquila sente tutto, vede
tutto ciò che succede, capisce i fenomeni che capitano a te;
9. tu sei l’aquila, senti tutto ma non reagisci.

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LOGOS - SEPARAZIONE DEI FENOMENI

IL LOGOS: il potere della chiarezza e della consapevolezza.

“En arche en ho Logos – All’inizio c’era il logos”. Frase iniziale della


Bibbia.
Osservare con distacco porta a dare un nome ai fenomeni mentali
(pensieri, emozioni, impulsi) e apprendere a conoscerli.
Nominare è un modo molto importante per prendere potere sui fenomeni
interni alla mente.

Logos è la capacità di nominare. L’Io con il Logos fa un labeling cioè


etichetta, dà un nome. Possiamo dare un nome ai vissuti, alle emozioni, alle
sensazioni o ai pensieri che ci attraversano.
La logica deriva dal fatto di poter dare nome alle cose, ai fenomeni. Logos
è l’opposto della confusione perché, mediante la separazione, consente di
fare chiarezza.
Dare un nome è il primo atto di potere, che non è un potere diretto, come a
dire “vai via!”, ma aiuta a sviluppare una fermezza, a non reagire.
Nominare un fenomeno significa afferrare un concetto e di conseguenza
cominciare a dominarlo, a sviluppare la neutralità. Ad esempio: provo
malessere e riesco a discernere che si tratta di tristezza ma anche di rabbia.
Nominare le due emozioni permette di separarle e quindi di riconoscere e
comprendere che dovrò usare una modalità di gestione specifica per ognuna
di esse. Questo è ciò che dà la libertà: distinguere cosa sto vivendo per
gestirlo in modo appropriato.
Finché non diamo un nome non abbiamo padronanza.

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La prima cosa che dobbiamo imparare è separare e nominare i fenomeni.

PENSARE – SENTIRE – AGIRE

Separare il pensare dall’agire e dal sentire significa riconoscere i fenomeni,


cioè Logos, consapevolezza.

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SCETTRO DEL COMANDO - IL POTERE DELLA VOLONTÀ

SCETTRO DEL COMANDO: il potere del controllo sui fenomeni mentali


e la disciplina mentale.

Non è facile comandare i fenomeni come le emozioni negative, gli impulsi


istintivi, il dolore, la rabbia, le paure e il piacere.
Ma chi ha sviluppato i 4 poteri illustrati qui sopra inizia ad avere un
crescente controllo su se stesso e può finalmente diventare padrone a casa
propria, invece di essere sballottato come una foglia tra le spinte degli
impulsi non governati. Come si addomestica un animale in modo
amorevole, l’IO a questo punto ha pieno controllo sulla mente.

Lo Scettro del comando è la capacità di determinare delle scelte interne. La


nostra volontà ha un piccolo potere di controllo sul corpo, sul pensiero e
sulle emozioni ed è un potere che va sviluppato utilizzando la funzione di
separazione: accettiamo, godiamo e registriamo quel poco che funziona
separandolo da quello che non funziona. Di solito l’essere umano vuole
sempre di più, in questo caso bisogna accontentarsi di quel poco potere che
abbiamo, nutrirlo e allenarlo per farlo crescere gradualmente.
Sviluppando la neutralità e la capacità di essere dis-identificati dai
fenomeni, riusciremo a conquistare una distanza amorevole dal fenomeno
stesso ripristinando il nostro potere interiore. Potere che perdiamo quando
cadiamo nell’identificazione.

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IL SALMONE - RITORNO ALL’ORIGINE

IL SALMONE: ritorno al nucleo della coscienza.

La nostra coscienza ha un nucleo centrale ma noi siamo sempre tentati di


guardare fuori, verso il mondo esterno alla coscienza stessa. Siamo
affascinati dagli stimoli, dalle parole e dalle emozioni.
Non esiste il vero recupero di energia e potere se cadiamo in questa
trappola ipnotica data dal fascino delle percezioni e stimolazioni.
Solo chi conosce il potere del ritorno all’origine trova la vera strada per
dominare i fenomeni mentali senza cadere, come tanti personaggi delle
favole, nei vari incantesimi della mente ordinaria.

