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Le porte della percezione

La percezione è un processo conoscitivo complesso, che


comprende, unificandole, una molteplicità di sensazioni
(intesa come fatti o dati elementari della coscienza
sensibile) e le riferisce a un oggetto distinto dal percepiente.
Percezione esterna o percezione dei propri stati interiori.

La percezione è da definirsi un processo attraverso il quale


i dati provenienti dall’ambiente vengono interpretati per
permetterci di trarre un significato. Essa non è determinata
da singoli stimoli ma è una ricerca dinamica
dell’interpretazione migliore dei dati disponibili (Gregory,
Processazione delle informazioni).
Percezione processo modulare
• La percezione richiede l’integrità delle funzioni sensoriali
elementari, dei processi di integrazione dei dati
sensoriali elementari in forme complesse e strutturate e
dei magazzini dove sono depositate le conoscenze
strutturali, semantiche e funzionali degli stimoli da noi
conosciuti.

• Il mancato riconoscimento di uno stimolo può essere


dovuto ad un defict di elaborazione sensoriale, ad un
disturbo puramente percettivo ed infine ad un disturbo
delle conoscenze strutturali, riferibili alle modalità
sensoriali (visive, acustiche e tattili).
• Le persone normalmente percepiscono solo un
centesimo delle informazioni sensoriali che le
colpiscono. Si stima che su circa 2.000 “pezzi” di
informazione sensoriale che ci colpiscono ad ogni ciclo
della percezione (ci sono circa 20-30 cicli al secondo), la
persona media ne riceva coscientemente solo 20.
• Ogni volta che guardiamo qualcosa prendiamo solo
alcune caratteristiche che vengono riunite, riconosciute
ed organizzate attraverso le nostre memorie e la nostra
concezione del mondo. La nostra ricostruzione
percettiva deriva da due fattori: ciò che percepiamo
attraverso i sensi e le immagini mentali registrate nel
cervello.
• La percezione è il passo successivo all'acquisizione:
dopo che gli occhi hanno convertito gli stimoli luminosi in
informazioni neurali, il nostro cervello deve codificare
queste informazioni per ricostruire internamente
l'immagine che gli occhi hanno acquisito, e interpretarla
al fine di estrarne rappresentazioni utili del mondo che ci
circonda. Infatti noi non vediamo 'gradazioni di luce' o un
insieme di linee curve o rette, ma vediamo facce,
persone, oggetti, scritte, paesaggi, ecc.
Mondo esterno o interno?

• Il mondo esterno entra in noi attraverso gli organi


esterocettori (vista, udito, tatto, gusto, olfatto).
• Interocettori: recettori che forniscono informazioni sul
nostro stato interno, direttamente sullo stato fisiologico
del nostro corpo ed indirettamente sui nostri stati emotivi
e motivazionali.
• Recettori cinestesici nei nostri muscoli, che forniscono
informazioni sui nostri movimenti, e nel sistema
vestibolare che forniscono informazioni sui movimenti
del capo.
Basi fisiologiche della percezione - Teorie a confronto

Della conoscenza percettiva si hanno due interpretazioni:


quella empiristico-associazionistica, che considera la
percezione un prodotto dei meccanismi dell’associazione
psicologica, e quella trascendentalista, che vede nella
percezione un prodotto della spontaneità giudicante:
l’oggetto sarà un’elaborazione dei dati sensoriali in cui
opera la coscienza.
Modelli teorici di riferimento
• Le basi filosofiche affondano le radici nel
pragmatismo (Peirce), nel neorealismo
(Whitehead), nello spiritualismo evoluzionista
(Bergson) e nella fenomenologia di Husserl: tali
correnti costituiscono le basi della Gestalt, che
dà un affondo all’associazionismo di stampo
positivista
Prospettive delle varie scuole psicologiche
Ciò che percepiamo è in realtà il risultato di un’interazione
e di un’organizzazione globale delle varie parti. La Gestalt
risponde al problema presentato da alcuni psicologi
riguardo al fatto che nella percezione si ha qualcosa di più
e di diverso che nella sensazione. Questo qualcosa di più è
struttura, organizzazione, forma degli elementi sensoriali.
Tale teoria considera non tanto l’unità globale della
percezione, il semplice fatto che molte sensazioni formino
una sola percezione, quanto la struttura dell’unità
percettiva, i rapporti interni, le precisazioni che distinguono
una percezione da un’altra simile
• Secondo tale scuola la forma è concepita come
predisposizione innata ad organizzare le sensazioni in
un determinato modo. La Gestaltpsychologie insiste
sull’innatismo delle forme. I gestaltisti studiano
soprattutto forme geometriche, nelle quali è più evidente
l’influsso dei fattori soggettivi comuni (la ricerca di ordine
e regolarità, la simmetria, la buona continuazione,
l’economia cognitiva ecc.) ipotizzando che tali fattori
comuni siano ereditati e innati.
Leggi basilari dell’organizzazione percettiva

• Legge della sovrapposizione: le forme collocate sopra ad altre ci


appaiono come figure su uno sfondo;
• Legge dell’area occupata: l’area delimitabile con minore estensione
verrà identificata come figura;
• Legge della modificazione nel tempo o del destino comune: le parti
che si muovono insieme vengono organizzate come figura rispetto
ad uno sfondo;
• Legge della semplicità o buona forma: gli stimoli vengono
organizzati nella forma più coerente possibile;
• Legge della somiglianza: le parti che più si assomigliano vengono
percepite come figura;
• Legge della buona continuazione: il minor numero di interruzioni
favorisce la percezione di alcuni elementi come figura;
• Legge della chiusura: le regioni con i margini chiusi vengono
percepiti come figura
• Kohler specifica ciò che è sensazione e ciò che è
percezione: la prima è puro e semplice materiale
sensoriale in sé e per sé, la percezione invece è tutto
quell’insieme di elementi successivi che troviamo nei
processi di apprendimento. La percezione compie a
livello sensoriale ciò che nel campo del ragionamento si
indica come comprensione.
La percezione nei soggetti autistici

