Approccio comportamentista
Per lungo tempo è stato il punto di riferimento degli psicologi dell’educazione perché studio
l’apprendimento
Nasce nel 1913 negli USA con Watson che vuole fondare una nuova disciplina:
• che ha come oggetto di studio il comportamento (vuole prevederlo e controllarlo)
• che adotta il metodo sperimentale come ogni scienza naturale
• rifiuta lo studio della mente
In questa prospettiva il comportamento è determinato in modo casuale dall’ambiente (che presenta
degli stimoli a cui l’individuo risponde)
L’apprendimento è considerato il processo di creazione di associazioni stabili tra le risposte degli
individui e gli stimoli del loro ambiente. Il compito della psicologia diventa quello di individuare le
condizioni che permettono l’apprendimento, rispondendo a tre domande:
• Come si creano tali associazioni?
• Come si mantengono?
• Come si estinguono?
Primo comportamentismo: Visione passiva dell’individuo
Condizionamento classico (Pavlov, Watson)
Il cognitivismo
Si sviluppa a partire dagli anni 50 negli USA assumendo una posizione critica verso il
comportamentismo
Valore scientifico dello studio della mente Metafora del computer
Prende il nome di HIP (Human Information Processing – Teoria dell’elaborazione
dell’informazione) interesse ai processi mentali
Non è un approccio omogeneo schiera di studiosi con in comune l’interesse per i processi
cognitivi e che utilizzavano la metafore del computer
Tematiche di interesse
Processi di lettura (decodifica, comprensione)
Modelli di calcolo aritmetico
Processi di soluzione dei problemi
Strategie di memorizzazione e di studio
A partire dagli anni 70 comincia a diffondersi l’interesse per la metacognizione (conoscenza del
proprio nodo di conoscere – Cornoldi, 1995)
Flavell e Wellman (1977) elaborano un modello che prevede 4 tipi di conoscenze metacognitive:
• quelle che il soggetto possiede su di sé (durante la lettura tendo a distrarmi, seguo
meglio se prendo appunti…)
• quelle riguardanti l’obiettivo del compito (leggo per trovare l’orario del treno o
seguo per capire meglio la materia)
• quelle inerenti al tipo di materiale (so che l’orario del treno è composto da tabelle di
numeri, so che la lezione ecc. ecc.)
• quelle relative alle strategie (so che non devo leggere tutto l’orario ma devo fare
attenzione alla città di partenza ed a quella di arrivo)
La Brown elabora un altro modello (1978) che distingue tra diversi tipi di processi di controllo
metacognitivo che svolgono una funzione di regolazione in corso d’opera dell’attività cognitiva:
• la previsione (del livello di prestazione che si pensa di poter raggiungere in un dato
compito)
• la pianificazione (abilità di organizzare le azioni che portano ad un obiettivo)
• il monitoraggio (controllo che l’individuo esercita sull’attività cognitiva in
svolgimento)
• la valutazione (capacità di giudicare l’adeguatezza della strategia utilizzata)
A partire dalla metà degli anni 80 una serie di studio evidenzia l’importanza dei fattori affettivi e
motivazionali anche nei processi metacognitivi:
- stile attributivo (tendenza ad attribuire all’interno o fuori di sé le cause di un fallimento o un
successo)
- motivazione ad utilizzare un comportamento strategico
- autostima
La teoria di Piaget
Sviluppo cognitivo come forma di adattamento
Nello studi dell’intelligenza distingue tra aspetti funzionali e strutturali
• gli aspetti funzionali descrivono come opera la nostra mente nella sua attività di
conoscenza e come si modifica nel suo svilupparsi
• gli aspetti strutturali sono il risultato del funzionamento della nostra mente, che
costruisce strutture cognitive (sequenza di operazioni che servono per organizzare la
conoscenza)
2 aspetti funzionali (invarianti funzionali)
- tendenza all’organizzazione (la nostra mente si organizza nel tempo, costruisce strutture cognitive
che le permettono di agire sempre più efficacemente sulla realtà, dagli schemi alle operazioni)
- tendenza all’adattamento (assimilazione e accomodamento)
Le strutture cognitive vengono modificate dal soggetto nel corso del suo sviluppo secondo una
sequenza non modificabile ed universale
Periodo sensomotorio
Periodo preoperatorio
Periodo operatorio concreto
Periodo operatorio formale
relativamente alla sequenza, la teoria piagetiana è stata spesso interpretata come una teoria che
