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JOHN DEWEY E IL MODELLO DELL’INDAGINE

1. John Dewey (Burlington, 1859; New York, 1952): contesto storico-culturale


In pochi decenni, sul finire del secolo, l’America si trasforma da paese fondamentalmente agricolo
a paese industriale.
Nuova mobilità sociale, immigrazione, incontro di culture diverse, utilizzo diretto delle risorse.
Riemergono gli ideali dell’illuminismo americano: libertà individuale, dignità del lavoro, spirito di
iniziativa e pratico, concorrenzialità, imprenditorialità.
Sfondo teorico: evoluzionismo darwiniano. L’uomo è pensato in relazione con l’ambiente; tale
relazione è un evento essenzialmente pratico.
La filosofia ha una vocazione al pragmatismo: tema filosofico cruciale è la definizione delle
caratteristiche della relazione uomo-ambiente: “Si passa dal trattare problemi filosofici al trattare i
problemi degli uomini”.

2. Temi cruciali del pensiero deweyano.


L’uomo risponde con il pensiero. Il pensiero è strumento per l’elaborazione dell’esperienza, per
ricercare soluzioni favorevoli a situazioni problematiche: è strumento di indagine.
Il linguaggio consente agli uomini di tradurre simbolicamente, comunicare, condividere,
generalizzare le esperienze.
Il sapere condiviso da una certa comunità umana in un certo momento storico è l’insieme ordinato
e generalizzato di conoscenze-abiti prodotti da ricerche speciali e “individuali”.
La forma di società verso cui tendere è quella democratica: ogni individuo viene messo in
condizione di contribuire alla formazione del patrimonio culturale e dei valori che regolano la vita
della comunità umana.
La filosofia deve fornire gli strumenti intellettuali per realizzare la società democratica, per risolvere
squilibri e disfunzioni verso un progresso guidato solo dalla ragione.
La ricerca è un metodo per la soluzione di problemi
 Non si dà ricerca senza problemi, o, almeno, dubbi, perplessità. Si dà ricerca, dunque
pensiero intellettuale, sforzo cognitivo, quando l’azione risulta bloccata, non si sa che cosa
fare, o quando una certa situazione risulta incomprensibile, quando, cioè l’insieme delle idee e
delle esperienze che possediamo non sembrano sufficienti a darle significato.
 La ricerca è un metodo per la soluzione di problemi. Indica i passi che dobbiamo fare, le
operazioni che dobbiamo compiere per giungere alla soluzione del problema. Il metodo non ci
assicura la soluzione ma solo un impiego corretto dei mezzi che abbiamo a disposizione. Tali
mezzi sono: l’esperienza pregressa (dell’individuo e della cultura di appartenenza) che
comprende anche le idee e le teorie che possiamo ritenere opportune alla soluzione e che si
attagliano all’oggetto o al fenomeno su cui stiamo indagando, l’attenta analisi del fenomeno
che stiamo indagando, una modalità di pensiero di tipo ipotetico-deduttivo.