• Molte persone autistiche hanno problemi a distinguere


tra background (sfondo) e foreground (primo piano). Non
sono capaci di distinguere tra stimoli rilevanti e non.
Percepiscono tutta la realtà senza filtri e selezione.
Manca il senso nella struttura neurologica in grado di
gerarchizzare la percezione sensoriale e quindi
discriminare, in rilevanza, tra stimoli differenti.
• Il risultato è un fenomeno apparentemente paradossale:
le informazioni sensoriali sono ricevute in un´infinità di
dettagli e contemporaneamente nella loro completezza
olistica (globale). A questo tipo di percezione si da il
nome di Gestalt perception (Gestalt è un nome di
origine tedesca che significa: totale, completo, intero): la
percezione di una scena nella sua interezza come
singola entità con tutti i sui dettagli percepiti (e non
processati) contemporaneamente.

• Questo permette alle persone nello spettro autistico di


percepire la realtà nella sua interezza e dettaglio ma
quando le informazioni sensoriali diventano troppe, gli
stimoli sono eccessivi per essere elaborati.
• Ad esempio una persona con una percezione uditiva di
tipo gestaltico pur percependo gli stimoli uditivi con
maggiore intensità (come ad esempio l´orologio che
ticchetta nella stanza accanto, il cinguettare di un uccello
lontano, etc.) ha difficoltà a focalizzare l´attenzione sulla
voce di una persona che parla se sono presenti rumori
ambientali come ventole, porte, parlottare di sottofondo.
Le orecchie sembrano percepire tutti i suoni con uguale
intensità. Se prova a filtrare il rumore di sottofondo, filtra
anche la voce alla quale sta cercando di prestare
attenzione. Percepisce tutto con uguale intensità.
Teoria transazionale

• E’ una teoria che si oppone all’innatismo della


Gestaltpsychologie (il cui maggiore esponente è Ames).
L’interpretazione transazionalista della percezione si
basa sull’apprendimento del soggetto: l’individuo si trova
continuamente a confronto con stimoli e oggetti, i quali
richiedono una risposta ed azione adeguata; ma lo
stesso stimolo/oggetto si presenta sempre in condizioni
sensoriali diverse (ad esempio cambiamenti di
illuminazione, di posizione, di distanza).
• Per rispondere in modo adeguato agli oggetti occorre
imparare ad identificare gli oggetti nelle differenti
situazioni; occorre quindi imparare che certi insiemi di
sensazioni o elementi percepiti sono “indizi” della
presenza di un dato oggetto. Il fatto che l’individuo
colleghi indizi percettivi a oggetti è frutto dell’esperienza,
dell’apprendimento: si tratta perciò di imparare a
percepire. La teoria transazionale prende il nome dal
modo con cui avviene questo apprendimento di strutture
percettive: si ha un’interazione, una transazione tra il
soggetto e il messaggio sensoriale, per imparare a
interpretare la situazione.
I passi dall’apprendimento alla percezione
Di fronte ad una situazione nuova, il soggetto, all’apparire
degli indizi in base all’esperienza precedente:
• emette l’ipotesi che a quegli indizi corrisponda un certo
oggetto o situazione della realtà;
• partendo da tale ipotesi il soggetto compie delle azioni di
verifica;
• a queste azioni seguono degli effetti che fanno
conoscere al soggetto se la sua ipotesi era adeguata o
no alla realtà (feedback);
• in seguito agli effetti di questa verifica, il soggetto
conferma (se le sue azioni si sono rivelate adatte alla
realtà) o modifica la sua ipotesi (se le sue azioni si sono
rivelate non adatte). In questo secondo caso si
riformulano nuove ipotesi. Quindi la struttura percettiva è
un’ipotesi che viene costruita e verificata nell’interazione
o transazione con la realtà
La percezione è un metodo per impadronirsi della realtà:
come avviene la conoscenza; come avviene la
rappresentazione, la comprensione, la comunicazione,
quale il ruolo del cervello visivo e del cervello motorio, cioè
come la percezione è mediata dal corpo che elabora e
trasforma le informazioni provenienti dall’esterno.
Un processo psicologico
Le nostre percezioni sono il risultato di un processo in cui
diamo senso all’ambiente che ci circonda, non comporta
nessun sforzo (automatismo)
Implica 3 fasi:
• Sensazione di uno stimolo (la codifica neurale)
• Organizzazione percettiva dello stimolo
• Identificazione / Riconoscimento dello stimolo

• Sensazione: le celle retiniche dell’occhio reagiscono ai


contrasti di luce e i contorni di una stanza arredata
• Organizzazione percettiva: l’immagine retinica di un
tavolo viene rappresentata in termini di grandezza
geometrica, orientamento, e distanza (percetto)
• Identificazione: Si assegna un significato al percetto. Il
rettangolo percepito “diventa” un tavolo.
Stimoli Distali e Prossimali rappresentano “eventi”
diversi
Stimolo Distale: Lo stimolo fisico nell’ambiente
Stimolo prossimale: Lo stimolo “interno” creato
dall’attività sensoriale (es: l’immagine retinica di un
oggetto)