Il Salmone è la capacità di tornare all’origine della Coscienza.


Fare il Salmone significa risalire all’origine della coscienza, come se gli
occhi andassero a guardare laddove si forma la percezione delle cose.
Invece di guardare l’oggetto fuori si va a porre l’attenzione all’occhio che
guarda per risalire ancora andando a cercare la coscienza stessa che guarda
quell’oggetto nel mondo. Con il Salmone si intraprende il viaggio verso la
parte più spirituale di noi.
Sia nel mondo interno che nel mondo esterno usando il Salmone si va
indietro fino a percepire il mistero della coscienza. Qui il buddismo, con il
principio di grande neutralità, indica la vera strada per l’anima.

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LE SETTE TECNICHE MEDITATIVE DI BASE

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IL MUDRA DI BASE

Tutte e sette le meditazioni di


base possono essere
potenziate dall’uso del
MUDRA DI BASE.

Saper usare correttamente i gesti delle mani genera un grande effetto nel
cervello umano in quanto le mani ricoprono una grande superficie della
corteccia fronto-parietale.
Sapere come coordinare le strategie mentali delle Sette meditazioni di base
con l’uso del mudra di base significa potenziare enormemente l’efficacia
della pratica meditativa.
Il mudra è come una guida, qualcosa che ci collega ad una centralità in
modo tale da non poterci più perdere. I mudra sono come Virgilio per Dante
o il filo rosso di Arianna per Teseo.

Sperimentazione: MUDRA
• Chiudere gli occhi e premere leggermente i pollici accompagnando
la pressione con il respiro;
• sentire le sensazioni nel corpo conseguenti alla pressione delle dita;
• quando inspiriamo proviamo a premere un po’ immaginando come
di premere leggermente l’acceleratore della macchina e sentiamo
l’effetto che questo fa nel corpo;
• espirando immaginiamo di riportare l’acceleratore ai giri minimi
del motore e sentiamo l’effetto che fa;
• continuare inspirando ed espirando sentendo l’effetto che fa nel
corpo, nelle emozioni e in tutto il nostro essere.

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PRIMA MEDITAZIONE

RILASSARSI

Prima meditazione di base: RILASSAMENTO

Ti sei mai reso conto di quanto il corpo teso impedisca la connessione con
la mente profonda? E che il rilassamento sia la prima porta di accesso al
potere interiore?
In questa meditazione si usano:
• L’AQUILA,
• LA MONTAGNA,
• LO SCETTRO DEL COMANDO
per ottenere un effetto profondo di rilassamento nelle varie zone del corpo,
utilizzando peraltro una “sequenza di rilassamento” che amplifica i
risultati.

Sperimentazione: audio meditazione RILASSAMENTO


1. Uso il mudra tenendo le mani in grembo;
2. unisco i pollici e faccio il movimento della medusa: inspiro e
premo, espiro e rilasso un po’. Non apro i pollici ma solamente ne
allento la pressione;
3. schiacciando i pollici pongo l’attenzione ai miei piedi e do loro un
comando delicato di rilassamento allentando la pressione dei
pollici;

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4. ripeto il movimento di pressione in ispirazione e rilassamento in
espirazione mettendo l’attenzione in altre parti del corpo: nelle
gambe, nella pelvi, nell’addome, nel torace, nella gola, nella testa,
ecc.;
5. osservo cosa sento nei vari punti del corpo. Quando sono nel torace
faccio attenzione a cosa percepisco nel cuore, nelle emozioni e
provo a rilassare anche quelle. Mi accontento anche se rilasso solo
un pochino.

La tecnica di rilassamento che praticheremo con la meditazione Atma


Vichara fa riferimento ad uno dei primi livelli dello Shamata.
Lo Shamata, che in sanscrito significa calma, quiete, è, insieme al
Vipassana, una delle due principali pratiche meditative proprie del
buddhismo. Esso consiste nella coltivazione della calma e della tranquillità
mediante l’abbandono di ogni forma di controllo.

