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M.C. Michelini
Nelle professioni educative il pensiero è molto importante. Se noi vogliamo educare, dobbiamo
passare attraverso il pensiero dell'educando. Non posso educare il pensiero ad uno che non conosce
il proprio pensiero.
Pensiero riflessivo inteso come indagine rigorosa e creativa della realtà da parte degli adulti,
impegnati nelle professioni.
Domande sottese
• Che cos'è il pensiero riflessivo? Di questo ne ha parlato molto Dewey, che si è occupato di
pensiero riflessivo in molti suoi volumi.
• Quali sono le condizioni che favoriscono lo sviluppo del pensiero riflessivo? Se è tutto
troppo facile, il pensiero non si sviluppa. A volte è proprio l'ostacolo, la difficoltà, a
sviluppare un nuovo pensiero. Steve Jobs è la dimostrazione che le difficoltà e gli ostacoli
sono l'occasione per creare un nuovo pensiero.
• Come possiamo organizzare la formazione in vista del pensiero riflessivo?
• Quale relazione esiste tra pensiero dell'insegnante e pensiero degli alunni? Se io voglio
educare ad una forma di pensiero, dovrò sapere quale pensiero ho io. Il canale comunicativo
non è sempre esplicito, ma deve esserlo nella formazione del docente. Bateson parla di
schermo di coscienza: la coscienza è come lo schermo del televisore, dietro è pieno di cavi,
fili ecc.. il bambino vede lo schermo, l'insegnante è quello che fa tutto il lavoro dietro. Se il
bambino non vede lo schermo, la colpa non è la sua, ma dell'insegnante che non è stato
capace di fare tutto il lavoro dietro.
• E' possibile educare il pensiero?
Il pensiero riflessivo
✔ è sapere di sapere;
✔ non è un pensiero d'origine, ma un ritorno, di secondo percorso;
✔ è una conoscenza consapevole della conoscenza medesima (la metacognizione è un caso
particolare);
✔ è il secondo grado del conoscere (Aristotele), quindi una conoscenza di secondo livello, è il
ritornare sul pensiero fatto. È un tipo di conscenza caratterizzata da consapevolezza della
coscienza stessa. La riflessione si ha quando l'intelletto sa di sapere;
✔ è una seconda intenzione, se c'è questa seconda intenzione, c'è la possibilità del superamento
dell'errore, ma deve esserci anche la possibilità del ritorno;
Il vero nemico del pensiero è il tempo. Tutti noi oggi pensiamo solo al presente, ma è necessario un
distanziamento, ma per prendere delle distanze io devo allontanarmi e successivamente tornare.il
tempo è necessario. Quando si dice che l'esperienza è formativa, è formativa solo se prevede i tempi
per ritornare altrimenti è deformativa.
Indagine rigorosa e creativa della realtà da parte di adulti impegnati nelle professioni.
L'indagine di Dewey è l'indagine rigorosa: condotta secondo dei requisiti della scientificità. Vi sono
5 fasi di indagine rigorosa. Quindi ci vogliono rigore e creatività nell'indagine.
Il pensiero si è confugurato come unico strumento per la soluzione dei problemi della modernità
così complessa. L'indagine non è altro che l'uso del pensiero razionale per capire quali problemi
stiamo affrontando e per la soluzione di tali problemi.
• Modernità: ci riferiamo all'epoca storica che, a partire dalle conquiste illuministiche, ha
posto al centro del mondo l'individuo. Questi, attraverso l'uso della ragione, in ogni ambito
di vita, può conoscere, crescere e progredire, con l'intendimento di superare ogni sorta
d'irrazionalità. La modernità quindi è segnata da una profonda fiducia nelle possibilità
individuali e sociali dell'uomo. In questo clima culturale il pensiero riflessivo si è davvero
configurato come il miglior modo di pensare, un pensiero che spinge all'indagine ed
equivale, pertanto, ad un << cosciente estrarre l'elemento intelligente dalla nostra
esperienza>> (Dewey). Il pragmatismo deweyano rappresenta la più compiuta espressione
della ricerca della certezza attraverso un'indagine resa possibile dalla miglior forma di
pensiero che conduce a cambiare le proprie idee e emozione e il mondo per mezzo
dell'azione. Lo stesso Dewey afferma che "la conoscenza riflessiva costituisce il solo mezzo
di regolazione, il cui valore strumentale è unico", in questo senso ogni metodo
dell'intelligenza che risolva situazioni problematiche è scienza.
La realtà è realtà, che possiamo indagare e traformare attraverso gli strumenti della ragione.
• Post-modernità: l'umanità quindi non si affidava più a soluzioni magiche, ma affermava la
valenza del pensiero come strumento per affrontare la vita, ad un certo punto questo quadro
si è evoluto e da un punto in poi (fine anni '60 inizio anni '70) si inizia a parlare di post-
modernità.