Il mondo esterno così come esso si presenta è uno stimolo


distale. La percezione comunque deve tener conto e partire
dai dati dello stimolo prossimale. La percezione è quindi il
processo che ci permette di usare lo stimolo prossimale per
capire lo stimolo distale.
Processo di percezione

• Esperienza
• Aspettative
• Credenze
• Memoria
• Motivazione

• Sensazione-stimolo distale
• Organizzazione e sensazione = principi organizzativi
• Identificazione organizzazione = Ambito del percetto
Principi Organizzativi della Percezione

• Ridondanza - Esistono relazioni tra le parti di uno


stimolo, e parti diverse dello stimolo suggeriscono la
stessa percezione
• Attenzione - Gli stimoli ambientali vengono registrati in
modo selettivo
• Organizzazione - Le sensazioni non sono isolate, e
percepiamo “cose”, piuttosto che esperienze sensoriali
(la parola, un suono)
• Costanza - Malgrado uno stimolo possa variare in
qualche aspetto, la sua percezione è la stessa (una
persona vista da angoli diversi)
Ridondanza. Esistono parti in uno stimolo:
a. I dettagli (parti) di un viso (stimolo)
b. Una persona (stimolo) che bussa e chiede sempre
permesso prima di entrare (parti)
c. Vento forte, fulmini, e tuoni (parti) prima di un temporale
(stimolo).
Le parti tendono ad occorrere insieme (nel tempo o
spazio).
Impariamo a conoscere queste parti e le loro relazioni
(ridondanza strutturale).
Risultato: Ogni parte tende ad evocare.
Attenzione. Ha a che fare con il conflitto tra due o più
compiti/situazioni.
La prestazione in un compito comporta effetti sulla
prestazione nell’altro (concetto di interdipendenza):
a. Ascoltare quello che dicono due persone dietro di noi al
cinema
b. Mangiare mentre guardiamo la televisione

Cosa possiamo fare?


Quando arriva l’informazione sensoriale:
a. “Distogliere” l’attenzione da una parte, e concentrarci
sull’altra (SELEZIONE)
b. Cercare di “dividersi” e dedicarci ad entrambi i compiti
(DIVISIONE, teoria del FILTRO)
c. Elaborare selettivamente l’informazione già arrivata:
spesso è impossibile ignorare stimoli familiari
Automatismo: The Stroop Effect
Nomina IN SILENZIO il colore con cui è scritta la parola.
Dovrebbe essere facile …..
BLUE
GIALLO
ROSSO
VERDE

L’Attenzione Selettiva Viene Meno nello Stroop Test,


leggere una parola e nominare il colore sono due prove o
compiti.
Di solito, leggere una parola è così automatico che diventa
quasi impossibile non farlo. Quando la parola (es: BLUE) è
scritta in un diverso colore (es: rosso), l’automatismo della
lettura rende molto difficile percepire od elaborare
selettivamente
Organizzazione Percettiva
E’ perlopiù il risultato dell’esperienza (lettere stampate
non significano nulla se non sappiamo leggere). Sembra
comunque esistere un’organizzazione percettiva che è
universale, ossia trascende esperienza, educazione, e
culture diverse
INNATA – La possibilità che siamo “equipaggiati” a livello di
organi sensoriali e sistema nervoso ad organizzare
percettivamente certi stimoli. Ci sono diversi tipi di
organizzazione
Esistono delle condizioni che sembrano favorire il
raggruppamento di stimoli isolati:
a. Vicinanza
b. Similarità
c. Chiusura
d. Continuità
e. Simmetria
percepiti come facenti parte di un’unica unità.
L'organizzazione figura-sfondo
Un altro principio fondamentale della percezione è
l'organizzazione della figura-sfondo: è la tendenza a
distinguere una figura dal suo sfondo e viceversa.
In altre parole, guardando un'immagine percepiamo l'oggetto
che sta in primo piano come figura principale e ciò che sta
dietro come sfondo.
Quando però gli indizi sono scarsi o ambigui la nostra mente
può trovare delle difficoltà nel decidere a quale forma
attribuire il significato di figura e a quale quello di sfondo.

La figura ha forma, mentre lo sfondo è amorfo.


La figura è dotata di colore oggettuale, non penetrabile,
mentre lo sfondo sembra una non-cosa, è penetrabile.
La figura è localizzabile in profondità, lo sfondo è collocato a
distanza indefinita. La figura ha risalto e colpisce l’attenzione.
Fasi percettive

a. Organizzazione in base a raggruppamento


b. Figura-Sfondo (organizzare figure su uno sfondo)
c. Configurazioni ambigue di stimoli che possono essere
organizzate in maniere opposte
Ambiguità

Percezioni corrette ci aiutano a navigare nel mondo


Il mondo ci arriva spesso in forme ambigue.
Ambiguità a livello sensoriale (es: immagine) può produrre
interpretazioni contrastanti ma corrette.
Una volta che abbiamo “percepito” lo stimolo ambiguo,
possiamo passare dall’una all’altra interpretazione
(instabilità dello stimolo).
Illusioni
L’ambiguità ci porta a scegliere una di due o più soluzioni
corrette dello stimolo.
Se lo stimolo però ci porta a percepire qualcosa di
chiaramente incorretto allora parliamo di illusione.
Siamo abituati ad illusioni ottiche o visive, ma le illusioni
possono esistere anche in altri modalità sensoriali.