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SECONDA MEDITAZIONE
PRATICARE LO STOP
PRATICARE LO STOP
AWARNESS – ACTION
Sono due modalità della volontà di
straordinaria importanza. La natura
dell’intenzione può essere di tipo Azione
oppure di tipo Osservazione.
Queste due modalità vengono ad esempio
allenate dalla tecnica dello Stop di Gurdjieff.

Giano Bifronte

Seconda meditazione di base: Stop - TOTAL ACCEPTANCE

Poche persone sanno che il 95% dei pensieri non sono volontari.
Purtroppo le persone credono di essere loro a pensare autonomamente.
Solo chi prova a usare lo “Stop” di Gurdjieff scopre con grande sorpresa
quanta parte della nostra mente sia fuori dal nostro controllo!
In questa meditazione, per fermare il comportamento e osservare i
fenomeni mentali, si usano:
• L’AQUILA
• LA MONTAGNA
• LO SCETTRO DEL COMANDO

GIANO BIFRONTE
Nel mondo latino Giano Bifronte era chiamato Pater Deorum. Veniva
considerato il padre di tutti gli altri dei. Egli rappresenta le due facce della
volontà: funzione di Azione e funzione di Osservazione.
Fritz Perls, fondatore della psicoterapia della Gestalt, lavorava molto con le
due polarità Action e Awareness.

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Questa seconda esercitazione mette il punto sul capire la differenza tra
agire, Acion, e osservare, Awareness: mettere lo Stop all’agire per osservare
il fenomeno.

AWARENESS - ACTION
Awareness (osservazione) è la capacità di essere consapevoli. È una
consapevolezza di contatto assoluto in totale accettazione. Quando sono
consapevole non voglio modificare il fenomeno. Sento la mia rabbia ma
non la sfogo per non sentirla più. Lo sfogo è Action, la contemplazione è
Awareness. In Awareness sto solo in osservazione, non giudico, non tento di
cambiare, non agisco, solo osservo.
Action e Awareness non si usano contemporaneamente, se uno è in figura
l’altro è sullo sfondo e viceversa.
Esercizio TOTAL ACCEPTANCE: da un episodio in cui scaturisce
un’emozione di disagio osservare l’emozione senza reprimerla e porre uno
stop al giudizio: bisogna solo osservare e accettare. Soltanto accettando le
nostre emozioni saremo in grado di trasformarle. Ad esempio posso essere
invidioso di un collega che ha avuto una promozione: accetto di provare
invidia senza giudicarmi. Si tratta di provare a reprimere il desiderio di
cambiare qualcosa rispetto a quella emozione.
Mudra di accettazione: mani aperte in posizione di preghiera.

Action (azione) è la capacità di agire. L’azione può essere attiva o passiva.


Lo stato passivo dell’azione è quello di quando si subisce. Immaginiamo
che camminando per strada uno sconosciuto ci dà un pugno. In quel
momento siamo in uno stato passivo, quanto male fa? Quanto riverbera
questo episodio nel tempo portando a lamentarci sostenendo che è
un’ingiustizia? Se siamo in uno stato passivo anche un unico pugno diventa
una cosa insormontabile, quello che viene registrato è solo il negativo.
Diverso sarebbe invece se fossimo un pugile sul ring. Lì se riceviamo un
pugno non rimaniamo passivi e non ce lo trascineremmo dietro per lungo
tempo. Il pugile è in uno stato attivo e registra pochissimo il negativo.
C’è un modo di agire che è subire. Se si agisce da schiavi si subisce. Action
non è agire di per sé ma lo stato in cui si è ed equivale allo stato attivo
dell’azione mentre agire svogliatamente e con riluttanza è uno stato passivo
dell’azione.

