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Che cos’è l’intelligenza?

Corso per TFA sostegno 2019


Che cos’è l’intelligenza?

Non esiste una definizione univoca di intelligenza, ma


quella che trova più accordo tra gli studiosi è

La capacità di produrre un comportamento adattivo e


funzionale al raggiungimento di uno scopo,

un comportamento che affronti con successo le sfide


dell’ambiente e che permetta di realizzare gli scopi
prefissati.
TEORIE SCIENTIFICHE e
DEL SENSO COMUNE

 Teorie del Senso Comune (implicite):

 Sono concezioni “ingenue” dei non esperti:


emergono negli scambi comunicativi quotidiani
 Sono prodotte mediante processi di ri-costruzione
sociale
 Sono rappresentazioni sociali (S. Moscovici)
Teorie implicite

 La gente comune include nel concetto di


intelligenza:

1. Capacità di risolvere problemi


2. Capacità verbale
3. Competenza sociale
TEORIE SCIENTIFICHE e
DEL SENSO COMUNE

 Teorie Scientifiche (esplicite):

 2 approcci allo studio dell’intelligenza


 Unitario
Teorie strutturaliste di tipo psicometrico (test QI)
Teorie UNITARIE-GLOBALI MATURATIVE : La Teoria
Piagetiana (J. Piaget, Cognitivismo)
Teorie fattoriali (Spearman)
 Multiplo
Teoria delle Intelligenze Multiple (H. Gardner)
Teoria Triarchica dell’intelligenza (R. Sternberg)
TEORIE UNITARIE-GLOBALI
MATURATIVE

 La Teoria Piagetiana:

La teoria di Piaget identifica l’intelligenza come la


capacità crescente che ha la mente di ragionare su
entità astratte e sull’adattamento.

Lo sviluppo dell’intelligenza secondo Piaget,


corrisponde allo sviluppo della capacità di pensare
logicamente. La logica viene considerata da Piaget
come un processo che libera il pensiero e che
consente agli individui di pensare alle cose più
svariate.
Piaget

 Lo sviluppo dell’intelligenza procede da ciò che è concreto a ciò che è


astratto. Piaget, nella sua teoria sullo sviluppo dell’intelligenza, fa
riferimento a differenti stadi o periodi:

 Periodo sensomotorio (0-2 anni). L’intelligenza assume la forma di


azioni motorie; utilizza i sensi e le abilità motorie per esplorare e
relazionarsi con ciò che lo circonda
 Periodo pre-operazionale (2-7 anni). L’intelligenza è intuitiva;
egocentrismo intellettuale, ovvero il punto di vista delle altre persone
non è differenziato dal proprio, ancora non padroneggia le nozioni di
quantità, classe e relazione
 Periodo delle operazioni concrete (7-11 anni). La struttura cognitiva
è logica ma dipende da contesti concreti;ha la nozione di quantità e
classe
 Periodo delle operazioni formali (11-15 anni). Il pensare implica
astrazioni.
Teorie fattoriali dell’intelligenza:
Spearman

 In qualsiasi prestazione cognitiva intervengono


due fattori: un fattore g, generale, che interviene
in tutte le più diverse prestazioni cognitive;

 un fattore s, specifico di una particolare abilità


cognitiva. La performance ad uno specifico test di
intelligenza è data dall’intervento di una capacità
mentale generale (g) e di un’attitudine mentale
specifica (s)
Struttura dell’intelligenza:
Spearman

 l’intelligenza è una capacità generale, detta fattore g


trasversale e comune a diverse abilità specifiche

 le abilità specifiche costituiscono i fattori secondari, fattori


s,come abilità linguistica, spaziale, aritmetica

Quanto maggiore è il valore di “G” tanto meglio l’individuo


dovrebbe riuscire in un test di intelligenza.
TEORIE MULTIPLE
DELL’INTELLIGENZA

A metà del XX secolo, l’attenzione si spostò


proprio su quelle componenti separate
specifiche dell’intelligenza che Spearman
sosteneva essere sottese da un fattore
generale
Struttura dell’intelligenza:
Thurstone (1938, 1962)