Le illusioni sono erronea percezione di uno stimolo reale


• Non comportano nè la trasformazione del vissuto
soggettivo di realtà nè la perdita dei confini tra realtà
esterna ed interna
• Dipendono dalla disattenzione
• Fenomeno a ponte tra fisiologia e patologia
ILLUSIONI OTTICHE PROSPETTICHE
• Per rappresentare le immagini tridimensionali su una superficie
piatta si utilizzano tecniche di proiezione prospettica. In alcune
situazioni però la rappresentazione è ambigua, ed il cervello umano
tende a costruire la rappresentazione ritenuta più normale, oppure
rimane incerto tra due possibili situazioni, come nel cubo di Necker.
Si hanno i paradossi prospettici.
• Il cubo di Necker è una rappresentazione bidimensionale
ambigua. Si tratta di una struttura a linee che corrisponde a una
proiezione isometrica di un cubo. Gli incroci tra due linee non
evidenziano quale linea si trovi sopra l’altra e quale sotto. L’effetto è
interessante perché ogni parte della figura è ambigua per sé stessa
e il sistema percettivo umano dà un’interpretazione delle parti tale
da rendere l’intera figura congruente. Il cubo di Necker è a volte
usato per testare i modelli informatici della visione umana, per
comprendere se è in grado di dare un’interpretazione congruente
dell’immagine allo stesso modo dell’uomo.
ILLUSIONI DI COLORE E CONTRASTO
Le illusioni di colore e di contrasto sono giochi di contrasto
tra i colori di una figura, che solitamente ingannano
l’osservatore, poichè nonostante i due colori siano identici,
nel contesto, appaiono diversi.
• SCACCHIERA di Adelson.
ILLUSIONI OTTICHE DI MOVIMENTO
In queste illusioni si percepisce un movimento di alcuni
elementi dell’immagine che ovviamente, essendo stampati
su un foglio di carta sono necessariamente immobili.
ROTOSERPENTONE
L’op(tical) art sfrutta accostamenti di forme e colori per
ingannare l’occhio e il cervello e dare vita a immagini
davvero spettacolari e ipnotiche. I principi che regolano
questo tipo d’illusione ottica fanno leva sulla fisiologia
dell’occhio e sui meccanismi cerebrali che regolano la
visione.
Illusioni e percezioni incomplete
IIlusioni da completamento

• Fisiologiche
• Integrative
Una percezione incompleta, che di per sé è senza
significato, viene incorporata da un processo di
estrapolazione da esperienze precedenti, per produrre
significato.
Ci è necessario dare un senso all’ambiente circostante;
quando gli stimoli sensoriali sono senza significato, li
alteriamo leggermente con materiale della memoria o di
fantasia, in modo che l’intera esperienza percettiva risulti
significativa
Illusioni emotive

• Olotimiche
• Affettive
Legate a particolari stati emotivi che tendono ad indirizzare
in modo selettivo l’attesa percettiva verso un percetto finale
solo parzialmente correlato ai dati sensoriali di partenza.
Distorsioni percettive, illusioni e psicopatologia
dello sviluppo

• Le illusioni sono favorite da uno stimolo non definito,


stato di attesa con partecipazione emotiva, stanchezza
con riduzione dell’attenzione.
• I disturbi.
Pareidolia = percezione di stimoli non ben definiti,
elaborati in modo fantastico (ad es, i bambini vedono nelle
nubi immagini che fanno parte della loro fantasia).
Le costanze percettive

La costanza percettiva è la tendenza della percezione a


conservare caratteristiche costanti nel tempo e nello
spazio, entro certi limiti, pur al variare oggettivo delle
situazioni di stimolazione (ad es. il nostro corpo mantiene
una temperatura superiore di poco ai 36° pur al variare
delle condizioni climatiche). La cosa fa problema perché
mentre prima dicevamo che la corrispondenza tra oggetto
fisico e oggetto fenomenico non è sempre possibile, in
quanto possiamo cadere nell'illusione, ora invece
dobbiamo sostenere che può esistere una corrispondenza
anche se la stimolazione varia notevolmente.
La costanza percettiva ci permette di prendere sempre delle
decisioni basate sulle "reali" caratteristiche degli oggetti e
dell'ambiente, nonostante le eventuali variazioni con cui gli
oggetti si possono manifestare (stimolando i nostri sensi). In
altre parole, i fenomeni di costanza ci consentono di cogliere e
riconoscere gli oggetti nelle più svariate e sfavorevoli condizioni
di presentazione (ad es. di luminosità).
Le costanze possono essere di grandezza, forma, colore (o
cromatica) e chiarezza.
• Grandezza: una persona alta 1,70 m., che si trovi a 2 m. o a
10 m., appare conservare la propria grandezza, nonostante le
dimensioni della sua immagine nella retina cambino
notevolmente.
• Forma: se osserviamo un disco posto in posizione inclinata,
esso ci apparirà ancora come un cerchio, nonostante che
l'immagine proiettata sulla retina sia un'ellisse.
• Colore: se osserviamo un oggetto bianco con
un'illuminazione rossa, l'oggetto viene sempre percepito di
colore bianco.
• Chiarezza: se noi osserviamo un pezzo di carta nera alla luce
diurna di una finestra, possiamo costatare ch'esso appare
costantemente nero, malgrado che la quantità di luce riflessa
dalla sua superficie vari in misura considerevole.
Costanza di forma