La riflessività è vista come un dispositivo con cui il soggetto post-moderno è costantemente
impeganto a ricercare la verità, che sono imprescindibili dall'esperienza personale delle
cose. Ciò ha portato uno scivolamento dal piano scientifico a quello introspettivo e
discorsivo, conversazionale sulla base del presupposto che ciascuna posizione è parimenti
valida e, che la cogenza dipenda sostanzialmente dal consenso sulle interpretazioni.
Concezione della verità dei fatti: in realtà è la nostra interpretazione dei fatti. Il termine che
ci aiuta a spiegare questa nuova concezione è il termine significato (da conoscenza, a
certezza (modernità) fino ad arrivare alla post modernità).
Nel tentare la risposta la post modernità al centro c'è l'individuo. Nella post modernità il
soggetto è al centro per spiegare un fatto. Ma non è la ragione che esprime la realtà (come si
pensava nella modernità), infatti ognuno da la propria interpretazione, esprime il proprio
significato, e siamo tutti sullo stesso piano.
Nietzsche: "Non esistono fatti ma solo interpretazioni". Il pensiero può dire che cosa è vero
a seconda dell'interpretazione che ognugno da.
Si parla di Ermeneutica (Heiddeger) in cui il logos è strumento d'interpretazione tra mondo
del vero e mondo dell'interpretazione. Nasce nel momento in cui ci si inizia ad occuparsi di
capire cosa la Bibbia significa oggi nei contesti in cui ci troviamo a vivere. Dobbiamo
interpretare il significato e applicarlo al nuovo contesto.
Ci si riferisce anche al radicalismo kantiano che enfatizza l'importanza degli schemi
concettuali e delle rappresentazioni, senza le quali non c'è alcun accesso conoscitivo al
mondo.
• Nuovo realismo: poi però è arrivata la grande crisi, questa realtà che, secondo Ferraris, ci
abbia brutalmente portati alla necessità di una svolta ontologica, cioè noi dobbiamo passare
da un antirealismo magico ad un nuovo realismo, è un realismo che scommette e pone
l'istanza di una diversa alleanza tra soggettivo e oggettivo, per il quale la realtà si dia anche
oggi, una possibilità di essere e ognuno abbia la pissibilità di incidere la realtà, ma non
negandola, come ha fatto a volte la post modernità, nascondendola sotto troppo
soggettivismo, quindi il nuovo realismo ci richiede di realizzare una nuova migliore allenaza
fra realtà dei fatti e la nostra possibilità di dare una nostra interprerazione.
La grande crisi ci ha riportato alla consapevolezza che non è vero che il fatto che ognuno
interpreta sia vero, la postmodernità è la prova della caduta del pensiero debole.
Se Dewey ci ha parlato di pensiero riflessivo, il fatto che successivamente si sia parlarto di
professionista riflessivo e di riflessività, ci fa comprendere come l'accentuazione sia passata
dal riflessivo al soggettivo (professionista riflessivo). Infatti il termine riflessivo è stato
sostituito con professionista riflessivo, facendo diventare il nome un aggettivo è in realtà
una emanazione di questa modalità interpretativa che la post modernità ha posto, suggerito
come forma di rapporto con il reale.
Parliamo pertanto di riflessività come sostentivo, come dispositivo essenziale della dinamica
incessante ed inesauribile tra soggetto e oggetto, io e mondo, attribuzione personale di
significati e realtà ultrapersonale. Questa dinamica è la vita stessa del pensiero riflessivo.
Questo cambiamento ha preso spunto da due contributi:
◦ il "doppio paesaggio" di Bruner: è quello dell'azione descritta, da un lato e della
coscienza dei protagonisti, dall'altro.
◦ Il significato di "antropologia riflessiva" di Bourdieu: l'oggetto specifico della scienza
sociale è la relazione fra hanitus e campi.
Oggi abbiamo bisogno di ricomporre tuttra questa riflessione perchè il ruolo del soggetto
non può andare a discapito della soggettività delle cose, perché queste cose brutalmente
affermano la loro realtà. Nella postmodernità ci siamo illusi che se qualcuno ha determinate
capacità allora per forza deve avere un ruolo, un posto. Nel nuovo relismo ci siamo accorti
che non è così perché si deve andare avanti, fare un passo in più. Noi oggi abbiamo bisogno
di pensiero riflessivo, di persone che sappiano andare oltre la realtà, di vedere più avanti, e
non negando la realtà, coloro che hanno anticipato tutti gli altri.
Il pensiero riflessivo è una specie di inserzione nel vissuto emotivo nelle persone.
Il Cambiamento
Cambiamento: rozzo denominatore comune, non c'è dubbio che la parola apprendimento denoti un
cambiamento di qualche tipo, dire di quale tipo di cambiamento è una faccenda delicata. (Bateson
"Verso un'ecologia della mente")
Che cos'è la presa di coscienza di un adulto impegnato in una professione?