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Nello stato attivo non si registrano gli aspetti negativi, così come fanno i
bambini quando imparando a camminare che, pur cadendo, si rialzano
sempre finché non riescono nell’intenzione. Lo stato attivo dell’azione è
quando ci si mette nella condizione di provare e riprovare finché non si
ottiene il risultato a cui si ambisce. A quel punto tutti i “meno” che si
collezionano non sono più percepiti come fallimenti ma come prova della
propria forza. In uno stato attivo anche il “meno” diventa “più”.
Quando meditiamo e troviamo il dolore dentro di noi, se vogliamo
trasformarlo ci dobbiamo mettere innanzitutto in uno stato attivo, altrimenti
dopo pochi sforzi saremmo tentati di abbandonare.
Nel mondo interno, durante la meditazione, l’Action è un’azione guerriera.
Stiamo lì costi quel che costi finché non trasformiamo. Dobbiamo agire sul
serio, anche nella vita, costi quel che costi finché non raggiungiamo il
nostro obiettivo.
L’azione vera è un’azione pagandone i prezzi, l’accettazione vera è
un’accettazione assoluta. Ad esempio, se sento rabbia cosa faccio? Agisco
con la meditazione, vado dentro per capire cosa sta dietro a quella rabbia…
e viene fuori un dolore… e continuo ad esplorare quella rabbia e quel
dolore. Questo significa stare in azione: pagare i prezzi come un pugile che
incassa tanti pugni e nonostante tutto continua a combattere.

Sperimentazione: audio meditazione TOTAL ACCEPTANCE


1. Mudra appoggiato in grembo;
2. premo leggermente i pollici e sento nel corpo l’effetto che fa;
3. osservo, Awareness, la prima sensazione che noto e non la cambio;
4. adesso metto l’attenzione in un’altra parte del corpo e noto cosa
sente quella parte. Sto in osservazione, Awareness;
5. poi faccio un’Action: con il movimento della medusa immagino di
massaggiare quella parte e successivamente do il comando di
rilassarla, quindi stò in Awareness, osservo ciò che succede in
quella zona del corpo;
6. ora sposto l’attenzione su un’altra zona. Questa è un’Action: sono
io che decido, posso farlo, ho il potere di agire. Pulso il mudra
(medusa) e applico Awareness: osservo cosa c’è lì, noto le
sensazioni che ho e non faccio niente per cambiarle;

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7. a volte succede qualcosa da solo, è un movimento spontaneo, io
solo noto se sta cambiando qualcosa. Quando i fenomeni si
sciolgono da soli è come magia;
8. ripeto lo scanning del corpo. Se c’è una sensazione dominante
decido di andare ad ascoltarla: Action;
9. respirando pulso il mudra un po' più forte e ascolto fino in fondo:
Awareness. Noto cosa succede naturalmente, senza fare niente;
10. ora decido di fare un piccolo sorriso a tutto ciò che c’è nel mio
corpo, come se la volontà fosse una persona che gli dice “ciao, ti
voglio bene, sono qui ti sto ascoltando, corpo mio” questo è
Action;
11. sento come risponde il corpo al mio sorriso: Awareness;
12. adesso provo il Total acceptance nei confronti di me stesso dicendo
“sono così... adesso questo è quello che provo”, respiro e accetto
tutto quello che c’è.

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TERZA MEDITAZIONE
DISTINGUERE IL CANALE
DISTINGUERE IL CANALE
PENSARE – SENTIRE – AGIRE
Sono i tre canali fondamentali
mediante i quali un individuo elabora e
gestisce la relazione con il mondo.
I tre canali sono connessi con la teoria
di Paul McLean sul cervello tripartito
e rappresentano la trinità umana.

Terza meditazione di base: Distinguere il canale - ACTION AWARENESS

Quante volte emozioni, pensieri e sensazioni ci sovrastano e prendono il


controllo su di noi? Apprendendo a generare separazione dei canali
troveremo un nuovo potere di focalizzazione. In questa meditazione si
usano
• L’AQUILA
• IL LOGOS
• SCETTRO DEL COMANDO
per creare una profonda chiarezza mentale, esercitando una focalizzazione
su uno dei tre canali interiori alla volta e dando un nome ai fenomeni
presenti in esso.

Siamo poco consapevoli di quanto agiamo dentro di noi quando, ad


esempio, vogliamo mandare via i pensieri o combattere le emozioni. Questa
terza esercitazione vuole mettere il punto sulla consapevolezza di ciò che
significa osservare (Awareness) e agire (Action) in ciascuno dei tre canali.