definisce ciò che un bambino è pronto o meno ad imparare l’insegnante in questo senso deve
individuare lo stadio di sviluppo raggiunto dall’allievo, attraverso il colloquio, l’osservazione e le
prove per poter progettare un intervento efficace deve seguire il ritmo dei cambiamenti dei
bambini
influenza pure sui contenuti: vengono privilegiati i contenuti legati alle scienze ed alla matematica
per fare acquisire i concetti logico-matematici. Solo in tempi più recenti si sono rivalutati altri
contenuti_ giudizio morale, aspetti economici e politici, relazioni sociali
quando si parla di sviluppo del singolo individuo si deve tenere conto degli altri livelli
(2) Ruolo degli strumenti
Lo sviluppo consiste in una crescente capacità di dirigere e controllare il comportamento, tale
padronanza è resa possibile dall’emergere di nuove forme e funzioni psichiche e dall’uso di segni e
strumenti
differenza tra funzioni psichiche elementari e naturali (biologiche) e funzioni psichiche superiori e
culturali (apprese, si servono dei segni e strumenti)
Segno
Stimolo Risposta
Strumento
Soggetto Oggetto
strumenti e segni sono prodotti di una cultura che dà una forma particolare alle attività e alle
interazioni sociali (es. posta elettronica)
L’interiorizzazione delle funzioni avviene attraverso l’interazione con la persona più competente
(adulto) in quattro fasi:
- il bambino risponde alle stimolazioni ambientali in maniera diretta, non mediata da alcun
segno
- il bambino comincia ad utilizzare un segno esterno che non padroneggia completamente ma
che lo svincola dalla risposta immediata allo stimolo
- il bambino, ripetendo l’operazione con l’aiuto dell’adulto, diviene consapevole del ruolo del
segno come supporto alla sua azione mentale
- il bambino non ha più bisogno del supporto dell’adulto né del segno materiale, perché ha
interiorizzato la funzione ed è in grado di utilizzarla autonomamente
Applicazioni in campo educativo
Apprendistato cognitivo le abilità devono essere praticate nel loro contesto naturale d’uso
Due differenze con l’apprendistato classico:
- l’obiettivo è trasmettere abilità cognitive e metacognitive attraverso l’esecuzione di compiti
e la risoluzione di problemi (l’apprendistato classico si riferisce all’acquisizione di
comportamenti e abilità manuali)
- si preoccupa di mettere in condizione chi apprende di riutilizzare la conoscenza acquisita in
contesti nuovi
la conoscenza è situata nei contesti in cui la elaboriamo, non può essere appresa se staccata
artificiosamente da essi nei contesti reali il rapporto tra simboli che usiamo per rappresentare le
conoscenze, gli oggetti e i significati che essi rappresentano viene mantenuto
la conoscenza è distribuita tra le persone e negli strumenti che le persone utilizzano nello
svolgimento delle attività
all’interno di un contesto di apprendimento la competenza (expertise) relativa ad un determinato
oggetto di studio si può considerare distribuita tra persone diverse (insegnanti e studenti), differenti
fonti di informazione, strumenti tecnologici e interlocutori anche esterni alla scuola
ciascuno può sviluppare e approfondire le proprie conoscenze interagendo con soggetti più esperti o
riferendosi a fonti informative diverse, dentro e fuori la classe
Jerome Bruner
tali sistemi di rappresentazione sono strettamente legati e interdipendenti non esiste una
relazione gerarchica tra le forme di pensiero (al contrario di Piaget)
La scuola deve insegnare a pensare: le diverse discipline non sono un insieme di informazioni che
gli insegnanti devono trasmettere e gli studenti memorizzare, ma linguaggi per leggere la realtà,
strumenti per agire su di essa e idee fondamentali che ne costituiscono il nucleo centrale e sono allo
stesso tempo abbastanza semplici da poter essere apprese da studenti più giovani, se esemplificate
(es. regolo per le procedure di calcolo)
L’insegnante deve partire dal presupposto che di ogni capacità o conoscenza esiste una versione
adeguata che può essere impartita ad ogni età
L’insegnante deve portare lo studente a pensare per proprio conto attraverso le categorie tipiche di
una disciplina l’attività didattica non deve essere incentrata solo sulle conoscenze disciplinari,
ma soprattutto sulle procedure che permettono di produrre le conoscenze (metodo sperimentale per
le scienze, ricostruzione della storia, ecc.)
