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Costabile 04/12/2023

Rispetto alla metacognizione quello che cercheremo di mettere in evidenza tre aspetti:
1. background teorico: La mente è al centro dei processi cognitivi. I processi di controllo , monitoraggio
e valutazione, servono per capire se il metodo che stiamo utilizzando procede bene. Le teorie di
riferimento sono:
• -teoria pluralistica (Gardner): rappresenta un punto di svolta nello studio dell’intelligenza. Prima della
sua teoria delle intelligenze multiple infatti la valutazione del Quoziente Intellettivo (IQ) veniva
calcolata in base a due sole tipologie di intelligenza, quella logica e quella linguistica, che per molti
studiosi rappresentavano il concetto di intelligenza generale. Oltre a questi due tipi d’intelligenza,
vanno considerate per Gardner altre sei tipologie di intelligenza: musicale, cinestetica corporea,
interpersonale, intrapersonale, spaziale, naturalistica.
• -teoria modulare della mente (Fodor): nella seconda metà degli anni '80, Fodor, un rinomato
psicolinguista considerato oggi come il vero padre della scienza cognitiva, ipotizzò che la mente fosse
costituita da un insieme di moduli innati ciascuno dei quali con un'attività specifica altamente
specializzata. La mente non sarebbe più un organo computazionale seriale dal funzionamento
unitario, ma piuttosto un insieme integrato e coordinato di funzioni specializzate.
• -teoria degli 'script' Schank: l'intelligenza artificiale viene vista come la metafora della mente. Gli
script o copione sono alla base della conoscenza umana, ad ogni situazione di conoscenza
corrisponde una sequenza di azioni o di routine o standard. Il nuovo si conosce e interpreta solo
attraverso quello che gia c'è. Gli script vengono visti come schemi contenenti sequenze organizzate
di azioni, per descrivere situazioni della vita di ogni giorno. La teoria degli script è molto importante,
corrisponde a routine e azioni standard che però non devono bloccare il pensiero. La metacognizione
di basa anche su questo, ci aiuta a capire come funzionano le strategie mentali.
• -teoria della società della mente Minsky: secondo Minsky la mente funziona in modo simile ad una
società di agenti con uno specifico compito. Ogni agente svolge il suo compito senza impegnare per
intero la mente. Quando una persona svolge più azioni possono avvenire dei conflitti, che a loro volta
danno vita a tensioni. La divisione dei lavori in attività ben definite (operazionismo) caratterizza la
società ma anche la mente. La mente è come una società complessa, regolata da organizzazione delle
risorse e delle potenzialità.
2. definizioni;
3. applicazioni.
La mente è al centro dei processi cognitivi. I processi di controllo , monitoraggio e valutazione, servono per
capire se il metodo che stiamo utilizzando procede bene.

La metacognizione viene considerata interdisciplinare (troviamo la psicologia, la filosofia, l'informatica ecc.),


mette insieme diverse discipline, dunque non basta solo l'approccio cognitivista.
Il termine metacognizione viene usato per designare la consapevolezza ed il controllo che l’individuo ha dei
propri processi cognitivi. La metacognizione, dunque, permette di approfondire i nostri pensieri e, quindi,
anche di conoscere e dirigere i nostri processi di apprendimento.
Il termine “metacognizione” fu coniato agli inizi degli anni Settanta dallo psicologo dell’età evolutiva John H.
Flavell sulla conoscenza riguardo alla memoria e alle attività di memorizzazione che egli chiamò
«metamemoria».

Flavell iniziò ad interessarsi alle conoscenze e ai processi delle attività cognitive, furono quindi introdotti
termini più specifici, quali per esempio meta-comprensione, meta-memoria e meta-attenzione, per indicare
la riflessione relativa all’attività cognitiva nella lettura e nelle situazioni attentive. L’attività metacognitiva ci
permette, tra l’altro, di controllare i nostri pensieri, e quindi anche di conoscere e dirigere i nostri processi di
apprendimento.
Un deficit nella metacognizione causa una grande vulnerabilità a livello affettivo e sociale. Alcune
conseguenze potrebbero essere: ridotta comprensione dell’altro, incapacità nel contestualizzare l’evento,
difficoltà nella capacità di risolvere i problemi (problem solving), sia personale sia relazionale.
Le attività cognitive della metacognizione sono:
• pianificazione:come procedere per risolvere un problema ,elaborare strategie;
• previsione: stimare il risultato di attività cognitiva specifica (fare programma specifico);
• guida: testare, rivedere e accomodare le strategie (monitorare);
• transfer e generalizzazione di una strategia di soluzione di problemi applicata ad altri contesti:
completo il percorso, riesco a concludere ciò che mi ero pianificata, generalizzo se ho avuto un buon
risultato ripropongo il metodo usato in precedenza, che ha portato buoni risultati.