AWARENESS

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Quando andiamo in consapevolezza siamo nella Montagna e nell’Aquila, e
da tale posizione possiamo usare il Logos.

ACTION

Quando andiamo nell’azione useremo lo Scettro del comando che ha potere


di controllo su pensieri, emozioni e corpo. Con l’Action proviamo ad agire,
a cambiare, trasformare il fenomeno che percepiamo.
Attraverso questa esercitazione comprendiamo quando possiamo agire per
calmare le emozioni in maniera consapevole. Sentendo l’emozione la
osserviamo senza giudizio e pratichiamo l’azione, cioè proviamo a
trasformarla. Se non riesce subito tentiamo nuovamente andando ad intuire
cosa c’è dietro quell’emozione cercando di evocare un evento del passato
che ci riconduce ad essa. A quel punto riusciamo a comprenderne l’origine
e l’emozione si ridimensiona.

Sperimentazione: audio meditazione ACTION – AWARENESS


(consapevolezza delle percezioni fisiche, emotive e mentali e
trasformazione).
1. Discriminare i fenomeni: osservo cosa percepisco nel corpo, quali
sono i miei pensieri e le mie emozioni e mi dis-identifico da essi:
Awareness;
2. ad un certo punto do il comando per scioglierli, uso lo Scettro e
ordino, con amorevolezza, di rilassare (come per dire “tesoro mio
lo risolveremo”): Action;
3. quindi sto in osservazione. Noto cosa succede osservando il
fenomeno: Awareness.

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QUARTA MEDITAZIONE
FEEL
FEELIT
IT
SENTIRE LE FORME
È una delle tecniche più potenti
per poter separare i vari
fenomeni mentali tenendo a
bada il meccanismo di difesa
del canguro.

Quarta meditazione di base: FEEL IT

Questa pratica meditativa consente di fermare la giostra della mente,


aprire il canale del sentire e vivere emozioni intensissime ma controllate.
In questa meditazione si usano
• L’AQUILA
• LA MONTAGNA
• IL LOGOS
per delineare le forme del mondo esterno, separarle, osservarle con
distacco e poi nominarle per differenziarle. Non si tratta di capire ma di
“sentire” il mondo!

Questo esercizio permette di ottenere separazione: Logos.


Separare significa dare una forma ad un certo tipo di pensiero, di contenuto
emotivo, di sensazione fisica che prende così una tridimensionalità. I
fenomeni diventano come oggetti manipolabili e grazie alla meditazione si
diviene padroni di tali oggetti.
Se non si è in grado di delimitare una forma e separarla dalle altre si entra
in uno stato di confusione dando potere ai fenomeni di dominare la
coscienza: ci si sentirà sovrastati, circondati, soverchiati da paure, emozioni
ecc.

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Dare un nome, vedere, stare in contatto, sentire e non sentire, cioè decidere
di andare dentro e fuori al fenomeno, diventa una maestria con cui è
possibile sviluppare il potere mentale.

Sperimentazione: FEEL IT – sentire le forme


Fare l’esercizio di Feel it se possibile nella natura. Si inizia con oggetti e
piante e solo dopo qualche tempo con animali e persone. Praticare
l’esercizio per almeno quindici minuti durante i quali cambiare rapidamente
l’oggetto di osservazione:
1. Osservo un oggetto, una forma (un fiore, un albero, un sasso, ecc.);
2. entro dentro quella forma e mi identifico con essa;
3. respiro e sento come si sente quella forma (non è vedere, né capire,
né immaginare, né pensare ma sentire). È un gioco come quando da
bambini si giocava ad essere un personaggio fantastico: Zorro,
Biancaneve o altri. A seconda della forma che prendo percepirò dei
vissuti interni differenti;
4. esco da quella forma e ripeto l’esperienza con altre forme.