La costanza di forma ci permette di riconoscere gli oggetti


per quelli che sono, anche quando l’immagine retinica che
riceviamo varia. È ovvio la percezione di forma dipende
dalle nostre esperienze
Costanza di grandezza
L’immagine di un oggetto proiettata sulle retine dei nostri
occhi diventa più piccola più l’oggetto è distante

Percepiamo stabilità negli stimoli malgrado cambiamenti


negli stimoli stessi. Perché? Due strategie che agiscono in
modo automatico:
1. Confronto tra informazione sulla grandezza di un
oggetto con l’informazione sulla sua distanza
2. Percepiamo gli oggetti in relazione al contesto visivo
nel quale si presentano
Legge di Emmert

Il rapporto tra dimensione percepita e immagine retinica


può essere riassunta in un’equazione S=sD
S=dimensione percepita dell’oggetto
s=dimensione retinica
D=distanza soggettiva
La percezione della profondità

Il senso di profondità si riferisce alla tridimensionalità delle


cose od oggetti. E’ un fenomeno percettivo perché le
immagini a livello di retina variano solo su due dimensioni
(lunghezza ed altezza delle immagini retiniche).
Usiamo sia indici monoculari (informazione sensoriale
relativa ad un occhio solo) che binoculari (informazione
proveniente da entrambi gli occhi)
Indici monoculari cognitivi
Sono caratteristiche in relazione tra di loro, che
suggeriscono “profondità” anche se guardiamo con un
occhio solo
a. La “messa a fuoco” e la nitidezza delle immagini
b. Interposizione (Se un oggetto appare sovrapposto ad un
altro, ci sembra più vicino)
c. Elevazione (Più un oggetto è vicino alla linea
dell'orizzonte, più ci sembra lontano)
d. Ombreggiatura (Le ombre danno sempre un'impressione
di profondità.)
e. Prospettiva lineare (le linee che convergono verso un
unico punto di fuga danno l'impressione di profondità)
f. Gradiente tissurale (Gli elementi che costituiscono la
tessitura dell'immagine, cioè i fili d'erba, le pietre, i piccoli
oggetti ecc., più sono diradati e mal definiti e più ci
appaiono lontani, densità dello stimolo)
Indici binoculari

Le informazioni sensoriali variano in qualche misura da un


occhio all’altro. Queste informazioni diverse vengono
comunque combinate ed integrate automaticamente
(visione ciclopica).

Usiamo la convergenza dello sguardo su un oggetto per


vederlo chiaramente o nitidamente. Differenze nella
convergenza dei due occhi su oggetti posti a distanze
diverse sono un indice di profondità.
Due effetti simultanei:
a. Fusione binoculare (un’immagine “a fuoco” che cade
sulla stessa area delle due retine)
b. Disparità / Rivalità binoculare (questa immagine
compete con immagini “non a fuoco” che cadono su parti
diverse delle due retine)
Percezione delle immagini
Anche le immagini sono percepite in base a ciò che ci
aspettiamo (esperienza) e le informazioni visive in arrivo.
“Guardare” un’immagine è il risultato di movimenti e
pause continue degli occhi.
Questi movimenti (saccadi) e pause (fissazioni) si
concentrano sulle parti più importanti dello stimolo, es: il
contorno di un viso piuttosto che di un collo (non sono
casuali).
Ci vuole del tempo per “dar senso” ad un immagine a livello
percettivo.
I movimenti saccadici sono molto veloci e avvengono in
continuazione, circa 3 volte al secondo, per fare coincidere
la fovea, la parte più sensibile della retina, che è piccola,
con il fuoco dell'attenzione. Il nostro quadro visivo
complessivo è costruito rielaborando e rimettendo insieme
un gigantesco mosaico le cui tessere sono le diverse
impressioni registrate dalla fovea.