Nel 1997 Bruner introduce 4 criteri fondamentali per costruire ambienti in cui l’apprendimento sia
significativo:
- la capacità di azione (agency) – il soggetto deve assumere il controllo della propria attività
mentale
- la riflessione – per apprendere occorre dare un senso personale a quello che si impara,
l’apprendimento deve riferito a contesti reali (situato)
- la collaborazione – le risorse del percorso conoscitivo vanno condivise fra tutti i membri
impegnati nell’insegnamento e nell’apprendimento (l’attività cognitiva è distribuita tra più
persone)
- la cultura – la conoscenza viene costruita, negoziata, sistematizzata in un prodotto comune,
uno stile di vita e di pensiero che diviene condiviso (la cultura)
è molto importante adottare un approccio per problemi che guidi lo studente verso la
costruzione di conoscenza in quel particolare ambito del sapere
Riprende il discorso di Bruner e concentra l’attenzione sui sistemi simbolici (insiemi di simboli
che usiamo in ogni ambito di sapere nella nostra cultura notazione musicale, linguaggio di
programmazione, ecc.)
Anche Piaget vedeva l’intelligenza come una funzione generale: universale nel modo di
svilupparsi e unitaria nei vari ambiti di conoscenza
Questi aspetti sono stati sottoposti a critiche da diversi ricercatori anche lo stesso Piaget
(decalage)
Gardner formula una definizione di intelligenza intesa come “capacità di risolvere problemi o
creare prodotti che sono apprezzati all’interno di uno o più contesti culturali”
Egli arriva a sostenere che gli esseri umani dispongono di otto intelligenze:
- linguistica
- logico-matematica
- scientifico-naturalistica
- rappresentazione spaziale
- pensiero musicale
- corporeo-cinestesica (uso del corpo)
- comprensione degli altri individui
- comprensione di noi stessi
L’uomo realizza le proprie migliori prestazioni quando utilizza il sistema di simboli e le procedure a
lui più congeniali
A differenziare gli individui sono le particolari caratteristiche di queste intelligenze e i modi in cui
esse vengono chiamate in causa e combinate tra loro per portare a termine i vari compiti
È importante distinguere tra le intelligenze e i domini di conoscenza cui si applicano, per i quali
sembra esserci una dinamica di interazione
Le intelligenze compaiono in età precoce (già a quattro anni i bambini presentano dei profili
particolari)
Coinvolgimento di esperti esterni alla scuola a disposizione di alunni ed insegnanti per rispondere a
domande, dare chiarimenti e supportare gli studenti nelle
Gli studenti devono svolgere attività differenziate: analizzare fonti diverse (libri, cd rom, siti web,
quotidiani e riviste, video), fare esperimenti, produrre materiali utilizzando diversi media, spiegare e
commentare i propri lavori, fare da consulenti e supervisori del lavoro altrui
Gli insegnanti hanno un ruolo strategico organizzano le attività della classe, favoriscono
l’individuazione degli oggetti di indagine e mantengono il lavoro sugli argomenti e sugli obiettivi
individuati
Hanno anche una funzione di modeling riguardo alle diverse tecniche utilizzate (insegnamento
reciproco, gruppi a mosaico, utilizzo di vari media…) si offrono come modello per mostrare lo
svolgimento delle attività)
Hanno una funzione di scaffolding nel processo di costruzione delle conoscenze non sostituendo
gli studenti e rendendoli sempre più autonomi
[…]
Knowledge building pedagogy (Scardamalia e Bereiter, 1992) pedagogia della costruzione della
conoscenza: la scuola può organizzarsi come una comunità scientifica che costruisce conoscenza
La comunità costruisce conoscenza e l’individuo, condividendone le pratiche, diviene un esperto