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QUINTA MEDITAZIONE
IL NO REACT
È una delle tecniche più potenti
per sviluppare l’ATARASSIA,
cioè la NEUTRALITÀ,
sia verso i fenomeni positivi
(desiderio) che verso quelli
negativi (paura o rabbia).

Quinta meditazione di base: NO REACT

Hai presente quanto ti viene un prurito e ti gratti? E se quel prurito fosse


un messaggio importantissimo?
In questa meditazione si usano
• LA MONTAGNA
• L’AQUILA
• IL LOGOS
• LO SCETTRO DEL COMANDO
per diventare consapevoli della automaticità dei fenomeni mentali e per
apprendere a dominare le reazioni che abbiamo.

Il No React è la non reazione sulla base del fenomeno. Se ho paura e


scappo, reagisco alla paura. Se ho desiderio di un dolce e lo mangio,
reagisco al desiderio. No react è paralizzare la reazione, positiva o negativa
che sia, andare al di là del bene e del male, osservare il fenomeno (paura,
desiderio o altro) e non reagire, stare in contemplazione in uno stato di
completa neutralità.

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Sperimentazione: audio meditazione NO REACT
1. Dopo uno o due minuti di rilassamento e contatto con le sensazioni
che provo pongo l’attenzione sul sentire il fenomeno più piacevole
che ho nell’anima, nel cuore o nel corpo;
2. inizio ad osservarlo come se fossi una montagna: osservo e non
reagisco;
3. sento quanto il mio Io è attratto, quanto vorrebbe seguire quel
pensiero, sensazione ecc. e goderla;
4. invece pratico lo Stop e cerco di tenere completamente ferma la
mia coscienza;
5. dopo un po’ vado nella sensazione più spiacevole che percepisco e
noto qual è la mia reazione istintiva (viene la voglia di non sentire
il dolore, di grattarsi, di sistemarsi);
6. a questo punto pratico uno Stop assoluto, non mi muovo, osservo e
basta;
7. poi torno a vedere una cosa positiva;
8. e poi di nuovo una negativa e così via.

Nei vari passaggi è importante porre l’attenzione a cogliere le nostre


reattività e praticare lo Stop. Solo in questo modo riusciamo a dare stabilità
alla coscienza.

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SESTA MEDITAZIONE

L’ATTENZIONE DIVISA
È una delle tecniche più potenti
per sviluppare il Ricordo di sé.
Questa metodica è un primo,
straordinario, passo per procedere
verso l’Origine.

Sesta meditazione di base: ATTENZIONE DIVISA o Ricordo di Sè

Ti è mai capitato un momento magico, in cui il tempo si ferma e hai la


netta percezione che non lo scorderai mai? Ecco cos’è il ricordo di Sè.
Come sarebbe poter accedere intenzionalmente ad esso?
Per iniziare a percepire e identificarsi in parte con il nucleo centrale della
Coscienza, in questa meditazione si usano
• L’AQUILA
• IL SALMONE
Questa meditazione è avanzata. Qui gli esercizi iniziano a produrre effetti
potenti e duraturi e il potere regale della Volontà inizia ad emergere.

La tecnica di Gurdjeff della Attenzione divisa è una delle tecniche più


potenti per sviluppare quello che egli chiamava il Ricordo di Sè. L’intento
di questa pratica è imparare ad auto-osservarci per vederci da fuori e
studiarci stando attenti a ciò che facciamo e sentiamo.
Il Ricordo di Sè non è riferibile soltanto a Gurdjeff ma proviene anche da
tradizioni di meditazione indiane (Shasmahal) che riconducevano il Sé al
maestro. Secondo tali tradizioni ricordandosi del maestro e identificandosi
in Lui piano piano è possibile trovare il proprio vero Sé. L’individuo è
identificato con l’ego mentre il maestro no, quindi gradualmente si supera
la barriera dell’ego e si giunge alla propria essenza, al Sé.
La meditazione di Gurdjeff non conduce pienamente all’origine come
quella di Ramana Maharshi. Ramana fa un passaggio totale verso l’origine

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della coscienza, mentre Gurdjeff sta a metà: metà nello spirito e metà nel
mondo (La Quarta Via).

