Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
LO SVILUPPO COGNITIVO
STADI DELLO SVILUPPO COGNITIVO SECONDO PIAGET
Senso motorio: 0-2 anni --> bambino "comprende" mondo in base a ciò che può fare con gli
oggetti e con le informazioni sensoriali
Preoperatorio: 2-8 anni --> Si rappresenta mentalmente gli oggetti e può usare i simboli (parole e
le immagini mentali)
Operatorio concreto: 8-12 anni --> Compare il pensiero logico e la capacità di compiere
operazioni mentali (classificazione, seriazione, ecc)
Operatore: dai 12 anni --> E capace di organizzare le conoscenze in modo sistematico e pensa in
termini ipotetico-deduttivi
LO SVILUPPO COGNITIVO
Sequenza evolutiva e Variante Esistono quattro stadi o periodi di crescita intellettiva che
rappresenta livelli completamente diversi di funzionamento cognitivo. Questi stadi sono fissi e
universali. Esistono differenze individuali determinate da fattori culturali e ambientali.
Gli stadi di sviluppo secondo Piaget
Ciascuno stadio prevede una particolare forma di organizzazione psicologica. Il passaggio da uno
stadio al successivo può essere graduale e può variare da un bambino all'altro. Ogni stadio è
qualitativamente diverso dal precedente, presenta forma e regole proprie. Le acquisizioni di uno
stadio non si perdono con il passaggio allo stadio successivo ma vengono integrate in strutture più
evolute (integrazione gerarchica tra stadi).
STADIO PREOPERATORIO
Nello stadio preoperatorio l'uso delle operazioni è ostacolato da alcuni tratti che caratterizzano il
pensiero a questa età:
1) egocentrismo
2) animismo
3) ripidità di pensiero
4) ragionamento prelogico
EGOCENTRISMO INTELLETTUALE
1) Tendenza involontaria a guardare la realtà solo dal proprio punto di vista.
2) soggetto rimane centrato sulle proprie azioni e sui propri punti di vista.
3) Incapacità di differenziare tra il proprio ed altri possibil punti di vista e di decentrarsi dal proprio
particolare punta di vista.
Secondo Piaget a superamento dell'egocentrismo favorito dalle esperienze sociali e dalla
cooperazione con coetanei per il raggiungimento di scopi comuni.
EGOCENTRISMO INTELLETTUALE
Confusione tra la sfera soggettiva (desideri, pensieri, intenzioni) e la sfera oggettiva (cose
inanimate che subiscono le leggi della fisica). Si manifesta anche nella rappresentazione del
mondo e in 3 tendenze del pensiero del bambino.
STADIO PREOPERATORIO
Nello stadio preoperatorio l'uso delle operazioni è ostacolato da alcuni tratti che caratterizzano il
pensiero a questa età.
1) egocentrismo
2) animismo: Tendenza a considerare i corpi come vivi e dotati di intenzione;
3) ripidità di pensiero: tendenza ad attribuire un fine/scopo all'azione dei corpi;
4) ragionamento prelogico: Tendenza a considerare le cose come prodotto della fabbricazione
umana.
Animismo --> i bambini tendono ad estendere le caratteristiche degli esseri viventi agli oggetti
inanimati. I bambini non distinguono con chiarezza le cose vive da quelle inanimate.
Continuità tra Scuola dell'Infanzia e Scuola Primaria con una finalità specifica:
Principali Indici di Rischio per DSA sono:
1) pregresso Ritardo di Linguaggio
2) Disturbo Specifico di Linguaggio DSL
3) Individuazione precoce di indici di Rischio per DSA
4) Programmazione di attività educativo- didattiche di abilitazione delle competenze linguistiche.
STRUTTURE di CONOSCENZA
CONCETTO: pensiero, in quanto concepito dalla mente, più in particolare idea, nozione
esprimente i caratteri essenziali e costanti di una data realtà che si forma affermando insieme i vari
aspetti di un determinato oggetto che alla mente promo aver presenti nel suo complesso.
Una regolarità, un insieme di caratteristiche costanti riscontrata negli eventi o negli oggetti e
designata con un nome
Regolarità percepita in eventi o oggetto in testimonianze di eventi o oggetti definita attraverso
un'etichetta.
Vygotskij e il costruttivismo
Vygotskij può essere considerato la matrice comune del costruttivismo sociale e di quello
situazionista. Prospettive che, per alcuni aspetti, si completano (oggi si parla, infatti, di
costruttivismo socio-culturale o costruttivismo situazionista, contestuale) nel proporre ambienti di
apprendimento collaborativo ove si praticano attività contestualizzate, ancorate a situazioni della
vita reale, significative per gli attori.