Nel continuo lavoro di costruzione e ricostruzione


dell'immagine, il cervello anticipa i nuovi dati basandosi su
quelli precedenti e colloca i nuovi dettagli in una precisa
posizione della mappa interna dello spazio anche in base
al tempo di acquisizione dell'immagine e dello spostamento
dello sguardo da un punto ad un altro. Ciò vuol dire che la
mappa dello spazio viene costruita basandosi anche sulla
percezione del tempo.
• Nelle indagini, condotte sottoponendo diverse persone a
stimoli visivi molto brevi, è risultato che prima e durante i
velocissimi movimenti saccadici le dimensioni degli
oggetti vengono percepite come più piccole, e anche la
durata degli eventi viene percepita come più breve. In
queste condizioni inoltre cambia anche la percezione del
numero degli oggetti. Ciò, oltre a suggerire che noi
abbiamo una percezione anche immediatamente visiva
del numero, indica che spazio, tempo e numerosità sono
analizzate nel nostro cervello da meccanismi
comuni. "Apprezzare la numerosità, la quantità degli
oggetti" afferma David Burr, professore di psicologia
fisiologica all'Università di Firenze, è un fatto anche
sensoriale, ha carattere percettivo e non solo cognitivo ".
• Gli studi dimostrano che la costruzione della mappa del
mondo esterno (una mappa che comprende, forme,
distanze, colori e anche numero degli oggetti) avviene
nella corteccia cerebrale ad uno stadio di analisi molto
più precoce di quanto si pensasse finora, come hanno
illustrato le ricerche di imaging funzionale del Vision
Lab..
Spazio tempo percezione
Cos’è lo spazio?
concezione tradizionale=rappresentazione mentale
unitaria
spazio come “contenitore”=concezione delle
neuroscienze cognitive contemporanee sostrati nervosi e
meccanismi funzionali diversi per diverse specializzazioni
adattive
Percezione spaziale
• Essa si riferisce all’elaborazione delle relazioni
spaziali reciproche tra due o più stimoli e quelle
tra lo stimolo e l’osservatore. Un aspetto studiato
maggiormente è quello relativo alla
coordinazione visuomotoria. Tale coordinazione
ci permette di codificare le relazioni spaziali tra
gli oggetti, la posizione dell’oggetto rispetto al
proprio corpo ,al fine di trasformare
l’informazione visiva in un movimento di
raggiungimento e di presa dell’oggetto
I deficit visuo-spaziali si possono definire come
disordini che determinano un'erronea stima degli
aspetti spaziali fra diversi oggetti che riguardano il
rapporto tra la persona e l'oggetto, le relazioni
stesse fra diversi oggetti e l'orientamento degli
stimoli, associata ad una corrispondente caduta
nelle capacità di memoria e di pensiero spaziale
(Benton, 1985).
DIFFICOLTA’ VISUO-SPAZIALI
Disturbo non verbale= disturbo caratterizzato da abilità
non verbali deficitarie (es. calcolo, orientamento spaziale)
CARATTERISTICHE
DISCREPANZA tra QI verbale e QI di performance
a. Capacità della MLVS (memoria di lav. Visuo spaziale) deficitaria
b. Erronea stima delle relazioni spaziali tra gli oggetti
in relazione al proprio corpo
c. Disturbo prassico e di coordinazione visuo-motoria
d. Difficoltà nel cogliere gli aspetti paralinguistici
della comunicazione
e. Disprassia costruttiva (es. disegno)
f. Difficoltà nelle relazioni interpersonali
EVOLUZIONE DEI DEFICIT VISUO-
SPAZIALI (Rourke)
1) PERCEZIONE VISIVA E SPAZIALE
2) ATTENZIONE E MEMORIA
3) APPRENDIMENTI (es. calcolo, geometria,
scienze)
SINDROME NON VERBALE (Rourke, 1989)
1) deficit tattile-percettivi bilaterali o nell’emisoma sinistro
2) coordinazione visuo-motoria deficitaria
3) abilità visuo-spaziali carenti (memoria e attenzione)
4) problemi in compiti cognitivi e sociali non verbali
5) buona memoria verbale meccanica (es. ripetizione)
6) difficoltà ad adattarsi a nuove situazioni
7) difficoltà in matematica
8) deficit nella percezione e nei giudizi sociali
9) ritardo nell’acquisizione del linguaggio
10) disturbi della sfera emotiva
Abilità visuo-percettive
Le abilità visuo-percettive si dividono in:
- abilità visuo-spaziali
- abilità di analisi
- abilità di integrazione
Le abilità visuo-spaziali sono divise in:

- lateralità, intesa come consapevolezza della parte destra e sinistra


del proprio corpo; un problema in quest’area si evidenzia, ad
esempio, quando un bambino inverte spesso la posizione delle
calzature;

- direzionalità, cioè la capacità di identificare la parte destra e sinistra


nello spazio e negli oggetti nello spazio. Il bambino in questo ambito
non è in grado, tra l’altro, di elaborare il concetto di destra e sinistra
secondo i diversi punti di vista (ad esempio, quello che io considero
destra è sinistra per colui che mi sta di fronte);

- integrazione bilaterale, cioè l’abilità di utilizzare i due emicorpi sia


separatamente che simultaneamente.
Le abilità di analisi
Le abilità di analisi sono divise in:
- riconoscimento della forma: capacità di riconoscere e discriminare
sottili similitudini e differenze tra le forme; distinzione tra figura e
sfondo; saper distinguere un significato visivo, in un contesto visivo,
avendo la consapevolezza della relazione tra quello che l’individuo
seleziona come figura e quello che seleziona come sfondo;
- costanza di forma e misura: abilità di riconoscere le caratteristiche di
una forma anche se si modificano la dimensione, la localizzazione e
l’orientamento;
- chiusura visiva: capacità di completare, con la mente, un oggetto
mancante di alcune parti, così che sia possibile <vederlo> nella sua
completezza;
- memoria visiva: essere in grado di ricordare uno stimolo visivo nella
sua localizzazione spaziale;
- memoria sequenziale visiva: facoltà di richiamare sequenze di stimoli
nella giusta successione;
- visualizzazione mentale: capacità di creare immagini mentali di
oggetti, posti, situazioni e sensazioni, e di manipolarle con la mente;
- velocità di percezione visiva: maneggiare, nell’elaborazione visiva, un
certo numero di informazioni.
Le abilità di integrazione si dividono in:
- integrazione visuo-uditiva: attitudine a integrare stimoli
visivi e uditivi nella produzione di un significato;

- integrazione visuo-grossomotoria: abilità di integrare le


informazioni visive con le informazioni del sistema
grosso motorio del corpo;

- integrazione visuo-motoria fine: capacità di integrare le


informazioni visive con l’aspetto motorio fine (in
particolare con l’aspetto grafico).
I disturbi dello spazio
L’aprassia costruttiva è caratterizzata
dall’incapacità di eseguire disegni o di costruire
strutture complesse
§ Il disorientamento topografico comporta
un’incapacità a compiere tragitti abituali o a volte
addirittura a muoversi nella propria casa
§ Valutazione
I disturbi del riconoscimento

