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TRASCRIZIONE PSICOLOGIA 26/10/2020

Ci sono tre tipi di memoria a seconda della durata:

1- Memoria sensoriale -> brevissimo termine -> massimo 300 mm/s


2- Memoria a breve termine -> il cui contenuto si perde in tempi relativamente brevi, ma può essere
mantenuto se ripetuto, e serve per trasferire il contenuto nella memoria a lungo termine. La memoria
a breve termine possiamo chiamarla anche memoria di lavoro, e possiamo considerarla come un
contenitore in cui si sbolognò alcuni processi cognitivi e alcune operazioni, che permettono di
mantenere questa informazione fino a quando dobbiamo lavorarci per poi poter fare delle operazioni
cognitive -> come tutte le operazioni di apprendimento.

MEMORIA A LUNGO TERMINE


La memoria è un concetto sfuggente, sfuggono le definizioni e la possibilità di studio.

Dopo vari studi sono stati presentati


diversi modelli della memoria a lungo
termine. Questo modello riguarda la
differenziazione della memoria in varie
tipologie. Per cui questa memoria a
lungo termine in base alla possibilità di
parlarne (se possiamo esporre
verbalmente il significato della
memoria) è stato suddiviso in:

1- Memoria dichiarativa: se ne può parlare, ed è una memoria di tipo esplicito, ossia se ne può parlare
essendo consapevole del fatto che se ne parla;
2- Memoria non dichiarativa: un tipo di memoria di cui è difficile parlare, perché è una memoria che
non è facilmente trasformabile in parole perché sono delle forme di apprendimento che avvengono
in modo spontaneo. Questi apprendimenti hanno un effetto automatico su cui noi facciamo fatica
ad intervenire, e per questo si chiama implicita. Ne fanno parte:

• Procedura di condizionamento classico: deriva dalle forme di condizionamento. Sono forme


di apprendimento anche di reazioni fisiologiche.

Breve spiegazione: ci si chiede come mai le persone abbiano una reazione negativa nei confronti di stimoli
che sono neutri, come per esempio l’avere paura di un ragno. Questa paura viene appresa automaticamente,
ci sono queste reazioni emotive accompagnate da reazioni fisiologiche che vengono apprese in modo
automatico. Tra gli studiosi di questi comportamenti c’è Pavlov, un fisiologo russo, e insieme i comportamenti
e i meccanismi che portano una persona ad avere paura, di uno stimolo che non dovrebbe fare paura.

Esperimento salivazione di Pavlov: lui stava studiando i processi di salivazione del cane, e aveva attaccato alle
ghiandole salivari del cane delle cannule in modo da poter controllare la salivazione. Naturalmente e
ovviamente in modo automatico (perché è una risposta incondizionata) gli animali salivano in risposta al cibo.
Pavlov ha notato che se arrivava il suo collaboratore con il cibo in mano, l’animale rispondeva subito con la
salivazione senza neanche aver visto il cibo, senza aver odorato il cibo. Pavlov fece una serie di prove in cui
da una parte misurava la reazione salivare al cibo, dall’altra accoppiava la presenza del collaboratore con il
cibo e poi toglieva il cibo e presentava solo lo sperimentatore. Dopo un po' di esperimenti il cane iniziava a
salivare in presenza dello sperimentatore. Questa è una riposta che viene chiamata CONDIZIONATA.

Esperimento del piccolo albert.

• Primig: il fenomeno del priming è molto interessante perché non riguarda necessariamente
comportamenti di tipo motorio ma possono essere anche elementi di tipo cognitivo. Un
esempio di priming è il RICORDO GUIDATO, dei suggerimenti che vengono dati e che
facilitano il ricordo. Il priming è come se fosse un ricordo guidato senza che l persona si renda
conto di star facendo un ricordo guidato. È come se ci fosse una sollecitazione da parte
dell’ambiente e da parte stimolazioni varie di un contenuto di memoria senza che uno si
renda conto che effettivamente questo contenuto di memoria è stato stimolato da
quell’elemento. Ex: Les petites madeleines (Proust).

• Memoria procedurale: fa parte del concetto più alto di memoria l’idea che tutto quello che
noi sappiamo fare le mettiamo in atto perché sono nella nostra memoria, se non fossero
nella nostra memoria noi non ne avremmo la possibilità. “Procedurale” perché è una
memoria di procedure motorie che devono essere messe in atto per svolgere un determinato
comportamento. È la memoria principalmente coinvolta negli sport. La memoria procedurale
è non dichiarativa perché certi movimenti non possono essere descritti verbalmente.