Non condividono la visione del progresso scientifico come un progressivo avvicinamento alla verità
il progresso è un continuo miglioramento delle conoscenze attualmente esistenti, che falsificano
le teorie del passato (Popper, 1962)
Questi principi sono alla base della KBC cambiamento della scuola da struttura che promuove
apprendimento ad organizzazione che produce conoscenza
I tentativi di introdurre nella scuola le modalità di apprendimento che riproducono il modello della
ricerca scientifica (apprendimento per scoperta) rimangono spesso focalizzati sul singolo individuo
e sulle modalità di acquisizione del sapere (Mondo 2) e non riescono a modificare il funzionamento
della classe in termini di comunità scientifica
La KBC mira invece a sviluppare conoscenza a livello di Mondo 3, dando priorità all’indagine
condotta dalla classe-comunità su problemi reali
La classe impegnata sulla produzione di idee che abbiano un valore per la comunità ogni
studente non deve concentrarsi sulle proprie prestazioni ma sulla cooperazione
Principi guida:
- comprensione di gruppo (responsabilità condivisa di favorire l’avanzamento di tutti nella
comprensione del problema)
- avanzamenti simmetrici della conoscenza (ogni partecipante che risolve un problema, nel
momento in cui mette a disposizione di tutti la conoscenza da lui costruita contribuisce
all’avanzamento della conoscenza degli altri)
- apprendimento opportunistico, distribuito (insegnamento e apprendimento sono
intercambiabili perché ogni partecipante è coinvolto in entrambi i processi)
questo modo di agire rende l’individuo capace di agire come un ESPERTO, figura che ha tre
caratteristiche:
- è in grado di integrare in modo coerente la conoscenza che costruisce (il non esperto invece
possiede pezzi isolati di conoscenza)
- è capace di utilizzare la sua conoscenza traducendole in procedure concrete (saper fare)
- opera al limite delle proprie conoscenze (continua tensione al superamento di tale limite)
3. Motivazione ad apprendere
Il limite di questo approccio è quello di ancorare in modo eccessivo lo studio al rinforzo esterno
come fanno gli studenti a cogliere l’importanza e l’utilità dello studio in sé se lo percepiscono
soltanto come attività strumentale rivolta al conseguimento di un premio (senza legami col
contenuto da imparare)
Ford (1996) sostiene che dare una ricompensa diminuisce la motivazione intrinseca, in particolare
quando crea un conflitto di obiettivi:
- se la ricompensa è vista come un tentativo di controllare il comportamento
- se la ricompensa distrae l’attenzione dall’obiettivo principale per cui dovrebbe impegnarsi
(se la mia ricompensa dipende dai voti che prendo a scuola, mi interessa solo sapere che
voto mi daranno)
- se la ricompensa altera il significato psicologico del compito spingendo la persona a
svalutare gli obiettivi principali per i quali si dovrebbe impegnare proprio nell’attività (“se
sono ricompensato per studiare vuol dire che il compito di per sé non vale niente”)
Approccio cognitivista
Due contributi alla riflessione sulla motivazione
motivazione di tipo intrinseco: è una fonte di energia rivolta ad apprendere ed a crescere in maniera
positiva, come tendenza naturale che non ha bisogno di essere indotta quanto piuttosto di avere un
ambiente che le consenta di emergere è una tendenza innata ad esplorare il proprio mondo
interno ed esterno e si manifesta come curiosità e interesse
un concetto centrale è quello di interesse come disposizione dell’individuo che si manifesta davanti
ad attività o situazioni che si presentano come nuove, piacevoli, stimolanti
