L’ apprendimento è uno dei fenomeni psicologici fondamentali per l’evoluzione e coinvolge
moltissime specie animali oltre all’uomo; lo sviluppo e la sopravvivenza degli individui si basa sulla loro capacità di apprendere. Per questo motivo l’ apprendimento è stato studiato e continua ad essere studiato dall’etologia e dalle scienze psicologiche, nelle sue diverse forme, manifestazioni e applicazioni. Per apprendimento si intende un qualsiasi cambiamento che avvenga nell’individuo per effetto dell’esperienza. L’apprendimento è quindi un processo, è dinamico e non è lineare. Nello specifico ci sono diversi tipi di processi che entrano in gioco quando parliamo di apprendimento: memoria, attenzione, problem solving, decisione e ragionamento, intelligenza e stili di pensiero. Il modo in cui questi processi funzionano è ciò che ci caratterizza e ci distingue. La memoria è la funzione che permette di codificare, conservare e recuperare le informazioni che ci vengono fornite dalla nostra esperienza quotidiana. Esistono numerosi modelli sulla memoria, il più famoso è quello di Atkinson e Shiffrin (1968) che distingue tre magazzini della memoria: • Memoria sensoriale: dura meno di 1 secondo, qui arrivano le primissime informazioni sensoriali; • Memoria a breve termine: dura circa 30 secondi, codifica le informazioni provenienti dalla memoria sensoriale e seleziona quelle da far passare nelle memoria a lungo termine. Viene chiamata anche memoria di lavoro perché permette di manipolare le informazioni che trattiene per prendere una decisione o svolgere un lavoro (es. ricordare una lista di numeri); • Memoria a lungo termine: può durare da pochi minuti fino ad alcuni anni, è quella chiamata comunemente “memoria”. Le informazioni che arrivano dalla memoria a breve termine vengono ricodificate e immagazzinate, per poter essere poi recuperate all’occorrenza. I principali processi della memoria sono quindi: • Codifica: consente di registrare ciò che sentiamo o percepiamo attraverso un codice. I principali codici studiati in ambito psicologico sono il codice fonologico e il codice spaziale. • Immagazzinamento: il ricordo viene consolidato e stabilizzato in una condizione stabile e a lungo termine. • Recupero: consente di riportare alla mente le informazioni che sono state codificate e immagazzinate in precedenza. L’attenzione è un processo cognitivo che permette di selezionare alcuni stimoli ambientali, ignorandone altri. Da un punto di vista evolutivo, si tratta di un meccanismo estremamente utile ai fini della sopravvivenza dell’uomo in quanto consente di organizzare le informazioni provenienti dall’ambiente esterno, in continuo mutamento, e di regolare di conseguenza i processi mentali. L’attenzione si può distinguere in: • attenzione selettiva: è la capacità di selezionare solo alcune tra le numerose informazioni percepite dagli organi di senso; • attenzione divisa: è la capacità di prestare attenzione a più cose contemporaneamente; • attenzione sostenuta: indica la capacità di mantenere lo sforzo attentivo per un tempo prolungato. Problem solving significa letteralmente “risoluzione di problemi”, ovvero rappresenta la strada per dare la migliore risposta possibile a una determinata situazione critica e solitamente nuova. Molte persone hanno un’attitudine naturale alla soluzione di problemi, ma si tratta comunque di una competenza che può essere acquisita, grazie anche all’applicazione di un metodo. Il metodo del problem solving più diffuso prevede quattro fasi o passaggi: 1) Definire il problema: non è sempre facile focalizzare il vero problema, spesso si confonde con il sintomo apparente. 2) Generare alternative: si tratta anche di organizzare le informazioni e individuare delle risorse per realizzare un piano di attuazione. 3) Valutare e selezionare le alternative: si tratta di scegliere l’alternativa più in linea con le aspettative di successo e di tolleranza del fallimento. In questa fase entra in gioco il ‘decision making’ , cioè tutto quel processo cognitivo ed emozionale che permette di raggiungere una scelta finale. 4) Implementare le soluzioni: va attuato e portato a esecuzione il piano. Nella vita quotidiana si prendono continuamente decisioni. In alcuni casi, le decisioni sono automatiche, mentre in altri casi prendere una decisione può essere un processo più lungo, impegnativo e complesso. La decisione, da parte di un individuo, implica un comportamento volontario e intenzionale che fa seguito a un ragionamento. Nel problem solving il nostro atto decisionale è sempre vincolato all’obiettivo che vogliamo raggiungere, mentre nel decision making l’atto di decisione è rappresentato da un ragionamento di scelta dell’alternativa più adeguata all’interno di una serie di opzioni. Prendere delle decisioni di solito richiede la valutazione di almeno due opzioni che differiscono rispetto a diverse caratteristiche ed elementi. La selezione di un’opzione a scapito di un’altra richiede che la persona metta in atto una valutazione complessiva delle diverse alternative, utilizzando specifiche modalità di ricerca ed elaborazione delle informazioni e strategie decisionali. Il decision making quindi è strettamente connesso al ragionamento probabilistico. Per “ragionamento probabilistico” si intende un ragionamento inferenziale induttivo che ci permette di stimare la probabilità che un dato evento all’interno di determinate condizioni si possa realizzare. Riguardo ai modelli teorici nell’ambito della psicologia del decision