L’aspetto che ci interessa di più è quello della memoria dichiarativa esplicita. È stata distinte in base al lavoro
di persone come Toldin, in:

1- Memoria semantica: è la memoria relativa al significato delle cose. È il tipo di memoria che ci
permette di capire quello che diciamo.
2- Memoria episodica: è la memoria di esperienze che possono essere:
• Uniche
• Specifiche
• Ripetute:

La memoria episodica e la memoria semantica si intrecciano per poter permettere il ricordo, ed entrambe si
differenziano perché la memoria episodica pur contenendo elementi semantici ha però la caratteristica della
collocazione spazio-temporale molto precise e si riferisce al ricordo di esperienze personali.

Nel corso degli studi sulla memoria sono stati presentati dei modelli per capire come sono conservate le
informazioni in memoria, questi modelli servono prevalentemente per capire come sono rappresentate le
informazioni in memoria semantica, e quindi com’è che viene rappresentato il significato di quello che
accade.

1- Per sommi capi


2- Reti concettuali
3- Reti associative: modello utilizzato anche or spiegare come viene rappresentata l’informazione di
tipo episoico
4- Reti neurali
RETI CONCETTUALI

Le reti concettuali sono forme di questo tipo. La linea gialla


delinea uno spazio di memoria teorico, e in questo spazio di
memoria teorico, ci sono molti concetti:

1- collegati tra loro


2- slegati tra loro
3- collegati attraverso percorsi secondari.

Anche Freud faceva cose di questo tipo.

Ad ogni parola detta ne corrisponde sempre un’altra, ad esempio se dico la parola mare penso ai pesci, se
dico la parola ragazzo penso a qualcos’altro. Quello che reti concettuali dicono è che quel qualcosa che viene
immediatamente in mente è un concetto che è fortemente associato e collegato con il concetto che ho
nominato. Per poter parlare di reti concettuali le due parole devono essere in qualche modo correlate l’una
con l’altra.

Ci sono tante specifiche di questi modelli, ci sono modelli gerarchici, ossia modelli in cui c’è sempre un
concetto principale da cui derivano poi gli altri concetti come esempi o elementi di quel concetto principale,
modelli distribuiti, che sono simili a quelle in figura in cui un pochino tutto è collegato con tutto anche se con
legami di forza diversa.

Il concettualizzare la rappresentazione degli elementi in memoria in termini di reti concettuali associative


permette di fare alcune predizioni. Per esempio permette di predire che se il collegamento tra volare e
paracadute è molto forte, allora paracadute verrà in mente molto prima di ali. Se io predico che il concetto
di volare sia in realtà solo secondariamente collegato ad aeroplano, allora vuol dire che se io dico la parola
volare prima che qualcuno dica “aeroplano” ci vuole un po' di tempo perché deve attivarsi questo
collegamento tramite ali. Noi possiamo in qualche modo prevedere attraverso reti di questo tipo qual è la
rapidità dell’accessibilità degli elementi di conoscenza che sono più o meno collegati con l’elemento di
conoscenza iniziale che noi diamo.

“Si attivano prima quelli che sono vicini allo stimolo che do”-> Questo collegamento fondamentalmente è un
collegamento di tipo orale. È dovuto al fatto che
questi concetti non sono altro che potenziali
attivazioni di insiemi di neuroni. C’è un mucchietto di
l’attivazione di quel concetto è l’attivazione del mucchietto di
neuroni che hanno queste potenziali attivazioni e che
neuroni che in qualche modo servono a rappresentare il
sono collegati con altri mucchietti di neuroni,
concetto, e l’associazione con un altro concetto non è altro che
qualcuno rappresentante un concetto.
il passaggio dall’attivazione da un gruppetto di neuroni all’altro,
con cui esiste un collegamento. Esiste dunque la facoltà di far
passare il potenziale di eccitazione di un neurone all’altro,
anche se quest’ultimo è relativamente distante. La rapidità è
dovuta da quanto è forte il collegamento neuronale tra i
gruppetti.

Curiosità: il neurone è composto da:

1- Un nucleo
2- Il nucleo ha tutta una serie di collegamenti con i neuroni, questi
collegamenti sono dovuti al fatto che altri neuroni hanno un tubo
“Assone”, alla fine di questo assone fa passare dell’energia
elettrica (quando il neurone si eccita), e questa energia elettrica
passa ai neuroni a cui è collegato.
TERZO TIPO DI MODELLO: RETI NEURALI (MOLTO SEMPLICI)

Queste sono delle reti neuronali molto semplici. C’è una differenza
tra le reti neuronali e le reti concettuali:

- Nelle reti concettuali e associative si modella l’esistenza di


un concetto che ha già di per sé un significato (ex: volare),
questo significato è dato da una serie di elementi interni
che hanno anche loro un significato, ad esempio uno si

Immagina come si voli ecc…

- Nelle reti neurali non esiste il significato all’interno dei nodi della rete. I nodi della rete sono in
qualche modo muti rispetto al significato.