Il merito maggiore di Vygotskij è forse quello di aver riconosciuto allo sviluppo filo-ontogenetico
cognitivo umano non solo una matrice biologica, ma, soprattutto, una specifica matrice storico-
culturale, nella storicità (intesa come dimensione sociale e culturale) egli riconobbe la stessa
essenza dell’uomo e della sua intelligenza, considerando la relazione tra soggetto e ambiente
mediata dalla cultura e dai suoi sistemi simbolici, in aperta polemica con Piaget che la considerava
sempre e comunque diretta, spontanea, naturale.
Le condizioni per realizzare la modificazione concettuale
Comunque venga intesa, perché si realizzi una modificazione concettuale sono necessarie alcune
condizioni:
1) una qualche insoddisfazione verso le precedenti concezioni;
2) Intelligibilità e plausibilità di una concezione alternativa;
3) possibilità di sviluppare un programma di ricerca a partire dalla nuova concezione;
4) concomitanza di particolari fattori socio-affettivi ed emozionali connessi al contesto.
Sul piano della strumentazione e delle procedure è molto importante riconoscere il ruolo svolto dai
procedimenti analogici e metaforici per la realizzazione di mutamenti concettuali. La ragione si
comprende facilmente, se si considera che analogia e metafora possono funzionare come efficaci
ponti tra le conoscenze già possedute e nuove conoscenze da apprendere.
VANTAGGI DELL’APPRENDIMENTO SIGNIFICATIVO
Le conoscenze vengono ricordate più a lungo. La classificazione delle informazioni
aumenta la differenziazione dei concetti classificator, rendendo più facile il successivo
apprendimento di argomenti simili
L’informazione che viene ricordata dopo che è avvenuta la fase di cancellazione lascia
comunque un effetto residuale sul concetto classificante e di fatto sull’intera struttura
relativa dei concetti. In questo modo è più facile ricordare delle informazioni collegate
anche quando si è perso il ricordo di un elemento subordinato specifico
L’informazione appresa in modo significativo può essere applicata a un’ampia varietà di
nuovi problemi e contesti, è possibile un’elevata generalizzazione delle conoscenze, a
questa è una caratteristica indispensabile del pensiero creativo
DIFFERENZIAZIONE PROGRESSIVA
È il processo di perfezionamento dei concetti all’interno della struttura cognitiva, che
fornisce loro maggiore precisione e specificità e continua per tutta la vita.
Non solo semplice aggiunta quantitativa ma anche qualitativa.
Nuove connessioni trasversali.
CONCILIAZIONI INTEGRATIVE
Nuove e vecchie idee si integrano e si conciliano.
Apprendimento scolastico
Alla luce della prospettiva sviluppata dalla psicopedagogia dell'apprendimento di ispirazione
cognitivista, l'apprendimento scolastico va considerato in stretta relazione con il concetto di
apprendimento significativo, nella prospettiva di una acquisizione di conoscenze che avviene in un
contesto sociale (la scuola) e che ha per oggetto contenuti appartenenti a settori specifici del
sapere e segnati in senso storico e culturale. Parlare pertanto di acquisizione e di costruzione della
conoscenza è volutamente restrittivo e lascia fuori una serie di fenomeni in cui hanno luogo
processi di apprendimento meccanico, per contiguità, per condizionamento, per rinforzo. Invece
ciò che è specifico delle situazioni scolastiche è proprio la costruzione del significato attraverso
una serie complessa di attività di elaborazione, di validazione, di confutazione di modelli relativi ad
azioni, rappresentazioni, pensieri.
LEZIONE 21/11/2023
BES da distinguere in
DISABILITÀ
DISTURBI EVOLUTIVI SPECIFICI (deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della
coordinazione motoria, disturbo dell’attenzione)
SVANTAGGIO SOCIO-ECONOMICO, LINGUAGGIO ECONOMICO, LINGUISTICO
CULTURALE
Con l’espressione stile cognitivo si intende una particolare modalità dell’informazione che il
discente mette in atto nelle fasi del processo di apprendimento.
Gli stili cognitivi sono legati alla scelta concreta delle strategie cognitive utilizzate per risolvere un
compito e non vanno confusi con le abilità che possediamo, ma definiscono le preferenze nell’uso
di queste.
GLI STILI COGNITIVI
Chi adotta uno stile impulsivo ha bassi tempi decisionali e generalmente maggiore
tendenza a soluzioni precipitose e non ottimali, chi adotta uno stile riflessivo risponde in
modo più lento e accurato.