AUTO - OSSERVAZIONE

Imparare ad auto osservarsi


permette di separare
la volontà dalla mente,
dalle emozione e dagli istinti

Per auto-osservarci dobbiamo praticare l’Attenzione divisa. L’attenzione


verso fuori e verso dentro, al ricordo di Sé, al ricordo dell’anima che siamo.

L’ATTENZIONE DIVISA E IL RICORDO DI SE’

È una tecnica di presenza mentale che


Permette a una persona di diventare
consapevole che oltre alle emozioni,
bisogni, sensazioni, pensieri,
percezioni, ecc.

Esiste un Io osservante che sta


diventando consapevole del fenomeno
in questione

L’Attenzione divisa crea una de-sincronizzazione. Consiste nel mettere


l’attenzione nel mondo e al tempo stesso nel ricordo che Io esisto: io sono
colui che sta osservando.
Possiamo farlo sia con cose esterne a noi che con i fenomeni interni.

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Dividere l’attenzione in due
parti genera uno stato di presenza
senza uguali.

Si è nel mondo esterno ma non


si cade nel meccanismo
della identificazione.

Nel cercare di cogliere me stesso non devo immaginarmi da fuori bensì


devo sentire l’Io osservante. Si tratta di sentire, non vedere né pensare.
Sentire il mistero della coscienza in azione. Sentire come si sente il gusto di
una pietanza, dell’acqua sulla pelle e così via.
Sebbene sia più complicato perché il livello di identificazione è ancora più
grande che non con ciò che succede nel mondo esterno, possiamo praticare
l’Attenzione divisa anche nel nostro mondo interno. Ad esempio, se siamo
consapevoli di sentire rabbia dividiamo l’attenzione: per metà sono con la
mia rabbia e l’altra metà mi rendo conto che sono Io che osservo la rabbia.
E la parte di me che sente la rabbia non è arrabbiata.
Thich Nhat Hanh, monaco buddhista, poeta e attivista vietnamita per la
pace, insiste sul sorridere della coscienza. Nel libro Spegni il fuoco della
rabbia egli ribadisce che la coscienza deve sorridere alla rabbia.

Si è nel mondo interno ma


non si cade nel meccanismo
della identificazione.

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Nell’Attenzione divisa siamo nell’osservazione, siamo nello Stop, nella
fermezza, nella doppia freccia:
• sovviene un pensiero
• lo noto
• non rispondo
• mi rendo conto che sto pensando quel pensiero!

Fare più cicli di


Attenzione divisa e
alla fine di ognuno
usare il rilassamento

Importante non
visualizzare, bisogna
solo sentire.

Sperimentazione: audio meditazione Attenzione divisa


1. Mudra;
2. rilassamento;
3. osservo e un qualsiasi oggetto e metto l’attenzione su di esso;
4. mentre lo guardo divento consapevole che c’è un essere che lo sta
guardando e quell’essere sono io;
5. mi chiedo “Chi è questo essere?” e cerco di intuire la sensazione
del mio esistere che osserva quell’oggetto;
6. sono io che osservo l’oggetto: “Chi sono io?”;
7. poi rilasso l’attenzione;
8. e la riprendo focalizzandomi su un altro oggetto.

Dopo questa sperimentazione nota com’è essere presenti, che effetto fa?

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SETTIMA MEDITAZIONE
ATMA VICHARA
È una delle tecniche più potenti
per sviluppare il Ritorno all’Origine.
Questa metodica è una forma avanzata
di awarness con disidentificazione
dai fenomeni mentali.

Settima meditazione di base: ATMA VICHARA

Ti è mai successo di sentirti bene, straordinariamente bene, senza motivo?


Di avere un momento di estasi, magari guardando le stelle o osservando la
natura?
Per un processo di totale disidentificazione dai fenomeni, in questa
meditazione si usano:
• IL SALMONE
• LA MONTAGNA
• LO SCETTRO DEL COMANDO
Atma Vichara è l’università della meditazione, non esiste tecnica più
profonda e potente. Stranamente pochi la conoscono.

