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IL PENSIERO

Cognizione è un termine generale che si riferisce a tutte le forme di


conoscenza: la cognizione comprende sia i contenuti sia i processi. I
contenuti della cognizione sono quello che sapete, concetti, fatti, regole e
ricordi. I processi cognitivi sono il modo in cui questi contenuti mentali
vengono elaborati, allo scopo di interpretare il mondo che vi circonda e
trovare soluzioni creative ai problemi della vita quotidiana.
Il tempo di reazione: è la quantità di tempo necessaria ai soggetti
sperimentali per eseguire dei particolari compiti, come metodo per testare
specifiche ipotesi sullo svolgersi di alcuni processi cognitivi.
I processi sono seriali quando si svolgono uno dopo l’altro. I processi sono
invece paralleli quando si sovrappongono nell’unità di tempo. Gli
psicologi cognitivi usano spesso i tempi di reazione per determinare se i
processi mentali si svolgano in serie o in parallelo. In molti casi, gli
studiosi cercano di scoprire se i processi sono seriali o parallelo valutando
la misura in cui essi impegnano le risorse mentali.
Noi disponiamo di risorse di elaborazione limitate, che devono essere
distribuite tra i diversi compiti mentali in atto. La distribuzione delle
risorse è sotto la responsabilità dei processi attentivi. I processi controllati
richiedono attenzione, i processi automatici generalmente no. È difficile,
nella gran parte dei casi, portare avanti più di un processo controllato alla
volta, perché essi richiedono molte risorse; i processi automatici, invece,
sono spesso eseguiti in contemporanea ad altri compiti, senza dare luogo a
interferenze.
Pensiero verbale e pensiero per immagini sono forme note del pensiero.
John Watson, che diede inizio al ce comportamentismo, sosteneva che il
pensiero non fosse altro che linguaggio sub vocale, quel tipo di linguaggio
che si attiva quando pensiamo, parlando sottovoce a noi stessi; il pensiero
veniva così ridotto a comportamento. I risultati dell’esperimento di Smith
(si è paralizzato i muscoli striati), se confermati, evidenziano che il
pensiero, anche il pensiero verbale, non è riconducibile ai movimenti
muscolari indicati
Immagini mentali: rappresentazione analogica, nella mente, del mondo sia
esterno che interno.
Si ipotizza l’esistenza di un pensiero formato da codici astratti, non
provenienti dalle diverse modalità sensoriali e propriocettive, innati. Si
tratterebbe di un pensiero “in astratta forma proposizionale”, consistente
quindi in proposizioni non costituite né da parole né da immagini, che
Fodor ha definito “linguaggio della mente”. Tale linguaggio sarebbe
formato da rappresentazioni che a) hanno parti costituenti che si
combinano tra loro secondo le regole della logica; b) sono composte da
parti atomiche (concetti) innate corrispondenti a proprietà de] mondo; c)
sono composizionali poiché le proprietà semantiche di una
rappresentazione complessa dipendono dalle proprietà semantiche degli
elementi atomici; d) sono regolate secondo le condizioni di verità e le
relazioni di implicazione.
Siamo costretti a suddividere l’interezza dell’esperienza in unità di
informazione (chunk) più o meno grandi. Sono le categorie mentali, ossia
classi di entità relativamente omogenee al loro interno ed eterogenee
rispetto a quelle delle altre classi, ogni categoria raggruppa entità che
hanno alcune proprietà simili in base a criteri definiti e sufficientemente
espliciti (omogeneità interna) e che, al contempo, presentano differenze
discriminanti (“specifiche”) rispetto alle entità delle altre categorie
(eterogeneità esterna). Il concetto sarebbe “la nostra conoscenza di una
categoria di oggetti o eventi”. Frege ha distinto tra intensione ed estensione
di un concetto: l'intensione consiste nell’insieme degli attributi necessari
ad un oggetto o evento perché esso faccia parte di un concetto; l’estensione
comprende tutti gli oggetti o eventi che sono membri del concetto stesso.
Secondo l’approccio degli attributi definitori, un concetto è quindi
caratterizzato da un insieme di attributi, che costituiscono le unità di base
con cui esso è costruito: ciascun attributo è necessario e tutti insieme sono
congiuntamente sufficienti a individuare un membro qualsiasi di una
categoria concettuale. I concetti sono organizzati gerarchicamente, per cui
gli attributi che definiscono uno specifico concetto includono tutti gli
attributi del concetto ad esso sopraordinato.
Le ricerche di Eleanor Rosch propongono un’ottica tassonomica
dell’organizzazione categoriale. Rosch ha ipotizzato tre livelli gerarchici: il
livello sovraordinato (arredamento), il livello di base (sedia, tavolo,
lampada); il livello subordinato (sedia da cucina). Le categorie di base
sono le più importanti, poiché gli oggetti che vi appartengono implicano
un certo programma motorio unitario. Le categorie di base presentano,
inoltre, precise somiglianze sul piano morfologico che danno luogo a
un’immagine mentale unica.