Chi adotta uno stile sistematico cerca soluzioni prendendo in considerazione una variabile
per volta e cercandone tutte le possibili connessioni col sistema di conoscenze già in
proprio possesso, chi adotta uno stile intuitivo procede per singole ipotesi che cerca di
confermare o confutare.
Chi adotta uno stile risolutore tende a privilegiare l’azione e la concretezza nell’affrontare
un problema cercando di ottenere soluzioni soddisfacenti con il minimo dispendio di tempo
e risorse, cercando nell’informazione a disposizione ciò che serve a risolvere la necessità
contingente; chi adotta uno stile assimilatore privilegia la ricerca di soluzioni esaustive e
articolate, non necessariamente di utilità pratica e non limitate alla necessità contingente.
Chi adotta uno stile convergente parte dalle informazioni disponibili per convergere verso
una soluzione unica al problema, chi adotta uno stile divergente parte dall’informazione a
disposizione per procedere in modo creativo generando una varietà di risposte o soluzioni
originali e flessibili.
TEORIA DELLA MENTE interpretare la realtà.
Addirittura, secondo Bruner, l’elemento narrativo può essere ritrovato anche a livello precoce nella
capacità (o meno) del bambino di entrare in quei formati interattivi attraverso i quali il lattante
normale fa la conoscenza dei modelli canonici di comportamento sociale del suo ambiente
culturale.
Esempio nº1
Un bambino di 14 mesi che ha davanti due sperimentatori:
uno sperimentatore che sta imitando i suoi comportamenti con un giocattolo che ha in
mano
l’altro sperimentatore sta imitando i comportamenti di un bambino su un monitor.
Il bambino guarda molto di più il primo sperimentatore. Il bambino sembra avvertire l’intenzione
imitativa e interattiva del primo sperimentatore, entrando in una specie di dialogo imitativo.
Esempio 2 (rapporto comportamento-emozioni)
Un bambino mostra di aver capito come manifestare comportamentalmente il suo stato emotivo
interiore.
Infatti pianto, richiamo, ecc. non sono semplici risposte scatenate dallo stato fisiologico ed emotivo,
ma vengono modulati in relazione alle conseguenze osservate.
E se le manifestazioni comportamentali dello stato emotivo non ottengono un feedback (soggetto
sordo-cieco) il soggetto si trova in forte disagio.
Si possono ipotizzare fasi precoci di teorie della mente come le seguenti:
1. Credenza primitiva che l’emozione traspaia nel comportamento
2. Possibilità di comprendere le emozioni dai comportamenti
3. riconoscimento della corrispondenza fra espressione propria e altrui dell’emozione.
4. Riferimento dell’emozione a stati interni
IL GIOCO SIMBOLICO
Fra i 18 ei 24 mesi compaiono attività ludiche a carattere simbolico che in qualche modo
sottendono la rappresentazione mentale di oggetti ed eventi non presenti
Una rappresentazione mentale diversa dalla realtà:
1. Il bambino usa un oggetto come se questo fosse un altro oggetto
2. Bambino attribuisce all’oggetto proprietà che questo non possiede
3. Il bambino si riferisce a oggetti assenti come se questi fossero presenti
Dopo i 4 anni decresce per dar vita al gioco reale, con regole, al gioco di costruzione.
I nuclei centrali delle teorie della mente
Quando si parla di teoria della mente si fa riferimento a quegli aspetti specifici della conoscenza
metacognitiva che riguardano il possesso di una rappresentazione dell’evento mentale e
l’attribuzione agli altri di stati mentali anche diversi dai propri. Indicatori fondamentali del fatto che il
bambino ha riconosciuto l’esistenza della mente e delle sue peculiarità di base
Infatti, manifestazioni tipiche di questa idea sono la distinzione tra:
pensieri su oggetti e pensieri su eventi mentali
il pensiero e il ragionamento sugli stati mentali e la comprensione del fatto che gli stati
mentali degli altri possono essere diversi dai tuoi
La valutazione dei rapporti di convenzione, collaborazione e competizione,
indipendentemente dai loro risultati
la distinzione tra apparenza e realtà
la capacità di attribuire agli altri false credenze
l’uso della bugia per generare negli altro false credenze.
LEZIONE 22/11/2023
L’EDUCAZIONE DELLE EMOZIONI
Cosa sono le emozioni?
In quale contesto si manifestano?
Che finalità hanno?
Quali sono gli elementi per differenziarle da altri aspetti della vita affettiva: come sentimenti,
umore, stati d’animo?
È importante che gli insegnanti sappiano gestire la propria emotività?
Cosa sono le emozioni?
James (1884) sostiene che ogni evento con il quale un individuo viene in contatto
subisce una valutazione e da questa si determina una risposta nel sistema nervoso
autonomo, la quale implica un cambiamento dello stato corporeo.