05/12/2023

Secondo Jean Piaget lo sviluppo cognitivo si verifica attraverso l’assimilazione di informazioni e gli scambi
che avvengono direttamente con l’ambiente, permettendo in questo modo di strutturare delle
rappresentazioni mentali, schemi cognitivi, ben organizzati. Lo lo sviluppo cognitivo consente di acquisire
informazioni dall’ambiente per immagazzinarle, attraverso rappresentazioni mentali, che permettono di
essere utilizzate in momenti successivi della propria esistenza.
L'assimilazione consiste nella capacità di selezionare e incorporare nuove esperienze e informazioni agli
schemi già in possesso, mentre l'accomodamento è il meccanismo opposto, ossia la modificazione dei
comportamenti e degli schemi cognitivi preesistenti in relazione al contesto circostante.

Secondo Vigotskij lo sviluppo cognitivo è il risultato delle interazioni con altre persone più competenti e più
esperte. Sono queste persone che passano al bambino gli strumenti necessari per l'attività intellettuale.
Qualsiasi progresso del bambino in campo intellettuale risiede nelle sue radici dei contesti culturali e
interpersonali. L'esperienza di relazione e comunicazione che fa produce in lui la nascita della coscienza e del
pensiero, delle attività psichiche superiori.

L'elaborazione umana dell'informazione (HIP) è un quadro di riferimento teorico che vede la mente umana
intervenire sull'informazione proveniente dagli organi sensoriali, trasformandola in base a scopi, aspettative
ed esperienze passate del soggetto. L'elaborazione umana dell'informazione è una delle due correnti
essenziali del cognitivismo assieme a quella ecologica, si ritiene che la mente ha la capacità di adattarsi
naturalmente alle strutture di informazioni presenti nell'ambiente senza le operazioni di rielaborazione. Il
cognitivismo, dunque, si concentra sullo studio di processi quali percezione, memoria, ragionamento,
problem solving, linguaggio, con cui l’individuo acquisisce e trasforma le informazioni provenienti
dall'ambiente, elaborando conoscenze che influiscono in maniera determinante sul comportamento.

Con la meta cognizione riprendiamo due concetti, la mente e la coscienza (consapevolezza). L'introspezione
è il metodo che permette di sviluppare quella capacità di guardarsi dentro essendo consapevoli di
motivazione, emozioni e sentimenti personali (introspezione emotiva e introspezione personale). Alcune
persone hanno una buona capacità di autoanalisi introspettiva. Alcuni studi sull’autoconsapevolezza, hanno
mostrato che una personalità introspettiva può dare più facilmente giudizi negativi su di sé (con ripercussioni
negative sull’autostima) e ansia.

Ognuno di noi ha a disposizione uno strumento potente e straordinario: il nostro cervello. Questo potente
organo è in grado infatti di organizzare e coordinare tutte le funzioni del corpo e gestisce pensieri, parole ed
emozioni. Alcune volte può capitare che la nostra memoria faccia degli errori. Il fenomeno dei falsi ricordi, in
psicologia è ciò che viene chiamato “effetto Mandela”. Per falso ricordo si definisce una rievocazione distorta
di un ricordo preesistente o addirittura di un evento mai accaduto realmente. Il falso ricordo così formatisi è
vivido e autentico similmente ai normali ricordi, e sarà vissuto dal soggetto come veritiero.
Nel 2010, questo fenomeno di falsa memoria condivisa è stato soprannominato "effetto Mandela"
dall'autodefinita "consulente paranormale" Fiona Broome, in riferimento al suo falso ricordo della morte in
prigione del leader sudafricano anti-apartheid Nelson Mandela negli anni '80 (in realtà è morto nel 2013,
dopo essere stato presidente del Sudafrica dal 1994 al 1999).

Cornoldi (1990, 1995) evidenzia i processi metacognitivi di controllo, tra i quali l’orientamento generale, la
problematizzazione, l’attivazione di conoscenze implicite, il coordinamento dei processi, la valutazione dei
risultati, la spiegazione di un insuccesso, il proporre un nuovo piano. Il controllo metacognitivo consente di
esercitare scelte, valutazioni e applicazioni delle strategie di soluzione di qualsiasi compito, permettendo di
realizzare una proficua attività di problem solving. Processi coinvolti sono:
• autocontrollo: controllare l'andamento attività e livello di attenzione.
• autogestione: capacità di produrre comportamenti appropriati;
• autoregolazione: comportamenti intenzionali e non.
• automonitoraggio: autovalutazione del comportamento.
Nella metacognizione è tutto autonomo e individuale.