§ L’agnosia è l’incapacità di riconoscere


un oggetto tramite un canale sensoriale,
in assenza di deficit delle abilità
percettive elementari e di altri disturbi
cognitivi (ad es. linguistici)
§ Classificazione
§ Valutazione
Distorsione della percezione visiva
• Iperestesia= aumento dell’intensità dei
colori (più vivaci)
• Ipoestesia ( riduzione dell’intensità delle
percezioni)
• Discromotopia =alterazione qualitativa dei
colori
• Metamorpsia=alterazione forme e colori
• Sinestesia= percezione reale associata ad
un’altra non dovuto allo stesso organo
Percezione spaziale e suoi disturbi
PERCEZIONE SPAZIALE

Con il termine “percezione spaziale” si intende quell’attività di analisi


delle relazioni spaziali tra gli stimoli e tra questi e l’osservatore, nelle
varie modalità sensoriali considerate singolarmente o nel loro insieme.
DISTURBI DI RICONOSCIMENTO DI STIMOLI VISIVI
VIA DORSALE E VIA VENTRALE
E’ noto che l’informazione visiva, una volta giunta nella BA17, procede
seguendo due vie parallele anatomicamente e funzionalmente ben
distinte:
• La via ventrale, detta anche occipito-temporale, sarebbe
devoluta alla percezione del colore, della forma e delle
caratteristiche necessarie all'identificazione degli oggetti; per tale
ragione è definita anche “via del cosa è”. Tale via infatti riceve input
principalmente dal sistema retino-geniculo-corticale
parvocellulare che è costituito da neuroni di più piccole dimensioni
che sono maggiormente sensibili a stimoli stazionari e a
caratteristiche quali il colore, il contrasto e la frequenza spaziale.
La via dorsale, detta anche occipito-parietale, sarebbe devoluta alla
visione spaziale necessaria soprattutto per giudicare la collocazione
degli oggetti nello spazio; per tale ragione è definita anche “via del
dove”. Tale via infatti riceve input principalmente dal sistema retino-
geniculo-corticale magnocellulare, caratterizzato da grandi neuroni
che rispondono meglio a stimoli visivi in movimento anche di basso
contrasto e di bassa frequenza spaziale.
• La percezione visuo-spaziale dunque è mediata principalmente dal
sistema dorsale e le sue fibre terminano nelle regioni del lobo
parietale
PERCEZIONE VISUO-SPAZIALE, I 3 ASPETTI PIU’ STUDIATI

In ambito neuropsicologico la percezione visuo-spaziale è stata studiata


principalmente nei 3 seguenti aspetti:

- La localizzazione degli stimoli, il cui studio ha evidenziato una superiorità


dell'emisfero destro.

- La percezione dell'orientamento delle linee, il cui studio ha evidenziato


anche qui una superiorità dell'emisfero destro.

- La percezione della distanza: quest'ultima è mediata da diversi


meccanismi di cui uno binoculare, ossia la stereopsi, e gli altri monoculari. La
stereopsi è la capacità di discriminare la distanza degli oggetti in base alle
informazioni provenienti da entrambi gli occhi. La loro differente collocazione
infatti determina la formazione, su ciascuna retina, di proiezioni leggermente
diverse della stessa scena visiva. Tra le due immagini e retiniche vi è cioè una
differenza della distanza angolare rispetto alla fovea che è definita disparità
retinica o parallasse binoculare
Percezioni somatosensoriali
PERCEZIONE SPAZIALE TATTILE
La percezione di configurazioni spaziali attraverso il tatto, può essere estrapolata sia
mediante un'esplorazione attiva dell'ambiente, sia mediante il cosiddetto “tatto passivo” .

Riguardo alle differenze emisferiche rispetto a tale abilità, diverse ricerche hanno
evidenziato quanto segue:
-Una maggiore capacità dell'emisfero destro-mano sinistra nell'analisi di forme complesse
prive di significato, nella discriminazione dell'orientamento delle linee e nella
categorizzazione delle forme degli oggetti. Inoltre è emersa anche una maggiore
compromissione nella lettura di caratteri braille da parte di soggetti non vedenti, congeniti
e non, con lesione emisferica destra. La PET ha infatti evidenziato un'attivazione, oltre
che dell'emisfero controlaterale alla mano utilizzata nella lettura, anche della BA17, della
giunzione temporo-occipitale e del giro-sovramarginale nell'emisfero sinistro, ossia le
aree implicate nel linguaggio. Queste attivazioni inoltre erano più intense quando la
lettura veniva praticata con la mano sinistra.
E’ probabile dunque che la maggiore abilità della mano sinistra nella lettura di caratteri
Braille sia dovuta ad una maggiore capacità dell'emisfero destro nell'analisi delle
caratteristiche spaziali degli stimoli.
Vista l’attivazione della BA17 inoltre, si ritiene che la corteccia somatosensoriale sia in
grado di attivare le aree della corteccia visiva primaria deputate all'analisi delle
caratteristiche elementari delle forme ridistribuendo in tal modo le informazioni tattili nello
spazio retinotopico
• Vengono somministrate prove relative a sequenze spaziali e alla
riproduzione grafica di segni e figure. Ad esempio, l’adulto può proporre una
sequenza di colori che il bambino deve continuare. Si prendono dei
cartoncini colorati e si dispongono in serie, ad esempio giallo-rosso-verde-
giallo-rosso-verde e il bambino dovrà completare la serie mantenendo lo
stesso ordine proposto dall’adulto.
• La stessa attività può essere proposta con delle figure geometriche, con le
lettere alfabetiche, con degli oggetti o con qualunque cosa possa stimolare
l’interesse del bambino. L’importante è mantenere lo stesso ordine di
presentazione nel completamento della serie. È necessario annotare il
successo o l’insuccesso del bambino nella prova; in quest’ultimo caso
soprattutto è importante segnare le eventuali inversioni, sostituzioni o
omissioni.
Altra attività per valutare l’organizzazione spaziale è la riproduzione di
figure. A tal fine può essere utilizzato il Test di Bender, composto da una
serie di figure da riprodurre, delle quali è necessario osservare la
corrispondenza con il modello, il rispetto dei rapporti spaziali delle figure
proposte, della loro grandezza e dell’orientamento delle figure nello spazio
grafico, e la precisione del tratto.
Disturbi senso-percettivi autismo
Senso del tatto: ricevuto dai recettori della pelle in caso di tocco, pressione,
temperatura, dolore, e movimento dei capelli sulla pelle.