È questo cambiamento che scatena l’emozione e non viceversa; detto in altri termini: se vedo un
serpente non fuggo perché ho paura, ma provo paura perché fuggo.
Fedeli (2013) propone una definizione multifattoriale e dinamica: le emozioni sono dei
sistemi integrati fisiologico-cognitivo-comportamentali, la cui funzione è quella di
favorire il perseguimento di obiettivi personalmente significativi, gestendo in modo
rapido ed efficiente le transazioni con l’ambiente e ottimizzando i livelli di attivazione e
di elaborazione individuale.
I caratteri delle emozioni
L’insieme integrato di reazioni che caratterizzano ogni evento emotivo, si esprime con almeno 3
sotto-insiemi di caratteri:
Il primo: alterazione a livello corporeo che riguardano principalmente il sistema
cardiaco, respiratorio e ormonale: cognitivo, con modificazioni nei pensieri e nelle
modalità di processamento delle informazioni; comportamentale, con condotte tipiche di
attacco o di fuga, oppure con stati di irrequietezza e innalzamento del tono.
Secondo: fa riferimento al ruolo delle emozioni in relazione agli obiettivi che ogni
individuo persegue. Detto in altre parole, gli stati emotivi non sono da considerare solo
come semplici fenomeni legati a processi neurofisiologici, magari conseguenti a stimoli
ambientali particolari o a elaborazioni cognitive, ma sono funzionali anche a specifiche
finalità, come, ad esempio, il preservare l'incolumità personale per la paura. Inoltre,
hanno anche una funzione proattiva, nel senso che sono in grado di guidare il
comportamento verso gli obiettivi ritenuti importanti; in questa dimensione, a seconda
della significatività dell'obiettivo raggiunto a inibito, l'individuo può sperimentare
emozioni differenziate per valenza e per intensità.
Il terzo: Le emozioni contribuiscono a regolare i livelli di attivazione delle risorse
personali, nel senso che sono in grado di recupere e orientare le funzioni cognitive
(attenzione, memoria ecc.) e motorie per assicurare una buona prestazione,
contribuendo anche a resistere alla stanchezza e alla tentazione di sospendere il
compito per passare ad attività più gradite.
Chi processa le emozioni? Quali organi?
Questa condizione è assicurata dall’organizzazione del sistema nervoso, che tende a processare
le informazioni emozionali attraverso due vie:
1. Una connessa al funzionamento del sistema limbico che produce reazioni immediate;
2. Un’ altra, invece, mediata dalla corteccia cerebrale, che risulta in grado di generare reazioni
emotive più controllate e consapevoli, ma anche più lente.
Le diverse tipologie di emozioni danno luogo a risposte differenti:
Relativamente rigide per quelle di base, in quanto iscritte in precisi circuiti neurali;
Molto alto flessibili e diversificate per le emozioni secondarie, anche in relazione al contesto
culturale di appartenenza e ai processi educativi sviluppati.
Cosi, se la reazione immediata a stimoli che determinano paura può essere di fuga o di attacco,
quella conseguente al senso di colpa può oscillare dalla semplice sospensione di comportamenti
scorretti nei confronti degli altri, alla messa in atto di condotte finalizzate a riparare il disagio
provocato e a recuperare attivamente la qualità della relazione.
Questa duplice modalità di articolazione delle risposte emozionali dipende primariamente dalla
particolare organizzazione delle aree celebrali coinvolte nell’elaborazione delle emozioni.
La mente emozionale
La mente emozionale, dunque, è assai più rapida di quella pensante perché il meccanismo che
valuta queste percezioni è velocissimo, con una reazione cerebrale che si calcola in millesimi di
secondo: questo spiega il perché noi non possiamo scegliere le emozioni che abbiamo (Ekman,
1992; Epstein, 1994). Trasferendo questo concetto a livello scolastico, si deve mettere in evidenza
che l’insegnante non può certo decidere quale emozione deve provare il suo allievo, in quanto tutte
le emozioni hanno legittimità di esistere, ma può sicuramente agire sulla legittimità o illegittimità del
loro modo di esprimersi (Morganti, 2012). In conclusione, la differenza tra emozioni primarie e
secondarie risiede nel fatto che le prime dipendono da circuiti già presenti alla nascita e in gran
parte iscritti in strutture sottocorticali, che si attivano anche in presenza di poche stimolazioni;
viceversa, le emozioni secondarie si fondano su circuiti più complessi, con un ruolo centrale
giocato da aree corticali e richiedono delle sequenze di stimolazione più articolate per attivarsi.