La legge di Zipf applicata alla linguistica: quanto più è frequente l’uso di
una parola in una lingua, tanto più breve diventa man mano che la lingua
evolve nel corso delle generazioni. Infine, le categorie di base sono le
prime a essere apprese dal bambino.
Le categorie mentali sono organizzate attorno al prototipo, ossia il
migliore esemplare, quello che le rappresenta meglio. All’interno di
qualsiasi categoria
alcuni componenti possiedono le proprietà di quella categoria in modo più
rilevante rispetto ad altri. In questa prospettiva, secondo Rosch (1978) le
categorie sono organizzate secondo cinque criteri: a) non sono definite da
un elenco di proprietà comuni intense come condizioni necessarie e
sufficienti; b) i prototipi di una categoria sono gli elementi centrali attorno
ai quali si organizza la categoria stessa; c) l’appartenenza a una categoria
non è di natura dicotomica, ma è graduale, poiché avviene in base al grado
di somiglianza con i prototipi di quella categoria d) le categorie non hanno
confini netti e precisi, ma sfumati e continui;
e) gli esemplari di una categoria non presentano proprietà eguali ma sono
simili fra loro. Questa impostazione si fonda sul principio di somiglianza e
di analogia, poiché si confrontano i vari componenti di una categoria con il
prototipo secondo giudizi di maggiore o minore somiglianza, procedendo
in maniera graduale fondandosi su attività logiche di natura inferenziale.
Verso gli anni Novanta del secolo scorso è stato elaborato il modello
esteso del prototipo: si passa dal prototipo come esemplare concreto al
prototipo come costrutto mentale, inteso come insieme di proprietà
astratte. Le proprietà di una categoria non costituiscono un tutto
omogeneo, ma presentano delle differenze al loro interno. Vi sono
proprietà condivise da tutti i componenti e altre proprietà che non tutti i
componenti. Occorre quindi distinguere le proprietà essenziali di una
categoria da quelle tipiche. Le prime, diversamente dalle proprietà
necessarie del modello CNS, definiscono l’appartenenza categoriale in
negativo per escludere chi non le possiede, sono il risultato di una
convenzione culturale da lungo tempo condivisa. Il loro cambiamento
(cancellabilità) è possibile solo se si pattuisce il passaggio di una certa
entità da una categoria a un’altra. L’appartenenza categoriale, oltre che
dalle proprietà essenziali, è favorita anche dalla presenza di proprietà
tipiche, intese come proprietà specifiche aggiunte, soggette a eccezioni e
cancellabili, senza per questo inficiare il processo stesso di appartenenza.
La definizione formale di un problema comprende questi tre elementi: uno
stato iniziale, l’informazione incompleta o la condizione di
insoddisfazione da cui partite; 2) uno stato finale, l’informazione o la
condizione che volete ottenere; 3) un insieme
di operatori, i passaggi che dovete compiere per muovervi dallo stato
iniziale a quello finale. Queste tre parti, insieme, rappresentano lo spazio
del problema.
Nella risoluzione di un problema, la maggior parte delle difficoltà iniziali
scorgono perché qualcuno di questi elementi non è ben definito.
Euristiche: strategia cognitiva, regola empirica usata come scorciatoia
nella soluzione di problemi compressi.
Per studiare i passaggi messi in atto da chi risolve un problema e le
modalità di applicazione di algoritmi o euristiche, i ricercatori hanno
spesso utilizzato i protocolli di verbalizzazione del pensiero (o protocolli
think-aloud) la procedura consiste, appunto, nel chiedere ai partecipanti di
verbalizzare i loro pensieri man mano che essi si presentano.
La fissità funzionale è un blocco mentale che influisce negativamente sulla
capacità di risoluzione dei problemi, inibendo la percezione di una nuova
funzione per un oggetto precedentemente associato a un altro scopo.
Ragionamento deduttivo: forma di ragionamento che consiste nel trarre
conclusioni a partire da premesse basandosi su regole logiche. Il
ragionamento deduttivo della vita quotidiana, però, è influenzato sia dalle
conoscenze che abbiamo sul mondo, sia dalle risorse di rappresentazione
che possiamo dedicare a un particolare problema di ragionamento.
Effetto del bis dovuto alla credenza: fenomeno di distorsione, per cui le
persone tendono a giudicare valide le conclusioni che ritengono credibili e
non valide quelle che giudicano non credibili. La ricerca sostiene che
questo errore rappresenti un conflitto tra due tipi di processi mentali che
vengono applicati durante il ragionamento deduttivo. Il primo tipo utilizza
le esperienze passate per fornire risposte rapide e automatiche ai problemi:
si tratta delle euristiche. Il secondo tipo, invece, consente la lenta e
consapevole applicazione della logica formale.
Ragionamento induttivo: è una forma di ragionamento che utilizza gli
indizi a disposizione per generare conclusioni probabili ma non certe.