Secondo Brown e al. (1983), Brown (1987), il concetto di metacognizione ha due significati differenti:
1. la metacognizione designa la conoscenza che un soggetto ha del proprio funzionamento cognitivo e
di quello altrui, la maniera in cui può prenderne coscienza e renderne conto;
2. più recentemente questo termine é venuto a designare sia i meccanismi di regolazione, sia quelli di
controllo del funzionamento cognitivo.
Questi meccanismi fanno riferimento alle attività che permettono di guidare e regolare l'apprendimento e il
funzionamento cognitivo nelle situazioni di risoluzione di problemi. Attualmente entrambi i concetti
sottendono il termine metacognizione. Troviamo strategie di:
• predizione: il livello di prestazione in un compito o la stima del grado di difficoltà di una prova che si
sta per affrontare;
• pianificazione: la capacità di organizzare le azioni che portano ad un obiettivo;
• monitoraggio: il controllo che un individuo esercita su una attività cognitiva che sta svolgendo;
• valutazione: la capacità di mettere alla prova una strategia di apprendimento ed eventualmente
modificarla.

La teoria della mente è la capacità di intuire o comprendere gli stati mentali propri e altrui, i pensieri, le
credenze, i ragionamenti, le inferenze, le emozioni, le intenzioni e i bisogni sulla base dell’osservazione del
comportamento e del contesto e dell’inferenza di significato. La teoria della mente si sviluppa durante i primi
anni di vita grazie a una sana interazione con le figure di riferimento e permette di avere uno specchio sulle
proprie e altrui capacità cognitive. Non sempre una credenza di una persona rispecchia l’effettivo stato di
cose nella realtà, ma al contrario le azioni possono essere determinate da pensieri, credenze erronee su come
stanno realmente i fatti in un determinato momento, possono essere non corrispondenti al vero.

Dai 2 ai 4 anni il gioco del “far finta” rappresenta per il bambino l’opportunità di fare una esperienza creativa,
simbolica, motoria e sensoriale. Il bambino dimostra di avere una capacità di pensiero nuova che gli consente
di vedere oltre le cose, sviluppando la fantasia e l’immaginazione. Questo è possibile grazie alla capacità
rappresentativa del pensiero, che gli permette di creare nella sua mente cose, persone e situazioni,
indipendentemente dalla loro reale presenza, creando associazioni mentali e di somiglianze che gli
permettono di far diventare un oggetto qualcosa di diverso.

La didattica metacognitiva è un approccio di insegnamento che mira a stimolare l’acquisizione di conoscenze,


abilità e strategie metacognitive negli studenti. Nell’ottica di promuovere l’apprendimento efficace e
autonomo, l’obiettivo è quello di sviluppare capacità di comprensione e regolazione dei propri processi
cognitivi, nonché fornire agli studenti gli strumenti necessari per acquisire maggiori competenze
metacognitive.
I principi fondamentali della didattica metacognitiva includono:
• l’autoregolazione: fa riferimento alla capacità di monitorare e di controllare il proprio
apprendimento, ad esempio, tramite l’uso di strategie di studio efficaci;
• la riflessione: implica la capacità di riflettere sulle proprie conoscenze, sul proprio processo di
apprendimento e sulle proprie strategie, in modo da identificare punti di forza e debolezza;
• l’autovalutazione: permette agli studenti di valutare le proprie prestazioni in modo critico e
obiettivo;
• l’autoefficacia: si riferisce alla fiducia che gli studenti hanno nella propria capacità di apprendere e
di raggiungere i propri obiettivi di apprendimento.

La didattica metacognitiva può anche contribuire allo sviluppo di competenze trasversali, come appunto la
capacità di risolvere problemi e di prendere decisioni. Infatti, può essere insegnato agli studenti l’utilizzo di
strategie di problem solving, come la scomposizione del problema e la valutazione delle possibili soluzioni,
può incrementare l'autostima e la motivazione. La didattica metacognitiva permette agli studenti di avere
eccellenti risultati per quanto riguarda prestazioni di memoria, la matematica, la lettura, la scrittura e riduce
i disturbi dell'attenzione.

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