LO STATO D’ANIMO O UMORE
Lo stato d’animo o umore si caratterizza come una condizione maggiormente duratura nel tempo,
che non fa direttamente riferimento a cause scatenanti e che subisce influenze cognitive e
culturali. In altri termini, se l’emozione è breve, intensa e transitoria, lo stato d’animo è invece una
modalità affettiva più duratura, più stabile, più complessa e ricca di aspetti cognitivi e valutativi,
spesso senza la presenza di oggetti esterni a interni che stimolano direttamente emozioni
specifiche. Un conto è provare un’emozione di tristezza a seguito di un evento specifico (il litigio
con un compagno o lo smarrimento di un oggetto importante), altro è lo sviluppo di uno stato
d’animo triste, senza una connotazione precisa con un evento. In questo caso, tale stato d’animo o
tono dell’umore finirà per favorire l’emergere di emozioni negative a esso congruenti, fino ad
arrivare, nelle situazioni estreme, a un possibile stato patologico di umore depresso.
IL SENTIMENTO
Il sentimento è una sorta di tensione affettiva nei confronti di qualcosa alla quale viene assegnato
valore, una consapevolezza, in concreto, dell’emozione provata. Quindi, mentre l’emozione
rappresenta l’insieme delle reazioni corporee, comportamentali e cognitive, il sentimento emerge
nel momento in cui l’individuo prende coscienza del legame esistente tra queste alterazioni e lo
stimolo ematogeno, attribuendo a tale relazione un nome specifico. Parliamo di sentimenti,
pertanto, nell’ amore e nell’ odio, nell’ ambizione, nel desiderio di potere, nel senso di giustizia e di
onore, nella sete di libertà, nell’ avidità, nella tensione etica, nel senso di comunità e del bene
comune, nel rispetto per la natura, ma anche in passioni meno positive, come la paura per il futuro,
la sfiducia, la rassegnazione a una perdita identitaria (lanes, Demo, 2007).
LEZIONE 23/11/2023
LA VARIABILE DEL TEMPO
Il tempo è una variabile di grande rilievo nei processi attivati per la determinazione della qualità dei
percorsi formativa.
Questa affermazione, in generale, pur essendo condivisa all’interno del dibattito culturale sulla
formazione, non è tenuta nella giusta considerazione.
La scuola, nel processo di rinegoziazione delle regole per la costruzione di una scuola di qualità e
inclusiva, dovrebbe utilizzare questa variabile non solo per limitare i fenomeni dello svantaggio
scolastico degli alunni con disabilità o con DSA, ma, anche, per tentare una rivalutazione della
stessa finalizzata al miglioramento generale della qualità dei processi formativi.
La variabile tempo, spesso, è considerata un fattore esterno dei processi di apprendimento:
durata di un corso, orario settimanale.
Si afferma un questo modo una errata corrispondenza tra: tempo esterno (metrico), tempo
interno (psicologico), ovvero tra tempo assegnato e tempo utilizzato dagli allievi.
Si associano alla variabile tempo gli aspetti quantitativi e non si valorizzano le
caratteristiche qualitative del processo didattico.
IL TEMPO COME VARIABILE ASSEGNATO
La divisione dei periodi formativi scaturisce da un calcolo determinato tra una quantità di tempo
ritenuta indispensabile e la quantità degli insegnamenti proposti.
Il tempo è interpretato come una variabile assegnata, non dipendente dalla qualità della
proposta formativa.
Gli allievi devono adeguarsi in qualunque contesto e per lo svolgimento di qualsiasi attività.
Una identica quantità di tempo, utilizzata da allievi differente, nello svolgimento di una stessa
attività di apprendimento può produrre effetti diversi.
LE DIFFERENZE DI APPRENDMENTO
Le differenze di apprendimento sono da addebitare ai diversi ritmi di apprendimento, al mancato
possesso dei prerequisiti cognitivi o di particolari cariche affettivo-motivazionale.
Un conto è leggere un libro possedendo una strumentazione cognitiva che ne consente una facile
codificazione. Un altro conto è impiegare lo stesso tempo di lettura ma senza quella indispensabile
strumentazione cognitiva.
Nel primo caso si innesca un meccanismo positivo di capitalizzazione delle conoscenze pregresse,
un incremento di autostima, un rafforzamento della motivazione. Nel secondo caso si attiva un
decremento dell’autostima e della motivazione.
LE RELAZIONI DELLA VARIABILE TEMPO NEL PROCESSO DELLA FORMAZIONE
La variabile tempo dipende dalle modalità di organizzazione delle attività formative. La quantità di
tempo necessario per apprendere è in relazione dalla congruenza delle attività formative con una
serie di parametri quali il raccordo tra:
Nuovi apprendimenti e prerequisiti cognitivi
Canale comunicativo tra docenti e studenti
Tipologia dell’intervento didattico e caratteristiche formali degli ambiti disciplinari.