Ma cosa succede?

Succede che quando viene dato uno stimolo, per esempio la parola natura, si attivano dei nodi, che non sono
visibili. La parola natura attiva questi due nodi interni (fa riferimento alla prima rete neurale) con dei pesi
specifici, e sono proprio questi pesi che fanno si che i due nodi intermedi si attivino con quei pesi specifici e
quei pesi specifici corrispondono a natura. La risposta finale è determinata da questi pesi specifici i quali poi
vengono organizzati nel livello di risposta, nel livello di out-put, in termini di natura.

Nel secondo disegno l’input è collegato con pesi specifici a quattro nodi, invece che a due.

I NODI CONTENGONO PESI, OSSIA PARAMETRI DI IMPORTANZA DI ALCUNI ELEMENTI RISPETTO AD ALTRI.

DISTINZIONE TRA LA MEMORIA EPISODICA E SEMANTICA (TULVING 1972)


C’è stata questa distinzione perché c’è stata moltissima ricerca che ha mostrato che nei pazienti ci sono delle
forme patologiche che influenzano negativamente soltanto la capacità di ricordare il significato degli oggetti,
e altre forme patologiche, che invece, influenzano negativamente la capacità di ricordare gli episodi.

Ex: il protagonista del libro di Oliver Sacks “l'uomo che scambiò sua moglie per un cappello”, aveva la
memoria episodica integra, ma aveva un problema nella memoria semantica, perché non sapeva più
distinguere il significato di moglie dal significato di cappello.

Prosopagnosia: è una forma che caratterizza le persone che tutto sommato riconoscono un oggetto, ma non
sanno dire a cosa è associato e non sanno nemmeno elencarne le caratteristiche.

Ci sono una serie di lavori che dimostrano che la memoria semantica è una funzione distinta dalla memoria
episodica. Ma quando manca la memoria semantica la persona fa fatica a capire il collegamento tra gli
elementi dell’episodio, nonostante la memoria episodica sia intatta.
LA MEMORIA AUTOBIOGRAFICA
È la memoria degli avvenimenti personali, delle esperienze personali ed è ciò che caratterizza la nostra storia.
È la memoria che ci permette di avere un’identità, perché ricordiamo che

“NOI SIAMO QUELLO CHE RICORDIAMO”.

Gli elementi della memoria autobiografica possono essere 1. Positivi


2. Negativi
3. Neutri

Ad esempio una forma degenerativa come l’Alzheimer, assolutamente porta alla distruzione di molta parte
del cervello e alla distruzione dei collegamenti dei neuroni stessi, e quindi ciò comporta la perdita di identità
e man mano che avanza la malattia maggiore è l’incapacità di ricordare gli episodi, e di codificare le
esperienze arrivando a perdere tutti i ricordi del passato.

La memoria autobiografica è quella che riguarda più da vicino il sé.

<- esempio di come si scrive un racconto


autobiografico, ma effettivamente nella
memoria autobiografica ci sono gli stessi
elementi, come in un romanzo.

Quando noi ricordiamo, tutto sommato ci fidiamo del ricordo, perché abbiamo la sensazione che se è un
ricordo sicuramente corrisponde ad un’esperienza vera. Questo di solito è corretto, in quanto la memoria
serve a muoversi nella vita in maniera efficiente, senza grossi problemi. Ma questo non è sempre vero. Perché
non è molto corretta? Perché dimentichiamo. Dimenticare è un grande problema.

La dimenticanza è stata studiata fin dall’inizio.

Questa è la curva della dimenticanza di EBBINGHAUS. Lui ha


usato delle sillabe senza senso per creare questa curva

1- Nell’immediato vengono ricordate al 100%


2- Dopo 20 min al 60%
3- Dopo un’ora meno del 50%
4- Poi viene ricordato sempre meno fino ad arrivare al
20%

Come possiamo continuare a ricordare? Sempre Ebbinghaus ci dice, sempre attraverso diversi studi
comportamentali (non c’entra niente il cervello), che in realtà noi ricordiamo quando ripetiamo, smettiamo
di dimenticare quando ripetiamo, dunque la ripetizione è importante. Altri studi successivi hanno detto che
è importante la ripetizione attiva no quella passiva, soprattutto prima di un esame.
I PRINCIPI DELLA DIMENTICANZA

Ci sono due meccanismi principali:

Uno è quello dell’INTERFERENZA: noi dimentichiamo


perché le cose che abbiamo imparato prima possono
interferire con l’esperienza di adesso. Esperienze
precedenti ed esperienze successive possono interferire
sul ricordo.