Thurstone (1938) propone una definizione di intelligenza


caratterizzata da 7 abilità primarie che si collocano nella
medesima posizione nell’articolazione dell’intelligenza:

1. Comprensione verbale
2. Fluidità verbale
3. Capacità numerica
4. Visualizzazione spaziale
5. Memoria
6. Ragionamento
7. Velocità percettiva
Struttura dell’intelligenza:
Guilford (1967)

Guilford (1967) sostiene che L’intelligenza si compone e si articola


in un numero elevato di abilità distinte ed autonome,
specializzate per compiti specifici.

Sono state individuate 120 differenti capacità.


 Il pensiero convergente viene attivato nelle situazioni che
permettono un’unica risposta pertinente
 il pensiero divergente (o creativo) è attivato nelle situazioni che
permettono più vie di uscita. Esso si caratterizza per i seguenti
aspetti:
 Fluidità
 Flessibilità
 Originalità
 Elaborazione
 Valutazione
Struttura dell’intelligenza:
Guilford (1967;1982)
 120 abilità mentali (150 nel 1982):
Operazioni:
attività che la
mente compie
con le
informazioni
che riceve dai
sistemi
percettivo-
sensoriali.

Contenuti: fanno riferimento alla natura delle informazioni


Prodotti: forma assunta dall’informazione quando viene elaborata
Struttura dell’intelligenza
Gardner (1983)

9 abilità:
1. Intelligenza linguistica
2. Intelligenza musicale
3. Intelligenza logico-matematica
4. Intelligenza spaziale
5. Intelligenza corporeo-cinestesica
6. Intelligenza intrapersonale
7. Intelligenza interpersonale
8. Intelligenza naturalistica
9. Intelligenza esistenziale
Teoria tripartita dell’intelligenza
(Sternberg, 1985)

analitica Analizza- confronta-valuta

pratica

creativa
Applica-usa-utilizza

Crea-progetta -inventa
L’INTELLIGENZA EMOTIVA
Goleman-Sternberg-Salovey-Mayer

Quando si parla di intelligenza emotiva ci si riferisce dunque alla capacità


di:
tenere a freno un impulso , avere consapevolezza delle proprie emozioni
leggere i sentimenti intimi altrui, gestire senza scosse la relazione con gli
altri

Colui che si adira per ciò che deve e con chi deve, e inoltre come, quando e
per quanto tempo si deve, può essere lodato (Aristotele, Etica nicomachea)

Un’inchiesta fatta a livello mondiale riporta dati un po’ allarmanti: nell’attuale


generazione di bambini è presente un maggio numero di problemi
emozionali rispetto a quella precedente . Oggi i giovanissimi sono:

più soli e depressi / più rabbiosi e ribelli / più nervosi e inclini alla
preoccupazione / più impulsivi e aggressivi
Il concetto di intelligenza
Sternberg e Salovey estendono queste abilità a 5 ambiti principali:
1. Conoscenza delle proprie emozioni: cioè la capacità di riconoscere
un sentimento nel momento in cui si presenta
2. Controllo delle emozioni: la capacità di controllare i sentimenti in
modo che siano appropriati si fonda sull’autoconsapevolezza :
capacità di calmarsi, di liberarsi dall’ansia, dalla tristezza,
dall’irritabilità ecc. Diversamente ci si trova continuamente a dover
combattere contro sentimenti tormentosi ( capacità di modulare la
sofferenza, piuttosto che evitarla o evacuarla)
3. Motivazione di sé stessi: la capacità di dominare le emozioni per
raggiungere un obiettivo permette di: concentrare l’attenzione,
trovare motivazione, controllo di sé, essere creativi. La capacità di
ritardare la gratificazione e di controllare gli impulsi è alla base di
qualunque tipo di realizzazione (Concentrazione e controllo non
attraverso una scissione, ma una modulazione. Processo primario e
secondario)
4. Riconoscimento delle emozioni altrui: empatia ‘provare
dentro’. La mancanza di empatia ha un elevato costo
sociale (progetto europeo per lo sviluppo delle emozioni
nelle elementari).
5. Gestione delle relazioni: capacità di dominare le emozioni
altrui. La capacità di continuare a ‘pensare’ anche in
situazioni di turbolenza prodotta dalle emozioni degli altri.
Questo sono le abilità che aumentano la popolarità, la
leadership, l’efficacia interpersonale
Il nostro livello di capacità ha una base neurale, però il cervello
è plastico e impegnato costantemente in processi di
apprendimento
Le eventuali carenze nelle capacità empatiche possono essere ‘corrette’
secondo questi autori. In America si sono preparati piani di intervento
nelle comunità, di educazione emozionale
AUTOCONSAPEVOLEZZA
E’ la continua attenzione ai propri stati interiori. La mente
osserva e studia l’esperienza, comprese le emozioni.
L’autoconsapevolezza permette il passaggio dall’agito
all’azione. E’ la differenza che passa fra l’essere travolti da
una furia omicida verso qualcuno e il pensare
introspettivamente ‘ecco quello che sto provando è collera’
essere consapevoli di sé significa essere consapevoli sia del
nostro stato d’animo che dei nostri pensieri su di esso
Questa sensibilità è posseduta in gradi diversi e può essere
più o meno equilibrata .
Mayer classifica diverse categorie di persone a seconda del
modo in cui percepiscono e gestiscono le proprie emozioni:

•autoconsapevoli: il loro essere attenti alla propria vita


interiore li aiuta a controllare le emozioni. Sono individui
autonomi che godono di una buona saluta psicologica
•i sopraffatti: sono spesso sommersi dalle proprie emozioni
e incapaci di sfuggir loro. Sono volubili e non pienamente
consapevoli dei propri sentimenti. Spesso si sentono
sopraffatti.
•I rassegnati: sebbene abbiano spesso idee chiare sui propri
sentimenti tendono ad accettarli senza cercare di modificarli
(v. la sofferenza depressiva)
Affrontare le emozioni
Il saper controllare le proprie emozioni penose è la chiave
del benessere psicologico e i sentimenti estremi minano la
nostra stabilità ed equilibrio. E’ importante che ci sia un
equilibrio fra momenti positivi e negativi, perché la
sofferenza non superi la capacità della mente di tollerarla
(stress).
Da esperimenti si evince che il cervello è costruito fin da
principio per rispondere all’espressione di emozioni
specifiche. L’empatia è una premessa biologica.
Per essere empatico, il soggetto deve essere abbastanza
calmo e recettivo da poter ricevere i sottili segnali
emozionali emessi dall’altra persona e mimarli nel proprio
cervello emozionale
Le prove psicometriche
Quali prove danno la misura dell’intelligenza?

 Prove di laboratorio (es. tempi di reazione


semplice e di scelta – è in relazione al tempo di
automatizzazione ma è una misura indiretta e
quindi imperfetta)
 Prove psicometriche (misure lievemente
migliori)
Caratteristiche di un buon test

 Attendibilità: stabilità e replicabilità delle misure;


 Validità: il test misura ciò che si propone di
misurare;
 Standardizzazione: la misura del singolo può
essere confrontata con i risultati ottenuti da un
campione ampio e rappresentativo della
popolazione.
Alfred Binet