• Come avviene?
• Come procede?
• Perché avviene?
• Quali sono i motivi funzionali?(denominato da Piaget) quali sono i mtivi che la attivano?
• Quali sono le condizioni?
• Qual è il know out? (conoscenza professionale)
• Qual è l'habitus del professionista riflessivo?
• Come si forma un professionista riflessivo?
Il cambiamento è:
• Rozzo denominatore comune (Bateson): si parla di cambiamento a categorie, di oggetti, che
a loro volta incidono sul cambiamento di altri; Gardner si occupa come il cambiamento di
pensiero di persone importanti influenzino anche l'intera società (come Darwin, la Tacher..)
• Immaginare alternative (Bruner): una presa di coscienza produce un pensiero che riguardi
delle alternative. Corrisponde secondo all'autore alla "nostra incredibile capacità intellettuale
di concepire altri modi di essere, di agire, di lottare". Il contributo di Bruner evidenzia
l'aspetto creativo e divergente del pensiero, il quale, non solo corregge quanto risulti
inadeguato alla luce dell'esperienza e riflessione, ma immagina alternative, innova, inventa.
Immaginare alternative passa attraverso l'esperienza che viene riformulata, valutata e
riconsiderata in modo riflessivo. La narrazione in questo senso, è il sistema con cui le
persone organizzano la propria esperienza, individuale e/o sociale, per costruirne il
significato.
L'apprendimento di tipo 2 ha dei limiti: la schelettrizzazione degli abiti mentali, che sono difficili da
cambiare. L'abitudine può degenerare in routine. La prima è l'intelligente modo migliore di
approcciarsi alla relatà. La seconda è la riproduzione di un certo modo di fare meccanico.
Il pensiero riflessivo fa parte dell'apprendimento di tipo 3, in quanto bisogna modificare i propri
schemi mentali.
L'apprendimento è cambiamento di se e si avvicina di più al pensiero riflessivo. Essendo un
apprendimento quasi impossibile, porta a dire che il percorso riflessivo non è di tutti.
L'apprendimento 3 avviene solo intenzionalmente, sono se vogliamo cambiare il nostro carattere.
L'apprendimento 3 è un nuovo modo di pensare che crea un ponte tra i fatti della vita e il sè. Tra
tutto ciò e l'infinito magma delle possibilità che la creatività vede, in un gioco incessante tra
consapevolezza e immaginazione delle alternative, che sa giocare creativamente solo chi sa rompere
le cristallizzazioni delle proprie abitudini, quando di rivelino troppo rigide o limitanti o superate.
L'apprendimento 3 è di tipo logico assolutamente differente.
Come favorire l'apprendimento 3?
• apprendere più rapidamente le abitudini (apprenidmento di tipo 2)
• imparare ad impedirsi le scappatoie che permettono di sfuggire all'apprendimento
• imparare a cambiare abitudini
• imparare a limitare o indirizzare l'apprendimento
• apprendere i contesti dell'apprendimento
• Baldacci applica questo principio alla questione della scelta del metodo didattico
dell'insegnamento scolastico: "ogni alunno impara meglio se può usare la modalità di
apprendimento che gli è più congeniale, perciò occorre diversificare le modalità di
presentazione degli argomenti e dare modo ad ogni alunno di adottare le modalità di
apprendimento preferita".
Parliamo quindi, di un'immagine mentale di sè ragionevolmente esatta e della capacità di
controllarla e, se necessario, modificarla.
Esempio: esercizio del coprire i nove pallini.
Le nostre cornici si difendono attraverso:
• ansia;
• insensatezza;
• falso appagamento.
Chi è riuscito a risolvere il gioco ha superato le proprie cornici, a distaccarsi da esse. La prima cosa
importante è non negarle, ma riconoscerle e eccettarle. Dal punto di vista emotivo è riuscito a
canalizzare le proprie emozioni, cerca di non rimanerne prigioniero, ma è andat
o avanti superandole.
I punti non sono un quadrato, ma che cosa hanno in comune i punti e il quadrato?
Noi abbiamo la predisposizione, uno schema che ci porta ad associare questi punti ad un quadrato.
In qualche modo il quadrato è dentro di noi, dobbiamo riconoscere che cosa sta pensando la nostra
testa. La cultura sicuramente ha un suo peso.
* Tirocinio rilfessivo è il percorso formativo che potremmo definire come esperienza intelligente
dei contesti reali.
* Strumento offerto agli insegnanti per esplicitare le proprie pratiche. Questo strumento gli
consentiva di rispecchiarsi in maniera sistematica e riflessiva. È diviso un tre parti:
1 ricognizione anagrafica,
2 riflettere sui processi di apprendimento e sui processi di insegnamento.