Continuità tra sapere comune e sapere scientifico


La ricerca scaturisce sia da bisogni pratici che intellettuali Il modo con cui tentiamo di risolvere
problemi è lo stesso sia che i problemi siano di tipo pratico sia che siano di ordine scientifico. Il tipo
di problemi non intacca il metodo che noi dobbiamo seguire. Se caso mai sono i mezzi di cui ci
serviamo per la risoluzione che variano. Ma il modo con cui noi impieghiamo tali mezzi, il metodo,
è lo stesso.
Dewey: “Logica, Teoria dell’indagine” (1938)
Dewey: indagine «intesa come determinazione di una situazione indeterminata»
Dewey concepisce cioè l’indagine come il tentativo di superamento di una situazione informe,
confusa, ciò che in altri scritti meno tecnici chiama “una perplessità”.
Poi fornisce una definizione più elaborata: «Indagine è la trasformazione controllata o diretta di
una situazione indeterminata in altra che sia determinata, nelle distinzioni e relazioni che la
costituiscono, in modo da convertire gli elementi della situazione originale in una totalità
unificata»
La ricerca è il tentativo deliberato di trasformazione di una situazione che l’agente sperimenta
come indeterminata o che gli genera perplessità in una situazione in cui detta perplessità viene
risolta, la situazione viene sperimentata come determinata, chiara e si arriva a uno stato di
risoluzione della perplessità o indeterminazione.
(Tuttavia le situazioni non sono statiche, perché le nuove condizioni e i nuovi risultati possono
creare e di fatto creano nuovi problemi, e la scienza si muove inoltre costantemente per trovare
nuovi problemi da risolvere)
Altri concetti importanti per capire la logica di Dewey sono quelli espressi con i termini idea (idea) e
fatto (fact).
Per questo filosofo pragmatista idea è qualsiasi strumento concettuale — vale a dire, teoretico —
che ha un ruolo nel processo di ricerca.
Invece, un fatto è una condizione osservata come presente nella situazione o evento in corso.
Le idee esprimono le possibilità di una situazione concreta, sia al momento presente che in futuro.
Le idee sono “suggerite” all’agente dalla determinazione stessa dei fatti o dalla formulazione d’un
problema.
La suggestione prende corpo e solidità, passando a diventare idea, con il confronto con nuovi fatti
per mezzo di esami dettagliati della situazione e della sperimentazione empirica, oppure essa si
indebolisce e si scompare.
Detto con le parole di Dewey, «la suggestione diventa un’idea quand’è esaminata in rapporto alla
sua attitudine funzionale (functional fitness), alla sua capacità di fungere da mezzo per risolvere
una situazione data».
Tuttavia, come segnala qualche riga più avanti, la prova finale della pertinenza dell’idea ai fatti è la
sua capacità predittiva e ordinativa degli stessi, cioè il «suo impegno in operazioni volte a stabilire,
per mezzo di osservazioni, fatti non precedentemente osservati, e ad organizzare questi ultimi con
altri fatti in un tutto coerente» (p. 164).
In questo modo, il pragmatismo di questo autore si discosta dalla visione tipica del nominalismo
empirista riguardo alle categorie empiriche, perché i matters of fact particolari dipendono dalle
ideas e viceversa.
Le fasi dell’indagine
Soprattutto nella seconda parte della Logica, Dewey tratteggia le diverse fasi dell’indagine,
che possiamo ordinare in questi cinque momenti:
1. L’osservazione raccoglie dati o determina i fatti pertinenti per riunire le condizioni fissate della
situazione che ha destato perplessità.
2. In questo modo si istituisce il “problema” che specifica ciò che desta perplessità oppure che
manca di determinazione, in modo tale da poterlo specificare come tale.
3. Nascono le “suggestioni”, cioè le ipotesi o abbozzi delle idee per risolvere il problema.
4. La ragione, attraverso l’uso dei diversi tipi di giudizio, mette le ipotesi in rapporto con teorie e
sistemi concettuali più generali, coordina le osservazioni e le ipotesi, suggerisce nuove
osservazioni e propone delle prove sperimentali.
5. La sperimentazione mette le ipotesi e le idee alla prova nel contesto della situazione
previamente definita, in un rapporto di interazione tra l’agente e l’ambiente.
Questi cinque momenti sono sempre provvisori, possono — e devono — essere rivisti molte volte
durante il corso dell’indagine. La ricerca implica dunque un avanti-indietro continuo e, come
abbiamo segnalato previamente, per Dewey essa non arriva mai a un risultato definitivo.

LE FASI DEL MODELLO DI INDAGINE


1 La situazione indeterminata come punto di origine del processo di indagine. Spesso la
ricerca non parte da un problema: l’individuazione del problema è un momento
successivo. Il punto di partenza è una situazione indeterminata, dubbiosa, incerta.

2 posizione del problema: dalla situazione indeterminata alla definizione del problema,
che è parte del processo di indagine (individuare i problemi nella situazione problematica)
La determinazione di un problema-soluzione: un problema ben enunciato anticipa già la
soluzione! Si arriva a definire il problema tramite osservazione dei fatti (data) del caso
(elementi osservabili). I fatti del caso suggeriscono idee (previsioni, anticipazioni di una
possibile soluzione). La soluzione non è osservabile, si presenta come “un’idea” che però
si basa sull’osservazione.

3 elaborazione ipotesi-soluzione: tramite il ragionamento.


Dalla formulazione del problema-soluzione si sviluppa attività di ragionamento, attraverso
cui si organizzano coerentemente i fatti osservati e selezionati, per arrivare
all’individuazione della soluzione che sembra più applicabile al problema.

Le ipotesi derivano dall’esperienza diretta (osservazione) o indiretta (teorie esistenti,


letteratura del settore…). Le ipotesi sono un assunto provvisorio, una possibile risposta al
problema (individuato dal ricercatore)

I fatti del caso vengono organizzati e descritti, non sono solo il risultato di osservazione:
vengono selezionati per la loro forza operativa (carattere operazionale di fatti e
significazioni)

4 Messa in atto della ipotesi-soluzione (piano d’azione, sperimentazione): dalla


definizione teorica a quella operativa

5 Verifica dei risultati: controllo degli esiti

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