Soluzione di problemi per analogia (analogical problem solving) si
stabilisce un’analogia tra le caratteristiche della situazione contingente e
quelle di una situazione precedentemente affrontata.
Una disposizione mentale è uno stato cognitivo preesistente, un’abitudine
o un atteggiamento che migliorare qualità e velocità della percezione e
dell’abilità di soluzione dei problemi entro determinate condizioni.
Nel ragionamento abduttivo si passa a ritroso dagli effetti alle cause, nel
tentativo di spiegare qualcosa che è già accaduto procede per supposizioni,
cercando di individuare una soluzione. Non avendo a disposizione una
rappresentazione completa di quanto l’altro comunica, non siamo in grado
di fornire una spiegazione esauriente e, di conseguenza, siamo portati a
cercare di indovinare e a fare congetture su quanto viene comunicato. Tale
forma di ragionamento risulta essere la più facile, ma non è sempre esente
da rischi e da spiegazioni erronee. In particolare, il procedimento abduttivo
è influenzato dai processi di fissazione attentiva, vale a dire dalla
concentrazione dell’attenzione su aspetti parziali e limitati di quanto è
detto o accaduto, assumendo tali aspetti come se fossero la totalità del
messaggio o dell’evento.
Per giudizio si intende il processo attraverso cui si formano opinioni, si
raggiungono conclusioni e si fanno valutazioni critiche degli eventi e delle
persone. Spesso formuliamo giudizi spontaneamente senza che qualcuno
ce li chieda. La presa di decisione è il processo con cui si sceglie tra due o
più alternative, accettando o rifiutando le opzioni disponibili. Il giudizio e
la presa di decisione sono processi legati tra loro.
Euristica della disponibilità: la sua formulazione dipende dalla
disponibilità delle informazioni in memoria. Questa euristica ha due
componenti. La prima è la relativa facilità con la quale vengono recuperate
le informazioni. La seconda componente dell’euristica riguarda i contenuti
della memoria che si ha la sensazione vengano recuperati più facilmente.
Cambiando il contesto del recupero è possibile modificare il giudizio. In
questo modo la facilità con cui vengono recuperate dalla memoria le
informazioni varierà da contesto a contesto.
Euristica della rappresentatività: strategia cognitiva che assegna ad un
oggetto una categoria sulla base di poche caratteristiche considerate
rappresentative di quella categoria.
Euristica dell’incoraggio: regola in base a cui i giudizi delle persone sul
valore di un qualche evento o esito evidenziano aggiustamenti
insufficienti, verso l’alto o verso il basso, rispetto a un valore di partenza
Perché le persone impiegano le euristiche? • Secondo Simon, si usano
perché non disponiamo delle capacità computazionali e di ricerca
necessarie per un comportamento “razionale” (razionalità limitata) •
Secondo Kahneman e Tversky, le euristiche sono basate su valutazioni
naturali eseguite automaticamente e non intenzionalmente. Suggeriscono
la risposta anche in problemi semplici
Psicologia della decisione: Uno dei modi più immediati per prendere una
decisione è giudicare quale opzione porti al maggior guadagno o quale
conduca al la minore perdita. Quello che, tuttavia, rende la situazione più
complicata, è che la percezione di un guadagno o di una perdita dipende
spesso dal contesto della decisione. Un contesto è una particolare
descrizione di una scelta. Quando le persone si aspettano di poter
rimpiangere la loro decisione, è probabile che siano più caute nel momento
in cui devono prenderla: impiegano più tempo e cercano il maggior
numero possibile di informazioni.
La creatività è un’abilità individuale di generare idee o prodotti che siano
stesso tempo innovativi e appropriati alle circostanze nelle quali vengono
generati. I ricercatori hanno utilizzato dei compiti che misurano il pensiero
convergente e divergente. Molti approcci si focalizzano sul pensiero
divergente, definito come l’abilità di generare una varietà di soluzioni
insolite ai problemi. Il pensiero convergente è definito come l’abilità di
combinare diverse fonti di informazione per trovare la soluzione a un
problema. Un test utilizzato dai ricercatori per valutare il pensiero
convergente si chiama test delle associazioni remote. Consiste nel trovare
la parola che funga da collegamento tra una serie di altre parole date. Altre
valutazioni delle capacità creative si focalizzano sull’insight, definito come
la riorganizzazione improvvisa di un problema che ne facilita la soluzione.
Pensiero produttivo, inteso come la competenza di trovare soluzioni
originali al di fuori di quelle note, grazie all’individuazione di nuove
connessioni tra pensieri e fatti.
Teoria della logica mentale: Nasciamo con un sistema di regole formali
che derivano dalla logica formale (logica naturale o mentale). Con la
maturazione cognitiva si formano schemi astratti di ragionamento. (Piaget:
teoria dello sviluppo cognitivo)
Focalizzazione: Tendenza a fissarsi su alcune rappresentazioni di un
problema e non su altre.
Pseudodiagnosticità: Si trascurano le informazioni utili per una diagnosi.

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