L’altro è quello:

Del DECADIMENTO DELLA TRACCIA. Quando passa il


tempo, un’informazione che non è codificata in memoria
in modo forte e decade più facilmente. Si perde il
collegamento con quel nodo impoverendosi anche il
ricordo.

Questi due meccanismi però hanno due conseguenze diverse:

- Quando parliamo di decadimento della traccia si parla di una situazione in cui sparisce il contenuto
dalla memoria;
- Quando si parla di interferenza si parla di una situazione in cui il contenuto della memoria viene solo
parzialmente rimpiazzato, ma l’esperienza secondaria non decade dalla memoria, ma rimane. Forse
in un modo o nell’altro può rimanere accessibile anche secondariamente.

Amnesia infantile: quando noi non ricordiamo, o ricordiamo molto poco della nostra infanzia. Fino ai tre anni
di età non si ricorda molto, ma perché? Perché durante i primi anni il sistema nervoso centrale è ancora in
fase di crescita e sviluppo e in questa crescita si aggiungono neuroni e si modificano le connessioni,
considerando anche che la fase dell’infanzia e una fase caratterizzata soprattutto dall’apprendimento.

Questo comporta che tutto quello che succede fino ad una certa età cambia continuamente, quindi poi
quando uno ha il cervello formato, verso i tre anni e mezzo, e comincia a conoscere il mondo quello che ha
vissuto prima è difficilmente recuperabile proprio perché non ci sono più collegamenti.

DIMENTICARE È ANCHE UTILE -> perché il sistema memoria funziona bene quando noi riusciamo a recuperare
esattamente quello che intendiamo recuperare, e tutto il resto rimane importante. Questo non vuol dire che
questi dati sono completamente pesi, ma significa che sono stati resi via via meno accessibili, proprio perché
vengono ripetuti meno, in quanto non ho bisogno di ricordarlo. Possiamo dire che DIMENTICO UNA COSA
DELLA QUALE NON HO PIU’ BISOGNO QUANDO SMETTO DI RIPETERLO, e questo è funzionale all’esistenza.
Il dimenticare è funzionale alla memoria se poi resta possibile il recupero del passato nel momento in cui ne
abbiamo bisogno oggi.

Il dimenticare può essere utile o dannoso in base al materiale che andiamo a dimenticare.

La dimenticanza non è il solo problema di memoria, un altro problema di memoria sono gli

ERRORI DI MEMORIA O DI CONNESSIONE -> Questi errori che sono importanti e che dobbiamo conoscere ai
fini della psicologia della testimonianza, sono i falsi allarmi.
Gli errori sono errori sistematici
Errori che ripetono in modo sistematico tutte le volte
che il contesto è lo stesso. Quando noi ritroviamo lo
stesso errore nella stessa situazione parliamo di
errori sistematici, e in memoria troviamo tanti errori
sistematici.

PERCHE’ AVVENGONO GLI ERRORI NELLA MEMORIA?

Perché il recupero della memoria autobiografica non è il ripescare dalla memoria, noi riattiviamo questi
gruppetti di neuroni che sono sparsi, e nel riattivare noi ricostruiamo l’esperienza.

MODELLO DI BASE RELATIVI A PROCESSI E CONTENUTO DELLA MEMORIA AUTOBIOGRAFICA

Modelli in cui si illustra la struttura e i processi in memoria


autobiografica. In questo modello i tre momenti principali del ricordo
(codifica, mantenimento e recupero) interagiscono.

Gli studiosi hanno proposto un modello di memoria fotografica che si


divide in:

1- Momenti generali dell’esperienza


2- Momenti meno generali
3- Momenti specifici

Affermava lo studioso (non ho capito il nome)

La memoria fotografica è organizzata in grandi periodi di vita, come ad esempio il periodo dell’università, e
in temi. I periodi di vita sono divisi in temi. All’interno di questi periodi ci sono delle esperienze “Generali”,
ad esempio: quando sono andata a vivere con x il primo incontro è avvenuto quando siamo andati a ballare.
E quindi questo ricordo generale del primo incontro, questo ricordo è fatto di molto elementi specifici che
sono dormienti e si riattivano man mano che uno cerca di ricordare

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