1. Ipersensibilità al tatto

diventa pauroso, ansioso o aggressivo quando viene toccato leggermente o di


sorpresa da bambino piccolo, non ama essere tenuto o stretto; può inarcarsi o
spingersi via sembra afflitto quando ha il pannolino o ha bisogno di essere
cambiato sembra pauroso, o evita di stare in prossimità di altre persone o
coetanei (specialmente in fila) si spaventa quando viene toccato da dietro o da
qualcuno/qualcosa che non può vedere (come sotto la coperta) protesta
quando gli vengono spazzolati I capelli, specialmente con alcuni tipi di
spazzola, infastidito da lenzuola vecchie e rovinate o ruvide evita situazioni di
gruppo per paura di tocchi inattesi fa resistenza a tocchi affettuosi che non
vengano dai genitori o dai parenti più stretti (a volte pure con loro!)
non ama i baci, si “pulisce” il posto in cui viene baciato
PERCEZIONE SPAZIALE UDITIVA

Per quanto riguarda la percezione spaziale uditiva, l'apparato uditivo permette


una localizzazione dello stimolo solo sulla base delle differenze di intensità e di
tempo di stimolazione tra le due orecchie.
L'analisi che consente di localizzare la fonte del suono, inizia già a livello del
tronco encefalico e si completa a livello della corteccia uditiva.
È stato infatti osservato che la lesione unilaterale della corteccia uditiva
determina deficit di localizzazione sonora, mentre la lesione di zone
specializzate per specifiche frequenze sonore, determina un deficit di
localizzazione di quelle specifiche frequenze.
È stato inoltre osservato che questi deficit di localizzazione sono più frequenti e
più gravi in seguito alla lesione dell'emisfero destro.
Poiché anche i soggetti normali svolgono con maggiore accuratezza i compiti di
localizzazione di stimoli sonori presentati nell’emicampo uditivo sinistro
piuttosto che nel destro, si ritiene che quest'ultimo presenti una superiorità
dell'elaborazione delle informazioni spaziali uditive.
• Test TPV - Percezione visiva e integrazione visuo-motoria
• Donald D. Hammill, Nils A. Pearson, Judith K. Voress

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• Libro
• Formato: 21x29,7
• Pagine: 108 (manuale) + vol. di illustrazione + schede di risposta +
protocollo di val.
• ISBN: 978-88-7946-114-6
• Collana: Test e strumenti di valutazione psicologica e educativa
• Pubblicazione: 01/03/2003
• Le lesioni della via uditiva del tronco
encefalico producono una sordità parziale,
le lesioni dei recettori della periferia del
nervo acustico causano sordità dal lato
della lesione
Agnosie uditive
• Non riconoscimento di suoni non verbali
che sono di 3 tipi: ambientali,la voce
umana e quelle musicali
• - Test di Appercezione Tematica per bambini - (test proiettivo per bambini tra i 3 e i 10
anni) che consiste in 10 immagini che rappresentano degli animali in situazioni
diverse. Questo reattivo permette - attraverso le produzioni immaginative in relazione
alle tavole, ognuna delle quali rappresenta una particolare problematica - di aiutare a
comprendere i rapporti esistenti tra il bambino e i personaggi presentati, a esplorare
la rivalità esistente tra fratelli e sorelle, l'atteggiamento verso i suoi familiari e il modo
in cui li percepisce. Inoltre, cerca di scoprire i fantasmi del bambino rispetto
all'aggressività, al modo con cui il mondo degli adulti lo accetta, ai timori di restare
solo.
• WISC - Wechsler Intelligence Scale for Children - (test cognitivo) è una scala di
intelligenza, suddivisa in una parte verbale e in una di performance, che ha validità
per bambini di età compresa tra i 7 e i 16 anni.
Questo test cognitivo permette di conoscere le caratteristiche del funzionamento
mentale del minore.
• FAT - Family Aptitudinal Test - (test proiettivo) che consiste in 6 tavole rappresentanti
delle situazioni tra adulti e bambini, scelte e costruite allo scopo di suscitare delle
emozioni di base nel bambino. Viene chiesto al bambino di inventare, raccontare una
storia per ogni tavola. Dopo il racconto si può eventualmente chiedere di fare un
disegno sulla tavola interpretata.
Questo test proiettivo permette di indagare i vissuti del bambino nei confronti della
famiglia allargata e dare indicazioni sui suoi vissuti infantili.
• CAS - Cognitive Assessment System - (test cognitivo per bambini dai 5 ai 17 anni)
utilizzato per la valutazione dei processi cognitivi, per identificare disturbi da deficit di
attenzione/iperattività, danni da trauma cerebrale e ritardo mentale.
Il test inoltre consente di individuare bambini intellettivamente "superdotati".

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