making si differenziano due approcci: l’approccio normativo e l’approccio descrittivo. L’approccio normativo si focalizza sulla teoria della scelta razionale e si fonda sul presupposto che il processo decisionale sia un processo razionale e prevede l’ottimizzazione delle risorse disponibili (von Neumann & Morgenstern, 1947). L’approccio descrittivo allo studio della presa di decisione è strettamente legato agli studi compiuti a partire dagli anni ’70 da Kahneman & Tversky, i quali hanno riscontrato che le persone non ragionano proprio in termini statistici e razionali, bensì utilizzerebbero le cosiddette strategie euristiche. Le euristiche sono delle scorciatoie cognitive che semplificano la complessità della valutazione della probabilità di un evento e consentono di prendere una decisione in modalità più rapida, anche se non necessariamente corretta. Il ragionamento è l’insieme dei processi mentali con cui si ricavano inferenze, cioè si elaborano nuove conoscenze a partire da quelle che sono disponibili; le conoscenze disponibili sono le premesse, quelle inferite sono le conclusioni del ragionamento. Abbiamo tre tipi di ragionamento: • Il ragionamento deduttivo: consente di stabilire se e quale conclusione consegue necessariamente dalle premesse date. Una conclusione è validamente dedotta da certe premesse, cioè è una loro conseguenza logica, se non può essere falsa dato che le premesse siano vere. Nel ragionamento deduttivo la conclusione non aggiunge ulteriori informazioni a quelle già contenute nelle premesse ma le rende note. • Il ragionamento induttivo: parte da casi particolari per giungere ad una conclusione la cui portata è più ampia dei casi esaminati (generalizzazione). La conclusione induttiva amplia le informazioni contenute nelle premesse ed ha carattere probabilistico. • Il ragionamento abduttivo: è una forma di ragionamento probabilistico (induzione volta alla spiegazione) che consiste nel formulare un’ipotesi esplicativa a partire da un dato effetto. L’intelligenza umana, non si caratterizza come un fattore coerente e delineato, piuttosto essa si manifesta ed esprime attraverso un insieme numeroso di abilità, comportamenti, pensieri ed emozioni. L’intelligenza è considerata quindi un’abilità cognitiva: • multidimensionale: l’intelligenza non è unica, ma è composta da più abilità. Thurstone ha individuato 7 abilità primarie che costituiscono l’intelligenza umana (la comprensione verbale, la fluidità verbale, la capacità numerica, la visualizzazione spaziale, la memoria, il ragionamento, la velocità percettiva). • specifica: deriva dalla precedente, in quanto si suppone che a diverse abilità corrispondano anche campi specifici. La ricerca, infatti, ha dimostrato che un individuo che ha abilità sviluppate in un ambito si dimostrerà più competente anche in quel campo specifico. • appresa: anche se esistono delle componenti genetiche legate all’intelligenza, non si può affermare che quest’ultima sia è innata, ma anzi è un’abilità che può essere insegnata e appresa e, pertanto, può essere modificata. • dinamica: l’intelligenza non è qualcosa di statico, ma si evolve. Si parla infatti di potenziale di apprendimento. Brown e Campione hanno distinto l’intelligenza in: ▪ hardware: riguarda i magazzini di memoria e presenta tre fondamentali proprietà: la capacità (quantità di spazio utilizzabile nella memoria per l’immagazzinamento delle informazioni); la durata (riguarda sia la quantità di informazioni di cui dispone l’individuo sia, qualitativamente, i tipi di informazione, i processi e le strategie;), l’efficienza (velocità di codifica dell’informazione, ritmo di ricerca dell’informazione in memoria); ▪ software: riguarda sia la quantità di informazioni di cui dispone l’individuo sia, qualitativamente, i tipi di informazione, i processi e le strategie di controllo che gli individui attivano per svolgere tutte le attività cognitive. La prestazione in un compito complesso è influenzata dalle proprietà del sistema di architettura, dalla qualità dei processi di controllo e dalle interazioni tra i due. Gli stili di pensiero rappresentano gli atteggiamenti che l’individuo utilizza in maniera stabile per interagire con altri soggetti e con l’ambiente. Ciascuno utilizza in maniera diversa tutti gli stili con preferenze specifiche. Gli stili indicano delle propensioni nell'uso delle personali abilità. Una delle principali teorie sugli stili di pensiero è la teoria dell’autogoverno mentale di Sternberg. L’idea di base è che le persone hanno bisogno, in qualche modo, di governare, dirigere, controllare le proprie attività e che il nostro stile cognitivo corrisponde alle forme di governo delle nazioni. Le forme di governo esistenti al mondo altro non sarebbero che riflessi esterni di quel che succede nella mente delle persone e che rappresentano i vari modi in cui viene organizzato il nostro pensiero. I governi, per poter operare, devono svolgere tre funzioni: ▪ legislativa: sono persone che desiderano creare da sole le proprie regole e preferiscono problemi che non siano pre-strutturati. ▪ esecutiva: sono persone che amano seguire le regole, avere dei paletti e preferiscono problemi che siano pre-strutturati. ▪ giudiziaria: sono persone che amano valutare regole e procedure, preferiscono i problemi in cui si analizzano e si valutano le cose e le idee esistenti. In ogni persona predomina una delle funzioni ed è questa che orienta lo stile della persona.
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