Binet (1898) si focalizzò sullo studio


dell’intelligenza per affrontare un problema
pratico. Le autorità educative francesi, infatti, lo
incaricarono di sviluppare uno strumento in grado
di misurare i benefici dell’educazione scolastica, al
fine di discriminare i bambini che avevano buone
possibilità di affrontare gli studi con i programmi in
vigore, da quelli che invece non erano in grado di
farlo e che avrebbero dovuto frequentare le classi
speciali.
La scala Binet-Simon, prevedeva compiti
appartenenti ad ambiti diversi (memoria,
comprensione di parole, frasi e immagini).
Infatti, secondo Binet l’intelligenza non era un
costrutto unitario, ma multiplo, cioè costituito
da varie abilità.
I compiti venivano organizzati in ordine
crescente di difficoltà.
Per valutare la capacità di discriminazione del
suo test, Binet effettuò una comparazione
rispetto ai voti ottenuti dai ragazzi a scuola.
L’età mentale
Binet introdusse il concetto di età mentale. Infatti,
aveva osservato che vi è un normale incremento
delle capacità mentali associato all’età.

L’idea alla base del test creato da Binet era che


un bambino di 5 anni “medio” sarà in grado di
risolvere problemi idonei a quella fascia d’età, ma
non quelli adeguati ad un bambino di 7 anni.

Se il bambino ha un’EM superiore a quella


cronologica sarà più intelligente dei bambini della
sua stessa età, se l’EM è inferiore avrà dei deficit
intellettivi.
Critica al concetto di EM

L’EM ha sempre lo stesso significato, cioè è


possibile che bambini di età diverse abbiano
la stessa EM (per es. un bambino di 5 anni
con EM 7 e un bambino di 10 anni con EM 7),
ma dire che hanno lo stesso tipo di
intelligenza è assai improbabile!
La misurazione dell’intelligenza

 Stenford voleva una misurazione


dell’intelligenza che potesse essere usata per
confrontare direttamente le persone. Nasce il
Q.I:

 Età mentale/ Età cronologica x 100

 La scala Stenford-Binet: la standardizzazione


determina quali prove corrispondono a quali età
mentali.
Il QI di rapporto

Il QI o Quoziente intellettivo fu introdotto per


superare i problemi legati al concetto di EM:

QI = EM / EC * 100

In questo modo era possibile specificare l’esatta


collocazione di un individuo rispetto ai soggetti
della stessa età.
QI= 8/7*100=114
QI di rapporto

Il 95% della popolazione ha un QI tra 70 e 130

E’ considerato normale un QI= 90-110


Normale ottuso : QI =80-90
Borderline: QI=70-80
Insufficente mentale: <70
Critica al QI

 Ma il QI di rapporto è strettamente legato al tipo


di test che viene somministrato, in realtà
nessun tipo di test riesce ad esplorare tutti gli
aspetti del complesso costrutto che noi
chiamiamo intelligenza.

 Il QI di rapporto va sempre rapportato alle


singole prove che costituiscono il test.
Le scale di intelligenza di Wechsler

 Wechsler definisce l’intelligenza come “La


capacità generale di un soggetto di capire e far
fronte al mondo circostante”.
 Egli concepisce l’intelligenza come entità globale,
un’entità multideterminata e multisfaccettata.
 L’intelligenza viene dedotta dal modo in cui abilità
come il ragionamento, la memoria, la fluidità
verbale si manifestano nelle diverse condizioni.
Scale Wechsler:

 WAIS (Wechsler Adult Intelligent Scale)


 WISC (Wechsler Intelligence Scale for
Children)
 WPPSI (Wechsler Preschool and Prymary
scale of intelligence)
 Considerando l’intelligenza come entità
multisfaccettata, Wechsler ritiene importante
esplorarla in molti modi differenti, ovvero
presentare il maggior numero di test diversi.
 Es. la Scala WISC è un insieme di 12 test che
vengono somministrati al bambino
individualmente, suddivisi in test verbali e test
di performance.
Test Verbali: Test di Performance:
1) Informazioni 2) Completamento di figure
3) Somiglianze 4) Storie figurate
5) Aritmetica 6) Disegno con i cubi
7) Vocabolario 8) Ricostruzione di oggetti
9) Comprensione 10) Cifrario
11)Memoria di cifre 12) Labirinti

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