Deci e Ryan riconoscono che la motivazione estrinseca non ha necessariamente una connotazione
negativa se la ricompensa viene percepita come feedback informativo sulla propria capacità di
eseguire un compito, la ricompensa stimola il senso di competenza e autodeterminazione e aumenta
l’interesse per il compito se è percepita come una forma di controllo esterno, l’interesse
diminuisce
ins figura
i processi motivazionali sono orientati al futuro, poiché attraverso di essi le persone immaginano o
prevedono eventi e risultati per loro importanti, preparandosi ad agire o a reagire per costruire uno
scenario desiderato o evitarne uno indesiderato
Ford suggerisce di immaginare gli obiettivi personali come il comandante di una nave che stabilisce
quale destinazione raggiungere, mentre emozioni e percezioni di efficacia sono come consulenti che
aiutano a decidere l’opportunità di realizzare il viaggio indicando i fattori che potrebbero aumentare
o no le possibilità di successo
In questa prospettiva, l’insegnante per favorire la messa in atto di comportamenti motivati deve:
- esplicitare gli obiettivi dell’attività che propone in classe (così gli studenti ne possono essere
consapevoli e possono identificare i risultati che l’insegnante chiede loro di realizzare
l’assenza di tale esplicitazione non mette lo studente in grado di decidere se lavorare su
quell’obiettivo, né gli permette di attivare efficacemente le proprie risorse operative)
- assicurarsi che l’obiettivo su cui si sta lavorando comporti l’attivazione di emozioni positive
per gli studenti tra le emozioni che hanno una funzione di regolazione del
comportamento Ford ne individua 4 gruppi fondamentali (a) soddisfazione-piacere-gioia,
(b) abbattimento-scoraggiamento-depressione, (c) curiosità-interesse-entusiasmo, (d)
disinteresse-noia-apatia
- favorire un’efficace percezione delle risorse che il soggetto possiede (abilità personali) o che
l’ambiente (scolastico ed extra) mette a sua disposizione per lavorare su un obiettivo la
funzione di questa percezione è aiutare nella scelta degli obiettivi da perseguire e di stabilire
quanto tempo e quanto sforzo occorra per raggiungere il risultato
Approccio socioculturale
Mentre la prospettiva cognitivista si focalizza sull’individuo e sui processi che avvengono
all’interno della sua mente, in questo approccio la motivazione viene studiata ponendo l’accento
sulle interazioni dell’individuo con le altre persone e con il contesto in generale
Nel cognitivismo la dimensione sociale è uno tra i tanti strumenti di lavoro, a disposizione
dell’insegnante per aumentare la motivazione ad apprendere
Nell’approccio socioculturale, invece, l’apprendimento viene considerato per sua natura un’attività
sociale non ci può essere apprendimento senza interazione con un partner che concorre a
costruire la conoscenza
Wigfield et al. (1998), Ajello (1999) analizzano il contesto scolastico per vedere come
l’organizzazione della classe e le pratiche di istruzione influenzano la motivazione
Gli Autori distinguono tra
Aspetti di tipo organizzativo riguardanti la classe
- clima della classe e della scuola
- la definizione degli obiettivi
- le pratiche di raggruppamento degli alunni in base alle abilità
Aspetti legati alle pratiche dell’insegnante
- pratiche valutative dell’insegnante
- controllo dell’insegnante sulla classe
- supporto dell’insegnante agli alunni
Riguardo il clima della classe, diverse ricerche hanno messo in luce che:
- la soddisfazione degli studenti e la crescita della scuola sono massimizzati solo se al calore e