Rapporto numerico tra: docenti e allievi, gli obiettivi specifici della disciplina e la tipologia dei mezzi
impiegati.
MISTERY LEARNING
Nell’organizzazione dei tempi è necessario prendere in esame le variabili:
Ritmi di apprendimenti
Stili cognitivi dei singoli allievi
La velocità di apprendimento degli alunni è assai differente anche in condizioni ottimali. Il grado di
apprendimento dipende:
a) Dal rapporto tra tempo concesso all’allievo e tempo realmente impiegate
b) Dall’attitudine
c) Dalla qualità dell’istruzione
d) Dalla perseveranza nell’applicazione
BLOOM partendo dalla valorizzazione di questi fattori, ha elaborato la strategia dei mastery
learning. Questa strategia presupponeva il raggiungimento di un elevato grado di apprendimento
dalla maggior parte degli studenti, se si creano condizioni favorevoli alle caratteristiche e al
bisogno individuale. La strategia consente il raggiungimento della PADRONANZA degli obiettivi
cognitivi a quasi tutti gli allievi.
L’APPRENDIMENTO COOPERATIVO
"L'apprendimento delle abilità sociali è [..] il frutto di un esercizio intenzionale di contatto e di
confronto con gli altri che è possibile realizzare a scuola attraverso lavori di gruppo strutturati
secondo metodi di lavoro attivi come, ad esempio, l’apprendimento cooperativo.
Si tratta di un metodo che trova origine e legittimazione negli studi e nel pensiero di John Dewey e
nella sua convinzione che la scuola sia una comunità sociale privilegiata, poiché consente
l'esercizio della democrazia.
A caratterizzare la struttura cooperativa, infatti, è proprio la concreta possibilità di attivare la
collaborazione e l'aiuto reciproco" (F.P. Minerva, 2002) attraverso un clima relazionale positiva che
consente di evidenziare come le abilità sociali non sono innate, ma si apprendono all'interno di
contesti e relazioni.
Inoltre, l'interazione produce un processo di generazione di idee e soluzioni in un'atmosfera di
rispetto tra pari.
La relazione interattiva all'interno di un gruppo consente di sperimentare vari ruoli e funzioni come:
a) l'identificazione dei modi per migliorare l'efficacia delle relazioni all'interno del gruppo;
LA VERSIONE DI GOLEMAN
L’intelligenza emotiva è la capacità di servirsi di meta-abilità nella gestione dell’esperienza
emotiva, ovvero la capacità di riconoscere i nostri sentimenti e quelli degli altri, di motivare noi
stessi, di persistere nel perseguire un obiettivo nonostante la frustrazione, di gestire positivamente
le nostre emozioni, tanto interiormente, quanto nelle relazioni sociali.
COME SI SVILUPPA?
Sviluppare un alto grado di autoconsapevolezza
Gestire le proprie emozioni
Motivare sé stessi
Sviluppare capacità di comunicazioni efficaci
Sviluppare competenze nei rapporti interpersonali
SVILUPPARE UN ALTO GRADO DI CONSAPEVOLEZZA
L’autoconsapevolezza rappresenta il punto fondamentale dell’intelligenza emotiva poiché solo
attraverso di essa è possibile massimizzare i risultati che si ottengono con la comunicazione
efficace, con l’esperienza interpersonale e la capacità di auto-motivarsi.
L’intelligenza emotiva ha inizio solo quando l’informazione affettiva entra nel sistema percettivo.
LA BASE
Quando valuti qualcosa entrano in gioco le tue impressioni, le interpretazioni, le considerazioni e le
aspettative che hai su te stesso, sugli altri e sulle diverse situazioni.
In qualunque interazione sociale è la valutazione non il comportamento a causare la
reazione
Le tue valutazioni sono solo tue, ciò significa che hanno un valore solo per te
IMPARA QUALI SONO LE TUE INTENZIONI
Le intenzioni possono riferirsi a desideri immediati quindi a breve termine sia a quelli a lungo
termine.
La difficoltà che porta a ignorare le intenzioni è dovuta al fatto che vediamo la nostra intenzione
palese ma non ciò che è scritto nel taccuino segreto dei nostri desideri.
COSA SI PUO’ FARE PER DIVENTARE CONSAPEVOLI DELLE PROPRIE INTENZIONI?