Con questa meditazione non andiamo solo nella neutralità ma andiamo a


cercare di compenetrare l’Origine della coscienza.

È una pratica yoga che prevede l’analisi


e la ricerca dentro il Sè. Il termine viene
dal sanscrito Atma, che significa “Sè”
o “Spirito” e Vichara, che significa
“pensiero”, ”intenzione” o “analisi”.

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Con Atma Vichara si spengono pensieri ed emozioni e si va in una sorta di
beatitudine che è nell’Origine, un posto molto dolce, amorevole,
rigenerante. Questa meditazione permette di staccarsi dai fenomeni per poi
riuscire a governarli e governare così la propria vita.

In questo caso l’attenzione va


verso dentro e basta.
Alla ricerca del Vero Sè,
dell’Origine.
Il mondo diventa puro sfondo.
LA TECNICA
ATMA VICHARA

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PROCEDURA ATMA VICHARA

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PARTE PRIMA

1. Chiudo gli occhi, uso il mudra;


2. premendo leggermente i pollici ascolto il fenomeno che più mi
attrae: pensiero, emozione o sensazione fisica;
3. dalla posizione della Montagna pratico la presenza e non cerco di
modificare quel fenomeno;
4. lo fisso, lo tengo fermo gestendo tutte le mie reattività finché quel
fenomeno smette di avere la sua attrazione ipnotica;
5. sto nell’atarassia, al di là del bene e del male. Non reagendo non
alimento più il fenomeno e dopo un po’ il fenomeno perde forza;

PARTE SECONDA

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6. a questo punto mi è possibile scollarmi dal fenomeno e andare via
da esso. Inverto la freccia, uso il Salmone, e cerco di andare
all’origine della coscienza, non divido a metà l’attenzione ma vado
indietro;

PARTE TERZA

7. quando sento di essermi avvicinato ad uno strato di coscienza più


interessante praticherò lo Shamata, cioè userò la tecnica del lasciar
cadere ogni cosa (come immaginare di svenire), mollare il
controllo completamente, mollare ogni attaccamento. Nello
Shamata il respiro deve essere rilassato, non devo iperventilare.
Godo il rilassamento;
8. a questo punto osservo ciò che accade. Se si genera un altro
fenomeno tornerò ad osservarlo ripetendo la procedura dal punto 2;

PARTE QUARTA

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9. altrimenti ciò che trovo è uno stato di piacevole quiete. In tal caso
intensifico il piacere provato utilizzando la tecnica Pleasure
Intensifying.

TECNICA PLEASURE INTENSIFYING


La tecnica del Pleasure Intensifying permette di intensificare il piacere per
scelta praticando il respiro consapevole. Accennando un lieve sorriso sulle
labbra, che vuole essere un sorriso amorevole rivolto unicamente a se
stessi, mi preparo ad eseguire una serie di respiri (almeno sette)
suddividendo ogni respiro in quattro fasi:
• Inspiro leggermente “agganciando” il piacere trovato con la pratica
meditativa;
• continuo fino all’apice dell’inspirazione intensificando tale piacere.
Si tratta di permettersi di percepire fino in fondo le sensazioni di
piacere sperimentate.
• Inizio la fase di espirazione rilassando ogni tensione;
• concludo l’espirazione permettendomi di godere, in totale
rilassamento, il benessere generato immaginando di espanderlo in
ogni cellula del corpo.

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INDICE
2. Introduzione
3. La meditazione
6. La barriera
10. Essere origine
12. Le tre chiavi mentali
13. I cinque poteri della volontà
22. Le sette tecniche meditative di base
42. Procedura Atma Vichara

AUDIO MEDITAZIONI
Meditazione MONTAGNA
Meditazione AQUILA
1° meditazione di base: RILASSAMENTO
2° meditazione di base: Stop ai pensieri TOTAL ACCEPTANCE
3° meditazione di base: Distinguere il canale ACTION AWARENESS
4° meditazione di base: FEEL IT
5° meditazione di base: NO REACT
6° meditazione di base: ATTENZIONE DIVISA
7° meditazione di base: ATMA VICHARA

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