al sostegno dell’insegnante si accompagnano un’efficiente organizzazione e la strutturazione
di lezioni ben centrate sugli argomenti e chiare negli obiettivi in altre parole, per avere un
buon clima non è sufficiente una buona relazione tra insegnanti ed alunni ma occorre anche
una buona organizzazione delle attività
- il clima della scuola nel suo complesso cambia in relazione a quanto gli insegnanti si
sentono professionalmente efficaci e alle loro aspettative sui risultati che gli studenti
possono ottenere tanto più gli insegnanti si sentono capaci e hanno aspettative di buone
prestazioni da parte degli studenti, tanto più sono motivati nell’insegnamento e gli studenti
nell’apprendimento
Riguardo la strutturazione degli obiettivi della classe, Ames (1984) distingue tre tipi:
- strutture individualizzate (quando ogni studente è valutato in base alla sua prestazione
personale e la sua valutazione non ha nessuna relazione con la prestazione degli altri)
- strutture competitive (tutti gli studenti devono raggiungere un unico obiettivo, ma di fatto
solo pochi possono raggiungerlo la prestazione di ogni studente viene misurata in
relazione a quella degli altri vincenti e perdenti)
- strutture cooperative (in cui i membri del gruppo condividono successi e fallimenti e la
valutazione si basa sulla prestazione complessiva del gruppo obiettivo comune)
nelle strutture competitive gli studenti si focalizzano di più sull’autovalutazione delle proprie abilità
in genere, le differenze nelle abilità sono amplificate: le abilità dei vincenti sono supportate e
potenziate mentre quelle dei perdenti sono frustrate
nelle strutture cooperative viene enfatizzato lo sforzo condiviso e l’interdipendenza tra gli studenti
piuttosto che la percezione di abilità personali la prestazione del gruppo diventa l’oggetto
dell’orientamento motivazionale e la percezione delle abilità diventa meno cruciale (es. cooperative
learning)
Riguardo le pratiche di raggruppamento degli alunni in base alle abilità spesso vengono realizzate
dagli insegnanti partendo dal presupposto che gli studenti saranno motivati ad imparare se il
materiale o l’attività verranno adeguati al loro livello di competenza (alte abilità vs. basse abilità)
ciò conduce a risultati paradossali perché varie ricerche dimostrano che gli studenti collocati nei
gruppi con alte abilità ottengono delle buone prestazioni, mentre quelli collocati nei gruppi con
basse abilità non migliorano
Proposte di applicazione didattica di Mc Combs e Pope (1996) che si ispirano alle teorie di matrice
cognitivista e socioculturale
Cambiamento della visione dell’apprendimento da trasmissione di conoscenze a processo attivo
di costruzione di conoscenze significative per gli studenti
Per motivare gli studenti si devono seguire alcuni principi:
- gli alunni sono motivati dalle situazioni o dalle attività che li stimolano a coinvolgersi
personalmente e attivamente nel loro apprendimento
- la motivazione degli alunni viene stimolata se essi percepiscono che le attività e i compiti
scolastici sono legati a esigenze, interessi, obiettivi personali
- la motivazione ad apprendere può essere stimolata in ambienti psicologicamente sicuri,
protetti, supportivi e caratterizzati da rapporti umani positivi
Per ciascuna di queste aree, gli autori individuano obiettivi e strategie di intervento
3. Comportamento
(es. azioni distruttive o aggressive)
Un esempio è la TOKEN ECONOMY introduce una negoziazione tra studenti e insegnante per
la messa a punto di un contratto educativo, in cui si stabiliscono gli obiettivi su cui si andrà a
lavorare e le regole per svolgere le attività ad essi orientate