Presta fede al tuo comportamento:
In genere un comportamento si verifica quando una spinta intenzionale prevale sulle altre
Fidati di quello che fai
Se lo hai fatto è perché qualcosa ti ha spinto, la tua intenzione prevalente è quella
Esplorala e dalle un nome
Fidati dei sentimenti:
Ti senti felice? Soddisfatto? Molto probabilmente è che una situazione che ti corrisponde, che ha
soddisfatto un tuo desiderio.
SII ONESTO CON TE STESSO
LEZIONE 05/12/2023
IMPOTENZA APPRESA
Un concetto opposto alla percezione di auto-efficienza, invece, è quello di impotenza appresa.
Si riferisce ad un atteggiamento rinunciatario, poco propenso a cercare di modificare il corso degli
eventi, maturato in seguito all’esposizioni prolungata e ripetuta a situazione negative e reputate
come incontrollabile.
Si tratta di una condizione chiaramente pericolosa e molto personalizzante per l’apprendimento e
l’integrazione sociale della persona.
Intimamente connessa allo stile di attribuzione vi è un’altra variabile negativa: LA PERCEZIONE
AUTOEFFICIENZA
Si tratta della convinzione che ogni allievo ha sulla propria capacità di raggiungere i livelli
desiderati nella esecuzione dei compiti. Questa autoconsapevolezza del proprio livello di efficacia
ha effetti sostanziali sulla loro capacità di apprendimento e sulla costruzione di un buon livello di
autostima e di identità psicologica. Dipende da molteplici fattori personali, ma risente fortemente
anche dall’atteggiamento ottimistico dell’insegnante, che può trasmettere fiducia all’allievo e
aiutarlo a rimodellare le proprie percezioni individuali.
La percezione di autoefficacia è uno degli elementi che contribuisce alla strutturazione
dell’autostima dell’allievo, la quale riassume il complesso di valori e di sentimenti che si
provano per molti aspetti della propria persona.
AUTOATTRIBUZIONI: OVVERO LA RELAZIONE TRA LOCUS OF CONTROL E
APPRENDIMENTO
Esempio di relazione tra le dimensioni della stabilità e internalità con 4 tipi di attribuzione per
spiegare un risultato positivo di apprendimento.
Abilità (stabile e interna)
Impegno (sforzo, instabile e interna)
Fortuna (instabile e esterna)
Facilità del compito (stabile e esterna)
Il soggetto può ritenere di aver superato un esame perché si è impegnato molto.
Lo sforzo è interno perché dipende dalle caratteristiche del soggetto.
È instabile perché l’impegno può esserci o non esserci, dipende dalla volontà.
La dimensione della stabilità arricchisce il costrutto di locus del controllo.
È evidente che la motivazione ad impegnarsi è accresciuta dalla consapevolezza che tale impegno
contribuirà al successo.
Questa consapevolezza è di carattere metacognitivo, ovviamente legata ad aspetti emozionali e
motivazionali e di personalità come può essere la considerazione sulla fortuna.
In bambini normali in genere c’è simmetria tra attribuzione di impegno e risultati positivi.
In bambini molto intelligenti ma con difficoltà di apprendimento spesso si verifica una asimmetria
che è in relazione con una bassa autostima.
In bambini con disturbi di apprendimento hanno minori attribuzioni di impegno soprattutto per gli
insuccessi.
L’attribuzione comunque non è un dato irreversibile della personalità, ma può essere
modificata dall’esperienza e dall’insegnamento (valenza della cultura).
LA PERCEZIONE DI AUTOEFFICIENZA
Rappresenta un concetto con valenza fortemente individuale, in quanto non è condizionata solo
dalle autovalutazioni che l’allievo può effettuare, ma anche dell’importanza che egli attribuisce a
tali processi di automonitoraggio. In altre parole, quello che maggiormente conta è il rapporto fra le
autovalutazioni e le aspirazioni personali.
Per sapere se un allievo ha un’alta o una bassa autostima dobbiamo considerare:
Sia cosa pensa di sé
Sia come vorrebbe essere in quel contesto e vedere che discrepanza esiste fra le due
autovalutazioni
Se la differenza è piccola, l’autostima sarà alta, perché la persona pensa di corrispondere ai suoi
desideri, alle sue aspirazioni e ambizioni.
LE VARIABILI EMOTIVO-MOTIVAZIONALI
Oltre alle competenze strategiche messe in evidenza, la strutturazione di un atteggiamento
metacognitivo e di una capacità di controllo dei propri processi dipende da una serie di variabili di
tipo emotivo-motivazionale, come:
Gli stili di attribuzione
La percezione di autoefficacia
L’autostima
I quali considerano condizionano pesantemente il livello di motivazione e apprendimento.
Con la dizione di stile di contribuzione o locus of control si fa riferimento alla tendenza dell’allievo
ad attribuire le cause dei propri successi ed insuccessi a fattori interni, come lo sforzo profuso o a
fattori esterni, come la fortuna e l’eventuale aiuto fornito dall’educatore.
LEZIONE 06/12/2023
La motivazione secondo Boscolo comprende 3 aspetti:
1. MOTIVAZIONE ESTRINSECA
2. MOTIVAZIONE INTRINSECA
3. MOTIVAZIONE AL SUCCESSO
ES Marco, è un ragazzo con disabilità intellettiva e di grado lieve
DEVE SVOLGERE UNA CONSEGNA IN CLASSE: “leggi la pagina di testo e prova a ripetere
quello che hai capito”
Marco è motivato?
La pagina contiene troppo testo, privo di organizzazione anticipati, indici testuali, immagini
L’argomento è molto distante dai suoi campi esperienziali o di interesse
Riconosce i suoi limiti a causa dei continui insuccessi
Ha difficoltà nell’elaborazione, nel recupero delle informazioni
La lettura è lenta e commette molti errori
Spesso viene deriso dai compagni quando sbaglia
È in grado di predire la sua presentazione e il risultato quasi sempre negativo.
ASPETTI MOTIVAZIONALI
La percezione di aver superato un compito porta al desiderio di perseguire nell’impegno, mentre la
continua frustrazione determina la rinuncia ad accettare la sfida cognitiva, nella convinzione di non
riuscire a controllare la situazione.
COMPONENTI DELL’AUTOSTIMA
SOCIALE soddisfazione nei rapporti con gli altri, accettazione all’interno del gruppo o sentimenti
riguardo a sé come amici degli altri.
CORPOREA accettazione del proprio aspetto fisico
SCOLASTICA valore di sé come studente, può non corrispondere al reale rendimento
scolastico
FAMILIARE comprende il vissuto familiare, il sentirsi considerati e sicuri dell’amore e del
rispetto dei propri familiari.
GLOBALE apprezzamenti generici su sé stessi
AUTOSTIMA senso soggettivo e duraturo del proprio valore personale, basato su auto-
percezioni. Il modo di percepire sé stessi dipende dalle esperienze, come conoscenza delle cose
acquisite attraverso prove fatte da noi stessi, e dal giudizio altrui, l’opinione, cioè, e il parere delle
persone che ci circondano in merito a noi stessi.
Una valutazione di questa auto-percezione comporta inevitabilmente delle reazioni e degli stati
emotivo-affettivi che influiscono sui diversi livelli di autostima.
LA COSCIENZA: COS E’?
Il termine coscienza genericamente viene adoperato per indicare in consapevolezza di ciò che
avviene in noi, ossia quell’interiore conoscimento che ciascuno ha del bene e del male liberamente
operato e dal giudizio che ha dei suoi sentimenti e azioni in relazione ai principi della propria
morale.
La COSCIENZA è quel sistema di interazione che mette in relazione le operazioni di monitoraggio
(quando la mente risale dal processo cognitivo alla sua valutazione metacognitivo) con quello di
controllo vero e proprio (quando la mente passa dal livello metacognitivo a quello di gestione dei
processi cognitivi).
METACOGNIZIONE a questo punto è necessario farsi una domanda: avere una buona
conoscenza delle strategie è sufficiente per garantire un buon apprendimento e una buona
prestazione?
Sembra che la semplice conoscenza non sia sufficiente: la possibilità di impiegare una strategia in
modo efficace dipende strettamente della meta-conoscenza. Quindi una capacità di utilizzare al
meglio la conoscenza.
MA CHE COS’È LA METACONOSCENZA?
Si parla di METACONOSCENZA:
Quando si fa riferimento a ciò che noi conosciamo dal funzionamento dei nostri processi di
conoscenza.
Quando si fa riferimento a che cosa conosciamo, ma soprattutto su come conosciamo.
La meta-conoscenza è quella funzione cognitiva che è capace di prendere le distanze
dall’identificazione con gli stati mentali (che la memoria immediatamente mette in atto) per
osservarli e riflettere su sé stessi.
LA CONOSCENZA METACOGNITIVA
METACOGNIZIONE tipologia: associazioni, informazioni, regole, esperienze privilegiate;
processi metacognitivi di controllo.
CONOSCENZA METACOGNITVA si riferisce alle idee che un individuo ha sviluppato sul
funzionamento sociale. Queste idee includono: impressioni, intuizioni, nozioni, sentimenti, auto
percezioni, ecc...
STRATEGIE = F (conoscenza metacognitiva), possiamo affermare che PROCESSI = F (strategie)